Oggetto del Consiglio n. 2610 del 22 febbraio 2017 - Resoconto
OGGETTO N. 2610/XIV - Dibattito sulla situazione della società Casino S.p.A..
Rosset (Presidente) - Con 30 Consiglieri presenti abbiamo raggiunto il numero legale, quindi possiamo proseguire sul punto 3.001 dell'ordine del giorno. Siamo in discussione generale. Come concordato nella riunione della Conferenza dei Capigruppo di questa mattina, ai colleghi che vogliono prendere la parola chiederei la gentilezza di prenotarsi. Ha chiesto la parola il Consigliere Bertschy; ne ha facoltà.
Bertschy (UVP) - Semplicemente per chiedere la presenza del Presidente della Regione in aula o comunque lo attendiamo. Oggi la delega riviene a lui, quindi noi interverremo in sua presenza.
Presidente - Nulla vieta che potete cominciare a prenotarvi, in attesa che arrivi chi ha la delega sul Casinò. Possiamo iniziare? Riformulo la domanda: qualcuno intende prendere la parola? Non ci sono richieste? Ha chiesto la parola il Consigliere Marquis; ne ha facoltà. Chiedo per gentilezza di prenotarvi.
Marquis (SA) - Il problema Casinò in questi mesi è stato al centro dell'attenzione del dibattito politico. Stanno emergendo toni drammatici da questa situazione che è in evoluzione e non dà grosse speranze, se non con degli interventi a breve. Voglio però fare una piccola premessa. Oggi ci troviamo in una situazione di estrema difficoltà, perché credo che "il malato" abbia compiuto una vita dissoluta, è stato accompagnato nei reparti e nessuno gli ha somministrato delle medicine; adesso è stato trasferito in rianimazione e si comincia a dare le responsabilità a coloro che lo hanno in cura in questa situazione agonizzante.
Credo che dobbiamo fare una riflessione tutti assieme, a partire dalla politica.
Parto dagli ultimi mesi dell'anno scorso. Sino al mese di settembre - nonostante la situazione fosse stata anche evidenziata stamattina da alcuni rappresentanti dei sindacati - sapevamo che le cose non andavano troppo bene, però dalle Ansa leggevamo di una inversione di tendenza, si diceva che le cose andavano meglio rispetto al passato. A settembre è stato detto che al momento non c'erano allo studio valutazioni di trasferimenti finanziari alla casa da gioco. Nel mese di ottobre, quando ho visto in prima persona il Defr e lo si definiva, ho sottolineato l'esigenza di parlare di Casinò, perché in quel documento non ve n'era traccia. Ci tenevo a capire quali erano le prospettive, perché allora si ragionava in termini di rilancio della casa da gioco, non di risanamento: si parlava ancora di cercare di dare una prospettiva migliore rispetto a quella che si stava vivendo.
Poi siamo arrivati al bilancio. Da un giorno all'altro ci siamo trovati in una situazione in cui si parlava di trasferire 50 milioni alla casa da gioco, e da lì è iniziato un percorso, è stata coinvolta la Commissione: abbiamo lavorato per diversi mesi, abbiamo sentito diverse professionalità. È stata un'esperienza importante, perché sono state messe a punto tutta una serie di letture di quello che è stato il passato della casa da gioco, ma sono state anche individuate quelle che potevano essere le vie d'uscita da una situazione di difficoltà. Il 19 gennaio come Commissione abbiamo rassegnato alla Giunta un documento di sintesi in cui veniva evidenziata la situazione in cui versava la casa da gioco e quattro vie come possibili linee di indirizzo per uscire da questa situazione di difficoltà.
Torno indietro. Il 15 dicembre il Consiglio regionale era consapevole della problematica introdotta attraverso la legislazione nazionale dalla legge Madia, che non dà più la possibilità di trasferire risorse finanziarie alle partecipate in perdita per più di tre anni, se non attraverso la predisposizione preliminare di un piano di risanamento industriale che preveda la possibilità, entro il triennio, di portare i conti in equilibrio finanziario. Consapevoli di questa situazione - e per prenderci per tempo - in quella circostanza abbiamo approvato un ordine del giorno all'unanimità in questo Consiglio, in cui si dava mandato al Governo regionale di acquisire un piano industriale che prevedesse questo risanamento, e che eventualmente mettesse in luce anche le necessità finanziarie per poterlo attuare. La scadenza di presentazione di questo piano era il 31 gennaio. È già stato detto poi da altri che nel frattempo è stato depositato dalla Giunta un disegno di legge che non ha trovato il consenso necessario, perché continuava a perseguire le ipotesi che stavano alla base delle problematiche evidenziate nella discussione politica nel mese precedente.
Il 6 febbraio - devo dire con senso di responsabilità - noi, rappresentanti della II Commissione, tenuto conto che passava il tempo, abbiamo deciso di farci portatori della voce del Casinò presentando una proposta di legge al Consiglio regionale per poter affrontare questa situazione e dare mandato in via ufficiale, attraverso una legge e non un ordine del giorno, di acquisire un piano industriale. La legge è stata approvata all'unanimità, ma voglio ricordare che quel giorno è stato interessante, perché abbiamo fatto tutta una serie di audizioni e sentito l'Amministratore unico, i rappresentanti del Collegio dei sindaci e le parti sociali. Devo dire che siamo rimasti esterrefatti in quella seduta: ci siamo trovati di fronte l'Amministratore unico il quale ci ha detto che non gli era stato comunicato da nessuno che bisognava acquisire un piano industriale. Il Collegio sindacale aveva acquisito le stesse informazioni dai giornali, quindi nessuno si era attivato per ottemperare alle decisioni del Consiglio regionale. Dopodiché abbiamo sentito i sindacati, i quali ci hanno rappresentato la loro situazione di difficoltà. Hanno detto in modo molto palese e senza esitare, con molta chiarezza, che da un paio d'anni non si riescono a rapportare con la dirigenza della società, che va azzerata, che non c'è possibilità di dialogo e che questa non è più una controparte. Questo credo sia un problema rilevante, è stato sottolineato anche stamattina nel momento di incontro che abbiamo avuto con le parti sociali, dove ci è stato detto che, per fare fronte a questa situazione di difficoltà, con senso di responsabilità è stato siglato un accordo sindacale con l'azienda nell'ottobre 2015. L'accordo prevedeva dei sacrifici da parte dei lavoratori e, dall'altra parte, degli impegni dell'azienda per andare verso una situazione di risanamento. Ci è stato evidenziato che l'azienda non ha ottemperato alle disposizioni previste in quell'accordo.
Possiamo quindi tutti capire che in una situazione di questo genere il malato non può salvarsi con questi approcci; non possiamo arrivare all'ultimo giorno e dire: o attacchiamo una flebo o sennò il paziente muore. Qui ci sono anche delle responsabilità che in questo caso vanno sicuramente attribuite, delle responsabilità verso una dirigenza che in questi anni sicuramente ha contribuito fortemente a portare la Casino S.p.A. in questa situazione. Abbiamo assistito ad una situazione di destrutturazione sistematica dell'azienda. Io voglio sfidare chiunque a vedere dove c'è una S.p.A. in Italia, con settecento persone a suo carico, che non ha un dirigente che si occupa di personale. Non credo esistano casistiche così in Italia. Ci sono situazioni di mobilità interna in cui credo che la politica debba arrivare a fare anche un po' di autocritica, perché sono frutto di motivazioni non tutte corrispondenti alla meritocrazia, una meritocrazia verso la quale bisogna cercare di orientarsi. Ci sono situazioni sicuramente in cui si potrebbe fare di più, perché qui si parla sempre di mettere in equilibrio l'azienda attraverso la riduzione dei costi, e mi rendo conto che questa è la via più facile, quella che può dare delle certezze. Però il problema più grande della Casino S.p.A. è che bisogna lavorare su ricavi; sotto questo profilo la strada è lunga, ci sono tante cose che si possono fare, ci sono anche situazioni in cui, a mio avviso, non si è fatto abbastanza in questi anni.
Abbiamo assistito, sotto il profilo dell'azione di marketing e di promozione, ad una mortificazione del settore. Capisco sia difficile, in un momento in cui i Casinò non hanno un grande mercato - si è in una fase difensiva e non espansiva in questo settore - riuscire a mantenere la propria quota di mercato; però, al di là di andare a cercare nuovi clienti fuori Valle, c'è già un problema di mancanza di rapporto con il territorio. Ci sono potenzialità che sino ad oggi non sono state sfruttate abbastanza, si potrebbe fare di più, perlomeno per intercettare tutto il flusso turistico che frequenta la nostra Valle per passare le vacanze e per portare un contributo anche alla casa da gioco. La casa da gioco deve essere una ricchezza del territorio, deve essere un'opportunità per tutti coloro che frequentano la Valle d'Aosta, e invece vive in una situazione di castello isolato. Sotto questo profilo, a mio avviso possono essere esperite delle azioni, bisogna concentrare la nostra attenzione perché, diversamente, il prossimo anno saremo di nuovo qui o qualcun altro sarà di nuovo qui a fare gli stessi ragionamenti, perché una volta che riducono gli incassi bisogna ridurre le spese e, inevitabilmente, bisogna intervenire sui costi del lavoro.
Voglio aggiungere che abbiamo assistito in questi anni ad una forte crescita esponenziale delle esternalizzazioni dei servizi. Mi chiedo se questo corrisponde alla migliore logica di gestione aziendale, perché probabilmente un po' più di flessibilità all'interno avrebbe potuto portare a risolvere queste problematiche interne, evitando anche un dispendio di risorse economiche. Sotto il profilo della gestione ci sono anche alcune situazioni che, per quanto mi riguarda, le ritengo un paradosso. Sono stati fatti dei grossi investimenti che hanno contribuito a riqualificare l'immobile; questo avrebbe dovuto essere la base per consolidare e rafforzare l'offerta, ma non è stato così. Mi pare di assistere a volte ad una sorta di schizofrenia gestionale, e mi riferisco alla creazione della Sala Evolution, intervento molto oneroso, tenuto conto del contesto in cui è stata realizzata questa struttura: sono stati investiti poco meno di 10 milioni di euro per realizzarla. Era una sala che dava anche una prospettiva, un'apertura del Casinò verso il territorio, dava un accesso diretto dal viale, e quindi delle occasioni anche di frequentazione per coloro che vivono il paese anche per ragioni diverse. Passati pochi anni chiudiamo la sala, perché probabilmente ci sono minori costi del personale per gestire una situazione di aggregazione dei giochi in modo diverso, ma nel contempo mettiamo in disponibilità la sala attraverso un bando per verificare se qualcuno è interessato o ha idee per come potrebbe essere possibile utilizzarla in futuro. Io credo che nella gestione - volevo prendere questo come esempio - manchi il filo conduttore che hanno i privati quando gestiscono le aziende. Mi rendo conto che non è facile nel pubblico, quando si gestiscono iniziative con finalità pubbliche, però o questa società avrà la capacità di voltare pagina rispetto al passato, di fare un salto in avanti, di guardare in una prospettiva imprenditoriale questo tipo di gestione, o credo che il futuro non ci sia né per i lavoratori, né per i valdostani, né per il territorio circostante che dovrebbe beneficiare maggiormente di questa attrattiva e di questa opportunità vicina.
Occorre riflettere tutti assieme, tutti assieme dobbiamo fare un cambio di passo. Parto dai sindacati che rappresentano i lavoratori: devono pensare anche loro che un mondo è finito, bisogna voltare pagina, bisogna guardare con occhi concreti la realtà che stiamo vivendo. Il mondo di prima non tornerà più, bisogna far capire anche ai lavoratori che ciascuno deve fare dei sacrifici, ma credo che i lavoratori, una volta che sono chiamati a fare dei sacrifici, li faranno se c'è qualcuno in grado di dare l'esempio dall'alto. Credo che in questi anni la direzione aziendale non abbia dato un buon esempio comportamentale, perché le lamentele le abbiamo sentite tutti noi e tutto il territorio: parlo della casa da gioco. Dobbiamo avere la capacità di guardare alla situazione nuova con molta realtà; diversamente, saremo vicini ad una lenta deriva.
Ora sicuramente c'è un problema concreto, quello di fare fronte ad una situazione in cui la cassa presenta grandi difficoltà. Per noi che siamo Consiglieri - perché bisogna distinguere anche i ruoli - vi assicuro che è già difficilissimo avere contezza di questa situazione, perché un giorno ci dicono un numero, il giorno dopo un altro, le situazioni non sono così ferme e non è così facile avere gli elementi per prendere delle decisioni. Credo però che tutti assieme dobbiamo guardare a questa nuova situazione con responsabilità. La politica sicuramente ha grandi responsabilità, perché sotto il profilo politico anche non vedere quello che succede è già una responsabilità.
Ritengo quindi che bisogna avere la capacità di fare autocritica assumendosi le responsabilità del percorso che è stato fatto, senza voler sempre cercare di allontanarle da sé stessi. Ritengo anche sia venuto il momento di fare un passo avanti, di guardare tutti con attenzione al nuovo, di mettere in atto tutte le iniziative che possono dare continuità a questa azienda, perché rappresenta una grande risorsa per il territorio, una risorsa che ha dato molto negli anni passati e che, se ben gestita, potrà ancora dare molto nel prossimo futuro. Credo pertanto che con grande responsabilità, tutti assieme: opposizione, maggioranza, Governo, dobbiamo avere la capacità di guardare, con gli occhi scevri dai propri condizionamenti, l'interesse comune.
Presidente - Chiederei in galleria di non applaudire, perché non è fattibile. Altri interventi? Ha chiesto la parola il Consigliere Restano; ne ha facoltà.
Restano (PNV) - Viviamo veramente un triste momento che abbiamo già sfiorato in altre occasioni in questa sala, quando abbiamo parlato degli impiegati forestali, degli assistenti domiciliari, di modifiche eventuali per quanto riguarda i dipendenti del 118; momenti di tensione che poi forse - come ho già avuto modo di dire - con un colpo di bacchetta magica all'ultimo momento si sono risolti. In questo caso il colpo di bacchetta magica non c'è stato. Ci troviamo pertanto a discutere su una situazione grave, drammatica, in parte preannunciata, che abbiamo già vissuto in Commissione quando abbiamo analizzato il dossier e audito tanta gente. È venuto il momento della verità, sono state smascherate false promesse e insinuazioni di opportunità di vario genere per avere i fondi: purtroppo la realtà ci dice che non è possibile. Queste promesse non possono essere mantenute, bisogna scegliere un percorso diverso. La testimonianza di tutto ciò l'abbiamo avuta anche in parte dai sindacati, che ci hanno testimoniato come si è arrivati a questa situazione e quali sono le loro aspettative, ognuno con la propria voce, con le proprie esperienze, tutti collegati da un fil rouge comune: la sensazione di essere stati presi in giro, sia dalla politica che dal management; la sensazione di un tracollo e di una disfatta totale, di essere abbandonati, di aver abbandonato non solo un'azienda, ma tutta la collettività che ci sta accanto, le famiglie di chi opera in questa azienda e tutti coloro che vi ruotano intorno. Oggi i sindacati hanno parlato di un accordo che ha comportato tanta fatica per i dipendenti, la rinuncia a parte dello stipendio, ma che non ha trovato corrispondente impegno dalla parte dirigenziale e dalla parte politica. Il totale abbandono ha peggiorato ancora di più gli sforzi messi in campo per risanare questa azienda; di anno in anno si va sempre peggio e non si vede la luce.
