Oggetto del Consiglio n. 2893 del 26 luglio 2017 - Resoconto
OGGETTO N. 2893/XIV - Interpellanza: "Mancata attivazione delle misure di sostegno al reddito relative all'anno 2017".
Fosson (Presidente) - Punto n. 19 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione, la parola al Consigliere Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Come ho anticipato nel corso della discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio, sapevo che nella legge di variazione avreste trattato la legge regionale n. 18/2015: quella sull'inclusione attiva. Lo immaginavo, anzi sapevo che da qualche tempo non eravate più nella fase di "limatura della legge", come ha dichiarato l'Assessore Chatrian per giustificare l'arrivo del provvedimento all'ultimo minuto, ma che era già sufficientemente chiaro e definito il percorso di elaborazione e di riscrittura della legge n. 18, che ribadisco essere la legge sull'inclusione attiva che votammo nel 2015. È proprio perché sapevo della vostra intenzione di mettere mano alla legge n. 18 che ho scritto questa interpellanza: non tanto per avere dei dati e delle informazioni comunque utili sia per noi, sia per i cittadini che ci ascoltano, ma per sollevare un problema che, per quello che riguarda i firmatari di questa interpellanza, non è solo formale, ma è assolutamente di sostanza, come ho già detto discutendo altre iniziative, il problema è quello del mancato confronto e della mancata condivisione. L'ho detto in commissione, l'ho ripetuto altrove, io penso che sia scandaloso che si scappi al confronto, colleghi della maggioranza, soprattutto su tematiche che sono state oggetto di scontri accaniti, di rinvii, di dibattiti infiniti e direi anche sfinenti. Io ricordo tutta la discussione su questa legge sull'inclusione e devo dire che è stata veramente una discussione sfinente, durata forse più di un anno.
Sull'inclusione attiva c'è stata una difficoltà di elaborazione, è venuto fuori di tutto, tanto che ogni più piccolo ragionamento, ogni più infimo dettaglio di questa legge ha dovuto passare il vaglio legislativo, tecnico ma anche politico e oserei dire anche quello ideologico da parte un po' di tutti all'interno di questo Consiglio. Ci hanno accusato noi che abbiamo voluto questa legge, che l'abbiamo scritta e che l'abbiamo partorita con fatica di fare un provvedimento di puro stampo assistenzialistico e con che fatica siamo riusciti a far capire che i soldi di questo provvedimento non erano regalie, che l'accesso alle misure comportava un patto finalizzato proprio all'inclusione, al rientro nel mondo del lavoro, ma anche al monitoraggio delle situazioni di disagio sociale e umano. Quante accuse ci sono state rivolte, accuse di accontentare con questa misura solo gli extracomunitari. Mi ricordo una storica dissociazione del collega La Torre come se i poveri avessero maggiore dignità se italiani o extracomunitari. Al di là degli slogan e della demagogia da quattro soldi proprio dell'ex collega La Torre, che non la votò proprio per quel motivo, i dati hanno clamorosamente smentito quelle teorie, facendo emergere una realtà di povertà anche tra la nostra gente, tra gli italiani, tra i valdostani. Quanti qui dentro volevano shiftare, come si dice, slittare la decorrenza della legge con l'obiettivo, magari non esplicitato, di non farla partire proprio con la scusa della mancanza di dati, di numeri, di cifre. Ricordo il Presidente Marquis quando era solo un semplice Capogruppo, questa tiritera dei dati che bisognava allegare, bisognava tirare fuori prima dell'approvazione.
Colleghi, oggi qui siamo invece a prendere atto, a leggere nella legge di variazione di bilancio che la legge n. 18, la tanto criticata "legge Fontana" oggi è una realtà importante che va addirittura ampliata ai disoccupati e agli inoccupati di lunga data - almeno questo è quello che leggo nella legge di variazione -, alle persone oltre i 25 anni, a prendere atto che il nuovo Governo riconosce, eccome, la bontà di quella legge, addirittura allentando le maglie che noi fummo costretti a stringere per non dare la sensazione che fossimo in presenza di un'elemosina e di un sussidio, come qualcuno comunque lo ha definito. Quelli contenuti nella legge di variazione sono provvedimenti che potremmo condividere anche in parte, anche se, per esempio, un approfondimento sull'inevitabile incrocio con le misure di Garanzia giovani, quelle erogabili fino ai 30 anni, l'avremmo fatto se qualcuno avesse avuto l'accortezza di portare la legge in commissione, anzi mi piacerebbe poi magari che qualcuno me ne spiegasse la ratio.
