Oggetto del Consiglio n. 2654 del 21 marzo 2017 - Resoconto
OGGETTO N. 2654/XIV - Accettazione delle dimissioni rassegnate dal Consigliere Joël Farcoz dalla carica di Vicepresidente del Consiglio regionale e elezione dei Consiglieri Antonio Fosson e Joël Farcoz alla carica di Vicepresidenti del Consiglio regionale.
Rosset (Presidente) - Punto n. 2 dell'ordine del giorno. In data 17 febbraio 2017 il Consigliere Marco Viérin ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Vicepresidente del Consiglio regionale; in data 10 marzo 2017, con provvedimento n. 2649/2017, il Consiglio regionale ha preso atto della sospensione temporanea dalla carica del Consigliere regionale Marco Viérin, come accertata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 7 marzo 2017. Ai sensi dell'articolo 117bis del Regolamento interno del Consiglio, i Consiglieri e gli Assessori regionali sospesi dalla carica ai sensi di legge decadono automaticamente dalle cariche di Presidente della Regione, Assessore, Presidente e Vicepresidente, Segretario del Consiglio e delle Commissioni consiliari e da componenti delle Commissioni consiliari e di tutti gli altri organi collegiali di nomina consiliare. In data 16 marzo 2017 il Consigliere Joël Farcoz ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Vicepresidente del Consiglio regionale. Il Consiglio è pertanto chiamato a procedere all'accettazione delle dimissioni rassegnate dal Consigliere Joël Farcoz dalla carica di Vicepresidente e ad eleggere due nuovi Vicepresidenti del Consiglio regionale.
Pongo intanto in votazione l'accettazione delle dimissioni del Vicepresidente Joël Farcoz. Dichiaro aperta la votazione. La votazione è chiusa.
Presenti: 34
Votanti: 34
Favorevoli: 34
Il Consiglio approva all'unanimità.
Possiamo passare all'elezione dei Vicepresidenti? Ha chiesto la parola il collega Perron, ne ha facoltà.
Perron (UV) - Il nostro gruppo porge il benvenuto al nuovo collega: le auguriamo un ottimo lavoro in quest'aula.
Presidente, io mi permetto di porre una sorta di pregiudiziale politica perché mi sarei aspettato, ci saremmo aspettati che lei ci dicesse qualcosa in più che una semplice comunicazione notarile di quello che è avvenuto. Non credo che, a fronte di questo bouleversement che c'è stato, oggi sia sufficiente venire qui a dire: "il Capogruppo "X" è stato sostituito dal Capogruppo "Y", c'è una nuova formulazione e tout va bien Madame la Marquise". Il punto che lei sta per mettere in votazione è: "Nomina di nuovi Vicepresidenti e Segretari del Consiglio" e detto così sembra quasi una normalissima ricomposizione che in qualche modo le cose debbano essere rifatte come se nulla fosse successo e credo che chi ha l'intelligenza di capire capisce benissimo che le cose non sono in questi termini. Gli assetti di quest'aula si sono radicalmente diversificati, si sono quasi contrapposti: chi era in opposizione, salvo il collega Cognetta, è passato in maggioranza, alcuni totalmente in Giunta; chi rappresentava la Giunta è passato all'opposizione...una parte di esso lo sosteneva.
Ora, al di là delle dinamiche di com'è avvenuto questo passaggio - sul quale, Presidente Rosset, le assicuro che torneremo -, è evidente che l'Ufficio di Presidenza nella sua globalità, secondo noi, dovrebbe anche rappresentare un momento di sintesi tra gli schieramenti che ci sono in aula. È un po' singolare che lei non senta o non abbia sentito in queste settimane neanche l'esigenza di chiamarci e di dirci come ci si rapporta in questo nuovo quadro politico. I nostri due colleghi hanno dato prova anche di sensibilità politica nel dimettersi - ed è la votazione che abbiamo appena fatto -, nel rassegnare le dimissioni per azzerare gli organi e per giungere, per quanto possibile - e questo sarebbe auspicato -, magari ad una ricomposizione quanto meno "condivisa", quel termine che ci siamo sentiti ripetere per tutta la legislatura. Credo che oggi trovarci qui e dirci: "provvediamo alla sostituzione tout court come se niente fosse"...Presidente Rosset, le chiediamo qual è la sua posizione. Per lei è normale presentarsi così senza che lei ci esprima una sua opinione su questo passaggio? Qual è il suo avviso, qual è la sua posizione? Per lei va bene così, Presidente Rosset? Tout va bien? Lei è stato eletto da una maggioranza, noi abbiamo contribuito...a fronte di un nuovo progetto politico, lei oggi viene qui, fa finta di niente: "è tutto perfetto, procediamo alla nomina dei Vice e io me ne rimango Presidente". Considerandola un uomo di esperienza politica, avremmo gradito che lei avesse fatto un passaggio con i nostri gruppi e ci avesse detto come ci poniamo, o se non lei, il Capo della maggioranza Marquis.
Quando ha detto che questo nuovo progetto è un progetto aperto - poi magari ci spiegherà il senso di questo -, Presidente Marquis, avremmo gradito che da parte di qualcuno ci fosse un tentativo di dialogo per capire come arrivavamo... Io mi permetto di porre in premessa questo, Presidente Rosset, prima di arrivare alle elezioni, prima delle nomine: noi ci aspettiamo che lei chiarisca un po' l'atteggiamento, l'approccio, cosa pensa di rappresentare, qual è il suo atteggiamento e la sua opinione di fronte a questo quadro che è radicalmente mutato.
Presidente - Ci sono altri interventi? I passaggi dovuti sono stati fatti, cosa devo fare? Nella Conferenza dei Capigruppo se n'è parlato, non c'è null'altro da rispondere. Capisco la situazione, lo scoramento da parte della composizione che oggi è in minoranza, non è che posso fare diversamente, seguo l'iter della procedura.
Stamattina in Capigruppo è stata proposta la sostituzione dei candidati all'interno dell'Ufficio di Presidenza. L'Ufficio di Presidenza prevede un componente di maggioranza e uno di minoranza sia per il Vicepresidente che per il Segretario, non è che ci sono altre formulazioni da attivare. Chiedo quindi se ci sono altri interventi. Se non ci sono altri interventi, possiamo procedere? Ha chiesto la parola il collega Perron, ne ha facoltà.
Perron (UV) - Insisto, io sento la possibilità di chiederglielo perché lei è eletto ed è Presidente anche grazie ai nostri voti. Io chiederei di poter portare queste considerazioni in una Conferenza dei Capigruppo per capire se è il caso di inserire un nuovo punto per fare un ragionamento, perché la risposta che ci ha dato è una risposta da notabile, da notaio che non ci soddisfa, evidentemente non ci soddisfa e quindi, da questo punto di vista, chiedo una riunione dei Capigruppo per poter discutere di questo argomento.
Presidente - La riunione della Conferenza dei Capigruppo è concessa.
La seduta è sospesa dalle ore 15:49 alle ore 16:10.
Rosset (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori. Ha chiesto la parola il collega Perron, ne ha facoltà.
Perron (UV) - Solo per esprimere pubblicamente all'aula e anche pubblicamente una sorta di delusione perché avremmo apprezzato da parte sua, Presidente Rosset, un gesto di buon gusto istituzionale, di garbo non politico ma istituzionale, che ci fosse stata da parte sua una disponibilità, che le abbiamo chiesto, a fare un passo indietro per ragionare ad una composizione dell'Ufficio di Presidenza nella sua globalità che fosse una composizione condivisa e voglio essere molto chiaro: sulla Presidenza del Consiglio l'opposizione non intendeva avanzare nessuna candidatura. A noi sarebbe andata bene anche una persona proposta dalla maggioranza che non fosse lei - e le spiegherò perché - ma che noi avremmo anche votato proprio per partire sulla Presidenza del Consiglio con un ragionamento condiviso, dopo si sarebbe formato a seguire l'Ufficio di Presidenza. Lei di là, un po' anche sbeffeggiando, ha detto che lei non dà le dimissioni, noi ne prendiamo atto.
Le ricordo con dispiacere che, a seguito di un percorso politico, altri si sono dimessi per fare posto a lei, quindi per raccogliere una nuova geografia politica che si andava costruendo all'interno di quest'aula. Noi ci permettiamo di chiederle un passo indietro perché in questa fase per come l'ha gestita - ma ci torneremo - lei non ha garantito l'imparzialità e l'equidistanza nell'aula. Lei non è stata quella figura super partes che credo tutti ci aspettavamo. Attenzione, l'essere super partes non presuppone il fatto che una persona all'interno di quest'aula non abbia una sua convinzione politica o una sua appartenenza partitica o di movimento nel modo più assoluto: significa che nel momento in cui si esercitano le funzioni dell'aula, soprattutto quando è composta da una minoranza che raccoglie all'incirca il 50 percento dei seggi, perlomeno anche sulle procedure regolamentari ci sia l'esigenza, la sensibilità, il garbo e il buon gusto, ecco, un Presidente super partes che sente le esigenze dell'aula di tenere conto anche delle esigenze che vengono avanzate dalla minoranza. Questo abbiamo obiettato di questa fase, questo condanniamo di questa fase politica del suo operato che, secondo noi, non ha rappresentato una Presidenza equidistante, non ha rappresentato una Presidenza super partes. Ancora oggi, e ci torneremo ancora, non ci ha convinto assolutamente come lei ha gestito questa fase molto difficile, anche da un punto di vista dei rapporti con le opposizioni: il mettere tutti i Consiglieri nella condizione di poter lavorare serenamente e di essere informati dei passaggi. Non è avvenuto con i nostri membri dell'Ufficio di Presidenza, non è avvenuto nel momento in cui si sono convocate le Commissioni e i Capigruppo. Le abbiamo chiesto un passo indietro, se poi la maggioranza convergeva nuovamente sul suo nominativo, benissimo, ve lo votavate, noi non avremmo votato, ma perlomeno era espressione di un'altra maggioranza. Non sedeva a quel posto grazie al nostro voto determinante che abbiamo contribuito a dare per eleggerla Presidente. Abbiamo chiesto chiarimenti, non ci sono arrivati.
Presidente Marquis, a me stupisce il suo silenzio perché, come capo della maggioranza, batta un colpo o in aula o in Capigruppo, dica qualcosa. Ci dica qualcosa, cosa pensa, cosa vuole dire, cos'è questa proposta aperta che ci ha decantato e sulla quale chiediamo lumi anche relativamente alla composizione dell'aula per quanto riguarda gli uffici istituzionali. Noi prendiamo atto, Presidente, di questo suo rifiuto, le esprimo e le esprimeremo tutto il nostro disappunto per un inizio non condiviso, soprattutto quando l'opposizione rappresenta all'incirca il 50 percento dei seggi in questo Consiglio, sono 16 componenti. Credo che buon gusto e garbo istituzionale obbligava a tenere conto delle sensibilità diverse: 17, c'è anche Ferrero. Chiedo scusa, collega Cognetta, con Ferrero siamo 17. Detto questo, prendiamo atto e seguiremo l'evolversi del dibattito.
Presidente - Ci sono altri interventi? Se non ci sono altri interventi, procediamo alla votazione. Ha chiesto la parola il collega Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Ha fretta di chiudere la discussione? Credo sia un'occasione importante per aprire invece una discussione, perché quanto meno comincia a mettere in chiaro alcune posizioni. Oggi siamo qui a parlare in un Consiglio regionale convocato in fretta e furia senza che abbiate ascoltato le ragioni e le richieste della minoranza che credo tutti possono ammettere non fossero poi così irragionevoli. Vi chiedevamo, colleghi, Signor Presidente Rosset, semplicemente di non forzare i tempi come avevate fatto in occasione dei due precedenti Consigli: di rinviare di un giorno e mezzo la convocazione di questo Consiglio per lasciare al collega Cretier, ma anche ai movimenti, ai partiti di fare dei ragionamenti, di capire come muoversi, come procedere in occasione di questa sostituzione e della ricostituzione degli organi consiliari.
La ricostruzione delle commissioni non è cosa da prendere così alla leggera, i colleghi Consiglieri hanno delle aspettative, delle esigenze in ordine alla loro partecipazione a questi importantissimi organismi. Per chi ascolta tale attività rientra nelle normali funzioni del Consigliere e non è retribuita in aggiunta, solo il presidente di commissione prende un'indennità integrativa. Essere titolare di una commissione significa poter espletare una fondamentale funzione istituzionale con consapevolezza, con competenza possibilmente e anche con un senso di responsabilità che è diverso rispetto a chi vi partecipa facoltativamente. Il titolare di una commissione consiliare - lo ricordo a chi ci segue - è tenuto a votare un certo numero di provvedimenti, mentre gli altri Consiglieri che possono partecipare ai lavori, se lo desiderano, non hanno diritto di voto. Lo stesso vale per l'Ufficio di Presidenza: un organismo molto importante, la cui costituzione presuppone ragionamenti che non possono essere fatti dall'oggi al domani. Ogni passaggio imposto con accelerazioni, a mio modesto parere, Presidente, ingiustificate soprattutto questa volta, di certo non mette il Consiglio nella condizione di funzionare al meglio. Non mette il massimo organismo rappresentativo della nostra Regione nella condizione di operare serenamente. Lo dico non per fare polemica, mi sono imposto di evitarla per quanto possibile quando si parla di assetti istituzionali, ma per esperienza diretta perché so quanto è difficile operare gli opportuni confronti dentro i movimenti, la coalizione e nei vari gruppi in tempi così compressi e ristretti.
Non voglio rivangare i passaggi che ci hanno portato a quest'ennesimo Consiglio straordinario, non voglio soffermarmi troppo sulle forzature e sulla mancanza di rispetto che avete manifestato per le esigenze della minoranza, ma una cosa la voglio dire anche per chiarire la mia personale posizione: quello che lei, Presidente Rosset, ha denunciato come un attacco ai dirigenti del Consiglio, ergendosi un po' a paladino della categoria, a mio modesto parere, non è nient'altro che un effetto atteso di quest'accelerazione. Lei sapeva benissimo, Presidente, che portarci un parere scritto in fretta e furia - mi riferisco al primo: quello firmato dai tre dirigenti del Consiglio, il parere sulla decorrenza delle sospensioni dei colleghi condannati in appello - con quelle modalità, con quei tempi, con quella spocchia per nulla istituzionale, mi permetta di farglielo rilevare...quanto meno avrebbe potuto prevedere che portare quel parere in Capigruppo senza lasciarci il tempo per un'opportuna analisi avrebbe scatenato delle reazioni certamente nei suoi confronti, ma anche nei confronti dei dirigenti del Consiglio che lo avevano redatto. Lei, Presidente, non ha tutelato gli uffici; in questo modo, Presidente Rosset, lei ha fatto nascere il dubbio - secondo me, più che atteso - sulla terzietà del loro operare. In più non ci ha messo nella condizione, a noi della minoranza, di confutare e anche solo di approfondire quel parere che, per la cronaca, è arrivato un quarto d'ora dopo l'inizio della Conferenza dei Capigruppo a causa - almeno così ci fu detto - del fatto che era appena stato ultimato.
Lei parve alterarsi quando le fu fatto notare che gli uffici non sono proprietà del Presidente del Consiglio e che trovavamo strano che lei conoscesse preventivamente il contenuto di quel parere, avendo i dirigenti finito di scriverlo solo cinque minuti prima, ammetterà che la cosa è un po' strana. Ci indusse a mettere in dubbio l'imparzialità dell'ufficio, con tutte le conseguenze, anche in termini di rapporti e di relazioni umane. Lei, Presidente, non ha protetto una struttura della quale dovrebbe essere il custode imparziale e soprattutto non ha tutelato l'opposizione. Ha semplicemente agito da uomo di parte, non si è fatto alcun problema a forzare i tempi, con ciò andando dietro alle richieste di una sola parte, neppure tanto maggioritaria a dire la verità, e se facessimo un'attenta ricerca delle sue dichiarazioni di quand'era all'opposizione, Presidente Rosset, verrebbe sicuramente fuori che svariate volte lei si è rammaricato del mancato rispetto della minoranza. Ricordo molto bene le sue prediche sull'imparzialità del ruolo di garanzia e sul ruolo di garanzia del Presidente del Consiglio che lei rivolgeva alla collega Rini e al collega Viérin quando erano lì al suo posto.
Ancora: se vogliamo rilevare la partigianeria della sua Presidenza, collega Rosset, le ricordo la recente forzatura fatta a suon di pareri pro veritate che lei ha detto di essersi fatto fare a titolo personale e addirittura di esserseli pagati. Colleghi, il Presidente Rosset si è preoccupato di farsi fare due pareri pro veritate che l'hanno convinto in quattro e quattr'otto della liceità della nuova interpretazione della legge Severino: quella che ha permesso di riparametrare la maggioranza a 16 invece che a 18, con ciò aprendo all'elezione della nuova Giunta, che, tra l'altro, oggi conta 16 o 17 supporter, di cui mi pare di aver capito uno di nuova acquisizione.
Io l'ho votata, Signor Presidente del Consiglio Rosset, con la convinzione che lei avrebbe tutelato gli interessi dell'istituzione tutta e che lei avrebbe evitato di prendere così smaccatamente le parti di qualcuno a danno di altri. L'altro giorno devo dire di essermi pentito di averle dato la mia fiducia. Lei si è comportato in maniera iniqua quando non ci ha concesso neppure il diritto ad un approfondimento, che aveva come unico scopo di confermare quei dubbi che le avevamo esposto durante la Conferenza dei Capigruppo e che poi si sono rivelati fondati. Lei, Presidente del Consiglio Rosset, non ha tenuto in alcun conto neppure la prassi che prevede che la Conferenza dei Capigruppo si esprima a 21. Ha invocato il suo diritto di decidere in autonomia sapendo benissimo di esercitare quell'autonomia ad esclusivo beneficio della nuova maggioranza.
Mi perdoni la veemenza, so che lei ha le spalle larghe, quindi so di non offenderla, ma questa partita lei, Presidente Rosset, l'ha giocata non da arbitro, ma da giocatore di una squadra. Quante volte lei si è scaldato parlando di metodo, quante volte ha criticato la mancanza del metodo altrui? Quello stesso metodo, colleghi, che invocate ad ogni piè sospinto come un mantra e che poi siete i primi a derogare quando vi fa vantaggio. Credo per questo di poterle richiedere, a nome del gruppo che rappresento, un passo indietro, collega Rosset, un atto finalmente di responsabilità: lei dovrebbe dimettersi dalla sua carica e lasciare che sia qualcuno più propenso a rappresentare gli interessi e le sensibilità di tutti a dirigere quest'aula.
Non pretendiamo, almeno noi del PD-Sinistra VdA - e in Capigruppo è stato detto anche dal collega Perron -, che sia qualcuno della minoranza a sostituirla, ma lei ha fatto il suo tempo, crediamo abbia dato sufficienti esempi di partigianeria da non poter più garantire una conduzione equa di quest'aula. Credo di poterglielo richiedere essendo io uno di quelli che l'ha votata, al contrario di tanti di quelli di cui oggi lei fa gli interessi. Presidente Rosset, lei è lì per i nostri voti, per il mio voto e oggi lei tiene le parti di tanti che le hanno votato contro. Credo che questo sia un atteggiamento di sovvertimento, non va bene quando dico di "sovversione" o "sovversivo", che richiede un atto di responsabilità: un passo indietro necessario a normalizzare i rapporti personali che lei ha contribuito ad incrinare.
Colleghi della nuova maggioranza, nello scorso Consiglio avete trovato i numeri per andare al governo della Regione, avete raccolto 18 voti per appoggiare la mozione di sfiducia costruttiva, alcuni di questi sono stati dati dai colleghi che oggi si dichiarano all'opposizione o che preferiscono tenersi le mani libere e quindi pronti a sfiduciarvi, o quanto meno a non sostenervi se non risponderete ai loro desiderata. Vi chiedo, colleghi: perché non avete negoziato prima le priorità, i punti programmatici con costoro, al posto di affidarvi ad un loro sostegno una tantum" e poi si vedrà? Avete messo in piedi un programma e un progetto politico raccogliticci, che - si vede chiaramente - è stato costruito in antitesi a qualcuno e non a qualcosa.
Assessore Bertschy, solo per fare un esempio delle incongruenze del vostro programma, alla voce "salute e welfare" dite: "proseguire nella costruzione del nuovo modello di welfare valdostano e dare impulso ai servizi sanitari territoriali". Nient'altro, colleghi, che questa frasetta sul tema complesso della sanità e del sociale. Dopo neanche una settimana dal vostro insediamento lei, Assessore, rilascia un'improvvida intervista nella quale dichiara che la priorità delle priorità è definire la costruzione della nuova ala dell'ospedale. Direi che avete poche idee e ben confuse, colleghi, forse lei non si rende conto dell'enormità di ciò che ha dichiarato. A pochi mesi dalla fine della legislatura, in perfetta contraddizione con quanto previsto nel vostro programmino, lei dichiara alla stampa che la priorità delle priorità è fare la nuova ala dell'ospedale. Un'operazione che richiede un processo di concertazione con la città di Aosta, con i cittadini, con gli utenti, con gli operatori, che richiede un piano di finanziamento dettagliato, una progettazione ragionata e lungimirante che tenga conto dell'impatto sul territorio, sulla viabilità che si mette in relazione con i servizi territoriali che avete citato nel vostro programma. Le consiglio, Assessore, di farsi un giro in ospedale, quello esistente, e di chiedere agli operatori se la priorità di questo scorcio di legislatura è la nuova ala dell'ospedale. Le dico già che cosa le risponderanno: cominci a riorganizzare quello che c'è; cominci a porre rimedio alla fuga dei professionisti; cerchi di salvare il salvabile, perché qui ci vuole, dopo anni di malgoverno della sanità, un salvagente abbastanza grande e possibilmente inaffondabile, altro che la nuova ala!
