Oggetto del Consiglio n. 3200 del 6 febbraio 2018 - Resoconto
OGGETTO N. 3200/XIV - Interpellanza: "Problematiche connesse alle liste di prenotazioni sanitarie".
Farcoz (Président) - Point n° 14 à l'ordre du jour. La parole au collègue Chatrian pour l'illustration.
Chatrian (ALPE) - Lo scorso Consiglio abbiamo avuto modo di confrontarci con il collega Bertschy su una parte importante della sanità valdostana, soprattutto quella pubblica, legata alle liste d'attesa, quindi ad un disservizio erogato ai valdostani. Il nostro obiettivo è conoscere il perché delle criticità: la poca organizzazione, magari la poca programmazione, quali sono le cause, perché poi, prima di iniziare un nuovo percorso o di mettere in campo delle soluzioni, dei tacconi o, meglio ancora, un'architettura più performante, bisogna conoscere nel merito le criticità che magari ci si porta dietro da mesi o dagli ultimi anni. Sappiamo perfettamente che la pianificazione o la programmazione sarebbe complessa e difficile, ma risolvibile, se ci fosse da parte della politica (della buona politica) la volontà di dare indirizzi chiari e forti, con delle scelte all'interno dell'azienda, perché poi è l'azienda che deve declinare e dare corso ai desiderata della politica, di questo Consiglio regionale e del Governo regionale. Con il collega Bertschy abbiamo avuto modo di confrontarci: ci sono state delle sospensioni in diversi reparti per cui l'utente valdostano non poteva iscriversi a seguito di un'impegnativa; pur avendo l'impegnativa di un medico, non c'era la possibilità di iscriversi ad una successiva visita. La sospensione o la chiusura - possiamo chiamarla in entrambi modi - indubbiamente crea delle criticità all'utente che non può prenotarsi per una visita e deve fare fronte a lunghi tempi d'attesa.
In considerazione della chiusura delle liste di prenotazione e quindi dell'impossibilità di accedere ai servizi di prenotazione, l'USL (quindi c'è un percorso alternativo) si è dotata di apposito regolamento per la prenotazione delle visite attraverso l'utilizzo della libera professione. La sanità pubblica, quindi, non riuscendo a dare risposte, ha creato un percorso alternativo: se entro trenta giorni tu non dai una risposta puntuale e certa alle necessità dell'utente, io ti creo un secondo percorso utilizzando la libera professione di un dipendente dell'Azienda. Vorrei soffermarmi qui, e questa iniziativa va in quella direzione. Innanzitutto perché non siamo capaci di dare risposte puntuali? Non è che a monte c'è una mancanza di programmazione o di organizzazione? Non è che a monte il direttore del personale, il direttore generale, i direttori di dipartimento non hanno fatto il loro dovere, cioè non hanno fatto le segnalazioni dovute alla parte politica, al Governo e al Consiglio, e non hanno detto per esempio che cinque persone andranno in pensione su questo settore, che occorre fare dei concorsi, dare corso e riempire quelle caselle, altrimenti non si possono dare risposte puntuali come pubblico alla sanità valdostana o ci sono anomalie o anche casi che non si possono sapere?
Vengo al punto: come si utilizza la libera professione per erogare una prestazione che non si eroga direttamente attraverso i normali canali convenzionali? Per di più: la prestazione erogata attraverso il secondo canale costa uguale a noi valdostani, al pubblico, o costa un po' di più, e quanto di più? Se a monte c'è una mancanza di programmazione o di organizzazione, non vorremmo che questo secondo percorso - legittimo, perché la Regione autonoma Valle d'Aosta ha dato l'okay all'utilizzo della libera professione - costasse di più, deve costare fino a un certo punto e, soprattutto, deve dare risposte puntuali al cittadino. È un diritto del cittadino valdostano avere servizi rapidi e di qualità. Dall'altra parte, però, facciamo anche un altro ragionamento: il costo pro capite più alto della sanità a livello nazionale è quello valdostano. Le Province di Trento, Bolzano, Belluno e Sondrio sono anche loro in un ambiente montano, e lì i costi sono più alti, lo sappiamo (15, 20, 25 percento di costi in più), ma a fronte di un costo pro capite molto alto noi abbiamo minori servizi in certi settori.
