Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2814 del 20 giugno 2017 - Resoconto

OGGETTO N. 2814/XIV - Interpellanza: "Ripristino del servizio di agopuntura per malati di cancro".

Rosset (Presidente) - Con 27 Consiglieri presenti possiamo iniziare i lavori. Siamo al punto n. 19 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione, chiede la parola il collega Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Almeno un'iniziativa a Consiglio presentata dal nostro gruppo cerca di approfondire tematiche che riguardano categorie specifiche, ma particolarmente fragili, bisognose di cure e soprattutto di attenzioni. Abbiamo parlato nelle scorse settimane dei malati di leucemia e del supporto alle loro famiglie, del problema della morte prenatale e perinatale - lo ricordo ancora -, del servizio di odontoiatria rivolto ai pazienti meno collaborativi il Consiglio scorso, i disabili gravi e i malati di Alzheimer, le persone autistiche e oggi ci occupiamo dei malati oncologici, con riferimento però a quelle tecniche - se le vogliamo chiamare così - che servono per alleviare le conseguenze delle chemioterapie e delle radioterapie e degli altri trattamenti salvavita e di supporto a cui sono spesso sottoposti i malati oncologici.

Come ho scritto nella premessa all'interpellanza, questa pratica pare abbia un'efficacia ormai acclarata sugli effetti collaterali della chemio e della radioterapia. Leggo che agisce contro la secchezza delle fauci, le vampate di calore per le donne trattate al tumore al seno, la nausea, il vomito; pare che abbia effetti e sia particolarmente efficace contro gli effetti della terapia ormonale nel caso del cancro alla mammella e alla prostata, pare che sia utile anche ad incrementare la resistenza fisica durante e dopo la chemio e la radioterapia addirittura nel migliorare il sistema immunitario. Efficacia - dicevo - che si esplica però, almeno a sentire gli interessati e a leggere la documentazione presente on line, se l'agopuntura viene somministrata contestualmente o in prossimità della chemioterapia e della radioterapia e alle varie cure che ho elencato. Non è una pratica da Dulcamara, per gli amanti dell'opera, il famoso dottor Dulcamara: quello che vendeva vino facendolo passare per il magico elisir, è una pratica medica ammessa oramai dalle massime agenzie di certificazione e accreditamento mondiale. La sua efficacia è comprovata da test e da ricerche scientifiche, tanto che da quasi 15 anni mi risulta che l'agopuntura per i malati oncologici sia inserita nei nostri LEA regionali e da qualche anno è regolarmente praticata nelle nostre strutture da medici, anestesisti e rianimatori specializzati proprio in agopuntura. Se ben ricordo, per qualche anno l'USL fu pure convenzionata con una struttura privata, ricordo bene l'IRV, ma non vorrei dire una scorrettezza.

Ora, a qualcuno questa terapia integrativa, questa terapia di supporto - non saprei come meglio definirla - potrebbe apparire come un surplus, qualcosa di non strettamente necessario, come un costo evitabile soprattutto se rapportato alle necessità più incombenti del nostro sistema sanitario regionale. Potrei concordare se non fosse che la nostra sanità cerca di distinguersi per la sua visione, non so se si può dire olistica della malattia, naturalmente per quanto possibile, per quanto si può parlare di visione olistica. Il nostro sistema sanitario regionale viene raccontato dai vari Assessori che si succedono come un sistema sanitario di serie A, attento alle malattie, certo, ma soprattutto alle persone, una sanità - come diceva l'Assessore la volta scorsa - che si preoccupa delle cure e anche dell'umanità che le subisce o, meglio, che le accoglie. Si ricorda, Assessore, quando parlavamo dell'umanizzazione delle cure, dell'umanizzazione dell'azienda, aveva fatto un accenno la volta scorsa. Se ci fossimo accontentati di una sanità di base limitata alle prestazioni davvero essenziali, ai bisogni sanitari primari, forse non avremmo servizi all'avanguardia come la PET a positroni, la FIVET, il servizio di fecondazione in vitro. Non ci saremmo preoccupati l'anno scorso, o due anni fa, di riconoscere la fibromialgia tra le malattie sottoposte a particolare attenzione. Non avremmo inserito l'uso terapeutico della cannabis per la cura di particolari patologie. Non staremmo avviando un percorso per l'accompagnamento delle famiglie colpite dal lutto prenatale e perinatale, percorso che abbiamo sollecitato qualche Consiglio fa, e che l'Assessore sta percorrendo in modo fattivo e concreto. Non staremmo lì a ragionare sulla fattibilità, sull'implementazione di un servizio addirittura di una struttura di odontoiatria speciale: quella rivolta - come dicevo prima - a pazienti particolari poco o per nulla collaborativi. Forse oggi non potremmo neppure fregiarci del titolo di "ospedale amico del bambino" o di "ospedale senza dolore", titoli, certo, etichette ma che dicono di un'attenzione anche della politica verso i pazienti, le loro sensazioni, la loro condizione di persone che soffrono prima che di malati, i casi clinici per dirla in modo brutale. L'agopuntura oncologica si aggiunge a queste attenzioni delineando un modello di sanità che vuole essere al servizio del malato e, per quanto possibile, vicina ai bisogni del malato che non sono solo ed esclusivamente bisogni di cura.

