Oggetto del Consiglio n. 346 del 24 gennaio 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 346/XV - Reiezione di mozione: "Contrarietà al raddoppio del Tunnel del Monte Bianco".
Rini (Presidente) - Alla presenza di 33 Consiglieri possiamo iniziare i lavori di questo pomeriggio. Siamo in discussione generale sul punto n. 43 dell'ordine del giorno. Era iscritto il collega Vesan. Prego.
Vesan (M5S) - Sembra un po' difficile ripartire con la discussione dopo averla interrotta tutti quanti per il pasto, ma cerchiamo di rimetterci sulla questione del raddoppio del Tunnel del Monte Bianco.
Dagli interventi precedenti ho sentito dichiarazioni relative al fatto che il raddoppio del traforo non comporterà un aumento del traffico. Questa dichiarazione del collega Marquis mi sembra un po' forzata. In realtà anch'io ho frequentato letteratura in ambito urbanistico: qualunque ampliamento di sede stradale porta quasi inevitabilmente ad aumento della circolazione ed è questo forse il vero motivo per cui tale raddoppio viene promosso.
Veniamo invece alla questione legata all'inquinamento. Sempre collegato al numero di macchine che transitano, i tunnel a doppia canna, avendo di solito due corsie per senso di marcia, consentono maggiore velocità di transito proprio perché sono più sicuri. Il limite dei 70 chilometri all'ora non è detto che permanga in un tunnel a doppia canna, pertanto è possibile che il numero di mezzi che transitano nello stesso tempo sia incrementato, così come viene drasticamente incrementato l'inquinamento dalle polveri, e non solo riguardo ai mezzi di trasporto che sono sempre più performanti e meno inquinanti, ma soprattutto per quanto concerne la cantieristica. L'inquinamento molto forte sarebbe collegato alla presenza del cantiere vicino ad una delle nostre località turistiche più importanti, penalizzandola invece che valorizzarla. Ci siamo confrontati in questa legislatura, non tanto tempo fa, sui problemi legati alla realizzazione della galleria, questa volta in direzione del Gran San Bernardo, e abbiamo potuto tutti tristemente vedere che cosa comporta la cantieristica legata alla realizzazione della galleria. Come è facilmente prevedibile per tantissimi appalti di grandi opere, stradali o non stradali, il blocco del cantiere ha fatto sì che i villaggi di Etroubles e Saint-Oyen siano assediati da cumuli enormi di smarino con problemi di impatto visivo, sì, ma anche - l'avevamo evidenziato in Commissione - rischi per la popolazione a causa delle infiltrazioni d'acqua e di questi accumuli di terreno non stabilizzato.
Veniamo infine a un altro problema molto importante che riguarda questo cantiere. Realizzare la seconda canna del Monte Bianco costa come realizzare la prima canna del Monte Bianco; questi costi saranno probabilmente sostenuti dal concessionario, anche perché mi sembra assolutamente improponibile che in questo momento la Regione Valle d'Aosta disponga di fondi destinati a realizzare quest'opera. Questo comporterà inevitabilmente - ne abbiamo discusso fino a non più tardi di ieri e in tutti gli ultimi nostri incontri relativi ai costi autostradali e alle concessioni - all'aumento in modo vertiginoso del costo del transito verso il Monte Bianco, penalizzando nuovamente sia i nuovi trasporti, sia l'arrivo dei nostri turisti oppure portando all'aumento in modo consistente della durata della concessione. Le durate delle concessioni sono uno dei gravi problemi di gestione di qualunque tratto autostradale e anche il Traforo del Monte Bianco è tratto autostradale.
Sulla scorta di queste considerazioni, il nostro movimento ha ritenuto saggia la posizione espressa in passato da questo Consiglio e quindi si esprime a favore di questa mozione, ribadendo che il mantenimento di questa posizione, allo stato di fatto delle conoscenze, possa essere la scelta più oculata. I sette, gli otto o nove anni che sono indispensabili per l'esecuzione dei lavori, con la stessa tipologia e realizzazione, non è ancora chiaro che tipo di chiusura comporteranno. È quindi importante, sì, questa mozione con la quale chiediamo di rimanere su nostre basi cautelative e di tutela della nostra Regione - il discorso del revanscismo nei confronti dei francesi mi interessa pochissimo -, ma soprattutto teniamo aperto, come già previsto da questa mozione, il fatto di rimanere aggiornati e informati, riservandoci di prendere una decisione diversa da quella già assunta in quest'Aula solamente nel momento in cui avremo ulteriori informazioni. Ringrazio il collega Bertin per avere proposto questa mozione.
Présidente - La parole à la collègue Morelli.
Morelli (ALPE) - La questione che pongono il collega Bertin e la collega Minelli è complessa, che io fatico ad affrontare con una posizione tutta in un senso o tutta in un altro. Alle questioni complesse è un po' difficile dare risposte semplici.