Cosa dire del Casinò? Nel vostro programmino scrivete: "affrontare la situazione della Casino S.p.A., immediato piano di riequilibrio economico-finanziario da concertare con le parti interessate e conseguente piano di rilancio da mettere in atto a breve termine". Collega Chatrian, mi pare che le dichiarazioni che lei ha rilasciato in questi giorni a tutto fanno pensare tranne che ad un immediato piano di riequilibrio economico-finanziario e soprattutto ad una concertazione con le parti interessate, a meno che abbandonare a sé stessi 260 lavoratori non sia la sua soluzione per risolvere lo squilibrio economico-finanziario. Lasciamo perdere poi il "piano di rilancio a breve termine" perché si vede di tutto all'orizzonte, tranne una reale volontà di rilanciare la Casa da gioco. Mi dicono, Assessore - spero che sia solo una vox populi -, che lei sta cercando di modificare i dettami della nostra legge regionale che pone dei limiti ai compensi dei manager, ma per vie traverse. Non so se corrisponde al vero che lei si sarebbe fatto fare un parere da qualche ufficio, perché, Assessore Chatrian, lei lo fa perché sa di non avere i numeri per farlo in aula, neanche nella sua stessa maggioranza. Se questo è il metodo nuovo, auguri colleghi. Se questo è il nuovo corso della politica valdostana, il cambiamento atteso dai valdostani - come lo ha definito il Presidente Marquis -, auguri due volte. La fretta con cui vi siete lanciati in questo progetto, l'approssimazione, la mancanza di idee, l'inesperienza rischia di mandare al macero i dossier più importanti sui quali avevamo stretto un'alleanza programmatica con i colleghi dell'UVP e della Stella Alpina e lo ribadisco: programmatica, perché in politica si fanno gli accordi sui contenuti e sugli obiettivi e non sulle persone e soprattutto non contro le persone.
Mi verrebbe voglia di dire qualcosa anche sulla partita dei trasporti, sul percorso intrapreso dalla precedente Giunta sulla ferrovia e sulla mobilità che oggi non mi pare sia proprio tra le vostre preoccupazioni più impellenti, o sbaglio? Se volessi infierire, vi chiederei come intendete fare per ridurre nell'immediato i costi dell'autostrada. Leggo addirittura che la società Autostrade ha fatto ricorso contro il mancato aumento delle tariffe, figuriamoci un po'. Se volessi turbare questo primo periodo di armoniosa convivenza tra di voi, vi inviterei, colleghi, a mettere immediatamente in atto il piano di acquisto delle quote della tratta valdostana, come improvvidamente chiedevate al precedente Governo, Presidente Marquis, e vi stupivate pure quando l'ex Assessore Marguerettaz faceva i suoi richiami alla prudenza e al realismo. Avremo modo comunque di mettervi di fronte alle vostre responsabilità, di sollecitare il rispetto del vostro programma e anche del programma con cui vi siete proposti ai valdostani nel 2013 e nei vari passaggi successivi.
Colleghi, non è un colpo di mano a 18 o a 17 che fa uscire dall'impasse istituzionale e non è con un colpo di mano che si possono risolvere le urgenze che attanagliano la nostra Regione. Questo colpo di mano, colleghi, rischia di prolungare un'agonia nella quale sembra essere entrata la nostra Regione a dispetto dei richiami al buon senso e al confronto del Presidente Marquis. A tal proposito invito tutti a leggere dell'ormai famoso messaggino WhatsApp che l'Assessore Certan avrebbe inviato ad un Dirigente del SAVT: quello che minaccia querele se non cambia la linea sindacale sul Casinò, almeno così è riportato. Una cosa che personalmente non mi allarma, allo stesso modo del giornalista Minuzzo: quello che ha svelato i retroscena, non mi spingerei ad evocare Silla e le liste di proscrizione. Certamente però dice di una Giunta poco propensa ad accettare le critiche.
Presidente Marquis, non è lei che ha detto che bisogna ascoltare tutti con umiltà e buona disposizione d'animo? Certamente dice di un Esecutivo già profondamente stressato perché consapevole di aver fatto il passo più lungo della gamba, un Esecutivo che si è accorto che tra il dire e il fare c'è di mezzo, oltre al mare, anche la politica, la responsabilità delle proprie scelte, l'umiltà nel riconoscere i propri limiti.
Avete spesso parlato di un Governo di scopo: lo scopo è quello di traghettare la Valle d'Aosta alle elezioni, ma mettendo in sicurezza alcuni dossier importanti, dando certezza ad alcune partite aperte che non possono di certo aspettare i comodi di Consiglieri regionali che si guardano in cagnesco per antichi rancori. Credo che il primo passaggio che dovete fare, colleghi della maggioranza, sia quello della consapevolezza dei vostri limiti, delle vostre capacità e dei reali bisogni della nostra comunità.
Presidente - Ha chiesto la parola la collega Péaquin, ne ha facoltà.
Péaquin (UV) - Che dire? Dopo gli sviluppi degli ultimi giorni, credo sia necessario dare anche una mia visione delle cose su quello che sta succedendo in questo Consiglio. In questi anni da Consigliera poche volte sono intervenuta in quest'aula, ma non perché "serva scema". Le poche volte che l'ho fatto è stato per chiedere coerenza e rispetto del popolo valdostano, che ci ha legittimati ad entrare a far parte del massimo organismo amministrativo della nostra Regione. Una richiesta che è caduta nel vuoto per lasciare spazio alla sete di poltrone e alle ambizioni arriviste di qualcuno. Nella mia vita sono sempre stata abituata a far parlare i fatti piuttosto che le parole, cosa che invece in quest'aula ho sentito spesso: parole. Grandi discussioni, grandi critiche e grandi accuse nei confronti di chi lavorava per portare un contributo a questa Regione. Dal canto mio ho sempre trovato più intelligente un confronto dietro le quinte o nelle commissioni, dando le mie impressioni e le mie idee ad ogni Assessore, piuttosto che discutere ore e ore davanti a uno streaming o alle telecamere. Ora chi fino a ieri ha fatto grandi concitazioni, modi di dire e filippiche di ogni genere è chiamato a rapporto per lavorare e rispondere alle necessità dei valdostani, "da domani mattina l'agricoltura ritroverà stabilità, l'ospedale nuovo sarà costruito in poco tempo, il turismo vedrà un incremento del 100 percento nella bassa stagione e l'industria ripartirà, magari con un bel referendum". Tutto bello, peccato però che, per entrare nelle stanze del potere, si sia fatta piazza pulita di qualsivoglia legittimazione popolare e democratica e grazie a giochi di palazzo, mossi in primis da un Presidente del Consiglio tutt'altro che super partes, si è attuato un vero e proprio golpe a partire dal partito di maggioranza relativa, con più di 24000 voti, relegato all'opposizione grazie ad una grande accozzaglia formata da rossi, bianchi, blu, a stelle, a triangolo, a strisce, uniti però con un solo obiettivo: voler distruggere qualcosa, ma specialmente qualcuno. In tutto questo i voti dei valdostani che cosa valgono? La libertà, la trasparenza e la democrazia, cavalli di battaglia durante questi quattro anni di legislatura di tutte le forze politiche che ora sono al governo, dove sono finite? Ma poi alcuni gruppi che adesso siedono nei banchi della Giunta chi li ha legittimati nel 2013? Esisteva una scheda elettorale a parte, o semplicemente qualcuno ha tradito per l'ennesima volta l'elettorato?
Mettiamoci una mano sul cuore: la gente fuori è stufa di vedere certi teatrini. Se hanno voglia di farsi qualche risata, sicuramente preferiscono il "Beufet" o lo "Charaban". Il nostro spettacolo indecoroso invece non fa che farli rabbrividire e allontanare dalle istituzioni e dalla politica. Questa legislatura non rappresenta più la volontà del popolo e per questo quello che chiedo a tutti voi è un gesto di responsabilità: torniamo alle urne e lasciamo la decisione al popolo. Facciamolo perlomeno nel rispetto dei valdostani affinché possano decidere cos'è meglio per questa Regione, non siamo noi a decidere per loro. Ci dispiace vedere un neo Presidente della Giunta da 1400 voti dire: "un cambiamento atteso dai valdostani", questo lasciamolo decidere a loro con il loro voto.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Baccega, ne ha facoltà.
Baccega (EPAV) - Eccoci nuovamente tutti in aula, un nuovo assetto politico, quindi tante novità. Un nuovo assetto politico, un nuovo ruolo di opposizione, vedremo se saremo capaci, un nuovo gruppo: Lanièce e il sottoscritto con Edelweiss Popolare Autonomista Valdostano, un nuovo Ufficio di Presidenza che si dovrà comporre, ma alla fine solo la Presidenza del Consiglio non cambia.
Presidente Rosset, anch'io l'ho votata, l'ho votata con convinzione, l'ho votata perché avevo sempre apprezzato la sua tranquillità, anche quand'era all'opposizione, talvolta accompagnata dalla sua determinazione. Ora però dopo le altalenanze del percorso intrapreso nella vicenda della crisi che ci occupa sono costretto a ricredermi. Il suo autoritarismo è preoccupante, Presidente Rosset. Mi era giunta l'eco di una sua affermazione: "se pensano che io sarò il diciottesimo, si sbagliano". Infatti lei non è stato solo il protagonista del nuovo cambio di maggioranza, ma con i suoi atteggiamenti di "uomo al comando" che interpreta le norme a suo piacimento ha avallato la più sconcertante operazione di potere che mai si sia perpetrata in Valle d'Aosta. Lei si è chiaramente schierato - e lo ha dimostrato anche nella recente riunione dei Capigruppo - dalla parte di chi ha rovesciato il Governo votato dai valdostani e ha abbandonato quello che dovrebbe essere il suo ruolo super partes all'interno di questo Consiglio, mai nemmeno una mediazione alle nostre richieste. Mai! Sempre quello che diceva lei. Lei ha voluto mettere fretta a tutti e non accettare una richiesta legittima di una parte importante del Consiglio regionale: di stare nelle tre settimane pianificate per i lavori di ristrutturazione primo lotto, un confronto e un approfondimento e una più attenta riflessione politica, ma lo avevamo chiesto anche da un venerdì all'altro, una settimana soltanto e nemmeno quello poteva spostare il Consiglio regionale. Lei ha messo fretta ai subentranti, alcuni dei quali avevano altri incarichi pubblici nei Consigli comunali, persone che in meno di 24 ore hanno dovuto decidere se accettare o meno un anno di Consiglio regionale, oppure proseguire il loro mandato all'interno del Consiglio comunale che li aveva eletti senza potersi confrontare con i loro movimenti politici. Presidente Rosset, lei mi ha deluso, ma soprattutto ha deluso gran parte dei valdostani. Lei ha aperto la seduta del Consiglio regionale con 17 presenti e per questo ovviamente verrà richiamato alle sue responsabilità. Queste sono le ragioni per le quali oggi le chiediamo un passo indietro.
Dopo ben cinque mesi di atteggiamenti ambigui, dove si succedevano con cadenza programmata comunicati che andavano ad annunciare la costruzione di un nuovo asse all'interno dell'allora maggioranza e la proposizione di risoluzioni presentate dall'opposizione, ma avallate e sostenute anche dai gruppi appartenenti all'allora maggioranza, ci troviamo in questi giorni a gestire la peggiore crisi della Valle d'Aosta. Noi sappiamo che oggi l'audience è piuttosto alta, i valdostani ci seguono, ma cosa andiamo a dire ai valdostani? Assessore Chatrian, cosa andiamo a dire ai valdostani, quei valdostani che lei ha sistematicamente richiamato all'attenzione in quest'aula più di una volta? Cosa andiamo a dire a quei raccomandati della CVA, del Casinò, di altre società partecipate che lei ha sempre richiamato all'interno di quest'aula? Cosa andiamo a dire? Ce lo dica lei cosa andiamo a dire, caro Assessore. Noi diciamo che avete fatto un golpe, una vera operazione di potere senza avere le carte in regola. Presidente Rosset, lo so che a lei la parola "golpe" non piace, ma è niente di più appropriato perché "golpe" significa "sovvertire il governo e fare la scalata al potere", e questo è stato fatto.
Mi rivolgo ancora a lei, Assessore Chatrian, e le chiedo se lei ha le carte in regola per partecipare a questo ribaltone, e soprattutto se ha le carte in regola per sedere nei banchi della Giunta. Io dico di "no" malgrado l'accorata difesa del Consiglio scorso della sua Capogruppo. La fame di potere e la voglia di sedere su quelle sedie ha confuso le vostre menti e accecato la vostra vista. Per questo dico ai valdostani che ci ascoltano che anche noi non capiamo per quale motivo tutto questo ha avuto luogo. Ognuno di noi che siede sui banchi di questo Consiglio ha una storia. Non è un mistero che la mia passione per la politica trova radici nel pensiero repubblicano: europeismo, federalismo, autonomia sono sempre stati gli obiettivi principali che si sono ben amalgamati con la storia della Valle d'Aosta, laddove proprio l'allora Senatore della Valle d'Aosta Chabod trovava all'interno del Senato della Repubblica in Ugo La Malfa un valido sostenitore dello Statuto speciale della Valle d'Aosta, ma questa è storia e quindi un motivo in più perché l'alleanza con l'Union Valdôtaine diventi per noi un fatto naturale.
Da sempre con l'Union Valdôtaine abbiamo costruito percorsi insieme e anche con il PD, soprattutto al Comune di Aosta, e quando questi percorsi si sono interrotti come nel ribaltone del 1990, gli anni a venire furono dolorosi dal punto di vista politico, la storia spesso insegna. Poi ricordo con grande piacere quella campagna elettorale del 1987, dove Union Valdôtaine, ADP e Partito Repubblicano insieme vinsero le elezioni politiche in Valle d'Aosta contro tutto l'arco costituzionale: dal Movimento Sociale a Nuova Sinistra. Una campagna elettorale che parlava al cuore dei valdostani ed è parlando ai cuori dei valdostani che abbiamo vinto quella campagna elettorale e da oggi in avanti parleremo al cuore dei valdostani per andare a vincere la prossima campagna elettorale!
Mentre voi ovviamente avete pianificato la vostra azione di ribaltamento c'era un programma di 27 punti che era stato approvato soltanto nel mese di luglio 2016, un programma serio, un programma che aveva portato all'approvazione di un bilancio che finalmente faceva intravvedere qualche squarcio di azzurro dopo l'abolizione del Patto di stabilità, un bilancio che affidava risorse a tutti i comparti che per la prima volta dopo anni di pesanti crisi faceva presupporre una ripresa dell'economia, ma sul programma ci torniamo alla prossima riunione del Consiglio, dove avremo anche delle cose da dire.
È vero che alcune problematiche sono evidenti: Casinò, CVA, problemi che voi volevate risolvere a suon di richieste di dimissioni: dimissioni all'uno, dimissioni all'altro, come un tiro al piccione. E questo non era accettabile dal nostro punto di vista, ma poi le commissioni consiliari spesso trasformate in vere e proprie tribune inquisitorie, tanto che molte persone audite in questa lunga stagione di audizioni avevano il terrore ad intervenire in determinate commissioni. L'obiettivo era demolire un sistema, ma così si va nella direzione di demolire la Valle d'Aosta.
Non posso, colleghi, non fare un passaggio sulla Stella Alpina. Devo la verità alle oltre 1900 persone che mi hanno votato: forse questa non è la sede, ma qui è nato il fattaccio. È qui che il movimento si è diviso, è qui che la voglia di potere dei miei colleghi ha preso vita e si è consumata. Quando ero Assessore alle opere pubbliche, ormai da diversi mesi vivevo in un clima di opposizione interna da parte dei miei stessi compagni di movimento, con i quali ho cercato quotidianamente e faticosamente di trovare una linea condivisa, ma, per andare d'accordo, bisogna essere in due.
Qualcuno suggeriva che la mia attività era portata avanti con coscienza, con abnegazione, con tanto lavoro, con fatica in mezzo a tante difficoltà. È vero, ma quelli dall'altra parte della Stella Alpina dicevano: "lui è un'altra cosa, lui è un repubblicano, lui non è un democristiano, lui non c'entra niente". È con questo clima che io ho lavorato in questi ultimi mesi. In verità devo dire che il Presidente Marquis, correttamente, apprezzando quel lavoro che io avevo fatto mi aveva chiesto di sedere al tavolo di questa Presidenza, anche il Coordinamento del movimento della Stella Alpina me l'aveva chiesto. Mi aveva proposto l'Assessorato, anzi di mantenere l'Assessorato se avessi aderito al nuovo asse o alla nuova maggioranza. Ho rifiutato perché ritenevo il passaggio antistorico e non coerente con gli impegni presi con gli elettori, non con il movimento, con gli elettori, con loro noi vogliamo essere leali.
Per mesi abbiamo chiesto il perché di certi comportamenti, comportamenti così lontani da una sinergia che doveva essere una sinergia di maggioranza. Le risposte? "Il territorio non capisce", "siamo in difficoltà", quindi abbiamo dovuto prendere atto che era iniziato un percorso per distruggere. È vero che in molti Comuni abbiamo dovuto abdicare: abbiamo perso a Saint-Vincent, a Pollein, ad Aosta abbiamo perso mille voti, sono segnali pesanti di una Segreteria perdente che ha gravi responsabilità e che, pur mantenendo l'Assessorato delle finanze al Comune di Aosta, invoca i niveaux différents, le solidarietà del Sindaco, l'appello alle forze di maggioranza, ma è molto chiaro che quell'alleanza è nata con la sinergia regionale fra Union Valdôtaine, Stella Alpina e PD-Sinistra VdA. La Stella Alpina si è spaccata, lo hanno scritto i giornali da cinque mesi a questa parte, adesso si è spaccata, è passata da cinque Consiglieri a due Consiglieri: uno è Presidente della Giunta, l'altro è Assessore alle opere pubbliche. Si dice che altri movimenti si sono spaccati, ma a me interessa guardare a casa mia. Stella Alpina ha perso un folto gruppo di aderenti e sostenitori: ha perso Cossard, Caminiti, Contoz, un numero indescrivibile di ragazzi e ragazze che avevano messo a disposizione le loro capacità e le loro conoscenze per sostenere il movimento. Nei comunicati ci deridono, dicono che sono andati via soltanto 15, ma non è questo il problema, lo vedremo alle prossime elezioni regionali. Il fatto politico è che con la fuoriuscita di Lanièce, del sottoscritto e di due Consiglieri comunali di Aosta (Dosio e Girasole) Stella Alpina dovrà inevitabilmente rivedere le sue posizioni, per cui posso tranquillamente affermare che si è completato il disastro di un Segretario politico mal guidato dai suoi mentori.
Due parole sul nuovo gruppo istituito da Lanièce e dal sottoscritto: EPAV. In realtà, non si doveva chiamare così, ma poi alcuni amici che avevano deciso di lasciare una finestra aperta, una porta aperta agli amici della Stella Alpina per, in una logica futura federale, poter anche valutare qualche opportunità...in meno di 24 ore ci hanno mandato la lettera dell'avvocato con diffida da parte del loro legale e abbiamo dovuto provvedere immediatamente a cambiare il nome del movimento.
Con tutto questo passaggio non si è risolto il fattore chiave, amici: il "fattore Rollandin". Si è rotto il rapporto con l'Union Valdôtaine e si è rotto il rapporto con il Partito Democratico, complimenti. Le alleanze future come le andrete a fare? Le avete già pianificate? Avete già concordato politicamente chi sarà il candidato al Parlamento? Lo sapete che la Stella Alpina ha un Onorevole che siede al Parlamento?
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
...insieme, certo, ma ne avete parlato suppongo. Sono certo che la strategia futura dovrà avere il mantenimento del nostro Deputato. Io vedo una strategia politica senza prospettiva. Presidente Marquis, lei oggi è Presidente, io le faccio gli auguri, sarò attento ai suoi provvedimenti, le farò un'opposizione seria, concreta sulle questioni, ma lei è il Presidente del futuro? È certo di essere il Presidente del futuro o farà l'apripista designato per le candidature di altri? Questo sarebbe molto grave. Sarebbe molto grave per tutto quello che è successo a tutti quegli elettori che insieme ci hanno votati quattro anni fa. Lo scopriremo solo vivendo.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Marguerettaz, ne ha facoltà.
Marguerettaz (UV) - Solo per una mozione perché credo che molte volte i colleghi Bertschy e Chatrian ci hanno invitato all'alternanza e questa è giustamente un'aula dove credo sia bene in qualche modo...vedo tutta una serie di interventi che sono andati in una direzione, abbiamo dato degli elementi di valutazione, vedo con piacere che la collega Morelli, i colleghi Nogara e Grosjean ridono, sono allegri, quindi credo che esultino e abbiano voglia di dirci delle cose, per cui, Presidente, chiederei un'alternanza per sentire la sedicente maggioranza cosa ci racconta.
Presidente - È lecito chiedere. Ha chiesto la parola la Consigliera Morelli, ne ha facoltà.
