Oggetto del Consiglio n. 77 del 12 febbraio 1981 - Resoconto
OGGETTO N. 77/81 - DISCUSSIONE GENERALE DEI DISEGNI DI LEGGE N. 255 E N. 256 CONCERNENTI IL BILANCIO DI PREVISIONE DELLA REGIONE AUTONOMA DELLA VALLE D'AOSTA.
Presidente - Dopo la relazione di ieri dell'Assessore alle Finanze è aperta la discussione generale congiunta sugli oggetti 12 e 13. Faccio presente al Consiglio che, come già l'anno scorso, dopo la chiusura della discussione generale con gli interventi dell'Assessore alle Finanze e del Presidente della Giunta, il Consiglio sarà chiamato a votare prima sull'articolato dell'oggetto n. 12, D.L. 255 e poi sull'articolato dell'oggetto n. 13, cioè D.L. 256.
Nel corso dell'esame dell'articolato, soprattutto del disegno 256, il Consiglio prenderà in esame i vari allegati, seguendo la procedura dell'anno scorso, cioè il riferimento fra l'articolo in discussione e l'allegato che ne esplicita e ne puntualizza capitolo per capitolo quelli che sono i riferimenti per l'entrata e la spesa.
Questo è il modo che mi sembra più confacente per le votazioni dei vari articoli e per la verbalizzazione della discussione e delle conclusioni finali. I Consiglieri ovviamente potranno intervenire nel corso di ogni articolo e quindi di ogni allegato che si riferisce agli articoli, quindi avranno diritto alla parola per dichiarazione di voto.
Dò inizio alla discussione generale. Ha chiesto di parlare il Consigliere De Grandis. Ne ha facoltà.
De Grandis (PRI) - L'Assessore alle Finanze, prima di iniziare la relazione politica al bilancio ha testualmente dichiarato: il mio sarà un intervento anomalo per un bilancio anomalo, in una situazione anomala. Subito dopo ha affermato, senza mezzi termini, di sentirsi notevolmente a disagio nel dover relazionare su un bilancio del genere, e infine, ha ritrovato la sua verve e novello vigore parlando del neonato progetto di riparto fiscale. Bisogna riconoscere all'Assessore di avere svolto una relazione assai abile senza, per questo, rinunciare a una notevole franchezza.
"Bilancio anomalo", ha detto l'Assessore. La prima anomalia che io ho riscontrato al termine di un esame del bilancio, in cui ho messo tutto l'impegno di cui sono capace, nei limiti delle mie competenze, è l'impossibilità di valutarlo in senso globale nel suo complesso. Le mie valutazioni, quindi, saranno svolte in due direzioni distinte, da una parte quella tecnico-contabile, dall'altra quella politico-finanziaria.
In sede di discussione del bilancio annuale per il 1980 e pluriennale per il 1980/82 avevo rilevato gli elementi di novità che costituivano la premessa per una utilizzazione più efficace dello strumento del bilancio, sia in sede di programmazione, sia in sede di informazione pubblica dell'attività della Giunta. Tali elementi sono stati: adozione del bilancio pluriennale, riclassificazione della spesa per settori di intervento, riduzione del peso delle contabilità speciali, presentazione della gestione dei residui passivi, confronto con le poste di bilancio degli anni precedenti. Avevo inoltre rilevato, sempre in qualche occasione, che, secondo me, mancavano ancora due elementi fondamentali; vale a dire un piano di sviluppo regionale e gli indicatori di efficienza.
Mi sembra che queste osservazioni siano valide anche per il bilancio annuale dell'81 e per il poliennale dell'81/83.
Sotto il profilo tecnico-contabile ritengo doveroso esprimere il mio compiacimento al personale che ha provveduto alla stesura del progetto di bilancio che è stato arricchito da quadri e da tabelle esplicativi, e ancora di più a quanti hanno provveduto alla stesura delle relazioni che accompagnano sia la legge finanziaria che la legge di approvazione del bilancio. Si tratta, a mio avviso, di tutta una serie di documenti che dimostrano la competenza professionale dei redattori e la loro onestà intellettuale. Le due relazioni infatti, offrono una chiave di lettura fondamentale e soprattutto sincera del progetto di bilancio.
Questo è particolarmente meritorio in quanto gli addetti ai lavori hanno usato la loro qualificazione professionale per realizzare un progetto di bilancio che è un modellino di ingegneria contabile estremamente corretto, mentre, di solito, si ricorre all'ingegneria contabile per scopi che sono diametralmente opposti.
Sarò, quindi, grato all'Assessore se vorrà riferire ai suoi collaboratori che nell'ambito di questo Consiglio sono stati espressi degli apprezzamenti favorevoli sulla loro professionalità e sul loro operato.
Ma, per dare a Cesare quello che è di Cesare, è giusto riconoscere anche all'Assessore alle Finanze il merito di avere apposto il suo imprimatur a queste relazioni, dimostrando in questo modo, a mio avviso, di non temere le critiche e soprattutto di essere disponibile a un confronto e a un dibattito aperto e leale in questo Consiglio. Io approfitterò quindi della disponibilità che l'Assessore ha dimostrato nella relazione politica quando, con estrema franchezza, ha detto con quanta difficoltà e con quanta poca disponibilità si accingeva a relazionare su un progetto di bilancio che presenta 34 miliardi di passivo.
Per quanto attiene, in particolare, uno di quelli che io ritengo i problemi generali più importanti del bilancio, il problema della consistenza e della tendenza alla formazione dei residui passivi, si può rilevare dall'esame della pagina 2 della relazione al bilancio, che vi è un miglioramento dal lato delle entrate, mentre vi è un peggioramento dal lato della spesa. A questo proposito assumono un particolare significato anche i 2300 milioni di residui perenti. Ma se è importante che la Giunta abbia, con onestà, messo in evidenza questi residui passivi, credo che sia ancora più importante operare per ridurli.
Un altro problema generale di notevole interesse è la consistenza e la distribuzione per settori di intervento delle risorse proprie e delle assegnazioni statali. Le risorse proprie ammontano a 95 miliardi più 34 miliardi di mutui per un totale di 130 miliardi e le assegnazioni statali ammontano a 55 miliardi. Le risorse proprie, in termini percentuali, rappresentano il 70% delle risorse disponibili al netto delle contabilità speciali, mentre i mutui previsti ammontano al 26% delle risorse disponibili. Questo significa che c'è un'ampia disponibilità finanziaria libera da vincoli di destinazione. Una buona parte, però, di questa disponibilità finanziaria, viene assorbita dalla spesa predeterminata e rimangono, quindi, scarsi margini per realizzare nuovi programmi, questo è rilevabile, in particolare, dal bilancio pluriennale.
È necessario allora effettuare un'accurata analisi degli elementi di rigidità esistenti per raggiungere l'obiettivo di ridurli e di modificarli. Occorre inoltre verificare la coerenza della ripartizione delle risorse per spese programmate dei diversi settori di intervento, rispetto a quelli che sono stati gli obiettivi di legislatura e, in particolare, quelli che sono stati gli obiettivi che il Presidente della Giunta ha esposto con le sue linee programmatiche all'atto dell'ingresso nella maggioranza del gruppo dei Democratici Popolari.
Tutto questo anche alla luce dei risultati di gestione degli anni precedenti, perché se certi programmi di investimento hanno fortemente contribuito alla formazione dei residui passivi, è possibile ridurre gli stanziamenti per gli anni successivi destinati ad altri settori quali, ad esempio, la viabilità, capitolo 26000 dei lavori pubblici, o, più in generale, le opere pubbliche per le quali sono previsti stanziamenti per il 1982 di oltre 4 miliardi, e cosivvia.
Quella che mi pare inoltre eccessiva è l'incidenza della spesa corrente rispetto a quella di investimento: 121 miliardi di spesa corrente contro 61 miliardi di spesa di investimento. E mi sembra eccessivo il rapporto, anche tenendo conto delle esigenze improrogabili di far fronte agli oneri di funzionamento istituzionale e per le prestazioni di servizio essenziali, per quanto riguarda questi settori che hanno tendenze di costi in crescita: sanità e scuola, servizi in generale, il funzionamento istituzionale, come chiaramente indicato a pagina 9 della relazione.
È necessario sottolineare che, indipendentemente dagli incrementi di spesa determinati da oneri contrattuali o di legge o per effetto dell'inflazione, ciò che si rileva è il risultato che si ottiene in relazione alla qualità dei servizi prestati. Voglio dire che è necessario ripartire diversamente le risorse disponibili per spese correnti e investimenti e che è estremamente importante e indispensabile qualificare il tipo di spesa su entrambi i versanti.
Sul versante della spesa di investimento è da notare, poi, che oltre a una sua contrazione si verifica una destinazione che, per certi versi, può apparire preoccupante. Se i grossi problemi del momento sono l'energia e gli investimenti produttivi, per i riflessi che hanno o possono avere sull'occupazione e sullo sviluppo economico e sociale, è necessario destinare a questi settori maggiori risorse, facendo, magari, qualche sacrificio a scapito di scelte che possono avere un maggiore consenso politico, partitico o corporativo, ma che sono meno utili sul piano dell'interesse generale, e dello sviluppo a medio e lungo termine.
In tal senso io credo che sarebbe necessario potenziare gli interventi a favore della piccola e media impresa e dell'artigianato e, in particolare, quelli volti al potenziamento degli investimenti produttivi, al miglioramento della qualità dei prodotti, allo sviluppo tecnologico, alla promozione commerciale e alla formazione professionale.
Questo discorso vale anche per l'agricoltura e, in particolare, per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli, così come per il settore energetico.
In relazione a questi settori credo che sia importante sottolineare che il bilancio del 1981 non contiene, secondo me, scelte adeguate e che il bilancio pluriennale prevede stanziamenti decrescenti, mentre sono previsti in crescita quelli per i servizi.
Per quanto riguarda la politica dell'indebitamento, dove è prevista l'accensione di mutui per 34 miliardi, mi sembra che la somma sia eccessiva se si considera l'entità delle previsioni di introiti per interessi attivi, che è di 1700 milioni. Calcolando infatti, che questi siano valutati a un tasso del 12% si avrebbe una giacenza media di cassa oscillante tra i 14 e 15 miliardi. La realtà allora è che i mutui sono previsti non per far fronte alle esigenze di liquidità, bensì per pareggiare il bilancio.
Sotto il profilo delle occorrenze di cassa, infatti, l'indebitamento potrebbe, secondo me essere inferiore e questa ipotesi sembra confermata, perché i dati di bilancio prevedono l'ammontare degli oneri di ammortamento in 2500 milioni per interessi e in 230 milioni per quote-capitali.
Questi interessi e queste quote-capitali non sono corrispondenti ai 34 miliardi di mutuo, ma sono di gran lunga inferiori, a meno che nel conteggio che è stato fatto non si sia tenuto conto soltanto di una semestralità di questi oneri.
È, poi, da sottolineare che la natura delle spese finanziabili con mutui è talvolta discutibile, specie per studi, perizie, consulenze, macchine per scrivere. Non scenderò in tutta una serie di particolari che sono rilevabili dalla lettura del bilancio, perché ritengo siano conglobati nei problemi generali esposti.
Solo su due questioni specifiche vorrei avere una risposta dagli Assessori competenti del settore. La prima riguarda la legge Merli. Della legge Merli ne parlano i giornali, la radio, la televisione, i Pretori, l'unico che non ne parla è il bilancio della Regione. Ora, mi risulta che, nell'agosto scorso, una deliberazione del CIPE ha ripartito una parte dei fondi della legge Merli; in questo modo 1200 miliardi sono stati assegnati alle Regioni, di cui 4 miliardi da trasferire ai Comuni e 450 milioni da destinare alle imprese, gli altri 800 miliardi verranno assegnati alle Regioni in base alle richieste di ogni singola Regione. Gradirei sapere come mai di questo non c'è alcuna indicazione nel bilancio. La seconda questione riguarda i trasporti: per sostenere le imprese che eserciscono linee di autotrasporti in Valle d'Aosta spendiamo qualcosa come 2500 milioni. La legge statale 177 dell'anno scorso prevede un rimborso, mi pare, fino al 50% degli oneri derivanti dagli aumenti contrattuali. Anche di questo non ho visto traccia sulla parte "entrata" del nostro bilancio.
A titolo di conclusione, come sintesi di tutte le osservazioni che ho svolto fino a adesso, vorrei rivolgere un invito, uno stimolo alla Giunta articolato in quattro punti, che non sono una novità, sui quali si è già dibattuto in altre occasioni, ma che ritengo fondamentali per riuscire a dare un'impostazione e una svolta diversa all'attività dell'Esecutivo. Il primo punto è rappresentato dalla necessità di elaborare un piano di sviluppo socio-economico e territoriale, un programma pluriennale di attività e di spesa, in modo che il bilancio pluriennale assuma la sua naturale veste di strumento programmatorio; il secondo è la revisione delle leggi regionali di intervento, questo è detto anche nelle relazioni alle due leggi presentate oggi, vorrei che non rimanesse sulla carta, ma diventasse un fatto reale; il terzo riguarda l'organizzazione istituzionale e con un intervento sulle strutture degli uffici e sulla formazione del personale, e sottolineo la formazione del personale, perché tra breve avremo modo di discutere circa la sua importanza per il buon funzionamento delle istituzioni; il quarto riguarda la necessità di intervenire efficacemente sulle strutture al fine di ottenere servizi la cui qualità giustifichi l'impegno finanziario della Regione, mi riferisco in particolare alla sanità e alla scuola.
Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Viberti. Ne ha facoltà.
Viberti (DPROL) - Dopo un idillio, quale quello tra l'Assessore alle Finanze e il collega esponente del Partito Repubblicano, è necessario intervenire un pochino duramente nel merito più che del bilancio, delle scelte che questa Giunta effettua, altrimenti la bilancia dell'andamento di questa discussione penderebbe troppo dalla parte sbagliata.
Molte critiche saranno, probabilmente, fatte a questo bilancio e molti colleghi, come già del resto De Grandis, dimostreranno, certamente, di essere dei provetti ragionieri. Questo, tra l'altro, è un bene perché nel caso di un'eventuale modifica di alleanze si saprebbe come rimpiazzare l'attuale acuto, e c'è anche chi lo definisce acuminato, Assessore alla Finanze. Io con le cifre, i conti, le percentuali e la matematica in gemere non ho mai avuto buoni rapporti, quindi mi limiterò ad esporre alcune critiche a quella che pare essere l'impostazione della spesa e al clima in cui si va a votare il disegno di legge n. 256 ed i suoi allegati.
Il clima è stato opportunamente modificato spruzzando sulle nuvole, che minacciose si addensavano sull'idillio tra l'Union Valdôtaine e la Democrazia Cristiana, delle promesse di riparto, avallate da uno, due, o non so quanti, Ministri Democristiani. Quindi, allegri ragazzi, anche se l'81 sarà anno di ristrettezze e non si potranno fare investimenti, per l'82 vedrete che ci sarà spazio e denaro per tutti e per l'83 la maggioranza potrà farsi una campagna elettorale con i fiocchi. Altro che qualche miliarduccio di economie dirette come nel '78, non si preoccupino quindi, i miserabili che vivono ai margini della maggioranza, la fedeltà sarà premiata, gli ultimi saranno i primi e il cattivo di turno, che orrende tresche ordisce - leggasi Minuzzo - si morderà le mani e il suo partito dovrà rimangiarsi tutte le critiche espresse e fare pubblica ammenda se vorrà partecipare al banchetto.
Le probabilità, infatti, che la vicenda in questione possa diversamente risolversi, come nella parabola del figliol prodigo, sono una su un milione, quindi, se c'è qualche incauto che intende emulare il social-democratico, sappia già che la maggioranza si sta spartendo le sue spoglie, e per chi non avesse capito mi riferisco all'incarico di Presidente della Commissione Sviluppo Economico che il collega aveva sinora svolto con discreti risultati, e, se non altro almeno con serietà e buona volontà. Spoglie che sono interessanti dal punto di vista dello sviluppo economico, ma non, come potreste pensare, in riferimento al nome della terza Commissione, l'interesse è tutto indirizzato verso lo sviluppo dell'economicità dello stipendio di qualche consigliere di maggioranza a cui spetta di diritto pensate, la presidenza di questa Commissione.
Io non so con che faccia tosta si possa parlare di questione morale quando l'arroganza del potere giunge a questi livelli. D'altronde, l'esempio viene dall'alto, infatti, il Presidente della Giunta firma o fa firmare documenti sulla questione della casa che prevedono un certo modo di risolvere i problemi e poi il nostro Kooh-i-Noor (montagna di luce per chi non è cultore di dialetti indiani) continua a fare ciò che vuole ignorando e calpestando gli accordi sottoscritti. Quindi, colleghi, quando Minuzzo darà le dimissioni dalla carica di Presidente della Commissione Sviluppo Economico, dimostrerà dignità e coerenza, con le affermazioni che fa da due mesi a questa parte.
Ma la maggioranza, intransigente non solo sul numero di Presidenze che gli spettano di diritto, ma anche sul tipo, tradisce già ora la sua logica del tutto economicistica, nel senso di cui dicevo prima, e consapevole che l'81 sarà anno di vacche magre verserà all'alleato più irrequieto la parte lasciata dal PSDI, spero di sentire ancora tuonare contro la palude putrescente da cui nasce il terrorismo e contro la classe politica corrotta, etc.; questo Consiglio ha bisogno di tensione morale ed io di cose che mi divertano.
Quando ci si trova in ristrettezze i capi sono i primi a dover dare l'esempio. Questo è, parzialmente descritto, il clima in cui si svolge la discussione sul bilancio. Bisogna ancora aggiungere, perché lo sappiamo tutti, anche quelli che non ascoltano mai Ramera e quelli che sono duri di comprendonio a completamento del quadro che appare annebbiato dalle firme apposte in calce al riparto, che questo deve fare ancora molte ore di navigazione e trova sul suo cammino scogli, a volte facilmente aggirabili, come quello che lunedì si troverà in questo Consiglio - anzi non di scoglio, ma di olio dovrei parlare, - ma altri scogli si trovano di fronte al riparto ed alcuni assai pericolosi come la Camera e il Senato dove altri interessi regionali, certo invidiosi della nostra autonomia, albergano stabilmente. Comunque, la barca su cui viaggia il riparto è ancora in alto mare e, quindi, cari regionalisti, datevi da fare e tallonate il vostro alleato romano andando anche al suo Congresso Regionale, non solo a portare i saluti in francese, ma a pretendere, almeno, il mantenimento delle promesse, visto che non avete il coraggio di pretendere ciò che alla nostra Regione spetta di diritto e che la politica democristiana del rubinetto ha sempre dilazionato. E non sono ancora certo che le affermazioni della relazione politica di ieri ci possano far cambiare idea circa la velocità con cui questo riparto può arrivare, conosciamo i democristiani da lunga data, non solo noi ma il nostro Paese, purtroppo.
Allora, visto che il clima è stato più o meno descritto, anche se, forse, manca qualche particolare, possiamo passare all'impostazione. Stento ripetere la parola impostazione perché, a parte la nuova veste che il bilancio ha preso dallo scorso anno, che denota indubbiamente una svolta dal punto di vista tecnico e contabile, per altro dovuta alla necessità di adeguarsi agli indirizzi forniti dallo Stato con le leggi 385 del '76 e 468 del '78, non altrettanto si può dire delle finalità che questo oggetto voluminoso dovrebbe avere. Purtroppo, come sempre, anno dopo anno, i capitoli si susseguono con nuovi e diversi importi, ma di un qualunque collegamento tra di loro che possa richiamare la dea programmazione, un tempo protettrice dei democratici popolari ed oggi ormai dimenticato oggetto di culto, non vi è traccia. I colpi di telefono tra i vari uffici regionali e l'Assessore alle Finanze per stabilire quanti milioni in più o in meno debbono essere messi sul capitolo su cui spende questo o quell'ufficio sono ancora la norma, la programmazione non si ha la più pallida idea di che cosa sia.
Il bilancio regionale si disperde in mille rivoli che servono ad abbeverare le più diverse clientele, alcune anche meritevoli, come chi si dota o ricostruisce il tetto in lose o chi riceve un contributo poiché mantiene il cosiddetto verde rurale, ma sono, comunque, sempre, delle clientele e poi sono molto di più quelle non meritevoli. Eccone alcune: persone che si fanno la strada di accesso alla casa e ricevono il contributo destinato alla costruzione di strade interpoderali, persone che forniscono lavori e studi di alta qualità all'amministrazione, tanto che in alcuni di questi ci sono dei diagrammi concernenti il posizionamento del sole in determinate ore che riportano grossolani errori, o, addirittura, corsi d'acqua che anziché seguire le leggi di gravità scendendo lungo i canaloni scorrono a mezza costa su di una curva a dislivello, per arrivare a dei casi decisamente originali, che dovrebbero essere adeguatamente pubblicizzati come grandi attrattive turistiche, in quanto io credo che siamo la sola Regione nel mondo intero in cui ci siano dei corsi d'acqua che scorrono in salita. Questo è almeno quanto risulta dalla consultazione di certe carte.
Assessore Pollicini, si tenga in più stretto contatto con i suoi colleghi di Giunta, lei si lascia sfuggire delle occasioni enormi per incrementare il turismo in valle, altro che Leonardo, ma se lo immagina lei quanti studiosi e curiosi accorrerebbero nella nostra Regione per vedere l'acqua che sale? E poi chissà quali proprietà medicinali o di altro genere questa acqua può avere, importante è farla analizzare. Mi raccomando, caro Assessore, vada a farsi mettere al corrente dal suo Collega dell'Agricoltura e Foreste. A proposito, sarebbe anche interessante sapere quanto si prevede che produrrà, grazie ai poderosi interventi del bilancio, l'agricoltura valdostana per poter, poi, fare un paragone tra produzione e spese impegnate a favore del settore agricolo. Ma nel settore agricolo si pagano i danni di scelte sbagliate o, peggio ancora, male applicate, valga per tutti l'esempio del risanamento del patrimonio zootecnico, in cui si sono spesi miliardi per ritrovarsi al punto di partenza, con il risanamento ancora da fare. Ma se i nostri imprenditori agricoli debbono fare i conti con un territorio che non li aiuta, per le industrie, e specialmente per quelle della bassa valle in particolare, non si può certo dire che siano le cause naturali a provocarne le continue crisi. Qui le responsabilità della Giunta sono assai più gravi, anzi le irresponsabilità di questa Giunta che continua a fare scelte a capocchia, e non voglio ripetermi su una delle sue migliori trovate: la ormai famosa fabbrica di bastoncini. Vedremo che cosa ci riserverà il futuro.
Certo è che neppure nel settore dell'industria si può intravedere un minimo raccordo programmatico e l'unico esempio di raccordo lo si trova purtroppo, nei contratti tampone, capestro che l'amministrazione riesce a stipulare di volta in volta con i nuovi padroni di questa o di quella azienda in crisi, magari tessile, che, poi, potrebbero essere sempre gli stessi padroni, sotto mentite spoglie, pronti a mungere nuovi fondi all'Amministrazione regionale.
Che la crisi economica avrebbe prima o poi raggiunto anche la nostra splendida valle lo si poteva supporre già molto tempo fa, eppure la nostra "montagna di luce" non si esimeva dall'illuminare durante la Table Ronde sur l'émigration valdôtaine, tenuta lo scorso anno all'inizio dell'estate, dal gabbare i valdostani presenti alla riunione, facendo sfoggio della sua ben più nota qualità e capacità: quella di bluffare. Fra le altre cose affermava infatti che, mentre l'industria statale aveva delle difficoltà, cosa per altro vera, quella che si era impiantata con contributi regionali o ne aveva usufruito, godeva ottima salute, quasi che i soldi forniti dalla Regione fossero dotati di particolari capacità terapeutiche. Di fabbriche chiuse, in cassa integrazione se ne vedevano già allora, e la situazione non è, certo, migliorata, anzi, tutt'altro. Comunque il nostro megapresidente è sempre pronto a una risposta diversa a seconda della categoria di gonzi, (scusa Mappelli, se ti rubo uno dei tuoi cavalli di battaglia e lo modifico) ma io sono convinto, purtroppo, che il tempo dei gonzi non sia ancora finito. Quando poi, viene in Consiglio, dove si trova di fronte dei gonzi particolari a cui non sempre riesce a raccontarla, allora indulge un po' alla discussione e poi schiaccia il bottone con su scritto "voti" e, puntualmente, gli appartenenti alla maggioranza, sia i più gonzi che i meno gonzi, alzano il braccino con annessa manina e i giochi sono fatti, con buona pace del metodo democratico e degli ignari cittadini.
Certo, non è che siano tutte scelte fatte senza proprio pensarci su più di tanto; infatti i bastoncini della Findus, per esempio, sono un prodotto indirizzato ad un settore che tira così come i nostri, indirizzati ad un mercato in espansione come quello dello sci. Sempre che non tutte le annate siano come questa in fatto di neve, di neve, certo, poiché la neve è, praticamente, l'unica cosa che, oltre alle bellezze naturali deturpate e deturpande, la nostra Regione è in grado di offrire al turista.
Insomma, questa Giunta, secondo noi, non ne fa proprio una giusta, e non c'è da ridere se si pensa all'affermazione fatta da Andrione durante la discussione concernente la nazionale Cogne pochi mesi fa, il nostro genio, padrone di tutto lo scibile umano annunciava testualmente, con ghigno compiaciuto, che la nazionale Cogne è ormai spacciata.
Che l'industria non sia gradita al Presidente della Giunta lo stanno a dimostrare non solo la scarsità, disorganicità e incoerenza delle scelte in campo industriale, ma anche il fatto che l'Assessore preposto a questo settore non dimostra, certo, di essere un esperto nel campo, e questa non è una voluta cattiveria da parte mia, ma una constatazione dei fatti. Difatti, tutte le volte che ci sono dei grossi impegni di spesa è il Presidente della Giunta e non il buon Chabod a interessarsi della realizzazione dell'opera: e Cogne, con la sua costruendo rubinetteria, ne è l'esempio più evidente. Per inciso, sempre durante una discussione in questo Consiglio, il monstre-president ci fece sapere che per diversi sabati consecutivi egli si era recato in quel di Cogne dove, notoriamente, si beve e si mangia molto bene, per controllare l'esecuzione dei lavori. Povero il nostro piccolo Presidente che lavora giorno e notte come una formichina per il bene della nostra petite patrie! Peccato che il personale regionale non lo assecondi a sufficienza, altrimenti, avremmo, certo, potuto spendere tutti quei soldi rimasti a residui per l'edilizia convenzionata, e, certo, il problema della casa sarebbe meno grave. Ma non è, per caso, che tra i proponimenti occulti dell'Union Valdôtaine, oltre a quello di fare scomparire l'industria e agricoltura a favore dello sviluppo del terziario - leggi, servizi, turismo - ci sia anche l'intenzione di creare nuovi flussi migratori in conseguenza della mancanza di case? Non so se è il caso di interrogarsi di più, anche se non conosciamo le intenzioni occulte dell'Union possiamo intuire quelle della Giunta.
