Oggetto del Consiglio n. 76 del 11 febbraio 1981 - Resoconto
OGGETTO N. 76/81 - INIZIO DELL'ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE N. 255 E N. 256 CONCERNENTI IL BILANCIO DI PREVISIONE DELLA REGIONE AUTONOMA VALLE D'AOSTA.
Presidente - La discussione è unica, ovviamente; poi i disegni di legge saranno approvati con separate votazioni.
La parola all'Assessore alle Finanze, Consigliere Ramera.
Ramera (DC) - Dirò subito che sarà un intervento anomalo per un bilancio anomalo in una situazione altrettanto anomala.
Signor Presidente, egregi colleghi, non sono molti, credo, i colleghi di questo Consiglio che vorrebbero oggi avere l'onore e l'onere di illustrare in vece mia le linee essenziali del bilancio di previsione della Regione per l'anno finanziario 1981, essendo un ruolo non esattamente piacevole quello di presentare un documento le cui risultanze contabili sono arretrate, per non dire proprio diminuite, rispetto alle previsioni assestate nel corso del precedente esercizio.
Poiché trattasi di una diminuzione che percentualmente sfiora il 15% ai titoli di entrata dell'anno precedente, consentendo alla competenza una modesta capacità di intervento per l'esercizio presente ed anzi dovendo assumere mutui per circa 34 miliardi per giungere ad un pareggio - ai quali, vorrei aggiungere fuori dal documento, potrebbero già aggiungersi dai 6 agli 8 miliardi per la Pubblica Istruzione, dopo i provvedimenti del gennaio scorso -, appare evidente che non solo siamo in presenza di un ruolo spiacevole per chi deve rendersene interprete, ma cha anzi questi soli dati dovrebbero indurci tutti ad una riflessione sulla stessa dinamica della nostra cosiddetta autonomia finanziaria che, senza il nuovo ordinamento del riparto fiscale, rischia di essere paralizzata prima ancora di lanciare i primi segni di vita.
Ma del riparto fiscale, nonché di altri problemi sui rapporti fra lo Stato e la Regione, mi riservo di parlare appresso in dettaglio, perché ritengo che la definizione del problema del riparto, già raggiunta in sede tecnica per due volte, sia ormai giunta nella sua curva finale e che perciò sia cosa giusta dare al Consiglio non solo ogni possibile informazione sui risvolti del nuovo ordinamento finanziario che va profilandosi per gli anni '80 - cosa questa che è già stata fatta a più riprese in quest'Aula anche rispondendo a precise interpellanze -, bensì anche la piena certezza del risvolto costituzionale su cui si basa la nuova impostazione delle entrate derivanti alla nostra Regione.
Prima però, come dicevo, di far luce sul riparto, è mia intenzione aprire una parentesi politica per chiarire l'attuale situazione interna ed esterna al Consiglio, essendo abbastanza pacifico che comunque sia, anche se superato dall'imminente definizione del riparto, questo documento è un fatto politico, uno strumento essenziale per l'attività amministrativa, e la sua approvazione comporta l'espressione della maggioranza che sostiene il Governo regionale.
Una maggioranza che abbiamo voluto e ricercato con fermezza di intenti e che vorremmo potesse maggiormente vivificarsi sugli esempi vicini e lontani da questo palazzo, non tanto per stare al Governo della Regione Valle d'Aosta, quanto piuttosto per governare insieme a forze politiche e sociali nelle quali riconosciamo i connotati di una tensione democratica e di una fede regionalista che riteniamo essenziali per non ribaltare sui soliti giochi di potere il senso dell'autonomia valdostana, il suo profilo, la sua esistenza istituzionale e reale.
Noi democratici cristiani, forse perché abbiamo pagato in anticipo a suo tempo, in prima persona, con un pernicioso isolamento studiato quasi a tavolino per dimostrare che la logica di Asterix non era tanto di moda a Roma quanto piuttosto nella piccola Valle d'Aosta, siamo consapevoli che le maggioranze governano non certo per la magica presa di una modesta o massiccia sommatoria di numeri, quanto piuttosto per la consistenza e la chiarezza delle idee programmatiche e delle risposte in positivo prefigurate non solo sul piano della gestione della cosa pubblica, ma anche e soprattutto su quello della partecipazione e del coinvolgimento di tutti i cittadini, di tutte le parti sociali, nella determinazione delle scelte che riguardano il presente e il futuro della nostra comunità e anche del Paese.
