Oggetto del Consiglio n. 308 del 10 gennaio 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 308/XV - Interpellanza: "Riorganizzazione del sistema di welfare regionale".
Distort (Presidente) - Punto n. 38 all'ordine del giorno. La parola, per l'illustrazione, al Consigliere Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Questa interpellanza nasce dall'esigenza di comprendere nei dettagli come questa nuova maggioranza intenda affrontare il tema della povertà, del sostegno alle persone in difficoltà, in una parola come si intenda riorganizzare il welfare valdostano. Una proposta, per quanto possa definirla labile e confusa, è stata formulata nel vostro programma di governo (quello corposo, quello composto da ben due pagine, insufficienti per acquistare un immobile, figuriamoci per governare una Regione!): avete specificato che è vostra intenzione riorganizzare il welfare adottando un unico percorso di sostegno a favore delle persone e delle famiglie in condizioni di disagio socioeconomico (misura unica) per superare l'attuale frammentazione e sovrapposizione di aiuti. Noi siamo assolutamente favorevoli a questo tipo di impostazione, perché è evidente che dissipare (l'abbiamo già detto in occasione della discussione del bilancio) in mille rivoli, senza una progettualità, senza una idea chiara sui risultati da raggiungere, sia assolutamente deprecabile. Riteniamo però che prima di arrivare a questo risultato si debba studiare, e prima di percorrere una strada, soprattutto in un settore così delicato, che si debba verificare l'esistente e poi, una volta chiarito l'obiettivo, che si debba agire. Tanto per essere chiari - ma anche questo abbiamo già avuto modo di ribadirlo altre volte - l'aver cancellato il bon de chauffage prima di capire in quale direzione andare non è certo un bel segnale, credo che tanti valdostani vi abbiano dimostrato e testimoniato la loro contrarietà.
Detto questo, è assolutamente necessario andare ad approfondire quanto che avete dichiarato nel vostro programma e le motivazioni che vengono date direttamente da colui che dovrebbe rispondere a questa interpellanza. Fu infatti l'Assessore Baccega, durante la prima seduta di questo Consiglio - quindi quella di giugno - che, commentando il nostro programma di governo, disse: "Si tratta sicuramente di un programma corposo, fatto di annunci, di buoni propositi in alcuni casi, ma che sfiora soltanto alcune questioni più delicate" e che "ci sarà attenzione in quella direzione, ma non si capisce bene, come, quando, perché e con che risorse". A questo punto, prendendo a prestito le sue parole, Assessore Baccega, le chiedo cortesemente di farci sapere come, quando, perché e con che risorse intendete riorganizzare il welfare adottando un unico percorso a sostegno delle persone e delle famiglie in condizioni di disagio socioeconomico (misura unica), per superare l'attuale frammentazione e sovrapposizione di aiuti.
Presidente - Do la parola all'Assessore Baccega per la risposta.
Baccega (UV) - Questa interpellanza ci consente di fare il punto su tutti gli aiuti che la Regione mette a disposizione della collettività proprio nella fase di avvio della riorganizzazione del welfare in Valle d'Aosta. L'Amministrazione regionale, nel corso degli anni, in particolare quelli più recenti, quelli delle profonde crisi - non possiamo dimenticare che le due crisi socioeconomiche che hanno investito la nostra Regione sono partite nel 2009, la prima, e nel 2012, la seconda - ha previsto dei sussidi che sono sempre stati offerti alle famiglie e alle persone in situazioni di disagio, sostegni di natura economica, e non solo, per affrontare le difficoltà.
Non diciamo nulla di strano se sosteniamo che il welfare della Valle d'Aosta da sempre è stato considerato un'eccellenza a livello nazionale. Malgrado questo, noi vogliamo fare meglio e di più, quindi abbiamo avviato questo percorso che va nella direzione di riorganizzare e ottimizzare le risorse per dare sempre di più.