Appare infatti chiaro che, per i tagli effettuati nella parte spesa, ancora una volta ci rimetteranno gli Enti Locali. Qui in Consiglio siete tutti bravi a ricordarvi e ricordarci che non c'è solamente Aosta, che ci sono altri 73 Comuni, che la periferia ha i suoi giusti diritti, e taccio su quanto si dice contro lo Stato tirchio ed accentratore e, addirittura, a volte definito imbecille in certe sue propaggini, ma questa Giunta ed il suo massimo esponente predicano bene e razzolano male. È solo infatti dando i soldi ai Comuni che si può permettere loro di gestire autonomamente il proprio territorio, ma piuttosto che cedere una briciola di potere si scatenano persino delle lotte intestine al mouvement.
Cari signori, se non lo aveste ancora capito, questo Consiglio non deve riunirsi per ratificare l'acquisto di un "alpine bombardier" - mi spiace ripeterlo, ma credo che le capacità di comprendonio di questa Assemblea debbano essere stimolate - questo famosissimo tipo di motoslitta che acquistiamo, a più riprese, durante vari Consigli e neppure l'acquisto dello Scuolabus. E i casi e gli esempi possono essere fatti a decine, e non dovranno neanche demandare alla Giunta queste scelte che peraltro, già le fa e ce le fa, poi, solo ratificare; io sono convinto che i compiti di questo Consiglio e della Giunta siano ben diversi dall'amministrazione spicciola. Il Consiglio deve legiferare e deve farlo possibilmente bene, dando indirizzi precisi e comprensibili ai Comuni e riservandosi l'esecuzione di opere di interesse regionale. È ora di abbandonare la mentalità di grosso Comune che marca tutte le scelte effettuate dalla Giunta e dal Consiglio; basta con tutte le file dei Sindaci o di chi, per essi, ogni martedì deve fare la fila davanti agli uffici dei vari Assessori, primi fra tutti i Lavori Pubblici e l'Agricoltura e Foreste; basta con i favoritismi a seconda del colore della Giunta questuante.
È per dar un contributo alla sconfitta di questa mentalità ristretta e clientelare che la Nuova Sinistra ha proposto due referendum di iniziativa popolare sul tema di decentramento: uno riguarda direttamente il finanziamento ai Comuni per spese di investimento; l'altro un'integrazione della 457 con cui si permette all'Ente pubblico di acquisire il bene da ristrutturare. Tra gli altri vantaggi che porterebbe il decentramento di fondi ai Comuni ci sarebbe quello, non indifferente, di non incrementare ulteriormente il numero dei dipendenti regionali che sono, ormai, veramente troppi in percentuale alla popolazione.
Ancora due parole sulle proposte di legge di iniziativa popolare che abbiamo presentato. Con la riforma tributaria, inventata agli inizi degli anni '70 dall'allora Ministro delle Finanze, On. Preti, ed approvata dallo schieramento di centro-sinistra, lo stesso che governa oggi l'Italia, la finanza dei Comuni, a partire dalla loro autonomia finanziaria, ha subito un colpo che si può definire mortale, così come è dimostrato dal crescente volume di debiti accumulati in questi ultimi anni dall'insieme dei Comuni italiani e dal continuo susseguirsi di leggi e leggine finanziarie con le quali i governi hanno tentato di tamponare le falle più grosse ed evidenti. Era quella la legge che sostituiva l'Ige con l'IVA, che aboliva la Vanoni ed istituiva l'Irpef, ma era soprattutto la legge che, abolendo le tasse di famiglia, privava i Comuni dell'unica possibilità di imposizione autonoma che possedevano. Da allora, ogni Comune riceve dallo Stato una somma annua che è legata solo al bilancio che ogni singolo Comune aveva nell'anno precedente all'entrata in vigore della cosiddetta riforma tributaria, indipendentemente dall'evoluzione o involuzione demografica, aumento o riduzione della popolazione residente, dal crescere dei compiti dei Comuni, determinati da tutta una serie di leggi approvate in questi anni, dal crescere dei bisogni di servizi sociali fra la popolazione e anche dal processo inflativo che ha caratterizzato l'economia italiana in questi ultimi anni.
Perché, quindi, la Nuova Sinistra si è assunta questa iniziativa nella nostra Regione e non in qualche altra parte d'Italia? Perché chiediamo il trapasso di denaro pubblico dalla Regione ai Comuni oltre che dallo Stato ai Comuni? Perché cerchiamo di rispondere a un problema di carattere nazionale con una proposta di legge e di iniziativa popolare a carattere regionale? Si potrebbe rispondere a tutto questo dicendo che è perché nel lontano 26 febbraio 1948, con l'approvazione da parte del Parlamento italiano dello Statuto Speciale, la Valle d'Aosta divenne Regione autonoma, ma giustamente ci potrebbe essere detto che è un po' poco e che non spiega niente. La Nuova Sinistra valdostana ha deciso di abbinare ai due referendum nazionali la raccolta di firme per la presentazione di due leggi regionali a carattere popolare, tra cui quella sul finanziamento dei Comuni da parte della Regione, a seguito di un approfondito dibattito sulla base di serie argomentazioni, che mettono in discussione la realtà politico-economica della nostra Regione.
Innanzi tutto, va considerato che i Comuni valdostani sono stati più penalizzati degli altri Comuni italiani dalla riforma tributaria perché, nel momento in cui questa è entrata in vigore, la nostra Regione fungeva, ormai da anni, come superComune, svolgendo compiti che erano propri dei Comuni, i quali potevano, così, tenere più bassa la tassa di famiglia. Ne è risultato un abbassamento dei finanziamenti dello Stato ai nostri Comuni negli anni successivi. In secondo luogo, la Valle d'Aosta è una Regione autonoma con uno speciale riparto finanziario fra Regione e Stato che non può fermarsi a livello regionale, ma deve propagarsi ed articolarsi ai singoli comuni per aumentare le loro possibilità operative e per dare, finalmente, all'Ente Regione quel ruolo politico, programmatorio che le è proprio in termini legislativi ed istituzionali: repetita iuvant.
In terzo luogo perché l'autonomia, questa nostra sacra parola, deve riempirsi di valori e di fatti, si può continuare a praticare l'autonomia della Giunta Regionale definendola autonomia della Regione autonoma Valle d'Aosta, la Valle d'Aosta, come Regione, è costituita, prima di tutto, dai valdostani, che hanno il loro primo livello di aggregazione nei Comuni.
Mettere una parte del bilancio regionale a disposizione dei singoli Comuni significa dare a questi una possibilità reale e concreta di sviluppare le loro capacità di iniziativa che, partendo dai servizi sociali e dalle opere pubbliche, possono permettere lo sviluppo autonomo di tutta la realtà socio-culturale ed economica delle comunità locali. Il finanziamento dei Comuni, da parte della Regione, vuole anche dire ridurre i tempi di attuazione e quindi i costi di tante scelte dei Comuni che oggi vengono finanziate dalla Regione, svincolare, almeno parzialmente, le possibilità di iniziativa di ogni singolo Comune dagli umori e dal colore dei vari Assessori, impegnare la struttura regionale, a partire dagli Assessori per finire ai dipendenti, sui problemi complessivi ed organici della nostra valle, per poterla conoscere, capire ed indirizzare ad un effettivo sviluppo socio-economico.
L'altra proposta riguarda contributi a favore di Comuni, Consorzi di Comuni di Comunità Montane per l'acquisizione e strutturazione di immobili e complessi edilizi da adibire ad abitazione. La casa costituisce oggi un grave problema, e a più riprese, in questo Consiglio ne abbiamo parlato e su questo punto credo che siamo tutti d'accordo. In Valle come altrove, accanto ad una minoranza di privilegiati proprietari di parecchi alloggi, vi sono persone che soffrono drammaticamente per la carenza di abitazioni. La situazione è oggi schematicamente questa: centinaia di famiglie e persone sono alla ricerca di una casa da affittare, migliaia di case, soprattutto nei paesi, sono abitate pur essendo prive di servizi fondamentali, sul mercato manca l'offerta di case in affitto e, contemporaneamente, ci sono migliaia di alloggi vuoti perchè inabitabili, perchè i proprietari vogliono venderli o utilizzarli solo un paio di mesi all'anno perchè di proprietà di persone residenti fuori della Valle d'Aosta e che vengono nella nostra Regione soltanto per pochi mesi all'anno.
Il settore edilizio è ormai da tempo in grave crisi con grossi problemi anche occupazionali. E di fronte a questa situazione l'iniziativa della Pubblica Amministrazione, Regione, Comune, Comunità Montana, è stata estremamente carente limitandosi ad interventi sporadici e senza un preciso programma. Anche le possibilità offerte con i consistenti finanziamenti statali del piano decennale per la casa rischiano di essere in gran parte sottoutilizzati o sprecati per la diffusa impreparazione, per la carenza di indirizzo dell'amministrazione regionale. In particolare, va rilevato che il piano decennale prevede la possibilità di utilizzare i fondi statali per il recupero di vecchie case, stabili e quartieri, possibilità che, se fosse attivamente utilizzata dai Comuni, permetterebbe di dare una consistente risposta al fabbisogno abitativo; finora, invece, salvo pochi casi positivi, in un paio di Comuni, penso che tutti i fondi siano stati utilizzati per costruire nuove abitazioni sugli ormai scarsi terreni agricoli e in alcune località, come ad Aosta, si stenta ad utilizzare i fondi perché non ci sono più aree libere su cui costruire. Ormai è evidente a tutti che non si può più procedere per questa strada e che bisogna contare sul risanamento e sul recupero delle vecchie abitazioni, dei centri storici dei paesi e di Aosta. L'ostacolo più grande, in questa direzione è, però, rappresentato dal fatto che i Comuni mancano dei fondi necessari per acquisire le vecchie abitazioni che devono essere risanate e successivamente affittate. Il disegno di legge presentato prevede, pertanto, un concreto e consistente intervento della Regione a sostegno dei Comuni: i finanziamenti ricopriranno, se il Consiglio Regionale approverà questo disegno di legge, tutto l'arco di tempo del piano decennale, ammonterà a 6.700 milioni in sei anni.
Ma torniamo allo specifico. Questo bilancio non ci soddisfa, anzi non ci convince neanche un po' ed è troppo comodo parlarne all'ombra del riparto, è tipicamente democristiano nascondere le magagne con le promesse, è tecnica collaudata che, almeno con l'Union, sembra rendere ancora. Ma, per intanto, di soldi nuovi non ce ne sono, anzi ne abbiamo meno ancora dello scorso anno e non ci rassicurano, certo, circa il futuro del popolo valdostano gli strani giri di parole presenti nella relazione. A questo proposito vorrei qualche chiarimento su alcune delle cose scritte a pag. 3 e a pag. 5 della relazione.
Pag. 3-5° riga: "le previsioni per il 1981 mostrano un aumento dell'incidenza della gestione dei residui passivi, tale rallentamento nella capacità di spesa della Regione è attribuibile principalmente ai sottoindicati programmi concernenti spese di investimento, interventi a carattere generale, difesa del suolo, strutture agricole, etc. formazione professionale". Con questo si intende dire che la capacità di spesa è bloccata dai settori nei quali la richiesta di denaro è continua?
Secondo punto, sempre a pagina 3, punto d: " le spese appaltate o i lavori eseguiti direttamente dalla Regione contribuiscono ad aumentare l'importo dei residui in relazione ai tempi di esecuzione che mediamente impegnano quasi due esercizi finanziari". Se quanto detto è vero ci vuole molto a fare due conti e a finanziare l'opera in due anni?
Infine, " l'incidenza preponderante dei residui nella composizione della massa spendibile relativa a detti programmi risulta solo in parte determinata dalla diminuita capacità di spesa, essendo, per contro, attribuibile anche alla diminuzione di nuove risorse destinate a tali programmi che già possono contare su cospicue possibilità non utilizzate nel 1980". Questo è un gatto che si morde la coda o, forse, è solo la presenza di troppi ragionieri e pochi letterati all'Assessorato alle Finanze che, tra l'altro, vengono tutti impegnati dall'Assessore, che produce simili contorcimenti lessicali, tanto ingarbugliati da fare invidia alle spiegazioni che l'Assessore Rollandin ci fornisce puntualmente, mensilmente sui suoi immancabili e quanto mai spesso inutili provvedimenti legislativi? Pregherei di fornire un'interpretazione autentica delle frasi testè dette.
Pagina 5 le entrate del titolo IV. Questo è proprio facile, facile, Assessore, prenda nota e vedrà che non avrà problemi. Anche per questo titolo il decremento è dovuto ad una straordinaria operazione di alienazione di titoli effettuata nel corso del 1980, buoni del tesoro novennali al 5,5% scaduti l'1/1/1980. Come mai avevano dei buoni del Tesoro novennali? Ne abbiamo altri? Quanti sono quelli alienati, perché scaduti e quanto ci hanno reso? Non si emozioni Assessore Ramera, io non sono Mike Buongiorno, questo non è un quiz premi, non c'è il cronometro che scandisce i fatidici 30 secondi, lei ha un sacco di tempo per prepararsi la risposta, e poi anche se sbaglia lei non ci perde niente, neanche la faccia. Chi è che ride? Vorreste, forse, insinuare che l'Assessore ha già perso la faccia?