Sono scelte attuali, e basta scorgere l'elenco degli impegni assunti con il raffronto delle concrete realizzazioni prodottesi nell'ultimo lustro, per capire che la comunità valdostana, dopo anni di incertezze e di scelte frammentarie, si trova di fronte a un guado che non è così semplice superare. A monte esiste infatti una pesante crisi di destabilizzazione politica ed economica internazionale, e a valle rintrona quotidianamente l'eco di uno Stato che si sta abituando alla crisi non già come a una malattia da curare, quanto come si trattasse fatalmente di una ferita permanente ed incurabile. Ma vi faccio lo sconto su questi fattori, che pure hanno dei riflessi nella vita pubblica del Paese, perché se dovessi continuare non dico nell'analisi di questa situazione generale, ma anche solo della congiuntura italiana, la mia non sarebbe una illustrazione delle linee previsionali di spesa, ma diverrebbe una sorta di pellegrinaggio in diverse zone di povertà, di sfruttamento, di dolore.
Un guado dunque pericoloso anche per il complesso dell'economia valdostana, che ha subito pesanti discese in diversi suoi comparti e che stenta ancora oggi, malgrado le speranze sempre più condivise, a decollare in maniera definitiva negli altri settori trainanti come il turismo, il commercio e l'artigianato, che costituiscono l'unica valvola di ossigeno certa anche se, come dicevo, purtroppo ancora insufficiente.
Sono scelte di fondo che possono suscitare a nuova vita la nostra economia alpina, così come possono, per altro verso, condizionarne ancora la crescita e lo sviluppo futuri se non verranno assunte coraggiosamente e in tempo utile.
E poiché è mia radicata convinzione che non si può parlare di economia politica e culturale prescindendo da quella finanziaria, appare pacifico che l'occasione del riparto imminente consentirà la disponibilità necessaria per avviare la fase dello sviluppo, della piena occupazione, nonché della valorizzazione di tutte le risorse disponibili.
Sia ben chiaro che tali risorse devono trovare un'equa distribuzione e che determinati problemi come quelli dell'edilizia popolare, del riscatto della nostra agricoltura, della tutela del nostro territorio nonché di una grande attenzione e preoccupazione direi quasi scientifica per la salute pubblica, sia sul piano della prevenzione che su quello della cura vera e propria, non possono essere né sottovalutati né rimandati, ma anzi devono essere affrontati con decisione, come mi sembra si sta facendo.
Un altro aspetto che vorrei chiarire e ribadire riguarda l'impostazione costituzionale del nuovo riparto finanziario che non è più subordinato e concesso in attesa dell'attuazione del regime di zona franca, bensì ci viene riconosciuto indipendentemente dal legame con l'art. 14 dello Statuto regionale, per far fronte a riconosciute esigenze della nostra Regione che potrà finalmente guardare alla soluzione tecnica del problema della zona franca senza mettere in discussione il flusso delle entrate. Direi che questo ultimo aspetto qualifica in modo particolare l'azione e l'impegno della maggioranza, volti a cancellare per sempre l'epoca dei cosiddetti "rubinetti" e delle quote variabili, per dirigere l'autonomia finanziaria della Valle d'Aosta su una rotta di dignitosa autosufficienza. Ma - e qui chiudo le parentesi sul significato che noi attribuiamo a questa maggioranza - non vorrei che la nostra lealtà, la nostra fiducia incondizionata nei confronti degli alleati e dei colleghi di Governo, fosse scambiata per una sorta di passività permeabile a piccoli intrallazzi o a disegni rimasti incompiuti, ma progettati per dar luogo a nuovi livelli di potere che, se hanno il pregio di sollevarci dalle gravose responsabilità dell'incarico, mantengono pur sempre il difetto di non garantire alternative credibili e anzi di far piombare nel precario tutto l'equilibrio economico, sociale e politico della nostra Regione. Se la sfida è invece aperta, leale, democratica, essa può anche diventare alternativa e possibile rientro della Regione nel suddetto gioco democratico. Ma essa deve manifestarsi e attuarsi senza equivoci, nella chiarezza e con la stessa lealtà che ci si aspetta dagli altri quando si è leali con loro.
