Oggetto del Consiglio n. 345 del 24 gennaio 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 345/XV - Inizio della discussione generale sulla mozione: "Contrarietà al raddoppio del Tunnel del Monte Bianco".
Rollandin (Presidente) - Passiamo al punto n. 43 all'ordine del giorno. Ha chiesto la parola il collega Bertin, ne ha facoltà.
Bertin (RC-AV) - Questa mozione è la riproposizione di una risoluzione presentata nello scorso Consiglio, che poi non ha potuto essere affrontata per ragioni di tempo. Sarò particolarmente breve nell'illustrarla, anche perché sono fatti conosciuti, che riguardano argomenti affrontati da questo Consiglio in molte occasioni: mi riferisco alle problematiche relative al raddoppio del Tunnel del Monte Bianco. In questi giorni, come succede un po' ciclicamente, si è riproposta, collegata alla ipotesi di chiusura del tunnel, l'ipotesi di un eventuale raddoppio del Tunnel del Monte Bianco. In passato questo Consiglio aveva affrontato questa tematica più volte e in quelle occasioni aveva espresso una contrarietà di principio al raddoppio di tale tunnel per ragioni evidenti legate al traffico che ciò comporta e alle problematiche a esso connesse. Peraltro anche la parte francese del Monte Bianco, nella valle di Chamonix, ha più volte espresso questa contrarietà, il Sindaco di Chamonix lo fa spesso. In generale da parte delle autorità francesi non vi è alcun interesse e volontà di spingere in questa direzione, che è sempre stata un'ipotesi avanzata dalle autorità italiane, ricordiamo gli ex Ministri del Governo Berlusconi in particolare. Come detto, dalla parte francese non vi è alcun interesse e volontà di spingere in questa direzione. La Valle di Chamonix, peraltro, da un punto di vista ambientale e dell'inquinamento dell'aria, ha oggettivamente dei seri problemi e questo comporta anche da parte delle popolazioni una contrarietà estremamente decisa a questa ipotesi.
Le problematiche legate all'inquinamento riguardano anche la parte valdostana, seppure in misura minore rispetto alla gravità di quella della Valle dell'Arve, contrarietà che è espressa dalle autorità francesi, in generale anche da quelle valdostane, che si deve anche a una visione generale. La Convenzione delle Alpi, da questo punto di vista, è chiara sul non andare ad aggravare il traffico sulle zone montuose alpine, come peraltro si troverebbe in chiara contraddizione con il processo che è stato avviato di inserimento del massiccio del Monte Bianco tra i beni dell'Unesco, del patrimonio mondiale dell'umanità. È evidente la contraddizione poiché questo inserimento si giustifica nel patrimonio dell'Unesco per l'alta qualità ambientale che questo deve rappresentare.
Come dicevo, più volte il Consiglio regionale ha espresso la propria contrarietà a questo eventuale raddoppio. È importante in questa fase ancora una volta ribadire questa posizione per evitare che si aprano discussioni inutili su, tra l'altro, possibilità di riuscita estremamente ridotte e che avrebbero sul nostro territorio degli aspetti negativi sia da un punto di vista ambientale, con delle ricadute sulla qualità dell'aria, ma non soltanto, sia di eventuali lavori che questo comporterebbe, con una serie di problematiche evidenti per lavori di tali dimensioni che condizionerebbero la Valdigne, e non solo, per molto tempo. Rimaniamo in ambito della cronaca, come sappiamo, questi grandi lavori di movimento terra hanno anche grande interesse da parte delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, che sono sempre interessate a queste grandi opere, collegate in particolare al movimento terra. Un'altra ragione per evitare di realizzare un'opera non utile alla nostra comunità.
La mozione impegna a ribadire questa contrarietà, già espressa in passato da questo Consiglio in tutte le sedi possibili - tra l'altro, a breve ci sarà anche un consiglio di amministrazione della società in questione, quindi è importante far sapere la posizione del Consiglio regionale in modo chiaro e preventivo rispetto a questa riunione - e poi a impegnare il Presidente della Regione ad acquisire tutte le informazioni relative ai lavori di manutenzione che si sono fatti in passato e alle necessità di interventi per il mantenimento della sicurezza per il futuro.
Dalle ore 11:55 riassume la presidenza la Presidente Rini.
Rini (Presidente) - Possiamo aprire la discussione generale. Ci sono richieste di intervento? La parola al collega Restano.
Restano (GM) - L'argomento è à la une proprio perché la notizia è stata riportata di una possibile chiusura per un lungo tempo del tunnel, ma è proprio da qui che vorrei partire, anche da quelle che sono state le esperienze e il vissuto in precedenza, quando da quel tragico incidente la Valle d'Aosta ha dovuto subire la chiusura di questa importante via di comunicazione per parecchio tempo. Questo tunnel collega l'Italia all'Alta Savoia, che sono due Regioni che condividono molte cose, condividono un territorio alpino, condividono un aspetto culturale, la lingua e condividono anche un'economia basata essenzialmente sul turismo, che viene valorizzato da un territorio di pregio, molto importante. Questo turismo sulla Valle d'Aosta incide notevolmente, gli studi dicono più del 20 percento del prodotto interno lordo regionale e soprattutto questo turismo incide su parti particolari del nostro territorio, che sono quelle del Monte Rosa e proprio la zona attorno al Monte Bianco. Questa importante via di comunicazione va a vantaggio non solo del traffico pesante, ma soprattutto della parte turistica che poc'anzi ho richiamato, parte turistica che, come detto, va a favore del Monte Bianco. Con la conseguente chiusura del tunnel vedrebbe il traffico proveniente dall'estero non in netto calo, ma in certi periodi della stagione totalmente assente, quindi ne risentirebbe l'economia totale di una zona particolare della nostra Regione per l'aspetto turistico e conseguentemente anche l'aspetto artigianale e industriale, perché non dimentichiamoci che parecchie attività valdostane sfruttano proprio questa via di comunicazione per l'approvvigionamento verso la Valle d'Aosta e anche per andare a lavorare all'estero.