Come gruppo di ALPE, negli anni siamo stati più volte promotori di un dibattito in Consiglio regionale in merito a questo tema. Devo dire che negli anni abbiamo visto all'interno di quest'Aula prese di posizione unanimi nei confronti dell'inopportunità del raddoppio del Tunnel del Monte Bianco, perché si è considerato che tale raddoppio potrebbe essere portatore di un aumento di traffico e quindi di un aumento di inquinamento in un'area circostante al Monte Bianco, la cui caratteristica principale è data proprio dal valore ambientale, naturalistico e anche economico. Queste condizioni potrebbero essere agevolate dalla costruzione di una nuova canna che richiederebbe, come già ricordato, un cantiere molto impattante, si presume per la durata di un decennio, in una zona già molto provata - come opportunamente ricordava il collega Aggravi - con la necessità di smaltire oltre un milione di metri cubi di risulta - lo smarino di cui parlava il collega Vesan - che comporta poi lo smaltimento e il trasporto di tutto questo materiale. Immaginiamo quanti camion ci vogliono per trasportarlo e immaginiamo quanti camion ci vogliono per trasportare lo smarino che deriverebbe da un tunnel ferroviario, altra opzione di cui si è sentito parlare. Sono questioni da tenere nella giusta considerazione.
Un cantiere di quella portata, ai piedi del Monte Bianco, nella zona di partenza della Skyway, alle porte di una località che costituisce un richiamo importante per tutta la Valle, naturalmente preoccupa, e giustamente. Se da un lato il Tunnel del Monte Bianco è una delle porte che per la Valle d'Aosta si spalancano sulla Francia e su tutta l'Europa togliendoci da una condizione di cul de sac e trasformandoci invece in un carrefour, a cui riconosciamo un ruolo fondamentale e irrinunciabile sotto tutti i punti di vista evocati dai colleghi intervenuti questa mattina, dal punto di vista puramente trasportistico, economico, turistico, ma anche di liaison avec un peuple avec lequel nous partageons l'histoire, une langue, une culture, comme l'a rappelé le collègue Lucianaz, dall'altro ci chiediamo se il suo ruolo non sia invece considerato da altri livelli decisionali, piuttosto quello di un canale di transito che trasforma la nostra Regione in un corridoio di scorrimento, di un traffico che procede verso altre destinazioni. O meglio: ci chiediamo fino a che punto il tunnel possa assumere questo ruolo di grande arteria di scorrimento al fine di garantire una sostenibilità e un equilibrio economico che evidentemente noi, come comunità, come Regione, non siamo in grado di poter garantire.
È evidente che il tunnel, per stare in piedi, ha bisogno di un grande flusso di traffico che non è giustificato dalla sola Valle d'Aosta. Vi deve quindi essere un giusto equilibrio tra costi e benefici che una grande opera come questa, decisa e voluta a suo tempo a livelli ben superiori a quello regionale, comporta anche per il territorio in cui è inserita. Dobbiamo riconoscere che il Tunnel del Monte Bianco dal 1965 in avanti è stato volano di progresso, che ha portato alla costruzione di un'altra grande opera quale l'autostrada e che ha contribuito a sviluppare ulteriormente, dal punto di vista turistico, l'alta Valle.
Cela dit, la nostra posizione nel merito della mozione dei colleghi è piuttosto articolata perché, come dicevo in premessa, la situazione è complessa: dobbiamo riconoscere - come diceva il collega Gerandin citando una mozione di dieci anni orsono - che la situazione è in evoluzione e registra elementi nuovi non trascurabili. Di recente, come quasi velatamente ricordano i colleghi in premessa, notizie giornalistiche hanno riportato all'attenzione dell'opinione pubblica la necessità di intervenire con dei lavori di rifacimento della volta della galleria nell'arco di sei, sette anni, quindi non nell'immediato. Questi lavori, contrariamente a quanto è avvenuto per i lavori di rifacimento della soletta, pare che richiederanno chiusure prolungate. Tutto questo lo abbiamo appreso dai giornali, ma anche da una comunicazione scritta della Società italiana di gestione del Tunnel del Monte Bianco, la quale dice che sarà necessaria una chiusura di ventiquattro mesi. La preoccupazione suscitata da quest'affermazione credo sia ben comprensibile a tutti.
Gli anni di chiusura, a seguito del gravissimo incidente del 1999, hanno provocato un danno all'economia, non soltanto della Valdigne e dell'alta Valle, ma di tutta la nostra Regione, e la prospettiva di vivere nuovamente quell'esperienza preoccupa moltissimo, perché oltretutto - mi pare ne parlasse il collega Restano questa mattina - le attività imprenditoriali valdostane che nel frattempo si sono rivolte e hanno instaurato rapporti con la Savoia sono aumentate di molto. Vi do alcuni dati. I dati dei flussi turistici ci dicono che in testa alla graduatoria degli arrivi stranieri ci sono i francesi, di gran lunga davanti a tutti gli altri. I dati del 2017 - non abbiamo ancora quelli del 2018 - ci dicono che i francesi costituiscono il 23 per cento dei turisti stranieri, ma anche una grande percentuale delle altre nazionalità estere transita attraverso il Tunnel del Monte Bianco. Non solo: i dati dell'export valdostano verso la Francia superano il mezzo miliardo di euro con un aumento del 20 per cento negli ultimi tre anni e per il 2018 ammontano a 560 milioni (dati della Chambre); per fare un confronto e dare un ordine di paragone, verso la Svizzera sono di 99 milioni, verso la Germania di 76 milioni.