Morelli (ALPE) - Visto l'appello del collega Marguerettaz, il quale vedo quanto a gioia non è da meno...io ho ascoltato i colleghi che hanno preso la parola fino a qui, e devo dire che non sono stupita dei toni forti, sono toni ben comprensibili. È chiaro che quello che viene chiamato un "sovvertimento" dal collega Guichardaz non è indolore, non lo è per nessuno e ancor meno lo è per chi da maggioranza diventa minoranza, sono quindi toni forti che si capiscono. Sono toni forti che riportano però in quest'aula anche un dibattito politico a cui non eravamo abituati, perché - e questa era forse una caratteristica dell'ormai ex maggioranza -difficilmente le singole persone prendevano la parola. In particolare, all'interno del gruppo dell'Union Valdôtaine abbiamo sentito oggi interventi assolutamente nuovi, inediti, interessanti perché è giusto ascoltare con attenzione tutti quanti. Io francamente ho percepito quasi un accento liberatorio, come se fino ad ora certi colleghi non avessero potuto esprimere fino in fondo le loro sensibilità politiche e le loro istanze, quindi questo è assolutamente positivo. Vi invito però a misurare i termini, perché, quando si parla di "spettacolo indecoroso" o di "sgarbo istituzionale", giustamente il collega Baccega ha detto che i valdostani ci guardano: i valdostani hanno preso la buona abitudine di seguire il Consiglio regionale, forse perché hanno capito che è bene essere informati e farsi un'opinione in modo diretto. I valdostani ci guardano e nella scorsa seduta del Consiglio regionale io credo che lo sgarbo istituzionale e l'indecorosità dello spettacolo siano stati palesi, perché non intervenendo, non partecipando alla seduta voi avete fatto uno sgarbo non a noi, che facevamo semplicemente il nostro lavoro, avete fatto uno sgarbo alla comunità valdostana e a chi vi ha eletto. In questo senso io credo che noi ci sentiamo nella condizione di respingere queste vostre accuse di "sgarbo istituzionale" e di "spettacolo indecoroso".
Fa piacere, Assessore - scusi, un lapsus -, collega Perron, che raggiungiate oggi, con quattro anni di ritardo, delle posizioni diciamo più democratiche, di condivisione, di appello alla partecipazione riguardo ad una Presidenza super partes, condivisa. Io credo che in quest'aula all'inizio legislatura, ed era all'inizio della legislatura, quindi un momento in cui era tutto da costruire; non era un momento come quello attuale dove già c'erano cariche votate e funzionanti, era momento in cui tutto era da costruire, è un po' antipatico che sia io a parlarne anche perché ero parte in causa, ma mi pare che un appello alla condivisione su una possibile Presidenza del Consiglio sia stata fatta e sia stata da voi lasciata cadere bellamente. Questo non vale per il collega Guichardaz, perché il collega Guichardaz quanto meno ha mantenuto una sua coerenza di posizione su questo argomento.
Si è parlato di "punti raccogliticci". Sono stata per nove anni all'opposizione, conosco un po' il lessico di quando ci si trova all'opposizione e come si cerchi di sminuire ciò che invece la maggioranza cerca di portare avanti con convinzione. È evidente che questo non è un programma di legislatura, siamo ormai ad un anno dalle elezioni, sempre che la legislatura arrivi alla sua conclusione naturale, questo è un piano urgente, che va ad affrontare alcuni temi che palesemente non siete stati in grado di affrontare fino in fondo, per cui palesemente non siete riusciti a trovare delle soluzioni.
Quanto agli accordi programmatici, mi pare che in quest'aula ci sia ormai una confusione tale per cui gli accordi programmatici, collega Guichardaz, sono stati smentiti da più parti. Ho apprezzato però l'appello alla consapevolezza, lei ha concluso facendo un appello alla consapevolezza e io credo che veramente dobbiamo essere tutti consapevoli della partita che stiamo giocando e mi auguro che, una volta passata questa prima fase di scontro diretto, o anche provocatorio, anche duro, si arrivi, si giunga ad una consapevolezza per la quale si cerchi...come - e credo che nessuno non possa riconoscercelo - ALPE ha sempre cercato di fare.
La collega Bertolin ha fatto un appello alle urne. Credo che l'appello alle urne giunga un pochino tardivo, adesso è un po' comodo da fare. Non si è trattato di un golpe, io ho già avuto modo di dirlo nella scorsa seduta, nella quale nessuno di voi era presente; non si è trattato di un golpe, ma si è trattato veramente di un'assunzione di responsabilità e alle urne ci si arriverà sicuramente e saranno a quel punto i valdostani a valutare, quindi prenderemo atto di quello che sarà il risultato. Ripeto: non si è trattato di un golpe, non è un ribaltone, è una misura di emergenza. Le forze che siedono adesso in minoranza avrebbero potuto sicuramente evitare tutto questo, ma questo non sta ad ALPE dirlo, io credo che ALPE sia nella posizione più lineare e più coerente possibile: noi nasciamo con la voglia di provare a cambiare metodi, modi nella politica e nel momento in cui abbiamo avuto la possibilità di farci carico di responsabilità anche molto pesanti, anche responsabilità che qualcuno non è riuscito a portare avanti, non ci siamo sottratti proprio perché a noi sta a cuore in particolare questa Regione.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Bianchi, ne ha facoltà.
Bianchi (UV) - Signor Presidente del Consiglio Andrea Rosset, mi rivolgo a lei in quanto carica più alta all'interno di quest'Assemblea, che, tra l'altro, conosco da parecchi anni e che ho apprezzato come amministratore locale, tanto da darle anche una mano come sezione dell'UV nelle elezioni regionali del 2008 e già allora ci avete ingannato senza neanche chiedere, o perlomeno portandoci a conoscenza della decisione di lasciare l'Union Valdôtaine se non a cose già fatte, per lei evidentemente è un'abitudine. Forse già allora, se fosse stato seduto nei banchi di Governo o magari lì dove è adesso, questo non sarebbe successo. Molta gente che la conosce bene, anche meglio di me, dice che lei non è una persona di parola, l'é pa eugn ommo de paolla [traduzione letterale dal patois: non è un uomo di parola], ben sapendo che per lei comunque non è mai una questione di poltrone, l'abbiamo appena visto...non parliamo poi del periodo precedente alla sua nomina di Presidente del Consiglio in questa legislatura: quanti discorsi, quante belle parole. Forse questo è un capitolo che per oggi lasciamo stare, ma ci torneremo, tutto sempre accompagnato dal fatto che lei non è una persona di parola.
Credo che durante la seduta del 10 marzo lei, Presidente, abbia veramente dimostrato tutta la sua carenza, limitatezza rispetto al profilo di un Presidente del Consiglio super partes. In un momento difficile, nel quale lei avrebbe dovuto garantire il rispetto delle regole, a garanzia di tutti - e dico a garanzia di tutti - non l'ha fatto, questo è molto grave, gravissimo. Ci siamo resi conto tutti che l'interpretazione delle norme non è sempre facile, neanche per gli addetti ai lavori. Questo avrebbe dovuto farle pensare che un po' di prudenza era necessaria, ripeto: sempre a garanzia di tutti. Lei invece non ha pensato al Consiglio fatto di 35 Consiglieri eletti in movimenti, in partiti diversi, comunque tutti in rappresentanza dei valdostani. Lei ha pensato solo ed esclusivamente a come agire per far votare la mozione di sfiducia al Presidente Rollandin con fretta e spregio a quella prudenza che le avevamo chiesto. Un atto importante, un atto che ribalta il risultato elettorale, il voto dei valdostani, quindi avrebbe dovuto essere fondamentale avere certezza della regolarità della seduta.
Non voglio entrare in merito agli atti, lo farà qualcun altro, ma proprio perché era un momento molto delicato, le avevamo chiesto di fissare la data del Consiglio verso la metà della settimana successiva, quindi in data comunque utile per discutere e votare la mozione di sfiducia. Per chi volesse verificare basta leggere anche il comunicato stampa dell'Union Valdôtaine, del PD e dell'EPAV del 10 marzo, laddove informavamo che quel pomeriggio non avremmo partecipato alla seduta del Consiglio, facendo quindi evidentemente mancare il numero legale. Lei sa, o comunque dovrebbe sapere, che il fatto di non partecipare ad una seduta del Consiglio per far mancare il numero legale è una condotta perfettamente legittima - sicuramente posta in essere per fare ostruzionismo - ma ripeto, come lei sa, o dovrebbe sapere, legittima visto che anche lei quando sedeva all'opposizione, l'ha usata, eccome l'ha usata! E questo lo ricordo, anche se non è presente in aula, alla collega Morelli. La forzatura che lei ha fatto è stata gravissima e vergognosa, me lo permetta. Abbiamo capito tutti perché l'ha fatto, l'hanno capito anche i valdostani, non si preoccupi, lei si è dimostrato di parte, vergognosamente di parte. Il parere che lei ha letto, sul quale non voglio assolutamente entrare, come le ho già detto, non è stato acquisito dall'Ufficio di Presidenza, lo sapevamo visto che non l'ha mai convocato. Infatti le dimissioni annunciate in aula dall'allora Vicepresidente Marco Viérin, che oggi ha ricordato, non sono state mai accettate e quindi è rimasto in carica fino alla sospensione, ma comunque tutti hanno potuto leggere le sue dichiarazioni orgogliose sul fatto che il parere l'ha pagato lei a sue spese, e anche qui verificheremo. Cosa vuol dire questo, Presidente super partes? Un Presidente del Consiglio interpella e sceglie da cittadino un legale, magari un amico o un amico degli amici per acquisire un parere che poi utilizza per poter aprire una seduta di un Consiglio. Magari lo protocolla, forse senza "magari", o no. Non si usa più, basta la parola? La sua, sempre la sua? E ne va fiero. Ma è una questione di Andrea Rosset o è una questione generale che riguarda tutto il Consiglio, e intendo "tutto il Consiglio". Oggi siamo qui a rivotare un Ufficio di Presidenza che fino a qualche giorno fa era ancora in carica e quindi l'Ufficio che avrebbe potuto adempiere agli approfondimenti per tranquillità di tutti, ed era ancora in carica, Presidente. Sono gli organi del Consiglio che lavorano per i Consiglieri, tutti. È l'Ufficio di Presidenza che deve dare un incarico e acquisire agli atti quanto serve. Sono state calpestate tutte le regole poste a garanzia di tutti: del Consiglio, ma anche dei cittadini, che con il loro voto eleggono il Consiglio che dovrebbe funzionare nel rispetto e a garanzia dei ruoli di tutti, tutto questo - dice lei - per garantire il funzionamento del Consiglio, o chissà per quale motivo. Lo sappiamo già e lo sanno già anche i valdostani qual è il motivo. Funzionamento del Consiglio che lei ha gestito per la stessa identica situazione in modo completamente contrapposto. Nel giro di qualche giorno, forse confuso, troppo di parte, assetato di vendetta, ha perso di vista il suo ruolo, tant'è che nella prima occasione per la verifica del numero legale ha preso a riferimento i Consiglieri assegnati (35), la seconda volta 31. Meno male che risulterà tutto dai verbali, verbali che rimangono agli atti. Lei ha citato un precedente che, a suo dire, le è stato molto utile. Chissà, tra qualche anno, quando verranno consultati i verbali sotto la Presidenza Rosset, ci si domanderà da che cosa sono state guidate le sue scelte, peraltro sbandierate come assunte in totale autonomia e responsabilità, o per qualche altro motivo, vergogna, ancora una volta, me lo permetta.
Se è giusto che ognuno svolga il suo ruolo, assumendosene le responsabilità, è anche vero che le regole istituzionali devono però essere rispettate e sottolineo ancora una volta la gravità di aver escluso da tutto questo l'Ufficio di Presidenza che era in carica. Signor Presidente, per una volta, visto anche quello che diceva del suo predecessore, abbia l'amor proprio di lasciare il posto da Presidente a qualcuno che sappia ricoprire questo ruolo istituzionale in modo credibile, e soprattutto a garanzia di tutto e di tutti. È un invito, ma ci pensi perché se non lo farà, avvalorerà sempre quel dubbio ormai per molte persone, compreso il sottoscritto, visto che siede lì anche con il mio voto, e quindi non è più un dubbio, che lei non è una persona di parola, l'é pa eugn ommo de paolla!
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Testolin, ne ha facoltà.
Testolin (UV) - C'est avec une émotion renouvelée que je prends la parole dans ce Conseil de la Vallée après les événements qui ont caractérisé le changement de ces dernières semaines après quatre années de législature, pendant lesquelles le Gouvernement sortant a travaillé au sérieux, dans une situation pas facile et fortement pénalisée par un cadre économique et financier très délicat. Il a travaillé dans un climat politique qui, au-delà des déclarations de façade des mouvements et des partis qui étaient assis à l'opposition, a toujours été caractérisé par le plaisir de créer de la confusion par rapport à n'importe quel argument ou dossier plutôt que de chercher à proposer et à partager des parcours en faveur du Val d'Aoste et des valdôtains. Dans un moment si complexe, dans un contexte politique international, national et local très délicat, où les citoyens ont toujours moins de confiance dans les institutions, même la politique régionale a voulu créer les conditions pour s'aligner sur les standards négatifs de la politique nationale, en remplaçant la polémique au processus politique et en préférant le populisme à l'analyse des différentes thématiques.
Vede, Presidente Rosset, questo particolare momento storico avrebbe bisogno più che di atteggiamenti pretestuosi e poco condivisi, di particolare attenzione a quelle regole di buon senso e di prudenza che dovrebbero caratterizzare l'operato di ogni buon padre di famiglia. È soprattutto nei momenti difficili, quando ci sono situazioni poco chiare che ci sono delle risposte importanti e urgenti da dare, che bisognerebbe avere la lucidità e l'umiltà del confronto, invece no, ognuno pensa di avere in tasca la propria versione della realtà e la propria verità e che quella e solo quella sia corretta. Questo potrebbe anche andare bene in un contesto da bar, o quando si discute insieme in piazza con gli amici, ma non va bene quando si è il Presidente del Consiglio regionale e si deve garantire la massima trasparenza e affidabilità nel gestire una situazione unica e socialmente delicata come quella del 10 marzo scorso. Non mi permetto di definirla "delicata e unica" perché le ha permesso di scalzare dal Governo una maggioranza regolarmente eletta dai valdostani in libere elezioni a favore di qualcos'altro, che non mi dilungo a definire, ma piuttosto è delicata e unica perché è una decisione che tocca e toccherà in futuro tutti i valdostani, siano essi cittadini, aziende, associazioni, imprese o amministrazioni locali. Presidente, penso che lei abbia disatteso non le aspettative ma - cosa ben più grave - i diritti dei valdostani, i diritti di avere delle azioni amministrative conseguenti a regole certe, chiare e condivise da tutti, che garantiscano non solo l'Assemblea legislativa ma tutta la comunità. La necessità di trasparenza, chiarezza e condivisione sono concetti ampiamente espressi e che ho avuto modo di rileggere negli interventi dei Consiglieri del gruppo consiliare a cui lei appartiene e da loro richiamati con enfasi in occasione di precedenti elezioni in questa stessa aula e in questa stessa legislatura al momento di eleggere i Presidenti del Consiglio regionale che l'hanno preceduta su quello scranno. Frasi che si sono alzate periodicamente con toni anche forti, ad invocare la propria presa di distanza da - e lo cito testualmente - "atteggiamenti di regime". Atteggiamenti che però assomigliano molto a quelli da lei assunti nell'ultima seduta del Consiglio, in spregio al suo ruolo istituzionale e atteggiamenti che confermano purtroppo il suo poco scrupolo nel presiedere quest'Assemblea. Mi permetto di chiederle, Presidente, se la sua interpretazione non dovesse essere corretta, cosa potrà succedere alla Valle d'Aosta, ai valdostani, alle nostre associazioni, ai nostri Comuni, alle nostre aziende? Se gli atti assunti in conseguenza della sua interpretazione e la sua presa di posizione non dovessero essere legittimi, se fossero viziati da un eventuale errore, cosa potrà succedere? Mi chiedo anche con quale serenità questo Consiglio regionale, i Consiglieri tutti possano operare con la certezza di lavorare nel rispetto delle regole. Lo chiedo per me in primis con quale sicurezza di agire nel lecito potrei mai votare a favore di una proposta o di un atto, che magari condivido, avendo in mente il dubbio che ogni decisione di ogni singolo atto possa essere viziato alla fonte da una scelta interpretativa non corretta.
Vede, Presidente, nei mesi scorsi il suo gruppo è stato fautore - e lo ha espresso più di una volta in questo Consiglio - della teoria del "timore": timore nell'assumersi la responsabilità di votare dei provvedimenti in merito agli interventi a favore, ad esempio, del Casinò, adducendo la poca sicurezza che quei provvedimenti potessero essere assunti senza rischi personali per i Consiglieri. Oggi io le esprimo lo stesso timore non per l'assunzione di un singolo provvedimento, ma per l'intera attività amministrativa e politica portata avanti in seguito ad una sua interpretazione frettolosa e che potrebbe anche non essere corretta.
Caro Presidente Rosset, la conosco da molto tempo e l'ho sempre stimata come persona, ma oggi devo purtroppo dirle che, in seguito al suo operato in ambito istituzionale, non mi è più politicamente possibile confermarle la fiducia a suo tempo accordatale per ricoprire l'importante ruolo del Presidente del Consiglio. Il momento politico e amministrativo particolarmente complesso di questi anni aveva portato i movimenti di maggioranza e l'Union Valdôtaine in primis e, nonostante tutto, a ragionare in prospettiva e a mettere in campo nei mesi scorsi un allargamento della maggioranza, che ha visto tra gli altri anche la sua persona tra i protagonisti coinvolti personalmente in questo progetto. Progetto che aveva l'obiettivo di ridare credibilità al sistema Valle d'Aosta, permettere l'elaborazione condivisa di una nuova legge elettorale e di approvare la riduzione dei Consiglieri regionali, risolvere con un lavoro comune le questioni più urgenti e delicate della nostra Regione. Il passaggio invece si è risolto con l'essere un espediente per il regolamento di situazioni e asti verso una persona con il placet convinto di un Presidente del Consiglio, che, mi sembra di aver capito non ha oggi la sensibilità di rinunciare al suo posto.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Fabbri, ne ha facoltà.
Fabbri (UVP) - Credo sia più che lecito e naturale che ci sia l'inversione del gioco delle parti in questo Consiglio e che qualcuno si risvegli dal letargo che avevamo visto tanto tempo fa e che finalmente si scuota, scuota il Consiglio, scuota una discussione lecita e che deve servire a noi stessi come nuova maggioranza a riuscire a portare avanti quelle operazioni, quelle cose che ci siamo proposti e che sicuramente - io sono convinto - riusciremo a portare avanti. È anche comprensibile che qui ci sia del rimpianto, un rimpianto abbastanza profondo per le posizioni occupate da 15, da 20, da 30 anni e che quindi la situazione sia piuttosto bruciante.
A chi rimpiange il Governo precedente e il fatto che avremmo potuto andare avanti con il programma dei 27 punti della vecchia maggioranza vorrei ricordare brevemente come si sono svolti gli ultimi mesi di questa maggioranza in cui 12 persone, 12 Consiglieri si sono schierati contro un modo di continuare a condurre il Governo senza minimamente riuscire ad invertire la rotta che in questi anni ha portato la Valle d'Aosta allo stato attuale. Questi 12 Consiglieri hanno preso coscienza di questo modo di governare, hanno preso coscienza che non c'era purtroppo la possibilità di invertire la rotta e di lì è nato tutto quello che sappiamo e che in questi ultimi mesi ha portato a questa nuova maggioranza, ma io direi che tutto questo fa parte del passato, la discussione che ora stiamo affrontando qua in Consiglio è una discussione che verte sull'operato della Presidenza. Più di un'accusa abbiamo sentito rivolgere al nostro Presidente: di non essere super partes, di essere rappresentativo solo di una parte del Consiglio. Io vorrei porre l'attenzione su questo aspetto particolare. Io direi che il Presidente è stato veramente il Presidente del Consiglio, perché ha guardato al suo funzionamento perché in uno stallo di questo genere il Consiglio doveva essere tolto da quella impasse in cui era stato portato dal precedente Governo. Ricordiamo come l'azione di governo era stata bloccata dalle dimissioni in toto dei Consiglieri, che portava a 60 giorni di governo solo ed esclusivamente del Presidente. Un'operazione del resto già fatta qualche anno fa e che veramente era un insulto al Governo, un insulto al Consiglio perché non gli avrebbe permesso di svolgere la sua funzione.
Il Presidente Rosset, forte dell'interpretazione del suo ufficio, ha dovuto sbloccare questa situazione e ci è riuscito. Sbloccare questa situazione vuol dire sbloccare anche il Governo, sbloccare anche la funzionalità e la possibilità di governare la nostra Valle in questo momento così difficile in cui certi dossier non possono essere assolutamente tralasciati, c'era bisogno di quest'accelerazione. A mio avviso e ad avviso credo del mio gruppo, ma non solo, quindi l'azione del Presidente è stata un'azione di responsabilità proprio perché verteva a sbloccare l'azione del Consiglio, quindi del Governo. Ricostituire le commissioni, ricostituire il corretto funzionamento del Consiglio è una priorità, una cosa che era necessaria per il governo della Valle d'Aosta. Lui ha guardato soprattutto questo, garantendo alla Valle d'Aosta di poter avere un Governo, di poter affrontare questi dossier così importanti e così impellenti che ci stanno sovrastando.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Follien, ne ha facoltà.