Ritengo che, così com'è stata posta la mozione, sia posta soprattutto da un punto di vista ideologico e non vada a toccare un aspetto molto pratico. Per quanto riguarda il Gruppo Misto, Area Civica, Rini, Pour Notre Vallée, noi siamo sicuramente contro la chiusura di questa via di comunicazione, siamo invece a favore della messa in sicurezza del tunnel e soprattutto siamo a favore del rispetto dell'ambiente. Tutto questo in coerenza con la valorizzazione del territorio circostante, quindi in coerenza con le istanze della popolazione del territorio del Comune di Courmayeur, con la valorizzazione di un'intera zona che potrebbe avvenire, previ studi, con la costruzione della seconda canna, potrebbe importante questa importante opera di sistemare certe zone del territorio di Courmayeur. Sono sicuro, e gli studi lo affermano, che il raddoppio della canna non porta necessariamente a un maggiore inquinamento, anzi permetterebbe un traffico più in sicurezza, più fluido, maggiori incassi per questa società e conseguentemente un maggiore ritorno per la nostra Regione, diretto e indiretto, come ho detto prima, e permetterebbe di sistemare un territorio. Questo è "al lordo" del discorso, già sapendo che notoriamente la Francia non è solo contro il raddoppio del tunnel perché la società di gestione dei tunnel francese non ne risentirebbe perché aumenterebbe il traffico verso altri trafori, ma notoriamente la Francia è contro ogni iniziativa di valorizzazione del territorio valdostano, basti pensare e ragionare sugli impianti a fune, i danni incalcolabili che portano certe posizioni da parte francese. I nostri cugini a volte sono un pochino egoisti per le tasche proprie e poco ascoltano le nostre istanze. Io vedo in questa iniziativa da parte francese, in questo opporsi à tout prix alle istanze della Valle d'Aosta un forte danno verso la nostra economia, verso i nostri interessi, verso gli interessi turistici della popolazione valdostana.
Noi quindi politicamente, fatti i dovuti accertamenti tecnici, siamo assolutamente a favore della costruzione della seconda canna, poi ci rimetteremo agli studi, agli approfondimenti dei tecnici e, in base alle indicazioni, faremo la nostra scelta politica. Oggi non possiamo votare questa mozione, noi siamo dalla parte dei valdostani, non siamo dalla parte degli interessi delle altre Nazioni, quindi va fatto un degno approfondimento di questo. Vengo da una vallata che nulla ha a che vedere con il Monte Bianco, però, in quanto famiglia che lavora nel settore del turismo e del commercio, sono consapevole che porterebbe un danno incalcolabile anche ai piccoli comuni delle altre vallate. A nome del nostro gruppo, quindi voteremo convintamente contro questa mozione.
Presidente - La parola al collega Aggravi.
Aggravi (LEGA VDA) - Quando nello scorso Consiglio, insieme ai colleghi di MOUV', abbiamo presentato un'interrogazione al Presidente della Regione per comprendere quale fosse lo stato effettivamente del rischio di chiusura del Traforo del Monte Bianco, l'obiettivo era prioritario per chi crede nei collegamenti strategici delle vie, di scongiurare à tout prix una chiusura della canna del Traforo del Monte Bianco. Nel 1999, quando ci furono i terribili fatti che toccarono numerose persone, numerose famiglie, ma soprattutto un settore economico, non fu un bene per la Valle d'Aosta. Alcuni settori economici si sono riconvertiti, hanno lavorato in maniera differente, questo è certo, ma questo sta all'abilità delle persone e di chi fa imprenditoria. Credo che la priorità principale sia quella di non chiudere e di scongiurare in qualsiasi modo la chiusura del Traforo del Monte Bianco.
La questione turistica sicuramente ha un impatto molto forte, vengo da quel Comune e credo fermamente nello sviluppo del turismo, uno sviluppo che deve sicuramente tenere in considerazione il collegamento: penso all'aeroporto di Ginevra, o comunque a tutto l'ambito francese, ma deve anche tenere conto dell'ambiente in cui si vive. È stata anche citata all'interno della mozione la candidatura all'Unesco. Credo che situazioni di questo genere debbano non limitarsi a posizioni puramente ideologiche, ma debbano essere considerate nel complesso. A tal proposito anche la citazione della posizione del Sindaco di Chamonix, che rispetto, come rispetto tutti i cugini savoiardi, ma troppo spesso, come l'abbiamo visto sullo sviluppo di Skyway o comunque anche delle vie per la ferrovia, la posizione dei nostri cugini è sempre legata all'ambito della Savoia e mai a un collegamento verso la Valle d'Aosta. Troppo spesso da parte loro - glielo ho anche detto più di una volta - c'è un egoismo o forse un tentativo di evitare quella che per loro è una concorrenza, che, invece, secondo me, è un'integrazione di un'offerta che dovrebbe essere vista a livello comune, ma i rapporti soprattutto tra Courmayeur e Chamonix, molto spesso, già nel nome abbiamo avuto un po' di discussioni, non sono dei migliori, si può fare di più e si deve fare di più. Una posizione ideologica di questo tipo, del tipo: "no al raddoppio", credo non debba essere limitata a sé stessa ma debba considerare l'intera area. Mi spiego: più volte, anche quando nella Giunta precedente ho preso posizione contro l'operazione del rotondone della cosiddetta "collina dei ciliegi" - che poi non è la collina proprio dei ciliegi, ma sono le litse [traduzione dal patois: i terreni acquitrinosi] di Entrèves, e di questo va dato atto e lo dico essendo della zona, perché spesso la zona Pontal... è un'altra cosa - perché area pesantemente colpita dal traffico negli anni e potenzialmente potrebbe essere colpita da una cementificazione con l'aumento delle corsie, con tutta una serie di interventi, che sono forse più funzionali a gestire le problematiche che oggi ci sono sul traffico piuttosto che a gestire l'intera area. Spesso si parla di copertura o di prosecuzione della galleria che impedisca sia dall'alto che dall'esterno di vedere il traffico e che alleggerisca l'impatto dell'inquinamento, soprattutto dell'inquinamento visivo, visto che parliamo di candidatura all'Unesco, del traffico pesante e leggero che si accumula nel momento in cui l'ingresso al tunnel viene contingentato.