È evidente che la nostra Regione risentirebbe in modo devastante della chiusura del Tunnel del Monte Bianco. Non sarebbe così per i francesi, al di là di tutte le querelle franco-italiane che possiamo evocare anche come battuta, non sarebbe così per i francesi e per la Savoia, perché comunque loro hanno, semplificando, tutta l'Europa dietro, mentre per noi in questo senso le Alpi sono una barriera. È di questo che dobbiamo preoccuparci, di evitare la chiusura, esplorando tutte le situazioni tecnologiche possibili, naturalmente con la preoccupazione di garantire le migliori condizioni di sicurezza.
Io credo che in questo momento non sia ribadendo l'inopportunità e la contrarietà al raddoppio del tunnel che si risolva il problema o che si tranquillizzi la popolazione valdostana e, in particolare, la popolazione dell'alta Valle nella quale io risiedo, ma è affrontando la questione nel merito, acquisendo tutti gli elementi necessari e valutando tutte le opzioni possibili, andando anche a fondo nell'ipotesi avanzata dai colleghi presentatori della mozione, per i quali la costruzione della seconda canna non sarebbe necessaria come effettivamente viene detto nella loro premessa.
In tutto questo ragionamento si inserisce poi il fatto che i francesi si sono pronunciati chiaramente contro il raddoppio del tunnel, e la condivisione con i francesi è imprescindibile. Mi sembra quindi che stiamo forse facendo un po' un esercizio di dialettica, rischiamo di fare un dibattito un po' su posizioni diverse, contrapposte, sui principi, e forse non è così che va affrontata la questione. Poi ci sta che nel confronto politico all'interno dell'Aula si utilizzino argomenti spinosi come questi proprio per creare una contrapposizione; se poi è all'interno della stessa maggioranza, meglio ancora. Il collega Bertin è, come me, un politico di terza legislatura, quindi credo di non avere nulla da insegnargli. Penso però che l'approccio a tale questione debba essere molto cauto, molto ragionato, molto nel merito, non finalizzato a schiacciare l'occhiolino a una parte di elettorato piuttosto che a un'altra. La questione va affrontata nel merito, confrontandosi con il territorio; credo vada in questo senso l'intervento del collega Aggravi, con gli Enti locali, con i rappresentanti delle categorie, e credo sia quello che come Consiglio regionale dobbiamo fare.
Consideriamo pertanto questa mozione inopportuna in questa fase perché, invece di semplificare le cose, le complica. Ritengo infine che sia stata saggia la proposta del collega Gerandin di chiedere ai proponenti di modificarne l'impegno.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Rollandin.
Rollandin (UV) - Permettez-moi de rappeler deux aspects. En premier lieu le fait que la Vallée d'Aoste comme région de montagne n'est plus toute seule, mais elle fait partie de la macro-région alpine constituée il y a deux ans, sur laquelle on parle encore très peu et qui a comme but celui de partager avec les autres régions toute une série de thèmes et de problèmes, qui sont les mêmes et qui nous concernent: comment développer le rôle de cette soi-disante barrière - qui n'est plus une barrière, mais un moyen de liaison entre différentes populations - et comment prévoir un développement important entre les différentes régions ayant des intérêts en commun. Parmi les problèmes les plus importants de la macro-région, il a été soutenu en quelque sorte que le plus important est celui de maintenir ces liaisons entre les deux aspects des Alpes dans son ensemble. Autrefois il y avait l'école qui mettait en relation les populations d'un côté et de l'autre, tandis que maintenant le problème se transfère sur la question des tunnels: tunnel routier et tunnel de chemin de fer. Si vous allez voir, ce problème est à l'attention de toutes les régions alpines: il y a des tunnels déjà réalisés, d'autres qui sont en train d'être réalisés entre les régions alpines et d'autres encore qui sont en train d'être étudiés. Comme vous savez, autrefois on avait eu même l'intention de faire une liaison ferroviaire avec le Valais (la ligne ferroviaire Aoste/Martigny) qui, par la suite, n'a plus été prise en considération. La Suisse même n'avait pas pu donner son avis favorable, étant donné qu'elle était engagée dans d'autres tunnels, mais c'était fondamental de le souligner. Pour ce qui est du Tunnel du Mont Blanc, je crois qu'aujourd'hui l'aspect important est celui de faire une sérieuse réflexion sur ce thème; il ne s'agit pas de doubler ou de ne pas doubler le tunnel, mais de voir de quelle façon on peut maintenir cette liaison pour toute la circulation, des poids lourds comme des voitures, afin de maintenir ce développement que notre zone a eu après l'ouverture du tunnel et qui - comme d'autres l'ont rappelé - donnerai des problèmes sérieux si par hasard on devrait obturer le tunnel même.