Poi c'è un passaggio molto delicato e importante. Molti cittadini valdostani - questo l'ho toccato con mano cercando di capire nel merito le criticità legate proprio alla LPA (la libera professione) - non sanno che c'è questo percorso alternativo. Il cittadino valdostano di una comunità, piccola o grande che sia, che non sa che c'è questo secondo percorso, va da un professionista, paga e non si fa rimborsare. Questa è una criticità di oggi, sono i numeri a dirlo, non è Chatrian che ha le stesse informazioni del collega Bertschy. Il cittadino è quindi cornuto e mazziato. Non utilizza la sanità pubblica e, per di più, paga completamente quello che dovrebbe essere invece a titolo praticamente gratuito, il ticket più l'impegnativa, arrivando a sostenere una spesa complessiva di 27/28 euro.
Sono quindi tre le criticità: uno, la sanità pubblica regionale oggi non riesce a dare risposte puntuali; due, i percorsi in LPA - adesso ascolteremo la replica dell'Assessore che ci dirà quanto costa al pubblico questa operazione secondaria, che è un ripiego - costano di più; tre, molti cittadini non sanno che potrebbero utilizzare quel secondo canale (la libera professione) e farsi rimborsare tutte quelle prestazioni che invece pagano, quindi non anticipano, pagano a piè di lista e perdono l'aiuto pubblico, pagano un servizio che invece dovrebbe essere pagato interamente dal pubblico. Oltre a questo, abbiamo certi settori in cui vi sono degli esuberi e altri in cui vi è invece carenza di personale.
La parte che mi piacerebbe condividere con voi, soprattutto con il collega Bertschy, è che ogni tanto ci perdiamo anche delle alte professionalità. Noi corriamo il rischio fra qualche settimana di perdere un chirurgo che non ha neanche quarant'anni (35 anni), che ha vinto un concorso, che ha prestato la sua professionalità al "modello Valle d'Aosta" e che la Direzione generale - per deficit di organizzazione o di programmazione - non sa ricollocare, soprattutto non sa rilanciare. Non vogliamo investire sui giovani trentacinquenni. Se questi perdono manualità, e quindi non operano a quell'età, lasciano l'azienda USL della Valle d'Aosta e vanno in altre regioni. Penso che questo sia un peccato, perché se un'Azienda sanitaria investe sui giovani deve trovare delle soluzioni, soprattutto se ci sono dei concorsi. Poi si deve fare molta attenzione anche ai concorsi, perché qualcun altro, che era posizionato sotto in graduatoria, il posto lo ha invece trovato. C'è qualcosa di anomalo. Ecco che lì i manager devono fare la differenza, se abbiamo persone che hanno idee e che sanno arrivare a punti di caduta per valorizzare le nostre professionalità.
Ho cercato di rappresentare un po' lo stato dell'arte. Sappiamo che in dieci minuti non potremo avere magari tutte le risposte, ma per quanto riguarda le liste d'attesa chiederemmo all'Assessore di capire principalmente se nell'ultimo triennio è stato sanzionato qualcuno. Se c'è qualcuno che sbaglia, che non ha programmato o non ha organizzato, abbiamo delle normative; oltretutto la Regione ha legiferato e ha anche approvato una delibera di Giunta. Vorremmo pertanto sapere se qualcuno è stato sanzionato, perché le liste d'attesa per le prenotazioni erano chiuse, e quali siano gli intendimenti in merito.
La seconda domanda che poniamo all'Assessore è: "nel caso di prestazioni non erogabili nei tempi di legge in cui vengono attivate modalità organizzative per garantire i diritti del cittadino, come la libera professione intramuraria e il convenzionamento con il privato, che costi unitari hanno avuto le prestazioni, e se gli eventuali costi maggiori sostenuti sono stati contestati ai responsabili dell'Azienda". Questa domanda mi sembra molto chiara e diretta per avere contezza, perché - come dico sempre - i dati non mentono.
Président - La parole à l'Assesseur Bertschy pour la réponse.