Facendo un excursus dei sostegni a disposizione, cito la legge 23 luglio 2010 "Interventi economici di sostegno e promozione sociale", legge che presenta una serie di sostegni prettamente economici per le famiglie per necessità differenti rispetto alla cura delle persone anziane, ai disabili, ai minori, alle necessità quotidiane della famiglia, a contributi per l'inclusione sociale, a contributi straordinari, ai voucher per il servizio "tata familiare", soltanto per citarne alcuni, ma poi ancora per la frequenza di collegi, convitti, doposcuola e contributi a favore di giovani e adulti tra i 18 e i 21 anni per il raggiungimento della loro autonomia. C'è tanta sostanza, e questo solo con una legge. Vi è poi la legge n. 3 del 13 febbraio del 2013, quella dell'edilizia residenziale pubblica, quella che negli anni abbiamo considerato la "legge quadro sulla casa", la quale ha avuto riscontri estremamente eccezionali, quella che dà i contributi per le locazioni dei quali si è discusso poco fa, quella che sostiene fortemente l'emergenza abitativa, emergenza abitativa che negli ultimi anni ha avuto un tracollo rispetto al passato da quando, nel 2015, questa competenza è passata alla Regione. Abbiamo la legge 20 gennaio del 2015, n. 3 "Interventi e iniziative regionali per l'accesso al credito sociale e per il contrasto alla povertà", il prestito sociale d'onore, che consiste nell'erogazione di un contributo massimo di 2 mila euro da restituire in ore di attività da parte del beneficiario e da svolgersi presso Enti convenzionati: Enti locali, Cooperative sociali e Organizzazioni di volontariato. Andiamo avanti con la legge 10 novembre 2015 "Misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito". Tale legge, sperimentata nel corso del triennio 2015-2018, prevedeva l'erogazione di un contributo massimo di 550 euro mensili per cinque mesi, eventualmente prorogabili per altri tre mesi, a fronte dell'impegno del beneficiario e dei suoi familiari a sottoscrivere un patto di inclusione. Questa misura prevedeva la collaborazione della presa in carico della famiglia da parte dei servizi sociali e poi altri contributi: le borse di studio, le agevolazioni tariffarie per gli over 65, per gli studenti universitari, il servizio di trasporto per i disabili. Ancora: il decreto legislativo n. 147 del 15 settembre 2017 (sto parlando di interventi nazionali), il reddito di inclusione, il REI, un intervento che prevede un progetto personalizzato per la presa in carico dei soggetti per almeno di diciotto mesi, anche in questo caso con la sottoscrizione di un patto di inclusione per la famiglia. Infine vi è l'ultimo atto che abbiamo approvato in Giunta recentemente, la delibera n. 1671 del 20 dicembre 2018, il piano regionale per la lotta alla povertà, che era richiesto dal piano nazionale, con una serie di interventi già attivati in parte negli anni scorsi, ma che vengono meglio coordinati e organizzati secondo la logica della collaborazione interassessorile per quanto riguarda le strutture dell'Amministrazione interessate dal tema della povertà e quelle del pubblico-privato con particolare riferimento al terzo settore e al ruolo di coprogrammazione e coprogettazione con gli Enti pubblici.
Vanno pertanto evidenziate le tre fasi in cui si sta lavorando per andare nella direzione che si è anticipata nel programma di governo. Le tre fasi riguardano le tre principali azioni previste dal piano regionale per la lotta alla povertà.
Prima fase: la costituzione del tavolo interistituzionale della povertà, ferma restando la titolarità in capo all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali delle funzioni di direzione, coordinamento e pianificazione. Il tavolo interistituzionale costituisce la sede di confronto e di raccordo politico strategico e funzionale tra i vari dipartimenti dell'Amministrazione regionale e coinvolge il terzo settore, l'azienda USL, l'INPS, gli Enti locali, direi un tavolo tecnico della povertà a cui partecipano tutti i referenti tecnici apicali dei rispettivi settori.
Seconda fase: la presa in carico multidimensionale. Ogni famiglia, in situazioni di difficoltà, deve avere un quadro preciso, una scheda nella quale viene messo in evidenza tutto il percorso con la collaborazione di un'équipe multiprofessionale (l'assistente sociale, lo psicologo, gli insegnanti, gli operatori del terzo settore, i centri per l'impiego e il settore casa).
