Oggetto del Consiglio n. 1590 del 18 novembre 2015 - Resoconto
OGGETTO N. 1590/XIV - Interpellanza: "Riorganizzazione del lavoro dei reparti ospedalieri e del servizio sanitario in relazione all'entrata in vigore dei nuovi orari per medici e dirigenti sanitari".
Presidente - Per l'illustrazione, chiede la parola la Consigliera Morelli, ne ha facoltà.
Morelli (ALPE) - Merci Monsieur le Président.
L'argomento che affrontiamo con quest'interpellanza è un argomento alquanto ostico, che cercherò di spiegare in modo comprensibile. Dal 25 novembre prossimo, per effetto della legge n. 161 del 2014, tutte le aziende sanitarie italiane dovranno conformarsi ad una normativa europea che è già vigente in tutti gli Stati dell'Unione europea sugli orari di lavoro e sulle pause obbligatorie di riposo per i medici e i dirigenti sanitari, norme a cui finora l'Italia ha derogato. La legge che è entrata in vigore l'anno scorso, il 25 novembre 2014, prevede il riallineamento per l'Italia alla normativa europea entro il 25 novembre del 2015 e da questa data, salvo eventuali deroghe, tutte le amministrazioni dovranno conformarsi e garantire le norme sull'orario e sui riposi rispetto al limite massimo di 12 ore e 50 minuti di lavoro giornaliero, non di 13, perché dopo 6 ore bisogna garantire almeno 10 minuti di pausa; al limite massimo di 48 ore di durata media dell'orario di lavoro settimanale, calcolato su 4 mesi; al limite minimo di 11 ore continuative di riposo nell'arco della giornata. Questo vale per i medici e per i dirigenti sanitari, tenendo presente che le chiamate in reperibilità potranno interrompere la consecutività del riposo giornaliero e che le attività libero-professionali in regime d'intramoenia non rientrano nel calcolo dell'orario, perché sono svolte al di fuori dell'orario di lavoro istituzionale.
In previsione dell'entrata in vigore di questa legge, quindi le aziende sanitarie dovranno necessariamente modificare l'organizzazione del lavoro dei reparti e di tutti i servizi sanitari che contemplano il lavoro di un medico, pena la possibilità di ricevere delle sanzioni da parte dell'autorità competente locale in materia di lavoro, ma anche di non avere il riconoscimento da parte delle assicurazioni che coprono il rischio professionale per eventuali danni se i fatti avvengono in contravvenzione di questa norma. Tutto questo ha un senso in sede europea, sono stati valutati degli studi scientifici che hanno dimostrato come vi siano dei limiti temporali oltre i quali l'uomo, il medico rischia di fallire in modo evidente. Uno studio americano ha rilevato che annualmente ci sono circa 300 mila errori che sarebbero evitabili e che avvengono in particolare nelle ore del mattino tra le 3 e mezza e la fine dell'orario, la fine del turno. Sono riflessioni che, anche senza la base degli studi scientifici, sorgono anche semplicemente con un po' di buon senso, è evidente che la fatica accumulata dopo tante ore di lavoro può essere causa di disattenzione e nel caso dei medici la disattenzione può avere degli effetti molto gravi, drammatici sulla pelle dei pazienti. Se da un lato dunque questa norma è assolutamente fondata e sensata e va a garanzia dei diritti del malato, del diritto ad essere curato da un medico che sia in piena efficienza e non da un medico che ha accumulato ore di stanchezza, è evidente che questa norma costituisce un problema per le aziende sanitarie, che si trovano nella condizione di dover riorganizzare i servizi garantendo i servizi ospedalieri, ma anche gli altri servizi resi dai medici.
Abbiamo voluto presentare quest'interpellanza perché la preoccupazione è grande in merito a quest'argomento, è confermata dai toni preoccupati di tutti gli articoli che sono apparsi ultimamente sulla stampa specializzata, ma non solo, anche sui nostri giornali regionali, perché vi potrà essere la necessità di aumentare il numero dei medici, cosa che cozza attualmente con il blocco del turnover, ma anche con i tagli al settore della sanità. Nella nostra regione queste preoccupazioni sono state chiaramente espresse dal Direttore generale dell'USL, ma anche da altri responsabili del settore, che mettono proprio l'accento sulla necessità di riorganizzare andando a variare forse anche le modalità di servizio e quindi andando a causare anche qualche disagio ai cittadini. La nostra interpellanza pertanto vuole capire: come si sta agendo nella nostra regione in merito a questo problema; quali siano stati gli indirizzi dati all'USL in merito alle priorità dei servizi da salvaguardare e sulla necessaria riorganizzazione, quindi gli indirizzi impartiti all'USL da parte della Regione e vorremmo capire se verranno soppressi o ridotti dei servizi e quali saranno le conseguenze sui cittadini, sui pazienti, sui malati. Quarta domanda: "se vi saranno carenze di personale - se si è ipotizzato quali carenze di personale vi potranno essere - e come si pensa di sopperirvi". La ascoltiamo, Assessore, con molta attenzione.