Ho fatto questa premessa per dire che sicuramente esistono delle necessità sanitarie prioritarie. Non siamo così naïf da non capirlo, ma che è prioritario anche il benessere, per quanto - lo dicevo prima - compatibile con lo status di malato, sofferente spesso, delle persone che si sottopongono ai trattamenti sanitari, alle cure. Agire sulle prestazioni considerate da qualcuno secondarie, non essenziali - ricordo ad ogni buon conto che l'agopuntura oncologica è inserita tra i LEA regionali - riducendole e contraendole, limitandole, contenendole non fa onore in prima istanza ai decisori, ma nemmeno alla politica, che non può limitarsi a prendere atto delle misure di contenimento dicendo che queste rientrano magari nello ius variandi della dirigenza, che peraltro si deve attenere alle indicazioni politiche quando si parla di programmazione dei livelli essenziali. La soppressione o il conferimento di queste prestazioni, che - ribadisco - sono efficaci solo se somministrate in prossimità delle terapie, non può essere decisa da un primario o da un direttore sanitario per motivi di quadratura delle ferie e dei turni, deve essere concordato con chi ha investito anche in termini politici - perché no? - su un modello di sanità. Se si decide di sacrificare delle prestazioni, in questo caso addirittura essenziali, non si può non allargare il ragionamento al modello.

Se vogliamo un ospedale senza dolore, un ospedale amico del bambino, non possiamo eliminare, ad esempio, le prestazioni antalgiche o alcune prestazioni neonatologiche, pediatriche senza prima aver programmato una via d'uscita o un ripensamento proprio del modello. Lo dico non per ingraziarmi alcune unità di persone, perché parliamo di diverse decine di pazienti, non di centinaia o di migliaia, non mi interessa cavalcare battaglie per raccattare qualche consenso, magari perdendone altri e rischiando anche di apparire un po' naïf, ma semplicemente perché sono convinto che, intaccando i diritti dei più deboli, si intacca il sistema producendo poi una scia di giustificazioni che alla fine rischiano di portare alla demolizione, parziale o totale, del modello dal quale, indipendentemente dalla collocazione maggioranza/minoranza, tutti siamo potenzialmente direttamente o indirettamente fruitori di prestazioni, utenti, pazienti: questo credo sia un pensiero che deve animare tutti noi quando parliamo di sanità...dicevo: al quale, indipendentemente dalla collocazione di dove siamo, siamo comunque tutti affezionati. Ho sempre detto che il nostro sistema sanitario, il nostro sistema di welfare, malgrado i piccoli numeri, le casistiche, è un buon sistema. Non mi interessa che prima ci fosse il collega Viérin, il collega Fosson, Lanièce o chissà chi, mi interessa preservarlo riconoscendo anche a chi è stato in passato seduto sulla poltrona che sta occupando adesso, Assessore, una vision che oggi non può non trovare una continuità, un sistema che non appartiene all'Union Valdôtaine, all'UVP, al PD, ma che è patrimonio di tutti i 130 mila abitanti di questa regione. Abitanti che, a mio modesto parere, non possono essere divisi in cittadini di serie A e di serie B, perché nel caso di queste terapie cosiddette "non convenzionali" se non vi è la volontà di garantirle a tutti coloro che si trovano sfortunatamente colpiti da una particolare patologia, diventano esclusiva opportunità solo di chi può permetterselo: i ricchi e i più abbienti e questo noi non lo vogliamo.

Presidente - Per la risposta, chiede la parola l'Assessore Bertschy, ne ha facoltà.

