Oggetto del Consiglio n. 2728 del 9 maggio 2017 - Resoconto
OGGETTO N. 2728/XIV - Interpellanza: "Modifica dei requisiti per l'accesso alla misura di inclusione attiva di cui alla legge regionale n. 18/2015".
Rosset (Presidente) - Punto n. 15 all'ordine del giorno. Ha chiesto la parola il consigliere Cognetta, ne ha facoltà.
Cognetta (M5S) - Con questa interpellanza vorrei capire a che punto è la gestione di questa legge, fatta dal Consiglio a novembre del 2015, che prevede delle misure per delle persone in difficoltà: sappiamo che in Valle ce ne sono moltissime. È una legge che sinceramente non è tra le migliori che abbiamo fatte e noi non l'abbiamo votata, ma in qualche modo dava una risposta, anche parziale, a persone che, ahimè, non hanno lavoro da diverso tempo. Per accedere a questa legge si deve aver finito qualunque altro tipo di aiuto si abbia avuto fino a quel momento, e magari la legge prevedeva anche la speranza di poter ottenere un lavoro, cosa che ovviamente non è accaduta. È stato fatto un bando, chiuso al 31 marzo 2016, con il quale diverse persone poterono accedere a questa misura, ma non così tante da completare le risorse a disposizione.
Ora siamo a maggio 2017 e il bando non è stato più riaperto. Il problema è stato da un lato il fatto che i parametri fossero troppo stretti e dall'altro credo anche una certa inerzia degli uffici o di chi gestisce, perché doveva essere una misura a sportello: aperta sempre e, quando si creava il problema, il cittadino poteva andare negli uffici del lavoro e presentare una domanda; cosa che non è accaduta. Anche perché tristemente abbiamo pure le risorse a disposizione: non è che non ci sono i soldi per aiutare le persone. I soldi ci sono, la legge c'è, andrebbe sicuramente corretta, però comunque sia una risposta iniziale c'è, ma da più di un anno non si può accedere.
Vede Assessore, siccome il problema di mangiare tutti i giorni è impellente e necessario per tutti i cittadini, io mi chiedo come sia possibile che, nonostante ci siano le risorse, nonostante ci sia la legge, nonostante ci sia la struttura, nonostante ci sia tutto quello che serve, questa cosa qui non viene aperta e non si fa. La mia richiesta è molto dettagliata e chiede di cambiare i requisiti. Ovvio, ci vuole una legge o comunque una modifica di legge per cambiare i requisiti, però intanto si potrebbe aprire la misura, per modificare i criteri di accesso e poi farla diventare una cosa a sportello, come dovrebbe essere. Anche perché nelle risorse c'è pure una quota, che è quella che i consiglieri regionali si tagliano e si sono tagliati, la quale con un emendamento alla legge finanziaria quest'aula ha deciso di destinare proprio a tale misura. Quindi non solo ci sono dei fondi pubblici messi dal bilancio, ma ci sono anche dei fondi del Consiglio regionale fermi, che non vengono utilizzati. Tra tutto siamo a quasi 2 milioni di euro.
Spero che mi risponda in maniera concreta ed esaustiva e con delle date, in maniera tale da dare delle risposte dirette e concrete ai cittadini, così facciamo anche politica attiva ogni tanto.
Presidente - Ha chiesto la parola l'assessore Roscio, ne ha facoltà.
Roscio (ALPE) - Grazie, collega Cognetta, per aver sollevato la questione. Vengo immediatamente al tema che lei pone. Lei giustamente ha fatto una ricostruzione di quello che è successo nell'ultimo anno riguardo alla legge, alla questione del patto per l'inclusione e al bando. È inutile dirle che le sue intenzioni e quelle del Governo sono condivise, tant'è vero che in allora, nella prima bozza della legge, quella che poi non è andata a buon fine, si era stati tutti cofirmatari. Però, come dice lei, delle intenzioni ce ne facciamo poco, nel senso che poi i cittadini le intenzioni non le mangiano. Quindi cercherò di darle alcune risposte più concrete, ma ovviamente devo fare un minimo di ricostruzione del percorso e di quello che si può fare.
La prima questione è su cosa si possa fare, se non nell'immediato, in tempi abbastanza brevi. In ogni caso i tempi che l'Amministrazione intende brevi, immagino che non saranno comunque sufficientemente tali, anche se cercheremo di accorciarli il più possibile. Quello che nell'immediato si può fare, con le regole attuali e comunque nell'ottica di dare giustamente delle risposte a persone in difficoltà, è di riaprire i bandi per l'accettazione delle domande. Un'ipotesi è di non utilizzare più un bando, ma fare qualcosa che possa dare delle risposte nel momento in cui c'è bisogno. Su questo cercheremo di lavorare e dovremmo riuscire a concretizzarlo entro il mese di giugno. Noi cercheremo di fare di tutto per riuscire ad anticipare, per quanto possibile, i tempi. Comunque, a oggi le stime che ci danno gli uffici sono queste.