Al di là di una posizione favorevole o contraria, penso sia necessario per forza considerare l'intera valorizzazione dell'area perché se da una parte una chiusura alcuni operatori non l'hanno subita, come spesso dicono, perché c'è stato un miglioramento della qualità dell'ambiente, sicuramente altri settori l'hanno subita e quindi, contemperando le due situazioni, bisogna cercare di avere un progetto concreto di valorizzazione di tutta l'area che scongiuri la chiusura del tunnel. Pertanto, messa così, io capisco anche la strategia politica dei colleghi che hanno presentato questa mozione, a cui ho alzato sicuramente la palla nello scorso Consiglio, credo che una mozione con questa indicazione non possa essere sostenuta da parte del sottoscritto, né da parte dell'intero gruppo della Lega.
Altro discorso è identificare come prioritario scongiurare la chiusura del traforo anche per qualche anno, perché poi sappiamo che sono passati quasi 20 anni da quello che è accaduto, sappiamo i ragionamenti che vengono fatti oggi a livello comunitario delle vie strategiche. Pensare un domani che qualcuno dall'alto - e sappiamo come ragionano a Bruxelles, la via non è più strategica e, se quindi il tunnel chiude, nessuno ha delle conseguenze - lo possa chiudere, per me sarebbe un cataclisma non soltanto per la cittadina da cui vengo, ma penso per l'intera economia valdostana, ma sicuramente c'è la necessità di dare un'attenzione concreta e forte all'area della Valdigne e soprattutto cito i Paesi in frazione di La Palud e di Entrèves, che in questi anni hanno subito degli impatti devastanti per quanto riguarda la gestione del traffico e dell'inquinamento, non ultimo poi anche il fatto che abbiamo costruito un vallo che è a protezione, ma è l'ennesimo appesantimento di una zona bellissima, che è anche l'accesso alla Val Ferret e che deve essere valorizzata nel concreto.
Présidente - Le collègue Bianchi a demandé la parole.
Bianchi (UV) - Come ha già evidenziato qualcuno, questo è un problema importante per tutta la comunità valdostana, ma importante anche per tutta la comunità nazionale italiana. Il Tunnel del Monte Bianco è un collegamento strategico, come dicevo, per tutta la Nazione. Qui dobbiamo partire dalla mozione che i colleghi hanno presentato, con un approccio - lo dico da subito - sbagliato, cioè chiudendo la possibilità della costruzione di una seconda canna, perché dico: "sbagliato"? Dalla relazione dei tecnici non è che la seconda canna aumenterebbe il traffico o problemi ambientali, poi tornerò sui problemi ambientali. È una possibilità delle tante per non chiudere il Tunnel del Monte Bianco, che per il gruppo dell'Union Valdôtaine è impossibile chiudere, perché sicuramente tutta l'economia valdostana e quella nazionale ne porterebbero degli svantaggi molto importanti. Oltre a questo, ho avuto modo anche in commissione di chiedere al Deputato, al Senatore di farsi promotori verso il Governo, verso il Ministro delle infrastrutture proprio per sapere qual è la decisione da parte del Governo italiano, perché, se ci fosse questa chiusura, sarebbe un problema grande. Questa chiusura paventata, scritta da dei tecnici proprio per una questione di sicurezza, di manutenzione alle volte del tunnel, lavori che non possono essere fatti con il tunnel aperto, lo scrivono i tecnici, e quindi, se non c'è un'altra soluzione, che potrebbe essere la seconda canna, questo comporterebbe una chiusura di almeno 24 mesi. È un qualcosa che il collega Aggravi ha già evidenziato, vale a dire che la chiusura del Monte Bianco l'abbiamo già vissuta per avvenimenti diversi, il che ci deve avere insegnato cosa vuol dire chiudere un collegamento così strategico.
Sotto l'aspetto più ambientale, mi permetterà il collega Bertin, ciò che lui sottolineava che ci sono problemi ambientali sul territorio francese, soprattutto nell'Arve, è vero, però ad oggi non siamo noi che dobbiamo pensare alle problematiche ambientali di un territorio che non è neanche nazionale ma di un altro Stato, perché i problemi ambientali del vallone dell'Arve, sono dovuti soprattutto, se vede anche le relazioni fatte dall'ARPA francese, all'inquinamento causato dal riscaldamento, non dal traffico. Anzi le potrei dire che la seconda canna avrebbe un traffico più fluido e non dimentichiamo che ad oggi i motori dei TIR sono motori che inquinano meno e che stiamo andando verso l'elettrico o comunque l'ibrido. Dobbiamo quindi ragionare a lungo termine.
