Oggetto del Consiglio n. 2846 del 13 luglio 2017 - Resoconto
OGGETTO N. 2846/XIV - Interrogazione: "Adozione di provvedimenti per arginare il problema dell'inquinamento dell'aria nella città di Aosta".
Rosset (Presidente) - Punto n. 6 all'ordine del giorno. Per la risposta, chiede la parola l'assessore Roscio, ne ha facoltà.
Roscio (ALPE) - Riguardo a questa interrogazione, in premessa farei un minimo di contestualizzazione. Immagino che questa richiesta venga da una notizia che è apparsa qualche giorno fa sulla stampa, a seguito della pubblicazione da parte di ARPA del rapporto sulla qualità dell'aria dell'intera Valle d'Aosta. La questione è abbastanza tecnica e va fatta una premessa, per non dare informazioni fuorvianti.
La gestione della qualità dell'aria è disciplinata da una norma: il decreto legislativo n. 155 del 2010. Questo decreto legislativo prevede i riferimenti normativi per le concentrazioni di inquinanti in atmosfera, che vengono misurati con la rete di misura dell'aria. Per quanto riguarda le deposizioni atmosferiche, che sono invece un'altra questione e a cui fa riferimento la presente interrogazione, non sono previsti valori di riferimento a livello della normativa nazionale. A ogni modo, la rete valdostana di misura, che è implementata anche con quelle relative alla deposizione, ha un livello di qualità talmente alto, per cui ci si rende conto anche di cose che forse al di fuori della Valle d'Aosta non sarebbe stato possibile rilevare. Il livello di monitoraggio applicato alla nostra regione è all'avanguardia anche a livello nazionale, per cui vengono misurate le deposizioni che altrove non sarebbero rilevate. Ed ecco, forse, il motivo per cui vi è stata questa discussione.
Nel merito, la stazione della Pépinière, che non è quella dove viene misurata la qualità dell'aria urbana, ma è una stazione industriale, ha effettivamente misurato un picco di cadmio, che ha avuto un innalzamento molto puntuale, arrivando fino a un livello di 2,8. Dico la cifra, perché è importante: il limite nelle stazioni urbane è fissato a 2 e in quelle in media si è arrivati al massimo a 0,6. Quindi vuol dire che a livello di stazioni urbane il limite non è mai stato superato. Questo si può dire in linea generale, anche per quanto riguarda altri metalli come, per esempio, il cromo.
Vero è che vi sono complessivamente alcune criticità a livello della qualità dell'aria, ma più che di criticità si potrebbe parlare di problematiche. Una, per esempio, che però non è tema di oggi, ma su cui comunque stiamo cercando di lavorare, è la questione del benzopirene, che in media negli ultimi anni, probabilmente a causa anche della crisi e dell'uso delle biomasse per il riscaldamento, è andata aumentando e ha superato, in alcuni casi, anche il livello soglia (non ha superato altri livelli).
Per rispondere puntualmente alle quattro domande che vengono poste, la prima è: "se vi è conferma di quanto dichiarato dal tecnico dell'ARPA". C'è stato effettivamente un picco anomalo delle deposizioni, su un periodo molto limitato. Il periodo è marzo/giugno 2016, quindi relativamente all'anno scorso. A dire il vero, per l'accuratezza delle misure, si è riusciti a restringere ancora di più il periodo, più o meno a una settimana di tempo. Questo picco anomalo di cadmio è stato riscontrato solo a livello delle deposizioni, non nei valori delle polveri cosiddette PM10 nell'aria, dove invece vi è un limite per la tutela della popolazione. Il livello delle deposizioni ha avuto proprio - come dicevo prima - un picco, per poi ritornare ai valori usuali, che sono molto al di sotto anche di quel valore 2; in media noi abbiamo circa 0,2, quindi dieci volte al di sotto. E, per quanto noi conosciamo oggi, con le misurazioni anche del 2017, non c'è più stato alcun picco, per cui siamo tornati a un valore di circa un decimo rispetto alla soglia prevista nell'aria che si respira.