Terza fase: la ricostituzione e la revisione di ulteriori servizi e interventi di supporto e la presa in carico delle famiglie in difficoltà, quindi l'emporio solidale quotidiano, i servizi di dormitorio, la mensa, le mense pubbliche, il progetto di attivazione, perciò ci sono tutta una serie di percorsi che vanno verso l'obiettivo della riorganizzazione. Sono percorsi che abbiamo già intrapreso, anche solo questo mese, per cominciare a lavorare nella direzione indicata, quindi vi è una riorganizzazione del sistema di welfare attraverso azioni mirate e coordinate che portano alla definizione di una misura di sostegno unica per la famiglia. Il percorso deve necessariamente prevedere tappe intermedie, anche in via sperimentale, per poter unificare quello della presa in carico, per stabilire i requisiti e le modalità di progettazione, di gestione e di monitoraggio degli interventi di sostegno, per attivare e organizzare attività da proporre alle famiglie al fine di favorire la loro attivazione in prima persona. Tutto questo percorso che i servizi sociali faranno porterà, laddove possibile e laddove si intenda avere l'opportunità per quella famiglia, alle porte dell'inclusione del lavoro. Sarà poi l'Assessore Bertschy a determinare i percorsi, ma andremo ad avviare una fase di grande collaborazione.
Occorre infine ricordare, come è già stato illustrato negli approfondimenti svolti il 29 novembre scorso durante la Conferenza della famiglia, l'incontro informativo dello studio eseguito dall'Università della Valle d'Aosta e coordinato dal professor Patrik Vesan: è ormai in atto un processo di progressiva introduzione del voucher nelle famiglie per l'acquisto di servizi in ambito sociale. Sono già attivi gli interventi mediante i voucher per l'utilizzo del servizio di tata familiare e il voucher integrativo finanziato dal Fondo Sociale Europeo per i servizi di nido e di infanzia che coinvolgono circa 1.300 famiglie valdostane, con una spesa complessiva annua vicino al milione di euro. Questi interventi si aggiungono anche alle facoltà poste in capo alle Unités des Communes. Su questi argomenti andremo certamente a confrontarci in Commissione, ma vedo che il socio ride... mi scusi per il "socio", volevo dire "collega".
Concludo dicendo che una revisione così incisiva del sistema di welfare regionale compatibile con le richieste di interventi nazionali si sta programmando e organizzando su tempi medio-lunghi e orientamenti politici fermi. Si può dire che si è avviato il percorso che solo un'efficace stabilità porterà a compimento. Ad oggi si è ricostituita la governance del piano di zona in capo alla Regione, si è approvato e ammesso a finanziamento il piano regionale per la lotta alla povertà, per cui si possono avviare tutte le azioni previste.
Dalle ore 10:30 riassume la presidenza la Presidente Emily Rini.
Rini (Presidente) - Per la replica, la parola al collega Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Gentile membro di questo Consiglio, nonché Assessore Baccega, lei si offende quando le dicono "lacrime di coccodrillo", però poi chiama "socio" un Consigliere di quest'Assise; ovviamente dovrebbe essere un pochino più educato e contenuto nelle sue espressioni, ma capisco di chiederle un po' troppo.
Venendo agli argomenti da lei espressi, è evidente che lei non ha risposto alla domanda posta, perché con questa iniziativa non le è stato chiesto di spiegarci quali sono le misure ad oggi attive sul territorio regionale, né di dire qual è il tavolo in cui lei si va a sedere. Riprendendo una battuta fatta dal collega Rollandin a suo tempo: "Quando c'è un tavolo, perlomeno bisognerebbe metterci i piatti prima di potersi sedere e quindi capire che cosa c'è sul tavolo per poterne discutere", lei non ci ha detto (eppure era stato molto preciso durante la prima seduta di questo Consiglio!) come, quando, perché e con quali risorse intendete riorganizzare il welfare valdostano. Ha detto che si fanno tante cose, ha messo tutto e il contrario di tutto all'interno di questo elenco - cose che non c'entrano nulla l'una con l'altra, non sono certo misure di welfare in senso stretto che si possono accorpare, a meno che lei non voglia accorpare l'emergenza abitativa con il prestito sociale d'onore o le case popolari; ha citato anche la legge ERP con il piano regionale della povertà. Ora io credo che il problema sia grave.