Bertschy (UVP) - La risposta, al di là di tutta l'illustrazione che farò, è che assolutamente non si vuole sopprimere questo servizio. Fino a quando non affronteremo l'argomento in maniera compiuta, è una differenza di vedute, però abbiamo una fortissima criticità legata agli anestesisti, oggi ridotti a 33 unità rispetto al passato e impiegati in più servizi che saranno oggetto e sono già oggetto in questo momento di una seria valutazione per evitare che non ci sia la possibilità di erogare servizi importanti come questi sia pure in una situazione di grande difficoltà. Nel 2016 e ancora in questi primi mesi del 2017 c'è stata una forte riduzione dell'organico per svariati motivi, anche perché alcune figure professionali sono rientrate, o si sono avvicinate a casa, però oggi l'organico è composto da 33 persone, che si devono occupare di guardia e rianimazione, guardia ostetrica al Beauregard, di urgenza chirurgica chiaramente delle sedute operatorie programmate, dell'elisoccorso e in questa fase anche del 118 di Donnas.

Come ha già sottolineato in precedenza, quindi ci siamo anche detti su questo aspetto che è necessaria una valutazione approfondita, compito affidato negli obiettivi di mandato alla nuova Direzione per capire come impiegare al meglio le risorse e dare risposta alle priorità e anche ai bisogni, come quello che viene sottolineato nell'interpellanza. La difficoltà di oggi si è venuta a presentare proprio perché allo stato attuale è stata ridotta in maniera significativa già a partire da gennaio la prestazione degli anestesisti fino a questo momento nel quale si fa difficoltà a mantenere questo impegno, questa collaborazione che c'era per le sedute di agopuntura e se è vero che negli ultimi mesi sono state comunque garantite, grazie alla disponibilità di medici di Anestesia e rianimazione al di fuori dell'orario istituzionale, oggi la criticità c'è. È quindi un problema che si è rivelato, come abbiamo già avuto occasione, non è un problema di dimensioni, di numeri, ma di qualità di servizio e di importanza del servizio per le persone che hanno la possibilità, attraverso servizi come questo, di migliorare quanto meno il loro stato di salute o di affievolire il loro dolore. Stiamo lavorando per capire come recuperare nel più breve periodo possibile una buona organizzazione. Tutto questo passa anche per l'organizzazione del concorso che, entro metà luglio, sarà espletato e che dovrebbe - speriamo - metterci in condizione di avere comunque una dotazione di personale per l'organizzazione di tutti i servizi, questo non limita invece il ragionamento che si sta facendo sulla priorità e su Donnas e su tutto il resto.

Il secondo quesito è: "se esiste l'intenzione di ripristinare la situazione ex ante", sì, è un obiettivo. Come ha detto bene lei, faceva parte dell'eccellenza, bisogna mantenerlo. È stato riportato nei LEA regionali, oggi rientra nei nuovi LEA approvati a gennaio. È una scelta che ha sostenuto in tutta la sua importanza chi mi ha preceduto, quindi l'obiettivo politico è assolutamente quello di dare una risposta migliore di quella che stiamo in questo momento qui dando, anzi, di dare una risposta, perché in questo momento non riusciamo a sostenerla. Per recuperare questa prestazione, però, è necessario fare delle scelte organizzative, espletare questo concorso e mettere in condizioni la struttura di Anestesia e rianimazione di riprendere la collaborazione a supporto dell'attuale servizio.

In questo senso anche la domanda n. 3: "se si sta ragionando sulla possibilità di recuperare anestesisti dai servizi territoriali del soccorso per impiegarli presso le strutture ambulatoriali ed ospedaliere, predisponendo una riorganizzazione complessiva del sistema che redistribuisca le risorse umane in modo più congruo e funzionale", sì, è in fase di valutazione. È in fase di valutazione una riconfigurazione di medici che presidiano le sedi di emergenza territoriale. Inteso che si sta facendo una valutazione non per togliere dei servizi, ma per efficientarli e cercare di dare una risposta attraverso le figure professionali che noi abbiamo e che possono essere non sostitutive, ma garantire un'organizzazione differente. Questo perché evidentemente in una scala di priorità, a partire dalle sedi operatorie ad andare al servizio che nell'interpellanza viene citato, bisogna dare un'importanza e una valutazione complessiva con le forze che oggi abbiamo. L'intenzione quindi è quella di prevedere già nel corso dell'estate l'organizzazione di un progetto, la valutazione di un progetto da sottoporre poi anche agli organi competenti consiliari, in modo che si possa fare in una rivalutazione complessiva una valutazione anche di un organico un po' definitivo del settore degli anestesisti della Rianimazione, perché, rispetto a questo, poi si pone anche l'organizzazione del modello che lei evidenziava. Da parte nostra abbiamo anche strutture dirigenziali dell'Assessorato, sono in collaborazione con l'azienda per cercare di sottolineare che questo non è un argomento che verrà dimenticato, anzi. Fa parte dei LEA, come abbiamo detto prima, dal 12 gennaio e quindi non è un argomento che ci vedrà abbandonare né chi oggi opera a livello professionale a riguardo, ma soprattutto non ci vedrà abbandonare persone che da queste cure possono avere delle risposte e un'attenzione che un modello pubblico efficiente come il nostro non deve perdere di vista.