La norma italiana non prevede alcun limite nelle deposizioni. È stato preso a titolo indicativo il valore della Germania, che era 2, ma questo dal punto di vista normativo non ha grande valore. Tanto per dire, il Belgio fissa un limite a 20, per cui, se avessimo preso questo riferimento, saremmo stati ampiamente al di sotto.
Va detto, oltretutto, che il cadmio che è stato trovato nell'area industriale della Cogne Acciai Speciali, non fa parte del ciclo produttivo ed è un elemento indesiderato: questo è qualcosa su cui va posta comunque l'attenzione, per evitare che episodi simili si ripetano nel tempo. Ma su questo dirò dopo, quando parleremo di cosa si sta facendo.
Per quanto riguarda la concentrazione del cadmio nelle polveri PM10, la norma italiana fissa come limite una media annuale di 5 nanogrammi/metro cubo. Nel 2016, nella Pépinière il valore medio è comunque stato di 0,8, oltre cinque volte inferiore al valore soglia. La media è stata comunque inferiore tutto l'anno nell'area industriale, non nelle aree urbane.
La domanda due chiede se la qualità dell'aria è mutata nel capoluogo. Mi verrebbe da dire di no, in quanto i picchi hanno interessato solo l'area industriale e non l'area urbana. Gli innalzamenti registrati nelle stazioni sono rimasti ampiamente sotto i valori soglia. Quindi non c'è stata una criticità nel particolato atmosferico, ma solo nelle deposizioni dell'area industriale. Per cui, seguendo la normativa vigente in Italia, i limiti per la tutela della salute non sono stati superati, sono stati rispettati durante tutto l'anno 2016 e il trend è del rispetto anche nel 2017.
La domanda tre chiede quali provvedimenti sono stati individuati e realizzati. Va fatta anche qui una puntualizzazione: la CAS è un'acciaieria oggetto di procedura AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) già da alcuni anni. Periodicamente vi è un tavolo di lavoro che si riunisce e, oltretutto, si riunirà anche la prossima settimana, ma non in seguito a questo, per fare la riunione consueta. A questo tavolo tecnico, dove vi è il contraddittorio con l'azienda, ovviamente partecipa come coordinatore l'Assessorato all'ambiente, ma vi è anche ARPA, il Corpo forestale, la ASL e il Comune di Aosta. In quell'occasione verranno discusse le misure che si intendono introdurre, ovviamente per cercare di evitare che comunque l'evento possa ripetersi. Il fatto che comunque un evento, seppure in questo caso non preoccupante, possa accadere, non vuol dire che non bisogna fare nulla; vuol dire che bisogna cercare di prevenire qualunque altra situazione che possa manifestarsi. Le azioni riguarderanno innanzitutto le misure preventive e la riduzione dei tempi di elaborazione e di restituzione dei dati, nel caso ci sia il manifestarsi di criticità. Non si può escludere che in un'industria si possano manifestare delle criticità, ma bisogna cercare di avere dei dati per tempo, perché si possa intervenire per ovviare a tali criticità. Va detto che a seguito dell'introduzione dell'AIA, negli anni il trend della qualità dell'aria in Aosta è decisamente migliorato e questo lo dimostrano proprio i dati contenuti nel rapporto ARPA degli ultimi anni.
