Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 303 del 9 gennaio 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 303/XV - Interpellanza: "Intendimenti in merito alle misure di razionalizzazione introdotte nel piano aziendale della società Monterosa S.p.A.".

Presidente - Se siete d'accordo facciamo ancora il punto 33. Per l'illustrazione, la parola al collega Cognetta.

Cognetta (MOUV') - Parliamo ancora una volta di Monterosa, visto che siamo in argomento, quest'oggi. In questo caso parliamo di una questione un pochino più articolata. Sono uscite le proposte di razionalizzazione, inserite nel piano aziendale della Monterosa per il quinquennio 2018-2023, e, all'interno di queste linee, appaiono chiare le indicazioni che la società dà rispetto alla razionalizzazione, che viene indicata, di alcune stazioni minori. Ci sono dei dati economici che, ovviamente, fanno riferimento alle perdite di alcune stazioni, come Antagnod, Weissmatten, Estoul e Champorcher, e a delle possibili soluzioni rispetto alla riduzione di queste perdite. Alcune di queste riduzioni porterebbero, eventualmente, a un risparmio gestionale di circa 800.000 euro annui; recita così la descrizione all'interno del piano.

Con questa interpellanza io chiedo al governo di sapere se, per caso, vuole dire a Finaosta - perché Finaosta ha la proprietà della società - di indicare a sua volta a Monterosa di soprassedere alla chiusura dei comprensori di Antagnod e alla riduzione del comprensorio di Champorcher.

Sostanzialmente, perché ho fatto questa interpellanza? Perché vorrei capire una cosa dell'indirizzo da parte di questo Governo, essendo le società degli impianti di risalita delle società commerciali sui generis, nel senso che non rispondono effettivamente alla normativa di una qualsiasi società commerciale. Sapete benissimo che non esiste il de minimis, sono società ampiamente finanziate, c'è una legge regionale apposta, ma non è stato fatto solo questo: per esempio, alla Monterosa sono stati dati 16,1 milioni di aumento di capitale l'anno scorso, per rifare un tratto della funivia che ha in gestione, ma questo è successo anche per tante altre società, perché sostanzialmente non si guarda effettivamente alla sostenibilità economica. Se guardassimo alla sostenibilità economica degli impianti di risalita, avremmo delle grossissime difficoltà a mantenere aperte certe stazioni. Diciamo che si cerca di compensare quelle che rendono rispetto a quelle che non rendono.

Ed è proprio questo il punto: se è vero questo, allora va sostenuta anche la piccola stazione. Se non è vero questo, allora la scelta politica è diversa e si fa una scelta completamente differente: si chiudono le piccole stazioni e si mantengono solo quelle che rendono, cioè le più grandi; bisogna vedere poi fino a quando.

Con questa interpellanza io voglio capire l'intendimento del governo, perché se chi gestisce la società immagina di gestire una società privata, totalmente privata, non dovrebbe mai rivolgersi al pubblico, dovrebbe gestire le cose sempre in modo privato, non dovrebbe chiedere aumenti di capitale, dovrebbe trovare da solo i soldi per fare gli investimenti necessari, se lo può sostenere. Altresì, invece, se chiede a noi, allora si assume anche l'onere di mantenere le stazioni piccole, altrimenti non c'è parità di trattamento. Diventa tutto molto opinabile.

Vorrei sapere, a questo punto, cosa ne pensa il governo.

Presidente - Per la risposta, la parola all'Assessore Bertschy.

Bertschy (UVP) - Grazie collega. Io credo che il principio politico e, soprattutto, la visione politica che lei dà di questa interpellanza, ci trovi tutti concordi. Dopo le prese di posizione del governo, ma di tutte le forze politiche, nello scorso Consiglio, dobbiamo cercare di far crescere le nostre società, di generare profitto dove si può, ma, allo stesso tempo, non abbandonare quelle stazioni - visto che parliamo di sci - che sono più in difficoltà, per esempio le località minori. Minori in termini di entrate, ma non in termini di qualità del paesaggio, della montagna e del comprensorio in generale. Sotto questo profilo ci siamo e siamo assolutamente concordi a sostenere un indirizzo politico molto chiaro.