La Francia è contraria, a quanto ho letto il Sindaco di Chamonix è contrario, la Francia non si è ancora espressa e mi permetta anche di fare un ragionamento: come mai la Francia su ragioni di sicurezza è d'accordo sul raddoppio del Fréjus ed è contraria sul raddoppio del Tunnel del Bianco? Se andiamo a vedere, è la stessa società che gestisce i due tunnel. Ci sarà quindi un discorso economico dietro. Già in passato abbiamo avuto molti problemi dalla costruzione della Skyway, ai confini, sto pensando, perché il Monte Bianco è dei francesi. Partiamo dal presupposto: facciamo gli interessi del nostro territorio e per noi non può che essere quello di non chiudere il Tunnel del Monte Bianco. Voteremo quindi contro questa mozione, voglio spiegare anche perché votiamo contro perché avremmo potuto anche astenerci: votiamo contro perché l'approccio è a senso unico, vale a dire: noi escludiamo qualsiasi altra possibilità, questo non lo dobbiamo decidere noi, dobbiamo essere avvallati da dei supporti tecnici e i supporti tecnici ci dicono: alt.
Permettetemi ancora un ragionamento - e concludo - e torno al discorso della gestione dei tunnel. Se è estremamente importante il raddoppio, cosa che è in via di definizione, di una seconda canna per sicurezza - sto pensando al nostro Tunnel del Gran San Bernardo -, non vedo perché oggi ci debba essere una contrarietà diretta, secca sul raddoppio della seconda canna. Voteremo contro questa mozione partendo dal presupposto che siamo contrari a qualsiasi tipo di chiusura del tunnel, perché sarebbero danni economici per tutta l'economia, per tutta la popolazione valdostana e noi siamo per fare gli interessi dei valdostani.
Présidente - Le collègue Marquis a demandé la parole.
Marquis (SA) - Ringrazio innanzitutto chi ha presentato la mozione perché consente di intervenire e di portare all'interno dell'aula il dibattito, il confronto su un tema che ritengo sia strategico per la Valle d'Aosta e non solo. È una storia che parte da lontano questa, il Tunnel del Monte Bianco nasce grazie all'impegno italiano, alla discussione che si è sviluppata negli anni Cinquanta quando il Paese usciva da una guerra, con profonda convinzione l'Italia ha approcciato a questa iniziativa, un'iniziativa che aveva un po' lo scopo di consentire la creazione di un ambiente europeo, di mettere in circolazione le persone, le merci, di poter consentire di creare una cultura che andasse al di là della cultura nazionale, quindi di mettere in relazione le persone. Nel 1953 venne siglata la convenzione e da allora al 1959, quando iniziarono i lavori, forte fu il dibattito su questo tema, soprattutto in Francia. Voglio mettere a disposizione dell'aula il pensiero dei francesi già all'epoca, questa iniziativa veniva definita come una liaison dangereuse, quindi come un'opera inopportuna che andava a turbare gli interessi della Francia, perché l'apertura del Traforo del Monte Bianco avrebbe avvantaggiato Ginevra e Genova ai danni di Marsiglia e della Valle del Rodano. I francesi ragionavano nell'esclusivo interesse politico ed economico per la salvaguardia del loro Stato, non guardavano e sottolineavano l'importanza di quella che era l'opera, non solo a livello transfrontaliero, ma anche per tutta l'Europa e per il traffico che si andava sviluppando. Quelli erano momenti di discussione forte, ricordo che nel 1957, quando si discuteva di queste cose, a Roma venne costituita la Comunità economica europea. Credo che, grazie alla lungimiranza dell'epoca e a chi ha creduto in questa opera, ne sia conseguito non solo uno sviluppo a livello economico della nostra Regione, ma anche a vantaggio di tutta l'Europa, credo che noi dobbiamo chiederci: cosa sarebbe oggi la Valle d'Aosta se non fosse stata realizzata quella infrastruttura. Credo che la nostra situazione sicuramente sarebbe molto diversa, il benessere che abbiamo raggiunto a livello di comunità probabilmente sarebbe a livelli ben inferiori, perché abbiamo potuto sviluppare turisticamente la nostra Regione e far apprezzare le nostre potenzialità e le nostre bellezze a tutti quelli che la frequentano.
Nel 1999 abbiamo potuto sperimentare tutta la drammaticità dell'effetto della chiusura del Monte Bianco per tre lunghi anni. Non solo abbiamo avuto dei danni a livello economico, ma credo che questa chiusura, questa montagna impenetrabile in quel momento abbia costituito per noi quasi una barriera anche di ordine psicologico, quindi è intervenuta anche nel condizionare le relazioni sociali all'interno della nostra regione e anche con le comunità transfrontaliere dell'Alta Savoia. Oggi sicuramente la discussione è di nuovo forte e divisiva sull'argomento, io non vorrei però poggiarmi su quello che dicono i francesi, che sono sempre stati ostativi allo sviluppo e a queste iniziative. Io credo che noi dobbiamo ragionare nell'interesse della lungimiranza di visione per la nostra Regione, condividiamo tutti che le Alpi sono un luogo unico in Europa, sono un luogo di straordinarie potenzialità sotto il profilo paesaggistico e ambientale, ma sono anche la cerniera tra il sud Europa e il nord Europa. Credo che, sotto questo profilo, si potrebbe giocare un ruolo fondamentale in questa fase di discussione sull'Europa, ma salvaguardando la fragilità del nostro ambiente, dell'habitat, senza sacrificarlo. Non trovo quindi corretto avere delle posizioni ideologiche a prescindere, senza tenere conto delle condizioni di contorno e soprattutto l'evidenziare una correlazione tra "seconda canna di sicurezza" che dire si voglia o "seconda canna ordinaria" con diminuzione della qualità ambientale, perché io sono convinto che può succedere il contrario e questo credo si possa anche dimostrare approfondendo l'argomento attraverso degli studi, perché una seconda canna vorrebbe dire dare sicurezza a chi la percorre, ridurre le attese che si verificano nei giorni di punta, quindi diminuire l'inquinamento della zona circostante, quindi l'effetto contrario di quello che viene paventato.
