Oggetto del Consiglio n. 3072 del 5 dicembre 2017 - Resoconto
OGGETTO N. 3072/XIV - Interpellanza: "Interventi per prevenire il fenomeno del cyberbullismo tra gli adolescenti".
Rosset (Presidente) - Possiamo riprendere il punto n. 29 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione, ha chiesto la parola la consigliera Morelli. Ne ha facoltà.
Morelli (ALPE) - L'argomento è stato sintetizzato in questo termine e in questo neologismo (cyberbullismo); in realtà è un argomento complesso, un argomento che abbiamo già sollevato in quest'aula, ma su cui riteniamo sia necessario mantenere alta l'attenzione, perché credo che tutti, quotidianamente, abbiamo modo di leggere nei quotidiani, negli organi d'informazione quanto il problema dell'uso inconsapevole e incosciente di internet, dei social network da parte degli adolescenti, ma ormai addirittura anche dei bambini (perché tocca anche i bambini delle scuole elementari), sia un tema su cui si debba porre un'attenzione assoluta e su cui si debba vigilare attentamente.
I ragazzi, i bambini del giorno d'oggi sono dei "nativi digitali" e sicuramente possono beneficiare delle nuove tecnologie con una nonchalance e una facilità che ad altre generazioni è sconosciuta. Viceversa, però, l'utilizzo delle tecnologie attuali comporta anche dei gravi rischi. Gravi rischi in particolare proprio per chi non capisce quali inconvenienti, quali conseguenze gravi possano derivare dall'utilizzo incosciente di questi mezzi.
Naturalmente sappiamo che la Regione e anche le forze dell'ordine hanno un programma d'intervento, in particolare in collaborazione con le scuole; sappiamo di tante iniziative che vengono portate avanti anche a livello di associazioni, d'istituzioni locali, d'incontri e di convegni, ma pensiamo che ciò che si può e si deve fare in questo campo non sia mai abbastanza.
La nostra interpellanza, quindi, brevemente tende a fare un po' il punto della situazione rispetto a questo tema, rispetto a quanto viene fatto e a quanto si potrebbe e si dovrebbe fare in più, in particolare coinvolgendo i genitori. In particolare, coinvolgendo le famiglie dei ragazzi, perché se è vero che i ragazzi sono "nativi digitali", non altrettanto si può dire talvolta dei loro genitori, che a loro volta non hanno forse nemmeno l'esperienza e la competenza per accompagnare, guidare i loro figli nell'utilizzo di queste tecnologie.
Quindi la nostra interpellanza va nel senso di capire cosa si sta facendo, ma anche di sollecitare a fare di più, intervenendo proprio presso le famiglie.
Presidente - Per la risposta, ha chiesto la parola l'assessore Rini. Ne ha facoltà.
Rini (UV) - Grazie, collega Morelli. Più volte abbiamo affrontato questo delicato tema, lo ha ricostruito in maniera molto puntuale e precisa.
Nell'ambito delle azioni per la cittadinanza attiva e per la promozione dei corretti stili di vita di ogni ordine e grado, l'Assessorato istruzione e cultura, per il tramite del dipartimento della Soprintendenza agli studi, solo ultimamente ha organizzato la giornata di studi "Bullismo e cyberbullismo a scuola", che si è tenuta martedì 24 ottobre 2017 presso la sala Maria Ida Viglino. Il seminario era destinato ai dirigenti scolastici, ai docenti, ai referenti di cittadinanza e promozione della salute, ai docenti interessati, ai rappresentanti dei genitori e degli enti locali e ha coinvolto un buon numero di partecipanti. Ho citato questo convegno, tra le tante azioni che vengono fatte, perché erano presenti- sono stati coinvolti all'interno di questo convegno - proprio i genitori, perché lei ha ricordato un passaggio molto importante: come tante volte nel nucleo della famiglia, che è il nucleo più vicino, più prossimo al ragazzo, tante volte non si abbiano gli strumenti per riconoscere dei campanelli d'allarme di entrambe le figure di questo fenomeno: il bambino vittima e il bambino che mette in atto degli atteggiamenti non corretti.
Quella giornata ha inteso proprio fornire indicazioni e suggerimenti per prevenire e per contrastare questo fenomeno dal punto di vista sì normativo (le norme vengono già in una fase successiva) ma soprattutto emozionale, psicologico, pedagogico, grazie a degli esperti del settore. Nel corso del pomeriggio sono state presentate proposte didattiche concrete, quali per esempio il progetto "Ed io al centro", l'almanacco regionale di cittadinanza e salute a scuola, che contiene tutte le iniziative a destinazione delle scuole prodotte da enti e organismi presenti sul territorio valdostano. Sono stati poi presentati progetti del Ministero, del MIUR e del Parlamento per l'anno scolastico 2017/18 e anche il concorso del club Soroptimist "Sì al rispetto, no al bullismo".