La domanda quattro chiede se ARPA ha proceduto a denunciare o se altri intendono farlo. In quanto la norma esiste ed è quella che regola la qualità dell'aria (il decreto legislativo n. 155 del 2010, in particolare modo l'articolo 19), non essendoci stati superamenti di alcun limite, non ci sono gli estremi per esporre alcuna denuncia agli organi competenti per un risvolto sanzionatorio. Per cui, gli interventi saranno affrontati tutti in sede AIA, nel tavolo di lavoro del contraddittorio, ma al di là delle anomalie, che tra l'altro non si sono più verificate, non risultano elementi per poter procedere a denunce alle autorità competenti.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - La ringrazio, Assessore, delle informazioni che in qualche modo confortano, credo, la cittadinanza e che danno comunque anche il senso di una presenza, in questo caso da parte dell'ARPA, che vigila sulla qualità dei nostri elementi vitali: l'aria e l'acqua. Sono certo che dopo questo allarme ci sarà una maggiore attenzione, soprattutto alla comunicazione istituzionale, perché aver appreso, a distanza di più di un anno, della presenza di questi picchi, che lei mi conferma essere però non significativi da un punto di vista dell'azione sulla salute pubblica, probabilmente è stata una leggerezza che avrebbe potuto essere evitata facendo periodicamente delle comunicazioni, visto che ARPA apprende i dati periodicamente, in questo caso addirittura con continuità, perché ho letto che esistono anche degli impianti fissi e delle telecamere vicino alla stazione.
Riguardo all'ultima domanda, lei ha intelligentemente evitato di rispondermi. Io le chiedevo se Area Civica-Pour Notre Vallée si era mobilitata, visto che ha minacciato, attraverso il suo portavoce, di denunciare e di farlo al posto delle istituzioni. Sarebbe bastato che lei si fosse confrontato con il suo collega Restano, magari dicendo a che punto era questa azione di denuncia forte e a nostra difesa. Mi dispiace, in ogni caso, che un tema così serio sia preso a pretesto dal redivivo La Torre, che è il coordinatore insieme a Favre - ci hanno detto oggi - di questa fantomatica aggregazione politica in progress, come ha detto il collega Norbiato, che oggi si rimpolpa proprio di un altro transfuga che è il collega Norbiato stesso. Cavalcare un argomento così serio per avere due righe su un giornale è un po' un peccato ed è forse anche politicamente inopportuno, ma oramai ci avete abituato a queste vostre uscite un po' inopportune. Sarebbe utile che, al posto di minacciare finte e vacue denunce, questo movimento in progress si impegnasse a motivare le sue sparate con dati certi, magari esponendosi quando vi è davvero l'intenzione di lavorare per il bene della comunità, non solo su argomenti sui quali peraltro non si ha neanche nessun tipo di competenza, tant'è che l'esito ce l'ha spiegato lei, Assessore, con la competenza che la distingue rispetto a questi temi.
Sparate dovute, quelle dell'ex consigliere La Torre, anche alla mancanza credo di disposizioni legislative in tal senso. Un impegno da parte dell'assessore Roscio sarebbe stato o potrebbe essere quello di evidenziare nelle giuste sedi politiche la necessità di prevedere dei limiti di legge per le sostanze tossiche non solo nel particolato, ma anche, se possibile - come ha accennato lei - nel deposito che si rileva. Il cadmio, lo sappiamo, è comunque una sostanza estremamente tossica, che ha degli effetti sull'ambiente, sulla fisiologia umana e animale a dosi, probabilmente, molto maggiori rispetto a quelle rilevate. L'Assessore avrebbe potuto, in questo caso, magari rassicurarci dicendoci che, per quanto possibile, avrebbe lavorato magari sulle norme di recepimento delle direttive europee, quelle che fissano, per esempio, i limiti delle sostanze pericolose e tossiche proprio nei processi industriali, perché, come sappiamo e come abbiamo letto, il cadmio deriva proprio da processi industriali di verniciatura, di saldatura e da altri processi collaterali. Non so in questo caso da dove provenga: io ho letto che proviene dalla fusione di rottami, nei quali evidentemente o probabilmente c'era questo elemento. Concludo dicendo che questo tipo di azione politica che io auspico le istituzioni portino avanti, sicuramente sarebbe stata ed è più produttiva, rispetto alle ridicole minacce senza fondamento di qualche ex politico in cerca di visibilità.