Adesso cosa pensiamo di fare? La prima riflessione che mi viene in mente - consentitemi un inciso - è di tornare indietro di qualche giorno. Lo scorso Consiglio, analizzando la situazione politica, ho parlato di responsabilità, e sabato scorso si è tenuto un importante congresso politico dove si parlava di responsabilità e sviluppo. Ora io mi chiedo: è questo lo sviluppo che noi diamo alla nostra comunità? Quale esempio di responsabilità diamo? Questo è il motivo per cui personalmente ho fatto una scelta importante e mi sono allontanato da un gruppo politico di questo Consiglio. Forse noi non avevamo più il senso della responsabilità. Non abbiamo più il coraggio e la forza di guardare negli occhi la gente, di guardare i dipendenti di tante aziende, ed è ora che ce la assumiamo questa responsabilità. La responsabilità bisogna assumersela rispettando le norme, non trovando delle scorciatoie, perché queste portano solo danni, e le false promesse prima o poi vengono smascherate. Oggi siamo qua per questo. Non so quanti siano i lavoratori che ci hanno raggiunti oggi, però è giusto che sentano che la legge regionale n. 49 non poneva l'obbligo alla Regione di dare soldi ogni anno, perché testualmente recita: "la Regione può, secondo le disponibilità di bilancio", ogni anno. Non si può accumulare il debito e poi coprirlo in un'unica soluzione. Non sta nelle corde di quella norma e nelle regole finanziarie, bisogna approntare una norma diversa se lo si vuole fare, ma questa norma deve prevedere anche il risanamento della società. Questo è il percorso che noi intravediamo possibile, anche in un breve periodo. Ci vuole l'assunzione di responsabilità, la capacità di scegliere. L'assunzione di responsabilità passa però anche attraverso l'assunzione di responsabilità politica. Abbiamo detto che difficilmente, ognuno di noi nella propria azienda, darebbe fiducia ad un manager che ha portato l'azienda per tre-quattro anni in passivo. La stessa cosa dobbiamo fare qua. Non possiamo lasciare l'azienda, e anche la gestione politica, in mano ad un gruppo che ha prodotto un passivo e non ha fatto scelte corrette.
A proposito di scelte corrette, veniamo al tema più importante, a quanto ci hanno chiesto i sindacati. I sindacati, i rappresentanti del personale, ci chiedono di mantenere il lavoro e le promesse, di avere un progetto serio, una strategia e un'assunzione di responsabilità. Approvando il disegno di legge n. 100, divenuto poi legge regionale n. 2, siamo stati chiari: ci vuole un piano che preveda un'analisi della situazione patrimoniale, finanziaria ed economica della Casino de la Vallée S.p.A. che poi predisponga la ristrutturazione aziendale. Questa norma era rivolta alla direzione della Casino. Ora io non leggo nella proposta di legge l'assunzione in maniera unilaterale della decisione di arrivare alla procedura di licenziamento di 264 dipendenti; forse - fatte le dovute analisi - potrebbe essere contenuta nel piano di ristrutturazione. Siccome non c'è il piano di ristrutturazione, ritengo però che sia una decisione presa in assoluta libertà da chi, in questo momento, amministra la società, senza rispondere al dettato normativo che dava un solo incarico, e senza neppure mantenere fede agli impegni presi all'atto delle audizioni in Commissione: di non apportare più alcuna variazione alla situazione del Casinò senza prima confrontarsi con la parte politica e con la Commissione. Ritengo quindi che questo atto, per quanto mi riguarda, abbia un vizio di legittimità alla base e debba essere ritirato: questa è la nostra esplicita richiesta. Come indicato dai sindacati, che abbiamo avuto modo di sentire oggi, si dia rapidamente avvio a quanto specificato nella norma: a un piano di ristrutturazione e ad indicare, se si ritiene opportuno, un nuovo management, per arrivare in brevissimo tempo ad una soluzione e anche per dare alla Casino S.p.A. i fondi per andare avanti. Ritengo che non ci voglia molto tempo, ma ci vuole serenità politica, rispetto delle parti, volontà di collaborare per costruire, per lavorare in gruppo, quello che oggi manca in questo Consiglio e in questa maggioranza: la volontà di costruire insieme. Forse si è sempre lavorato per dividere e non per confrontarsi, o perlomeno si sono privilegiati i rapporti diretti personali 1:1, e i risultati sono questi: il non aver saputo costruire non solo nel settore che riguarda il Casinò, ma anche in tanti altri settori; un fallimento totale, al quale non ci possiamo sottrarre (e parlo al plurale).
L'auspicio che io rivolgo a tutte le forze politiche oggi presenti è di tirarsi su le maniche, di darsi da fare per predisporre la redazione di questo piano di risanamento aziendale e, in breve tempo, di arrivare a dare al Casinò i dovuti fondi per poter permettere di ridare dignità a tutti i lavoratori del Casinò, a tutti gli abitanti del Comune di Saint-Vincent e anche all'intera Valle d'Aosta, perché questo è un fallimento che riguarda una Regione intera, non riguarda solo un settore in particolare. Questa è una proposta molto semplice e diretta, vedremo magari dopo le repliche a chi toccherà farlo.
Presidente - Ha chiesto la parola la Consigliera Certan; ne ha facoltà.
Certan (ALPE) - Ascoltando il dibattito di oggi, di questo ennesimo Consiglio dedicato ad una grossa problematica che direi valdostana, perché il problema Casinò-Billia coinvolge non solo i lavoratori, ma credo coinvolga tutta la Valle d'Aosta, tutti noi valdostani, e ci debba chiamare responsabili tutti, ascoltando quindi tutti gli interventi che nella loro totalità sono molto condivisibili e anche puntuali, ho pensato che è da otto anni che il gruppo ALPE aveva purtroppo previsto esattamente questo disastro e ha gridato più volte al rinsavimento, al riprendere la retta via. Per usare un paragone legato alla nostra montagna, potremmo dire che si è voluto percorrere un sentiero accidentato che si sapeva essere sotto valanga, e adesso purtroppo si è probabilmente ad un punto in cui non si può più tornare indietro: la valanga probabilmente sta arrivando, ma il problema è che arriva anche ai lavoratori.
Vorrei da subito fare una precisazione. Io credo che ci siano responsabilità anche tra i lavoratori, ma le responsabilità maggiori non sono della classe lavoratrice, perché laddove è marcio il manico non si può più ottenere niente, quindi è chi decide, è chi dovrebbe dare la giusta via e chi si è assunto la responsabilità di guidare che deve dare il buon esempio, buon esempio che i nostri nonni e i nostri genitori - almeno a me - hanno insegnato, credo a molti valdostani, ma non so a quanti qua dentro. Comunque quel buon esempio non dovrebbe essere fatto di lezioni per gli altri, ma innanzitutto di etica e rispetto personale applicato a sé stessi.
Mi ha fatto piacere oggi sentire qualche collega di maggioranza che ha invocato il cambiamento. Vorrei spendere anche qualche parola sul concetto di fiducia che mi è sembrato interessante, perché è fondamentale per noi eletti. Credo che il concetto di fiducia sia il primo concetto filosofico per un eletto - in queste settimane siamo sulla filosofia, quindi posso citarlo -, credo sia il principale, perché il cittadino, attraverso il suo voto, laddove questo sia un voto libero, ci consegna la sua fiducia e ognuno di noi ne è responsabile. Possiamo avere dieci, venti, mille, diecimila voti, quelli sono voti di fiducia che i nostri cittadini e i nostri elettori ci hanno dato. È interessante il racconto odierno sulla fiducia. Questo concetto di fiducia interseca e richiama concetti di legittimità, di consenso, di cooperazione e di solidarietà. Direi che la fiducia è un contratto sociale tra i cittadini e le persone che vengono elette. Leggo una definizione, perché a volte leggere è meglio, così uno non esce dal seminato: "La fiducia interpersonale è l'aspettativa che una persona non manipolerà la comunicazione o, più specificamente, che fornirà una rappresentazione autentica, non parziale, né mendace del proprio comportamento di ruolo e della propria identità. L'aspettativa dell'altro concerne cioè la sincerità e la credibilità del primo intesi come trasparenza, astensione dalla menzogna, dalla frode e dall'inganno". Ritengo che questo riassuma bene il mandato di chi viene deputato ad amministrare, come per esempio un Amministratore locale dei Comuni. Credo che oggi molti Sindaci abbiano una grande responsabilità, forse molta di più di alcuni di noi qua, quindi chi amministra dovrebbe attenersi a questo rispetto ai principi di fiducia. Noi non l'abbiamo visto, purtroppo, anzi, devo dire la verità, noi - e l'abbiamo dichiarato ai nostri lettori, magari anche facendoci deridere - l'abbiamo detto a chiare lettere: noi non abbiamo mai avuto fiducia in questo sistema e in queste maggioranze che si sono susseguite con menzogne e con l'inganno. Dispiace, cari colleghi e cari valdostani, ma con umiltà noi non siamo andati a far finta di essere determinanti quando sapevamo di non poter neanche toccare foglia, e non abbiamo ingannato nessuno. Siamo rimasti nel nostro angolino e abbiamo lavorato alacremente, al fine di portare tutti gli elementi per poter arrivare a questo dibattito, che speriamo chiaramente essere costruttivo. Noi non abbiamo nessuna voglia di demolire per demolire, ma abbiamo voglia di demolire per ricostruire.
Lunedì scorso, in Commissione, il collega Farcoz - se lo ricorderà - mi ha detto che non era d'accordo con quanto facevamo, perché non si agisce così; mi ha detto che si lavora per risolvere i problemi, non solo per denunciarli o per fare grandi proclami. Mi dispiace, collega Farcoz, gliel'ho già detto: noi non siamo abituati ad alzare i tappeti e buttare lo sporco sotto, noi siamo abituati a lavorare e a pulire. ALPE non ha mai usato la legge del "non vedo, non sento, non parlo" per tirare a campare qualche mese in più, per andare avanti ancora fino al 14, e poi al 18 per il congresso, sulla pelle dei lavoratori.
Mi permetta, collega Marquis, ALPE nei vari reparti non ha mai sbagliato neppure la diagnosi, ha fatto bene attenzione a non dare i medicinali sbagliati. Ricordo molto bene la prima audizione avuta sul tema del Casinò, a Commissione appena eletta: c'era molto entusiasmo e magari anche qualche aspettativa. Nel 2013 - mi sembra nel mese di settembre - l'allora Assessore Baccega ci parlava della sua vacanza, era andato a vedere con i suoi occhi i nuovi Casinò, e ci ha detto che lo sfarzo, i lampadari, le scale e le moquette non vanno più bene, non sono più adeguate. Era il 2013; se avessimo pensato ai lavoratori invece che ai lampadari, alle moquette e allo sfarzo, forse oggi non saremmo qui. Forse la medicina non era guardare i lampadari, ma riuscire ad instaurare di nuovo un rapporto di fiducia con i lavoratori e soprattutto con il tessuto di Saint-Vincent. Lo ripeto, perché abbiamo male alle orecchie a sentire "Saint-Vincent". Questo importante Comune della nostra media Valle, insieme a Châtillon, è stato quasi dimenticato dalla politica, soprattutto non è stato mai messo nelle condizioni di interagire e di riuscire in qualche modo a dare un élan e a collaborare per il rilancio non solo del Casinò, ma anche di sé stesso, perché se si riesce a rilanciare un tessuto sociale sicuramente riparte anche un'azienda che in questo momento è in crisi. Credo che la legge del "non vedo, non sento e non parlo" oggi non ci sia neanche più in Sicilia, e quasi mi vergogno che venga utilizzata in Valle d'Aosta. Ritengo sia necessario avere degli anticorpi. È vero, gli anticorpi si creano: noi li abbiamo e siamo pronti ad affrontar "la malattia" con responsabilità, ma non facendo finta di cambiare metodo per non cambiare niente o per cambiare solo delle persone e usare gli stessi metodi.
I temi gestiti in questi anni, in questo modo, con questi metodi, e purtroppo con una maggioranza accondiscendente, avrebbero dovuto essere gestiti - come ha detto prima qualcuno - con responsabilità quasi maggiori, perché è importante quello che si dice, ma a volte è importante anche quello che non si dice appositamente; certo, far finta di niente è ancora più comodo! Cito qualcuno di questi temi gestiti in tal modo, giusto perché credo che in Valle d'Aosta si abbiano spesso problemi di memoria, mentre invece sia importante per tutti noi ricordarli: il personale delle pulizie degli uffici regionali - ne cito alcuni di piccoli, perché poi, sommati, diventano dei grandi problemi - o gli asili nido, le microcomunità. Ma vogliamo parlare di questa grande manifestazione del 4K organizzata da un'Amministrazione regionale quasi per dispetto nei confronti di altre cose già presenti sul territorio? Lo vogliamo dire? L'Istituto musicale e l'intromissione che c'è stata in questi periodi; le Sociétés savantes e quelle culturali sul territorio, che negli anni credo siano state il pilastro culturale che ha permesso alla nostra Regione di avere questa sua particolarità: dimenticate. La legge definita "Buona scuola", neanche concordata con gli insegnanti, sulla quale si sono dette bugie e ci si è autoconvinti che andava bene, tanto ora sono gli insegnanti delle varie scuole che devono fare i salti mortali: da una parte, per rispettare le leggi assurde che qualcuno qua tra l'altro ha voluto e, dall'altra, per non dimenticare che sono scuole e luoghi di istruzione, luoghi che preparano al futuro. E poi i temi riguardanti l'agricoltura e il turismo. Tutte queste problematiche si aggiungono alle "problematiche classiche", così io definisco quelle che hanno avuto grandi titoloni sui giornali; una di queste è il Casinò. Vorrei ricordare che, in modo altrettanto tranchant, qualche anno fa lo stesso destino lo hanno subito centinaia e centinaia di forestali. Noi non ce lo dimentichiamo, perché lo avevamo denunciato già allora e abbiamo ancora la memoria che ci sorregge. I problemi non sono risolti, anzi, si stanno incancrenendo.
Il collega Marquis è uscito, ma richiamo qualche suo passaggio, perché è stato quasi illuminante. In questi anni come maggioranza - o come maggioranze, perché ce ne sono state diverse - avete dato ogni volta una pastiglia al malato senza fare una diagnosi e senza capire quali erano i veri problemi: pensavate ai lampadari, alle moquette e alle grandi sale, quando i problemi erano altri, e lo sapevate, perché i dipendenti e i lavoratori già allora avevano segnato un'assemblea qua sotto, me lo ricordo come mi ricordo altre prese di posizione. Chi vuole alzare i tappeti lo faccia, quindi, ma non ci dica che non è consapevole di nascondere i problemi. Senza capire qual era la vera malattia avete dato medicine sbagliate, generando crisi sempre più gravi.
Io apprezzo le autocritiche, credo che errare sia umano e perseverare sia bestiale, quindi preferisco sempre chi sa fare autocritica. Su questo tema, sul quale oggi è entrato nel dettaglio il Capogruppo Chatrian, vorrei ricordare le audizioni del signor Frigerio, a cui è stata data nel 2008 la responsabilità di seguire la ristrutturazione, 120 milioni di euro dati probabilmente sulla fiducia di uomo del "cerchio magico", come lo definiamo spesso noi: la boria, la supponenza dentro a cerimoniali, a protocolli stucchevoli con i quali si presentava in audizione, che mascheravano le insicurezze e l'incompetenza, les sottises et les fredaines che in altre stanze invece o in altri piani venivano fatte sulla pelle dei lavoratori.