Bertschy (UVP) - Grazie, collega Chatrian, credo che il lavoro che sta facendo ci permette di fare un po' di chiarezza, glielo dico con sincerità. Al di là delle valutazioni politiche sul lavoro che si svolge, questo è un tema di grande importanza. Da qualche mese lo seguo personalmente e, nella sua fase di governo in Assessorato, anche il collega Viérin l'ha tenuto assolutamente in considerazione; stiamo ponendo tutte le nostre energie e anche cercando di sfidare una situazione molto pesante che abbiamo ereditato. Vi invito a leggere la relazione sul bilancio 2016 prodotta dalla Sezione di controllo della Corte dei Conti in cui si dice che, a forza di contrarre risorse, il sistema sanitario è andato fortemente in crisi e non sarà facile riprodurre un'organizzazione di un certo livello. Per fortuna a metà anno 2016, con il cambio di maggioranza e l'arrivo dell'Assessore Viérin, si è prodotta una prima inversione di tendenza rispetto ai finanziamenti che, come già ho ricordato, è servita a pagare inizialmente anche l'eredità sulla mobilità passiva, ma soprattutto è iniziato un percorso differente.
Rispetto a quanto diceva sulla maggiore spesa pro capite, è proprio il lavoro che nel 2018 questo Governo, questa maggioranza dovrà cominciare a fare, perché il finanziamento futuro dell'Azienda nei prossimi anni dovrà passare per un'individuazione di quota capitaria. Non è più possibile andare ad un finanziamento come quello attuale in cui non si individua, nella base e nell'organizzazione di una visione della sanità, un progetto un minimo di governo delle priorità della salute e poi, se si hanno risorse, il progetto massimo. Lei qualche tempo fa ha citato in maniera appropriata l'Odontoiatria: su questo a breve faremo una delibera. Non è normale - ma sono situazioni ereditate - che noi non diamo servizi principali e poi magari facciamo cose superlative; possiamo farle, però dobbiamo prima fare i servizi principali. Io spero che lei non voglia addebitare a qualche mese di governo da parte mia e da parte del collega Viérin una situazione così complessa, che va riorganizzata con metodo, tempo, visione - anche lei ha parlato più volte di "visione" - ridando entusiasmo e motivazione alle persone che lavorano in sanità. Il primo e il secondo atto - tra l'altro la Sezione si è espressa anche su questo facendo i complimenti al Consiglio regionale per aver tolto il parere vincolante della Commissione - è un atto di diritto privato, e noi dobbiamo dare forza politica e visione ai nostri amministratori. Mi pare che abbiamo tutti scelto il nostro direttore generale, però poi dobbiamo anche essere in grado di lasciarlo operare. L'atto di un'azienda di diritto privato deve fare le sue scelte e quindi sotto questo profilo troviamo: scelta, visione e responsabilità di gestione. Siamo pertanto perfettamente allineati.
Rispetto al tema che porta mi fa sorridere, perché questa mattina mi hanno girato il messaggio di un cittadino soddisfatto (ogni tanto capita anche questo!), che dalla Bassa Valle è venuto a farsi un'ecografia e ha ricevuto addirittura il referto, così non deve tornare. La scorsa settimana abbiamo avuto invece sui social il collega Cognetta, e lo dico in senso buono, perché tutte le segnalazioni che pervengono ci permettono di andare in profondità a vedere cosa è successo. Non neghiamo nessuna criticità esistente; chiaramente non siamo per dire che tutto va male, perché per fortuna tante cose vanno bene, ma dobbiamo lavorare sulle cose che non funzionano.