Follien (UV) - Intervengo nel dibattito per dare il mio apporto alla discussione, dopo aver riflettuto molto a bocce ferme negli ultimi giorni su cosa dire, su quali considerazioni politiche proporre all'aula alla luce degli ultimi avvenimenti, delle polemiche e anche degli scontri politici che si sono susseguiti, giungendo alla conclusione che era doveroso per me porre l'accento su alcune questioni, su altre questioni politiche riguardanti la nuova maggioranza. Avremo tempo, ci ritorneremo anche quando sarò in un altro ruolo e non sarò più nell'Ufficio di Presidenza. Permettetemi per un'ultima volta, quale membro dell'Ufficio di Presidenza, nel ruolo di Consigliere Segretario, di intervenire, a seguito delle mie dimissioni - con questa fanno quattro all'interno di questa legislatura -, per chiarire la mia posizione e per dirle, Presidente, in modo diretto e franco ciò che penso di un certo percorso fatto alla luce degli ultimi fatti e del suo comportamento, non senza, se me lo concede, però fare un po' di storia recente del nostro percorso. Come lei ben sa, noi due abbiamo fatto parte da inizio legislatura, con differenti ruoli, dell'Ufficio di Presidenza, un percorso che ci ha visto, a seconda delle elezioni, avversari o alleati. Il 5 luglio 2013: elezione della Presidente Rini. Dopo una votazione con esito negativo per la necessità di un quorum qualificato e l'abbandono dell'aula da parte della minoranza - lei vi partecipò con entusiasmo - e un'altra andata a vuoto, iniziarono i franchi tiratori, venne eletta a maggioranza assoluta la Consigliera Emily Rini a Presidente del Consiglio, io fui eletto Consigliere Segretario, lei Vicepresidente di minoranza. Da quel giorno - credo che se lo ricordi - iniziò una sua personale battaglia interna all'Ufficio di Presidenza, opponendosi sempre con veemenza a molte nostre iniziative, facendo opposizione dura. Diversi furono sempre i toni del collega Roscio, più pacato e ragionevole nei vari passaggi, ma lei nei toni e nei contenuti ci rinfacciò sempre quello che per lei era un peccato originale: la pericolosità e la debolezza di essere Presidente del Consiglio senza avere una maggioranza qualificata e speculando sul fatto che il Presidente del Consiglio, organo che, da quello che lei diceva e che ripeteva come un mantra, deve essere super partes, non deve essere il diciottesimo di nessuna maggioranza e soprattutto che il ruolo politico, in questo caso quando si ricopre quella carica, che è la più alta, deve essere naturalmente secondario a quello istituzionale e su questo picchiò duro per mesi dicendo che era normale, che era poco etico, chiedendo spesso, anzi quasi sempre, le dimissioni della Presidente Rini con decisione e fermezza non essendo quasi mai collaborativo e costruttivo, ma forse erano altri tempi: era il tempo del 17 a 17 e 1 e non erano i tempi della moderazione e neanche dei toni bassi e credo che noi eravamo tra quelli che li utilizzavamo più pacati.
Altra Presidenza, viene eletto Viérin Marco. Sia io che lei siamo Vicepresidenti: uno di maggioranza, l'altro di minoranza. Una Presidenza nuovamente votata a 18, e lei di nuovo si erge a novello moralizzatore, a inquisitore invocando il rispetto delle regole - e ci siamo di nuovo -, atteggiamenti super partes, invocando e ottenendo - complici i franchi tiratori - tramite una risoluzione, la caduta del Presidente Marco Viérin, poi suo alleato fedele in altri passaggi politici. Durante quel periodo - devo ammetterlo - ci scontrammo alcune volte e alcune volte fummo anche d'accordo nel criticare quella Presidenza. Io le riconoscevo lealtà e coerenza politica e cominciavo a convincermi - glielo devo dire - che un Presidente votato a 18 era un Presidente forse debole, poco rappresentativo, molto spesso affetto da una sindrome di partigianeria politica. Venne poi il tempo delle nuove destabilizzazioni, dei franchi tiratori, della nuova e promettente stagione politica e venne il suo momento: la tanto agognata e sognata elezione a Presidente del Consiglio per inseguire una réunion tra il mio movimento e il suo. Un passaggio politico in cui credevo e mi sono sbagliato, un passaggio per il quale ho lavorato, per il quale ho fatto anche un piccolo passo indietro e per il quale mi sono sentito anche criticare all'interno del mio movimento, probabilmente con ragione da parte di chi mi criticava. Ripeto: come dicevo, arrivò il suo momento, le dissi: "bene, un Presidente di esperienza, votato a 27, non da ALPE e dal Movimento Cinque Stelle", e finalmente dissi un ruolo totalmente legittimato, un Presidente che sarà garante delle regole, sarà equidistante e super partes, e soprattutto non sarà diciottesimo di nessuno, ha sempre detto di non volerlo essere e poi dopo qualche mese, pochi, il cambiamento, la mutazione, il brusco cambio di direzione di rotta e di condotta. In un Ufficio di Presidenza che - lo ammetto - di per sé forse fu costruito male, lo dico con autocritica e a babbo morto, ma fu un errore probabilmente non consentire da subito alla minoranza di farne parte, ma lei fu tra gli artefici di quell'operazione.
Torniamo al punto, alla votazione. Cosa le è successo, Presidente Rosset? Che cos'è cambiato in lei, a cosa si deve questa perdita di coerenza e di rispetto per il suo ruolo? Sempre di politica si parla, non di aspetti personali. Il suo essere Presidente a 27, essere rappresentativo di tutti? Dimenticanza, finzione? Non lo so se avrò mai delle risposte chiare. Ho ancora fiducia, forse un giorno ci chiariremo. Di certo c'è ad oggi che lei è stato votato a 27, anche e soprattutto grazie ai nostri voti, del Partito Democratico e dell'EPAV. Di certo tutto è stato in queste ultime settimane, dal mio punto di vista, meno che un Presidente imparziale ed equidistante, ma soprattutto lei è stato il diciottesimo di questa maggioranza. È lecito, è il contrario di quello che diceva prima, ma è lecito probabilmente ed è colui che più di tutti ha usato il Regolamento con alcune storture e lo sappiamo benissimo che il Regolamento ha le sue storture, lo sappiamo, per una chiara strategia politica, che non era quella sicuramente della réunion e di un certo tipo di ragionamento che si era fatto in tante aule e in tanti consessi.
Tutto lecito o, meglio, concesso, ma se ha ancora un po' del coraggio politico che le riconoscevo e della correttezza verso il proprio percorso politico, glielo chiedo come un invito - credo già di conoscere la risposta - ma si faccia rivotare dalla sua nuova maggioranza, ammesso che troverà 18 voti. Credo, avrei dei dubbi, forse sono gli stessi dubbi che ha lei, è per quello che non dà le dimissioni. Lo faccia per il rispetto a quest'aula. Glielo chiedo con lo stesso rispetto che io e il collega Vicepresidente Farcoz le abbiamo sempre dimostrato dall'inizio. Non le abbiamo mai fatto mancare né la collaborazione, né lo spirito costruttivo. Si dimetta, rispetti gli impegni presi perché la parola tra persone serie e mature - e ritengo che lo siamo, lei ha l'età di mio padre, quindi è maturo più di me - ha ancora un valore, se per lei ne ha, rifletta e valuti di dare le dimissioni.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Nogara, ne ha facoltà.
Nogara (UVP) - Consigliere Marguerettaz, mi scuso con lei e con i colleghi del Consiglio se ho sorriso, ma non avevo certo intenzione di schernire nessuno. Qualche sorriso l'ho fatto per le cose che ho sentito, questo sì, ad iniziare - ho preso un po' di appunti qui - dai vari colleghi che sono intervenuti in questa seduta. Subito mi riferirei alla Consigliera Péaquin, che con enfasi: "bisogna lavorare per i valdostani, bisogna essere presenti"! Io forse, Consigliera Péaquin, in quattro anni non l'ho mai vista nell'ufficio lavorare, ho visto dei mucchi di documenti sul suo tavolo, probabilmente ogni tanto devono portarglieli via...probabilmente lei ha tanto da fare nella sua azienda da dedicare del tempo qui a questo Consiglio, però dire a noi che dobbiamo lavorare di più mi sembra un filo esagerato.
A parte questa considerazione, un sorriso mi viene anche quando sento dal Consigliere Perron, che mi parla di passi indietro, che ci fa la morale per come ci dobbiamo comportare...con una certa enfasi, ma quando si parlava di franchi tiratori, oppure di firme per far cadere la sua maggioranza, queste cose forse non ce le ricordiamo più. Noi ce le ricordiamo benissimo, ma non solo per lei, per altre persone. E qui mi collego anche al Consigliere Follien, che, quando parla di "franchi tiratori", deve guardarsi alla sua sinistra per capire cosa succedeva in quei mesi, solo questo. Qui è sbagliato fare quello che sto facendo io perché qua dovremmo parlare di politica. Ho solo voluto rispondere a certe situazioni e a certe affermazioni che sono state fatte, perciò ognuno deve guardarsi un po' a casa propria, ma non solo per queste cose, anche per il lavoro, perché quando mi sento dire dall'ex Assessore Testolin che noi chissà dove porteremo la Valle d'Aosta, lei deve pensare a cosa dovranno patire gli agricoltori per le cose che lei non ha mai fatto, o le poche cose che ha fatto e che ha fatto male e che per quattro anni noi le abbiamo ricordato. Io le dico: magari forse sarebbe il caso di farci lavorare un po'. Capire e se c'è voglia di collaborare, si collabora, ma tutti questi attacchi che state facendo gratuiti sono uno stimolo per noi per fare bene e per fare meglio e non abbiamo nessuna preclusione, come diceva prima l'Assessore Perron, se c'è una volontà di collaborare, noi vogliamo collaborare. Voi sapete benissimo quello che dicevo io in maggioranza quando si discuteva; lo sa benissimo, io ho sempre posto sul tavolo tutte le problematiche e ho sempre detto tutte le cose che dovevo dire e le ho sempre dette davanti a tutti come il mio gruppo ha sempre fatto.
Un po' rivolto a tutti, ma anche all'ex Assessore Baccega: probabilmente lei non sa qual è il significato delle regole, con questo mi riferisco a tutti. Non è che voglio difendere il Presidente del Consiglio, perché si difende benissimo da solo, ma qui sono state solo applicate le regole del Consiglio. Come giustamente ha detto nella Conferenza dei Capigruppo prima il Presidente del Consiglio, se secondo voi ci sono delle regole che non sono state applicate, o sono state applicate male, dovete solo farlo rilevare e vedremo poi se avete ragione, se avete torto, ma questo lo dico serenamente...secondo noi, le regole sono state applicate, noi le regole le abbiamo sempre accettate. Si è parlato, anche lei Assessore Baccega, di pareri. I pareri sono dei pareri, il Presidente del Consiglio si è affidato agli uffici, gli uffici gli hanno dato questi pareri e si è andati avanti in questo modo qua.
Consigliere Guichardaz, il suo intervento è quello che ho apprezzato di più, perché in fondo il suo intervento politicamente...tante cose non le condivido ma almeno è stato un intervento politico. Qui non si è fatto altro che scagliare sassi e dare colpe a tutto e a tutti, lei almeno ha parlato un po' di politica. Ha parlato un po' di politica citando, forse in modo un po' esagerato, "la spocchia del Presidente del Consiglio": lei quanto a spocchia non è secondo a nessuno, solo su questo. Anche qui, lei ha elencato un sacco di problematiche difficili e importanti ed è uno stimolo, ma non solo per i colleghi che sono seduti in Giunta: è uno stimolo per tutti noi che in questo momento lavoriamo con loro, noi stiamo tutti lavorando con quella Giunta, noi stiamo cercando di dare una mano a tutte quelle persone. Io sono stato in maggioranza con il Presidente Rollandin e sono in maggioranza con il Presidente Marquis, si lavora in un modo - come diceva lei tante volte e abbiamo avuto delle discussioni, che si deve avere un metodo di lavoro -, un metodo di lavoro noi ce l'abbiamo. Noi sappiamo tutto quello che succede agli Assessori che siedono in questo momento lì perché noi stiamo delle mezze giornate a parlare delle problematiche.
Non sarà facile, noi non siamo qua a dire che risolveremo tutto, ma stiamo cercando di risolvere i problemi più importanti. È chiaro che se vi mettete a parlare di programmi a lunga scadenza, sarebbe una stupidaggine dirvi di stare tranquilli che facciamo tutto. Questo lo dico a chi ci sta ascoltando, ma noi stiamo cercando in tante situazioni, perché è anche sbagliato dire che è stato sbagliato tutto prima. Non è vero, sono state fatte anche tante cose buone prima, però stiamo cercando di tacconare le grosse problematiche che abbiamo.
Il fatto - e qui mi riferisco all'ex Presidente Rollandin - di far dimettere tutti gli Assessori...io penso che con questa sua ideona di far dimettere tutti gli Assessori si sia reso conto che bloccava completamente il Consiglio regionale. Prima si sono messi in mobilità, prima si sono mandate avanti le pratiche di licenziamento del Casinò e poi si è bloccato il Consiglio regionale. Si è bloccato il Consiglio regionale per cosa? Per non fare niente. Avevamo discusso in maggioranza la legge sul Casinò perché c'erano delle problematiche. L'avevamo discussa assieme, eravamo tutti d'accordo per poterla fare, lei ha fatto dimettere tutti gli Assessori e si è bloccato il Consiglio regionale. Ci sono delle grosse problematiche sull'agricoltura, vi siete tutti dimessi: tutto bloccato, e questa cosa vale per tutti.
Adesso continuate pure a dire che qua si rovinerà tutto, ma qua se non si faceva quello che è stato fatto, nelle regole, anche perché mi sono sentito dire per anni e ho visto scritto per anni che ci voleva la mozione di sfiducia: la mozione di sfiducia è arrivata. Probabilmente se la mozione di sfiducia è arrivata ed è stata votata, penso che queste cose bisognerebbe accettarle a buona ragione, perché mi sembra che lei, ex Presidente Rollandin, volesse continuare a gestire questa Regione e questo Consiglio con quanti...13-15 voti? Questo era il suo obiettivo? Perché nelle ultime votazioni è andata sempre così, poi forse non raggiungeremo i voti, come dite voi, abbiamo una maggioranza risicata, lavoriamo malissimo, vedremo, almeno dateci un po' di tempo. Se come dite, volete così bene alla Valle d'Aosta, dateci un po' di credito per vedere se riusciamo a fare quello che vi stiamo dicendo in questo momento. Se volete così bene alla Valle d'Aosta, magari per quello che potete dateci un aiuto, se è vero quello che state dicendo. Io fino adesso ho solo sentito degli attacchi al Presidente del Consiglio, degli attacchi che non si riuscirà a fare niente, degli attacchi che siamo degli inetti. Io spero che così non sia proprio e spero che questa maggioranza risicata, tacconata riesca a dare quelle risposte che finora non sono state date ai valdostani.
Presidente - Ha chiesto la parola la collega Rini, ne ha facoltà.
Rini (UV) - Je voudrais commencer mon intervention en faisant un tout petit exercice de mémoire que je considère important. Vu aussi la situation politique que nous sommes en train de vivre, je voudrais commencer comme ça. Il était une fois, dans l'année 2013, les valdôtaines et les valdôtains avaient élu et choisi leurs représentants au sein du Conseil régional. À la suite des élections régionales, les travaux du Conseil ont commencé le premier du mois de juillet. Le moment de l'élection du Président du Conseil arrive, la majorité a proposé mon nom dans un sens de continuité avec la législature précédente.
Vorrei ora affidarmi a qualche passaggio estrapolato direttamente dai verbali di quel passaggio storico che quest'aula ha vissuto proprio in occasione dell'elezione del Presidente del Consiglio. Vorrei riprendere qualche piccolo passaggio dei colleghi che oggi siedono in quest'aula in ruoli diversi, che esternavano il proprio grande stupore poiché il Presidente del Consiglio non era espressione delle forze di minoranza. A questo punto però consentitemi di fare una piccola pausa che contempli una premessa, è già stata fatta, ma ci teniamo a sottolinearlo perché il messaggio deve essere chiaro, la chiarezza deve tornare in quest'aula: noi non rivendichiamo nessun posto apicale perché non vogliamo spartire niente all'interno di questo misero teatrino, un misero teatrino di spartizione di poltrone. Non ci interessa, non abbiamo bisogno, né voglia di condividere nulla. Non abbiamo bisogno, come invece hanno alcuni sedicenti nuovi mouvement, di occupare certe poltrone per riuscire ad avere poi un consenso elettorale. Noi chiediamo però - e lo chiediamo esattamente come lo chiedevate voi quando eravate dall'altra parte degli scranni, quando occupavate gli scranni dell'opposizione - che la figura del Presidente del Consiglio venga condivisa e venga concertata con l'intera aula. Era il 2013 quando l'allora collega Laurent Viérin, che dopo non molto peraltro è stato anche un collega di Giunta...riporto testualmente le sue parole, diceva: "dans cette première séance on élira le Président du Conseil de la Vallée garant des institutions valdôtaines et figure appelée à représenter l'Assemblée tout entière.
Il collega parlava poi - e lo ha ricordato molto bene già il collega Renzo Testolin - di atteggiamenti da regime che abbiamo denunciato, denunceremo, che combattiamo, combatteremo e che fanno percepire molto bene il modo di interpretare la politica di chi incarna oggi il potere in Valle d'Aosta. Questa, collega, non è solo una visione politica, ma possiamo quasi parlare di preveggenza poiché le sue parole incarnano esattamente la situazione odierna, dove un Presidente del Consiglio - eletto e glielo hanno ricordato i miei colleghi, ma glielo ricordo anch'io, anche grazie al mio misero voto e a quello dei colleghi che oggi siedono in quest'aula, colleghi che come me non si sentono assolutamente più rappresentati da lei, Presidente Rosset - si ostina, nonostante tutto il suo stesso Ufficio di Presidenza si è dichiarato dimissionario, a rimanere saldamente attaccato, ancorato alla sua poltrona. Tra l'altro, lo fa - consentitemi di dirlo - con una fierezza e una sfrontatezza che ha dell'imbarazzante.
Le chiedo, collega Rosset: lei non si sente in imbarazzo? Oggi non si sente in imbarazzo? Non prova dell'imbarazzo non verso di noi che le abbiamo dato la fiducia in una circostanza completamente diversa e glielo dico con la stima che ho verso la sua persona, ma di fronte alla comunità valdostana? O prevale ancora una volta la sua presunzione, prevale - dicevo - anche sul senso, sul dovere dell'istituzione che al momento ricopre? Un collega prima citava la vergogna. Non prova questo senso oggi lei, collega? Non si è minimamente posto la questione anche nei confronti dei colleghi neonominati, che hanno tutto il diritto di condividere, insieme a tutti noi, il nome e la scelta di chi è chiamato a rappresentare l'intera aula. Lo ha ricordato molto bene anche lei più volte a me quando ricoprivo quel ruolo. Lei è il Presidente di tutti, collega Rosset, non se lo dimentichi.
Collega Rosset, è una questione di stile. Lo stile non è la cravatta in ordine o la giacca di un taglio buono, lo stile è altro, lo dimostri. Le chiedo ancora una volta, collega Rosset: lei chi si sente di rappresentare? Di certo non rappresenta più noi colleghi che, come dicevo, le avevamo dato la nostra piena fiducia. Ha ricordato molto bene il collega Follien i vari passaggi. Io non mi ripeterò. Una fiducia che lei, in maniera vergognosa e subdola ha tradito dimostrando di essere un Presidente assolutamente non all'altezza del ruolo che è stato chiamato a ricoprire, che presuppone serietà ed imparzialità. D'altra parte, collega Rosset, dobbiamo anche ricordare, sono stati ricordati alcuni passaggi giuridici che - devo dire la verità - a me non appassionano neanche particolarmente, però lei anche in passato, per altre questioni che non sto qui a ricordare, non ha mai brillato - e glielo dico con il massimo rispetto per la persona - per la sua conoscenza giuridica. Lei, Presidente, ignora il significato della parola "collegiale". Lei presiede, non è solo il rappresentante di quest'aula, ma presiede un organo collegiale. Lei ne ignora il significato e glielo ricordo io. Non io come persona. Guardi, le richiamo direttamente dalla Treccani cosa significa: significa di un collegio o di un corpo di persone che produce atti costituiti dalla volontà di più soggetti.
La collega Morelli, sempre nella prima seduta: quella di insediamento del Presidente del Consiglio, collega che peraltro io stimo particolarmente, parlava giustamente della figura del Presidente del Consiglio come di un garante di questa famosa "casa di vetro". Alla faccia della casa di vetro, collega Rosset! Lei si è permesso di richiedere pareri, protocollarli e qualcuno lo ha ricordato: addirittura pagarli. Sono contenta per lei che sfoggia anche queste attitudini, ma pagarli con fondi propri, fondi che non appartengono alla Presidenza - è stato lei stesso a dichiararlo - salvo poi però utilizzarli proprio a favore della Presidenza stessa, e qui mi fermo. Credo che altre saranno le conseguenze di questi fatti che narriamo e che lei stesso ha narrato. C'è una bellissima intervista dove lei stesso ha riassunto passo passo questi passi. Tutto questo senza coinvolgere il suo stesso Ufficio di Presidenza, che era un Ufficio di Presidenza operativo - lo hanno già ricordato -, arrogandosi così il diritto di fare scelte capitali per la nostra Regione, agendo in totale solitudine, non voglio pensare fomentato da altri, beffandosi della volontà degli elettori e delle regole della democrazia. Cari colleghi, prima si è parlato del gioco, il collega Fabbri...qua veramente sembra un gioco ahimè, ma qua nessuno deve giocare, qui stiamo parlando di cose serie. I 35 eletti non sono 35 unti dal Signore, che si alzano la mattina in totale solitudine e compiono scelte politiche, ma dov'è la politica? Dove sono i partiti, dove sono i movimenti? Dov'è la volontà dei cittadini e delle cittadine che liberamente hanno espresso il loro voto? Mi chiedo.