Dicevo che potremmo anche condividere lo spirito di alcune modifiche, ma, come ho detto in premessa, una norma di questo peso - una legge, tra l'altro, presa a riferimento fuori dalla nostra regione per la sua portata e la sua carica innovativa -, a mio parere, a parere del nostro gruppo, va discussa con calma e ragionando sugli effetti attesi e sugli effetti ottenuti. Questo lo dico proprio perché per sua natura quella legge, proprio in seguito alla discussione e al dibattito, è stata voluta come una legge sperimentale, che avrebbe cioè dovuto comportare una verifica a posteriori, un'analisi dei risultati attesi e della potenzialità, o comunque un controllo e un monitoraggio rispetto ai risultati ottenuti.
Dopo questa lunga premessa metodologica, torniamo all'interpellanza. Assessore, semplicemente le chiedo una serie di dati e di informazioni sulla legge attuale, che dovrebbero servire anche alla commissione qualora il buon senso - abbiamo una settimana di tempo - vi portasse ad evitare di normare le modifiche di questa norma nella legge di variazione. Io spero che prendiate in considerazione il fatto che una legge di questa importanza, anche in tempi brevi, richiede un passaggio che non sia semplicemente una presa d'atto, come di fatto è quella della trascrizione delle modifiche all'interno di una legge di variazione, che - come abbiamo detto all'inizio - ha avuto un iter brevissimo e sul quale non è stato possibile fare nessun tipo di approfondimento.
Presidente - Per la risposta, la parola l'Assessore Roscio.
Roscio (ALPE) - Il collega Guichardaz anticipa in parte una discussione che sicuramente avremo modo di fare successivamente. Oggi io mi limiterei solo a rispondere alle domande che vengono fatte nell'interpellanza, provando anche a dare una motivazione per cui si è giunti poi ad arrivare a fare la proposta di modifica della legge. Questo per anticipare il dibattito e dare alcuni elementi che potrebbero essere utili alla discussione successiva.
Per quanto riguarda la domanda n. 1: "quante famiglie hanno usufruito della misura di sostegno al reddito e qual è la composizione delle suddette", ho poi una tabella che, se vuole, le faccio avere per non fare un elenco di numeri. In sintesi, il numero dei nuclei familiari ammessi alle misure che hanno beneficiato dell'erogazione del contributo economico di sostegno al reddito è stato di 448. Tenendo conto anche dei componenti dei nuclei familiari, il totale delle persone che hanno beneficiato della misura sale a 1347. Le ho detto che, se vuole, le faccio avere l'elenco complessivo con la tabella.
Per quanto riguarda la domanda n. 2: "quanto è costato fino ad ora il beneficio", il dato relativo all'ammontare complessivo dell'erogazione del contributo previsto dalla legge è poco inferiore a 1,7 milioni, per la precisione: 1.687.420 euro, è un dato fornito da Finaosta ed è aggiornato a luglio 2017.