Ma bando alle ciance, non vorrei diventare noioso, quindi vi informo che riteniamo il bilancio pluriennale una vera e propria pagliacciata e più che in coincidenza con la festa di San Valentino sarebbe stato opportuno discuterla a carnevale. Su questo argomento non abbiamo altro da aggiungere.
Sul bilancio di previsione, invece, ci sentiamo di dire ancora qualcosina, benché la considerazione dianzi fatta potrebbe essere ritenuta valida anche per questo. Ad esempio, ci si potrebbe chiedere come si può stimare che gli introiti della casa da gioco non aumenteranno se non di pochissimo, per effetto delle opere di ampliamento dell'immobile sede del casinò? È, forse, per scaramanzia? Ma via, signori, lo sapete tutti che la farina del diavolo va tutta in crusca, quindi peripatetiche e delinquenti di ogni ordine e grado, compresi quelli che esercitano la delinquenza evadendo le tasse e grassando i consumatori continueranno a portare i loro sudati risparmi al casinò della valle, sono pronto a scommettere che non li fermerebbe neppure un'annessa concimaia con tutti i suoi miasmi. A proposito, Presidente, come è andato l'incontro con il Prof. Masi? Che si fa, la riapriamo la bisca o lo reprimiamo questo sciopero o tutto sarà annegato nell'oro? Sono molto preoccupato, Presidente, quasi 80 milioni al giorno è la media che ci produce la casa da gioco, non vorremmo lasciarla chiusa per più di un giorno, per caso, e il nuovo Commissario capo che dice? Come sta? Come va la nostra cara, vecchia, insostituibile ed amata bisca? Ieri nella sua anomala relazione fatta in un anomalo periodo su di un bilancio anomalo il nostro quasi scricchiolante Assessore ha avuto alcuni sprazzi di lucidità, oltre agli occhioni al Partito Socialista e le bordate al vecchio nemico democratico popolare che di tanti incubi ha popolato, a suo tempo, i giusti sonni dei democristiani. Oggi siete meno forti di un tempo e dovete solo accontentarvi di un Assessorato e di una ipotetica Presidenza della Commissione di Sviluppo Economico. Ahimè, come siete caduti in basso!
Certo, non come i Democristiani che, con gli attacchi di ieri hanno dimostrato di aver paura della loro stessa ombra, sono persino riusciti a pensare che si sarebbe potuta realizzare una maggioranza senza di loro, ma che modesto Assessore Ramera! Ma quale maggioranza potrebbe fare a meno dell'indispensabile apporto qualitativo che la Democrazia Cristiana offre? Dove trovare tre Assessori più efficienti di lei, Borbey e Chabod? Non scherziamo, Assessore, senza i Democristiani non si governa in Valle d'Aosta! Ma torniamo ad uno degli sprazzi di lucida genialità della relazione letta ieri, relazione che per quanto anomala, manteneva indubbie caratteristiche manageriali, mi riferisco alle preoccupazioni che l'Assessore alle Finanze nutre circa la proprietà del pacchetto azionario della Sitav, preoccupazione di cui ci metterà a parte appena le intuizioni saranno suffragate da certezze. Speriamo che non finisca come per il testo del riparto, altrimenti stiamo freschi, ma cosa voglio sperare? Ormai non c'è proprio più nessuna speranza, questo Consiglio si riunisce solo per ratificare le scelte, se di scelte si può parlare della Giunta. Penultimo sopruso, nei confronti della dignità di questo consesso, è il raggiunto accordo, pare, con l'Ordine Mauriziano, con perfetto stile autarchico da ventennio di funesta memoria. Ancora una volta la testa più rotonda eletta nelle liste dell'Union ha risolto un altro problema a modo suo; noi le notizie le apprendiamo dagli organi di informazione, cose incredibili, comunque, il giorno che smarrissi le chiavi di casa potrei sempre rivolgermi all'Assessore in questione per buttare giù la porta, in caso non si trovasse un fabbro. La durezza della testa più rotonda dell'Union sta, ormai, diventando leggenda.
Ma torniamo al nostro Assessore alle Finanze al quale bisogna riconoscere un'incredibile umiltà: ha infatti ringraziato tutti, i suoi collaboratori e anche qualcun altro, purtroppo solo l'opposizione non è stata ringraziata, ma, in compenso, ha ricevuto precise garanzie sul suo diritto di partecipare alla spesa dei fondi che il nuovo riparto porterà in Valle. Tante grazie, Cosa Nostra, prendiamo buona nota delle tue gentili concessioni e speriamo di poter spendere anche noi, quanto prima e come vogliamo, qualche miliardo.
"Basta, basta" grida il volgo, ebbene, sia accontentato, accontentiamo i peones, e dopo aver ribadito ancora una volta, se non lo si fosse capito, che l'impostazione priva di qualunque logica politica e programmatica o coordinatrice di questo bilancio ci conferma l'impressione di disgusto che spesso proviamo nel considerare le attività svolte dalla Giunta, passiamo alle ultimissime considerazioni su questa maggioranza dalle idee chiare o, meglio, majorité par les idées claires, come scrive il collega Tamone, che approverà, sotto l'effetto narcotico del riparto, anche questo pacco senza neppure dire una parola o, al massimo, dando delle leccate ben distribuite.
Ebbene, a questi solerti votatori del "si" vorrei ricordare che la nostra prode Giunta, pur avendo avuto a disposizione 214 miliardi 696 milioni è riuscita a chiudere l'esercizio dell'80 con un presunto saldo negativo di 1.700 milioni. Con tutti questi soldi non sono riusciti a chiudere in pareggio; si fa proprio della buona amministrazione qui da noi!
Ebbene, cara maggioranza silenziosa, tu che potresti controllarla dall'interno, tallonala, questa Giunta, nelle spese, fa attenzione che il miraggio delle nuove entrate non spinga gli Assessori a spese folli e sproporzionate alla nostra disponibilità; sarebbe un peccato veder affondare la Valle d'Aosta nei debiti. Nessuno, infatti , si augura questo, però potrebbe anche accadere che non ci sia riparto per quest'anno, quindi occhio alla penna. Tenete d'occhio i vostri massimi esponenti, anche voi, perché così, quando ci sarà qualcosa che non va, forse, almeno a voi daranno retta.
Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Tonino. Ne ha facoltà.
Tonino (PCI) - Credo, che non sia un compito piacevole, neanche per l'opposizione, discutere un bilancio di questa natura. Dovremmo, per grossa parte, ripetere delle cose già dette lo scorso anno, dovremmo ripetere l'elenco delle inadempienze di questa Giunta regionale rispetto ad affermazioni fatte anche nel programma presentato dal Presidente della Giunta, nel momento in cui si è allargata la maggioranza regionale.
C'era venuta la tentazione di cominciare l'intervento canticchiando l'ultima canzone della Orietta Berti, per cui la barca non solo non va più, ma sta andando giù. Sentendo questa canzone ci è venuto il dubbio che le parole fossero state scritte, appunto, in occasione della discussione di questo bilancio regionale.
Ma al di là delle battute, la situazione è, secondo noi, molto grave e ci troviamo di fronte ad un bilancio che non è semplicemente anomalo, perché rispecchia fedelmente, come tutti i bilanci di previsione, il modo di governare di una Giunta e perciò si presenta come lo specchio più fedele del fallimento di questa Giunta e del fallimento del rapporto privilegiato instaurato dall'Union Valdôtaine con la Democrazia Cristiana.
Quali sono, in sintesi, gli elementi più vistosi di questo fallimento? Intanto, l'incapacità - e lo ripetiamo anche oggi - di avere un rapporto dignitoso e fermo nei confronti dello Stato al fine di ottenere complessivamente certezza nelle entrate della Regione; in secondo luogo, l'incapacità di rivedere una spesa regionale che è dispersiva e, per molti aspetti, addirittura incontrollata; e, in terzo luogo, perché assistiamo all'abbandono di qualsiasi indirizzo di riforma anche nella gestione del bilancio.
Io credo che si possa affermare che sono ampiamente tradite le leggi sulla programmazione, votate nel periodo dell'intesa, e la legge sulla nuova contabilità regionale che è di conseguenza di quella prima legge. Il bilancio è ridiventato un documento semplicemente contabile, un elemento che serve ai singoli Assessori per sapere dove sono i soldi ed ha perso, se mai l'ha avuto, anche solo come intenzione, qualsiasi riferimento di strumento di programmazione.
Altro fatto indubbiamente negativo è questo record di essersi presentati, chiudendo i conti del 1980, con un disavanzo di 1.700 milioni. È una cifra che parla da sola, che fa discutere. Sono state, in sostanza, autorizzate nel 1980 spese in misura tanto maggiore rispetto alle entrate previste. Tornano in mente e devono essere ricordate in questo Consiglio le spese che non abbiamo approvato durante il 1980, fatte al di fuori di previsioni stesse del bilancio: prima di tutto, gli stanziamenti fatti per l'acquisto delle aree per lo stabilimento di Verrès e via di questo passo.
Tra l'altro, se è vero - e questa è una domanda che vogliamo fare all'Assessore - che i residui attivi, non tutti, sono in realtà dei residui reali, ne fa fede la cifra di residui che è segnata in bilancio per mutui ancora da contrarre, ne consegue che nella realtà questo buco è più grosso di quanto oggi lo si presenti. Questo è, evidentemente, un esempio di pessima gestione del bilancio, di vero e proprio malgoverno.
Passando al problema delle entrate il primo riferimento è, sicuramente, quello relativo al riparto fiscale della Valle d'Aosta. Sono anni che si denuncia l'ingiustizia del meccanismo che maggiora ogni anno il plafond dell'entrate sostitutive, in modo non sufficiente da coprire il tasso inflattivo: da anni si dice in quest'aula, che questo fenomeno porta ad un progressivo irrigidimento della spesa, riducendo la possibilità di investimenti; da anni si ha la sensazione, anzi la certezza, che la dinamica delle entrate sia sostanzialmente inferiore a quella delle spese.
La prima domanda che ci poniamo è questa: come mai si è atteso tanti anni prima di mettere sul piatto del rapporto tra Giunta regionale e Governo il problema di un adeguamento delle nostre entrate in tutti questi anni? Che cosa si raccontavano nei loro incontri la Giunta e i vari Governi che si sono succeduti? Se è vero, come è vero, che solo in questi ultimi tempi si è vista la drammaticità della situazione, c'è stato un sussulto ancora debole che deve portarci ad avere un nuovo riparto fiscale. Ma finora quanti miliardi ha perso la Valle d'Aosta? Questi dati devono essere messi nel conto e tenuti presenti, così come deve essere tenuta presente la necessità di riqualificare la spesa regionale, anche in presenza di un nuovo riparto. Se non si riqualifica il modo di spendere rischiamo di trovarci, fra non molti anni, nella stessa situazione. Basta un esempio per chiarire il concetto: il bilancio del 1980 si è chiuso con delle previsioni assestate attorno ai 200 miliardi, solo per tener conto dell'inflazione noi oggi avremmo la necessità di 240 miliardi, se dovessimo tener conto di quanto abbiamo perso negli ultimi anni questa cifra dovrebbe essere molto superiore. Si tratta quindi di stare molto attenti a come si spende, si tratta di riqualificare la spesa in modo che le entrate future della Regione tengano conto del modo di spendere della Regione stessa.
Il secondo riferimento, relativo alle entrate, riguarda, invece, la componente, di cui non a sufficienza ha parlato l'Assessore Ramera nella sua introduzione, dei trasferimenti da parte dello Stato. Si tratta di una battaglia di autonomia che deve essere portata avanti con decisione. Secondo la legge 281 del '70, che è un po' la base dell'ordinamento regionale per le altre regioni, ma che riguarda anche per grossa parte anche le entrate della nostra Regione, le entrate dello Stato dovevano essere date alle Regioni per finanziare i programmi di sviluppo regionale.
Il finanziamento, perciò, delle funzioni delle Regioni era strettamente legato a questo tema, per cui il fondo comune dell'art. 8 della legge 281 doveva rappresentare lo strumento per il finanziamento dell'attività ordinaria delle altre Regioni; nel nostro caso, dobbiamo contare sul riparto fiscale, mentre il fondo di sviluppo dell'art. 9 doveva rappresentare lo strumento per finanziare, secondo criteri, i programmi regionali di sviluppo.
Mentre si discuteva su quale dei due articoli era importante privilegiare, è andato avanti, in questi ultimi anni, un fenomeno che ha colpito la capacità stessa di intervento delle Regioni: una alluvione di leggi, 380 per la precisione, minute e invadenti, non organiche, ma che rifinanziavano vecchie leggi, non di programma, ma leggi-provvedimento, scoordinate, aggrovigliate. Tutto, tra l'altro, era prefigurato in queste leggi: dalle categorie dei destinatari, alle procedure di erogazione e persino, in molti casi, all'entità dei finanziamenti che non tengono neanche conto della inflazione.
Dietro a questo modo di operare del Governo, del Parlamento, si è avuta una serie di veri e propri guasti che interessano anche la nostra Regione. In primo luogo, un guasto per l'autonomia della Regione: le entrate per i programmi di sviluppo che inizialmente rappresentavano il 40% delle entrate complessive, successivamente si sono ridotte di molto fino a rappresentare poco più del 10% dei bilanci regionali, mentre hanno preso piede fondi settoriali sempre più strettamente legati fra di loro; in secondo luogo, dei guasti anche per la capacità di spesa della Regione - altre volte abbiamo discusso della formazione di residui nei bilanci delle regioni, - dovuti a questo modo di finanziare le Regioni che lo Stato ha adottato; in terzo luogo, danni anche alla funzione costituzionale delle Regioni, in quanto il Consiglio e la Giunta sono stati, molto spesso, soppiantati da un rapporto diretto tra Ministero e Assessorato che ha teso, in questi anni, a bloccare sempre di più lo spazio di discussione e di decisione del Consiglio Regionale e, in molti casi, della stessa Giunta regionale.