Io ho citato prima il territorio di Saint-Vincent e di Châtillon; credo che se dobbiamo uscire da questa grossa criticità ne usciremo solo tutti insieme, soprattutto con il territorio e soprattutto con i lavoratori. Ricordo che, per fare questo, il primo segnale di fiducia è rispettare quanto viene votato qui dentro. Nessuno è stato obbligato a votare la nostra risoluzione che prevedeva entro il 31 gennaio di fare un piano chiaro, fatto in modo serio, con dati attendibili, perché noi in questi anni - il collega Chatrian li chiama "dati farlocchi" - di dati farlocchi ne abbiamo visti. Erano dati che ci servivano per arrivare al giorno dopo, tanto per farci stare zitti, però un po' di esperienza l'avevamo, ognuno nel proprio settore, e non ci siamo mai cascati. Entro il 31 gennaio l'abbiamo votata tutti insieme, in quest'aula, e chi deve provvedere - perché è al Governo - lo doveva rispettare. Ricordo inoltre che il dl n. 100 - numero molto significativo - votato il 7 febbraio, che impegnava entro sessanta giorni alla presentazione da parte dell'organo d'amministrazione della società Casino S.p.A. di un piano di ristrutturazione aziendale, è stato anche questo disatteso, perché ci risulta - l'abbiamo letto nel comunicato dei sindacati - che il Presidente con nonchalance abbia fatto presente ai sindacati che se l'Amministrazione decide di non restituire i soldi che sono andati per la ristrutturazione non è mica un problema nostro.
Vorremmo ricordare che quello che si vota in aula - e questo vale per tutti, anche per la Giunta e il Presidente della Regione - dovrebbe essere rispettato. È vero che questa legge votata il 7 febbraio è stata fatta un po' in velocità, ma è stata votata credo "consapevolmente" anche dalla Giunta. Probabilmente doveva lavorare giorno e notte per ottenere un piano di ristrutturazione aziendale. Dobbiamo ricordare ancora altro? Ripeto: se ne uscirà solo con grande responsabilità da parte di tutti. Noi chiediamo che questa responsabilità sia chiarissima, soprattutto a livello di metodo.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Gerandin; ne ha facoltà.
Gerandin (GM) - È già successo altre volte che ci siamo trovati in quest'aula a parlare di fronte a lavoratori in difficoltà. Questa premessa mi tocca particolarmente, perché quando i lavoratori sono in difficoltà non c'è molta differenza, siano essi OSS, ai quali viene messo in discussione il posto di lavoro, o operai forestali che lavorano sessantasette giornate all'anno, ai quali non siamo riusciti a trovare all'interno della finanziaria 1 milione in più per farli lavorare magari centodieci giornate (quest'anno lavoreranno per novanta giornate). Ci sono poi anche loro, Assessore Perron, ci sono i dipendenti: aspettiamo ancora qualche sua risposta su come mai ha aggiudicato l'appalto delle pulizie con il 44 percento di ribasso per cui il personale porta a casa 378 euro di media al mese. Anche questi sono dipendenti. Oggi non è la giornata adatta per parlare di costoro, ma è solo per ricordare. È giusto che tutta la Valle d'Aosta sappia che vengano trattati e ricordati come una categoria di lavoratori che sono e rimangono in difficoltà. Oggi parliamo d'altro: parliamo di una minaccia di esubero di 264 persone. Non avremmo mai voluto affrontare tale argomento.
Vorrei solo ripercorrere un po' il passato, tenuto conto che nell'incontro avuto con i sindacati, i Capigruppo e la Giunta ho detto al Presidente che questo è il frutto di dieci anni di menzogne, Considerato che il Presidente mi ha detto che mi avrebbe risposto in aula, voglio ricordare perché dico "dieci anni di menzogne". Vorrei cominciare con ricordare che a tutt'oggi siamo ancora in attesa di capire, di fronte ad un piano di investimento di poco più di 80 milioni, come mai ne ha spesi 120. Chi ha autorizzato questi 120 milioni di spesa, perché nella pubblica amministrazione non esiste il discorso "io spendo e poi ristoro" come ha proferito qualcuno. Nella pubblica amministrazione, soprattutto quando sono società pubbliche, esiste un principio che vale per tutti: io spendo secondo le disponibilità finanziarie che ho, secondo quanto ho a bilancio; se non ho sufficienti risorse chiedo di averle a bilancio, ma non vado a chiederle a posteriori. Siamo ancora in attesa di capire chi ha autorizzato questo! Siamo ancora in attesa di capire come mai la Regione nel 2014 ha ricapitalizzato per 60 milioni un piano di ristrutturazione aziendale racchiuso in un fronte/retro di un A4. Questo è quanto ci è stato presentato! Può darsi che voi dell'Esecutivo avevate altri piani, però all'epoca ricordo, Presidente e Assessore, che noi non avevamo disponibilità della documentazione, ce la negavate. Non avevamo accesso agli atti. Ci è voluto un atto di coraggio del Cinque Stelle - e lo ricordo sempre volentieri - fino alla magistratura se adesso siamo riusciti a fare un minimo di verifica e avere cognizione di cosa parliamo. Per tre anni in quest'aula ho detto con mie parole, condivise dal gruppo UVP a cui appartenevo, che questo bilancio con 30 milioni di imposte anticipate era assolutamente inattendibile. È stato detto, ma qualcuno ha fatto finta di niente, ha detto che il Codice civile ce lo permette. Certo, il Codice civile permette di riconoscere imposte anticipate, alla condizione di avere un bilancio vero e controllabile: che la società che lo prevede abbia un utile. Voi per tre anni lo avete riconosciuto, avete fatto finta di niente, e questo comporta che quando si prevedono 30 milioni si minimizzano le perdite di esercizio per 30 milioni: significa semplicemente che prima o poi si va in difficoltà di cassa, perché è come se io prevedessi 30 milioni di entrate e poi non le ho. Questo ha comportato le difficoltà di cassa che ora sta vivendo l'azienda.
Assessore Perron, all'incirca sei mesi fa lei ha ancora negato in quest'aula che ci fossero necessità di ricapitalizzazione. È vero che ha aggiunto "al momento", gliene do atto: "al momento, non ci sono difficoltà di carattere finanziario o necessità di ricapitalizzazione". Io non so se lei all'epoca mentiva sapendo di mentire oppure non ne era a conoscenza. In entrambi i casi non è un alibi per lei, Assessore, perché riconoscere a fine anno una perdita di esercizio che ha portato a più della metà della riduzione del capitale sociale non le fa onore! Non le fa onore, Assessore al bilancio con la delega al Casinò, negare pubblicamente in quest'aula una situazione di carattere economico così disastroso.
Presidente, io mi aspettavo che di fronte ai sindacati lei dicesse perché non ha rispettato la data del 31 gennaio per proporre un piano come Esecutivo, siamo ancora in attesa. Questo era l'impegno che si era preso all'atto dell'approvazione della legge di bilancio in cui si fissava il termine del 31 dicembre per presentare un piano di risanamento economico. Cosa è successo, quali sono i motivi per cui non è stato presentato? C'erano le scorciatoie, quelle che lei ci ha presentato, Presidente, quando in un primo tempo ci ha parlato di ristoro? Quando in un secondo tempo, poi, fallita la prima opzione, ci ha parlato di investimenti spesati? Non esistono nel pubblico, in aziende che devono rendere conto alla pubblica amministrazione, aziende in house a totale capitale sociale, queste terminologie. Non avete convinto neanche i vostri, altro che convincere noi! Neanche i vostri avete convinto, perché si sono sentiti ulteriormente presi in giro.
Ulteriori menzogne, Presidente, le ha dette anche qualche ora fa, quando ha detto che è stata fatta una valutazione sui lavori documentati, e nella documentazione che comprova lavori fatti su mandato della Regione lei ha parlato di "spesa autorizzata", quindi di debito verso la società. Nella pubblica amministrazione non esistono i debiti verso una società, a patto che non siano debiti fuori bilancio, perché non c'è uno straccio di prova che comporti impegni finanziari negli anni, non c'è! Ce li porti, Presidente, ce li faccia avere! Non ci ha fatto avere niente, salvo la "finanza creativa": quella di inventare termini per cercare di rimescolare il minestrone per confondere le idee. Nella pubblica amministrazione c'è un obbligo molto chiaro: non basta avere una legge - che ha citato anche ai sindacati, i quali penso siano stati un po' presi in giro in questo momento, come certamente ha preso in giro i cittadini valdostani, perché ci hanno rimesso 60 milioni nel 2014 - e poi dimezzare il capitale sociale; certo, Assessore, è esattamente così, avete buttato 60 milioni di capitale pubblico, salvo poi, due anni dopo, dimezzare il capitale sociale. Chapeau! Questo è prendere in giro i valdostani con i soldi dei valdostani. Avete preso in giro pure i dipendenti della Casino, perché con questo li avete illusi di mettere mano al portafoglio per cui hanno contribuito per 5 milioni anche loro, per trovarsi poi, dopo due anni, in questa situazione. Avete illuso i sindacati, hanno siglato quasi tutti perché l'accordo presentato lo ritenevano positivo, invece si è dimostrato che chi ha pagato sono sicuramente i lavoratori, ma chi non ha fatto nulla in questo momento è l'azienda e, soprattutto, la politica.
Aggiungo ancora qualcosa, tenuto conto che la legge citata, e ci tengo a sottolinearlo, la legge n. 49 all'articolo 3 cita che "la Giunta regionale sottopone all'approvazione del Consiglio regionale un piano di investimenti per lo sviluppo della Casa da gioco, del Grand Hôtel Billia realizzati da Casino de la Vallée S.p.A.. La Regione può intervenire per il finanziamento degli investimenti previsti dal piano di cui al comma 1 [...] la cui entità è determinata annualmente con legge finanziaria". Non c'è una finanziaria che preveda un euro! Riconoscerlo adesso, le ripeto, è un debito fuori bilancio: significa certificare che avete volutamente aggirato una norma del Patto di stabilità - qualcuno ha parlato di escamotage - tenuto conto che avevamo un vincolo in tale patto.
C'è un altro problema che ho sollevato prima. Noi, per svariati anni, non abbiamo mai avuto accesso agli atti, perché ci veniva esclusivamente mostrato il bilancio e, su quel poco che avevamo, abbiamo provato a fare qualche analisi sull'andamento societario. Quindi, bontà nostra, ci siamo limitati a dire che in tre anni le imposte anticipate non avevano titolo. Questo era quello che emergeva, quello che ha certificato l'Agenzia internazionale e quello che la politica ha fatto finta di non vedere. Pertanto confermo quanto ho segnalato: questa situazione è frutto di dieci anni di menzogne sicuramente da parte del Presidente, perché io penso che la responsabilità sia tutta sua, con complici fidati e servi sciocchi. Decidete voi chi sono i complici fidati e chi sono i servi sciocchi.
L'azienda non ha mai agito in autonomia, è stato detto e confermato nell'audizione che il management, i quadri, coloro che avrebbero poi dovuto riportare direttamente all'Esecutivo o comunque ad una parte di esso, o comunque tiravano le file, quelli continuavano ad avere promozioni in barba alle capacità. Non è mai stato fatto un piano di riqualificazione interno, di quello non se ne parla. Ci è stato confermato che le risoluzioni dei contratti con i vari manager hanno sempre avuto il benestare da parte della politica, come pure le buone uscite.
Arrivo alla parte più importante, perché questa è una ricostruzione e penso che ai dipendenti della Casino interessi relativamente poco di chi è la colpa. Vorrei provare ad entrare nel merito di quello che, a mio parere, è il vero problema. Il vero problema è che dal 2010 ad oggi è uscita fuori la reale situazione della Valle d'Aosta. Presidente, un discorso è amministrare quando si deve distribuire, altro discorso è amministrare quando si deve far crescere la Valle. Dal 2010, da quando abbiamo portato a casa i dieci decimi, la Valle d'Aosta ha cominciato a sprofondare, non abbiamo più avuto i contributi dallo Stato, ma non siamo riusciti a far crescere la Valle. Nei tempi belli dove c'erano tanti quattrini, dove tutto aveva un prezzo: i favori, i posti di lavoro, i contributi, per gli amici c'era tantissimo, ma c'erano anche le briciole per tutti. Questa è la politica che abbiamo continuato a portare avanti, anche dal 2010 in poi.
Presidente, io le dico in tutta sincerità che in questo momento il vero problema della Valle è lei. Lei non ha più una maggioranza politica, salvo una parte dell'Esecutivo e qualche stampella. Lei, che qualcuno ha chiamato in quest'aula "pifferaio magico" o "cerchio magico", se vuole veramente bene alla Valle d'Aosta deve fare un passo indietro. E prima di fare un passo indietro le chiedo magari ancora uno sforzo.
Vengo alla risoluzione, che forse è la cosa che interessa di più ai lavoratori, perché parlarci addosso probabilmente non risolve nulla. Io non so se abbiamo scritto questa risoluzione in maniera che, eventualmente votandola, possa avere esecuzione nella sua interezza, e mi riferisco alla prima parte in cui si dice di operare per sospendere immediatamente l'apertura ufficiale della procedura n. 223 di licenziamento collettivo. Io penso che in questo momento ci sia una necessità impellente, e sicuramente può farlo lei e nessun altro: prenda il telefono e, prima della replica, provi a sentire direttamente l'Amministratore delegato - che ora ha rassegnato le dimissioni - se si può sospendere questa procedura per quindici, venti giorni, ci dica lei, affinché in questo tempo massimo la politica possa dare una risposta. La politica non può dare una risposta se in questo momento chi ha fatto questo disastro continua a guidare questo disastro. Dieci anni di menzogne non si possono dimenticare.
Pertanto le chiedo, Presidente, non per me, ma per rispetto di coloro che stanno ascoltando, dei lavoratori che vorrebbero avere una risposta entro oggi, di prendere il telefono: chiami l'avvocato Sommo, gli chieda qual è la situazione, se per caso non ce l'ha chiara, se si può sospendere questa procedura per quindici, venti, quaranta giorni, non ho idea di quanto, ci dica lei il termine. L'impegno politico dovrà poi essere quello di prendere una decisione, ma senza scappatoie e senza scorciatoie; una decisione che tenga conto della legge attuale - e la leggo solo per chiarezza - che per tali situazioni, con bilanci in passivo da più di tre anni, preveda semplicemente questo: "tutto è subordinato a un piano che dovrà essere idoneo a consentire il risanamento dell'esposizione debitoria, ad assicurare il riequilibrio della situazione finanziaria. Tale piano per legge deve essere attestato anche in punto fattibilità da un professionista indipendente, cioè non legato alle imprese e a coloro che hanno interessi nell'operazione di risanamento" (nel nostro caso, in primis l'ente pubblico, titolare delle quote). È la legge Madia, non l'abbiamo scritta noi, è una legge dello Stato. Pertanto le chiedo davvero, non per la minoranza, ma per rispetto dei cittadini che vogliono una risposta, di dirci se si può sospendere questa procedura e qual è il termine massimo entro cui la politica deve rispondere. Noi avremo le nostre responsabilità, ma sono quelle di tre anni e mezzo abbondanti di minoranza, in cui abbiamo continuato a ripetere queste cose in quest'aula e qualcuno ha fatto orecchie da mercante. A me dispiace leggere notizie quali quella di 120 milioni di richiesta danni da parte della Corte dei Conti, ma noi abbiamo detto in quest'aula che il rischio era quello: non si fanno ricapitalizzazioni da 60 milioni con il fronte/retro di un A3! Questa è la reale situazione, per cui faccia un ultimo sforzo, Presidente: provi ad informarsi, ci dica qual è la reale situazione e la tempistica massima entro cui la politica deve dare una risposta ai cittadini, soprattutto ai lavoratori che in questo momento sono in aula e stanno ascoltando.
Dalle ore 16:40 assume la presidenza il Vicepresidente Farcoz.
Farcoz (Président) - La parole à la collègue Morelli.
Morelli (ALPE) - È un dibattito molto acceso, come giustamente questo tema richiede. Non è consolante, colleghi, constatare che "noi l'avevamo detto"; non lo è assolutamente quando ci si riferisce ad un disastro come quello che vediamo oggi, per quello che era uno dei gioielli di famiglia della Valle d'Aosta. Oggi sono state usate allegorie diverse per definire questo disastro: c'è chi ha parlato di "malato terminale" e chi ha parlato di "valanga".