Per quanto concerne la domanda n. 3, quella forse un po' più articolata: "il motivo per cui non vi è più la possibilità di presentare la domanda", questa questione era già stata affrontata in un Consiglio precedente, per la precisione a maggio 2017. In quell'occasione erano state messe in luce alcune criticità nell'applicazione della legge n. 18/2015 sull'inclusione attiva e le criticità riguardavano nello specifico la possibilità di raggiungere la totalità del numero di persone che si trovano in una situazione di difficoltà, che era un po' lo scopo originario della legge. Stante la natura della legge, le sue modalità applicative, non si era in grado di raggiungere le persone che avrebbero avuto necessità di beneficiare invece di quanto previsto. Il precedente bando emanato si era concluso a marzo 2016, quindi oltre un anno fa, e non era più stato presentato, per cui già allora si era prospettata l'opportunità di provare ad ampliare al più presto i potenziali beneficiari e cercare di adottare una modalità più flessibile, come quella dello sportello e non più del bando. Per rispondere a queste esigenze, è necessario pertanto obbligatoriamente passare attraverso modifiche della legge, diversamente anche le risorse che attualmente sono a disposizione non potrebbero essere impiegate in quanto la misura prevista dalla legge è una tantum, per cui anche chi ne avrebbe usufruito potenzialmente non potrebbe ripresentarla una seconda volta, né quelli che invece in un primo momento erano rimasti esclusi potrebbero beneficiarne. Avremmo quindi una somma stanziata che non potrebbe essere impiegata, questo deriva dall'esperienza del primo anno di applicazione della legge, per cui il comitato ha fatto un'illustrazione in cui si è detto chiaramente che la legge così com'è stata applicata non è in grado di intercettare l'ulteriore fascia di popolazione, che è esposta ad un alto rischio di esclusione sociale, nonché dal mercato del lavoro. Solo a titolo di esempio, oltre l'8 percento delle domande di ammissione alle misure non è stata accolta perché non esaudivano il criterio di aver prestato attività lavorativa per un minimo di un anno, come prevede la legge, nei cinque anni antecedenti, oppure di essere beneficiari, anche minimali, anche quando ho un beneficio di poche centinaia di euro al mese, di un'altra provvidenza, per cui si era automaticamente esclusi. La conseguenza di questa osservazione emersa in sede di prima applicazione era l'esclusione dalla misura dei disoccupati di lunga data e dei percettori di altre indennità, come, per esempio, gli invalidi civili, che erano esclusi a priori da questa misura.
Tenendo in considerazione che la situazione lavorativa ed economica delle famiglie che vivono sul territorio regionale nell'ultimo anno non ha subito delle variazioni che potessero ipotizzare un numero considerevole di nuclei familiari intercettabile, quindi avere un buon riscontro ad un nuovo bando, si è ritenuto opportuno - e si era anche stati sollecitati in questo Consiglio - introdurre delle misure nuove, oltretutto si era anche detto di cercare di adottare un sistema nel più breve tempo possibile. Queste modifiche che sono state pensate permetterebbero di accedere alle misure ad altre persone, che - come ho detto prima - sono oggi ad esclusione sociale, e di introdurre una modalità per avere un accesso allo sportello. Inoltre è prevista l'introduzione, che prima non c'era, della cumulabilità del contributo economico previsto a livello nazionale, quello che prima era il SIA, oggi è diventato il REI, con quello della normativa regionale.
Comunque, come ho detto in premessa, penso che su tali modifiche ci sarà l'occasione di discutere diffusamente in un altro momento sia sul metodo utilizzato che anche nel merito della questione. A questo punto dico che se verranno approvate le modifiche alla legge proposte al Consiglio regionale, la Giunta provvederà ad emanare una delibera per cui si approverà il nuovo modulo di presentazione della domanda e quindi si metteranno in atto le nuove disposizioni della legge. Subito dopo gli sportelli potranno ricevere le nuove domande per l'accesso alle misure.
Per quanto concerne l'ultima domanda: "se il beneficio è stato finanziato per l'anno in corso", rispondo che il beneficio nel 2017 ha avuto un finanziamento complessivo di 2 milioni di euro, suddivisi in 740 mila euro destinati alla chiusura del bando precedente e i rimanenti 1,2 e rotti milioni di euro per essere utilizzati per le nuove domande che potrebbero emergere a seguito delle modifiche di legge.
Dalle ore 15:56 riassume la presidenza il Presidente Rosset.