Altro tema di cui spesso si sente abusare è: se si fa una seconda canna aumenta il traffico, cresce il traffico. Ebbene, la letteratura dimostra che non c'è nessuna correlazione tra il traffico e il numero delle canne, il numero dei passi che ci sono nelle Alpi: dipende da dinamiche diverse, tant'è che ci sono già degli studi che prefigurano lo scenario che ci sarà negli anni 2050. Il dimensionamento delle reti dei grandi corridoi europei deriva da delle valutazioni del traffico. Si fanno delle valutazioni nel dimensionare, anche e non solo a livello qualitativo ma anche a livello quantitativo, pertanto le dinamiche sono completamente diverse. Cosa cambierebbe avere due canne rispetto alla situazione attuale sotto il profilo del numero dei mezzi? Nulla. Cambierebbe solo che diminuirebbero le ore di attesa, perché se all'interno di una canna il percorso fosse monodirezionale, ci sarebbe una corsia per il traffico e una per la sicurezza, per i mezzi di soccorso: questo andrebbe a migliorare nettamente la situazione in caso di esigenza di intervento, sarebbero molto più veloci rispetto ad adesso. Se ci sono due canne: una che va in una direzione e l'altra che va in un'altra, il numero delle auto che passa nell'unità di tempo è sempre lo stesso, non cambia assolutamente nulla perché c'è da rispettare il limite di velocità e l'inter-distanza che è prevista dei 150 metri.
L'unica cosa che andrebbe a influire a livello di miglioramento è che nei punti di ingresso e di uscita non ci sarebbero quelle interferenze e la conflittualità che c'è oggi e quindi in quelle situazioni migliorerebbe la tempistica. Non esiste pertanto una correlazione tra avere due canne e l'aumento del traffico. Le previsioni e gli studi dicono che nel 2050 ci potrà essere un incremento del traffico di circa il 30% e il 30% lo può assorbire tranquillamente la canna in funzione oggi, non c'è un problema di incapacità di poter sopportare il carico del traffico, l'obiettivo di chi gestisce la società deve essere quello di assicurare la manutenzione di un'infrastruttura e garantirne la durata nel tempo e l'esercizio in condizioni di sicurezza. Questi non sono interventi che possono essere pianificati dall'oggi al domani dal momento che si pensa passino 7-8 anni prima che vengano realizzati. Ritengo pertanto sia corretto e doveroso da parte nostra approfondire questi argomenti ma su base scientifica e non su base ideologica dicendo: "già una volta si era espresso il Consiglio e aveva detto che si era contrari a questo intervento, rimanifestiamolo a prescindere", senza fare delle valutazioni che vanno nell'interesse della nostra comunità e della comunità internazionale. Oggi, perlomeno per quanto ci riguarda, occorre esprimersi non a favore di questo approccio, un approccio che riteniamo essere miope per quanto concerne l'economia intera della nostra regione, della realtà interessata dall'adiacenza della Valdigne, perché è anche questa un'occasione in cui potrebbero essere considerate tutta una serie di iniziative a valenza ambientale di cui si discute da tempo per migliorare l'accessibilità all'infrastruttura.
Allo stesso modo non posso condividere un intervento di questo genere come contraddittorio rispetto al rapporto con l'iniziativa Unesco e di valorizzazione del massiccio del Monte Bianco, perché personalmente sono convinto che sia proprio opposta la direzione da tenere, perché il tasso di inquinamento, come ha ben detto prima il collega Bianchi, è molto cambiato nel tempo e soprattutto e da ascrivere ad altri soggetti emittenti. L'inquinamento soprattutto dalla parte di Chamonix è un inquinamento che deriva dal riscaldamento più che dal passaggio dei mezzi, oltretutto, quando si ragiona su queste iniziative, bisogna ragionare con la lungimiranza dei 30-40 anni, perché non è che un'opera così la si può fare tutti i giorni, o la si fa in breve periodo, non possiamo ragionare con gli interessi di domani, dobbiamo ragionare che tra 10 anni migliorerà la situazione sotto il profilo dei mezzi che circoleranno, esperienza che abbiamo già visto in questo decennio, oggi siamo già all'euro 6, probabilmente si arriverà a dei mezzi che addirittura saranno ad inquinamento zero tra 20 anni. Ci sono quindi tutta una serie di considerazioni che vanno fatte, non possiamo dire: "noi siamo per il "no" a prescindere", perché, se così fosse, saremmo ancora all'età della pietra se qualcuno non avesse portato avanti delle iniziative per far crescere e sviluppare il proprio territorio.
Credo pertanto che, pur ciascuno nelle proprie convinzioni, sia corretto quanto meno fare degli approfondimenti sulla materia. Riteniamo sia doveroso procedere in questo senso e, come Gruppo Stella Alpina in particolare, siamo per dare sicurezza a questa infrastruttura, pertanto se essa è ottenuta attraverso una seconda canna di servizio o una seconda canna di utilizzo, noi sicuramente appoggeremo l'iniziativa pur sapendo che anche se questa è espressione del Consiglio regionale, occorrerà attivare delle interlocuzioni su piani e livelli diversi. Prima di tutto bisogna avere unità di visione all'interno del proprio Stato, quindi con tutti gli azionisti che partecipano all'azionariato della società, ma poi ci sarà un forte dibattito a livello internazionale con i francesi, dove ciascuno manifesterà le proprie opinioni. La società ha già dimostrato quest'anno che, laddove ha potuto, è intervenuta senza interferire con il traffico, ma un conto è intervenire su 500 metri di pavimentazione e di impalcato, un conto dopo 60 anni pensare di intervenire sulla struttura sulla volta, di questo tubo in modo significativo e massiccio in condizioni di esercizio, penso che questo per chiunque abbia una visione un po' tecnica sia difficile da pensare. Allora credo sia un po' da censurare il comportamento dei francesi, che utilizzano in questo momento il nascondersi dietro delle questioni tecniche per sostenere delle posizioni di carattere politico, pregiudiziale, perché loro, come ha detto prima il collega Bianchi, potrebbero anche avere interesse a valorizzare l'asse del Fréjus a discapito di quello del Monte Bianco. Penso che la Valle d'Aosta non possa permettersi nel prossimo futuro di essere sotto schiaffo delle normative di carattere europeo, che sono sempre più stringenti e vincolanti ai fini della sicurezza. Ritengo che dobbiamo guardare anche quello che fanno gli altri. Alla fine, quando gli altri si comportano in una determinata maniera, bisogna chiedersi se c'è forse qualche ragione. Se tutti i tunnel transalpini stanno realizzando delle seconde canne, ci sarà pure una ragione, non penso che tutti portino avanti queste iniziative per sperperare del denaro pubblico, penso che alla base ci sia la salvaguardia degli interessi delle proprie comunità e proprio con questo spirito noi di Stella Alpina ci approcciamo a questo problema.