Noi, come gruppo ALPE, dopo l'ultima seduta del 7 febbraio in cui è stato votato il disegno di legge n. 100, seduta finita in tarda serata, ci siamo recati al Casinò. Devo dirvi che è stata un'impressione terribile, desolante; era un martedì sera, e ci hanno detto che il martedì sera non c'è molta gente, ma era vuoto! ci saranno state trenta persone che si aggiravano in mezzo ai tavoli, dove i croupier aspettano in piedi che qualcuno arrivi, ma nessuno arriva! Io ho provato francamente un senso di impotenza da non sapere cosa dire a questi lavoratori che si aspettano delle risposte dalla politica e che non fanno distinzioni: voi siete di ALPE, quindi non avete mai governato e quindi non avete responsabilità. Si aspettano risposte concrete, non proclami, non soluzioni dilatorie, si aspettano risposte serie, quelle che evidentemente fino ad oggi la politica non è riuscita a dare loro.
Il collega Marquis evocava prima il lavoro svolto in Commissione. Il lavoro in Commissione è stato importante. Noi - in particolare il collega Chatrian, che ha approfondito il tema in tutti questi anni - abbiamo sollevato più volte quali erano le criticità, lanciato campanelli d'allarme e sovente siamo stati derisi, ma non importa, questo è il nostro ruolo e credo che lo facciamo dignitosamente. Il lavoro in Commissione, però, non è stato solo utile per noi che abbiamo avuto conferma di ciò che forse non così dettagliatamente sapevamo, è stato utile per chi dai banchi della maggioranza ha avuto bisogno di testimonianze dirette, di vedere scritto nero su bianco dalle verbalizzazioni scritte ciò che le persone che abbiamo audito sono venute a raccontarci sugli errori di questi anni, sugli sprechi immani avallati dalla maggioranza e portati avanti da una Presidenza che non possiamo che definire "scellerata". È chiaro che non è solo la legge Madia che ci impone di fare un piano industriale di rilancio, ma è evidentemente il buon senso. Come si può ancora immaginare di destinare delle risorse pubbliche, sottraendole ad altre necessità, se non vi è un piano di rilancio? Un piano di rilancio minimo, perché ci pare che in questi anni neanche il minimo sindacale sia stato fatto. La casa da gioco è una ricchezza per il territorio valdostano, ma ormai non c'è più nessuno che la considera tale. Dal punto di vista turistico - richiamo ancora quanto diceva il collega Marquis, che peraltro è della zona e capisce bene il problema - non è stato fatto neanche il minimo sindacale. Da un'inchiesta fatta per l'Adava sui punti di attrazione principali della nostra Regione, che corrispondono poi a ciò che gli operatori del territorio, gli albergatori, i commercianti e i ristoratori promuovono in primis e consigliano ai turisti di andare a visitare, il Casinò non compare: il Casinò è sparito dall'offerta turistica valdostana. La dirigenza, il management non si è preoccupato di coinvolgere quantomeno gli operatori del territorio. Se non abbiamo le risorse per fare marketing all'esterno, quantomeno il minimo all'interno della nostra Regione!
La posizione dei sindacati. La posizione dei sindacati può creare un certo sconcerto, ma dobbiamo tenere conto che i sindacati svolgono un ruolo di difesa dei lavoratori, e ciò che hanno scritto nel comunicato, laddove si dice che "i lavori sono costati circa 103 milioni di euro e l'Amministrazione regionale al momento non ha provveduto, in base agli obblighi assunti, a rimborsare all'azienda quanto dovuto", questa, che può sembrare un'affermazione forte e anche un po' anacronistica, considerata dal punto di vista dei sindacati è legittima! I sindacati si sono rapportati con la proprietà. Se qualcuno ha fatto intendere loro che l'Amministrazione regionale è tenuta a rimborsare al Casinò 103 milioni di euro, è comprensibile poi che i sindacati dicano di versare questi soldi per evitare che la nave affondi. In realtà però non è così; chi ha affermato e chi ha sostenuto questa tesi la difenda, ma non è così. Queste sono asserzioni del Presidente della Regione, ma non è così. Queste sono motivazioni tirate fuori dal cappello all'ultimo momento, altrimenti perché non averli già rimborsati prima se questi soldi andavano rimborsati?
Oggi da più parti arrivano le invocazioni a riflettere tutti insieme, a fare atto di responsabilità. Nessuno di noi si è mai sottratto ad alcuna responsabilità, ma le soluzioni devono essere confacenti al momento di gravità, non soluzioni finanziarie che in fondo non farebbero che ritardare l'effetto negativo. Bisogna mettere in campo tutte le soluzioni possibili: la riorganizzazione all'interno della casa da gioco, il costo del lavoro, il rilancio, mettendo insieme tutti quei possibili elementi che possono far sì che il Casinò di Saint-Vincent, risorsa importantissima per la nostra Regione, non coli a picco. Sono soluzioni che devono certamente tenere conto delle rivendicazioni dei lavoratori, ma devono anche tenere conto - e di questo dobbiamo essere coscienti tutti noi, come i lavoratori, i rappresentanti dei lavoratori e i sindacati - di ciò che la gente fuori si aspetta, di ciò che la gente pensa. Devono essere soluzioni equilibrate, giuste, perché se c'è da fare un sacrificio è giusto che venga fatto da parte di tutti.
Chiudo ritornando alla risoluzione, già evocata da altri colleghi in precedenza, la risoluzione che come ALPE, Movimento Cinque Stelle e Gruppo Misto presentiamo. Prima di prendere un impegno collegiale di responsabilità, riteniamo che debbano essere ben chiare le responsabilità e a chi sono in capo. Non si può far finta di niente. Oggi fortunatamente tanti colleghi stanno facendo autocritica, stanno riconoscendo che forse non era esattamente come pensavano fosse, o come qualcuno voleva far credere loro che fosse.
Noi oggi chiediamo che vengano messe in luce le responsabilità di chi ha prodotto questo disastro, e chi ha prodotto questo disastro non può essere la persona ideale per salvare la situazione. Non è chi ha causato questo disastro che può risolvere il problema e rilanciare la casa da gioco, e nemmeno chi ha negato il disastro, chi ha fatto finta, chi ha millantato o chi ha sostenuto. C'è veramente bisogno di un'opera di pulizia preventiva. Io credo che poi da parte di tutto il Consiglio regionale ci sarà una presa di responsabilità, perché è interesse di tutti salvare la casa da gioco e, anzi, rilanciarla.
Dalle ore 16:50 riassume la presidenza il Presidente Rosset.
Rosset (Presidente) - Ha chiesto la parola il Consigliere Fosson; ne ha facoltà.
Fosson (PNV) - Stiamo parlando del Casinò di Saint-Vincent, di quella che era una bella realtà della Valle d'Aosta - anche la Valle d'Aosta era una bella realtà - una realtà al limite del concesso, perché il gioco d'azzardo non è ammesso in Italia, tranne che per quattro case, per concessione del Ministero. Aveva una clientela particolare, di lusso, ma è solo il ricordo dei bei tempi di una mission e di una situazione particolare; una clientela di lusso che dava sicuramente lustro anche al territorio. Da qualche anno il quadro è completamente cambiato, ma qualcuno non se ne è reso conto e non se ne rende conto ancora adesso. Non è più il tempo dello champagne millesimato, la realtà è anche quella dei cinesi che qualche volta sputano. Certo, il Billia doveva essere ristrutturato, lo sappiamo tutti, ma in relazione a questo nuovo quadro, non al vecchio, non a clienti che non ci sono più, non a numeri di ospitalità che non possono essere colmati.
La politica ha continuato a determinare le scelte e il futuro della casa non rendendosi conto di quanto stava succedendo: che il quadro era completamente cambiato. Si pensa ancora adesso di risolvere il problema di questa azienda che perde ogni mese, nonostante le grandi professionalità, le capacità e una situazione anche logistica particolare, dando ulteriori finanziamenti regionali. Quando un'azienda non funziona, e ne abbiamo viste tante in Valle, non sono arrivati gli stessi finanziamenti che sono arrivati e che si chiede arrivino di nuovo al Casinò, 60 milioni di euro di ricapitalizzazione che dovevano essere la soluzione più giusta e corretta dal punto di vista amministrativo. Vediamo in questi giorni che probabilmente questo non è stato. Non è solo un problema di scelte sbagliate, ma anche di aver coinvolto in un rischio personale chi si è fidato di certe soluzioni amministrative. In questo momento noi non vogliamo apparire come coloro che non hanno soluzioni. Qualcuno ha la soluzione di dare un ulteriore finanziamento, anche se non l'abbiamo dato a tutte le altre aziende della Valle d'Aosta, anche se probabilmente non era giusto neanche dare quello che in passato doveva essere dato con una legge (in Giunta era stato presentato così e poi, invece, è diventato un atto amministrativo del Consiglio). Vedremo che cosa ci richiederà la Corte dei Conti e che deduzioni farà. Certo, le implicazioni personali non sono irrilevanti e voglio vedere chi poi in maggioranza sosterrà un ulteriore fidanzamento di questo tipo.
Qual è la nostra soluzione, cosa proponiamo? Innanzitutto una, Presidente: non vogliamo più buttare via dei soldi. Non buttiamo via i soldi che sono della comunità valdostana, ma anche dei lavoratori del Casinò, perché questi soldi, se vengono messi lì e non risolvono il loro problema e la loro situazione, non servono assolutamente a niente, tantomeno a loro! Non siamo sicuramente per mandare a casa la gente. Se il grosso problema del Casinò è di avere entrate minori, meno gente che viene, se noi diminuiamo ancora l'offerta le entrate diminuiranno ancora. Il problema del Casinò è aumentare le entrate, scegliere un altro tipo di clientela, orientarsi con un marketing diverso. Non si possono più buttare via i soldi illudendo tutti che questa problematica si risolverà e poi andrà tutto bene. La riorganizzazione è necessaria, ma prima di versare di nuovo dei fondi.
Mi sembra che l'aver lavorato in II Commissione, aver avuto dei dati, aver potuto toccare con mano quello che prima invece avevamo accettato solo più a fiducia, sia stato molto significativo: è emersa la necessità di una riorganizzazione per aumentare le entrate, per dare una maggiore validità al Casinò e aumentare la possibilità di lavoro per chi in questo momento è lì dentro. Buttare via dei soldi ulteriormente e metterli lì senza una riorganizzazione risolve il problema per qualche mese, ma non lo risolve alla base. Noi siamo per risolvere il problema alla base.
Poi mi permetta, Presidente, il fatto che sia partito un piano di riorganizzazione aziendale con dei licenziamenti... noi abbiamo lavorato in questi giorni non per allungare i tempi, ma proprio per cercare di risolvere e di affrontare a trecentosessanta gradi questo problema. Abbiamo approvato una legge, ma non abbiamo mai condiviso il fatto che si partisse innanzitutto con dei licenziamenti. Questo non era nelle nostre intenzioni, non è quello che avevamo voluto raggiungere dopo mesi di lavoro. Si è voluto portare il problema all'esasperazione: portiamo queste persone qua sotto, facciamo vedere loro che hanno diritto al lavoro. È vero, ma questa è un'esasperazione. Si è messo in luce che si voleva tritare tutto, anche le esigenze dei lavoratori. A qualcuno questi lavoratori non stanno a cuore, come non stanno a cuore tanti altri problemi e tanta altra gente che vive in Valle d'Aosta, perché è in atto uno scontro politico nel quale si può tritare tutto, anche coloro che perdono il lavoro.
Presidente, il collega Marquis parlava di medicina, di sanità; io non so lei, ma personalmente non mi farei operare da un chirurgo che mi ha già operato due o tre volte e non ha risolto il problema, ne cercherei un altro. Forse per la dignità di tutti, ma soprattutto dei lavoratori, il problema che dobbiamo affrontare è questo: qualcuno ha sbagliato, qualcuno non sa fare questo intervento, e comunque come modalità di approccio non sa sicuramente mettersi a guardare che altri più capaci lo facciano, è su questo che bisogna ragionare. Non si può più andare avanti con una gestione e con una direzione di questo tipo.
Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Laurent Viérin; ne ha facoltà.
Viérin L. (UVP) - Intervengo da questi banchi, dove in questi ultimi anni abbiamo più volte parlato di Casinò e portato avanti più volte diverse battaglie su diversi dossier, ma diciamo che il dossier Casinò è stato quello che forse maggiormente ha animato quest'aula.
Eravamo in quest'aula con gli stessi lavoratori del Casinò quando cadeva la Giunta nel 2014, e la Giunta nel 2014 cadeva semplicemente per un impegno che non andò a risolvere una citazione politica, ma che portò ad una presa d'atto della mancanza di numeri per una maggioranza, proprio perché si discuteva di gestione, di scelte sbagliate, di fallimenti, soprattutto di scelte scellerate che avrebbero poi portato in futuro grandi problemi per il Casinò. Non che da altri banchi non abbiamo portato avanti le medesime battaglie, lo facevamo già nel 2012. Abbiamo appreso oggi dagli organi di informazione che ci sarebbero i primi accertamenti sulla "famosa delibera" con eventuali responsabilità contabili. Mi ricordo che già nel 2012 ci fu una discussione molto animata prima di arrivare all'approvazione di quella famosa delibera, che peraltro non votai non andando in Giunta, proprio perché già all'epoca ci furono divergenze su visioni amministrative per un salvataggio la cui concessione di fondi al Casinò non era accompagnata da un piano di rilancio e sulla quale noi avevamo dei dubbi. Iniziò in quel 2012 la prima autorizzazione a contrarre mutui per 50 milioni e non mi presentai in Giunta, così come anche altri colleghi. Sempre nel 2012, ci fu poi un'altra delibera e si arrivò ad altri atti che citerò. Questo per dire che le battaglie si fanno anche all'interno degli organi di cui si fa parte. Lo dico perché spesso, anche in queste ultime settimane di Giunta, sembravamo essere coloro che volevano sempre essere contro certe decisioni, ma lo facevamo in senso costruttivo.
In questi ultimi mesi e in queste ultime settimane non abbiamo condiviso questo ulteriore finanziamento di 43 milioni, come nel 2014 fummo estremamente contrari al finanziamento di 60 milioni. Sono tutti pezzi che oggi fanno parte di un dossier la cui responsabilità è sicuramente amministrativa e contabile, ma anche politica. Oggi pertanto noi non possiamo sottrarci a queste medesime battaglie, soprattutto siamo obbligati ad esporre alcune considerazioni, e forse anche a fare scelte forti, proprio perché non vogliamo analizzare questa situazione solo all'ultimo minuto di gioco. Per capirci, non è che al novantacinquesimo minuto, in zona Cesarini, si può riuscire a risolvere una situazione che purtroppo - e altri colleghi lo hanno detto - si sta protraendo da diversi anni. Non vogliamo neanche venire qui a dire "l'avevamo detto" piuttosto che "siamo stati i più bravi". Abbiamo sempre cercato semplicemente di portare le nostre opinioni in quest'aula, da questi banchi o da quelli della Giunta, banchi che abbiamo ricoperto più di una volta anche dopo il recente accordo, dicendo che avevamo una visione diversa e che la nostra visione di rilancio del Casinò non poteva passare attraverso un finanziamento tout court senza una visione d'insieme.
Oggi forse si sancisce un fallimento della politica: lo hanno detto i sindacati, i lavoratori, si è letto dagli organi di stampa e di informazione anche dopo l'incontro che i sindacati hanno avuto con la politica. È chiaro questo fallimento non fa piacere a nessuno. Non crediamo neanche che la politica oggi possa esimersi dall'assumere delle decisioni per cercare di salvare la casa da gioco, anche se più il tempo passa - e questo si dice da anni - e meno la soluzione potrà avere gli esiti che noi tutti auspichiamo. Sicuramente ci fa strano che i manager di questi ultimi anni abbiano avuto come unica intenzione quella di tagliare il personale, quando immagino che la politica e chi li ha chiamati - voi, in questo caso - li abbia chiamati soprattutto per aumentare i ricavi (qualche sindacalista ce lo ha giustamente ricordato).