L'interpellanza pone le sue basi nel piano aziendale che sosteneva l'investimento per la funivia, oggi leggermente superato dalla relazione che prevediamo ormai da due anni, con la legge n. 20, articolo 5, che pone tutte le società partecipate nella condizione di fare la propria relazione e poi metterci nella situazione di confronto sia tecnico-amministrativo sia politico.

Nella relazione rispetto al piano aziendale, soprattutto nella conclusione, l'ipotesi di chiusura non c'è. C'è, piuttosto, una segnalazione importante alla proprietà, ovvero dire che cosa faremo nel futuro di alcune località e, soprattutto, nel caso specifico, di quelle delle quali abbiamo già parlato.

La cosa positiva, rispetto alla società Monterosa, è che dal 2016 in avanti i bilanci hanno cominciato a funzionare, altrimenti ricadremmo completamente nel decreto legislativo n. 175, articolo 14, comma 5, quello che prevede che, dopo tre esercizi in perdita, bisogna fare delle attività che conosciamo tutti. La società dunque ha migliorato la propria operatività, ha cominciato a garantire qualche bilancio in utile, il che non vuol dire che non abbia bisogno di un sostegno pubblico, tant'è vero che la legge n. 8 prevede dei finanziamenti appositi.

Il nostro modello, soprattutto quello valdostano, allo stato attuale è ben diverso dal modello che conosciamo, di altri territori, l'Alto Adige in particolare, dove le proprietà sono private, dei comprensori e, addirittura, i Comuni, per tenere aperte le località minori, fanno contratti di servizio disciplinate per legge. Noi siamo in una situazione diversa: la proprietà sostiene le società, dà degli indirizzi ed evidentemente, all'interno di questi indirizzi, i parametri devono rientrare nelle possibilità legislative.

Noi siamo assolutamente convinti che la società debba andare in questa direzione, addirittura vorremmo aprire un confronto definitivo su quell'opera importante del'Intervallivo, anche ragionando sul futuro delle tre società - Monterosa, Cervino e Società Cervino - perché, rispetto a questo, dobbiamo fare dei ragionamenti tutti insieme.

Quello che non possiamo permetterci, però, è di far finta che i problemi che non ci siano. Vanno quindi coinvolte le amministrazioni comunali, vanno coinvolti gli attori locali e vanno fatti piani che ci permettano di mantenere gli impianti e, allo stesso tempo, di generare quello che credo interessi a tutti. Non è tanto l'impianto a fune in sé che può cambiare il futuro di un territorio, ma è un insieme di investimenti che possono generare quello sviluppo economico e sociale di cui c'è bisogno.

Noi dunque daremo un indirizzo molto chiaro: le società più piccole devono poter vivere. Le fusioni hanno avuto questo obiettivo ma, evidentemente, dobbiamo fare attenzione a che gli utili, che finalmente hanno iniziato a prodursi, continuino a crescere per mantenere i comprensori, in questo caso il comprensorio Monterosa, efficiente, aperto e in grado di dare occupazione e sviluppo.

Presidente - Grazie. Per la replica, la parola al collega Cognetta.

Cognetta (MOUV') - Vede, Assessore, in linea di principio la sua è una risposta condivisibile, solo che, per fare utili, a volte si trovano degli escamotage. Nei bilanci delle società è possibile, per una serie di questioni tecniche, magari mandando via delle persone o gestendo gli investimenti in un certo modo, eccetera, riuscire a far apparire il bilancio in utile, anche se in realtà non c'è un vero utile. Non sto dicendo sia questo il caso, sto dicendo che ci sono diverse possibilità.

Un'altra delle possibilità, per esempio, è modificare i prezzi dei biglietti ad hoc, in modo da avere risultati di un certo tipo, risultati che nel lungo periodo non sono positivi, ma che nel breve ti permettono di sistemare gli utili della società. Questa è un'altra possibilità, della quale parleremo nel prossimo Consiglio, sempre per quanto riguarda la Monterosa.