Credo ci sia un impegno particolare per raggiungere nel più breve tempo possibile alcune considerazioni forti su questo sviluppo del tunnel. Per riuscire a ridurre al minimo i problemi di inquinamento e i problemi di collegamento tra Aosta e il punto di partenza del tunnel, come Regione si è provveduto a intervenire per il finanziamento dell'autostrada, perché altrimenti non si sarebbe potuta realizzare, senza contare che per l'autostrada c'erano tutta una serie di partiti contrari alla stessa. Io immagino che cosa sarebbe oggi il traffico da Aosta a Courmayeur se non ci fosse l'autostrada, autostrada che è stata studiata in modo particolare per evitare le difficoltà di inserirsi in un ambiente che tutti vogliamo continuare a mantenere come lo conosciamo.
Il tema sottolineato da alcuni, che con il raddoppio o con la seconda canna di sicurezza si raddoppia il traffico, è assolutamente falso, non è vero che si raddoppia, perché gli stessi che vanno da una parte e dall'altra, anziché andare nella stessa canna, sono su canne parallele o sovrapposte, ma non cambia nulla perché anche le velocità non sono ad libitum; le velocità, come tutta una serie di regolamenti sui mezzi di trasporto, sono ormai regolamentate a livello europeo. Voglio ricordare che a livello europeo tra le linee principali di trasporto a livello internazionale c'è proprio il Traforo del Monte Bianco. Oggi dobbiamo poter escludere di arrivare ad una chiusura del tunnel per effettuare alcuni interventi, poiché questo obiettivamente sarebbe difficilmente superabile proprio come tempistica, tenendo conto che avere per alcuni anni tale chiusura vorrebbe dire cambiare radicalmente le posizioni che noi oggi conosciamo.
La collega Pulz ha ricordato quanto detto da Tosoni al Fréjus. È chiaro, Tosoni ha tutto l'interesse a dire alcune cose in quanto lui è da una parte e dall'altra, quello che perde da una parte lo guadagna dall'altra, ma il nostro problema non è rispettare alcune regole che loro si sono dati, per noi il problema essenziale è non perdere il collegamento che, sicuramente, è anche per le merci. Non dimentichiamo però anche il discorso turistico, ricettivo, quello che rappresenta il Tunnel del Monte Bianco per tutta la Valle, e vorrei dire non solo per tutta la Valle, bensì per l'Italia del nord-ovest.
Io credo sia essenziale fare una riflessione in tempi brevissimi che escluda questa possibilità perché, se si arriva ad una definizione compatibile, allora si può fare un ragionamento sull'essenzialità di predisporre o meno la seconda canna, sennò credo che obiettivamente si debba fare un ripensamento nell'insieme che non vada a turbare gli equilibri a noi già noti, che non vada ad aumentare l'inquinamento. Certo, è chiaro che ci sono i disagi legati alla costruzione, ma non è quello il problema: il problema è non permettere la chiusura del tunnel per un tempo così lungo, perché poi iniziano i lavori, ma quando finiscono sappiamo come vanno le cose, da due anni si passa a tre, e voi potete capire che cosa significa tre anni senza avere il Tunnel del Monte Bianco a disposizione.
Penso sia questa la riflessione per la quale noi oggi non riteniamo di poter aderire a questo invito dicendo "no" alla seconda canna, è controproducente, è fuori tempo. Deve essere invece fatto un approfondimento in tempi rapidi, affinché ci permetta di decidere una volta per tutte quello che dobbiamo fare.
Presidente - La parola alla collega Minelli.
Minelli (RC-AC) - Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi che si sono susseguiti: alcune parti erano per me più interessanti, altre mi hanno lasciato quanto meno un po' sconcertata.
Alcune affermazioni dei colleghi andavano nella direzione di dire che aumentare il traffico non significa automaticamente aumentare l'inquinamento, Questa, secondo me, è un'affermazione quanto meno strana.
Altra questione sottolineata dal collega Marquis: la candidatura del Monte Bianco a patrimonio mondiale dell'Unesco non sarebbe in contraddizione con questo ipotizzato intervento. Io credo invece che ci sia una palese contraddizione tra le due cose.
Poco fa il collega Rollandin ci parlava della macroregione alpina. Ricordo che la macroregione alpina discende direttamente dalla Convenzione delle Alpi, scritta nel lontano 1991, e all'interno di questa convenzione ci sono diversi protocolli. Il protocollo dei trasporti, che sta all'interno di questa convenzione, dice testualmente: "Ridurre gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico intralpino e transalpino, tra l'altro attuando un consistente trasferimento su rotaia dei trasporti, in particolare dei trasporti merci". Questa convenzione non prevede in alcuno dei suoi punti né la costruzione di nuove arterie, né l'ampliamento della capacità del trasporto stradale, perché questo comporterebbe una conseguenza per quanto concerne l'inquinamento. Tutti i Paesi che stanno aderendo alla Convenzione alpina ragionano in termini diversi.