Nella illustrazione tecnica del bilancio si è già indicata la diminuzione del volume delle entrate in relazione alla passata legge del riparto che purtroppo è stata svuotata dalla riforma tributaria. È anche evidente che se l'aumento delle poste in gioco è nell'ordine del 10% di fronte a una svalutazione percentualmente doppia, la presa degli investimenti non può non subire un rallentamento; basti pensare che nel corso del 1981 il tasso di inflazione corre intorno al 18% già solo a livello di previsione per capire che l'attuale stretta creditizia non fa altro che scoprire la punta di un iceberg piuttosto pericoloso.
Ma vi è un'altra considerazione che rende urgente l'attuazione del nuovo riparto; essa scaturisce da un esame comparato delle entrate maturate per altre Regioni. Trattasi di parametri che non ci rendono giustizia e dovranno essere ridiscussi e rivalutati, specie per la legge 745 - Settore socio-sanitario; la 984 - Agricoltura; la legge 153 - Sviluppo montano, dove esiste la pregiudiziale meridionalistica che destina il 40% dei fondi al Centro-Nord e il 60% al Centro-Sud; e sempre nello Sviluppo montano la legge 352, derivata dalle direttive della CEE sull'agricoltura di montagna. Altro esempio la legge 356 che vede inalterato il parametro di riparto per il '78 e il '79: l'1,32% dei fondi per i programmi regionali di sviluppo, secondo quanto stabilito dal CIPE. E gli esempi potrebbero continuare con la legge 984 detta Quadrifoglio, con la famosa 285 dell'occupazione giovanile, ma ritengo che l'idea di fondo sia quella di ridefinire i parametri sulla base di altri elementi che non su quelli della superficie, del numero di abitanti e della posizione logistica Nord-Sud.
Inoltre, come dicevo, diviene prioritaria l'esigenza di sostituire il regime provvisorio introdotto dal D.P.R. 638, scaduto nel '78 e prorogato con provvedimenti tampone, per consentire anche alla nostra Regione una programmazione della spesa poggiata su un nuovo quadro di riferimento delle risorse, organico e coordinato anche alla politica di bilancio dello Stato.
Altro elemento di non secondaria preoccupazione per le entrate è costituito dal rallentamento dei flussi provenienti dal Casinò di Saint-Vincent; dopo i decenni di paralisi nel ricambio infrastrutturale, abbiamo saputo e voluto finalmente l'ampliamento e le opere che hanno preso un avvio certo e rassicurante; per altro verso tuttavia si ha come l'impressione di una caduta gestionale ed anche di una certa confusione nel rimpasto che va profilandosi nel Consiglio di Amministrazione, con evidenti rischi di polverizzazione del pacchetto azionario e con rinunce di responsabilità a livello esecutivo che non possono non destare le più vive preoccupazioni. Ma su questo ed altri aspetti mi riservo di riferire alla Giunta ed al Consiglio regionale non appena i fatti, e non le sole impressioni, saranno portati ufficialmente a nostra conoscenza.
Ritengo doveroso nella mia veste di Assessore alle Finanze accennare se pur brevemente all'azione e all'attività generale dell'Assessorato da me diretto in quest'ultimo periodo. Sul piano gestionale sono stati dimezzati i tempi per la emissione dei mandati, così come sono state snellite le procedure per l'acquisizione delle entrate; inoltre abbiamo provveduto ad aggiornare le tecnologie di contabilità adeguandole all'obiettivo del tempo reale mediante i terminali video. Al termine della presente fase di rodaggio i terminali saranno installati in tutti gli Assessorati per dar modo a ciascun Assessore, nonché ai vari dirigenti, di avere l'esatta certezza della situazione dei vari tempi, facendo risparmiare alla Regione tempo e denaro.
I fondi di rotazione sono stati potenziati con l'accensione di un mutuo di 7 miliardi per far fronte alle nuove richieste; nel campo dell'edilizia popolare abbiamo istruito 350 domande per complessivi 4 miliardi e abbiamo altresì disposto nell'interesse della Regione oltre 50 perizie tramite il competente Ufficio Demanio.
Abbiamo inoltre gestito nel campo delle funivie un pacchetto azionario per oltre 4 miliardi di lire e siamo intervenuti in varie società a sostegno di un potenziamento delle infrastrutture esistenti. Per ovviare all'attuale congiuntura abbiamo facilitato l'accesso al credito per i gestori di impianti a fune, consentendo l'abbattimento di circa 8 punti del tasso di interesse praticato dagli istituti di credito, fino alla concorrenza di affidamenti per circa un miliardo, e favorito l'intervento di capitale delle banche in alcune società funiviarie.