Noi siamo quindi contrari al taglio del personale visto come misura che oggi forse va anche a coprire responsabilità del passato che si potevano evitare. Questo lo diciamo, perché l'obbligo che abbiamo oggi - ed è quello che più ci dispiace - è che si sia tentato in questi giorni e in queste settimane di fare macelleria sociale sulla pelle dei lavoratori, cercando di addossare politicamente a qualcuno responsabilità che non si hanno. Noi non condividiamo la tesi del "tutti uniti". Sicuramente si può essere uniti per delle soluzioni, ma non lo si può essere nell'assunzione di responsabilità che non si hanno, senza voler per forza dire che qualcuno è più bravo, ma quando qualcuno non ha le responsabilità, siano esse politiche o sindacali - perché anche quelle ci sono - o di altri soggetti quali la proprietà piuttosto che il management, le deve riconoscere chi invece le ha. Dopodiché altra cosa è trovare le soluzioni. Oggi non possiamo però addossare su qualcuno, facendo macelleria sociale, la responsabilità che non ha.
In questi anni 2012, 2014, 2015 ci sono state ancora ulteriori discussioni sui finanziamenti che sono arrivate fino al 2016, anno in cui una grande discussione prima del bilancio rimanda - altri hanno già ripercorso i passaggi - a delle decisioni che si protraggono: non abbiamo ancora visto un piano di rilancio che doveva arrivare entro fine gennaio e non si intravvedono soluzioni. Oggi è un po' semplicistico affrontare solo un pezzo e solo il finale di questa vicenda, anche e soprattutto per arrivare alle soluzioni che la comunità ci chiede, e ce le chiede evitando di mettere il Casinò contro altri settori, perché quello che è avvenuto, anche in termini di macelleria sociale, è stato per una realtà. Noi siamo arrivati in Consiglio, qualche anno fa - l'Assessore Marguerettaz se lo ricorderà - e la gestione orizzontale che si pensò all'epoca era quella che doveva risolvere il disastro del Casinò dell'epoca. Peccato che in quegli anni il Casinò portava centinaia di milioni nelle casse della Regione, e negli anni non è poi più stato così.
Oggi non si può tornare troppo indietro nel passato, non serve a niente rivangare troppo ciò che è successo; serve sicuramente arrivare a delle soluzioni, ma serve anche far chiarezza prima di arrivare alle soluzioni. Oggi non possiamo esimerci dalle responsabilità evitando che qualcuno dia sempre patenti agli uni e agli altri, dimenticando di fare a sé stesso un minimo di autocritica per dire che forse abbiamo sbagliato, al di là poi di farsi giudicare da altri palazzi, e non va a bene. Anche perché - lo dico anche ai Consiglieri o agli Assessori che sono alla prima legislatura - quando ci sono contestazioni di entità importanti, diventa poi tardi capire che forse un po' più di prudenza sarebbe magari servita o serve per prendere in condivisione e assumere decisioni che tutelano sia l'azienda di riferimento, sia la comunità, ma anche soprattutto le scelte che gli amministratori assumono senza poi prendersi responsabilità che non hanno. Le due esigenze che abbiamo oggi sono quindi quelle di fare chiarezza e trovare delle soluzioni.
In questi anni abbiamo assistito e discusso in quest'aula sulle scelte, le strategie di marketing, i giocatori cinesi che dovevano arrivare e non sono mai arrivati, e quelli che sono arrivati - lo diceva qualcuno - non sono coloro che si sperava arrivassero. I manager, che in Commissione hanno continuato a dire che la politica diceva di fare certe cose e quindi la responsabilità politica non è loro: sono stati lautamente retribuiti e poi hanno abbandonato la Valle, anche gli ultimi, e che oggi non hanno alcun tipo di responsabilità. Sono scelte fallimentari di strategie di questi anni. Vogliamo parlare nuovamente dei lavori della casa da gioco? Io credo che i verbali di questa Assemblea siano veramente pieni di discussioni milioni sui lavori, su questi 100 che noi avevamo semplificato con "i 100 milioni di cartongesso" per arrivare alle note colorite in quest'aula, quando arrivarono le dimissioni, parlando della "pecora nera", del "cerchio magico", delle imposte anticipate attive che il collega Gerandin ha ricordato. Tutte azioni che non solo non hanno prodotto un miglioramento della situazione della casa da gioco, ma che hanno semplicemente peggiorato una situazione che oggi è diventata tensione sociale. È importante ricordarlo oggi, lo abbiamo ricordare, non possiamo fare finta che questo non esista.
In questi anni la forza lavoro è stata bistrattata, ce lo hanno ricordato i lavoratori. È vero, sono gli unici che hanno dato un contributo in senso responsabile a questa azienda, e la politica non ha fatto niente. Ma come poter dare torto a queste persone? Come possiamo dare torto a chi ha gestito il Casinò da un punto di vista politico e chi ha gestito il Casinò per il tramite della politica in senso manageriale? È lì che oggi dobbiamo dirci in che misura vogliamo continuare a far finta che queste cose non esistono, se vogliamo ancora continuare ad assumere decisioni con le medesime persone da una parte e dall'altra, al di là del finanziamento che ancora oggi - si dice - si potrebbe dare attraverso un mutuo piuttosto che... Ma se noi continuiamo a dare finanziamenti, non cambiamo le persone e non cambiamo il modo e i piani di rilancio di questa azienda, fra sei mesi saremo di nuovo qui con i lavoratori che verranno a chiederci che cosa abbiamo fatto. Avremo dato loro un po' di ossigeno. Dopodiché quali sono le azioni? Questo piano di rilancio non doveva arrivare entro gennaio? Non è arrivato.
A noi risulta che la II Commissione si sia messa a lavorare, così abbiamo percepito, nel senso che poi - come altri colleghi ricordano - abbiamo votato tutti una legge, a seguito della mancanza dell'arrivo di questo piano di sviluppo a gennaio. A febbraio, i primi giorni di febbraio, la II Commissione ha esautorato di fatto la Giunta, e io ho avuto modo di dirlo. Ha agito attraverso una legge, che peraltro non è stata rispettata in queste lettere di licenziamento, neanche dalla proprietà nell'assemblea che è stata fatta, perché questa legge parlava, e parla, di un'azione che deve essere accompagnata da un piano da presentare entro sessanta giorni, eventualmente anche per una ristrutturazione finanziaria, che deve arrivare - come ricordano anche le disposizioni della legge Madia - solo se a monte c'è un piano di ristrutturazione e di rilancio o comunque un piano strategico.
Al di là del fatto che ognuno di noi, per il proprio pezzo e per le proprie deleghe avute in questi anni, voglia o meno dare o assumersi le proprie responsabilità qui, noi diciamo che la politica del ricatto di questi giorni - dove si dice chi sono i buoni e chi i cattivi, quelli che vogliono mandare a casa i lavoratori sono coloro che non hanno voluto finanziare questi 43 milioni, mentre i buoni sono coloro che vorranno finanziare ancora - non è proprio così. Noi abbiamo avuto modo di protestare sia in maggioranza che in Giunta, e anche in quest'aula, perché noi non ci assumiamo la responsabilità di avere in questo momento bloccato dei finanziamenti propedeutici a dei licenziamenti. Noi abbiamo semplicemente cercato di agire con strade amministrative percorribili, anche attraverso pareri che ci dicevano quello che si poteva fare. Sicuramente bisognava chiedersi cosa è stato fatto prima per evitare che questi licenziamenti potessero arrivare e non arrivassero.
Oggi noi siamo sicuramente per fermare questi licenziamenti, ma siamo anche per ricordarci che la politica oggi in modo serio deve agire in base a quel dl n. 100 - la legge n. 2, come viene definita - affinché ci siano le azioni conseguenti di quella legge, che non sono ancora arrivate. Nelle nostre intenzioni l'idea di tutti era quella di nominare dei manager, magari anche solo uno che sia un po' un commissario straordinario, che possa mettere un po' di ordine in questa azienda anche ai livelli apicali che in questi anni hanno continuato a portare avanti le decisioni, al di là di chi era al vertice, perché anche nel vertice un po' più defilato si annidano le decisioni spesso sbagliate di questi ultimi anni. Noi crediamo che la politica del ricatto non possa funzionare, soprattutto che il Casinò sia stato fatto morire e che oggi non si vogliano vedere queste responsabilità.
Siamo sicuramente tutti qui per cercare le soluzioni, e vorremmo anche che si potesse evitare di far odiare il Casinò ancora una volta dalla comunità valdostana, perché abbiamo anche tanti altri settori che soffrono. Ingenti finanziamenti tout court senza piani hanno spesso portato il Casinò ad essere odiato dagli altri settori e dalla comunità in generale. Siamo stati noi i primi a dire che non era giusto andare ancora a prendere i soldi dei valdostani per finanziare il Casinò, che la politica e la parte manageriale non aveva una seria volontà di fare cose per riportare il Casinò almeno a quello che noi tutti vorremmo potesse tornare. Noi crediamo nell'atteggiamento costruttivo che abbiamo cercato di mettere in piedi in questi mesi; su questo passaggio politico abbiamo preso atto che non è compatibile con le altre decisioni, abbiamo cercato di manifestarlo in tutta onestà, perché non vogliamo passare come coloro che fermano delle azioni assumendo responsabilità che non abbiamo.
Lo abbiamo detto al Presidente, come lo abbiamo detto ad altri colleghi: se ci sono i numeri per poter andare avanti, che si vada avanti. In Giunta, quando abbiamo espresso le nostre remore, lo abbiamo anche detto: si poteva andare comunque avanti. Abbiamo espresso semplicemente il nostro punto di vista. Si ritiene di andare avanti? Si vada avanti! Noi però crediamo che oggi in questa maggioranza ci siano gravi difficoltà, anche numeriche, che devono aprire una riflessione, ma questo sono le parti più politiche che devono farlo, non siamo noi. Noi cerchiamo, in quanto Consiglieri, in quanto eletti dalla comunità valdostana, di portare avanti il nostro punto di vista al di là dei settori di competenza di cui ci occupiamo, di un dossier che interessa tutta la Valle d'Aosta. Noi pensiamo sicuramente che oggi sia molto difficile e poco credibile che un piano di rilancio e un rilancio del Casinò possa arrivare da chi ha fallito su questo dossier: questo lo diciamo, e lo diciamo anche in modo pacato. Sicuramente non vogliamo neppure che non si trovi una soluzione a questa importante realtà, quindi invitiamo tutti ad un senso di responsabilità: di non esasperare ulteriormente una situazione che sicuramente non ha più la forza per andare avanti. Ci sono altre soluzioni che probabilmente si possono mettere in campo insieme per dare un nuovo rilancio a questa Valle d'Aosta. Noi non pensiamo che i progetti siano legati esclusivamente alle persone, ma che le persone che vogliamo rilanciare in un progetto e magari anche far evolvere possano avere responsabilità diverse, se il bene comune, soprattutto questo dossier, come altri, vengono prima delle posizioni personali.
Il nostro movimento in queste settimane sta facendo evolvere una situazione politica e lo fa con senso di responsabilità, in punta di piedi, senza voler fermare le scelte che altri vorranno portare avanti, ma anche coerentemente come lo siamo sempre stati, perché se noi non vediamo una certa coerenza in ciò che sentiamo, non possiamo, soprattutto quando il dossier è così importante, assumerci delle responsabilità senza peraltro voler fermare questi dossier.
Lo diciamo ai colleghi tutti: l'appello al senso di responsabilità è di separare i ruoli personali dai movimenti, di separare i ruoli personali dalle funzioni; bisogna separare i ruoli personali dalla soluzione dei problemi che non riguardano i singoli, ma l'intera comunità valdostana.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Bertschy; ne ha facoltà.
Bertschy (UVP) - Per chiedere una breve sospensione per una riunione del gruppo, per cortesia.
Presidente - Sospensione concessa.
La seduta è sospesa alle ore 17:28 e riprende alle ore 17:47.
Rosset (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori. Collega, vuole motivare la sospensione? Siamo ancora in discussione generale. Chiedo se qualcuno vuole prendere la parola. Ha chiesto la parola il Consigliere Bertschy; ne ha facoltà.
Bertschy (UVP) - Durante la pausa abbiamo condiviso insieme agli altri colleghi la presentazione di una risoluzione che dà continuità alla discussione politica avvenuta questa mattina in maggioranza su questo dossier, sulla situazione generale della maggioranza. Più tardi parleremo quindi della risoluzione.
Presidente - La risoluzione è stata presentata ed è sempre sul Casinò; l'ho data in fotocopiatura per consegnarla e porla eventualmente all'iscrizione. Aspettiamo e nel frattempo chiedo se ci sono interventi. Ribadisco che siamo in discussione generale.
(interruzione di alcuni Consiglieri)
... sì, però bisogna prima completare il punto dell'ordine del giorno. Non ci sono più interventi? Se nessuno interviene, non posso fare altro che chiudere la discussione. Ha chiesto la parola il Consigliere Bertschy; ne ha facoltà.
Bertschy (UVP) - Solo perché credo che oggi abbia condotto in maniera impeccabile e credo anche in deroga all'organizzazione del Regolamento del Consiglio, per correttezza, ma anche come atto dovuto rispetto ai lavoratori presenti oggi - abbiamo fatto una discussione che ormai dura da tutta la giornata - noi abbiamo presentato una risoluzione che è un impegno, un invito politico che abbiamo rivolto questa mattina nella riunione di maggioranza; è anche il risultato della nostra visione rispetto alla situazione generale che si è venuta a creare in quest'ultimo mese, e non solo sul dossier Casinò. È rimasta aperta la questione della CVA, sono rimaste aperte tutta una serie di questioni che ci fanno dire che è ora di chiarirci definitivamente e anche di chiarire, se si potrà, i ruoli all'interno di questo progetto. Altrimenti è evidente che, per la responsabilità che ad ognuno di noi viene, è opportuno fare scelte diverse.
Il mio intervento di oggi voleva essere in replica al Presidente della Giunta, al Governo, ecco perché abbiamo detto e argomentato tante cose questa mattina, ed è opportuno sentire a questo punto qual è la visione del Presidente rispetto agli interventi fatti. Ora mi riservo l'intervento sia sul Casinò che per quanto riguarda l'aspetto generale politico, in attesa della replica del Presidente della Giunta. Spero che la risoluzione sia pervenuta a questo punto e che possa essere iscritta.
Presidente - Se ci sono altri che intendono prendere la parola... allora può proseguire, collega.
Bertschy (UVP) - Rispetto al tema del Casinò di cose ne sono state dette tante, poche rivolte al futuro e tante rivolte alla responsabilità del passato; questo viene visto in maniera negativa soprattutto da chi oggi soffre di questa situazione, i lavoratori, ma per noi che siamo intorno a questo dossier è fondamentale farlo. È fondamentale farlo perché si può guardare al futuro, ad un intervento un po' definitivo, immediato, urgente e da mettere in atto a breve termine solo se si chiarisce definitivamente il quadro rispetto al passato.