Présidente - La parole au collègue Bertin.
Bertin (RC-AC) - Intervengo per fare alcune precisazioni perché la discussione è andata fuori tema, mi pare che ci siano state affermazioni molto discutibili. È ovvio, questo nessuno l'ha messo in discussione, la presenza del tunnel è un nostro grande vantaggio. Se si guarda la storia di questa Regione, la Valle d'Aosta ha avuto benessere e aumento della qualità della vita quando si è aperta sia con il tunnel, sia con altri... verso l'esterno e ha vissuto momenti di povertà quando si è chiuso, ma questo è un discorso ovvio. Non ho ribadito l'importanza del Tunnel del Monte Bianco rispetto ai rapporti con la Savoia e, in generale, alla crescita del turismo perché mi parevano ovvi e scontati e tutti i Valdostani li conoscono. Cosa diversa è la questione del raddoppio del tunnel, che non è una questione ideologica, non ha niente di ideologico, anzi l'atteggiamento che state prendendo, a mio avviso, avrà delle conseguenze negative, questo mi pare ideologico.
Oggi dobbiamo scongiurare la chiusura proprio in ragione di quello che si diceva in precedenza e, per scongiurarla, bisogna avere un atteggiamento di realismo politico, non ideologico, legato all'inesistenza di possibilità proprio per l'opposizione degli interessi francesi a un raddoppio del tunnel rispetto a tale questione. Se andate avanti scegliendo la via del raddoppio, finirà che il tunnel si chiuderà sul serio per due anni, con tutte le conseguenze che ci saranno. Oggi va trovata un'altra soluzione rispetto a questa questione, una soluzione alternativa al raddoppio della canna, a una nuova canna perché altrimenti questa regione diventerà il corridoio per le merci, seguendo gli interessi della famiglia Benetton; al contrario questo collegamento deve essere un collegamento turistico per collegare due realtà e non diventare il corridoio di merci per seguire gli interessi di Benetton e delle Autostrade. Ribadisco che ci va anche un po' di realismo politico, questo deve essere l'obiettivo: portare questo tunnel a essere un collegamento e a valorizzare turisticamente le due zone anche dal punto di vista ambientale, perché questa è la strategia di lungo termine, caro Marquis, non è costruire strade e tunnel a gò-gò, tra l'altro, con un aumento di una canna è ovvio che aumenterà anche il traffico e con questo conseguentemente anche l'inquinamento. È una questione di realismo politico, altro che ideologica, e di obiettivi di lungo periodo rispetto a quello che vogliamo per questa Regione e quello che deve rappresentare questo tunnel e questo collegamento.
Ho trovato simpatico l'intervento del Consigliere Bianchi, la versione Union Valdôtaine nazionalista mi mancava: la guerra dei confini con il Monte Bianco, la Francia cugino cattivo, ci mancava soltanto il franco-coloniale e poi il repertorio di questi giorni del nazionalismo italiano in versione adesso anche Unionista saltava fuori tutto in questo Consiglio. Mi pare un po' eccessivo questo atteggiamento. Quello che richiamo è un realismo politico di guardare ai prossimi 30 anni su come vogliamo valorizzare quella zona tenendo presente che il collegamento è strategico, ma bisogna imporre alla società di gestione delle soluzioni alternative che non chiudano per due anni il tunnel e che non si faccia semplicemente un raddoppio: questo è l'obiettivo di questa mozione. Se non ribadiamo questa posizione, vi prendete la responsabilità di chiuderlo quel tunnel per due anni, altro che raddoppio. Questa è la situazione e anche, in una visione di lungo periodo, è ovvio che è assolutamente sbagliato questo atteggiamento.
Presidente - La parola alla collega Pulz.
Pulz (ADU VDA) - Ringrazio i colleghi Bertin e Minelli per questa mozione che ci vede assolutamente favorevoli e non vi leggiamo proprio nulla di ideologico. A noi pare invece evidente che le minacce di chiusura del tunnel servano soltanto a convincere la popolazione della ineluttabilità della costruzione di una seconda canna, ma solo le persone che non hanno spirito critico oppure quelle che hanno interessi da difendere, scusate la franchezza, possono cadere in questo equivoco. In realtà ci pare piuttosto chiaro che siamo di fronte a una guerra commerciale con il Traforo del Fréjus per non perdere fette di mercato. Altri lavori, con conseguenti limitazioni al traffico, indirizzerebbero i mezzi pesanti verso un valico più comodo, che sta già raddoppiando il suo traforo: questo lo ha capito perfettamente l'Amministratore delegato del Fréjus Tosoni che in assemblea ha dichiarato che la chiusura parziale programmata del Traforo del Bianco per importanti lavori di lunga durata, in concomitanza con l'apertura della seconda galleria del Fréjus, avrà probabilmente effetti positivi sul traffico. Capiamo il timore della Società del Monte Bianco di perdere ingenti guadagni, ma, come in tutte le cose, c'è sempre il risvolto della medaglia. Mi sembra che gli abitanti della Valdigne, forse non tutti, non siano troppo affranti dalla prospettiva di una riduzione del transito sotto le loro finestre di merci prodotte lontano e destinate a mete spesso ancora più lontane. Riprendo la bella metafora del collega Bertin di questo corridoio commerciale inquinato, come facciamo a parlare della Valle d'Aosta come meta turistica d'eccellenza quando, di fatto, siamo qui a difendere gli azionisti della Società del Monte Bianco con i loro bei dividendi? In sintesi ci sembra di trovarci di fronte a un grossolano ricatto: "se non ci fate raddoppiare il Monte Bianco per competere con il Fréjus, noi vi chiudiamo il traforo".