Presidente - Per la risposta, ha chiesto la parola l'Assessore Fosson, ne ha la facoltà.
Fosson (UV) - Sì, grazie.
L'ho ascoltata io con estrema attenzione, la ringrazio di quest'interpellanza e anche del modo con cui l'ha presentata, perché è stato estremamente corretto. È un argomento che lei ha definito ostico, e che spero non diventi un grande ostacolo proprio al nostro sistema sanitario, che è molto preoccupante, perché lei lo ha descritto molto bene. Cambiare il sistema, se sarà necessario rispettare completamente le nuove norme europee, comporterà soprattutto per gli ospedali piccoli una grande difficoltà. È una norma europea - lei l'ha già definito bene - che ha sicuramente un substrato corretto, nel senso che stabilisce come devono essere organizzati i riposi, proprio perché le statistiche più aggiornate, più scientificamente corrette sugli errori medici dimostrano che gli errori medici e del personale sanitario sono in aumento quando l'orario del lavoro è più intenso, e anche gli incidenti sul lavoro si verificano soprattutto alla fine di un turno. Il presupposto quindi è corretto, nella sostanza: "si devono rispettare le nuove turnistiche perché così si avranno degli incidenti in meno". Questi schemi europei purtroppo sono molto impattanti sulla nostra realtà, dove forse si è un po' trascurato questo discorso.
Cosa cambierebbe? L'ha detto giustamente lei: turni di lavoro non superiori a 12 ore. Questo che cosa vuol dire? La ringrazio per quest'interpellanza perché ci permette di sensibilizzare il Consiglio, ma anche poi di dare una risposta che è impellente a tutti gli operatori. Turni di lavoro non superiori a 12 ore vuol dire che chi fa un turno di 12 ore nell'emergenza non lo può più fare, di tale durata perché se lo chiamano all'undecima ora e mezza, va oltre questo limite e quindi chi ha un turno di 12 ore dovrà essere spostato ad un turno di 8 ore. Il riferimento è l'orario massimo settimanale di 48 ore. Pensi che una volta, quando abbiamo iniziato noi i turni di notte, per dirle come era il sistema, i turni venivano contabilizzati e pagati al di fuori dell'orario di lavoro come se fosse un'altra prestazione. Con l'organizzazione che terrà conto del riposo minimo tra un turno di lavoro e il successivo di 11 ore, si avrà un impatto in modo importante sull'istituto della reperibilità, nel senso che il reperibile, per non stare tutta una giornata ad aspettare la richiesta d'intervento faceva la sua consulenza dopodiché tornava a casa; se quest'intervento viene considerato come un intervento di lavoro, lui poi deve stare a riposo per 11 ore, e questo chiaramente fa saltare tutto l'attuale sistema dei turni. Su questo devo dire che un po' all'italiana c'è una diversa interpretazione. Lei ha già parlato di interruzione e quindi vedo che è aggiornata, ma la prima sentenza del giudice del lavoro diceva che anche la reperibilità è sospensione del riposo, quindi se è sospensione del riposo, bisogna poi restare 11 ore senza lavorare. Anche se le interpretazioni locali non fanno testo, un'interpretazione del Veneto invece parla di interruzione e questo sarebbe già un grosso vantaggio, perché se è interruzione, allora si conta il riposo prima della chiamata e dopo la chiamata.
Certo che questo porta tutta una riorganizzazione, come dicevo. La legge del 2003 che recepisce quest'indicazione europea prevede delle possibili deroghe a seguito di una contrattazione collettiva. La contrattazione collettiva è quella che viene fatta tra ARAN, i responsabili del Ministero e i sindacati più rappresentativi e viene fatta proprio oggi, di cui non le so dire il risultato. Quest'incontro tra sindacati e Ministero è l'unico, a parte il Ministro che potrebbe fare un'altra deroga, che può modificare questi turni di lavoro; perché si fa così tardi? Noi è già da tempo che portavamo all'attenzione del Ministro quest'osservazione, perché chiaramente il confronto che c'è già stato tra Ministro e sindacati non è andato a buon fine e l'ARAN con i sindacati sta facendo un po' il braccio di ferro, nel senso che i sindacati richiederanno un'apertura di contrattazione ampia sul contratto nazionale prima di concedere e di mettersi d'accordo su eventuali deroghe, che però non potranno più essere come prima per il ragionamento sulla sicurezza che ha fatto lei. Lo spazio politico è uno spazio molto esiguo anche perché ci sono le sanzioni. In questi giorni ci siamo sentiti a lungo con l'Assessore Aru della Sardegna, ho parlato con Martha Stocker dell'Alto Adige, e tutti capiscono e vogliono andare verso l'interpretazione dell'interruzione per la reperibilità, ma su tutto il resto si aspetta questa concertazione collettiva che avviene oggi, dopodiché ci sarebbe solo più lo spazio per un intervento del Ministro che proceda ad una ennesima deroga. Le dico che lo spazio politico è molto esiguo perché nella prossima riunione degli Assessori alla sanità non è neanche all'ordine del giorno, però il 25 novembre si avvicina in modo importante. In Italia è chiaro che le cose succedono a volte agli ultimi minuti, quindi speriamo ancora che ci sia una possibilità, però comunque il Direttore generale ha già riunito i direttori di dipartimento e gli operatori e oggi vede i sindacati per mettere comunque in atto le misure per rivedere le turnistiche. La priorità è l'emergenza e questo è evidente.