Noi ci siamo sentiti dire più volte che l'azienda è partita con un tesoretto di 23 milioni che ha messo in disponibilità per investire nel piano di sviluppo, non aggiungendo mai che nel 2007 il Casinò versava 61 milioni di euro e, nel 2008, quasi 41 milioni di euro. Poi ci fu un'importante modifica disciplinare che portò a ridurre la percentuale e, dal 2009 in avanti, il contributo che il Casinò versa alle casse della Regione non è mai superiore ai 10 milioni di euro. Quel tesoretto era stato costruito appositamente e giustamente con una scelta amministrativa che permetteva al Casinò di mettere da parte delle risorse per avviare un piano di investimento. Ripeto le cifre: 61 milioni di euro nel 2007; 41 milioni di euro (40,9) nel 2008; 9,7 milioni nel 2009; 9,8 milioni nel 2010 e via dicendo. Il fatto che il Casinò abbia usato dei suoi soldi è stata anche una scelta che gli ha permesso di avere disponibilità in quel momento, di crearsi un risparmio rispetto ai propri bilanci. Detto questo, se dall'inizio fosse stato chiaro che la Regione con una programmazione finanziaria si fosse occupata degli investimenti, probabilmente si sarebbe anche fatta più attenzione - io immagino - a portare avanti tutta una serie di scelte.
Non più tardi di questa mattina, qualche rappresentante sindacale commentava con molta poca soddisfazione gli interventi fatti per il Billia, dove abbiamo speso 58 milioni di euro per l'acquisto e quasi 70 milioni di euro per la sua ristrutturazione, a fronte oggi di un ritorno finanziario evidentemente molto più limitato, anche perché lì, più che ancora al Casinò, l'Amministrazione pubblica fa difficoltà a dimostrare la sua efficacia e la sua efficienza.
Il piano di sviluppo non ha seguito una programmazione amministrativa. Oggi ci si trova di fronte, in pochi mesi - ed è qui che viene fuori ormai la differenza tra noi che abbiamo sostenuto dall'opposizione certe battaglie e chi dalla maggioranza, invece, le ha condotte come meglio credeva - e dopo che nel 2014 dall'opposizione avevamo detto con soddisfazione quanto era importante dare liquidità attraverso un mutuo, quello da 20 milioni di euro all'1 percento, ad una nuova gestione e ad un nuovo management - tra l'altro già allora c'erano state alcune visioni e vedute nella valutazione di questo aspetto tra di noi, nel gruppo - ci siamo ritrovati un'ulteriore malagestione dei soldi, delle persone e degli investimenti realizzati. La fiducia data prima dall'opposizione e dopo dalla maggioranza, la mancanza di informazioni chiare da quando siamo in maggioranza rispetto al dossier Casinò e la mancanza di scelte precise sull'organizzazione del personale in particolare - perché quello che viene venduto oggi come risparmio (l'esternalizzazione dei servizi) non ha prodotto altro che persone messe a fare un lavoro che non sanno fare - ha svuotato l'organizzazione dell'azienda da competenze e da professionalità che c'erano. Questa professionalità oggi non è ancora stata recuperata, ma i costi sono rimasti in azienda per le persone che devono essere salariate e abbiamo inserito nuovi costi per le esternalizzazioni, producendo, a questo punto, anche un doppio danno.
In questi due anni, invece di essere quello che si è sempre rappresentato nel 2013 - qua noi dicevamo che qualcuno aveva venduto quel progetto come un progetto di rilancio e l'aveva venduto anche all'interno della casa da gioco come la possibilità di un futuro roseo, importante, ed è per questo che l'aspetto politico va in contraddizione - a lavori finiti non c'è stato un programma finanziario di sviluppo che è stato rispettato. Viene da dire - il Presidente lo ricorda sempre - che senza quei lavori l'azienda avrebbe chiuso. Io credo che si possano fare dei lavori decidendo quanto spendere, ma soprattutto si investono dei soldi per la produzione e lo sviluppo che questi soldi possono dare. Noi qui abbiamo speso 100 milioni di euro, l'80 percento dei quali su una struttura che abbiamo reso sicuramente appetibile, ma che oggi facciamo fatica a gestire. Abbiamo dedicato poche risorse alla casa da gioco e ci siamo limitati fortemente nel marketing in un periodo di fortissima contrazione del gioco e di una forte aggressione del mercato del gioco che, invece, sta fuori dalle case da gioco. È una scelta che ci ha messo in grandissima difficoltà, ma ha messo in grandissima difficoltà anche l'azienda.
Detto questo, quando nel 2014 abbiamo messo in disponibilità 20 milioni di euro, è stato firmato un accordo - questa mattina questo è stato ricordato molto bene - tra le tre parti: lavoratori, proprietà e azienda. Avevamo cercato, attraverso questo accordo, di promettere uno sviluppo chiedendo dei sacrifici. Lo sviluppo non c'è stato, e oggi mette in fortissima difficoltà, visto che non c'è stato, i conti dell'azienda.
Per venire al problema, se un programma finanziario amministrativo fosse stato messo nelle condizioni di essere rispettato con quel "può" famoso della legge n. 49 - che non è un obbligo come rappresentato dal comunicato delle organizzazioni sindacali, perché un "può" non è un obbligo - oggi saremmo a dire che nel 2016 mancano 10 milioni di euro di quel programma; nel 2015 ne mettevamo 5, nel 2017 ne mettiamo 20. No, ci troviamo tutto d'un colpo a pagare degli investimenti con la difficoltà di poterlo fare. Se ci fosse oggi anche solo una possibilità di portare avanti questo programma, io credo che tutti qua l'avremmo fatto e sostenuto volentieri. Se abbiamo evidenziato dei problemi forse è anche perché altri problemi si stanno affacciando.
Quello che a noi ormai non torna più è la trasparenza della gestione amministrativa del bilancio del Casinò. Il Casinò ha fatto 60 milioni di euro nel 2016, per semplificare, ed è costato 45 milioni di euro il personale. Il flusso di cassa, se dividiamo per dodici, è pressoché simile: sei al mese dovrebbero più o meno entrare, a volte quattro, a volte otto, e cinque o quattro e mezzo dovrebbero andare in uscita per il personale. Dove sta questa crisi immediata di liquidità? Rispetto agli impegni del passato, rispetto ad una programmazione del bilancio che non stiamo a ricordare. Oggi c'è, da un lato, una rappresentazione - e a me dispiace che non sia stato sottolineato positivamente il percorso di conoscenza fatto - ma, dall'altro, c'è una rappresentazione fatta dalla Commissione consiliare che ci dava una disponibilità di risorse fino a primavera inoltrata, ed è con quella rappresentazione che noi abbiamo fatto certe scelte, anche legislative. Invece da un giorno all'altro ci siamo trovati con un provvedimento che, oltre a non avere una sua validità in termini organizzativi, mette in urgente criticità sia i lavoratori che l'azienda: 264 dipendenti, così come viene rappresentato al Casinò, è un terzo dei dipendenti che, stando a questa proposta di licenziamento collettivo, in teoria si stanno girando i pollici come se al Casinò un dipendente su tre non facesse niente! Che ci sia da recuperare dell'efficacia, che ci sia da lavorare di più, e soprattutto che ci sia da far lavorare le persone perché portiamo i clienti, perché la gente lavora se ha qualche cosa da fare, soprattutto nelle sale, è un conto, ma dare in pasto all'opinione pubblica che al Casinò di Saint-Vincent un dipendente su tre non ha niente da fare, con una proposta di licenziamento collettivo di un terzo del personale, lo trovo veramente squallido! È chiaro che è una fortissima provocazione per arrivare ad una riduzione del costo del personale. Si usa un'arma e una leva forte per raggiungere poi un risultato nel 2018: quello della revisione del contratto.
In questo documento la cosa che dispiace di più è che si abdica completamente a valorizzare gli investimenti: i 100 milioni spesi dall'azienda. Qui si dice che gli introiti non cresceranno più, quindi l'unico sistema per tornare ad avere una sostenibilità finanziaria è quello di mazzolare i dipendenti. Delle due l'una: o in questi otto anni ci siamo raccontati un sacco di frottole, oppure i programmi non sono stati fatti nella maniera giusta e politicamente sono stati venduti nella maniera ancora più sbagliata. In una qualsiasi azienda se si spendono dei soldi non è per ritrovarsi poi a dire che non cresceranno più gli introiti e che quindi questi soldi o questi investimenti non possono essere valorizzati, ma in questo programma c'è scritto quello. L'unico sistema per recuperare la sostenibilità finanziaria dell'azienda è quello di recuperare 15 milioni di euro. Certo, se gli introiti rimarranno a 60 milioni, soprattutto con questa percentuale che è saltata fuori, bisogna arrivare al 50 percento del costo del personale. Le aziende però non sono tutte uguali, ci sono aziende dove l'impegno del personale è molto più alto, e all'interno del Casinò questo è ancora più evidente, perché i tavoli, il gioco lavorato e il gioco elettronico hanno costi diversi ma insieme producono un prodotto che altrimenti non ci sarebbe. Questo 50 percento sarebbe poi da verificare. Per carità, anche su questo si potranno fare dei ragionamenti, ma che la politica abdichi completamente a pensare che potranno crescere i risultati finanziari noi non lo crediamo, e speriamo che questo non succeda, sennò sarebbe la mortificazione di quanto è stato fatto fino ad oggi. È per questo che ad un certo punto le nostre strade vanno in fortissima contraddizione: perché da un lato si sostengono delle cose e dall'altro se ne fanno delle altre.
Capisco a questo punto l'Amministratore al quale probabilmente era stato promesso nel mese di settembre, da parte della politica - dall'Assessore e dal Presidente - un intervento che non era una ricapitalizzazione, ma un intervento di altro tipo. Immagino sia così, poi magari non è un ragionamento corretto. Però l'urgenza con la quale sia i revisori contabili che gli amministratori hanno operato certe scelte, mi permetta, ex Assessore al Casinò, attuale Assessore alle finanze, mi lascia un pensiero tutto da verificare. In pochi mesi c'è stata un'accelerazione di certe scelte, di certe operazioni sul bilancio. Io immagino che qualcuno sapeva già prima di noi di quell'articolo 19, di quell'operazione "ristoro", sennò lei non avrebbe detto "al momento". È vero che aveva detto "al momento", però tra il non ricapitalizzare e il trovarsi un intervento da 43 milioni, se permette, c'è un po' di differenza!
Dopo la replica del Presidente che ascolterò volentieri, credo che cercheremo anche di capire come poter trovare, nel giro di pochi giorni, una soluzione che dia continuità legislativa a questo punto di urgenza rispetto alle scelte fatte, al di là che sono state fatte da un Amministratore che ormai si è dimesso. Sono scelte che dovranno permettere di avere già una visione del prossimo triennio, perché la sostenibilità finanziaria passa per un programma che alla fine dei prossimi tre anni dovrà raggiungere l'equilibrio finanziario: è la legge che ce lo chiede. Quindi nessun provvedimento tampone, ma una visione seria nei prossimi giorni di un'urgenza che ci era stata negata e che invece oggi è ben rappresentata, forse anche politicamente sostenuta da qualcheduno. Quando dico "qualcheduno" non mi riferisco solo alla parte politica, perché mi è sembrato che il quadro fosse stato rappresentato in un certo modo, per creare pressione anche a chi oggi dice che quel provvedimento non può andare avanti in quella maniera, tant'è vero che oggi si sta ragionando su un mutuo e non più sul ristoro. Si sta ragionando su provvedimenti di altro tipo, che forse valuteremo nelle prossime ore e nei prossimi giorni, ma con urgenza. Non era poi così buttato per aria quel discorso; il problema è che quel discorso ha alimentato nell'azienda e anche nei lavoratori l'idea che tutto potesse essere ancora una volta risolto con qualche scelta dell'ultimo minuto, scelta della quale mai si era parlato in maggioranza.
Presidente - Non ci sono altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale. Ha chiesto la parola il Presidente della Regione; ne ha facoltà.
Rollandin (UV) - La discussione svolta in quest'aula, che doveva avere come ordine del giorno il problema Casinò, ha avuto una serie di altre considerazioni che si possono ricollegare al Casinò, ma che comunque di fatto vogliono far convergere tutto quello che è successo nella persona del sottoscritto, questo mi sembra evidente. Io non starò a spiegare che cosa è successo, come sono nate le responsabilità e di chi sono. Sicuramente tutta una serie di problemi sono stati analizzati e portati avanti da parte del Governo regionale, quindi non mi sottraggo assolutamente a queste responsabilità.
Vorrei però sottolineare due aspetti. Il primo: il 24 giugno 2009, prima dell'approvazione della legge n. 49, il Consiglio modifica le percentuali relative agli introiti della Regione riducendole al 10 percento; nell'articolo 10, che lo prevede, c'è l'elenco specifico del perché si fa questa operazione. L'attività della casa da gioco è stata condizionata negli ultimi anni in modo particolare da eventi che hanno interessato l'intero settore e che si possono brevemente riassumere come segue: normativa del fumo che ha causato un contraccolpo, normativa antiriciclaggio, concorrenza crescente del gioco pubblico (gioco on line), progressivo spostamento dell'interesse dei giocatori, congiuntura economica sfavorevole. Accanto a questi condizionamenti esterni che hanno riguardato tutte e quattro le case da gioco, si aggiungono alcune criticità tutte proprie del Casinò, vale a dire: l'inadeguatezza, la vetustà delle strutture e la necessità di riorganizzazione. La ragione per cui si faceva questa riduzione è per queste motivazioni, ed è scritto in modo chiaro.
Un altro punto, che vorrei fosse evidente una volta per tutte, è che il disciplinare, con l'attuazione della legge n. 49/2009, dà una spiegazione molto chiara sull'applicazione che deve essere data per fronteggiare la riduzione o eventuali operazioni collegate con queste difficoltà e non con l'intervento di adeguatezza... L'articolo 13 dice: "Il Consiglio regionale approva il piano di sviluppo su proposta della Giunta regionale. La Regione finanzia gli investimenti in esso previsti che continueranno ad essere realizzati da Casino S.p.A., stazione appaltante dotata di mandato senza rappresentanza, sulla base di uno schema contrattuale tipo approvato dalla Giunta regionale". Detto questo, dopo si dice anche: "al fine di semplificare e sveltire gli interventi necessari alla realizzazione del piano e ad assicurare il controllo da parte della Regione sull'intero processo [...], si introduce l'istituto del mandato senza rappresentanza che permette al mandatario Casino, che sostiene direttamente gli oneri per la realizzazione delle opere e gli importi, di riaddebitare a piè di lista tutto quanto sostenuto per suo conto". Forse il collega è distratto, ma "riaddebitare tutto quanto sostenuto per suo conto" non mi sembra siano parole equivocabili. Perché comincio di lì? Perché la difficoltà nata è che nel contempo ci si è chiesti come finanziarlo. Il finanziamento doveva essere fatto con interventi annuali e doveva tener conto - come abbiamo già detto in quest'aula - del Patto di stabilità; oggi per fortuna tale patto non c'è più, abbiamo la possibilità di introitare somme maggiori come allora non si poteva fare, perché se si introitavano venivano comunque eliminate con il Patto di stabilità. Oggi con il pareggio di bilancio abbiamo potuto farlo: possiamo fare questa operazione con il bilancio che abbiamo appena approvato per il 2017.