Ricordiamo che avevano portato avanti un bel progetto con la Presidenza del Consiglio, abbiamo avuto modo di premiare - lo ha ricordato il collega Cretier - il progetto di quest'anno legato alla violenza di genere; il nuovo titolo è invece legato al cyberbullismo, ha proprio ragione a citare i fatti di cronaca: l'ultimo, è di oggi, riguarda un'altra ragazzina che si è tolta la vita proprio per questo triste fenomeno.
Queste iniziative consentono alle istituzioni scolastiche, nell'ambito dell'autonomia didattico-organizzativa, di prevedere percorsi specifici di prevenzione del fenomeno del cyberbullismo facendo ricorso a enti, organismi e testimoni diversi. Tanti di questi progetti, per non dire ormai la quasi totalità, tranne quelli ovviamente riferiti a progetti sui ragazzi, coinvolgono anche tutta la sfera che ruota attorno al ragazzo. Quindi la scuola, ma anche la famiglia.
Alla realizzazione dell'iniziativa, prevista nell'ambito del Piano regionale della prevenzione 2016/20, hanno collaborato l'Assessorato alla sanità, salute e politiche sociali, l'azienda USL della Valle d'Aosta, la questura di Aosta, il CELVA, l'Università della Valle d'Aosta, l'istituzione scolastica Comunità montana Valdigne-Mont Blanc e il Soroptimist club. Quindi anche qua un esempio di sinergia tra enti diversi, che hanno ruoli diversi, ma che entrano in contatto con tutti i soggetti coinvolti.
Per quanto riguarda la sua seconda domanda, la Sovrintendenza agli studi della Valle d'Aosta ha inoltre aderito (questo per quanto riguarda le prospettive future) a una rete che prende il nome di "Gruppo noi". È una rete, un progetto molto importante, patrocinata dal tribunale dei minori del Piemonte e della Valle d'Aosta e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori di Torino, che intende proprio promuovere il benessere scolastico e la prevenzione di tutte le forme di discriminazione attraverso l'educazione tra pari. Quindi si entra in un circuito con i massimi esponenti della materia che sicuramente darà una valenza scientifica a questi progetti.
Per quanto riguarda la sua terza domanda, nel corso del seminario del 24 ottobre gli enti presenti alla manifestazione hanno illustrato le modalità per coinvolgere le forze dell'ordine, nel caso si rendesse necessaria la loro presenza. Sono inoltre stati illustrati gli strumenti tecnologici per monitorare e prevenire fenomeni di cyberbullismo a scuola. Sempre nell'ambito del Piano regionale della prevenzione 2016/20, sono previste le organizzazioni di altre iniziative analoghe a quelle del 24 ottobre, destinate prioritariamente proprio ai genitori che, seppur invitati a partecipare - lo dobbiamo ammettere - per questa prima data erano purtroppo in numero esiguo. Quindi tutti insieme proviamo a capire e a studiare quali siano le azioni più mirate, proprio per coinvolgere anche le famiglie.
Sicuramente il nostro ingresso in questa rete - che collaborerà con la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori - avrà sicuramente delle possibilità di portare avanti dei progetti già consolidati all'interno delle altre realtà territoriali, che sicuramente potranno avere dei risultati importanti.
Presidente - Per la replica, ha chiesto la parola il Vicepresidente Morelli. Ne ha facoltà.
Morelli (ALPE) - Ringrazio per la risposta l'Assessore. Sono certa che si stia facendo molto e mi sembra anche giusto e corretto riconoscere il lavoro che viene fatto dalle associazioni, dalle forze dell'ordine, tutti soggetti a cui va la nostra gratitudine. Giustamente lei dice che bisogna costituire una rete, perché i progetti estemporanei non siano attività fini a loro stesse, ma facciano parte di un ragionamento complessivo.
Mi permetto anche di fare una riflessione. Per esperienza - e lei in parte ha già sollevato la questione - molto spesso agli eventi organizzati, ai convegni, ai colloqui partecipano persone che sono già più sensibilizzate e in fondo già più consapevoli e motivate. Difficile è, invece, coinvolgere e toccare tutta quell'altra parte di popolazione, in particolare le famiglie poco presenti. Probabilmente la scuola è il modo per arrivare capillarmente a ogni famiglia. Mi pare che un'iniziativa di questo tipo sia stata portata avanti dal Friuli Venezia Giulia, mi chiedo se la redazione - ma esisterà già, non credo che dobbiamo inventarci niente - di una pubblicazione essenziale, agevole, da distribuire a tutte le famiglie attraverso i ragazzi, non potrebbe essere una soluzione per, forse, fornire degli elementi, degli strumenti alle famiglie per affrontare certi problemi.
Sulla mia terza domanda ha risposto parzialmente. Io chiedevo se esistono strutture, organismi pubblici a cui le famiglie possano rivolgersi - o anche i ragazzi possano rivolgersi - al di là delle forze dell'ordine, perché sappiamo come il fatto di rivolgersi a un rappresentante delle forze dell'ordine sia qualcosa di già molto coinvolgente, che potrebbe essere non così facile da attuare per un ragazzo o anche per un genitore.
Mi chiedo se, invece, all'interno delle scuole non possano esserci degli sportelli dedicati a questo tipo di necessità. La pongo come riflessione alla vostra attenzione.