Io credo che alla fine non emerga una presa di posizione ideologica, perché non è questo, ma è una questione anche di tipo culturale. Non penso che oggi noi possiamo permetterci di fare scelte che vadano in tal senso, considerata la situazione del luogo in cui viviamo. Io credo che alcuni discorsi - non tutti - che ho sentito fare in quest'Aula riguardo a questa mozione denotino in tal senso una grave arretratezza, arretratezza che in futuro aumenterà il divario che abbiamo rispetto ad altre Regioni e ad altri Paesi.
Altra questione: voglio far notare che nella mozione non si parla di contrarietà, come ha già sottolineato il collega Bertin, alle soluzioni che si possono avere sul tunnel, ma si parla di ribadire quanto già aveva sottolineato questo Consiglio, cioè la contrarietà al raddoppio, di questo si parla, oltre che della necessità di informarsi in merito ai lavori di manutenzione e di messa in sicurezza effettuati. Erano questi i due impegni della mozione.
Presidente - La parola al collega Marquis.
Marquis (SA) - Volevo fare un secondo intervento con una breve replica, visto che sono state fatte alcune considerazioni che hanno richiamato le parole da me espresse nell'intervento precedente.
Per quanto riguarda quello che ho ascoltato sulle tariffe o su un paventato aumento tariffario nel caso venisse fatto qualche intervento di un'ulteriore canna sul Monte Bianco, vorrei rassicurare il collega Vesan sulla situazione. Il traffico Italia-Francia è regolato con le medesime tariffe, sia sul Fréjus sia sul Monte Bianco. Quando il Fréjus è stato autorizzato a realizzare la seconda canna, ha avuto il riconoscimento di un aumento tariffario del 3,5 per cento per cinque anni consecutivi che ha effetti cumulativi sino a fine concessione. Questo intervento è stato concesso per finanziare la seconda canna. Analogo aumento, per le ragioni che ho detto prima (che le tariffe sono uguali), è stato autorizzato al Monte Bianco; il Monte Bianco ha congelato queste risorse in attesa di destinazione per investimenti, per interventi di miglioramento della situazione della sua infrastruttura. Il paradosso è quindi il contrario: gli utenti del Monte Bianco, nel 2021, quando entrerà in esercizio la seconda canna del Fréjus, pagheranno una medesima tariffa rispetto agli utenti che beneficeranno della sicurezza che ci sarà all'interno della canna del Fréjus pagando le stesse tariffe, pagheranno con minori condizioni di sicurezza. Pertanto il problema è che le risorse ci sono, sono state assegnate al Monte Bianco con quell'obiettivo, e sta poi alla società o all'azionista decidere se volere perseguire questa opportunità.
Per quanto concerne invece il discorso del traffico, posso rassicurare, collega Vesan, che il traffico che ci sarà nei prossimi anni è indipendente dal fatto dell'ulteriore canna del Monte Bianco, perché dipende da più dinamiche che sono terze a questo problema, e questo è dimostrabile e leggibile su tutti i piani del traffico.
Un'ultima cosa su quanto è stato appena affermato, che se aumentano i mezzi aumenta l'inquinamento. È vero che, se oggi passassero cinquecento mezzi in più di ieri, l'inquinamento odierno rispetto a quello di ieri sarà superiore, ma è anche vero che l'inquinamento di oggi è quattro volte inferiore a quello di dieci anni fa, nonostante passino più mezzi, perché è calato, c'è stata l'evoluzione dei mezzi, sono tutti euro 6. Quando si progetta e si pensa al futuro, noi dobbiamo pensare alla situazione che ci sarà tra dieci anni. Stiamo ragionando su un'opera che avrà una durata tecnica di cinquanta, sessant'anni, per cui non possiamo ragionare sulle condizioni di oggi, ma come dicevo prima dobbiamo ragionare sulla prospettiva, su quello che sarà il mondo domani.
Pertanto credo che, alla luce di tutte queste considerazioni, di questi interventi, a maggior ragione dobbiamo fare tutti insieme degli approfondimenti prima di prendere una decisione definitiva, perché almeno prendiamo coscienza di quali siano tutti i problemi consequenziali a una decisione su un argomento così delicato. Credo che non vada gestito con un pregiudizio ideologico. Ricordo i tempi in cui fu realizzata l'autostrada Aosta/Monte Bianco: i partiti, che allora si opponevano strenuamente, hanno fatto fare dei ricorsi a tutti i livelli, allora sono costati 75 miliardi di lire di danni alla Regione per realizzare poi una struttura che oggi garantisce un servizio, serve per sgravare l'inquinamento dalla città di Aosta, ha migliorato la sicurezza dei paesi della Valdigne da Aosta a Courmayeur, e quindi ha portato un beneficio a tutta la comunità. Pertanto è giusto fare dei ragionamenti a 360 gradi con tutta la cognizione di causa che occorre per prendere le decisioni che vanno nell'interesse del bene della comunità.