Tutto questo per dire che c'è da fare un ragionamento profondo, come ha detto lei, su una gestione unica ma, soprattutto, su come modificare questo modello che, sinceramente, non sta più in piedi, per i motivi che ha specificato lei.

Bisogna dunque fare una profonda riflessione, come Consiglio, perché non può essere una decisione presa solo da una parte di questo Consiglio. Deve essere un modello accettato e condiviso da chiunque siederà su quei banchi perché, una volta presa una strada, non si può cambiare in continuazione.

Presidente - Per integrazione di replica, la parola al collega Gerandin.

Gerandin (MOUV') - Grazie Assessore. Quando sono nati i grandi comprensori, sono nati con uno scopo ben preciso, che era quello di dire che il piccolo non poteva più andare avanti, si cercava di raggruppare per permettere a quelle stazioni - che anche lei ha chiamato minori, io direi soltanto un po' più delocalizzate rispetto ad altre realtà - di sopravvivere.

Se questo modello che abbiamo creato, vale a dire le quattro grandi società, non è sufficiente, probabilmente è giunto il momento di fare un ripensamento diverso, perché quello che ha detto lei è tutto vero, nel senso che queste sono società sono assoggettate alla Madia, eccetera, ma, bene o male, con i due ultimi bilanci in attivo si prospettano almeno due o tre anni di prospettiva in cui eventualmente si può cambiare sistema, andare in una direzione completamente diversa.

Vede, Assessore, quando gli aumenti di capitale, gli investimenti e le revisioni sono a totale carico del pubblico, come in questo caso, quando vengono tutte finanziate, corre l'obbligo di fare un ragionamento su cosa sarebbe Champorcher senza le due sciovie presenti, cosa sarebbe Weissmatten senza la seggiovia esistente e con un parco giochi? Cosa sarebbe Estoul con l'eliminazione della seggiovia Champeille-Litteran? Vale a dire mantenendo una sciovia, e cosa sarebbe Antagnod, immagino, con la chiusura del comprensorio?

C'è gente che ha investito in attività, che ha ristrutturato, che ha investito capitale privato, perché è sostanziale la differenza tra chi investe capitale privato rispetto alle società che investono capitale pubblico. Vede, questi si troverebbero di fronte a società che hanno avuto finanziamenti di capitale pubblico che chiudono e quelli che hanno investito e pagano interessi, pagano mutui sul capitale privato, che chiuderanno.

Io non posso immaginare una Val d'Ayas - io vengo dalla Val d'Ayas - e una valle di Champorcher o una valle di Gressoney ridotte in questo modo. Le dico molto semplicemente che c'è una forchetta di due o tre anni per fare delle scelte assolutamente diverse. Non può dirmi adesso quali sono le scelte che verranno fatte, lo capisco, però capisco che in questo momento, in cui è prossimo il rinnovo del Cda, ci deve essere un input politico che dica "voi queste stazioni non le chiudete, voi queste stazioni le mantenete aperte". Poi tutti insieme decideremo qual è il percorso da fare, ma l'input deve essere dato ora. Noi dobbiamo togliere quella nuvola che è posizionata su queste località, in cui c'è il timore, il terrore, che queste cose vengano chiuse. C'è gente che vive solo di questo, che ha investito denaro proprio, che si è indebitata, e io penso che, come Valdostani, questi cittadini abbiano il diritto di sapere cosa ne sarà del loro futuro. È il futuro di un'imprenditoria privata, non di un'imprenditoria pubblica.

Quale sarà la strada capisco che lei non sia ancora in grado di dirlo, ma l'input politico di dire a Finaosta "voi al nuovo Cda dovete dire che questi comprensori non vengono ridimensionati e non vengono chiusi" penso abbiate dovere il morale di darlo. Grazie.

Presidente - Grazie. Con questo sospendiamo la seduta, che verrà ripresa domani mattina alle 9:00. Buona serata.

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La seduta termina alle ore 20:04.