Ritorno brevemente a leggervi alcuni passaggi di quel verbale della seduta di insediamento. Cito ancora le parole, e non me ne voglia, ma era stato particolarmente efficace il collega Viérin Laurent al microfono di quest'aula proprio a proposito dell'elezione del Presidente: "Avrebbe potuto essere per garbo istituzionale concordato, perlomeno discusso anche con le opposizioni, proprio per il ruolo di garante di tutta l'Assemblea che dovrà assicurare ed anche per gli esigui margini numerici che regolano l'azione di questo Consiglio", quindi "garbo istituzionale", "ruolo di garante", "ruolo concordato". Belle, bellissime parole. Peccato che a distanza di quattro anni tutto ciò non solo venga dimenticato, cancellato, ma venga totalmente disatteso, ribaltato. Ora proprio voi che sedete dall'altra parte degli scranni fate l'esatto contrario di quanto con tanta enfasi predicavate. Nel linguaggio di oggi si direbbe: alla faccia del hashtag "coerenza". Bell'esempio di coerenza! Ecco perché ho voluto aprire il mio intervento con "c'era una volta"! L'ho fatto perché la situazione in cui ci troviamo oggi è talmente surreale...è una situazione degna delle più tristi favole di Walt Disney, chissà se ci sarà mai un lieto fine. Io lo spero per la nostra Regione, lo spero per le elettrici e gli elettori che hanno il diritto - e lo sottolineo - se siamo ancora in un sistema democratico, di vedere rispettata la propria volontà. Ricordo infatti al collega Marquis che si è permesso con una certa - me lo consenta - disarmante arroganza di definire questo, che per noi è un triste passaggio, come il frutto della volontà popolare. La collega Bertolin ricordava che l'unico strumento, collega Presidente Marquis, per esprimere la volontà degli elettori, sono le elezioni, è il voto popolare. La volontà popolare non è frutto di riunioni, inciuci, riunioncine più o meno segrete che portano ad un vero e proprio golpe. Non abbiamo paura di usare questa parola. Il collega Baccega gliel'ha ricordata, anche lui citandola. Un golpe volto a sovvertire la volontà degli elettori, riunendo intorno a questo pseudo progetto persone che poco o nulla hanno in comune se non l'odio verso qualcuno. Magari verso qualcuno che ha dimostrato negli anni capacità e senso di responsabilità, ma anche soprattutto ha raccolto un plebiscito elettorale. Non stiamo qua parlando - e ogni riferimento è puramente casuale - di 1400 e rotte preferenze: stiamo parlando di più di 10.800 lettori, non potete ignorarli, non potete beffarvi di loro in questa maniera.
La Valle d'Aosta non finisce in quest'aula, la invito quindi, collega Marquis, ad essere un pochino più prudente e rispettoso nelle sue dichiarazioni, soprattutto ora che ha deciso di ricoprire un incarico così importante e gravoso. Ricordo peraltro come più volte detto dentro e fuori da quest'aula che siamo stati attaccati, soprattutto come rappresentanti del Governo, di essere spesso silenti. Sono volate parole grosse, una su tutte: "servi sciocchi". Ebbene no, non siamo stati, non siamo e non saremo servi e tanto meno sciocchi, e ve lo faremo vedere! Piuttosto eravamo estremamente rispettosi del ruolo che eravamo stati chiamati a ricoprire. Come diceva spesso un rappresentante del nuovo Governo che io stimo, diceva: "tenere alta l'asticella": questo vi si richiede quando ricoprite quel ruolo, non cadendo in provocazioni ma rispettando i colleghi. Speriamo, lo spero davvero che anche gli attuali rappresentanti del Governo facciano altrettanto e concedetemi due parole, il collega Nogara faceva questo detto/non detto che a me proprio non piace, i franchi tiratori, ma prima chi c'era, chi non c'era, i documenti, non documenti...parliamone tranquillamente. Noi quando abbiamo avuto da ridire, anche con il Presidente, l'abbiamo sempre fatto serenamente senza paura dentro l'Union Valdôtaine all'interno del movimento, perché noi qua non siamo persone fedeli, fedeli sono i cani, che peraltro adoriamo, noi siamo persone leali però, leali in primis ai nostri elettori e alle nostre elettrici. Questa mattina pensando mi è venuto in mente uno dei post, dei tanti che stiamo leggendo e anche l'affetto delle persone...
Presidente - Ricordo che il tempo è di dieci minuti.
Rini (UV) - ...esattamente come tutti gli altri, Presidente Rosset. Presidente Rosset, agli altri ha dato dieci minuti addirittura in più, quindi si vada a vedere. Continua con il suo metodo...chiedo il secondo intervento, mi dia il tempo del secondo intervento.
Dicevo, mi è venuta in mente una frase che mi ha molto colpito di un responsabile della press locale, descriveva questo responsabile: "tutto ciò a cui stiamo assistendo farebbe davvero ridere se solo non fosse vero".
Tornerei ora brevemente ai sopracitati verbali. Consentitemi ancora di citare le parole del collega Bertschy, diceva: "à vrai dire, au lendemain des élections nous avons assisté à un ridicule marché conduit d'une façon grossière et arrogante aux moyens de la presse. La Présidence offerte en échange d'un appui politique ou quelque chose d'autre...ça c'est l'ancienne politique! L'UVP et les autres forces de minorité ne sont pas à vendre, nous ne sommes pas intéressés aux places de pouvoir, nous ne demandons rien de ce genre". Beh, direi che la profezia, i vostri bellissimi intenti sono stati disattesi. Io non aggiungo altro, basta guardare dove siete seduti oggi. Non aggiungo altre parole.
Colleghi, è finita l'epoca delle prese in giro, le valdostane e i valdostani sono stufi di questi teatrini e ci metto dentro tutti, sono stanchi di assistere a lotte intestine, quante volte ce lo siamo detti, colleghi? Anche con qualcuno di voi che oggi siede proprio su quegli scranni. Stanchi di condotte sospinte solo dall'odio personale o dalla ricerca di qualche piccolo, o grande, o medio incarico di potere. Per questo oggi chiediamo a lei, collega Rosset, di essere coerente con quanto lei stesso e i suoi compagni di partito, di coalizione a gran voce chiedevate: provi a staccarsi da quella poltrona, rimetta il suo mandato e consenta a quest'aula di individuare una figura, e ce ne sono parecchie qua, che possa davvero rappresentare con serietà ed imparzialità l'intera Assemblea. Dopo tanti passaggi inspiegabili, passaggi che hanno scosso la nostra comunità, perché hanno calpestato la volontà delle nostre concittadine e dei nostri concittadini, dia lei un segnale di coerenza e di serietà.
Concludo ricordandole che noi non rivendichiamo, come le ho già detto, a differenza di quanto accaduto invece ad inizio legislatura, nessun posto apicale, tanto meno la Presidenza del Consiglio, ma chiediamo a gran forza - e credo che lei lo abbia capito - che questa figura venga condivisa da tutti i membri di quest'Assemblea e - lo ricordo - anche dai neoeletti, che hanno diritto di esprimere e di far sentire la loro voce. Quando la situazione politica lo ha richiesto, con grande senso di responsabilità io ho presentato le mie dimissioni da Presidente del Consiglio prima e da Assessore dopo: le ho depositate, proprio perché ho voluto mettere davanti a un interesse legittimo personale il bene e la volontà dell'aula e quindi della nostra Regione. È proprio in virtù dello stesso senso di responsabilità che chiedo dunque a lei, Presidente Rosset, di voler rimettere il proprio mandato, di dare così quel tanto auspicato e sbandierato segnale di cambiamento, l'azzeramento - quante volte l'avete ricordato in quest'aula ultimamente? - delle cariche e lasciare così che l'aula possa ritrovare quell'auspicata serenità e si possa esprimere. Glielo hanno detto, se è così tranquillo e sicuro, si dimetta e si faccia rivotare dalla sua maggioranza, non stia lì ancorato alla poltrona con i nostri voti, non lo faccia, non è dignitoso, mi creda.
Prima sempre il collega Fabbri parlava di gioco e abbiamo detto: purtroppo sarebbe bello fosse un gioco tutto questo, ma non lo è. Parlava di rimpianti, di posizioni ma a chi stava parlando? A noi? Di posizioni a noi? Forse ha sbagliato, sa. Forse ha invertito la direzione, deve parlare a qualcun altro. E soprattutto quando parla di posizioni, collega Fabbri - glielo dico con tutto il rispetto e la stima che ho nei suoi confronti - lo lasci fare a qualcun altro, che proviene da movimenti che forse possono parlare di verginità e di posizioni, non lo faccia lei perché si rende ridicolo.
Ritorno al lieto fine, colleghi. Noi al lieto fine ci crediamo ancora, lo facciamo per la nostra Valle, pour notre belle Région, ci crediamo davvero e credeteci: ci batteremo con tutte le nostre forze fino in fondo per ottenerlo.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Padovani, ne ha facoltà.
Padovani (GM) - Volevo portare il mio piccolo contributo a questa discussione. Io sono entrato da 11 giorni e parlerò per quello che ho visto fino adesso. Su quello che è successo prima non parlerò. Sentivo i colleghi del gruppo Union che parlavano di responsabilità, di vergogna, di sgarbo istituzionale; io ho passato il mio primo giorno in questo Consiglio e penso che non lo avrei fatto se fosse prevalso quel modo di agire dell'ormai ex maggioranza di disertare il Consiglio per far mancare il numero legale e quindi di fatto negare a me e agli altri subentranti il diritto di poter sedere in quest'aula e negando di fatto la risoluzione della gravissima crisi in cui anche l'Union Valdôtaine ha portato la nostra Regione. Si parlava di sgarbo istituzionale e di senso di responsabilità: ma quale senso di responsabilità può essere quello di disertare un Consiglio regionale, di disertarlo in un momento in cui è a rischio il futuro di 264 persone? E parlo soltanto del Casinò, perché è a rischio il futuro di tantissime altre persone e di tante persone della mia generazione, che ad oggi non vedono un futuro. Qual è il garbo istituzionale di un Presidente, di un ex ormai Presidente della Giunta e Prefetto che di fatto impedisce a noi che dovevamo subentrare di poter subentrare? Io penso che chi ha portato avanti questo tipo di atteggiamento non possa permettersi di parlare di sgarbo istituzionale e di responsabilità. L'unica responsabilità che, secondo me, avete è quella di aver portato la Valle d'Aosta alla situazione in cui è adesso.
Come ho detto il primo giorno, in cui mi sono seduto su questa poltrona, ho accettato di sedere qui per senso di responsabilità e per senso di responsabilità verso le valdostane e i valdostani ho votato quella mozione di sfiducia perché penso che si debbano risolvere le tante questioni che voi avete lasciato arrivare al punto in cui sono adesso. Credo che la responsabilità sia quella di poter provare a far ripartire la Valle d'Aosta in un senso diverso.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Lanièce, ne ha facoltà.
Lanièce (EPAV) - Ho avuto modo in questa legislatura e in quella precedente di lavorare con il Consigliere Presidente Rosset, l'impressione che ho avuto è stata sempre quella di un Consigliere attento, preciso, disponibile al confronto, al dialogo, qualunque fosse l'argomento sia politico, sia istituzionale, sia regolamentare, purtroppo gli ultimi e recenti eventi hanno messo in evidenza un diverso Presidente Rosset. Sarà stata forse la compagnia, le pressioni di coloro che, come già affermato da altri colleghi, hanno dato vita al recente golpe istituzionale o ribaltone, sarà forse la voglia di farsi notare. Fatto sta che il Presidente Rosset da "uomo del dialogo" si è trasformato in "uomo di chiusura" a tal punto da neanche accettare la richiesta pervenuta di far slittare la convocazione del Consiglio di qualche giorno per permettere alle parti in causa in contrapposizione politica di sedersi intorno ad un tavolo e confrontarsi su questioni tecniche inerenti l'applicazione della legge Severino e la validità delle sedute del Consiglio regionale alla luce delle sospensioni conseguenti alla sentenza della Corte di appello di Torino.
Sono meravigliato e in parte deluso di questo cambiamento di agire del Presidente Rosset. Ero convinto che non si sarebbe sottratto e, di conseguenza, non avrebbe sottratto i compagni di partito della nuova sedicente maggioranza al confronto, al dialogo, alla necessità di uno scambio democratico di pareri e proposte alla luce di una situazione nuova e di difficile interpretazione, eppure questa sedicente nuova maggioranza è nata sotto l'auspicio di un nuovo metodo di lavoro basato sulla condivisione e sulla trasparenza, niente di più falso. D'altronde la cosa non mi stupisce più di tanto visto che a guidare questo new deal della politica regionale c'è un uomo della Stella Alpina, lo stesso che in qualità di Capogruppo non ha dato tanto prova, almeno nei miei confronti, di questa parola così ad effetto che è la "condivisione", la condivisione, quella vera, si basa sui fatti e non solo sulle dichiarazioni.
Ho letto spesso i nominativi indicati dal gruppo Stella Alpina nelle partecipate sui giornali, senza averne una comunicazione preliminare. Così come i contenuti delle ultime risoluzioni firmate dall'allora Capogruppo Marquis (vedi quella contro i Parlamentari valdostani, quella sulle dimissioni del Presidente Rollandin, quella sulla richiesta di un Consiglio straordinario per la nomina di una Commissione d'inchiesta sulla CVA), mi sono state comunicate dopo averle già sottoscritte assieme agli altri allora colleghi Borrello e Viérin, concordate e condivise con altri, ma non con me e Baccega.
Cosa dire poi della nascita carbonara, non condivisa anche questa, di un asse politico con l'UVP e il PNV di cui leggevo con curiosità notizie sui giornali? Senza dimenticare poi l'ultima chicca del movimento della Stella Alpina, evidenziata durante la riunione del Coordinamento del 3 marzo scorso, in cui si stavano dibattendo due visioni politiche differenti: quella sostenuta da me e Baccega che si basava sul ritenere ancora valido l'accordo con l'Union Valdôtaine, sancito dal responso elettorale e dal recente Congresso e invece quella visione sostenuta dagli altri Consiglieri, da Marzi e da Martin, secondo la quale non si poteva più governare a 18 voti, oggi mi sembra che siate in 17 più 1, quindi non è cambiato molto.
Partendo quindi da quest'ennesima presa in giro perpetrata ai danni dell'organismo del movimento, bisognava fare scelte diverse partendo però da un nuovo asse politico: Stella Alpina, UVP e PNV. Ad un certo punto intervenendo dissi che in quella sede non eravamo venuti a discutere della bontà o meno di una delle due linee politiche, bensì a ratificare qualcosa che qualcuno scorrettamente aveva già deciso, alla faccia del democratico confronto che si doveva fare all'interno del movimento! Allora il Presidente Martin diede al sottoscritto e al collega Baccega dei bugiardi affermando che nulla era stato ancora deciso. Peccato che qualche ora prima si era saputo che ad un dipendente dell'Ufficio di protocollo della Presidenza del Consiglio era stato chiesto di venire a lavorare il sabato. Infatti il giorno dopo, sabato 4 marzo, fu stranamente presentata all'Ufficio di protocollo della Presidenza del Consiglio la mozione di sfiducia costruttiva, per fortuna, che niente era ancora stato deciso... Caro ex Presidente Martin, le bugie hanno le gambe corte, ma con la sua longeva esperienza poteva evitarle, ma più che non poter più governare a 18 - e mi sembra che siate sempre 17 più 1 - forse è stata la modifica fatta della Giunta Rollandin, condivisa allora anche da Marquis e Viérin Marco, che ha impedito a chi è in pensione di poter accedere alle cariche ben retribuite delle società partecipate, che ha indotto in lei questo cambiamento di linea politica?
Il problema per la Stella Alpina non era un problema politico, era Rollandin, come emerge dall'intervista apparsa domenica sul quotidiano "La Stampa": ecco perché io e il collega Baccega abbiamo, anche se a malincuore, preso le distanze dalla Stella Alpina, non per i suoi valori e per le sue radici, in cui ci riconosciamo ancora oggi, bensì perché abbiamo visto che si trattava solo di una pura operazione di potere e di vendetta personale da parte di qualcuno del movimento non finalizzato a costruire qualcosa, ma solo a far dimettere il Presidente Rollandin e a contrapporsi all'Union Valdôtaine, un'operazione "contro" e non "per".
Come vedete, la Stella Alpina non brilla tanto per condivisione e per un metodo nuovo di visione politica, sarebbe stato più opportuno per la Stella Alpina ribadire politicamente invece la centralità dell'alleanza con l'Union Valdôtaine, che in questi ultimi 11 anni ha conseguito importanti successi elettorali nel Comune di Aosta e in altri Comuni valdostani, nelle elezioni politiche e nelle elezioni regionali. Occorreva a tal proposito riaffermare la volontà e la validità di proseguire con la maggioranza politica che ha vinto nel 2013 le regionali (Union e Stella Alpina), maggioranza che poi era stata poi allargata al PD e successivamente integrata dall'UVP e dal PNV, nel rispetto anche della linea congressuale dettata nel Congresso della Stella Alpina nel maggio 2016.
Ritornando a bomba, come si dice nel gergo comune, lei, Presidente Rosset, ci ha un po' delusi. Eravamo convinti che lei fosse un paladino del rispetto delle norme, inflessibile com'era - e lo è ancora - nel bacchettare i Consiglieri che ritardavano nel prenotarsi per gli interventi o che chiacchieravano disturbando l'intervenuto di turno in aula. Eravamo sicuri che avrebbe concesso qualche giorno in più per poter meglio leggere le carte, i pareri, le sentenze in modo da permettere a tutti un confronto democratico sereno, ma soprattutto conoscitivo, su un tema delicato sul quale regna un'incertezza interpretativa dovuta all'assenza di una disciplina espressa. Qualcuno in sala stampa adesso, dopo aver sentito quest'ultima mia frase, potrebbe dire che il Consigliere Lanièce non ha le idee molto chiare e certe e si trincera quindi dietro un'affermazione abbastanza vaga e sibillina, ebbene no. Devo ammettere che quest'affermazione non è farina del mio sacco, bensì - notate bene - fa parte delle conclusioni del parere pro veritate del professor Guzzetta. Il Presidente Rosset, dopo averlo pagato di tasca sua, come lui ha dichiarato agli organi di informazione, ha agito, come tutti sapete, il 10 marzo scorso. Ora capite lo sgomento, la preoccupazione che noi abbiamo, un parere pro veritate che si conclude dicendo: "pur nell'incertezza interpretativa dovuta all'assenza di una disciplina espressa".
A noi non dà sicuramente una certezza che quanto fatto dal Presidente Rosset sia stato corretto e a tutela dell'istituzione Consiglio regionale. D'altronde durante la Conferenza dei Capigruppo del 6 marzo avevamo chiesto di non convocare il Consiglio regionale per mercoledì 8 marzo, ma di lasciarci qualche giorno in più, al fine di permettere a tutti i Consiglieri di approfondire il parere degli uffici della Presidenza del Consiglio, parere da lei, Presidente, presentato e fatto proprio politicamente. Parere - le ricordo - che riguardava l'efficacia della sospensione di diritto dalla carica di Consigliere regionale alla luce della sentenza della Corte di appello di Torino del 14 febbraio scorso. In quella riunione il sottoscritto e i colleghi Farcoz e Guichardaz avevamo detto che per noi era emersa una lettura delle norme diversa, che portava a ritenere che la sospensione prevista dalla legge Severino operasse di diritto e che quindi decorresse dalla data di pronuncia della sentenza di condanna.
Abbiamo anche ribadito e sottolineato che questa per noi era una questione pregiudiziale, che incideva sulla validità dell'atto di costituzione della nuova Giunta e di ogni altro atto successivamente adottato dalla stessa. Per queste semplici ma chiare ragioni avevamo chiesto un approfondimento di tale problematica, invitando di conseguenza il Presidente Rosset a convocare il Consiglio regionale nei primi giorni della settimana successiva. Purtroppo, a fronte di questa nostra lecita e logica richiesta, conforme totalmente ai richiami ricorrenti alla trasparenza, al nuovo metodo di far politica e al buon senso, lei, Presidente Rosset, decise di sua sponte di convocare ugualmente il Consiglio regionale per l'8 marzo, richiamando il parere dato dagli uffici della Presidenza del Consiglio. Parere che, secondo noi, come dichiarato in data 6 marzo, meritava un attento approfondimento per tutelare la correttezza dell'azione amministrativa e dell'operato delle sue istituzioni. In questo parere si affermava tra l'altro quanto segue: "In altre parole, il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, pur dando atto che da parte della sentenza si sono verificate le condizioni previste dalla legge per l'applicazione di una misura sospensiva, ne determina l'efficacia a partire dalla data di notifica del decreto stesso", e ciò lo affermava facendo riferimento ad una pronuncia della Corte di cassazione del 2009. Come tutti sapete, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri datato 7 marzo, e notificato al Presidente Rosset il giorno successivo (8 marzo), ha decretato con effetto a decorrere dal 14 febbraio 2017 la sospensione dei quattro Consiglieri. Questo a dimostrazione che quanto affermato nel parere prodotto dal Presidente Rosset non era corretto. Tutti possiamo sbagliare, anche gli uffici, Presidente Rosset, ma ci saremmo aspettati un po' di autocritica, che non fa mai male. Capisco che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che vedere fare autocritica da un politico, ma da lei, Presidente, invece me lo sarei aspettato, invece no, sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. Faccio questa citazione perché poi i fatti successivi sono andati in questa direzione, infatti il Consiglio dell'8 marzo è andato deserto in mancanza del numero legale. Ha voluto fare un'altra forzatura, permessa ma azzardata, convocando, sempre di sua iniziativa, il Consiglio regionale per il 10 marzo. Anche quel giorno ci fu la nostra richiesta di rinviare la convocazione di una settimana per permettere, alla luce dei fatti, di potersi tutti confrontare per trovare ancora magari anche una soluzione condivisa, evitando di assumere decisioni frutto di valutazioni frettolose estemporanee, che potrebbero causare contestazioni dannose, materialmente e di immagine, per l'istituzione Consiglio regionale. Anche questa nostra legittima e logica richiesta è stata rifiutata e oggi siamo qua con un ricorso al TAR pendente che, se accettato, porterebbe ad annullare tutto quanto con un caos mai visto nella nostra Regione e nel nostro Consiglio regionale. Lei, Presidente Rosset, sa che, insieme al Presidente Marquis, sarà considerato il capro espiatorio di tutto ciò? Ne valeva proprio la pena? Far cadere il Presidente Rollandin è ed era così importante e al di sopra di ogni cosa, compreso il rischio di eventuali danni da pagare e mettendo in conto anche la fine di una carriera politica dignitosa come la sua? Io continuo a non capire perché ha giocato questa partita, tanto più che il parere che lei ha portato a sostegno del Consiglio regionale del 10 marzo termina - lo ripeto - richiamando un'incertezza interpretativa.