Nell'ambito industriale, oltre a un'attiva partecipazione all'attività di determinate imprese, siamo intervenuti per un finanziamento all'ex IMVA e alla CO.ROS, ed abbiamo seguito con particolare attenzione la politica delle varie Confidi che noi stesi avevamo proposto al deliberato del Consiglio alcuni anni or sono.
Avviandomi alla conclusione, vorrei evidenziare due elementi di riflessione che possono essere utili per una corretta lettura dell'attuale momento politico e finanziario.
Il primo riguarda la coesione politica dell'attuale maggioranza, che noi concepiamo aperta ai contributi responsabili di quanti ritengano sia giusto continuare questa strada, priva di trionfalismi e di promesse, ma sempre percorribile per un progresso reale della nostra popolazione, che non aspira ad una nuova carta di identità etnica e culturale, ma che rischia di smarrire quella vecchia, quella che non ha mai tradito i valori dell'autonomia, inseguendo imitazioni e modelli che hanno già portato al collasso i rapporti tra Paese reale e Paese legale.
Cultura non è tradire le proprie origini orecchiando i concetti espressi nelle lingue dominanti, ma è, credo, politica nel vero senso della parola, cioè impegno sociale volto a tramandare i valori e i pensieri antichi adattandoli razionalmente al processo culturale dei tempi nostri, avidi di chiarezza e di certezza e ostili a certe attese rivoluzionarie che consolidano la prassi di alcuni fatti la cui esperienza si dimostra tutt'altro che liberatrice per l'uomo del ventesimo secolo.
La storia non fa scommesse, e neanche genera nuovi umanesimi; sono gli uomini a dover contare, ed è l'umanità a dover decidere se vuole migliorare grazie alla cultura la qualità della vita, oppure se bisogna vivere nella rassegnazione e nella sconfitta di una speranza che solo la rinascita dell'uomo può irrobustire e alimentare. Anche noi possiamo far sentire la voce del popolo valdostano, ma essa non deve essere registrata o sofisticata, resa, come dicevano i Romani, aulica o suadente; è sufficiente perché sia ascoltata che sia autentica, che non tradisca le sue corde originali.
E qui vengo alla seconda considerazione, con la quale intendo concludere questa prima fase di illustrazione lasciando poi ai singoli Assessori il compito di rispondere alle domande dei settori di intervento. Entro pochi giorni, visto che abbiamo stabilita la seduta per lunedì, questo Consiglio dovrà esprimere il suo parere sul nuovo riparto fiscale secondo quanto previsto dall'art. 12 del dettame costituzionale contenuto nel nostro Statuto Speciale.
In proposito negli ultimi tempi ho notato molti comunicati o scritti che mi sembra non abbiano neanche sfiorato la fotocopia dell'ombra di quello che sarà il riparto, con i quali si critica il nuovo come si trattasse della continuazione del vecchio o peggio ancora.
Vi sono poi anche personaggi che fanno politica e che si lasciano andare a dichiarazioni sulla facilità della riforma fiscale valdostana come se si trattasse di tirare giù il tracciato di un sentiero di montagna o di costruire una toilette nel deserto. Questa superficialità, che lascia a dir poco sbigottiti, non tiene conto delle difficili trattative condotte con i Ministeri romani, né si rende conto del fatto che in Italia è caduto il precedente Governo proprio mentre stavamo esaminando la bozza finale dell'accordo strappato grazie al nostro impegno. L'importanza delle cifre destinate alla Valle d'Aosta sarà talmente evidente da tacitare con il suo solo peso l'onda di coloro che solo sanno approfittare del lavoro altrui, magari criticando a priori per crearsi qualche verginità, necessaria ad assimilare bene il linguaggio dell'opportunismo su cui spesso naviga l'incompetenza.
Noi siamo lieti di aver dato un contributo per la nascita del nuovo riparto fiscale, e siamo convinti che non si tratta né di una regalia alla Giunta Andrione né di una tappa raggiunta con intrallazzi politici; e, perché no, vogliamo anche tranquillizzare certi settori amici o meno amici che, quando si profilava già il successo della trattativa, erano preoccupati per il suono di tamburi che sarebbe seguito. Stiano pure tranquilli, il merito non ci interessa più di quanto non sia onesto riconoscere, datosi che operando nell'ambito del Governo e fuori di esso, noi abbiamo fatto semplicemente il nostro dovere. E mentre siamo soli oggi a presentare questo bilancio, di breve durata, ma pur sempre poco demagogico e popolare, non saremo certo soli - e lo avevo già detto in una precedente seduta - a dire di aver ottenuto per la nostra terra un atto di giustizia così fondamentale come il nuovo riparto.