Si è fatta interprete di questa situazione la Commissione Interparlamentare per le questioni regionali che è presieduta dal compagno Sen. Modica, che in un documento del febbraio dell'anno scorso, significativamente presentato in quel periodo, cioè a tempo, perché la legge che riguarda la finanza regionale scade il 31 dicembre di quest'anno ed è importante che ci sia da parte di tutte le Regioni, un orientamento forte, perché si ponga fine a questo stato di cose - tale Commissione dice che i programmi di settore non hanno svolto il ruolo sostitutivo di programmazione generale non essendo specificatamente raccordati a un disegno generale. Questi programmi, pur svolgendo un ruolo promozionale di indubbia importanza, in determinati settori prioritari, hanno avuto esiti incoerenti. Se ne deve prevedere, perciò, il superamento con il passaggio, sia pure graduale, ad un sistema di raccordi intersettoriali che avviano ad una programmazione di tipo orizzontale, nel cui contesto le Regioni possono assumere un ruolo autonomo, che consenta loro di realizzare i propri programmi di sviluppo secondo quanto previsto dalla 616. Soltanto in alcuni casi, dice la Commissione, il governo deve fare dei provvedimenti settoriali per problemi di particolare urgenza, di intervento nell'economia o di intervento in zone del Paese particolarmente bisognose.
Altra considerazione che mi sembra valga la spesa di riprendere, è la conferma che l'attuale condizione ha portato ad una situazione per cui le Regioni si trovano a disporre, in modo autonomo, di una percentuale di poco superiore al 10/12% del loro bilancio, risultando tutto il restante complesso delle risorse vincolato, talvolta in modo minuzioso, da destinazioni fissate dalla legge nazionale o da deliberazioni del Governo. Ne deriva la marcata insufficienza di un'autonomia finanziaria regionale con un assetto che non corrisponde a questo prescritto dall'art. 119 della Costituzione, che ha creato un altro dei presupposti negativi, non solo per una programmazione regionale di sviluppo, ma anche per l'efficienza e la rapidità della spesa.
Si conclude il documento dicendo che è necessario, tenendo conto della scadenza ormai prossima delle norme vigenti, prevista, ripeto, per il 31 dicembre 1981, assicurare una soluzione definitiva come esigenza prioritaria, escludendo proroghe del regime transitorio, in modo da definire e garantire il criterio dell'autonomia finanziaria, sia pure nel contesto di coordinamento voluto dalla Costituzione. Queste sono battaglie, a nostro modo di vedere, molto importanti, che poco e con scarsa incidenza questa Giunta Regionale ha abbracciato e che, accanto ad un'azione unitaria per la risoluzione di un nuovo riparto, deve vedere impegnate tutte le forze politiche di questo Consiglio Regionale, perché si tratta di una vera e propria aggressione alla nostra autonomia regionale. È significativa, da questo punto di vista, anche l'impossibilità, riscontrata in questo bilancio annuale, di valutare la sua progressione, soprattutto pluriennale, quali sono le entrate della Regione derivanti dai trasferimenti dello Stato.
Per quanto riguarda la spesa, proprio questa situazione particolare, in cui si trova la Regione, imponeva una revisione del modo di spendere della Regione stessa. La spesa va riqualificata e rivista, è un ritornello che, purtroppo, cade ogni anno nel vuoto: troppi sono i fondi che vengono dispersi, troppe sono le leggi che sono superate o che sono di dubbia efficacia. Vi è un accenno interessante a questo problema nella stessa relazione introduttiva al bilancio, laddove si parla della necessità di rivedere il meccanismo di spesa di talune leggi regionali, in quanto sono troppe le spese non produttive. Riqualificare la spesa regionale vuol dire soprattutto collegarsi con la programmazione, spendere non soltanto in base a delle leggi, ma raggiungere obiettivi fissati dalla programmazione e fare delle leggi per raggiungere questi obiettivi. Si tratta, in sostanza, secondo la nostra opinione, di passare da una spesa per leggi a leggi che finanziano dei programmi.
Tutta questa impostazione, che noi avevamo visto nella nuova legge di contabilità, è stata volutamente dimenticata. L'art. 3 della legge di contabilità parla di un collegamento organico con la programmazione regionale; il bilancio pluriennale e bilancio annuale di previsione della Regione sono strumenti di attuazione del programma pluriennale di attività e di spesa, ai sensi della vigente normativa regionale in materia di programmazione, le procedure e le modalità organizzative per garantire il collegamento organico delle fasi di predisposizione, attuazione e verifica del programma pluriennale di attività e di spesa con i documenti contabili, di cui alla presente legge, sono stabilite dal Consiglio Regionale. È, questa, una legge che è completamente disattesa, non è un caso che non ci sia stato neanche un riferimento nella relazione introduttiva dell'Assessore a questa necessità.
Se in questo bilancio ci sono delle scelte, francamente, noi non siamo riusciti a vederle. Ci sono, invece, alcuni tagli: pochi, per la verità, qualificanti perché ancora esistono delle spese che riteniamo, in un periodo come questo, superflue - mi riferisco ad un miliardo di acquisto di beni, e spese per automezzi e via di questo passo, - mentre non ci sono scelte qualificanti per settori importantissimi quali la formazione professionale e c'è un grosso taglio, ed è questo il dato più negativo del bilancio di previsione per l'81, per i fondi che vanno ai Comuni e alle Comunità Montane.
È un bilancio che, in coerenza con l'atteggiamento di questa Giunta nei confronti dei Comuni, sferra un attacco violentissimo alla loro capacità di intervento e, quindi, anche a livello di vita dei cittadini dei nostri Comuni. Vi sono riduzioni considerevoli di tutti i Capitoli che riguardano la vita dei Comuni e - abbiamo fatto un'analisi dettagliata -, il taglio rispetto al 1980 risulta essere di 11.407 milioni. Discuteremo in modo più approfondito di questo aspetto quando esamineremo i vari programmi di bilancio. Ci sono, comunque, tagli sugli acquedotti, sulle fognature, e sugli interventi per il funzionamento dei Consultori, degli asilo-nido, per gli anziani, per le opere pubbliche, etc. ci sono i soliti 2 miliardi e mezzo per il decentramento finanziario ai Comuni, che sono fermi dal 1977, nessuna rivalutazione è stata fatta in tutti questi anni, si tratta, perciò, di misere cose, svalutate con il ritmo dell'inflazione. Non c'è nessun finanziamento, e questo credo sia, prima di tutto, una scelta politica, per l'accesso alla Cassa depositi e prestiti dei nostri Comuni. Avevano approvato una legge ad hoc che non è finanziata nel nostro bilancio. È di ieri la notizia che al Senato è stato accettato un emendamento sulla legge che riguarda la finanza locale. Questo emendamento prevede la possibilità per la Cassa depositi e prestiti, di autorizzare 12.000 miliardi nel triennio 1981/1983 di mutui per i Comuni, e che i Comuni potranno anche richiedere tutti i 12.000 miliardi nell'81. Secondo le ripartizioni, che vengono normalmente fatte ai Comuni della Valle d'Aosta, dovrebbero spettare circa 12 miliardi; chiedo come intenderà la Giunta far funzionare la legge che favorisce l'accesso a questi mutui per i Comuni se oggi questa legge non è finanziata?
Altra considerazione che va fatta in merito a queste spese che interessano i Comuni è che le spese che più interessano la Giunta regionale sono, in genere, finanziate con risorse proprie o con trasferimenti dello Stato, mentre altre spese - ed è questa una tecnica che viene usata da chi ha avuto esperienze di attività comunale meno importante -, secondo l'ottica della Giunta, sono finanziate con mutuo.
I residui passivi sono sempre più alti. Il fenomeno è da ricondurre alla vischiosità della macchina regionale, ad alcune leggi che non funzionano bene, ad un apparato che è impegnato in spese ed interventi troppo minuti. La Giunta si ostina a trascurare una politica di deleghe nei confronti dei Comuni, delle Comunità Montane e questo porta ad avere una concentrazione esagerata nelle mani di alcuni Assessorati. Tra l'altro non si capisce perché - ed è scritto anche nella relazione - non si sia finora utilizzata la possibilità, contenuta nell'art. 17 della legge di contabilità regionale, di distribuire in più anni finanziari interventi e appalti che abbiano degli ammontari notevoli, così da ridurre la formazione di residui.
Il bilancio pluriennale, è stato già detto da qualcun altro prima, è un documento inutile, io credo che ci sia in esso semplicemente un grosso sforzo tecnico per mettere assieme delle cifre. Non è assolutamente un documento attendibile, l'abbiamo verificato in questi ultimi anni, e non può essere diversamente, in assenza di qualsiasi programma che abbia una proiezione triennale ed essendo seriamente handicappato dalla incertezza sulle entrate di cui parlavo in precedenza.
Vi sono dunque degli elementi negativi in questo bilancio che devono essere sottolineati: il disavanzo di 1700 milioni nella chiusura dei conti dell'80, la caduta delle entrate che nasconde una incapacità di rapporto fra questa Giunta Regionale e lo Stato, il contenimento delle uscite ancora scarso e fatto in modo discriminante nei confronti dei Comuni, il fatto che questo bilancio, sia esso annuale che pluriennale, sia un documento inutile ai fini della programmazione regionale.
L'Assessore Ramera, ha detto, nella sua introduzione, che le maggioranze governano non in virtù dei numeri, ma per le idee programmatiche e per la capacità di far partecipare. Se davvero così fosse io credo che questa Giunta dovrebbe andarsene subito, a meno che non ci siano, come al solito, le buone intenzioni di questa maggioranza. Che i problemi all'interno della maggioranza esistano è dimostrato dalla eccezionale attenzione dedicata dall'Assessore Ramera alla necessità di una coesione della maggioranza, "ci deve essere lealtà da non confondere con intrallazzi" ha detto. Ha fatto delle disserzioni sulla cultura in Valle d'Aosta, con bordata all'Union Valdôtaine, critiche a tutti coloro che, poi, si permettono di mettere in dubbio come lavora la democrazia Cristiana e ha anche messo in guardia tutti dal parlare male del nuovo riparto, perché in genere, questo è stato definito "opportunismo che naviga nell'incompetenza".
Siamo di opinione ben diversa, siamo dell'opinione che ci voglia un'altra attenzione, un'altra capacità di lavoro per cambiare una situazione che è difficile e che sarà difficile anche con il nuovo riparto fiscale. È necessario un rapporto con lo Stato che deve essere più dignitoso e più fermo ed è necessario mettere la mano su problemi che stanno diventando urgentissimi: la programmazione sul riordino dell'apparato pubblico, con una coraggiosa scelta delle deleghe e del decentramento, la revisione della legislazione, soprattutto in alcuni settori, di cui si parla da anni, ma che non ha visto sinora alcun prodotto da parte di questa Giunta regionale.
Se davvero i cambiamenti contano, le cose da fare sono queste e c'è l'intenzione, la consapevolezza nelle forze politiche di fare in modo che siano affrontati questi problemi. È evidente che anche in questa occasione e con questo bilancio 1981 questa Giunta ha dato una prova ulteriore del proprio fallimento e della propria incapacità.
Presidenza del Vice-Presidente Faval.
Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Nebbia. Ne ha facoltà.
Nebbia (PSI) - Parlando di bilancio regionale bisognerebbe chiedersi qual è oggi la funzione del bilancio che stiamo discutendo, alla luce degli ultimi fatti che si sono verificati e alla luce, proprio, della sua funzione specifica come bilancio preventivo.
Innanzitutto, è un bilancio non sufficientemente aggiornato perché non tiene conto, o ne tiene conto in modo molto marginale, della situazione contabile che si è determinata a fine anno: infatti nella relazione si parla di valori approssimativi e non di valori definitivi. Sarebbe più opportuno se si riuscisse ad arrivare, come succede per tutte le aziende, a parlare di bilancio preventivo assieme al bilancio consuntivo dell'anno precedente, cioè arrivare a fine marzo piuttosto che discutere, oggi, su dati che non sono assolutamente aggiornati. E mi riferisco sia ai residui attivi, che a quelli passivi che in molti casi non sono, non dico veritieri, ma definitivi, in quanto molte amministrazioni delegate danno il rendiconto a fine anno, mentre il bilancio non riporta ancora questi valori e non tiene conto di modifiche che, certamente, sono da effettuare. Mi riferisco al contratto firmato una quindicina di giorni fa per gli insegnanti - che pare porti a un aggravio per le casse regionali di 9 miliardi - e, forse, al futuro contratto per i medici ospedalieri che bisognerà ancora vedere come sarà definito, cioè se i fondi verranno trasferiti dallo Stato o se sarà, invece, mamma Regione che dovrà preoccuparsi.