Lei ha un ruolo importante in questa crisi, lei avrebbe potuto giocare un ruolo super partes cercando di mediare tra le due fazioni. A lei competeva il ruolo di arbitro neutrale, arbitro da cui ci si aspetta sempre disponibilità al dialogo, al confronto con eventuali aperture, ma soprattutto cercando condivisione. Avete accusato il Presidente Rollandin di essere "un uomo solo al comando", uno che decide senza chiedere consiglio o sostegno a chi gli sta vicino. Lei, Presidente Rosset, poi ha deciso in perfetta solitudine, tipica dell'uomo solo al comando, di convocare il Consiglio adottando una procedura garantita, secondo lei, da pareri che lei ha assunto non come Presidente del Consiglio ma sembrerebbe come semplice cittadino, senza neanche portare alla discussione la nota degli uffici e il parere pro veritate all'interno dell'Ufficio di Presidenza. Cosa che hanno ben chiarito i colleghi Farcoz e Follien in un comunicato e come ha ribadito il collega Follien un momento fa. Quali principi di democrazia, di trasparenza, di rigore e di dovere istituzionale l'hanno ispirata, Presidente Rosset, in questa decisione da "uomo solo al comando"? Perché non ha voluto coinvolgere l'Ufficio di Presidenza in questi passaggi di carattere politico-istituzionale così delicati, sfociati poi nelle sedute consiliari dell'8 e del 10 marzo?
Ha deciso in piena autonomia, la sua, senza confronto, senza consulto, senza una minima esitazione che in questi casi sarebbe stata auspicabile e doverosa. Lei così facendo non può più essere più il Presidente super partes di questo Consiglio, ma senz'altro può fare bene il Presidente dell'UVP. Ne prenda atto e, ritornando ad essere il Consigliere Rosset che ho conosciuto e stimato, ne tragga le debite conseguenze.
Presidente - Voglio chiarire un aspetto, caro collega Lanièce: il 7 marzo l'Ufficio di Presidenza è stato convocato ed è andato deserto, a titolo informativo perché lei ripete che l'Ufficio di Presidenza non è stato convocato. L'Ufficio di Presidenza è stato convocato con una telefonata da parte del Vicepresidente Farcoz e con un messaggio da parte del collega Segretario: "non vengo, non partecipo più perché altrimenti voto contro a tutto", dopodiché dal 7...l'8 e il 10 ovviamente il tempo materiale non c'è stato. Questo per chiarimento, solo per chiarimento. Ha chiesto la parola il collega Follien, ne ha facoltà.
Follien (UV) - Ci metto un minuto. Per correttezza e chiarezza, visto che lei ha detto che era stato convocato, può anche dire se all'ordine del giorno c'era la richiesta di un parere legale?
Presidente - Non voglio fare un dibattito con lei, c'era un ordine del giorno, ma se lei non partecipa a quell'ordine del giorno, difficilmente io le posso...
Follien (UV) - Scusi, c'era all'ordine del giorno la richiesta di un parere legale?
Presidente - Il 7 marzo.
Follien (UV) - C'era all'ordine del giorno...
Presidente - No, perché non era necessario.
Follien (UV) - ...c'era solo l'ordinaria amministrazione.
Presidente - Quel giorno non era necessario.
Follien (UV) - Difatti io non ero entrato nel merito dell'ordine del giorno, è lei che ha detto che noi non ci siamo presentati per dare l'okay a un parere, non è così.
Presidente - Io non ho parlato di parere. Ribadisco: vi siete presentati o non vi siete presentati il 7 marzo all'Ufficio di Presidenza?
Follien (UV) - Noi non ci siamo presentati, mi risulta che non eravamo gli unici a non esserci presentati, tanto per cominciare. Lei ci ha anche detto che andava bene così, che i fatti politici avevano ormai superato la convocazione ordinaria dell'Ufficio di Presidenza, non avevamo cose urgenti. Non credo quindi che lei abbia detto: "ci sono cose urgenti, devo sottoporvi un parere", o sbaglio? All'ordine del giorno non c'era niente, tanto per chiarezza, altrimenti se diciamo le bugie...
Presidente - All'ordine del giorno, tanto per essere chiari, c'erano sei delibere, non niente.
Follien (UV) - ...c'era un parere? La delibera di un parere, una proposta? C'era una proposta? Dica con chiarezza se c'era all'ordine del giorno...è lei che è intervenuto, non sono io che sono intervenuto, ha ritenuto di non replicare a niente e ha replicato all'intervento di Lanièce.
Presidente - Mi è sembrato corretto. Altri interventi? Ha chiesto la parola il collega Borrello, ne ha facoltà.
Borrello (SA) - Ovviamente nel rispetto di quel principio dell'alternanza che i colleghi hanno richiamato, io intervengo per portare anche un nostro contributo come gruppo Stella Alpina.
Io parto dal rispetto istituzionale, quel rispetto istituzionale che abbiamo riconosciuto questa mattina nella Conferenza dei Capigruppo ai colleghi che ci hanno chiesto di poter andare a richiedere un intervento per ciascun Consigliere per poter argomentare alcune posizioni politiche. L'abbiamo capito e abbiamo capito anche perché quando c'era il momento di attuare questo dibattito, quest'aula era parzialmente disertata. Noi, proprio perché riteniamo importante sentire anche la posizione dei colleghi, che in altri momenti non hanno potuto esprimere la loro posizione, abbiamo ritenuto opportuno come Conferenza dei Capigruppo andare a definire questo spazio per poter argomentare le diverse posizioni politiche su un passaggio storico io direi per la Valle d'Aosta e per quest'Assise. Ritengo però che - me lo permetterete, colleghi - questo dibattito probabilmente bisognava farlo al momento opportuno.
Mi permetterete altresì, colleghi, di dire che quello che ho sentito fino a questo momento è una visione soggettiva della situazione, è un'interpretazione della situazione e la rispetto nel pieno delle vostre considerazioni e competenze politiche. Mi permetterete però di fare un passaggio in merito alla valenza del risultato elettorale, perché delle due l'una: o il risultato elettorale lo si rispetta in maniera continuativa dall'inizio alla fine del percorso della legislatura, oppure bisogna dire che il risultato elettorale, a seguito di un confronto politico, può subire delle variazioni, e così è successo all'interno di questa legislatura, perché il risultato elettorale ha portato inizialmente al governo due forze politiche: Union e Stella Alpina. Questo risultato elettorale è stato modificato per una questione di progetto politico per ben due volte. Delle due l'una, il risultato elettorale, proprio in virtù di quello che mi avete insegnato voi: che bisogna anche evolversi dal punto di vista politico per andare a costruire un progetto, ha avuto una prima modifica, poi l'allargamento ai colleghi del PD, e una seconda modifica con l'allargamento ai colleghi dell'UVP, quindi non penso che si possa parlare di non rispetto del risultato elettorale.
C'è stata un'evoluzione del risultato elettorale, perché quando si definisce un progetto politico, questo progetto politico poi deve avere una struttura, una struttura che è venuta meno e allora si può dire che quel progetto politico è fallito ed è per questo che mi permetto di fare un minimo di percorso storico degli ultimi passaggi all'interno di quest'aula. È per questo che, a seguito di tutta una serie di problematiche di carattere amministrativo che sono state messe in evidenza all'interno di quest'aula, c'è stata una presa di coscienza delle problematiche e della situazione veramente drammatica e da qui è venuto proprio all'interno del bilancio regionale un appello chiaro e netto al confronto affinché tutte le forze politiche potessero parlarsi per poter arrivare ad un risultato che potesse dare maggiori risposte alla collettività. Questo appello è stato totalmente disatteso, anzi i tavoli del confronto politico sono stati disertati. Non solo, quando si chiedeva da una parte un tavolo collegiale, per risposta ci si diceva che il tavolo doveva essere a due, e qual è stata poi l'evoluzione? L'evoluzione è stata un'azione politica, legittima, che ha portato anche ad una serie di maggiori approfondimenti dal punto di vista dei dossier, come quelli del Casinò, che ha portato ad una richiesta di dimissioni del collega Perron, ma era un atto di valenza politica. Qual è stata la risposta? La risposta è stata dimissioni in blocco di quasi tutta la Giunta, i colleghi che mi hanno preceduto rispetto a quelle che sono state le ripercussioni dal punto di vista amministrativo di questo atto...e poi c'è stata un'ulteriore evoluzione politica. È vero, colleghi, che quello che è successo è stata una sovrapposizione, un incrocio probabilmente più unico che raro, perché c'è stata una crisi politica, un intervento di fattori esterni e giuridico-legali, una dimissione quasi in blocco della Giunta, una sovrapposizione che ha portato ad una impasse totale dal punto di vista politico.
Vorrei fare però un passaggio dal punto di vista temporale: tavolo politico richiesto, non affrontato; dimissioni quasi in blocco della Giunta, azione politica. Si può condividere o meno un'azione politica, l'azione politica ha portato alla sottoscrizione di una mozione di sfiducia costruttiva. È sopravvenuto un fattore esterno giuridico legale legato a delle sentenze e da qui c'è stata una pagina, secondo me, non tanto positiva per quanto riguarda l'Assemblea regionale: quella di dare la possibilità a coloro che sono stati eletti democraticamente di poter giurare all'interno di quest'aula consiliare per poter interpretare il proprio ruolo di Consigliere, ottenuto democraticamente nelle elezioni regionali del 2013.
Io penso - e arrivo all'azione del Presidente del Consiglio - che qualsiasi azione che vada nella direzione di ricostituire il plenum democratico nel rispetto della volontà dei cittadini è un'azione che rende nobile l'interpretazione del ruolo del Presidente del Consiglio...
Presidente - Per favore, collega Perron, lei l'hanno lasciata parlare.
Borrello (SA) - ...per quanto riguarda, e sono consapevole del fatto che questa non è la sede opportuna per parlare degli aspetti di carattere politico dei movimenti, però vorrei integrare quanto detto dai colleghi Baccega e Lanièce in merito ad alcune affermazioni, intanto il dispiacere - e lo dico in maniera sincera - rispetto al percorso che avete deciso di intraprendere, dispiacere perché abbiamo condiviso tante battaglie insieme. Io però devo dire - e un piccolo spazio me lo ritaglio all'interno di questo intervento - che proprio in virtù delle evoluzioni politiche che ci sono state, proprio in virtù anche dei sacrifici che sono stati fatti all'interno del movimento Stella Alpina, nel momento in cui si sono fatte delle scelte di carattere politico, tutto il gruppo consiliare e tutti gli amici del gruppo consiliare si sono allineati alle scelte del partito. Di conseguenza, mi sarei aspettato, pur nel rispetto della diversa posizione, che anche in questa fase, a fronte di un nuovo progetto politico determinato in maniera democratica tra tutti gli organismi del movimento, anche i colleghi potessero allinearsi: era un auspicio, ma questo non toglie il fatto che vi auguro un buon lavoro nel vostro percorso. Io penso che, per quanto riguarda il passato, questo si può giudicare sia positivamente che negativamente. Io penso che questo nuovo percorso, proprio perché - e lo apprezzo veramente - ho sentito in molti dei vostri interventi dei passaggi legati al bene della Valle d'Aosta...proprio per il bene della Valle d'Aosta, per una linea comune che abbiamo penso tutti, sono sicuro, tutti i 35 Consiglieri, che se da una parte il passato si può giudicare, per il presente lasciamo vedere gli atti che produce questa maggioranza, gli interventi per cercare di dare sviluppo, entusiasmo e prospettiva alla Valle d'Aosta.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Farcoz, ne ha facoltà.
Farcoz (UV) - Presidente Rosset, ho avuto l'onore di aprire il primo Consiglio di questa legislatura insieme a lei, io in quanto rappresentante più giovane di quest'Assise e lei in quanto rappresentante più anziano. Ignoro il motivo per il quale il Regolamento interno di questo Consiglio indichi il Consigliere più anziano quale Presidente provvisorio dell'Assemblea e quello più giovane quale Segretario, ma voglio pensare che coloro che hanno inserito queste regole abbiano voluto affidare la Presidenza della prima seduta di ogni legislatura ad una figura che avesse la saggezza, il buon senso e il temperamento necessario. Fin da subito, nonostante provenissimo da due movimenti politici distinti: uno che ha vinto le elezioni, l'altro no, devo dire che si era instaurato un clima di reciproco rispetto che è durato in tutti questi anni e immagino che questo mio pensiero nei suoi confronti sia stato condiviso anche da buona parte dei miei colleghi, poiché lei, grazie ai voti dell'Union Valdôtaine e degli altri colleghi ora seduti all'opposizione, nel 2016 è stato eletto Presidente dell'Assemblea.
Dopo diverse vicissitudini che hanno riguardato l'elezione dell'Ufficio di Presidenza, mi è stato chiesto dal mio gruppo di ricoprire la carica di Vicepresidente che accettai e che spero, insieme ai colleghi, di aver portato avanti in maniera efficiente e seria. Devo ammettere che il clima all'interno dell'Ufficio di Presidenza nella sua conduzione, fintanto che si è trattato di gestire l'ordinario, è stato buono, ma quando si è aperta la parte straordinaria dovuta alla crisi politica in atto, quelle prerogative che citavo all'inizio e che sarebbero state necessarie in un momento del genere: saggezza, buon senso e temperamento freddo, l'hanno totalmente abbandonata. Ciò che lei in tutti questi anni ha fortemente auspicato e identificato come elementi costitutivi di una buona gestione dell'amministrazione, il metodo e la condivisione, in questa fase sono stati totalmente messi da parte per lasciare spazio ad una gestione in totale solitudine e assolutamente non curante dell'istituzione del Conseil de la Vallée. Atteggiamenti che potrei anche sforzarmi di capire se animati da una logica superiore e con un fine nobile che porta dei risultati all'intera comunità valdostana, ma lei invece ha condotto tale operato al solo fine di agevolare alcune forze politiche presenti in questo Consiglio e questo è inaccettabile. Questo è il più grossolano errore che un Presidente del Consiglio non può permettersi di fare: non essere super partes. Ciò che espone lei in quanto politico e lei in quanto persona a delle forti responsabilità, responsabilità che si sarebbero potute ampiamente evitare utilizzando un minimo di buon senso e un minimo di buona volontà nel voler ascoltare tutti.
Non voglio ora ripercorrere i diversi e bui passaggi che già pubblicamente abbiamo avuto modo di denunciare attraverso comunicati stampa, ma mi pare più che necessario ancora una volta ribadire diversi sostanziali aspetti che non possono in alcun modo essere sottaciuti. Diverse volte sono stati presentati diversi pareri, ma risulta piuttosto curioso, da quanto si è appreso dallo stesso Presidente sia in sede di Conferenza dei Capigruppo, sia nelle interviste, come questi siano stati ottenuti. Premesso che nessun Ufficio di Presidenza aveva all'ordine del giorno tale punto - e questo lo voglio ribadire anche a fronte delle sue considerazioni di poco fa - e premesso che lei nella sua qualità di Presidente del Consiglio avrebbe potuto ottenere un parere esterno esclusivamente attraverso una deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, mi chiedo come abbia potuto ottenere ben due pareri che sono poi stati protocollati nell'archivio del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, leggo dalle fonti: "in quanto Andrea Rosset" ciò lascia intendere in quanto cittadino valdostano, anche se l'intestazione di un parere non lascia molto spazio all'immaginazione: "al Presidente del Consiglio della Valle d'Aosta". Mi chiedo inoltre come sia stato pagato, ma soprattutto se Andrea Rosset e il Presidente del Consiglio in quel momento fossero la stessa persona, proprio perché, in virtù di quel parere richiesto, come dichiarato da semplice cittadino, probabilmente protocollato da semplice cittadino, il Presidente del Consiglio l'ha fatto suo, ovvero il Presidente del Consiglio ha assunto delle decisioni sulla base di un parere che lui stesso nelle vesti di cittadino ha chiesto. Un dottor Jekyll e mister Hyde valdostano. Tante quindi le incongruenze e troppi i dubbi sulla legittimità di questa condotta, Signor Presidente. Troppe sono state le forzature di un Regolamento che - vorrei ricordare - è stato cambiato altre volte dal 1949 fino ad oggi. È per queste motivazioni che il collega Follien ed io abbiamo rassegnato le nostre dimissioni dall'Ufficio di Presidenza: da una parte probabilmente perché lei, prima ancora che fosse discussa la mozione di sfiducia, ci aveva considerati "superflui" vista la totale esclusione da tutte le scelte che in quel momento avrebbe - lo sottolineo - dovuto condividere; dall'altra, perché, com'è corretto che sia, siamo stati eletti da una composizione che, a seguito dei mutati cambiamenti, non esiste più e pertanto la richiesta di riazzerare l'organo pare più che lecita in modo tale da identificare chiaramente la composizione dell'Ufficio di Presidenza quale organo di rappresentanza di questo Consiglio regionale e non di quello che nel 2016 l'ha eletto. Saggezza e buon senso, appunto.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Grosjean, ne ha facoltà.
Grosjean (UVP) - Solo due riflessioni ad alta voce. Ho ascoltato con attenzione fino adesso, ma sempre e solo un'unica conclusione: le dimissioni del Presidente Rosset. Non riesco a capire questo accanimento quando in fondo il Presidente Rosset con i suoi uffici hanno rispettato le regole, soprattutto hanno portato fuori il Consiglio regionale dall'impasse che si era creata con le dimissioni che gli Assessori precedenti hanno presentato. Ci siamo quindi trovati con un Consiglio che non poteva più avere la sua funzione, con la complicazione in più di questi Consiglieri che hanno dovuto abbandonare, altri che sono subentrati, non potevamo mica lasciarli ad aspettare chissà cosa, io quindi credo sia stata veramente una soluzione importante.
Venivamo anche da un periodo in cui dalla vostra parte purtroppo non c'erano più i numeri e non avete voluto accettare un confronto serio. Quante volte vi è stato chiesto un confronto serio nei movimenti, nei partiti per rivedere una posizione? Nessuno di noi mai aveva chiesto le dimissioni dell'intera Giunta. Forse si era arrivati ad una mozione di sfiducia verso un Assessore, quindi tutto questo rammarico, tutto questo accanimento mi sembra una cosa un po' surreale. Io credo che la Valle d'Aosta abbia dei problemi molto più gravi, noi siamo qui tutto il pomeriggio a discutere di questo argomento e fuori la gente veramente ha dei problemi molto seri. Sappiamo il Casinò perché è citato da sempre, ma non è solo il Casinò, c'è l'agricoltura, ci sono tutti gli altri settori che stanno aspettando delle risposte che non arrivano. Io quindi credo che la cosa più logica, più normale e semplice fosse stata quella di un cambiamento e sono veramente contento che sia avvenuto questo cambiamento, perché, tra l'altro, era un po' il nostro obiettivo quando siamo partiti con questa volontà di riportare un po' di democrazia in Valle d'Aosta. È la mia prima esperienza, non mi ero mai messo in politica, ma sono entrato in politica per quest'obiettivo: per arrivare a ridare un po' di fiducia, un po' di speranza ai valdostani che veramente in questo momento sono in sofferenza e spero che con il vostro passaggio in minoranza abbiate la possibilità di vivere il territorio come l'abbiamo vissuto noi, con la gente che vi viene a dire: "è possibile, tutte queste cose!", perché di problemi veramente ce ne sono tanti, quindi probabilmente potrebbe anche essere un momento positivo anche per voi.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Marguerettaz, ne ha facoltà.
Marguerettaz (UV) - Abbiamo ascoltato tutta una serie di interventi, confesso che ci sono parti che sono apprezzabili da una parte e dall'altra, altre un po' meno. Io vorrei provare però a fare due considerazioni, perché in caso contrario noi basiamo tutta la nostra discussione su dei presupposti falsi: il primo, in ordine cronologico. Qualcuno ha detto che il Presidente Rollandin ha fatto dimettere la sua Giunta, non è vero, falso. La Giunta si è dimessa perché ovviamente il gioco del tiro al piccione può essere simpatico, ma è meno simpatico fare il piccione e quindi in aula c'erano i voti per dimissionare prima il collega Perron, in secondo ordine il collega Cognetta ha detto: "vi impalliniamo tutti"; il secondo era il collega Baccega. Vedo che il collega Cognetta sta annuendo, quindi è la riprova che noi abbiamo fatto la scelta di chiudere questo teatrino con le dimissioni creando le condizioni, anche volute da una serie di forze politiche che con noi erano alleate, che auspicavano un azzeramento della Giunta.