Rosset (Presidente) - Per la replica, chiede la parola il Consigliere Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Mai avrei sperato, dopo l'estenuante, sfinente - come dicevo prima - dibattito, che si arrivasse ad una risposta che dicesse che questa misura - che ripeto essere una misura che è stata anche un po' da apripista anticipando misure poi adottate altrove - avrebbe coinvolto quasi 1500 persone, in qualche modo cercando di aiutarle affinché temporaneamente, per quanto possibile con queste misure, potessero uscire da stati di indigenza a volte estremi.
È chiaro che però questa legge aveva un obiettivo molto chiaro, perché non è una misura contro la povertà: era una misura, così com'è stata voluta chiaramente dal Consiglio, compreso da chi di questo dibattito a volte ne ha fatto strame ideologico, di politica attiva. L'analisi - che noi avevamo tra l'altro inserito all'interno della legge, perché, come lei sa, entro il 30 novembre di ogni anno, il comitato doveva presentare alla Giunta...e venire in commissione a spiegare i risultati della legge e gli effetti della stessa - quindi serviva per capire l'efficacia della misura ed eventualmente per trasformarla. Nel caso in cui fosse fallito l'obiettivo inclusivo, l'obiettivo di rilancio della legge o la possibilità di rilanciare anche solo una persona all'interno del mondo del lavoro, si poteva modificare la legge in qualche maniera ridefinendola e riparametrandola. Questo passaggio, a meno che io non me lo sia perso, non è avvenuto e oggi, a mio parere, sarebbe stato necessario preventivamente fare una valutazione di questo tipo in commissione. È vero poi che c'è stato il DEFR, è vero che ci sono stati dei sommovimenti, cambi di maggioranza, però, siccome questa è una legge che, secondo me, deve uscire fuori della polemica politica, e lo è stata già fin troppo, era necessario fare un'analisi chiara per vedere se lo spirito, la ratio della legge era stato in qualche modo rispettato. Mi piacerebbe capire quante di queste persone, per esempio, sono rientrate nel mondo del lavoro, quanti patti di inclusione hanno avuto un risultato positivo e quanti invece hanno avuto un risultato fallimentare, quanti giovani oltre i 30 anni, perché - ripeto - prima noi avevamo fatto un ragionamento che, esistendo le garanzie rientranti all'interno di Garanzia giovani, forse anche per una questione di risorse non era opportuno, si è deciso di scendere a 25 anni, ma facciamo delle analisi, cerchiamo di capire qual è il target al quale ci si è riferiti fino adesso, cosa che non è stata fatta.
Se non si fanno le interpellanze in Consiglio regionale, non si hanno notizie. Per quale motivo non si fa il dovuto passaggio in commissione, magari con calma, non nei cinque minuti né di replica, né dei dieci minuti a disposizione dell'interpellante e si analizzano i dati? Presidente Marquis, collega Gerandin, c'era molta gente che era particolarmente interessata a vedere i dati, dopodiché noi che l'abbiamo scritta potremmo anche dire di avere scritto una fesseria, la rivediamo e gli diamo un altro nome, ma, fatto così questo passaggio, non si capisce nulla: non si capisce se questo provvedimento è stato un provvedimento efficace, è stato uno spot o chissà cosa. Io oggi lo vivo quasi come uno spot, inserito dentro una variazione di bilancio con una serie di emendamenti di sostanza, a me sembra più che altro uno spot per dire abbiamo ampliato la platea dei beneficiari, cosicché qualcuno un domani possa andare a raccontare quanto è stato bravo a utilizzare questi 11,3 milioni. Ripeto: ci sono delle norme che, poiché ci abbiamo anche sudato sopra - e sono state anche sofferte da parte di tutti -, sono patrimonio comune, non sono patrimonio né di Roscio, né della Giunta e né di una parte politica e una di queste norme è questa.
La discussione, e qui concludo, la prossima volta non si dovrebbe fare in aula, ma in commissione con dei tempi certi, va bene, perché c'è un'urgenza, ma magari audendo le parti sociali, cercando di capire le categorie interessate, se vi sono dei bisogni che vanno al di là delle modifiche che avete portato voi, che sono modifiche in parte accoglibili perché sono modifiche richieste anche dall'esperienza, ma se ne discuta almeno.