Presidente - Per la replica, chiede la parola il collega Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Non ho capito alla fine di questi pazienti che attendono di fare l'agopuntura se li conforta o se siamo ancora nella fase organizzativa e riorganizzativa degli anestesisti. Sarebbe importante dare una risposta in modo tale che anche loro si possano organizzare. Come dicevo alla fine, organizzare per alcune di queste persone che sono già prostrate per malattie, che richiedono delle terapie e delle cure a volte devastanti, significa andare a pagamento magari in qualche clinica o da qualche parte nella speranza di poter alleviare le proprie sofferenze, quindi intanto sarebbe stato interessante dare una risposta.

Rispetto agli anestesisti, lei dice 33 anestesisti: sono numeri da Molinette, Assessore. Noi abbiamo una sanità che funziona e che va bene, io sono molto contento, ma a volte io osservo dei numeri e degli organici che sono in alcuni casi carenti - e glielo dico qua in confidenza, non ci ascolta nessuno - perché il primario di turno conta nulla, o conta molto poco e dall'altra parte degli organici invece pletorici, perché magari il primario di turno conta o contava cosa. Il fatto che ci fossero oltre 40 anestesisti e che questi venissero utilizzati sul territorio a fare delle funzioni, che in alcuni casi sono sostituibili tranquillamente con un'infermiera specializzata nel soccorso, questo la dice lunga. Il problema è che un anestesista rianimatore costa tre volte un'infermiera specializzata nel soccorso. Lei forse non si ricorda quando - non se lo ricorda di sicuro perché non eravamo ancora nessuno dei due in Consiglio regionale - si parlava della possibilità che sia nell'equipaggio dell'elisoccorso che in quello dell'ambulanza il medico potesse essere sostituito, per esempio, da un'infermiera specializzata in questo ambito, dopodiché il medico interveniva, per esempio, di supporto, laddove era necessario. È vero, io vedo qualcuno che è un po' perplesso rispetto a questa cosa, ma esistono delle categorie di medici e di infermieri che sono specializzati nell'intervento immediato e che potrebbero tranquillamente farlo, come succede in molte parti d'Italia, come succede peraltro in Alta Valle da noi, quindi in tutta la zona di Morgex, La Thuile, eccetera, non c'è il medico in ambulanza. Nessuno dice di togliere il medico, ma dicevamo la volta scorsa di fare, per esempio, un ragionamento sostituendolo con dei medici di emergenza territoriale, che sono medici che hanno una specialità. Non so se sull'ultimo disegno di legge, per esempio, su questo argomento, su questa specifica professionalità abbiamo scritto qualcosa.

Riguardo poi sempre alla carenza di anestesisti, la invito ad andarsi a guardare i turni festivi della Rianimazione. Qualcuno mi dice che ci sono tre anestesisti per turno festivo, chieda se è opportuno che ci siano tre anestesisti. Peraltro, da quello che mi risulta, nel servizio di agopuntura non sono orari in più integrativi, ma rientrano proprio nell'orario ordinario dell'anestesista, quindi vuol dire che si riusciva a recuperare, nell'ambito delle 38 ore del medico, delle ore per poter fare dei turni del genere. Io non voglio di sicuro dare delle indicazioni di tipo organizzativo, però credo sia importante anche rispetto a delle realtà che potrebbero poi prelevare delle prestazioni. Qualcuno - citavo prima il Dulcamara della situazione - mi ha detto: "cosa vuoi che sia l'agopuntura, sarà molto più importante". No, ci sono delle prestazioni che hanno acclarata efficacia. Fosse anche solo la terapia del dolore o fosse anche per solo sgravare dalla sofferenza della chemioterapia e della radioterapia, io credo che un ospedale, una sanità...prima ho proprio detto che io non guardo chi c'era prima e chi ci sarà dopo, io sono orgoglioso di un sistema sanitario, un sistema di welfare che negli anni e nei decenni si è implementato e si è sviluppato diventando quello che oggi abbiamo, che penso sia un patrimonio di tutti ed è un'eredità che chiunque subentra e subentrerà dovrà conservare con come attenzione principale quella delle categorie più deboli e, dall'altra parte, con l'attenzione a che le persone non si costringano, proprio perché malate, a ricorrere al privato spendendo dei grossi soldi, che magari potrebbero servire loro invece per altro, anche proprio per la propria condizione di malati.