Facendo un ragionamento sui tempi un po' più lunghi, la legge prevede un comitato di coordinamento che deve fare tutta una serie di adempimenti e che nel tempo, allo scadere dello scorso anno, ha raccolto i dati su tutte le domande presentate dalle famiglie e ovviamente ha anche rilevato le criticità e i limiti della misura. Conseguentemente ha fatto anche delle proposte per cercare di migliorare la legge. Da un lato, le proposte sono quelle di rivedere la durata della misura, presumibilmente estendendone i tempi. Dall'altro, di allargare il numero dei beneficiari, che è un po' quello che lei richiede e che la prima bozza di legge prevedeva. Questo però presuppone un intervento legislativo ad hoc, perché per farlo bisogna modificare la legge. E c'è una piccola aggiunta, perché accanto alla misura regionale ci sono anche le misure nazionali (il nuovo reddito di inclusione), che però ha delle regole operative che devono essere ancora delineate e che lo saranno solo nel mese di luglio di quest'anno. Inoltre anche i soggetti a cui fa riferimento la norma nazionale sono diversi rispetto alla legge regionale, perché mentre per il nazionale il riferimento è l'INPS, per il nostro regionale sono i centri per l'impiego, che comunque in questo anno, pur tra mille difficoltà, hanno dato delle risposte, per cui si può dire che la misura abbia abbastanza funzionato. In più, per riuscire a fare delle integrazioni tra la misura regionale e quella nazionale, occorrerà sottoscrivere degli accordi appositamente con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Questo per dirle che se nell'immediato, o comunque in tempi brevi, i bandi possono essere aperti con delle modifiche che vadano nell'ottica di semplificare, ma anche di dare risposte puntuali, per la revisione della legge, dovendo aspettare comunque la parte nazionale, è abbastanza ragionevole pensare che non si potrà parlarne prima dell'autunno o della fine dell'estate, se saremo abbastanza bravi. Immagino che lei mi dirà che dobbiamo fare prima. Noi cercheremo di fare prima possibile, per avviare le iniziative di cui ho detto.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Cognetta, ne ha facoltà.
Cognetta (M5S) - Assessore, io non le dico che dovete fare prima, perché non so cosa dire. Le spiego: è più di un anno che il bando è chiuso. Mi rendo conto che le modifiche legislative e il coordinamento con lo Stato non sono cosa semplice. Anzi, a maggior ragione penso che l'apertura del bando sia urgentissima, perché quella ce l'abbiamo e quindi potremmo già cominciare a dare delle risposte nell'immediato. Quindi non capisco perché bisogna aspettare fino a giugno: si tratta semplicemente di fare esattamente quello che è stato fatto l'anno scorso. I centri per l'impiego ci sono, la voce a bilancio c'è, la modulistica c'è: c'è tutto. Basterebbe semplicemente fare la delibera che riapre il bando e quella parte.
Sul fatto, poi, che ci siano da fare delle modifiche e che questa legge non risponda a ciò che succede sul territorio, dico che io non l'ho votata proprio per questo motivo. Si era partiti in un modo, perché c'erano delle esigenze reali evidenti, ma la si è trasformata in qualcosa di diverso che non mi apparteneva, almeno per quanto mi riguarda, e i risultati adesso si vedono. Non risponde alla necessità del territorio, tant'è che dobbiamo cambiare la durata, che non è una cosa da poco, ma anche i requisiti di accesso. È vero che c'era la questione della residenza, perché si cercava di evitare che qualcuno ne approfittasse, ma qui il problema è che il lavoro non c'è. Non essendoci lavoro, qualche risposta dobbiamo darla, perché ormai la faccenda è diventata insostenibile.
Lei che sovrintende al problema del lavoro, sostanzialmente non ha tanti altri strumenti oltre a questo. Il Fondo sociale non riuscite a gestirlo, perché abbiamo detto che ci sono dei problemi, per cui non riusciamo a dare professionalità e risposte alle esigenze del mercato del lavoro. Dovremmo utilizzare quello strumento per formare delle persone e per dare risposte al mercato del lavoro, cosa che infatti viene assorbita da persone che vengono da fuori Valle, e questo è il primo dato divertente! Lo stesso discorso vale per gli insediamenti di nuove realtà produttive, per i quali non abbiamo strumenti enormi per poterli gestire, e si vede la lentezza con cui lo facciamo. Se a questo poi aggiungiamo il fatto che, quando ci sono delle misure di aiuto per persone che non lavorano, non riusciamo a gestirle, il quadro è completo: è la tempesta perfetta. Abbiamo i soldi, ma non abbiamo la capacità di spesa, perché gli uffici non sono in grado di gestirla.
Non so: volete prendere qualcuno da qualche parte, dei disoccupati? Li formate e li mettete a lavorare per risolvere questi problemi. Sembra un gatto che si morde la coda: licenziamo le persone, perché non possiamo sostituirle, perché non abbiamo soldi, ma al tempo stesso il lavoro manca e ci sono dei disoccupati che non sanno cosa fare. Siamo qui che ci guardiamo e diciamo che gli uffici sono carichi di lavoro o che c'è un problema. E la gente non mangia! Non so, datevi da fare!