Ricordiamo che al Fréjus quella che doveva essere una galleria di servizio, strada facendo, velocemente, si è trasformata in una seconda canna di circolazione. Ci sono delle soluzioni tecniche per fare i lavori necessari senza dovere chiudere completamente il tunnel al traffico, lo dimostrano i lavori terminati, ma, di fronte a questa emergenza, un dubbio ci sembra che possa sorgere spontaneo: dopo il terribile incidente, ci avevano detto che il traforo era un traforo all'avanguardia, un gioiello di sicurezza e di tecnologia, ma perché dopo 16 anni è tutto completamente da rifare? Dopo l'altra tragedia molto più recente del ponte Morandi a Genova, forse possiamo permetterci di chiedere come siano stati fatti questi lavori di manutenzione da parte di una società che fa comunque riferimento al gruppo Benetton, o non si può dire? Se avessimo studi seri e indipendenti, se potessimo parlare con ingegneri che non hanno alcun interesse, non studi commissionati ad hoc, forse capiremmo come poi ogni nuova infrastruttura in qualche modo porti anche un aumento del traffico e noi valdostani sappiamo meglio di altri come le società autostradali non siano enti di beneficenza, ma pensino ai propri guadagni, forse soltanto a quello, a scapito di tutta la popolazione. E allora come possiamo credere che Benetton e soci investano in un nuovo tunnel senza volere aumentare di fatto poi i transiti?
Sono già stati citati inoltre gli amici della Vallée de l'Arve, che da sempre sono contrari al raddoppio, come lo è il Sindaco di Chamonix, che ha ribadito a più riprese la sua contrarietà dicendo qualcosa di molto significativo che vorrei riportarvi qui: "ce projet vient contredire tous les efforts déployés depuis des nombreuses années par le territoire pour limiter l'impact des activités humaines sur la santé et l'environnement et construire un développement durable local". La minaccia del raddoppio dovrebbe essere, secondo noi - e qui non c'è alcuna ideologia a parlare -, l'occasione per lavorare tutti insieme davvero per la difesa del nostro territorio perché stiamo parlando del delicatissimo ecosistema del Monte Bianco, che è unico in Europa. Inoltre, di fronte a un'opera del genere, nel Paese dei gilets jaunes, dove la gente è molto più abituata a reagire alle questioni, la reazione popolare sarebbe stata senz'altro superiore alle proposte già peraltro significative avvenute dopo l'incendio. Inoltre, i francesi sono lì a ricordarci, magari per i loro interessi come dite voi, ma io non lo credo, che le redoublement est incompatible avec la candidature du Mont-Blanc à l'Unesco. Non ci teniamo? Io personalmente sì. Inoltre il "no" francese, insieme alla giusta contrarietà delle associazioni ambientaliste, ci pare chiudere la questione del raddoppio. Allora forse adesso dobbiamo spostare la domanda e chiederci: qual è il ruolo delle istituzioni, della nostra e di altre? Forse è quello di pretendere dalla società del traforo un puntuale progetto degli interventi di manutenzione e un realistico cronoprogramma per sapere esattamente cosa ci aspetta.
Presidente - La parola al collega Lucianaz.
Lucianaz (LEGA VDA) - J'interviens très brièvement. Avant tout il y a totale confiance du mouvement de la Lega à la position d'Aggravi, qui est concerné directement en tant que Cremeyeren [traduzione dal patois: abitanti di Courmayeur] et en plus est très sensible à l'économie, donc on ne change pas de position. Au collègue Marquis qui dit des choses étonnantes il faut quand même dire quelque chose. "I francesi sono sempre ostativi alla realizzazione", alors moi je ne discute pas les données économiques mais au moins un peu d'histoire: en 1814 déjà la population valdôtaine a demandé à la Maison de Savoie d'être liée aux frères savoisiens, donc c'est très vieux le projet de demander une possibilité de connexion. En 1946 Lora Totino commence les travaux, en 1949 est signé l'accord avec la France, les choses se réalisent à deux quand même, ce n'est pas que la France est contraire... Après s'il y a des positions personnelles, on se souvient très bien de la position de Pierre Fosson à propos du Tunnel du Mont-Blanc.
Je veux seulement ajouter un élément: celui du lien culturel, d'accord les intérêts, d'accord le pourcentage des revenus qui retombent sur le budget valdôtain, mais quand même la raison de cette œuvre c'est celle de lier les deux peuples et il y a un témoignage de De Gaulle le jour de la cérémonie qui, sur volonté du Quirinale, n'a pas été transmise par la RAI, qui dit en italien: "i nostri due popoli, dimenticando le malevolenze dei 20 anni precedenti durante la guerra, finalmente hanno pensato di legarsi, in particolare questa bella Valle, che sangue, lingua e sentimenti la legano alla Francia". Voilà celle-ci était la volonté des français, donc je ne peux pas accepter vos affirmations. Moi je propose concrètement que si on discute du tunnel, il faut quand même trouver une solution pour que les valdôtains, les savoisiens, les résidents aient des avantages pour utiliser cet important lien, après je n'entre pas dans la discussion du doublement de la canne.