Presidente - Se non ci sono altre richieste di intervento, possiamo chiudere la discussione generale. La discussione generale è chiusa. In replica? Da parte del Governo qualcuno vuole replicare? La parola al collega Bertin.
Bertin (RC-AC) - A mio avviso questa mozione è opportuna in questo momento, anche perché a breve si riunirà il Consiglio di amministrazione della società di gestione e, proprio per questo, sarebbe stato importante dare un chiaro segnale alla società di gestione.
I collegamenti transfrontalieri sono importantissimi e strategici per la nostra Regione e quindi è importante che il Consiglio regionale ribadisca la sua posizione riguardo al raddoppio del traforo, la sua contrarietà. Non è una posizione ideologica, ma realistica - lo ripeto - e guarda al futuro dei veri interessi delle regioni che circondano il Monte Bianco, della nostra regione come della Savoia. Una mozione quasi identica era stata votata all'unanimità da questo Consiglio dieci anni fa e vi assicuro che in quel Consiglio non vi erano degli ideologi, ma persone di buon senso, razionali, che guardavano all'interesse di questa regione; tra l'altro diversi di questi sono ancora presenti in questo Consiglio. Togliamo quindi di mezzo questa ridicola accusa di atteggiamenti ideologici; si può cambiare idea, succede, ma non si possono accusare gli altri di atteggiamenti ideologici perché si è cambiato idea. Al contrario, questa mozione non è per niente ideologica, è molto realistica e ha come obiettivo l'impedimento della chiusura del Traforo del Monte Bianco e il raddoppio della canna. Insistere con il raddoppio del tunnel, vista la contrarietà francese, è pericoloso e dannoso, e comporterà inevitabilmente la chiusura per anni per il rifacimento della volta, della canna esistente: è questo il pericolo. Attenzione, perché ci stiamo infilando in un tunnel dal quale difficilmente riusciremmo ad uscire. La Regione deve ribadire la propria contrarietà al raddoppio e alla chiusura imponendo soluzioni alternative alla società di gestione, che ha i suoi legittimi interessi, ma che in questo caso non coincidono con quelli della nostra Regione, in modo di garantire ugualmente la sicurezza senza chiudere per due anni il Traforo del Monte Bianco e senza creare una nuova canna. La chiusura rappresenterebbe un grave danno, come il raddoppio, peraltro irrealizzabile perché non vi è la volontà da parte francese.
Bisogna guardare agli interessi generali di questa parte di territorio del Monte Bianco che non è nel raddoppio del tunnel, ma nel mantenimento di un collegamento a scopo turistico e coerente con la candidatura del Monte Bianco come patrimonio dell'umanità. Questa candidatura dell'Unesco ha senso proprio se si mantiene quella qualità ambientale e unica di questa Regione che è la vera ricchezza di questa parte di Alpi al di qua o al di là del Monte Bianco. Anche la distinzione tra interessi francesi e italiani mi pare piuttosto ridicola, questo neonazionalismo di questi giorni si sente anche qui, in questo Consiglio, e mi pare francamente superato, non riproponibile.
Il raddoppio è del tutto in contrasto con la candidatura come patrimonio dell'Unesco. L'aumento del traffico merci - perché poi è questo il rischio, il fatturato della società di gestione viene fatto con il trasporto merci, con i camion, e non con quello turistico - rischia di trasformare questa regione in un corridoio per merci su gomma con un aumento inevitabile dell'inquinamento e anche con un danno turistico. Realizzare il raddoppio del tunnel vorrebbe dire - è stato sottolineato da diversi interventi - dieci anni di lavori in corso per una grande opera che avrebbe conseguenze sul piano turistico e dell'attrattiva dell'alta Valle facilmente immaginabili: si tratta di lavori di grandi dimensioni, con uno spostamento di terra enorme, e che comporterebbe per i cittadini di quelle località un danno grave, dieci anni di lavori in corso. Non sto poi a sottolineare anche l'attrattiva che queste grandi opere, soprattutto di spostamento terra, hanno verso le organizzazioni criminali, in particolare della 'ndrangheta; ci sono al riguardo interi dossier, fatti anche dalla Commissione antimafia. Pertanto, visto che è meglio prevenire che curare e che tanti in questi giorni scoprono la presenza della 'ndrangheta in Valle d'Aosta, è forse il caso di prendere in considerazione anche quest'aspetto per un'opera che rischia di essere inutile.
L'interesse della Regione è ribadire la contrarietà alla chiusura e al raddoppio, come già fatto in altre occasioni. A mio avviso cambiare idea è un errore che indebolisce anche tatticamente questa Regione, ribadire la contrarietà alla chiusura e al raddoppio e imporre soluzioni alternative deve essere la via da perseguire. Attenzione, perché fare altre scelte significherà ritrovarsi con il tunnel chiuso per due anni. Vi invito pertanto a pensarci attentamente.