Terminando questa esposizione succinta, non posso esimermi dal ringraziare i dirigenti, i funzionari, gli impiegati dell'Assessorato alle Finanze che hanno predisposto i dati necessari facendo un notevole lavoro di presentazione del documento che oggi esaminiamo nonché dei suoi allegati.
Desidero altresì esprimere in quest'Aula il più leale riconoscimento ai Ministri Pandolfi, Andreatta e Reviglio per la disponibilità dimostrata durante la trattativa per il nuovo riparto, disponibilità che ha consentito di superare non facili tendenze e scogli burocratici, nonché ai Direttori generali dei Ministeri delle Finanze e del Tesoro, con i quali si è discusso articolo per articolo, riga per riga di questo riparto, e che, sensibili alle nostre esigenze, che purtroppo figurano nel nostro bilancio del 1981, hanno stralciato il nostro riparto dagli ostacoli che lo trattenevano con i riparti della Sicilia e della Sardegna - e infatti se ne fa menzione nella lettera spedita da Andreatta, che cita l'art. 12 della legge 825 per le Regioni a Statuto Speciale - , favorendone la stesura definitiva e le firme dei Ministri competenti a vero tempo di record, e consentendoci di portare nel volgere di tre giorni - perché il tutto si è svolto poi praticamente negli ultimi tre giorni - in quest'Aula il progetto definitivo con i relativi benestare.
E direi anche grazie, in questo momento, alla dott.ssa Varda, Direttrice dell'Ufficio di Roma, che ha seguito appassionata tutto l'iter di questa vicenda.
Passando - ho detto all'inizio che sarebbe stato un intervento anomalo per un bilancio anomalo in una situazione anomala - all'oggetto n. 12, come si vede dalla relazione si tratta della legge finanziaria prevista dalla legge di contabilità all'art. 19, per adeguare alcuni stanziamenti di spesa derivanti da vecchie leggi regionali alle nuove esigenze di spesa, perché in caso contrario si sarebbe dovuto ripresentare le medesime leggi, una a una con i nuovi adeguamenti. Inoltre alcuni capitoli di spesa non sono sorretti da leggi regionali di spesa, per cui con questo provvedimento viene ad essere legalizzato l'intervento della Regione, come avrete visto da vari articoli di questa legge finanziaria. Non so, ve ne cito uno a caso, l'art. 17, il diritto allo studio degli studenti: è autorizzata per l'esercizio '81 una spesa di 100 milioni; non esistendo legge ad hoc, viene regolarizzata con questa legge finanziaria.
Per il bilancio vero e proprio mi sembra che la relazione sia più che esauriente, ma, come ho detto, trattandosi di un bilancio formulato in un momento particolare - non so quali potranno essere le critiche, che potranno essere tante, poche; lascio liberi tutti i Consiglieri di fare ciò che vogliono e ciò che è loro diritto di fare - ritengo che tra tre mesi potremo forse, con le variazioni di bilancio, rivedere il tutto, e tutti insieme programmare la spesa verso indirizzi utili per la Valle d'Aosta.
Presidente - Colleghi Consiglieri, come abbiamo concordato, termina con la relazione dell'Assessore alle Finanze questa nostra riunione. La discussione generale sugli oggetti 12 e 13 avrà luogo domani mattina.
Vorrei fare una piccola rettifica a quanto ho detto prima. Avevo annunciato che il Consiglio sarebbe stato convocato in adunanza straordinaria per lunedì mattina alle ore 9,30 a mezzo telegramma. Penso di poter evitare l'operazione telegramma in quanto domani mattina sarete tutti presenti e pertanto la convocazione vi sarà notificata domani mattina per lettera, evitando il telegramma che sarà inviato solamente agli assenti.
Una raccomandazione. Il documento è stato distribuito oggi e nella convocazione non sarà nuovamente allegato. Si considera che il documento consegnato oggi a tutti i Consiglieri è già quello che riguarda l'ordine del giorno di lunedì, ed è l'allegato che sarà discusso lunedì mattina alle ore 9,30.
La seduta è tolta.
Il Consiglio continuerà i lavori domani mattina alle ore 9,30 con la discussione generale sugli oggetti 12 e 13.
La seduta ha termine alle ore 18,46.