È quindi evidente che abbiamo un debito nei confronti della società che ha svolto questi lavori, le cui scelte sono state tutte fatte secondo il programma, realizzate, codificate, contabilizzate, controllate, e hanno avuto i collaudi. Poi si potrà dire che tali realizzazioni a qualcuno piacciono e a qualcuno no. A seguito di tutto questo, la contabilizzazione porta a un costo di 103 milioni con le indicazioni di quanto è l'investimento spesato e quanto l'investimento capitalizzato. L'investimento capitalizzato è quello che abbiamo tenuto in considerazione. Nell'investimento spesato le spese non sono invece capitalizzabili, perché sono legate agli interventi fatti dalla Casino, che aveva avuto il mandato di non chiudere, di effettuare le operazioni mentre il Casinò era aperto (e il fatto che non fosse chiuso ha dato quasi 40 milioni di rientro). All'inizio avevamo parlato di ristoro, ed eventualmente sarebbe stato per questa spesa, mentre per l'altro è una restituzione (lo dico anche per chi invoca la legge Madia). Il fatto della restituzione dei fondi che la società ha utilizzato per investire nei programmi codificati e analizzati, approvati dalla Regione, è scritto chiaro: devono essere restituiti alla società. Perché questo è un punto capitale? Perché noi avevamo previsto di dare alla società la somma che mancava, tenuto conto che si erano dati 60 milioni (30 come abbattimento dei mutui e 30 utilizzati dalla società), quindi mancavano i 43 milioni. Nell'impostare questa operazione può darsi che siamo stati troppo superficiali e non l'abbiamo spiegato abbastanza bene. Ci può stare che non l'abbiamo spiegato abbastanza bene quando abbiamo presentato l'articolo 19 a cui faceva riferimento il collega Guichardaz, sicuramente, perché la possibilità di fare questo tipo di operazione era emersa solo in considerazione del fatto che nel frattempo ci avevano accordato il pareggio di bilancio con la possibilità di avere un'entrata suppletiva che ci dava l'ossigeno per pagare questi debiti. Se noi pagavamo questi debiti, chiaramente la situazione di oggi non ci sarebbe stata. Con questo non voglio dire che il Casinò andrebbe meglio e la gestione sarebbe stata diversa, ma non ci sarebbero state le difficoltà finanziarie che ancora oggi sono sicuramente presenti e che devono essere risolte. Sono partito da lì per dire che non vogliamo violare la "Madia" e fare un'operazione che la legge non prevede, anche se la "Madia" è successiva, ma solo che vogliamo ridare alla Casino i soldi che ha speso per questo. Puntualmente verificheremo. Rispetto a questa impostazione, successivamente abbiamo anche chiarito che la legge in sé era stata messa in discussione, per cui può darsi che anche qui sia necessario un approfondimento. Abbiamo detto: facciamo un esame pro veritate di questa situazione, in modo che non ci siano dubbi.
Capisco che anche per i colleghi, come per noi, non sia così facile dire: diamo i soldi; chissà poi - e qualcuno l'ha ricordato - come verrà interpretato. Io dico solo: mettiamoci nella situazione di essere certi che quello che si fa è corretto, in modo che nessuno possa aver il timore di elargire finanziamenti non dovuti. Se non viene smentita rispetto alla contabilizzazione di oggi, quella è la situazione finanziaria. Successivamente, anche a seguito di quello che aveva portato avanti la Commissione, che alla fine concludeva con quattro ipotesi di finanziamento perché ci si rendeva conto che lo stesso doveva essere in qualche modo portato avanti, qual è stata la proposta emersa dalla discussione svolta qui, in aula, sulla legge n. 2 che prevedeva di poter dare i soldi a condizione che ci sia un piano di sviluppo?
Vorrei ricordare, come alcuni colleghi sindacalisti hanno rappresentato questa mattina, che nel 2015 c'era un piano di sviluppo che poneva una serie di questioni da portare avanti. Per quanto riguarda quelle relative alla società abbiamo prova di quanto è stato fatto, però nel piano sicuramente ci sono sempre operazioni da aggiornare. C'era questa data del 31 dicembre, per cui la società si era data da fare compilando anche un promemoria. Credo che nessuno si illuda sui piani di rilancio, perché non ti danno la chiave per poter dire che da domani arrivano i clienti e non c'è più la crisi. I piani sono sempre a medio-lungo termine e portano sempre a soluzioni con tempi piuttosto lunghi. Tutto questo noi l'abbiamo votato, anche noi abbiamo votato quella norma che dice di svolgere prima questo piano e poi eventualmente di dare dei soldi.
Noi, a questo punto, tenendo conto di quanto si è detto e dell'eventuale parere pro veritate, riteniamo di poter intervenire. Se non è possibile dare tutti i 43 milioni e se è più conveniente, lo si può fare con un mutuo garantito dalla Regione, affinché vi sia comunque un intervento finanziario nell'attesa di avere questo piano; il che non vuol dire buttare dei soldi, ma vuol semplicemente dire di non trovarsi nella condizione giustamente evidenziata da qualcuno questa mattina, tenuto conto dei quarantacinque giorni - ormai quarantaquattro - che rimangono, perché l'Amministratore unico, in assemblea ordinaria, ha detto - e lo voglio sottolineare - che ha dovuto attivare quei piani sotto la sua responsabilità. Se non c'è la possibilità di avere un finanziamento - che poi è da discutere, come qualcuno ha ricordato - in fretta, questo non si modifica, perché c'è una responsabilità personale dell'Amministratore; è messo a verbale, non può essere altrimenti, non si può cambiare idea così. L'unica cosa per spostare questo paletto è avere un finanziamento, e noi avevamo proposto alcune cose. Vogliamo trovare una soluzione diversa? L'importante è che si trovi quella che noi abbiamo cercato di individuare - poi la vediamo assieme - sapendo che è una via possibile. Dopodiché, se c'è questa disponibilità e questa voglia, alcune cose potranno naturalmente essere considerate tenendo conto, in accordo con la società, di una concessione di garanzie nel limite stabilito affinché il tutto sia fattibile, ma che non si faccia un intervento di 5 o 6 milioni perché non serve a niente. Se si fa l'intervento lo si fa in modo tale che serva per il periodo che ci permette di uscire da questa impasse, continuando comunque la trattativa, perché concordo: non è dando i soldi che risolviamo i problemi. Sia chiaro, non sto dicendo questo, sto solo dicendo che si può evitare quel paletto messo dall'Amministratore, il quale era obbligato a fare così per queste condizioni.
Noi riteniamo di dare una prospettiva logica, condivisibile, che può essere portata quanto prima, in modo da uscire da questa impasse, che penso tutti noi vediamo molto difficile. Non sto a dire altro. Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma le riprenderemo e su questo ritorneremo. Volevo solo che fosse chiaro questo: tutto quello che si può fare sotto tale profilo lo dobbiamo fare in questi giorni, non dobbiamo più lasciar passare altro tempo.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Chatrian; ne ha facoltà. Ricordo che per le repliche il tempo è di dieci minuti.
Chatrian (ALPE) - Abbiamo ascoltato attentamente la replica del Presidente della Regione su un dossier che tutti riteniamo molto importante. Il Presidente ha voluto ripercorrere l'iter politico amministrativo dal 2009 ad oggi. Per quanto riguarda la procedura che l'avvocato Sommo ha fatto scattare l'altro ieri, il treno è partito e noi pensiamo che per fermare quel treno che è stato lanciato bisogna trovare delle soluzioni nel giro di qualche giorno. Questo lo metto come premessa.
Il Presidente non ci ha però convinti su quello che oggi ha voluto ribadire per l'ennesima volta, perché in questi anni diverse volte siamo entrati nel merito delle decisioni. C'è un fatto che dal nostro punto di vista è troppo importante - perché questa è la nostra posizione - e vorrei che i lavoratori ancora qui presenti quantomeno la conoscessero, perché su tutto questo c'è il cuore, il centro, la matassa di tutta questa operazione che è legata ad un fatto troppo importante. Il Presidente ci diceva che in legge è chiaro e che, dopo aver modificato il disciplinare, la cosa è ancora più chiara: la società è stata incaricata ad occuparsi della ristrutturazione, quindi a pagare anche i lavori edili eseguiti, e praticamente a riaddebitare sulle casse pubbliche il lavoro svolto all'interno della casa da gioco.
C'è però un punto troppo importante: chi ha autorizzato i 120 milioni di euro? Non c'è nessun atto amministrativo che abbia autorizzato quella cifra! Ho ascoltato il suo intervento, Presidente Rollandin. Questo è il totale degli investimenti stralciati, ma noi parliamo invece di un dato più importante, quello dei 103 milioni di euro, che è il totale degli investimenti spesati cui noi, secondo la posizione del Presidente e secondo le leggi approvate in questo Consiglio nel 2009, 2010 e 2011, dovremmo comunque far fronte come pubblico. Qui non ci trova d'accordo il Presidente Rollandin, perché noi chiediamo chi ha permesso al signor Frigerio di spendere 103 milioni di euro, chi gli ha dato l'okay per spendere 103 milioni di euro, soldi pubblici, visto che a monte oltretutto non c'è alcuna delibera di Giunta, né di Consiglio che abbia approvato quella spesa. Ecco perché tantissimi colleghi di maggioranza non si prendono la briga e la responsabilità di pagare a piè di lista la differenza (43 milioni di euro), come diceva il Presidente Rollandin: perché 60 sono già stati impegnati e liquidati alla casa da gioco nel settembre 2014.
Scusate, dato che ci sono tanti lavoratori che stanno ascoltando, c'è un passaggio importante. Il disegno di legge approvato dalla Giunta il 3 novembre 2016 non portava mica i 43 milioni di euro: erano 48,6. Qui stiamo parlando di milioni come parlare di banane, di quisquilie, di caffè. Quando il 3 novembre 2016 è stato scaricato il disegno di legge approvato dalla Giunta regionale, i soldi, secondo la Giunta regionale e secondo la lettera a firma di Scordato e dell'Amministratore unico, sarebbero dovuti essere 48 oltre i 60 già liquidati, impegnati e pagati alla casa da gioco. È qui il ragionamento troppo importante: ma a piè di lista il Consiglio regionale si prende la responsabilità di pagare i lavori fatti fare dal signor Frigerio? E sappiamo perfettamente come sono stati fatti? Non sono stati fatti bene, e sappiamo anche le inutilità che sono state fatte. Qui ho stralciato i 17 milioni cui accennava il Presidente, quindi questa è carta che canta, non è Chatrian che canta. Il 3 novembre la Giunta scarica 48 milioni di euro; dopo qualche settimana, dato che l'articolo 19 non è stato approvato da questo Consiglio, si passa da 48 a 43, e adesso il Presidente ci dice che questa cosa la dobbiamo fare. Noi vorremmo sapere chi ha dato l'okay al signor Frigerio di spendere quei soldi, chi gli ha detto di fare quegli interventi in quella maniera, spendendo comunque 40 milioni di euro in più rispetto agli 80 milioni che non erano stati impegnati in Consiglio regionale, ma ai quali era stato allegato un preventivo, un piano di spesa di circa 83 milioni di euro. Capite le difficoltà di questa Assemblea, di quest'aula, a mettere mano al portafoglio dei soldi pubblici? Ma qualcuno all'interno di questi trentacinque Consiglieri avrà autorizzato il signor Frigerio a spendere tutti quei soldi!
Volevo essere chiaro su questo passaggio perché non è banale, è troppo importante, anche perché, conoscendo un po' le regole del bilancio regionale, è vero che non è stato impegnato nessun soldo dal 2010 al 2014 per il discorso del Patto di stabilità, per l'aver fatto scelte diverse dal punto di vista politico perché l'Assemblea ha deciso di finanziare altre opere, altre cose, non è che questi soldi sono stati congelati o messi da parte, è tutto vero. Ma perché la cifra dei 103 milioni di euro non è uscita il 31 dicembre 2013, quando il signor Frigerio ha praticamente concluso i lavori? Qualcuno li avrà autorizzati e detto di spendere completamente quei soldi tramite la casa da gioco, dato che a monte c'è una legge che ti dice di spendere a piè di lista, che non c'è problema, perché poi la mano al portafoglio dei valdostani la mettiamo comunque: che siano 80, 90, 100 o 103, comunque si pagherà. È questo il cuore del dibattito, Presidente Rollandin, sul quale non ci trova d'accordo e sul quale c'è un responsabile. Sicuramente lei non ha fatto da solo questo, ne sono certo, ci saranno stati dei complici. Io dubito che in Giunta qualcuno non sapesse di questa cosa, magari non tutti, ma qualcuno sì, perché non stiamo parlando di una legge di settore di 50 mila euro che si trova all'ultimo momento per dare risposte puntuali.
Termino questo mio intervento molto breve per dire che l'avvocato Sommo operava con una copertura politica. Oggi il Presidente ci ha negato di aver dato l'okay all'avvocato Sommo di far partire il treno, ma - se posso permettermi - il treno è comunque partito. Se non ci sono altre possibilità per fermare questo treno che è partito, l'unica possibilità rimane quella di trovare eventualmente una soluzione economica e finanziaria nelle prossime settimane per fermare questa procedura che è bestiale, non mi vengono altri aggettivi in questo momento. Questo Consiglio non è stato rispettoso delle risoluzioni e delle mozioni approvate in questi ultimi quattro mesi, non è rispettoso nella maniera più totale. Io sono comunque certo che qualcuno abbia dato l'okay, che sia stato dato un colpo di mano da parte di qualcuno. Penso comunque che questa Assemblea, nel giro di una o due settimane, debba trovare una soluzione, sicuramente una soluzione tampone. C'è però un peccato originale a monte: la politica, il responsabile politico con qualche complice hanno permesso al signor Frigerio di spendere molto di più di quanto era necessario e adesso chiedono, tramite una legge del 2009, di mettere a tacere, di pagare 43 milioni di euro e poi di iniziare il discorso della gestione, che è tutt'altra cosa, nulla c'entra con il discorso della ristrutturazione, perché sono due cose completamente diverse.
Lasciamo da parte il discorso della ristrutturazione, della ricapitalizzazione e degli investimenti fatti dal 2011 al 2013, ma vorrei fare ancora una battuta sul discorso della gestione. Terminati i lavori nella casa da gioco al 31/12/2013 - poi penso che i lavoratori conoscano meglio di me e meglio di noi quando sono terminati i lavori al 99 percento - dal 2014 al 2016, in tre anni, lasciando un secondo da parte le imposte anticipate, sono più o meno di 10 milioni di euro gli ammortamenti del bilancio annuale come costo, e comunque di 10 milioni di euro le perdite pulite. Questo è il dato fallimentare gestionale che possiamo dirci, Presidente Rollandin. Io penso però che dobbiamo fare molta attenzione a far pagare questi fallimenti gestionali a tutta la collettività valdostana.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Gerandin; ne ha facoltà.
Gerandin (GM) - Presidente Rollandin, se non altro ha provato a convincermi sul percorso, sull'iter che ci ha proposto. Devo dire che se prima avevo dubbi, forse adesso ne ho ancora di più, Presidente. La sua è una ricostruzione che nella pubblica amministrazione non ha alcuna logica, e mi dispiace dirlo di fronte ad una situazione di così grande difficoltà. Lei ha citato alcuni passaggi facendo riferimento anche al disciplinare, quello del 14 luglio 2011: ma perché non ha citato allora l'articolo 12, che tra le altre cose, parlando del piano di sviluppo, dice: "il Consiglio regionale approva, su proposta della Giunta regionale, eventuali revisioni del piano di sviluppo della casa da gioco e del complesso aziendale del Grand Hotel Billia"? Noi queste eventuali revisioni del piano non le abbiamo mai viste, non ci sono! Qualcuno ci spieghi - come ha detto prima il collega Chatrian - come mai questi posti sono lievitati. Mi dispiace, ma nel piano agli atti i costi erano ben diversi, ora sono 40 milioni in più! Non basta che ci sia un disciplinare che permetta eventualmente di addebitare i costi dell'intervento o quant'altro, non è assolutamente sufficiente nella pubblica amministrazione, e lei, con tutta l'esperienza che ha, questo ce lo può insegnare. Nella pubblica amministrazione la legge mi permette di farlo, ma poi ci sono gli impegni. L'impegno politico in finanziaria non esiste, la revisione del piano in Consiglio non esiste, gli impegni di spesa non esistono. Lei, Presidente, deve dire le cose e deve chiamarle per come sono. Se lei ritiene che questo sia un debito, è un debito fuori bilancio che ha contratto lei con la sua Amministrazione e con chi l'ha autorizzata, ma non può mica pretendere che gliela voti chi in questo momento non c'entra niente con le decisioni politiche prese, perché quando non c'è un impegno contabile è un debito fuori bilancio. Questo nella pubblica amministrazione vale per la Regione, per i Comuni, per gli Enti pubblici, pertanto è inutile che cerchi di girarvi intorno.
