Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3199 del 6 febbraio 2018 - Resoconto

OGGETTO N. 3199/XIV - Interpellanza: "Valutazioni in merito all'impronta ecologica della Regione".

Grosjean (Président) - Point n° 13 à l'ordre du jour. La parole au collègue Bertin pour l'illustration.

Bertin (CC-MOUV) - Affrontiamo un argomento che sta assumendo sempre maggiore importanza, vale a dire l'impronta ecologica che nel tempo è un criterio, un indicatore della sostenibilità ambientale e generale di un territorio e del pianeta. Tra l'altro proprio ieri sera, per caso, anche la trasmissione Presa Diretta trattava di questo argomento. Questo indicatore, per intenderci, è quello attraverso il quale ogni anno viene segnalato intorno ad agosto il fatto che le risorse si sono esaurite e stiamo andando a debito in termini generali, quindi ci indica qual è la sostenibilità del pianeta, di un territorio, di una città nel lungo periodo. Molte realtà territoriali, regionali o cittadine lo stanno adottando.

Dalla comparazione di certi studi fatti, risulta poi che la nostra regione avrebbe un indicatore negativo. È una cosa piuttosto sorprendente, perché ha un territorio decisamente vasto e il numero di abitanti è limitato, nonostante sia poi anche regione turistica. Per questo chiedevamo in generale qual era la valutazione, se rispondeva al vero quanto riportato nei diversi studi sull'indicatore ecologico riguardante la Valle d'Aosta, se si è a conoscenza di altre comparazioni regionali indicanti qualcosa di diverso e quali siano le valutazioni attuali dell'impronta ecologica da parte della Regione, nonché gli intendimenti in merito.

Président - La parole à l'Assesseur Guichardaz pour la réponse.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie, collega Bertin, per portare all'attenzione di quest'aula una tematica di questa rilevanza.

L'impronta ecologica è una metodologia di calcolo adottata alla fine degli anni Novanta per fornire un'indicazione immediata e di facile comprensione sul tasso di utilizzo delle risorse del pianeta. Se tale indicatore è superiore a uno significa, in sostanza, che si stanno consumando più risorse di quelle che il nostro pianeta può rigenerare. Il metodo di calcolo, solo per informazione, è stato messo a punto dallo svizzero Mathis Wackernagel, che ha fondato anche l'organizzazione Global Footprint Network, che rappresenta il riferimento mondiale in materia. Ritengo opportuno ricordare che tale metodologia di calcolo si è evoluta nel tempo e che, pertanto, i dati relativi alla determinazione dell'impronta ecologica non sono sempre immediatamente confrontabili, in particolare se effettuati a distanza di anni. Ricordo che lo scopo di tale indicatore è di catturare l'attenzione sulla relazione esistente tra comportamenti e consumo delle risorse proprio in un'ottica di sostenibilità, non tanto come strumento per definire politiche ambientali. Il perseguimento della parità tra consumi e disponibilità di risorse comporta necessariamente la risoluzione di problematiche ambientali, questo sì: si pensi, ad esempio, alle recenti emergenze derivanti dal ricorso dell'approvvigionamento energetico per il tramite di centrali nucleari, che notoriamente non impiegano combustibili fossili. Per stessa ammissione degli inventori del metodo, esso non è in grado di descrivere fenomeni complessi e multidimensionali, quali ad esempio la distribuzione delle abitazioni sul territorio montano e le conseguenze che ne derivano per i trasporti e per il riscaldamento (la climatologia), il concorso della componente transfrontaliera nei volumi globali di traffico, l'importante presenza percentuale dei turisti, l'esportazione di energia idroelettrica con segno opposto nel nostro caso. Consigliere Bertin, poiché lei non ha citato nel testo dell'interpellanza le fonti a cui fa riferimento, non risulta facile dare una risposta circostanziata circa la conoscenza di altre comparazioni, pur avendo noi cercato di ricostruire comunque nel dettaglio le fonti.

In Italia alcune Amministrazioni regionali e locali hanno proceduto singolarmente - come lei accennava prima - a calcolare la propria impronta ecologica. Più strutturati e confrontabili sono gli studi commissionati dal Ministero dell'ambiente, quelli eseguiti dalle associazioni ambientaliste, quali ad esempio Legambiente; sono tutti però un po' datati e, in genere, basati su dati speditivi ricavati da banche dati nazionali.