Il bilancio quindi, che dovrebbe essere un quadro generale delle iniziative o rappresentare un quadro di coordinamento degli interventi, almeno in questo caso, non è sufficientemente chiaro proprio perché stiamo parlando di cose che non sono state superate. Ricordo la discussione fatta, mi pare, due o tre mesi fa in questo Consiglio, quando si è parlato del bilancio consuntivo del 1979. Direi che, forse, per prassi si discute molto in sede di bilancio preventivo, si fanno delle dichiarazioni politico-programmatiche molto impegnative, ma poi il bilancio consuntivo, che è la verifica dell'attuazione del bilancio preventivo, viene passato sotto silenzio. Ricordo che, proprio in sede di quel consuntivo, si era verificato, in alcuni casi, che gli importi stabiliti in precedenza per alcuni settori di spesa erano risultati difformi da quelli e che, addirittura, le destinazioni erano in buona parte diverse. Tanto per fare un esempio, solo nel settore dei lavori pubblici mi sembra che ci fosse stato un incremento del 70/80% e che il programma lavori fosse stato rispettato per un 40%, mentre per il 60% erano opere nuove, non previste.
Quindi, direi che, forse, è un rito discutere in sede di bilancio preventivo, ma è un rito in buona parte inutile, proprio per queste limitazioni. Direi che sarebbe opportuno, visto che oggi ci sono le possibilità di tipo elettronico-meccanografico, che vengano dati dei rendiconti della situazione di bilancio al Consiglio, supponiamo, ogni tre mesi. Questo nelle aziende si fa, basta citare il caso della lettera agli azionisti che il Presidente della Fiat fa a scadenza abbastanza ravvicinata dall'esito della gestione. Credo che un'iniziativa di questo tipo sarebbe molto più utile ai fini del controllo, da parte del Consiglio, del bilancio, piuttosto che la discussione su un progetto di bilancio che ha tutta una serie di limiti, dovuti anche alla insufficienza delle entrate.
Direi che questo bilancio rappresenta una situazione disastrosa. Perché? Non solo per il fatto che le entrate siano in diminuzione, ma perché ci si trova di fronte a un bilancio con una rigidità spaventosa. Mi ricordo che, mi pare, agli inizi degli anni '70 si erano fatte delle indagini sulla rigidità del bilancio e che già allora c'era una minima possibilità di modifica della spesa da parte del Consiglio. Dai dati che, in linea di massima, ho potuto verificare, si ha la possibilità o, meglio, si aveva, perché, ripeto, il bilancio non è aggiornato, di programmare nuove spese solo nella misura del 4,5%, che sarebbe la parte dei fondi globali finale, poiché tutte le altre spese sono determinate. Si verifica, infatti, che circa un quarto del bilancio è destinato alla scuola, e questo non è comprimibile, anzi è un settore in espansione; un quarto alla sanità, altro settore non comprimibile; un decimo al funzionamento della macchina burocratica, e questo è stato anche giustificato nel progetto di riparto fiscale. Quindi solo un 40% del bilancio è destinato a spese di intervento dell'amministrazione, che per la quasi totalità è ormai predeterminato dalle leggi in vigore. Quel 4,5%, cui facevo cenno prima, verrà certamente assorbito dalle nuove spese previste. Il Consiglio regionale, praticamente, non ha quindi nessuna possibilità di modificare questo bilancio se non riducendo delle spese o annullando delle leggi. Questo è il punto relativo alle scelte che sono state fatte dalla Giunta che, facendo dei tagli, ha evidentemente operato delle sue scelte, ipotizzato dei fondi globali in una misura minima, che verranno assorbiti da nuove spese, ma non ha fatto alcuna scelta circa possibili leggi che dovrebbero essere abolite. Questo nella logica del bilancio come è stato presentato e non nella logica di un bilancio come, speriamo, tra due, tre, quattro mesi, dovrebbe essere quello effettivo, a seguito del riparto fiscale.
In questo senso noi intendiamo la riqualificazione della spesa, perché sappiamo tutti che ci sono, forse, molte leggi inutili, farraginose, che dovrebbero essere verificate per controllare se, effettivamente, quegli importi predeterminati siano ancora produttivi e utili. In questo senso non abbiamo visto nel progetto di bilancio nessuna scelta da parte della Giunta, ci è parso che siano state elencate tutte le leggi in vigore, riportato l'impegno di spesa che queste leggi prevedono e, conseguentemente, il bilancio sia stato un po' una somma di tutti questi fattori.
Un altro aspetto che volevamo sottolineare come riqualificazione della spesa - che è stato, mi pare, accennato anche dal Consigliere De Grandis - è stato quello circa l'efficienza della macchina burocratico-amministrativa. L'Ente Regione in realtà è delegato a spendere circa 75 miliardi, che sono il 40% sul totale, con un'entità di 1750 dipendenti, cioè la Regione dovrebbe spendere per ogni dipendente 43 milioni. È, questo, un altro aspetto che provoca una parte dei residui passivi, che mi pare sia sottolineato anche nella relazione, dove viene detto che molti importi non riuscirebbero, comunque, a essere spesi, proprio per impossibilità della Regione a spendere. Una riqualificazione della struttura regionale dovrebbe permettere, in presenza di maggiori entrate, di poterle spendere, in modo che i residui passivi non aumentino e quindi non producano effetti negativi.
Nella relazione mi è parso che manchi la parte, in un certo senso, sopperita dalla relazione successiva dell'Assessore, politico-programmatica a sostegno delle scelte.
Ci è parso cioè che in buona misura queste scelte siano ancora casuali o, forse, conseguenti a un onere legislativo precedente all'attività di questa Giunta. Le scelte programmatiche avrebbero però dovuto essere effettuate non solo in positivo, ma in negativo se ci fossero stati un programma e un quadro chiaro.
Di fronte a questa situazione noi riteniamo che da un bilancio più magro potrebbe essere colta l'occasione della riqualificazione della spesa. In molti settori altre Regioni hanno delle possibilità di intervento economico minori, però riescono a produrre di più. L'occasione era, appunto, quella di approfittare dell'impossibilità di avere certe entrate per intervenire più oculatamente.
Altro aspetto che noi volevamo sottolineare - che altri hanno sottolineato, ma intendiamo la cosa in modo diverso - era quello del decentramento finanziario ai Comuni, nel senso che riteniamo più opportuno che la Regione si assuma il compito di Ente di programmazione e deleghi a unità periferiche molte parti della spesa. Nello stesso tempo, però, non riteniamo che, per certi tipi di spesa o per certe entità della stessa, tutti i Comuni siano nella possibilità tecnica di adeguarsi ai nuovi compiti, per cui, da una parte, riteniamo che ai Comuni, o almeno a entità periferiche comunali o sovracomunali, si debbano delegare i compiti finanziari, dall'altra che si debba anche procedere non dico a un'aggregazione territoriale dei Comuni, ma a un coordinamento degli stessi. In tal modo molte spese potrebbero essere fatte solamente con i Comuni coordinati fra di loro, consorziati, poiché difficilmente un frazionamento a pioggia, eccessivo, potrebbe permettere, specie ai piccoli Comuni, di sopperire alle loro esigenze.
Credo che altri aspetti dovrebbero essere sottolineati in una relazione programmatica: le possibilità che avrebbe la Regione di sopperire alle esigenze che ha anche con forme di finanziamento diverse da quelle elencate nel bilancio regionale. Mi riferisco a eventuali agenzie Enti collegati che potrebbero raccogliere quota del risparmio regionale finalizzato alla esecuzione di opere pubbliche o di edilizia residenziale. Vediamo, ad esempio, il Comune di Milano che ha già, negli anni passati, formato molte aziende autonome: dalla metropolitana milanese a quella per la raccolta dei rifiuti solidi, a numerosissime altre e che, addirittura, per drenare il risparmio sta studiando, proprio in questi giorni, la possibilità di quotare queste aziende in borsa. Vediamo anche altri Comuni, quale il Comune di Torino, per molte iniziative ed i Comuni stranieri che hanno lanciato dei prestiti obbligazionali sui mercati mondiali. Questo non è, evidentemente, il nostro caso, ma era solo per esemplificare senza preoccuparsi di non poter rispondere a queste nuove responsabilità.
Credo che iniziative di questo tipo dovrebbero essere assunte dalla Regione, anche per responsabilizzare maggiormente i cittadini di fronte ai compiti e alle responsabilità dell'Ente pubblico, che non deve sempre e solo pensare a mamma Regione, ma anche al padre Stato, per chiedere quanto gli è indispensabile.
D'altra parte - qui faccio un riferimento anche al progetto di riparto fiscale - credo che un maggior collegamento tra finanze regionali e società civile, o almeno capacità finanziaria della società civile, permetta sia alla parte politica che alla parte burocratico-amministrativa di assumersi diverse e maggiori responsabilità. Nel senso che quando è chiaro un legame diretto fra benessere economico generale e quantità di servizi che l'Ente pubblico può erogare, il modo di affrontare molti problemi economici può cambiare e essere più responsabile. Nella situazione attuale il benessere pubblico non si riflette nelle capacità dell'Ente di intervenire o, viceversa, l'Ente può avere una capacità di finanziamento notevole, anche in carenza di un tessuto economico valido. Riteniamo, quindi, opportuno che ci sia un legame tra capacità finanziarie dei valdostani e espressione di tali capacità dell'Ente pubblico e crediamo che questo aspetto sia anche produttivo per l'autonomia che non è solo una questione culturale, ma si riflette molto spesso ed è determinante negli aspetti economici.
Vorrei, per ultimo, dopo queste considerazioni di carattere generale - e riservandomi, eventualmente, sugli aspetti specifici di intervenire - fare un riferimento all'intervento del collega Viberti che ha parlato di due progetti di legge di iniziativa popolare che la Nuova Sinistra sta presentando e, con un senso sfasato di circa 20 anni, di un governo di centro sinistra che governa. Su quest'ultimo aspetto non mi risulta che si tratti di governo di centro-sinistra, ma, caso mai, di un approccio culturale e politico, direi arretrato, da parte della Nuova Sinistra rispetto ai problemi che esistono oggi nell'ambito italiano ed europeo, per non dire mondiale, di fronte alle modifiche di cultura storica e politica che investono tutte le nazioni. Per quanto riguarda invece i progetti di legge mi compiaccio con la Nuova Sinistra che ha, evidentemente, modificato un atteggiamento diverso dimostrato in questo Consiglio due anni fa, perché, in realtà, il progetto di legge di iniziativa popolare, che presenta per il finanziamento ai Comuni da parte della Regione circa le possibilità di acquisto di immobili da destinare a edilizia residenziale, è già compreso nella legge n. 73 proposta dal nostro gruppo, che questo Consiglio ha approvato due anni fa. Questa legge non è stata ancora finanziata, Il Presidente della Giunta aveva, in occasione di una interpellanza, sei o sette mesi fa, promesso un finanziamento che non abbiamo visto, probabilmente date anche le caratteristiche provvisorie di questo bilancio, inserito ancora nello stesso. Il motivo del compiacimento consiste nel fatto che la Nuova Sinistra in quella occasione assunse la posizione dell'astensione. Appropriandosi, invece, oggi di quell'iniziativa dimostra di condividerne totalmente gli obiettivi e le finalità. Queste le considerazioni di carattere generale che volevamo esprimere, riservandoci, eventualmente, in una seconda tornata, di intervenire nella discussione di carattere generale.
Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Martin. Ne ha facoltà.
Martin (UVP) - È la prima volta che ci troviamo ad esaminare un bilancio deficitario, il cui deficit è stato forzatamente contenuto per permettere, nel corso dell'anno, un ulteriore ricorso al credito, in caso di eventi eccezionali ed al momento imprevedibili. Uno di questi pare si stia avvicinando sempre più, come ha tenuto a precisare nel suo intervento di ieri l'Assessore Ramera, mi riferisco all'aumento che probabilmente otterrà il corpo insegnante, che, per la Regione Valle d'Aosta, si tradurrà in un maggiore sborso di circa 6 o 7 miliardi.
Che dire del bilancio che la Giunta ci presenta? Se ci si sofferma sui capitoli delle uscite, che sono quelli, notoriamente, più analizzati, ci si accorge che il bilancio regionale è molto povero e utilizzato in gran parte nell'adempimento delle spese obbligatorie, fra le quali raggiungono cifre da capogiro quelle riguardanti il personale scolastico, il funzionamento dell'istituto regionale e le spese sostenute per il servizio sanitario.
I capitoli inerenti alle spese di investimento, viceversa, sono molto contenuti e, in alcuni casi, non sono finanziati. Ricorderò il capitolo riguardante l'assegnazione dei fondi ai Comuni della Valle d'Aosta per la manutenzione delle opere pubbliche e la gestione di servizi di interesse comunale. L'Associazione Sindaci della Valle d'Aosta aveva richiesto per il 1981 una somma pari a 5 miliardi, la somma prevista a bilancio è, invece, di due miliardi e mezzo, come nel 1980, il che significa che ogni Comune otterrà in realtà, a causa dell'inflazione, mezzo miliardo in meno. Ricorderò i capitoli riguardanti i fondi di rotazione che non sono finanziati e sono, invece, importantissimi per l'economia valdostana, indispensabili per permettere il conseguimento degli obiettivi che questa maggioranza si è prefissa. Fra i capitoli non finanziati ricorderò quello che prevede l'erogazione di contributi ai Comuni per l'acquisto di mezzi meccanici per lo sgombero della neve. Indubbiamente, con questo bilancio non solo l'autonomia finanziaria della Regione risulta enormemente limitata, ma anche il decentramento amministrativo che questa maggioranza persegue ottiene una brusca battuta d'arresto.