L'altro falso, ma non è che un falso...probabilmente il collega Padovani è stato male informato o non ha avuto modo di vedere tutte le carte: nessuno voleva bloccare i lavori del Consiglio. Collega Borrello, ha detto una cosa assolutamente, mentre a Padovani la perdono, a lei no perché vuol dire che non legge neanche le cose, è un superficiale perché c'è un comunicato stampa in cui si dice: "Presidente Rosset, abbiamo una serie di dubbi, non ci sottraiamo ad entrare in aula, nero su bianco, il mattino, entreremo, ci dia qualche giorno per fare delle riflessioni". Lei, collega Grosjean, si stupisce che noi chiediamo le dimissioni di Rosset? Ma è il minimo che possiamo fare, perché, a fronte di un comunicato di questo genere, non solo non lo prende in esame, ma fa il gioco dei quattro cantoni, delle tre carte e ci tira fuori un quarto d'ora prima della Conferenza dei Capigruppo un sedicente parere con delle verità granitiche che vengono sbriciolate qualche giorno dopo. Secondo voi, cosa dovremmo fare? Proporlo per il Nobel? È il minimo che possiamo fare chiedere le dimissioni. Non è all'altezza, non è adeguato, è impreparato. Non è una questione personale, sa che io vengo volentieri a fare una belote con lei, ma, dal punto di vista politico, lei è un disastro, non è all'altezza!
Detto questo, noi facciamo dei ragionamenti e ho apprezzato quello che ha detto il Consigliere Nogara, perché in parte potrebbe essere vero: "questi sono furibondi perché gli hanno tolto la poltrona e quindi c'è un gioco dove ci si rinfaccia tutta una serie di responsabilità". Può essere vero, in parte è vero, ma sicuramente, collega Morelli, non è un gioco. La collega Morelli ha detto: "il gioco delle parti", non è il gioco delle parti, la democrazia ha dei passaggi, c'è una ritualità e le elezioni non sono un optional...non sarà la collega Morelli...
(interruzione della Consigliera Morelli, fuori microfono)
...ma la penso intensamente, sdrammatizziamo...anche perché ce l'ho di fronte nei gruppi, quindi ci sarà uno scambio fattivo, però, da questo punto di vista, non è un optional, collega Morelli o collega Fabbri, le elezioni hanno un senso. Da un certo punto di vista, c'è la necessità di creare delle condizioni che siano delle condizioni diverse da queste. Il 18 a 17 è un déjà vu, ma è un 18 a 17 déjà vu voluto dagli elettori e da una legge elettorale probabilmente fatta male, ma questo 18 a 17 è innaturale, è contro natura. Questo 18 a 17 è un'operazione dove abbiamo fatto un menù alla carta facendo un gran pasticcio. Se l'intendimento era quello di fare qualcosa di ben fatto, forse qualche giorno in più avrebbe permesso...magari il risultato sarebbe stato lo stesso, però avremmo potuto fare un dibattito diverso rispetto ad un approccio meschino: "vogliamo la testa di Rollandin". Voi capite che, da questo punto di vista, è inaccettabile, nessuno può accettare una cosa del genere dove il candidato che ha preso più di 10.000 voti noi lo dobbiamo sacrificare sull'altare di chi? Questo è un approccio che noi non condividiamo.
Torniamo alle affermazioni. Abbiamo avuto due interventi che ovviamente sono figli dello storico. Nogara giustamente dice: "non tutto è sbagliato", mentre Padovani dice: "siete responsabili di aver portato la Valle d'Aosta nel baratro". Si capisce anche, perché Padovani giustamente ha una verginità che può esporre, mentre per altri la verginità è una virtù che una volta persa non si riacquista, quindi, da questo punto di vista, è chiaro che vedendo sui tavoli della Giunta, della maggioranza, delle persone che hanno condiviso per anni le attività di Governo votando - ovviamente a beneficio di coloro che ci ascoltano, ma non sentono anche tutte le piccole sfumature - il collega Fosson che, a fronte dell'intervento di Padovani, gli dice: "bravo", ma Padovani ha appena detto che abbiamo portato la Valle d'Aosta al disastro! Lei, collega Fosson, negli ultimi 14 anni ha fatto per 8 anni l'Assessore e per 5 anni il Senatore, ma come fa a dirgli: "bravo"? Io veramente ho delle crisi di identità. Come fa a dirgli: "bravo"? Si dà delle mazzate laddove fa più male. Io capisco tutto, ma non è che in questo momento contingente noi abbiamo una memoria volatile dove sparisce qualsiasi memoria. Io lo accetto da Padovani, Padovani ha avuto un percorso, ha condiviso e non ha condiviso, per altri lo accetto di meno.
Ovviamente, collega Nogara, non siamo contenti che voi passiate i pomeriggi e le mezze giornate a parlare, ma credetemi - e voglio smentire Grosjean - i problemi li conosciamo molto bene, perché non è che le persone venivano solo negli uffici dei gruppi consiliari e da noi non venivano, li abbiamo, li vediamo e sicuramente se c'è la possibilità di fare del bene, non ci sottrarremo.
Saremo sicuramente meno indulgenti, collega Chatrian, quando lei mi fa il tribuno e mi dice che basta una telefonata per fermare i licenziamenti al Casinò, e guardava perché c'era il pubblico...basta una telefonata! È riuscito a fare quella telefonata? Le presto il cellulare e le do il numero. Ad oggi dalla recensione non abbiamo sentito telefonate, anzi abbiamo sentito l'esatto contrario: "Adelante Pedro", perché tanto le lettere le hanno mandate gli altri.
Da questo punto di vista, io credo che questa discussione sia una discussione opportuna e dovevamo farla in questo momento, perché noi abbiamo sempre chiesto di poterla fare con i tempi, non ci sono stati concessi. Noi riteniamo che l'atteggiamento del Presidente Rosset sia totalmente ingiusto.
Mi permetterà una battuta anche la new entry Norbiato, che, al di là degli altri Consiglieri, interviene, non ha fatto neanche un giorno di Consiglio e dice, per senso di responsabilità, di aderire a questa nuova maggioranza. Leggendomi un po' le carte, caro Norbiato, c'è stato un soggetto che ha fatto una cosa più o meno come lei, che si chiama Roberto Gremmo, credo una delle persone più odiate della Valle d'Aosta. È arrivato a fare il diciottesimo in un ribaltone nel 1990 e gli hanno dato la Segreteria dell'Ufficio di Presidenza, però poi non ha avuto un grande futuro. Io spero per lei che il suo futuro sia migliore.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Fosson, ne ha facoltà.
Fosson (PNV) - Certo, parlare dopo il tribuno Marguerettaz, che prevede anche il futuro, è un pochino difficile, speriamo che qualche volta si sbagli anche lui. Io dico che finalmente siamo qua in Consiglio a discutere di queste cose. Ha ragione Baccega, finalmente siamo qui, finalmente la vediamo in quest'aula. L'abbiamo vista anche oggi arringate, tumultuoso, lei che di solito, quando rispondeva alle interpellanze, ringraziava tutti, invece questa volta era molto arringato sul fatto che si fosse fatto un grave sgarbo istituzionale. Finalmente quindi siamo qui a discutere e scopriamo anche...come vecchio medico sono contento che qualcuno abbia riacquistato la parola: non parlava più da tanto tempo e adesso si è messo a parlare, questo è sicuramente positivo.
Direi che l'essenziale del problema, per non andare a piccoli confronti personali...è stato un golpe questo di aver mandato avanti una macchina democratica, aver continuato l'attività di questo Consiglio regionale? È stato un "sovvertimento" ha detto il Consigliere Guichardaz in modo molto più soft. Non è stato invece un sovvertimento, un golpe non presentarsi per due volte in un Consiglio regionale? È per questo che applaudivo il giovane Padovani, che ringrazio per lo stimolo, quando ci ricorda dell'urgenza dei problemi esistenti in Valle d'Aosta. Qual è stato il vero sgarbo, quello del Presidente Rosset che giustamente ha voluto garantire l'organo supremo della democrazia affinché questo andasse avanti, si pronunciasse e cercasse di risolvere i problemi della Valle d'Aosta o bisognava prendere tempo, temporeggiare aspettando che i partiti si mettessero d'accordo? Qual è stato lo sgarbo, Presidente Rollandin? Lei mi ha stupito perché sa che per molte cose la rispetto, un Presidente della Giunta eletto dal Consiglio regionale capo del Governo non si presenta per due volte ad un Consiglio regionale per non far raggiungere il numero legale dallo stesso perché questo non funzioni, se questo, permettetemi, non è un sovvertimento istituzionale vero... Gli altri possono anche non presentarsi, ma che un Presidente della Giunta, un Capo dell'Esecutivo non si presenti in un Consiglio regionale per due volte: una se non fosse intervenuto il Presidente questo non si sarebbe svolto, questo è uno sgarbo istituzionale, un sovvertimento che non avevo mai visto.
Ha ragione Baccega, perché non potevamo prendere tempo. Lei ci ha sempre parlato di urgenze, di problemi da risolvere, giustamente. In questo caso si poteva andare avanti senza discutere, senza fare niente, aspettando i 60 giorni in cui poi magari, per la paura delle elezioni, allora si sarebbero pronunciate le elezioni e si sarebbe spaventata la gente con il problema delle elezioni, allora qualcuno magari cambiare idea.
Presidente Farcoz, sa che io la stimo, parlava di doppia persona, sdoppiamento della personalità di Rosset, ma un Presidente Prefetto a cui arriva una sospensione ottenuta in tempi rapidissimi - questo lo dico rispetto alla media con qui arrivavano tutte le sospensioni per la legge Severino - si presenta in una conferenza stampa come Prefetto o come Presidente della Giunta? E dice: "sono qua i decreti". Non erano stati avvertiti i Consiglieri, non era stato avvertito neanche il Presidente del Consiglio. In che veste era lì? Coup de théâtre. È questa, secondo me, Bianchi, la vergogna. Lei ha parlato in modo forte, di vergogne ce ne sono tante, questa sicuramente istituzionalmente è una vergogna. Il Consigliere Cretier ci ha parlato prima di partigiani, di suo padre, le lotte partigiane hanno portato ad una democrazia, allo stabilimento della democrazia in Valle d'Aosta e quindi non far riunire il Consiglio, far mancare da parte soprattutto del Presidente della Giunta il numero legale mi sembra la grande vergogna. Poi, Consigliere Bianchi, le assicuro che lavorando in commissione - è un'abitudine che io non avevo, magari ce l'avrà poi anche lei - vedrà che di vergogne ne vengono fuori tante: Water Gen Power, i costi di ristrutturazione dell'hotel Billia, poi parleremo di lampadari...di vergogne ce ne sono veramente tante.
L'autocritica. Qualcuno diceva che i politici non sanno fare autocritica, ma mi sembra soprattutto che questa vecchia maggioranza non sappia minimamente fare autocritica. Vede un piccolo golpe, Consigliera Bertolin...quando il 5 giugno il Presidente Rollandin senza chiedere niente a nessuno mi ha chiamato e mi ha dato tre ore per dare le dimissioni, sennò mi avrebbe fatto mozione di sfiducia l'indomani. La Jeunesse Valdôtaine non ha ricordato questo, eppure io avevo 4670 voti presi all'interno dell'Union Valdôtaine sicuramente, ma anche con la mia persona, mi permetta e cinque anni prima il 40 percento della Valle d'Aosta aveva votato per me per mandarmi al Senato, quindi forse un po' più di rispetto e di attenzione alla persona ci voleva. Quello non è stato un golpe: quella è stata l'applicazione della democrazia condivisa. Non sono uscito dall'Union Valdôtaine, e non è un fatto personale: sono uscito dall'Union per quello che ho visto dopo, stando in commissione, dialogando con tutti gli altri.
Certo che usciamo da un periodo molto difficile. Consigliere Guichardaz, non siamo arrivati a questo senza un percorso, che è stato un percorso difficile e doloroso per tutti. L'intervento del Consigliere Marguerettaz è stato lucido, sicuramente: potevate darci del tempo, se ci davate del tempo, mettevamo posto tutto. Mi sembra che da dicembre in poi di tempo ce ne fosse. Quante volte con il collega Restano abbiamo chiesto un incontro? Una volta venne Pastoret all'incontro con i vari partiti e i vari gruppi, ci disse: "sono qui momentaneamente, ma non verrò mai più". Ora che lei chiedesse adesso...quanto abbiamo aspettato un segnale per aprire un dialogo in modo diverso, quando così non si poteva più andare avanti?
I teatrini. Collega Rini, lei è veramente la più brava di tutti in questi teatrini. Di solito lo fa con molto stile, questa volta forse, anche per questo cambiamento a cui non è abituata, lo stile è un po' diverso. Si accalora così, forse perché il passaggio è un passaggio un pochino pesante per lei, però di teatrini ne abbiamo visti diversi. Io l'ho lasciata parlare, non le ho detto niente. Mi permetta.
Poltrone e sofà. Voi siete per le poltrone e i sofà. Io penso che tutti i valdostani si siano resi conto di chi ha attenzione e vuole le poltrone, chi non si stacca dalle poltrone e chi è comodamente disteso sul sofà. Il nostro è un progetto di lavoro difficile: quale futuro per questa Valle. È un progetto di lavoro, di applicazione. È difficile mettere insieme tante idee e posizioni diverse, ma è il desiderio di portare avanti, di risolvere i problemi della Valle d'Aosta che ci tiene insieme, e su questo io penso, quando si parla di progetto aperto, si intende proprio questo: un progetto in cui chi ha delle idee, delle proposte le può portare. Certo, io penso che quest'aula sia stufa, ma la gente che ci ascolta, Consigliere Baccega...come non ci ascoltano? Eccome. Lei ha parlato di insulti. Adesso siamo capaci di girare pagina e di dimostrare chi è più bravo nel risolvere i problemi che ci sono? Certo, poi andremo alle elezioni. Si fa cenno adesso alle elezioni, prima nessuno è passato con un elenco per cercare 18 firme per andare alle elezioni, allora saranno i cittadini che dovranno decidere.
Termino dicendo che mi è molto piaciuta quella frase del Consigliere Cout che ha riferito il Consigliere Guichardaz: "in politica non ci sono nemici", oggi non è proprio sembrato così. Sicuramente poi intervenire dicendo e attaccando le capacità professionali di carica di qualcuno è un calo di stile perché sennò dovremmo fare dei test per ognuno sulle proprie capacità. Alla fine vorrei soltanto dire che si è detto: "c'era una volta", noi ci ricordiamo bene di com'era una volta, ma speriamo che non torni più e lavoriamo, sperando tutti insieme, per cambiare.
Presidente - Non ci sono altri iscritti a parlare? Se non ci sono altri iscritti a parlare, chiudo la discussione. Dichiaro chiusa la discussione. Ha chiesto la parola il Consigliere Rollandin, ne ha facoltà. Chiederei per cortesia di prenotarvi per tempo.
Rollandin (UV) - Je crois que les différentes interventions des collègues ont été exhaustives, donc de ma part il n'y a ni l'exigence, ni l'urgence d'intervenir sur une série de thèmes qui ont étés évoqués. Je voudrais tout de même rappeler deux ou trois aspects.
Cette législature a eu des difficultés dès le début. Le résultat électoral lié à une loi qu'on voulait modifier (c'était une des raisons pour lesquelles on avait élargie la majorité) nous portait à dire qu'en étant 18 à 17 il y avait la possibilité de gouverner, mais c'était difficile, ce problème a été évoqué dans les différentes interventions. Le problème important était que la majorité sortante avait toujours donné comme point de repère les résultats électoraux de 2013. Je crois que celle-là est la différence avec ce qui s'est passé récemment, la raison pour laquelle nous parlons de golpe par rapport au résultat électoral. Le résultat électoral disait Union-Stella Alpina. Successivement on a eu la possibilité d'avoir le Parti Démocratique et après l'Union Valdôtaine Progressiste. Toutefois, on n'a jamais changé le noyau sur lequel on avait gagné les élections, au contraire ici ceux qui gèrent n'ont pas gagné les élections, ils ont perdu les élections. Je crois que l'aspect démocratique et les résultats électoraux sont à la base de la démocratie. Voilà la raison pour laquelle nous disons que c'est un golpe. Io credo che su questo ci sia poco da discutere.
Un altro aspetto molto delicato su cui l'Union Valdôtaine, nella sua ingenuità, aveva cercato di prevenire: quando si preparano le liste elettorali, cosa possiamo fare per far sì di essere sicuri che gli eletti poi rimangono a partecipare, nel bene e nel male, alle varie posizioni? Facciamo sottoscrivere una dichiarazione di adesione: "le soussigné - non leggo il nome -, né le 8 novembre 1960, candidat de l'Union Valdôtaine, déclare à respecter, à maintenir, à adhérer à l'Union Valdôtaine, à s'inscrire...à partager...", questo era l'impegno che tutti i candidati dell'Union Valdôtaine dichiaravano di rispettare. È un impegno forte, ma è la base del fatto di dire se tu aderisci ad un movimento, discuti interno al movimento, parli all'interno del movimento ma rimani nel movimento. Tutte le situazioni in cui noi abbiamo di volta in volta dovuto per emergenza...perché ho sentito sorvolare sul 2014, perché era già tutto pronto già allora per fare il ribaltone, poi non è andato a buon fine.
C'era una richiesta di dimissioni, ma non era della minoranza, era voluta da alcune componenti della maggioranza per l'azzeramento. Questo non è colpa della maggioranza uscente, del nucleo, ma di quelli che di volta in volta volevano comunque cambiare per cambiare, soprattutto ridurre la capacità operativa. Noi a questo abbiamo detto: "no", piuttosto che continuare a vivacchiare con gli ordini del giorno, con le risoluzioni fatte presentare a qualcuno per poi aderire, per "far finta di"...e quella sarebbe la partecipazione? I sei mesi dell'ultimo allargamento della maggioranza con 27 punti dovevano permettere di lavorare...ma dove sono questi punti? Chi li aveva ripresi? Il riferimento alla legge elettorale da cambiare, di cui tutti parliamo e nessuno ha mai fatto niente. Noi avevamo presentato una proposta di riduzione all'inizio della legislatura, mai presa in considerazione. Queste sono le ragioni per cui noi diciamo che oggi, al di là del fatto della Presidenza del Consiglio, di cui i colleghi hanno già detto... Il Presidente del Consiglio, sicuramente nell'ultimo periodo non si può dire che sia stato terzo rispetto ad un lavoro da fare a tutela dei gruppi.
È già stato detto, delle due l'una: o si hanno all'interno le forze per avere i pareri, e su questi pareri ci si basa, ma visto che il primo parere aveva avuto una smentita, com'è stato ricordato, rispetto alla validità dei sospesi...nel secondo caso c'è stato a titolo individuale...e anche qui come si configura questo? A titolo individuale io faccio una ricerca, mi faccio fare un parere. Noi quando volevamo fare un'operazione per il Casinò...no, per carità, bisogna avere i pareri ufficiali pro veritate. No, qui con il parere interpretato...scusate, nessuno si è mai posto il problema dell'abuso d'ufficio? Lo dico adesso, perché su questi temi, visto che molti parlano, io lo dico solo per chiarire che cosa significa utilizzare uno strumento di un certo tipo per arrivare ad uno scopo che non è quello istituzionale. Questi temi sono stati considerati ed è la ragione per cui noi chiedevamo con forza di volerli discutere, di voler guardare assieme questi fatti perché credo noi siamo qui per cercare di dimostrarlo, la legge dello Statuto non è bypassabile. L'articolo 21 dello Statuto dice con chiarezza qual è il numero legale, e questo non può essere bypassato. Questo è lo Statuto, non c'entra la Severino. Al di là di quello che dice la Severino, non poteva essere bypassato, e non è per fermare l'ingresso di...non è con questo stimolo che noi abbiamo previsto degli interventi che - voglio ricordare - il fatto di non partecipare in aula: dalla prima seduta non ci volevano nemmeno far iniziare la legislatura. Questo qualcuno se n'è dimenticato o non ha voluto ricordarlo, assenti...otto giorni e poi riprendere, questo nessuno lo ricorda. Vogliamo dirci che queste cose sono successe?
Credo che con tutta onestà bisogna anche dire che sicuramente c'è qualcuno che fa finta di non capire che cosa significa stare senza poltrona. Caro collega Fosson, chi adesso è con lei era il primo che voleva farle lasciare la sua poltrona. Di questo abbiamo tanto di documenti, era il primo che diceva: "per carità, sono io pronto a sostituirlo!". Andiamo a vedere se lei ha un po' di memoria, se l'è rimasta un po' di memoria, vada a vedere cosa le ha scritto e cosa era stato detto in quel momento. Io non credo che lei debba fare le pulci agli altri, a chi oggi è intervenuto, perché per intervenire teniamo solo conto che è vero che prima quelli dell'Union erano seduti su quello scranno in molti, e quindi evidentemente non ci parlavamo addosso, ogni Assessore interveniva per quanto di competenza, come lei...lei interveniva quando era sollecitato, ma non perché non poteva intervenire nelle altre sedi, gli interventi c'erano, non dobbiamo far finta di non capirci.