La Regione autonoma Valle d'Aosta non ha mai proceduto ad effettuare autonomamente una valutazione della propria impronta ecologica. Dagli studi reperibili in letteratura emerge che, in linea di massima, l'impronta ecologica della regione, espressa in ettari globali pro capite, tende ad essere in linea con quella delle regioni del nord Italia. Tale circostanza è del tutto normale, in quanto i parametri presi in esame sono: i consumi alimentari, le abitazioni, i consumi energetici, il consumo del suolo, i servizi, i rifiuti, che sono afferenti a stili di vita che sappiamo essere simili. L'impronta complessiva della regione denota comunque che la Valle d'Aosta, così come nella grande maggioranza delle zone economicamente sviluppate a livello nazionale e mondiale, sia lontana dalle soglie di sostenibilità. Diversa è invece la situazione relativa all'impronta sulla produzione della CO2. A fronte di elevati valori pro capite di produzione attribuiti al territorio regionale, afferibili alle note pressioni derivanti dai trasporti e dal riscaldamento domestico (vedasi ad esempio lo studio di Legambiente), essi, se rapportati alla reale capacità di assorbimento biologico del nostro territorio, evidenziano un rapporto inferiore all'unità, tra i migliori in campo nazionale, denotando un buon equilibrio nel nostro sistema regionale. Le evidenze di tali studi rilevano la necessità comunque di dare continuità alle azioni già avviate, tra le quali ricordo quelle relative all'efficientamento energetico, alla promozione dell'utilizzo di risorse rinnovabili e della mobilità sostenibile, nonché quelle altrettanto importanti di formazione e informazione sui temi della sostenibilità, delle corrette abitudini alimentari e della riduzione degli sprechi. Sarà inoltre utile valutare, collega, l'opportunità di avviare eventualmente un osservatorio regionale sul tema, al fine di monitorare le reali ricadute delle azioni in atto.

Dalle ore 11:00 riassume la presidenza il Presidente Farcoz.

Farcoz (Président) - La parole au collègue Bertin pour la réplique.

Bertin (CC-MOUV) - Come detto, questo è un indicatore sulla sostenibilità di un territorio. È vero che gli studi risalgono a diverso tempo fa e sono anche di difficile reperimento, sono dati perlopiù utilizzati dall'ISTAT, ma comunque emerge, come sosteneva anche lei, che la nostra regione è in una situazione piuttosto negativa. Addirittura un certo studio, come per esempio quello relativo al comune e alla provincia di Bolzano, riportava una comparazione regionale per la quale la regione Valle d'Aosta risultava quasi in una situazione come la Lombardia, estremamente negativa. Avevo pertanto presentato questa interpellanza per capire se vi erano degli studi o perlomeno degli approfondimenti da parte delle strutture regionali su tale aspetto in ragione della sempre maggiore importanza che ha questo indicatore e, in generale, anche dal punto di vista dell'informazione.

Personalmente sarei per promuovere un'impronta ecologica valdostana, anche perché sintetizza in modo efficace la situazione di un territorio. Come diceva anche lei, la situazione della Valle d'Aosta è - prendendo le sue parole - in linea con quella dell'Italia del nord, vale a dire è una delle regioni meno sostenibili in Europa. Sotto questo punto di vista la Pianura Padana è una delle regioni ambientalmente meno sostenibile. È pertanto importante promuovere anche nella nostra regione azioni che vadano nella direzione di una maggiore sostenibilità e questo indicatore, a mio avviso, sintetizza bene la situazione. È un modo per sollecitare indirettamente ad una maggiore efficacia le politiche di questo genere, anche per l'effetto che hanno sull'informazione e che, certo, non sono positive, in quanto risultate allineate a quelle di altre regioni del Nord aventi tassi di industrializzazione molto più elevati, con densità abitativa maggiore e con l'inquinamento conseguente. Questa è pertanto l'occasione per porre l'attenzione sulla sostenibilità della nostra regione, e va tenuta in considerazione.