Quando si predispone un bilancio, però, purtroppo, bisogna, innanzitutto, fare i conti con le entrate e sulla base di questo è possibile intervenire nei vari settori della vita economica valdostana. Si potrà obiettare, e la minoranza lo ha puntualmente fatto, che dato un bilancio di questo genere, così povero, dove le entrate sono addirittura diminuite rispetto all'anno precedente, e dove le spese obbligatorie, per effetto del forte tasso di inflazione e di alcuni provvedimenti governativi, sono in continuo aumento, era il momento di fare delle scelte precise, di privilegiare, cioè, alcuni settori, anziché cercare di intervenire un po' dappertutto senza soddisfare pienamente alcuno. Si potrà accusare questa maggioranza di mancare dello strumento importante della programmazione e di mancare di un valido piano di sviluppo regionale e di tante altre cose che hanno indirizzato il progetto di bilancio nel senso indicato dalla Giunta, ma la verità secondo me è un'altra, ed è che un bilancio è composto essenzialmente da tre cose fondamentali: le entrate, le spese obbligatorie e le spese di investimento. E non dimentichiamo che la terza cosa è una funzione delle prime due, che nel nostro caso si è ridotta inevitabilmente a ben poca cosa.
Che dire, quindi, di questo bilancio? La cosa più evidente è che con simili entrate la Regione è vicina al collasso economico, la poca autonomia che ancora ci rimane rischia, veramente, di dissolversi, non potendo esserci autonomia politica senza autonomia finanziaria. È indispensabile, quindi, ottenere una maggiore entrata, se non si vuole riporre nel cassetto certi sogni, certi programmi che questa maggioranza coltiva e che senza fondi, qualunque sia la maggioranza, non possono essere realizzati. È indispensabile ottenere una maggiore entrata, pretendendo il riconoscimento dei nostri diritti, se vogliamo salvare la nostra autonomia. Nel programma presentato alla costituzione dell'attuale Giunta dai partiti e dai movimenti che la sostengono si era individuato, quale strumento indispensabile per la realizzazione del programma di governo, la definizione del nuovo ordinamento finanziario entro l'anno 1980; ciò non è stato possibile anche per la caduta del secondo Governo Cossiga. Siamo, quindi, in ritardo di un anno, ma va accolta, ugualmente, con grande soddisfazione la notizia dataci dall'Assessore alle Finanze secondo cui il nuovo riparto fiscale è ormai cosa fatta.
Non ho potuto, per il momento, valutare lo schema riguardante la previsione dell'ordinamento finanziario della Regione, consegnatoci ieri pomeriggio dall'Assessore, ma per quanto anticipatoci dallo stesso Assessore in altre occasioni, penso si possa ritenere soddisfacente l'accordo raggiunto con il governo centrale. Avremo modo di approfondire il problema in occasione del Consiglio straordinario convocato per la giornata di lunedì, ma speriamo, comunque, che questo riparto ci consenta una tranquillità finanziaria, e quindi, una capacità di intervento per diversi anni.
La risoluzione di questo importante problema, in realtà, stravolge completamente il progetto di bilancio, in quanto se sono attendibili le cifre che vengono fatte, e cioè 130/150 miliardi di maggiori entrate, ne risulta che i mutui non sono più necessari, che le spese di investimento possono soddisfare le esigenze dei vari settori, che ai Comuni e alle Comunità montane può essere concesso quel decentramento che noi auspichiamo, che il problema del risanamento del bestiame può essere affrontato in termini meno drastici per gli agricoltori valdostani, che i fondi di rotazione possono essere rifinanziati e le richieste possono essere soddisfatte con regolarità.
Tutto questo ci sembra molto positivo per la comunità valdostana e dovrà essere affrontato non appena la notizia del riparto sarà ufficiale e non appena si conoscerà con esattezza il suo ammontare, sperando che questa notizia, che soddisfa un nostro giusto diritto, non si faccia attendere troppo.
La maggioranza dovrà, in questa sede, fare delle scelte precise, perché i settori già in crisi e quelli che vi stanno entrando sono numerosi, per cui interventi prioritari e, probabilmente, anche molto onerosi saranno indispensabili.
Alcuni settori soffrono di un malessere che coinvolge una grossa parte dell'economia regionale e che non sarà di breve durata. La cassa integrazione di 2400 lavoratori della Cogne nella prima settimana di febbraio, con una previsione di altre settimane nei prossimi mesi, sono fatti che non possono essere trascurati e non concordo con l'Assessore all'Industria, che tempo fa ha rilasciato un'intervista a "Famiglia Cristiana", quando asserisce che un'eventuale chiusura della Cogne non avrebbe prodotto alcun effetto negativo in Valle d'Aosta. Noi speriamo che una simile eventualità non abbia mai a verificarsi, essendo nota l'incapacità di assorbimento di mano d'opera non solo dell'industria, ma anche degli altri settori produttivi.
Sarà comunque importante, ripeto, effettuare le scelte più opportune e, in quanto parte integrante di questa maggioranza, ci adopereremo con le altre forze che la compongono affinché queste siano indirizzate nel verso giusto nell'interesse della Comunità Valdostana.
Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Minuzzo. Ne ha facoltà.
Minuzzo (PSDI) - Prendo spunto da quanto ha detto il collega Martin al termine del suo intervento, quando ha ricordato ai colleghi Consiglieri e alla Giunta che in una recente intervista l'Assessore Chabod ha avuto modo di dichiarare che la chiusura della Cogne non avrebbe portato nessuna conseguenza nell'economia valdostana, per far rilevare le contraddizioni che ci sono in questa Giunta. Contraddizioni dovute alle affermazioni fatte sia dal Presidente della Giunta regionale, sia dallo stesso Assessore Ramera nella sua dichiarata anomala relazione. L'Assessore infatti aggiunge ancora che la programmazione non serve a niente, che, semmai, è una parola grossa che riempie la bocca e che, comunque, questa è un'affermazione di uno stretto collaboratore, riportata nel giornale citato dal collega Martin, non è vista come un bene positivo, mentre, sempre nella stessa pubblicazione, sia l'assessore Ramera, che il Presidente della Giunta sostengono tutt'altra cosa. Questo era solo per fare un'aggiunta a quanto ha espresso il collega Martin che forse, di più non ha potuto dire in quanto facente parte di questa maggioranza.
Venendo alla relazione anomala fatta per un bilancio anomalo dall'Assessore Ramera, non ho capito bene, quando l'Assessore Ramera diceva: "noi", se parlasse al plurale majestatis o a nome della Giunta. Se ha parlato a nome della Giunta infatti penso che tutto quello che ha detto non sia condivisibile o non sia condiviso né da alcune forze che sostengono questa Giunta, né, tanto meno, da rappresentanti di questa maggioranza che sono nell'esecutivo regionale. L'Assessore Ramera, come ha fatto rilevare il collega Tonino si è soffermato pesantemente, direi, su quelli che sono i rapporti fra le varie forze politiche presenti in Consiglio regionale; ha ribadito la necessità di una lealtà e fedeltà fra forze politiche, ha detto che questa maggioranza è una maggioranza che è stata voluta ed è una maggioranza che ha le idee chiare. Orbene, io mi chiedo se questa maggioranza, questo Esecutivo, vista la dichiarazione fatta da Ramera, non ha avuto il coraggio di dire chiaramente al Partito Socialista Democratico Italiano che non era più gradito nella maggioranza dalla quale è uscito, ma ha fatto di tutto per costringerlo a uscire ....
(...Interruzione...)
...Perché probabilmente prima non erano state valutate tutte le possibili conseguenze che potevano crearsi con l'uscita di una forza politica della maggioranza. Probabilmente lo stesso Assessore Ramera avrà potuto rendersi conto che qualche altra forza politica diventava determinante per questo tipo di maggioranza, per cui si potevano creare problemi maggiori di quelli che poneva il Partito Social-Democratico per rimanere nella maggioranza dalla quale è uscito.
Quando l'Assessore Ramera parla di lealtà vorrei sapere se questa è mancata da parte della Democrazia Cristiana nei confronti del Partito Social-Democratico, se è mancata nei confronti di Minuzzo da parte dell'Assessore Ramera, in quanto rappresentanti di due forze politiche in questo Consiglio regionale. Vorrei chiedere inoltre all'Assessore Ramera, se lui, che ha una memoria ferrea, si è dimenticato del colloquio che abbiamo avuto prima della elezione di questo Esecutivo, il 19 luglio 1978, e quindi da che parte è mancata la lealtà nei rapporti fra la democrazia cristiana e il Partito Social-Democratico. Queste sono valutazioni, Assessore Ramera, alquanto soggettive, io ritengo che sia mancata della lealtà.
A proposito di lealtà ricordiamo che molti sono gli esponenti della Democrazia Cristiana che, per leggerezza, o perché non soppesavano troppo le loro dichiarazioni, hanno detto che la Democrazia Cristiana ritardava l'arrivo in Valle d'Aosta di questo riparto fiscale per il timore di essere sbarcata da questa Giunta o essere sostituita dal Partito Comunista. Queste sono dichiarazioni inconfutabili e non si può dire che non siano state espresse da esponenti della Democrazia Cristiana.
L'Assessore Ramera più volte nella sua relazione ha ribadito il concetto di maggioranza, ma non ha mai detto quale è questa maggioranza, perché effettivamente ancora non lo sappiamo. Vediamo documenti dell'Union Valdôtaine che lasciano fuori dall'elencazione delle forze componenti questa maggioranza, forze politiche che hanno avuto l'avvallo del Presidente della Giunta, quando c'è stato il rimpasto dell'Esecutivo Regionale e non si riesce quindi a capire quale è la composizione di questa maggioranza.
L'Assessore Ramera ha tenuto a precisare - l'ha ribadito anche il collega Tonino - che questo Esecutivo non ritiene la maggioranza una sommatoria di numeri, ma una sommatoria di idee programmatiche. Ebbene, io ritengo che questa maggioranza assolutamente non sia una sommatoria di idee programmatiche oppure sia una sommatoria di idee programmatiche, senza, però, nessuna volontà di applicarle in pratica.
Non bisogna dimenticare che quando il mio Partito decise di uscire dalla maggioranza motivò molto chiaramente quali erano i motivi di questa uscita e ribadì il fatto che era dovuta alla non applicazione del programma stilato al momento della composizione della maggioranza. Lo stesso collega Martin ha avuto modo di lamentare quanto sto dicendo, quindi ritengo che questa sia un'opinione diffusa sia fra le forze di maggioranza che fra le forze di opposizione.
Ci saremmo aspettati che l'Assessore Ramera, nell'illustrazione di questo bilancio, andasse un po' più a fondo e spiegasse i motivi per cui sono state fatte certe scelte,. Tutti hanno lamentato il fatto che questo bilancio non dica niente o che, come ha detto lo stesso Ramera, sia un bilancio anomalo, però io ritengo che, nonostante questo, siano state fatte delle scelte politiche precise. Noi abbiamo potuto vedere, che dove gli Assessori avevano interessi a intervenire maggiormente si sono trovate le disponibilità finanziarie per le coperture di certe iniziative, diversamente vediamo che si ricorre al credito, per cui non sempre e comunque questo credito potrà avvenire.
Quindi è stata fatta una scelta politica abbastanza precisa. Abbiamo visto l'Assessore Rollandin, che, molto astutamente, ha provveduto alla copertura delle spese che interessano il suo Assessorato senza ricorrere al credito, come è previsto per altri settori. Non è questa un'accusa che faccio all'Assessore Rollandin, anzi mi complimento perché, probabilmente, è uno degli Assessori che maggiormente tiene al suo Assessorato, per cui avrà avuto maggior forza per ottenere certe disponibilità finanziarie che altri Assessori non sono riusciti ad avere.
L'intervento dell'Assessore Ramera è stato abbastanza limitato, forse dovuto anche al fatto che, probabilmente, pensava che in questa adunanza del Consiglio Regionale fosse iscritto d'urgenza l'oggetto aggiuntivo concernente il riparto fiscale. Per circa più di un terzo del suo intervento, infatti, l'Assessore Ramera ci ha parlato del riparto fiscale, e, probabilmente, saranno cose che ci ripeterà lunedì quando dovremo di nuovo riunirci, a meno che egli non abbia voluto parlare di entrambe le cose per non intervenire nella prossima riunione, ma io ritengo che l'Assessore si fosse già preparato l'intervento e che sia stato preso in contropiede.
Per quanto riguarda il bilancio vero e proprio avevo avuto modo di fare rilevare alcune inesattezze di questo bilancio nei residui, il ragioniere capo Vitali mi aveva assicurato che l'Assessore sarebbe intervenuto per spiegarlo.
Se, con la limitatezza di strumenti che ha un Consigliere regionale per andare a verificare un bilancio regionale, si è riusciti, a colpo d'occhio, ad andare a individuare certi errori nei residui che aumentano, indubbiamente, il deficit del nostro bilancio, penso che, probabilmente, se i Consiglieri regionali fossero dotati di maggiori strumenti che, per altro, la Giunta ha dimostrato più volte di non concedere, potrebbero dare un maggior contributo all'esattezza del bilancio presentato dalla Giunta Regionale.
Questo bilancio è molto approssimativo, probabilmente il bilancio vero sarà discusso tra tre o quattro mesi, quando, speriamo, sarà attuato il riparto fiscale per la Valle d'Aosta. Riteniamo che, oggi come oggi, non ci siano possibilità di interventi e di contributo delle forze politiche per migliorare le scelte di questo bilancio regionale, anche perché, probabilmente, apportando degli emendamenti per favorire certi settori, indubbiamente, si andrebbero a creare problemi al altri settori per i quali sono stati previsti i finanziamenti.