Peraltro è stato molto curioso vederla citare il crollo dell'emergenza abitativa. Assessore, una delle prime iniziative, se non la prima, che ho svolto da Consigliere comunale, è stata quella di fare un atto di sindacato ispettivo sulle emergenze abitative del comune di Aosta. Ebbene, insieme alla collega Spelgatti, abbiamo scoperto che in quel periodo venivano erogate emergenze abitative che assommavano anche 1.100-1.200 euro al mese, quindi veniva pagato dal Comune un affitto di emergenza abitativa che assommava 1.200 euro. Magicamente quegli affitti di emergenza abitativa si sono ridotti, sia dopo che è stato sollevato questo problema, sia - lo dico perché così rimane agli atti, per chi sente in quest'aula, ma soprattutto per chi è fuori, così potrà in seguito fare gli accertamenti opportuni - il fatto che sia stato posto all'interno del Consiglio comunale un fatto davvero strano legato all'emergenza abitativa: vi sono famiglie che hanno vissuto in emergenza abitativa per anni senza che vi fosse un contratto. L'emergenza abitativa, come sapete, è una misura che dura al massimo diciotto mesi (dodici mesi prorogabili a sei), ma pare che abbiano vissuto per svariati anni senza che vi fosse un contratto a regolarizzare quelle posizioni. Inoltre, stando a una recente comunicazione dell'ARER, queste 74 famiglie hanno dovuto lasciare quelle abitazioni il 31 dicembre - perché è scaduta l'emergenza abitativa - e si evidenziava che non vi era un titolo, ma queste famiglie hanno continuato a pagare un affitto, quella parte di 20 per cento di emergenza abitativa. Vedo il collega Sorbara che si agita... È chiaro che questo sarà oggetto di approfondimento, non è oggetto di questa interpellanza, ma con questa risposta lei ha chiarito quale sarà la volontà di lavoro dei prossimi mesi.
Pertanto noi, come ha già più volte ricordato il collega Ferrero, saremo pronti a interpellare le strutture che necessariamente devono operare un controllo e a fornire loro i documenti necessari per fare tutti gli approfondimenti del caso.
Presidente - Per integrazione della replica, la parola al collega Distort.
Distort (LEGA VDA) - Il tempo è veramente breve. È solo per esprimere il mio pensiero e quello della Lega che qui rappresento, e che vuole essere una proposta per il Governo della Regione. Si è parlato di famiglia e la mia idea, che sintetizzo in questo pochissimo tempo, è la seguente: riflettiamo, riflettete sul fatto che il welfare per la famiglia deve essere considerato sotto il profilo non di soldi che vengono elargiti, di finanze stanziate, ma sotto il profilo dell'investimento, perché la famiglia è la cellula base della società, è un elemento di investimento su tutti i fronti. Ragioniamoci, pensiamoci, fate vostra questa mia considerazione su cui io e il gruppo Lega mettiamo la bandierina, nel senso che lo portiamo avanti come battaglia in cui crediamo profondamente.
Presidente - Il collega Sorbara chiede la parola per fatto personale. Mi esplicita il fatto personale?
Sorbara (UV) - Perché il Consigliere Manfrin mi ha citato, ha dato una suggestione dicendo che sono agitato. Ora io penso di avere dimostrato, in questi sette mesi, di essere forse una delle persone più calme. Credo che i miei interventi non siano così agitati e, per mia natura, cerco di informarmi piuttosto che rischiare di dire idiozie, per cui non sono assolutamente agitato. Posso confermare e posso dire che le affermazioni molte volte non sono complete e allora, non dando molte volte le informazioni complete, si può sviare dalla verità. Consigliere Manfrin, stia pur tranquillo, Sorbara è molto rilassato e l'ha dimostrato in questi sette mesi.