Presidente - Ricordo che siamo in replica. La parola all'Assessore Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Qualche considerazione, dopo un ampio e interessante dibattito. Per quanto mi riguarda io non ho tutte le certezze che qualche collega in quest'Aula ha; non ho tutti gli elementi che qualche collega probabilmente ha e che noi, a livello di Governo regionale, ad oggi non abbiamo.
Scinderei in due il mio intervento. La prima parte è legata alla candidatura Unesco, in quanto l'11 dicembre abbiamo deciso, insieme ai partner savoiardi e valaisan, di scegliere la tipologia per quanto riguarda la candidatura. La tipologia è ricaduta sull'individuazione del valore eccezionale legato al partenariato che siamo andati a mettere in campo e la candidatura implica l'individuazione del valore eccezionale, nonché la definizione del suo perimetro che è di natura culturale. Facciamo attenzione a non fare confusione e non vorrei che ci fosse anche la volontà di fare confusione. Un mese fa, come dicevo, abbiamo deciso di preparare il terreno che sappiamo non facile, un terreno che riteniamo molto utile per le ricadute sulla Valle tutta intera, non solo per la Valdigne e Courmayeur, che avranno il beneficio principale, pur guardando a un orizzonte a medio-lungo termine, soprattutto a lungo termine. Chiederei ai colleghi di non fare confusione, perché in questo momento il baricentro è spostato: la scelta fatta un mese fa va nella direzione dell'ambito più culturale.
La seconda parte, invece, è legata più ad una questione di natura tecnica, alle criticità, alla sicurezza. Io non ho le certezze che qualche collega ha nel non accettare positivamente la proposta che ci fate oggi con questa mozione, che è quella di mettere quasi nero su bianco che c'è solo esclusivamente una possibilità. Siamo certi che questa sia la soluzione migliore? Con questo non sto dicendo che la soluzione migliore sia eventualmente la seconda canna, ma forse c'è una terza soluzione, molto più robusta, che è quella di andare a declinare e a programmare i lavori in una certa maniera, senza nasconderci dietro al posizionamento dei francesi o dello Stato. Abbiamo ascoltato tutti le dichiarazioni di importanti persone che hanno ruoli prettamente gestionali. La prima, quella del Direttore del GEIE, che ad oggi ci dice: "Aujourd'hui il y a des études qui sont engagés par le GEIE pour essayer d'identifier les zones qui nécessiteraient de travaux de plus grande ampleur au cours des prochaines années", quindi ad oggi questa è la prima considerazione che il Direttore ha espresso e, la seconda, quella del Presidente della società francese, che dice: "Au niveau de commission intergouvernementale entre France et Italie on n'a jamais été saisis d'un projet de doublement".
Io non utilizzerei il termine "inopportuna" per la mozione dei
colleghi, ma "fuorviante", perché mi sembra che ci sia quella
volontà di portarci fuori strada e fare della confusione;
confusione che, come dicevo prima, è legata alla candidatura per il
patrimonio Unesco dell'Espace Mont Blanc, che ha deciso la
tipologia del paesaggio culturale - questo è fondamentale e
basilare - e di precludere e quindi di chiudere tutte le soluzioni
legate alle questioni di natura tecnica. Sempre il Presidente della
società francese, intervistato qualche giorno fa, ci disse:
"C'est de la responsabilité non pas des deux sociétés
autorouitiaires qui gèrent l'infrastructure, mais des deux
États", ed è quello che dicevamo anche questa mattina nel
dibattito.
La terza considerazione è più di natura prospettica: non precludiamoci la possibilità di fare delle analisi e delle verifiche, perché ad oggi nessuno ha assunto posizioni e nessuna scelta è stata fatta. La società francese non ha all'ordine del giorno alcuno studio, ma si stanno affrontando le pianificazioni di ristrutturazione della canna esistente. Facciamo quindi attenzione a tenere conto sempre di una pianificazione a breve e a lungo periodo, anche perché, riguardo alle modifiche a livello di inquinamento delle macchine e dei TIR, mi sembra che negli ultimi anni ci sia stato un forte abbattimento dei limiti massimi consentiti dalla normativa europea, e non solo, che in futuro ci permetterà di abbattere il livello gli inquinanti. Questo per ribadire, da una parte, i concetti legati alla disponibilità e alla candidatura a patrimonio dell'Unesco e, dall'altra, anche le dichiarazioni fatte. Nella memoria fornita dal Presidente i condizionali sono in tutte le tre pagine e mi sembra che non ci sia ancora alcun tipo di cronoprogramma o studio fatto. Soprattutto i tecnici delle due società (francese e italiana) stanno valutando come poter non chiudere per un periodo così lungo - penso sia questa la criticità principale - o mettere in campo azioni e soluzioni tecniche, strutturali, per chiudere per un tempo minimale questa struttura, poiché al centro ci deve essere la certezza di un transito in sicurezza.