Presidente - La parola al collega Gerandin.
Gerandin (MOUV') - Del raddoppio del Tunnel del Monte Bianco quest'aula ha già avuto modo di parlarne parecchie volte. Stavo rileggendo una mozione approvata il 16 aprile 2009, in quell'anno ricorreva il decennale del rogo del Tunnel del Monte Bianco e nei presupposti di questa mozione si diceva: "tenuto conto dell'importanza di tale tunnel per il mantenimento e lo sviluppo delle fondamentali comunicazioni e relazioni istituzionali, culturali ed economiche... impegna il Presidente della Regione - questa è la mozione votata da questo Consiglio - a riaffermare l'assoluta contrarietà nei confronti del raddoppio del Traforo del Monte Bianco nelle sedi istituzionali opportune per le motivazioni esplicitate in premessa e a presentare in Consiglio la discussione su un eventuale tunnel di sicurezza...". È chiaro che, rispetto al 2009, il mondo è cambiato e penso che questo impegno, che era un impegno molto preciso, vada rivisto anche alla luce delle problematiche che nel frattempo sono sorte, la necessità di intervenire su questo tunnel, che è fondamentale, perché non è pensabile aggravare o arrivare di nuovo a un isolamento che possa durare, come si ipotizza, due o anche più anni. Invito perciò il collega Bertin a ritirare l'impegno riferito al punto 1, vale a dire essere tassativi sulla contrarietà di quello che può essere un ipotetico raddoppio del tunnel e mantenere il punto 2, che dice: "ad informarsi presso la società di gestione della struttura e a riferire alla commissione consiliare competente in merito ai lavori di manutenzione e messa in sicurezza effettuati in questi anni e ad eventuali interventi futuri". Penso che ci sia necessità da parte di tutti di avere un quadro chiaro e preciso di che interventi vanno fatti, come vanno fatti, la durata e le soluzioni tecniche previste. Prima di arrivare a qualunque tipo di decisione, pertanto mi parrebbe una richiesta di buon senso quella che sto avanzando al collega Bertin, cioè di mantenere il punto 2, che mi sembra un punto condivisibile; se così non fosse, per quello che riguarda MOUV', noi ci asterremo.
Presidente - La parola al collega Bianchi per il secondo intervento, prego.
Bianchi (UV) - Sarò brevissimo, solo per rispondere al collega Bertin. Non c'è la volontà da parte dell'Union Valdôtaine di un'inversione di marcia verso il nazionalismo o lo statalismo italiano, è solamente che, se un popolo amico - e ribadisco "amico" - fa una scelta che preclude e soprattutto crea dei danni a una popolazione, a mio avviso, io, come eletto all'interno del Consiglio regionale - e gli interventi che ho sentito vanno quasi tutti in quella direzione -, sono qui per fare gli interessi del territorio al di qua del Monte Bianco.
Presidente - La parola al collega Aggravi per il secondo intervento.
Aggravi (LEGA VDA) - Soltanto per fare due considerazioni rispetto alle dichiarazioni che ha fatto la collega Pulz, che mi trova pienamente d'accordo e in linea con quanto era già stato a suo tempo da noi chiesto, cioè avere un puntuale stato dell'arte riguardo alla sicurezza sul tunnel, sulle prospettive e soprattutto chiarezza sugli interventi necessari da fare perché, se non si sa, non si può decidere. Dall'altro lato, però, mi sento di ricordare una cosa e su questo punto sono tassativo, non è vero che gli abitanti o una parte della Valdigne non si preoccupano di quello che può avvenire sulla chiusura del traforo. Le tute bianche le ricordiamo tutti, ma erano una parte perché, se le tute bianche fossero state la maggioranza o quasi tutta la Valdigne, probabilmente nel 1999 il traforo non lo avremmo più riaperto e invece c'erano tante persone senza tuta che lavoravano e che il traforo lo volevano aprire perché volevano riprendere il lavoro.
Dall'altro lato sinceramente - e qui è forse più una questione di ideologia economica, è vero -, la Società Autostrade non è un ente di beneficienza, ma neanche la Regione autonoma Valle d'Aosta, che è socia della società Autostrade, quindi chi ha i cordoni della borsa sa che purtroppo - io dico per fortuna - gli utili di questa società fanno anche comodo all'ente di cui siamo rappresentanti e forse quei soldi possono anche consentire tutta una serie di politiche che vanno a difesa dell'ambiente e sicuramente della salubrità dell'aria. Mi trovo anche d'accordo con chi ha fatto dei ragionamenti che guardano al lungo periodo. Noi dobbiamo considerare in toto anche una serie di questioni, non possiamo dirci favorevoli alla mobilità sostenibile, ai mezzi elettrici, all'evoluzione dei trasporti se poi, quando parliamo di queste questioni, non consideriamo che le tanto terribili multinazionali - che, è vero, spesso sono terribili, io ho lavorato per una multinazionale e lo confermo - stanno lavorando sicuramente con una visione più di mercato che sociale a un'evoluzione dei mezzi di trasporto che va verso l'utilizzo dell'elettricità o di altre forme che non sono legate alla combustione e quindi che non favoriscono l'inquinamento. Se devo guardare nel lungo periodo, guardo verso questo tipo di trasporto e non certamente a un trasporto che guarda al passato e guarda a combustibili fossili che hanno portato inquinamento.
Presidente - Colleghi, vista l'ora, sospendiamo i lavori, che riprenderanno alle ore 15:30. La seduta è tolta.
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La seduta termina alle ore 12:57.