Arrivo al succo, Presidente. Le dicevo che non esiste nella pubblica amministrazione il discorso degli investimenti spesati, perché gli investimenti hanno un percorso molto chiaro: quando investo ho un patrimonio, lo acquisisco e poi ho la possibilità di prevedere l'ammortamento; ma voi pensate che ci sia la possibilità di prevedere un ammortamento quando parliamo di servizi di ospitalità e mensa, costi per il personale impegnato nell'attuazione del piano di sviluppo? È difficile che questi siano oggetto di un piano di ammortamento annuale.
Presidente, le ribadisco ancora una volta questo, in modo che rimanga verbalizzato agli atti: quelli che voi chiamate "investimenti spesati" non sono null'altro che spese correnti contabilizzate all'interno del bilancio annuale dell'ente, che hanno causato le perdite di esercizio e che sono state oggetto della ricapitalizzazione del 2014. Lei vuol far pagare due volte la stessa cosa, Presidente! Qua nessuno è fesso! Per forza che nessuno gliela vota questa, perché per la Corte dei Conti una ricostruzione così è una vigna. Sinceramente io non ho mai sentito fare contabilità del genere, Presidente, ma neanche in una bocciofila, non in una Regione, che dovrebbe essere esempio di trasparenza e amministrazione. Bell'affare! Uno mi dice che le spese correnti non vengono più chiamate spese correnti ma investimenti spesati, vengono contabilizzate annualmente nelle perdite di esercizio, sono oggetto di ricapitalizzazione e poi le riconteggio di nuovo e devo pagarle. Una bella scelta, veramente! Se lei voleva far cambiare opinione a qualcuno in quest'aula penso che difficilmente ci sia riuscito, secondo me. L'unica cosa che mi dispiace veramente è che le ho chiesto, per rispetto di chi in questo momento ci sta ascoltando - sicuramente i lavoratori sono interessati - di provare a chiamare l'Amministratore delegato. Sappiamo che non è compito suo recedere da una procedura di licenziamento, però almeno sentire se si potevano avere quindici, venti giorni, un mese di tempo e sospendere questa procedura. Si vede che probabilmente non era nel suo fine politico convincere qualcuno su un atto che è palesemente illegittimo. Torno a dire: questi sono atti palesemente illegittimi.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Bertschy; ne ha facoltà.
Bertschy (UVP) - Rimarrò sull'aspetto politico, che credo sia quello che interessa, creando però una proposta definitiva. Se oggi arriviamo ad un atto forte come quello richiesto stamattina in aula al Presidente, quello di un passo indietro, è perché riteniamo che il pasticcio politico-amministrativo che ha portato alla tensione sociale di oggi e alla situazione di ormai grandissima difficoltà dell'azienda Casino abbia una responsabilità. Quando si parla di "responsabilità" non si indica una battaglia di tipo personale, ma ognuno di noi, ricoprendo dei ruoli, si assume delle responsabilità, cerca di condurle al meglio e ogni tanto fallisce. Si può sbagliare nella vita, ma si può anche prendere in esame la possibilità di lasciare il passo, perché evidentemente non siamo qui dalla notte dei tempi, anche se qualcuno è qui da più tempo di altri: siamo qui perché prestiamo un servizio e abbiamo un ruolo. Non vorremmo che tutto questo fosse confuso con un discorso di alleanza.
Noi stiamo contestando un percorso nel quale non ci riconosciamo, che ha creato, come altri percorsi del passato - qualcuno ha ricordato questa mattina il discorso delle assistenti sociali, ma abbiamo avuto anche altre situazioni - delle pressioni sociali nelle quali noi non ci riconosciamo. Non vogliamo che i dossier siano condotti così. Non vorrei neanche che questo fosse confuso come un attacco all'Union Valdôtaine. Noi stiamo contestando un ruolo amministrativo all'interno di un'alleanza politica e rivendichiamo la possibilità di poterlo fare. Non avremo più i numeri per le firme, però ad alta voce diciamo quello che non funziona. Allo stesso tempo vogliamo dire ai lavoratori che quello che non funziona in politica non si deve trasferire ai lavoratori, all'azienda, ma neanche alla comunità valdostana; non si deve trasferire e non deve diventare un problema per chi della politica deve fruire del servizio che deve dare.
Oggi, finita la discussione, domani mattina e nei prossimi giorni saremo al lavoro come saranno al lavoro la Giunta - se rimarrà in carica - e gli altri gruppi per studiare una soluzione che, proprio per la discussione di questi mesi, ha dimostrato di non poter essere tale, perché che dai funzionari degli uffici regionali esca una proposta di legge che debba essere messa ad un parere pro veritate la dice lunga sul perché ci sono oggi tantissime attenzioni su tutta l'istruttoria del passato. Un po' più di attenzione prima di sbattere delle leggi di bilancio, degli articoli importanti, di impegnare così tanti soldi non sarebbe stata male! Però questo fa parte del passato ed è il motivo per il quale noi abbiamo chiesto un atto così forte.
In futuro ci impegniamo a studiare la formula del mutuo o magari quella di un anticipo, ma con la trasparenza che ci deve essere sui conti, perché questa operazione anticipa il programma triennale che si vuole fare con il bilancio, poiché oggi si dice che per la sostenibilità dell'azienda si tagliano 15 milioni di costi, in modo che da adesso in avanti se gli introiti non cresceranno ci sarà comunque un rapporto costi/benefici che può avere una sua validità. Quello era il programma triennale che noi avevamo pensato all'articolo 1, e qualcuno invece ha voluto trasformarlo in un programma personale, forse per coprirsi anche le sue responsabilità. È comprensibile da un lato, ma non è comprensibile il fatto che sia stata negata prima la possibilità di farlo.
Noi politicamente abbiamo chiarito definitivamente qual è la nostra posizione. A livello amministrativo evidentemente dobbiamo trovare urgentemente una misura per venire incontro a questa crisi e per fermare questo procedimento, che è macelleria sociale e non è gestione aziendale. Non è facendo macelleria sociale che si fa del bene ad un'azienda così importante e che si rispetta la dignità di persone - che tra l'altro conosco molto bene - che credo non debbano vivere momenti come quelli che stanno vivendo.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Restano; ne ha facoltà.
Restano (PNV) - Presidente Rollandin, le sue riflessioni odierne sono state ascoltate con molta attenzione. Probabilmente se queste suggestioni fossero state lanciate nel mese di novembre, dicembre, prima di presentare il bilancio di previsione alla stampa, prima di scaricarlo e presentarlo alla maggioranza, avrebbero avuto un senso diverso, si sarebbe affrontata la discussione in maniera completamente diversa. Convengo con lei - come già detto in altre situazioni - che tutte le responsabilità non sono in capo al Presidente, ad un Esecutivo regionale. Sulle riflessioni che lei ha fatto quando discutemmo una risoluzione a carico dell'Assessore al turismo ha ragione, ma lei è indiscutibilmente il leader di questa maggioranza, è il leader all'interno della sua Giunta, ruolo che noi le riconosciamo. Conosciamo le sue capacità, le sue doti. Però, proprio in virtù di queste, quando a dicembre parlava di ristoro e poi ha cambiato rapidamente modo di pensare, ha accennato al rimborso, poi alla restituzione, e oggi al mutuo, perde di credibilità; la perde, a maggior ragione quando lei, a novembre, allorché si discuteva dell'articolo 19, ha affermato che chi non avrebbe votato questo articolo si sarebbe portato appresso la responsabilità di far andare in malora il Casinò. Questo significa che era già cosciente di una certa situazione e di quella che sarebbe stata la sua condotta; lo ha affermato ai giornali nei mesi a seguire, Presidente.
L'esplicita volontà di non redigere in tempi brevi quella che noi abbiamo indicato come la strada migliore, vale a dire il piano strategico, ci ha portati oggi a discutere di questa situazione e non ci ha convinti. Noi rimaniamo della stessa idea, non abbiamo cambiato la nostra posizione, ed è per questo che abbiamo firmato la risoluzione molto importante che abbiamo presentato poco fa.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Marquis; ne ha facoltà.
Marquis (SA) - In questi anni parecchie volte ci siamo trovati, come pubblica amministrazione, a mettere mano al portafoglio attraverso delle partecipazioni, a ricapitalizzazioni, alle difficoltà della casa da gioco; tante volte con promesse di riorganizzazione, a fronte delle quali sono stati presentati dei piani oserei dire "ricchi di fantasia", perché sono sempre stati disattesi sotto il profilo della voce dei ricavi. Abbiamo letto dei piani che davano introiti per 89/90 milioni all'anno alla casa da gioco, ma oggi siamo attestati sui modesti 59 milioni.
Il nostro giudizio, nonostante l'impegno che abbiamo messo in questi mesi per approfondire questo delicato dossier, attraverso anche la documentazione che ci è stata messa a disposizione, è comunque sempre il giudizio di qualcuno che guarda la pratica dall'esterno. Non abbiamo la radiografia che ci permette di fare il punto con chiarezza, di fare luce sulle reali condizioni in cui versa la società. Noi, con senso di responsabilità, vorremmo avere la situazione di cassa, sapere quali sono le obbligazioni che vanno onorate nei prossimi sessanta/novanta giorni in modo obbligatorio. A noi non piace più sentir parlare di sostenere la società con 30/40 milioni di euro senza sapere per cosa saranno impiegati. Non possiamo più, sia perché - come già detto dai miei colleghi e come ho detto nell'intervento precedente - c'è una legge nazionale che impone un comportamento diverso, ma soprattutto non lo si può anche sotto un profilo politico, per il rispetto che noi dobbiamo avere verso i valdostani, che sono gli azionisti e coloro che contribuiscono per fare fronte a questa situazione di difficoltà.
Noi non sappiamo se questi soldi serviranno per gli stipendi, per l'INPS, per vecchi lavori o per nuovi appalti di servizi. È questo che ci piacerebbe sapere, perché quando ci saranno queste condizioni credo che nessuno di noi abbia interesse o abbia nel cuore o abbia la volontà di creare le condizioni perché la casa da gioco si trovi abbandonata ad un triste destino. Noi vorremmo favorire l'autofinanziamento per quanto indispensabile, in modo legittimo, ad una società che però vorremmo considerare in questo momento "in amministrazione controllata". L'atteggiamento deve essere come quello del buon padre di famiglia che ha nei confronti dei figli giovani birichini, che mette a disposizione la paghetta settimanale e non il mensile, perché ci sono situazioni che sono state evidenziate e che meritano profonda attenzione. Credo che quando qualcuno ci certificherà una situazione che specifica con esattezza quanto serve per far fronte ad un momento di difficoltà, per superare questi sessanta giorni nelle more di predisposizione di un piano industriale, ci potranno essere nel Consiglio regionale e nel Governo le condizioni per capire come fare, con senso di responsabilità, ad onorare gli impegni necessari. Evidentemente il percorso di questi mesi ci ha portato un ricco confronto con gli altri colleghi all'interno delle Commissioni. Abbiamo avuto dei dossier che hanno messo in luce tutta una serie di situazioni di difficoltà operativa; tanti nodi stanno arrivando al pettine su dossier che hanno una pluriannualità, che sono passati a più mani, e che oggi si presentano in una condizione di estrema difficoltà.
Credo che la risoluzione presentata voglia essere un'alimentazione del dibattito, una proposta che nasce all'interno della maggioranza per superare una difficoltà di stallo, difficoltà tra l'altro già evidenziata nel momento dell'approvazione del bilancio in cui si è chiesta una verifica strutturale. Ci si è poi persi in questi mesi sul confronto - direi piuttosto sterile rispetto alle situazioni che dobbiamo esaminare - sulle modalità di come condurre questa verifica. Per quanto ci riguarda, auspichiamo che ci possa essere un confronto, un dibattito tra tutte le forze politiche attorno ad un tavolo in cui si fa il punto della situazione, si fanno tutte le valutazioni necessarie e si verifica se ci sono le condizioni per l'evoluzione di un progetto di maggioranza intrapreso l'estate scorsa che ci dovrà dire quali esiti avrà.
Questa iniziativa è stata presentata per senso di responsabilità verso i valdostani, verso la nostra comunità, per mettere in luce il disagio e la volontà di fare un passo avanti, ma soprattutto per alimentare il confronto e il dibattito, per riuscire a trovare nuova energia e dare nuove prospettive e soluzioni ai problemi dei valdostani.
Presidente - Altri interventi? Siamo ancora in replica. Qualcuno intende prendere la parola? Non ci sono altri interventi? Ha chiesto la parola il Consigliere Bertschy; ne ha facoltà.
Bertschy (UVP) - Per chiarire, visto che in occasione della convocazione del Consiglio straordinario abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio, anche in senso di rispetto per la carica istituzionale, di non firmare l'atto della richiesta di dimissioni del Presidente della Regione, in modo che ci sia sempre la massima libertà, quantomeno nella presentazione dei documenti che arrivano in aula; nella sua responsabilità farà poi le scelte che ritiene opportune. Mi pare corretto chiarirlo, perché come gruppo politico- come è successo invece più volte in passato - non abbiamo utilizzato una carica che in termini politici riconduce al nostro movimento per fare percorsi che non abbiamo gradito, soprattutto a inizio legislatura, da parte del Presidente del Consiglio.
Presidente - Ha chiesto la parola il Presidente della Regione; ne ha facoltà.
Rollandin (UV) - Per due brevissime repliche su due aspetti sollevati e che non avevo ripreso.
Credevo di aver spiegato abbastanza bene il discorso degli investimenti spesati: adesso togliamo pure la parola "investimenti", diciamo che sono spese sostenute e chiaramente non ipotizzabili prima, perché non si sapeva quale sarebbe stata l'ospitalità che doveva essere fatta. Pregherei quindi di non fissarsi. L'ho posto anch'io questo problema, il termine "investimenti" non è letto come possibilità, ma nell'ambito di una spesa fatta è fuorviante dire "investimento" perché non sono investimenti. Chiarisco quindi al collega qual è la situazione. Il termine "ristoro" da me usato all'inizio è stato usato perché il rappresentante della società aveva inviato una lettera alla Regione per chiedere i famosi 28 milioni ed aveva parlato di "ristoro"; chiaramente è un termine complesso, perché non dava pienamente coscienza di quello che si voleva fare.
Ancora una cosa. Chiaramente non è che non voglio telefonare a Sommo, il problema - come ho cercato di spiegarle - è che Sommo non può dare retta alla mia telefonata, in quanto ha una responsabilità personale che, se vuole, ha esplicitato anche nel documento dell'assemblea, è tutta sua, non è soggetta a tira e molla. Io ho cercato di spiegare perché e come si può evitare di entrare nella logica dei quarantaquattro giorni, e dare - quello che poi mi sembra emerga da tutti - la possibilità di avere dei finanziamenti da quantificare, come darli, in modo tale che si esca da questa impasse. È solo con il finanziamento che usciamo da questa impasse, e non perché vogliamo dare i 43 milioni per sprecarli o perché dobbiamo darli; possiamo darne anche meno, ma dobbiamo uscire da questa impasse, e riusciamo ad uscirvi solo con il finanziamento.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Farcoz; ne ha facoltà.
Farcoz (UV) - Solo per chiedere una sospensione per poter analizzare le diverse risoluzioni.
Presidente - Devono essere ancora iscritte le risoluzioni... ho capito, va bene. Sospensione concessa.
La seduta è sospesa alle ore 19:02 e riprende alle 19,19.
Rosset (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori. Ci sono dichiarazioni? Non ci sono dichiarazioni.