Presidente - La parola all'Assessore Bertschy.
Bertschy ( UVP) - Ringrazio a nome del Governo regionale per essere arrivati alla conclusione di questo dibattito estremamente ricco di contenuti; personalmente ringrazio anche per l'apprezzabile approfondimento fatto da tutti i gruppi e per quanto hanno portato in discussione.
A nome del Governo regionale e della maggioranza tutta non possiamo che ribadire che respingiamo questo approccio ai problemi così complessi - vale per questo come per altri - che hanno ricadute importanti anche solo sulla situazione attuale dello sviluppo della nostra comunità: non possono essere affrontati con una mozione per ribadire quanto è stato detto tempo fa. Non più tardi di ieri abbiamo ricevuto associazioni importanti di categoria che ci hanno ribadito la loro preoccupazione per questa mancanza di presa di posizione chiara da parte della politica; una presa di posizione chiara che non è, come è stato ribadito, un "lanciamo noi i progetti", ma è una ferma e determinata azione di indirizzo ai nostri rappresentanti.
Noi non siamo assolutamente d'accordo sul sentire parlare di chiusura del Tunnel del Monte Bianco e di ipotesi di chiusura prolungata per lavori di ammodernamento e di manutenzione. Apprendo che qui alcuni colleghi hanno capacità tecniche per dire che si può ovviare a questa chiusura con soluzioni tecniche: noi non le conosciamo. Facciamo i politici e cerchiamo di fidarci, analizzando i problemi, delle cose che ci vengono dette. Non siamo strumento di società - tra l'altro lo stiamo contestando nella nostra visione futura della gestione delle autostrade - e non siamo neanche oggetto di analisi riguardanti azioni che altri territori stanno facendo. Non facciamo i nazionalisti, ma non ci facciamo neanche dettare l'agenda da chi ha giustamente il suo territorio da governare, perché altrimenti con questa logica se i francesi avessero detto di sì, avremmo detto di sì anche noi.
Io credo che sia molto serio fare un lavoro approfondito e dire al nostro mondo delle imprese che creeremo le condizioni affinché non avvengano momenti di rottura dei collegamenti: questo è funzionale come indirizzo e come azione al lavoro che le maggioranze che si sono succedute e questa maggioranza vogliono fare per creare ulteriore sviluppo per la nostra Regione. Come faremmo a portare avanti azioni di investimento se andassimo a dire che nel prossimo futuro i collegamenti si interromperanno? Sarebbe difficile da far passare come messaggio! Per ora diciamo "no" a questo modo di agire e "sì" invece a un approfondimento puntuale, che è quanto hanno richiesto tutti i colleghi su quello che dovrà essere fatto e sugli indirizzi che dovranno essere dati. In questo senso saremo a disposizione per portare tutta la documentazione che ci sarà fornita e per affrontare l'argomento.
Annunciamo sin d'ora che per il prossimo Consiglio regionale la maggioranza porterà la propria posizione attraverso un documento chiaro che avrà il piacere di condividere con chi crede in questa posizione politica. Pertanto "no" alla chiusura del traforo, "no" ai lavori che portano alla chiusura del traforo, ma invece "sì" a un'attenzione puntuale alla sicurezza, all'ambiente e, se possibile, per garantire a un collegamento internazionale così importante le stesse attenzioni che sono state date ad altri collegamenti più volte citati in Aula: il Fréjus e il Gottardo. Lavoreremo quindi in questa direzione.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Bertin.
Bertin (RC-AC) - Questa mozione, se ha una qualità, è quella di essere chiara e di non creare confusione, con in più l'obiettivo di ribadire una posizione già espressa da questo Consiglio dieci anni fa, una posizione chiara. Mi sembra che la confusione arrivi da altre parti cercando di voler attribuire ad altri valutazioni diverse. La chiusura deve essere evitata e sinora non ci sono progetti di alcun tipo, lo diceva l'Assessore ed è importante sottolinearlo. Proprio per questo bisogna ribadire una posizione chiara che va contro la chiusura e il raddoppio, per cercare di trovare soluzioni alternative che garantiscano la comunità Valdigne, lo sviluppo turistico e il mantenimento della qualità ambientale di quei territori anche in prospettiva. La mozione aveva questo obiettivo, come quello di dieci anni prima, ribadiva gli stessi concetti e le stesse valutazioni che ancora oggi sono d'attualità, purtroppo anche in ragione di queste nuove notizie. Pertanto non capisco francamente certi atteggiamenti.
Presidente - Se non ci sono altre richieste di intervento, possiamo mettere in votazione l'atto. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti: 32
Votanti: 24
Favorevoli: 7
Contrari: 17
Astenuti: 8 (Aggravi, Distort, Gerandin, Luboz, Lucianaz, Manfrin, Sammaritani e Spelgatti)
Il Consiglio non approva.