Per il momento ci siamo quindi limitati a fare queste osservazioni di carattere generale, con la ferma convinzione che un dibattito sul bilancio regionale vero e proprio potrà esserci solo e comunque al momento dell'attuazione del riparto fiscale.
Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Fosson. Ne ha facoltà.
Fosson (DC) - A me pare, in due o tre anni di esperienza che ormai sto maturando in questo Consiglio Regionale, che ogni discussione sul bilancio abbia un suo leit-motiv che si basa su un articolo o su una frase felice di qualcuno. Nel 1978 abbiamo discusso il bilancio citando, da parte di tutti i Consiglieri, un articolo di Bocca che era comparso sulla "Repubblica", sul "Paese felice della Val d'Aosta, paese di Bengodi in cui, però, non si riescono ad inventare, aziende che abbiano un reddito. Il Paese del Bengodi con il profitto zero". Quest'anno mi pare che stiamo ricamando tutti sulla frase felice, nel senso che dà il quadro della situazione, dell'Assessore Ramera, di "bilancio anomalo". Bilancio anomalo perché è il primo bilancio in rosso di questa Regione dalla sua nascita, ma altrettanto anomalo perché in rosso, in effetti, non è, visto che con l'arrivo del riparto fiscale - il VII Cavalleggeri, come dice Viberti - tutto verrà rimesso in discussione.
Detto questo, noi dobbiamo dire che questo bilancio che per la prima volta si presenta in rosso, malgrado l'arrivo del riparto fiscale, debba farci riflettere, anche alla luce di quanto scrive Bocca alcuni anni fa, sul fatto che noi siamo sempre stati abituati ad essere una Regione ricca, una Regione senza problemi, quindi a non preoccuparci eccessivamente della nostra spesa. Siamo giunti a questo punto per una dilatazione delle spese correnti e per una eccessiva ripartizione della spesa in troppe direzioni.
Ora, quello che noi riteniamo, è che la nuova massa di entrate, conseguente al nuovo riparto fiscale, non segua la stessa strada. È vero, da una parte, che la dilatazione delle spese correnti corrisponde ad una maggiore dimensione dei sevizi che vengono prestati dall'Ente pubblico e, soprattutto, dal maggior costo del personale addetto ai servizi stessi - si pensi, ad esempio, alla scuola, la citava il collega Nebbia, dicendo che il costo del personale scolastico copre, in Valle d'Aosta, il 25% del bilancio, si pensi al costo della sanità, si pensi al costo del personale dipendente dalla Regione - però si tenga, d'altra parte, anche conto che più volte i servizi prestati dall'Ente pubblico costano alla collettività più che se fossero pagati dal fruitore; nel senso che il cittadino, pagando le tasse alla collettività e ricevendo dalla collettività un servizio, a volte spende di più di quanto non spenderebbe pagandosi direttamente il servizio.
Resta, quindi, aperto, a nostro avviso, e assume sempre maggiore importanza, il discorso degli organismi autonomi, privati, di volontariato, siano essi nel campo dell'assistenza che nel campo dell'istruzione. È aperto, quindi, anche il discorso del decentramento ai Comuni e alle Comunità Montane che da più parti viene fatto, rimanendo purtroppo, alla fase di constatazione senza andare alla fase di proposta concreta, perché effettivamente anche noi siamo d'accordo su questo tema, ma ci rendiamo conto della estrema difficoltà della parte propositiva.
Dicevo prima della nuova massa di entrate e dell'esigenza che non serva soltanto a rimpinguare i capitoli di bilancio rimasti scoperti, consolidando consuetudini adottate da diversi governi che si sono succeduti sui banchi della Giunta di quest'aula. Bilancio rigido, diceva Nebbia, consolidato da esigenze riconosciute; il nuovo riparto, l'arrivo della nuova massa finanziaria non ne deve perpetuare la composizione.
È necessario che i nuovi fondi vengano ripartiti secondo criteri prioritari, e mi rendo conto che questo è un discorso che più o meno tutti hanno fatto. Noi, in più, diciamo che questi criteri prioritari ci sono, e lo ricordava prima il collega Martin facendo riferimento al documento programmatico del 1979 che è alla base di questa Giunta che è nata con l'ingresso dei Democratici Popolari. Noi ripetiamo con Martin che si tratta di praticare con coerenza queste indicazioni programmatiche e senza indulgere a spinte settoriali. E qui aggiungo che le spinte settoriali non necessariamente sono subite soltanto dal governo regionale, molte volte anche le opposizioni diventano il portavoce privilegiato di alcune di esse.
Si tratta di portare a compimento delle scelte programmatiche, anche se qui intendiamo smitizzare una certa visione della programmazione assunta come mito in assoluto. In questo senso io sono convinto che le affermazioni di Chabod, che Minuzzo ha riportato estraendole dal contesto, vadano lette nell'insieme, nel senso che Chabod non dice: "la programmazione non serve", o la "Cogne chiusa", ma: "stiamo attenti a non riempirci la bocca di parole che sono soltanto parole e nient'altro, cioè le scelte programmatiche vanno benissimo, ma non crediamo, riempiendoci la bocca con la parola programmazione, di aver risolto i nostri problemi".
Vogliamo soltanto dire che non riteniamo che i documenti perfetti o gli studi perfetti siano sufficienti.
Detto questo, al di là di tutte queste considerazioni, c'è un fatto fondamentale: se non fosse arrivata la nuova legge di riparto ben altri sarebbero stati gli argomenti e le valutazioni delle opposizioni e ben altra sarebbe stata la nostra situazione oggettiva. La verità è che questa Giunta, di cui la DC è parte integrante e trainante, ha risolto il problema dell'autonomia finanziaria della Regione, lo ha risolto per il momento e per un certo numero di anni. La verità è ancora un'altra ed è che questo Stato italiano, questo regime democristiano - come qualcuno dice - tanto vituperato e con tutte le sue mancanze, è uno Stato aperto alle autonomie, è uno Stato nel quale possono convivere istanze diverse, senza che sia necessario vagheggiare vocazioni separatiste, uno Stato nel quale si può vivere in piena libertà e in piena autonomia.
Noi siamo convinti che la Democrazia Cristiana, per mezzo dei suoi uomini, si sia comportata nell'interesse della Regione, nel senso di darle la certezza delle sue entrate e, quindi, della sua autonomia.
La Democrazia Cristiana ha fatto questo al di là dei suoi interessi di parte, qualcuno accennava stamattina alla politica dei rubinetti aperti e dei rubinetti chiusi da parte del Governo centrale, e accennava, soprattutto, alla possibilità che poteva avere la Democrazia Cristiana Valdostana di incidere sull'apertura o sulla chiusura dei rubinetti, a seconda del suo gradimento o meno al governo regionale. Noi riteniamo di aver superato questa fase, ammesso che questa fase ci sia stata, noi riteniamo di aver agito nell'interesse della Regione, anche se questo può aver significato un andare al di là dei nostri interessi di parte.
Ribadiamo quindi la validità delle nostre scelte di alleanza con l'Union Valdôtaine, con i Democratici Popolari, alleanza aperta a tutti i partiti e movimenti laici, regionalisti e democratici. Può aleggiare, questo è vero, lo ricordava Minuzzo stamattina, una volontà di estromettere la Democrazia Cristiana: a questo punto, il riparto fiscale c'è, l'autonomia finanziaria della Regione, per lo meno per un certo numero di anni, c'è, la Democrazia Cristiana non serve più. A nome dei colleghi democristiani, dico che la cosa non ci preoccupa, a noi interessa aver reso un servizio alla Regione, se qualcuno vorrà estrometterci noi riteniamo di avere tali radici nel popolo valdostano, che non permetteranno certo la nostra emarginazione.
Presidenza del Presidente Dolchi
Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Voyat. Ne ha facoltà.
Voyat (UV) - Molto brevemente, solo per dire che per noi non è il caso di entrare nel merito di questo bilancio, in quanto da tutti, compreso dall'Assessore, è stato detto che questo bilancio prevede solo le entrate previste dallo Stato, per cui non si può discutere sulle possibilità di dare diversi indirizzi alle spese o agli interventi.
Diciamo solo che, a nostro avviso, questo bilancio è onesto e giusto, che ha le prerogative e le qualità che dovrebbero avere tutti i bilanci pubblici. Detto bilancio non dovrebbe essere messo sotto accusa dalle forze dell'opposizione, in quanto l'anno scorso l'opposizione accusava la maggioranza perché il bilancio era gonfiato, mentre, poi, tutte le entrate previste si sono verificate.
Quest'anno, evidentemente, non c'era la possibilità di prevedere maggiori entrate, in quanto non si sapeva se il riparto fiscale sarebbe arrivato. Ritengo che questo bilancio e l'amministrazione dell'80 da parte di questa Giunta non poteva essere diversa perché questa maggioranza e l'Union Valdôtaine avevano richiesto il riparto fiscale fin dal lontano 1977, ma tale ritardo non è imputabile all'Union Valdôtaine, a questa Giunta o alla maggioranza, bensì a tutte le forze che compongono il Governo e il Parlamento a Roma.
Riteniamo che il grosso della discussione sulle previsioni di spesa e gli indirizzi da dare per il bilancio '81 debba essere spostato al momento dell'approvazione del riparto fiscale, quando saremo certi che questo riparto sarà nostro, avremo la possibilità di intervenire con finanziamenti sostanziosi.
Una sola richiesta di coerenza e di collaborazione a tutte le forze che sono rappresentate a Roma la chiediamo per appoggiare ed approvare il riparto fiscale a Roma, perché siamo coscienti che questo è dovuto soprattutto all'opera dei Partiti che sono al Governo a Roma, pur con la collaborazione da parte della Giunta regionale. Riteniamo, però, che una coerenza e un appoggio debbano venire anche dalle altre forze che qui sono all'opposizione per l'approvazione di questo riparto fiscale.
Per alcune critiche che ci vengono fatte, che sono sempre le stesse, dall'opposizione, al momento dell'approvazione del bilancio vorremmo dire al Partito Comunista che anche noi riteniamo insufficiente, in quanto Union Valdôtaine, i 2 miliardi e mezzo da ripartire ai Comuni, però dobbiamo riconoscere che su questo bilancio non c'erano possibilità di aumentare questo fondo. Per la solita coerenza vorremmo chiedere inoltre al Partito Comunista cosa ha fatto lui per la ripartizione dei fondi ai Comuni quando era in maggioranza, e cosa continua a fare nelle amministrazioni pubbliche in cui è in maggioranza. Quindi riteniamo che, per dovere di coerenza, non solo debba predicare qui, ma anche predicare ed agire dove lui è responsabile.
Per il problema della casa, abbiamo sempre cercato di proporre delle soluzioni, non solo di fare delle critiche, come si fa da altre parti, e diciamo che ci sono dei motivi nuovi per credere che in un breve tempo il problema non dico possa essere risolto in tutto e per tutto, ma in buona via di risoluzione. Negli ultimi anni infatti, la popolazione del Comune di Aosta sta diminuendo e riteniamo che con la soluzione e la ristrutturazione del Quartiere Cogne e la ristrutturazione del centro storico, questo problema sarà risolto al 90%.
Ho sentito anche oggi le solite accuse di moralità e di incoerenza che vengono lanciate contro questa Giunta e questa maggioranza. Noi di queste accuse non crediamo di dover rendere conto a Viberti o a chi per lui.
Ieri avevo chiesto le dimissioni della presidenza della Commissione al collega Minuzzo, perchè, come ho già detto, è una carica che spetta - e questo non credo che debba essere deciso da Viberti - alla maggioranza, dal 1979/80 e pertanto noi la rivendichiamo. Non è colpa nostra se il PSDI e Minuzzo hanno fatto una scelta, riteniamo, però, nostro dovere rivendicare i nostri diritti.
Vorrei, non per polemica, ricordare al collega Viberti che forse troppo sovente noi lo abbiamo ascoltato senza mai replicare, e questo non perché non avevamo argomenti, ma perché non volevamo cadere nella polemica e nella perdita di tempo. Ritengo, però, che ogni tanto qualcosa si debba dire e specificare, non solo per noi, ma anche per il suo bene, perché uno parlando e non sentendosi mai replicare potrebbe credersi il Dio che non è, e quindi montarsi la testa. Caro Viberti bisogna vedere chi è che parla di democrazia. Ti dirò sinceramente che non credo a chi rivendica la democrazia, e si ispira soprattutto a principi totalitari, siano essi di destra o di sinistra. Dico che la democrazia bisognerebbe cominciare ad applicarla in casa propria ed esternarla non solo con i principi, ma soprattutto con i fatti. Ritengo che la democrazia non sia il fatto che l'opposizione imponga le sue scelte alla maggioranza, e che non voglia dire che la forza politica che al momento delle elezioni ha 1000 voti possa pretendere di contare, sul piano decisionale, quanto la forza che ne ha più di 18.000.
Ognuno ha il suo ruolo e riteniamo che ognuno abbia i suoi doveri. Vorrei fare anche una raccomandazione al Consigliere Viberti: noi non siamo mai scesi a livelli personalistici, riteniamo che ci voglia un minimo di rispetto per quelle che sono le istituzioni e per chi rappresenta le istituzioni.
Presidente - Colleghi Consiglieri, sono le 12,26, la proposta della presidenza è di sospendere la discussione generale, e di riprenderla oggi alle ore 16,00.
Con l'accordo del Consiglio, i lavori riprenderanno alle ore 16,00.
La seduta è tolta alle ore 12,27.