Vengo al tema, è la seconda volta che lo affrontiamo in aula. Lei sa bene che l'Azienda si è dotata di un regolamento conseguente ad obiettivi che nel 2016, 2017 e 2018 sono stati dati alle Direzioni strategiche. Gli obiettivi nel 2016 erano sulla riduzione delle liste d'attesa, nel 2017 sulla riorganizzazione, e nel 2018 saranno pesanti (varranno venti punti sul salario di risultato). Proprio su questa indicazione delle liste d'attesa, stiamo lavorando ad un atto che precisi ancora meglio il governo e gli indirizzi di questa situazione. Pertanto politicamente gli indirizzi sono stati dati. Nel 2016 il salario di risultato del direttore generale ha subito delle decurtazioni e c'è un lavoro profondo che si completerà attraverso una delibera. Ad oggi il regolamento è stato fatto per rispondere ai dettami della legge n. 266/2005; il comma 282 prevede, tra i diritti che il cittadino ha, che non si possano sospendere erogazioni di questo tipo di servizio. Io vi invito a segnalarci le cose che accadono, perché non si può rispondere ad un cittadino "non ti prendo in carico", bensì "ti prendo in carico, ti organizzo il servizio e poi vediamo come disciplinarlo". Io sono pertanto disponibile a raccogliere eventuali segnalazioni, perché anche sotto questo aspetto possiamo fare un lavoro nell'interesse del cittadino e non dell'Assessore o del politico. Il regolamento dispone l'organizzazione dei servizi da erogare, e anche quale tipo di procedura va messa in atto nel caso in cui non si riescano a dare nei tempi opportuni le risposte rispetto ai servizi.
Per venire alla prima domanda, ad oggi non sono state applicate sanzioni; sono in corso di valutazione, perché questa Direzione generale è lì da luglio e si sta lavorando. Mi pare che ieri o oggi ci sia stata una riunione con i primari per affrontare questo argomento, quindi si sta lavorando per capire quali sono gli elementi di criticità che creano problemi. Ribadisco, alcuni problemi, perché per fortuna non tutto non funziona.
Per venire alla seconda domanda, le prestazioni in emergenza (quelle che devono essere erogate nelle settantadue ore) sono sempre state rese nei tempi previsti. Le prestazioni sono quelle del Codice civile, trenta giorni di visita e sessanta giorni per il primo esame di diagnostica. Su queste stiamo disciplinando anche la disponibilità di strutture pubbliche accreditate. Il regolamento ha però disciplinato l'utilizzo della libera professione in questo senso, perché giustamente - come dice lei - non è che se il sistema non funziona lo facciamo costare di più, continuiamo a non farlo funzionare e poi il cittadino si trova anche nella condizione di non ottenere il servizio. Sottolineo quello che ha detto, non sapendo a volte i percorsi. Mi sembra giusto comunicare - questa ne è l'occasione, in questo periodo di par condicio - che c'è un progetto di comunicazione chiaro che arriverà ai cittadini per dare loro la possibilità di conoscere i loro diritti e non sarà attraverso un messaggio; è parallelo a questo, è in generale, perché è giusto che la gente sappia. Ci mancherebbe che il sistema non funzionasse e poi facessimo finta di niente facendolo ricadere sui cittadini, assolutamente no! Rispetto a questo c'è il lavoro che si sta facendo e c'è anche l'attenzione. Uno dei problemi che dovrà disciplinare la nuova delibera riguarda una prestazione che oggi non è ancora stata oggetto di valutazione e riorganizzazione, però, nel caso si fosse impossibilitati ad erogare un servizio, c'è la libera professione, come ha detto lei. Dall'anno scorso, da quando verifichiamo noi le situazioni, i servizi dati in libera professione sono stati circa una settantina, per un valore, al netto del ticket, di 8.500 euro: sono costi per remunerare il personale, la dirigenza medica, sanitaria, il comparto e quelli relativi agli oneri sociali non ancora giunti per l'Azienda. Non sono maggiori costi, perché il decreto Balduzzi prevede uno specifico fondo di prevenzione destinato a tali interventi, che si produce con il 5 percento della trattenuta sull'attività resa in libera professione. Questa è la situazione.
Per quello che mi riguarda, ribadisco che preferisco lavorare con chiarezza - i giudizi poi non interessano - perché questo è il modo con cui affronteremo l'argomento nei prossimi giorni, il lavoro che dovremo fare nei prossimi mesi.
Président - La parole au collègue Chatrian pour la réplique.