Oggi sicuramente questa è una brutta pagina, oggi abbiamo parlato di molte cose. Io oggi non vado a parlare degli altri problemi che sono stati evocati: Casinò e tutto il resto, ne parleremo, arriverà il momento in cui ne dobbiamo parlare per forza. Oggi voglio dire solo qui che, rispetto a quello che è stato un impegno politico con la popolazione, l'Union Valdôtaine ha rispettato il mandato di portare avanti insieme un programma, che è sempre stato il punto di riferimento per noi e per l'azione politica. Noi su questo vogliamo mantenere tutta l'attenzione necessaria e non faremo sconti a nessuno. È chiaro che quello che noi oggi vogliamo dire è che seguiremo com'è nella nostra abitudine e faremo il possibile per evitare che si vada contro gli interessi generali, come purtroppo già si annuncia.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Gerandin, ne ha facoltà.
Gerandin (GM) - Ho ascoltato attentamente gli interventi e devo dire che in alcuni dei colleghi dell'ex maggioranza, che comunque non hanno condiviso questa scelta, ci sono stati, pur con delle visioni chiaramente diverse, dei toni sicuramente apprezzabili e volevo ringraziarli.
Per quel che riguarda questo percorso, io ci tenevo a sottolineare e ricostruire questi ultimi passaggi, perché io concordo con il Presidente Rollandin: non è stata una bella pagina di questo Consiglio. Non è stata neanche una bella legislatura, perché se vogliamo fare un'analisi di quello che è passato in quest'aula, io l'ho già detto e non ho timore di ripeterlo: forse nella democrazia valdostana non c'è mai stata una legislatura che abbia dato delle visioni politiche, delle risposte ai valdostani assolutamente inesistenti dal punto di vista amministrativo, mandando un cattivo esempio come gestione di una fase politica. Certo, tutto nasce da una legge elettorale che potrà avere i suoi limiti, questo ci mancherebbe, infatti tra i pochi punti all'ordine del giorno c'è anche la revisione della legge elettorale. Io mi auguro che ci sia la grande disponibilità di quella che era una volta la maggioranza, o comunque la forza di riferimento (Union Valdôtaine) per modificare questa legge elettorale, però qualcuno chiedeva le dimissioni del Presidente Rosset come atto di responsabilità. Io penso che probabilmente quello che ha fatto il Presidente Rosset è un atto di responsabilità, non le dimissioni. È quello che ha fatto, come ha condotto questa fase politica delicata che forse è un atto di responsabilità. Qualcuno dei colleghi è intervenuto e ha parlato di stile, lo stile non può essere ricordato unilateralmente, nel senso che quello che ha detto prima il collega Fosson è assolutamente vero: come si può pensare che tra due istituzioni come il Presidente della Giunta in qualità di Prefetto, il Presidente del Consiglio debba sapere in conferenza stampa che c'era stata la notifica dei decreti di sospensione? Così è successo, Presidente. Come l'hanno saputo alcuni dei diretti interessati. Non tutti, perché dalle riprese si sono visti alcuni dei diretti interessati seduti al suo fianco che sorridevano contenti. Ora non so se questa è una visione di stile.
Dico anche qualcosa di più. Dietro questa presa di posizione, mi permetterà il collega Rollandin, c'era un progetto strategico che vedeva avvicinarsi la scadenza dei 60 giorni e poi io immagino che qualcuno avrebbe magari detto ai compagni della vecchia maggioranza: "si è fatto il possibile, non si è trovata una soluzione, scattano in automatico le elezioni", e avrebbe gestito per l'ennesima volta un periodo elettorale, quando di fatto c'era una maggioranza regionale che non esisteva più. C'era un Esecutivo che da varie sedute, varie settimane non aveva più i numeri per deliberare: questo era un dato di fatto politico, non può negarlo questo, è quanto effettivamente avvenuto.
È chiaro che quando ci si trova di fronte a - io immagino - alcuni sgarbi istituzionali, poi qualcuno è obbligato a gestire la partita da giocatore, altrimenti avremmo continuato con la melina e avremmo continuato con delle legittimazioni, come qualcuno che è intervenuto qua dicendo che l'Aventino è del tutto legittimo. Certo che è legittimo dal punto di vista costituzionale, ma è assolutamente inappropriato in una fase delicata come questa della Valle d'Aosta. C'erano dei dossier che chiedevano delle risposte immediate e, quando qualcuno ha ricordato che la nostra minoranza l'ha fatto, io ricordo che l'ha fatto in occasione della nomina di un Presidente del Consiglio, ma non l'ha mai fatto quando c'era da paralizzare l'amministrazione pubblica e di dare risposte immediate com'era in questo caso. Qualcuno ha citato un programma pasticciato, poche idee e ben confuse. Certo, non è il libro dei sogni che ci avete distribuito quando è stato fatto questo allargamento di maggioranza. Di fatto, quello è rimasto il libro dei sogni. Forse è meglio due o tre idee che ci portino a correggere alcune anomalie: la legge elettorale, probabilmente dare un bilancio ai valdostani e poi le urne, assolutamente, ma ci mancherebbe, non è questo che ci spaventa: ci spaventava avere un vuoto politico e avere un periodo elettorale gestito da chi in questo momento e in questi anni ha dimostrato di saperlo gestire molto bene.
Mi fa piacere perché il collega Baccega ha esordito dicendo: "cosa andiamo a dire ai valdostani"? Sono felice, perché io sono tre anni e mezzo che lo dico qua in quest'aula. Tre anni e mezzo che dico cosa andiamo a dire ai valdostani, finalmente la pensiamo esattamente alla stessa maniera, nel senso che quando si dice non capiamo quale sia il motivo per cui ciò è avvenuto...ma si è dimessa la Giunta! A me non importa se è giusta la versione del collega Marguerettaz, non mi importa assolutamente, è un dato di fatto: la Giunta si è dimessa...gli Assessori, fate come volete, quasi tutta, così correggiamo se c'è stata una piccola anomalia. Si è dimessa, ma la maggioranza dei valdostani è ancora convinta che c'è stato qualcuno che dall'alto ha ordinato questo, le ha volute queste dimissioni. Allora vede, quando si deve intervenire per evitare che ci siano dei mesi di inattività di fronte a delle situazioni che sono situazioni difficili, io non posso che essere dalla parte del Presidente che ha evitato questo vuoto politico.
Lei ha anche detto, Assessore: "parleremo ai cuori dei valdostani". Avete avuto tre anni e mezzo per parlare al cuore dei valdostani. Avreste dovuto parlare anche al loro portafoglio, probabilmente avreste dovuto parlare anche a quelle che erano le crisi dei valdostani. Mi auguro che quando parlerete, inizierete quella campagna sul territorio che lei ha annunciato, magari avrete il coraggio di spiegare ai valdostani come mai il bilancio regionale dal 2010 al 2017 ha perso 600 milioni: il 60 percento. È un dato inoppugnabile, per cui non è un dato politico, è un dato economico. Nessuna realtà delle Province autonome ha avuto un calo del genere, ma ben lungi. Siamo oltre il doppio, in alcuni casi il triplo, della diminuzione di risorse.
Io mi auguro che spiegherete anche - e anche questo è un dato inoppugnabile - come mai di fronte alle scelte che avete avuto negli ultimi anni, ci sono 10 milioni in meno di IRPEF da un anno all'altro, oppure spiegherete come mai la situazione del Casinò è frutto - l'ho ripetuto e lo ripeto ancora una volta - di anni di menzogne, di regalie, di promozioni, di benefit, questa è la situazione che questo Governo ha ereditato. Sono stati frutto di una gestione non allegra, ma con delle volute menzogne. Noi abbiamo 600 milioni di indebitamento della gestione speciale sul bilancio regionale. Siamo l'unica Regione, pur con competenze primarie sugli Enti locali, che per due anni di seguito ha depredato gli Enti locali degli avanzi d'amministrazione. Su questo penso che potrete avere il record assoluto, ma spiegatelo quando farete questo tour.
CVA. Fare chiarezza per capire come mai si crea una società ad hoc per importare turbine cinesi ha creato disagio, scompensi e timori, ma non c'è nulla di male a fare chiarezza, soprattutto se è una società come avete deciso voi, in barba a quello che avete presentato fino ad oggi, che avete deciso di quotare in Borsa. C'è però una novità importante, nel senso che il fatto che siate tornati nei banchi della minoranza è stato già un primo miracolo perché ha ridato voce a quest'aula, vi ha ridato voce. Qualcuno non l'avevamo mai sentito in questi anni, per cui noi siamo felici, ma ben venga che la minoranza di adesso, quella che era la maggioranza, abbia riacquistato la voce, anche perché - e lo dico con un po' di ironia - vedere la verve e l'entusiasmo del collega Bianchi quando è intervenuto e ci ha detto tante cose che, a suo parere, sono sicuramente legittime...ma non averlo mai sentito in quest'aula parlare del Casinò, dov'è dipendente e ha accettato in tutti questi anni che gli venissero propinati patronage, ristoro, finanziamenti garantiti, bilanci farlocchi, a mio parere, sa un po' di beffa.
Noi non ce l'abbiamo con chi lavora, collega Péaquin, chi lavora è il benvenuto in quest'aula, ce l'abbiamo con la gestione solitaria, la gestione "ad personam". Che la gente fuori sia stufa è assolutamente vero e che questa maggioranza magari non rappresenti più il popolo è una strada che avete scelto voi, perché io vi ricordo che avete avuto due lievitazioni di maggioranza, neanche quest'era legittimata dal popolo, eppure non avete invocato allora le elezioni, per cui assolutamente non c'è nulla di architettato: c'è semplicemente una visione totalmente diversa, suggestioni che in questo caso non sono assolutamente condivise perché hanno portato la Valle d'Aosta a questa recessione.
Vi leggo solo un pezzettino e ho finito: "comprendo il senso di estraneità dei cittadini quando osservano i partiti ridotti a mera cassa di risonanza del capo, a luogo in cui seguaci del leader si acconciano ad ottenere i loro piccoli o grandi vantaggi personali rinunciando ad esprimere le proprie convinzioni: il populismo, alibi perfetto per sottrarsi alle proprie responsabilità, che il partito politico consentisse di superare i limiti egoistici del "io" a favore del "noi", invece si trova ad osservare partiti adulterati, resi scatole vuote dove fregare gli altri membri della propria comunità sembra un valore. Una politica da costruire non ad avventure individuali, condizione essenziale per tenere i piedi per terra e non sono i tempi dell'uomo singolo e del grande talento solitario". Non lo dico io, l'ha detto Enrico Letta su un libro che ha appena pubblicato. È la reale situazione che c'è in Valle d'Aosta oggi.
Presidente - Se non ci sono altri interventi, possiamo passare alla votazione dei Vicepresidenti. Ha chiesto la parola il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Marquis (SA) - Innanzitutto un benvenuto al neo Consigliere Cretier, dal quale abbiamo potuto apprendere, dalle parole che ha pronunciato, una certa dose di pragmatismo, che crediamo che verrà messa a disposizione dell'aula nel prosieguo dei lavori. Ho ascoltato con attenzione il dibattito, un dibattito che si è svolto con toni anche alti, ma che è stato per me ricco di stimoli, una discussione che in realtà avrei voluto apprezzare nelle due sedute precedenti, purtroppo in quell'occasione abbiamo trovato parecchie sedie vuote in quest'aula, e credo che questo non abbia fatto onore al ruolo che tutti noi qui svolgiamo. Oggi ho sentito parlare da alcuni colleghi di garbo, di etica e di morale, noi, sotto questo profilo, non vogliamo dare lezioni a nessuno ma non ne vogliamo nemmeno ricevere...
Presidente - Cari colleghi, io vi chiedo una cortesia: quando avete parlato voi, nessuno ha disturbato...sarebbe opportuno per ascoltare con più facilità, grazie. Altrimenti se qualcuno vuole chiacchierare, può anche uscire nel foyer e così evita di ascoltare ma non disturba.
Marquis (SA) - ...sono state delle assenze strategiche, abbiamo sentito. Abbiamo ascoltato il collega Bianchi che le ha definite "legittime". Ostruzionismo non di sicuro al nostro insediamento, ma credo che questo sia ostruzionismo nei confronti dei valdostani, nei confronti di coloro che aspettano delle azioni per dare un rilancio all'occupazione, per coloro che sono in difficoltà in questi giorni con la Casa da gioco, per coloro che aspettano il rilancio dell'economia della Valle d'Aosta.
Io credo che il Presidente del Consiglio non doveva comportarsi da super partes tra due parti: una parte responsabile e l'altra che voleva fare dell'ostruzionismo. Il Presidente del Consiglio doveva garantire il funzionamento regolare e l'applicazione della democrazia all'interno del Consiglio Valle e credo che questo sia stato fatto assumendosi anche le proprie responsabilità. È stato detto da alcuni che è stata una legislatura travagliata. Effettivamente l'esito elettorale del 2013, con un risultato risicato, ha dato poi delle conseguenze che ad oggi hanno portato alla predisposizione di cinque Governi. Io voglio ricordare che già solo dopo un primo anno si è formato, dopo un periodo di crisi interno alla maggioranza, un gruppo di "responsabili" che ha portato poi alla conclusione della prima crisi attraverso un avvicendamento in Giunta, il quale ha portato al ruolo di Assessore il collega Perron. Nel 2015 c'è stato un primo allargamento al PD, nel 2016 c'è stato un allargamento con l'UVP. Credo che questo sia stato lo sviluppo naturale delle difficoltà che si sono verificate e delle risposte che la politica è riuscita a dare per risolvere le problematiche dei valdostani. Non erano definiti quelli dei golpe, dei colpi di Stato, erano degli avvicendamenti evolutivi per dare continuità ad un progetto. Ora credo che non possiamo, se non vogliamo travisare la realtà, parlare di golpe, parlare di ribaltoni, i ribaltoni si fanno in 24 ore, sono delle azioni improvvise. Questa proposta nasce come risultato per dare una soluzione ad una crisi che è durata quattro mesi, una crisi che ha iniziato a manifestarsi al momento dell'approvazione della discussione del bilancio regionale 2017. Un bilancio che è entrato in aula di un colore e che è uscito profondamente modificato grazie al contributo di tanti Consiglieri che avevano preso coscienza che la situazione stava cambiando, una situazione di estrema difficoltà della nostra Valle, una situazione in cui c'era un'enorme e pressante esigenza di dare dello sviluppo all'economia della Regione, tutti gli ordini del giorno andavano in questa direzione. Sono ordini del giorno che miravano a far crescere il lavoro, sono ordini del giorno che diventeranno una priorità del nostro agire, iniziative per sviluppare l'economia, iniziative per dare rilancio a tutti i comparti, pur con le difficoltà del momento che stiamo vivendo.
Credo quindi che sia niente di più sbagliato in questa fase portare il confronto sulla personalizzazione. Qui ci sono due modi di vedere la Valle d'Aosta: un modo ancorato al passato, un passato che non tornerà più. La Valle d'Aosta negli ultimi 20 anni ha vissuto un processo difficile, un processo di destrutturazione del tessuto economico e produttivo, che inizia a manifestare i suoi effetti negativi, non si poteva più aspettare, c'era la necessità di intervenire. Negli ultimi quattro o cinque anni l'IRPEF, le entrate, l'IRAP, l'IRES, l'IVA, le tasse provinciali hanno avuto una contrazione di circa 80 milioni di euro, un calo continuo. Bisogna quindi saper vedere la realtà sotto il profilo della correttezza, non possiamo stare qui a fare delle discussioni, scontri personali, bisogna dare delle risposte ai valdostani. Io credo che è questo che ci viene chiesto, è questo che noi dobbiamo fare per dare delle soluzioni a tutti i problemi che la nostra comunità sta vivendo nel suo quotidiano.
La crisi è una crisi sicuramente di sistema. Negli anni Novanta era stata prodotta dal CENSIS una relazione che evidenziava un'analisi del sistema Valle d'Aosta, un sistema Valle d'Aosta che aveva diffuso benessere ma non aveva creato sviluppo. Ora bisogna invertire la tendenza, bisogna passare a creare sviluppo, perché senza lo sviluppo non si creano opportunità di lavoro. Io non credo agli interventi che ho sentito, dove si dice che quest'anno era un bel bilancio, caro collega Baccega, un bilancio che ci faceva vedere il mondo tutto azzurro perché i valdostani hanno problemi di difficoltà economica, in tutte le famiglie ci sono delle persone, dei ragazzi che non hanno ancora delle prospettive di lavoro, probabilmente sono dei figli meno fortunati di quelli che probabilmente stanno qui dentro. Bisogna saper rappresentare tutta la realtà della Valle d'Aosta, bisogna capire quali sono le esigenze di tutti e cercare di dare soddisfazione ai bisogni. Da parte nostra questo è un progetto che non voleva essere escludente nei confronti di nessuno, perché in quattro mesi abbiamo cercato il dialogo con tutte le forze politiche.
Abbiamo cercato incontri, abbiamo cercato il confronto per una verifica strutturale, dove per "verifica strutturale" non intendevamo il riconoscimento di poltrone, di ruoli apicali: intendevamo confrontarci sui problemi reali e sostanziali della Valle d'Aosta. Probabilmente la lezione non è stata capita e credo che non sia stata ancora capita oggi, dal tono della discussione, perché si è fatta una discussione ancora orientata sul dibattito personale. Io credo che qui il problema sia dare rilancio al sistema Valle d'Aosta, il nostro progetto vuole essere un progetto aperto, un progetto dove tutti possono contribuire, un progetto dal quale auspicavamo che nessuno si sfilasse, perché questo è il risultato, questa iniziativa, della mancanza del dialogo, della volontà di sottrarsi al confronto, un confronto che abbiamo richiesto in tutti i modi e in tutte le forme all'interno dei movimenti politici e anche all'interno della maggioranza e dell'aula consiliare. Questo è un progetto di responsabilità, dove diverse forze consiliari, diverse forze politiche hanno trovato il collante: quello di dare soluzione alle urgenze con un metodo partecipato, con un metodo di condivisione, un metodo che metta tutti nella condizione di poter determinare il proprio agire con grande consapevolezza. Questa è una difficoltà che si era manifestata negli ultimi mesi e che è diventata un'urgenza per lo svolgimento dei nostri lavori. Io credo che da qui in avanti, se tutti saremo in grado di ritrovare il dialogo, il confronto sui problemi e superare questa fase di conflittualità politica all'interno del Consiglio, potremo avviare un percorso utile per dare delle soluzioni ai problemi di tutti i valdostani.
Presidente - Possiamo quindi procedere alla sostituzione dei componenti dell'Ufficio di Presidenza, che avviene con votazione per scheda. Ogni Consigliere può scrivere sulla propria scheda un solo nome, sono eletti coloro che al primo scrutinio hanno ottenuto il maggior numero di voti. A parità di voti sono eletti i più anziani di età in base all'articolo 7, comma 5, del Regolamento interno, quindi farei distribuire le schede. Chiederei nel frattempo se ci sono delle proposte per l'elezione dei Vicepresidenti. Ricordo all'Assemblea che si può esprimere una sola preferenza.
Ha chiesto la parola la collega Morelli, ne ha facoltà.
Morelli (ALPE) - Au nom de la majorité, j'ai l'honneur de proposer à la place de Vice-président du Conseil le collègue Antonio Fosson. Je crois qu'il n'a pas besoin de présentations: c'est un homme des institutions, qui a derrière lui une longue carrière politique en tant qu'Assesseur à la santé et en tant que Sénateur de la République, place en vertu de laquelle il a occupé des sièges importants: Secrétaire de la Commission des affaires régionales et Secrétaire du Groupe des autonomies au Sénat. C'est un homme qui saura donner sûrement une contribution compétente et qualifiée au Bureau de la Présidence, mais aussi à la gestion même de cette Assemblée. Au nom de la majorité, je propose donc Antonio Fosson.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Perron, ne ha facoltà.
Perron (UV) - Presidente Rosset, le ribadisco che il percorso che avremmo amato sarebbe stato francamente un altro. Prendiamo atto della scelta che lei ha fatto, che continueremo pubblicamente a denunciare, lei oggi ha contribuito ancora una volta a scrivere un altro capitolo brutto di questa vicenda e di come, secondo noi, non debbano essere gestite le istituzioni. Presidente Rosset, lei - e lo abbiamo constatato oggi - non ha saputo creare all'interno dell'Ufficio di Presidenza nemmeno quel clima minimo di armonia che ci dovrebbe essere in un organismo. Noi abbiamo dovuto - mi creda - faticare molto per trovare delle persone che volessero nuovamente collaborare con lei. Lo ha sentito anche negli interventi dell'aula, abbiamo dovuto insistere molto con il collega Farcoz per chiedergli di accettare di entrare a far parte nuovamente dell'Ufficio di Presidenza. Abbiamo insistito perché riteniamo utile investire sui giovani. Il collega Farcoz è una persona alla prima legislatura che vogliamo faccia esperienza e per questo abbiamo insistito, contro la sua volontà, che tornasse a far parte dell'Ufficio di Presidenza. Credo che lei si renda conto del clima che con il suo comportamento ha creato. La proposta che facciamo, a nome delle forze politiche di opposizione, quindi è la candidatura del collega Farcoz.
Presidente - Viste le due proposte, chiedo ai colleghi di votare. Dichiaro aperta la votazione. Il collega Segretario può procedere all'appello.
Appello nominale
Comunico l'esito della votazione:
Presenti: 34
Votanti : 34
Schede valide: 34
Hanno riportato voti:
Consigliere Fosson: 18
Consigliere Farcoz: 15
Schede bianche: 1
Proclamo pertanto eletti Vicepresidenti del Consiglio regionale i Consiglieri Fosson e Farcoz.