Chatrian (ALPE) - Assessore, dalla risposta che ci ha dato sul punto n. 1 devo dire che mi fa un po' paura il fatto che, a seguito della chiusura delle liste (mi sembra fosse molto chiara la delibera approvata), nessuno abbia sanzionato nessuno, quando per settimane la Cardiologia, la Dermatologia, la Neurologia, l'Ortopedia - e potrei andare avanti - sono state chiuse e la gente non ha potuto accedere alle proprie visite. Cerchi poi di sollecitare i suoi dirigenti a darne comunicazione veramente a tutti i cittadini, perché tanti non sanno che c'è la possibilità di utilizzare la libera professione. Glielo assicuro, e se ha bisogno le fornirò i dati: tantissimi valdostani non sanno che possono utilizzarla.
La terza considerazione, collega Bertschy, è legata invece al fatto che in certi reparti o settori non c'è la libera professione perché non c'è nessun professionista abilitato, quindi quel secondo canale oggi non c'è. Lei mi dice che un suo conoscente della Bassa Valle ha avuto una risposta puntuale sull'ecografia, e io le porto numerosi esempi di persone - anche senza essere conoscenti - che per avere un'ecografia hanno dovuto aspettare più di quattro mesi e mezzo.
A noi la polemica non interessa, è una situazione che arriva dal passato, sicuramente complessa, ma strada da fare qua ce n'è parecchia, anche con soluzioni da mettere in campo, prima tra tutte la programmazione. La carenza di programmazione - l'ha detto lei - c'è stata e c'è tuttora; la carenza di organizzazione c'è stata e c'è tuttora, altrimenti oggi non saremmo qui a discutere e a confrontarci su tematiche così care ai cittadini, su quel servizio migliore da erogare rispetto alle altre regioni e alle altre province che invece non riusciamo ad erogare.
Non ha poi risposto alla domanda n. 2. Mi ha detto che, per quanto riguarda la libera professione, il maggiore costo sostenuto per l'Azienda è di 8.500 euro. Devo dire che questo dato non mi suona. La domanda era: il servizio garantito dal pubblico costa "x", nel momento in cui lo faccio incanalare nel secondo percorso (nella libera professione), al pubblico, all'Azienda sanitaria valdostana quanto costa in più? Le percentuali dei tecnici mi parlano di cifre molto più cospicue e robuste. Se avrà modo di farci avere questo dato a livello di ordini di grandezza, perché veramente, per quanto mi riguarda, se il costo in libera professione in più per l'Azienda è di 8.500 euro, secondo me c'è qualcosa che non ha funzionato nella predisposizione della risposta a questa nostra iniziativa.
Vorrei fare poi una terza considerazione. Ci sono state delle sospensioni, ma nessuno è stato sanzionato: vuol dire che tutti hanno fatto il loro lavoro, che tutti i dirigenti hanno programmato e organizzato molto bene, però alla fine il cittadino non ha avuto un buon servizio. I cittadini, alla fine, hanno avuto la sospensione delle liste d'attesa, non hanno potuto iscriversi a seguito di un'impegnativa, non hanno potuto avere la visita, e tanti di questi sono dovuti andare a pagamento senza rimborso, però nessun dirigente è stato sanzionato! Capisce che è un po' drammatica come situazione! È difficile far capire al singolo cittadino che chi non è stato capace di fare il proprio mestiere e non è stato in grado di programmare e di organizzare - si sapeva che decine di medici andavano in pensione e non sono stati fatti i concorsi - non è stato sanzionato. È tutto come prima. Io capisco che lei ci metta la sua buona volontà per fare il possibile e che probabilmente cerchi anche di fare l'impossibile, ma capisce che ad oggi, non essendo stato sanzionato nessuno dei vertici per la sospensione e per la chiusura delle liste, cade l'architettura.
Un'ultima considerazione. Io le ho fatto un esempio dicendo: "non lasciate scappare i giovani chirurghi, i giovani medici che hanno voglia di mettersi in discussione e che vogliono operare", però non potete chiedere al maestro di discesa di insegnare lo sci di fondo. È utile a lei e alla sua dirigenza che ci sia un mandato di natura politica, l'indirizzo di non far scappare le migliori risorse che abbiamo. È un consiglio utile alla causa.