Sicuramente una possibilità è l'assunzione di personale, e questo è evidente, e probabilmente si andrà a valutare anche la questione economica, ma mi permetta di dire che non è solo una questione economica. Infatti, laddove ci sono tre emodinamisti che operano in emergenza e che affrontano 150 casi d'infarti all'anno, si deve modificare completamente il loro turno in funzione dei riposi e da tre ne servono sei, questi ultimi non faranno più 50 emodinamiche all'anno per uno, la casistica individuale sarà molto più diluita. Il rischio di avere molti professionisti in sede specialistica vuol dire magari la riduzione della performance del singolo operatore, con conseguente preoccupazione per il futuro.
Finisco dicendo che l'applicazione della nuova normativa penalizza soprattutto le piccole Regioni come la nostra. Durante un congresso venerdì scorso ad Alessandria ho avuto un incontro con l'Assessore del Piemonte e mi permetto di dire che con questa norma le grandi Regioni andranno ad accorpare gli ospedali, cosa che non sono riuscite a fare anche per l'opposizione politica di alcuni sindaci. Loro con questa nuova norma europea avranno - mi permetta - la giustificazione o la possibilità di unire degli ospedali, così come c'è lo stimolo di molti sindacati di medici, di sanare dalla reperibilità al turno perché si avrebbe così un turno fisso e tempo libero per fare altre attività. C'è veramente una preoccupazione perché il sistema Valle d'Aosta è un sistema congeniato e performante e il doverlo cambiare porrà dei grossi problemi. La riorganizzazione, sperando nell'interpretazione dell'interruzione e non della sospensione, dovrà portare in diversi casi ad un'assunzione di nuovo personale. Tale prospettiva rimarrebbe fattibile per certe emergenze ancora di più degli accordi interregionali, che però sono sempre accordi con l'ospedale di Ivrea, quindi non nutro una grande preoccupazione e la ringrazio per quest'interpellanza. Tra oggi e domani sarà l'ultima possibilità perché il Ministero intervenga in altro modo sennò il piano sarà in questo senso.
Presidente - Per la replica, chiede la parola la Consigliera Morelli, ne ha la facoltà.
Morelli (ALPE) - Merci Président.
Assessore, ha confermato quindi tutte le nostre preoccupazioni, in più sottolineando il fatto che questa norma va a penalizzare le regioni piccole come la nostra. Capiamo che le professionalità vanno valorizzate al massimo e che probabilmente abbiamo sempre cercato di agire con buon senso, però oggi è con questa norma che dobbiamo fare i conti e quindi è a questa norma che dovremo conformarci, ricordando peraltro che gli altri Paesi europei già lo hanno fatto, quindi dovremo farcene carico. Giustamente...
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
...a quanto ho letto io, forse non tutti ma altri Paesi europei lo hanno fatto. Giustamente anche lei ha riconosciuto che questa non è un'emergenza, non è una cosa piovuta dal cielo, ma che è dal 2003 che se ne parla, la legge è del 2014, è entrata in vigore il 25 novembre del 2014, ad un anno di distanza, se permette, noi ci aspettavamo una risposta più puntuale. Ai nostri quesiti è stato risposto pacatamente condividendo le preoccupazioni, però c'erano anche delle domande puntuali a cui non è stato risposto: verranno soppressi o ridotti i servizi se vi saranno carenze di personale (e ci ha confermato che ce ne saranno)? Come pensiamo di sopperirvi? Apprezziamo insomma la condivisione della preoccupazione, ma dobbiamo dire che ci aspettavamo anche risposte più concrete. Ci ha detto: "oggi è in atto una fase di contrattazione, aspettiamo di vedere quale sarà il risultato", beh, lo spazio politico però lei ci dice che è esiguo. Io quindi credo che dobbiamo anche fare un po' di necessità virtù, lei ha detto che per le grandi Regioni sarà l'occasione per andare a riorganizzare, beh, forse anche noi avremmo già dovuto cogliere questa modifica e fare di necessità virtù, cogliendo quest'obbligo di adeguamento come uno stimolo a riorganizzare il nostro ospedale dal punto di vista dei reparti, dal punto di vista delle strutture, cosa che sentiamo ripetere ormai da anni, sollecitata da più parti, dai sindacati e che, secondo noi, non può più essere rimandata e procrastinata proprio per i tagli di bilancio che regolarmente vengono evocati.
Siamo certi che una riorganizzazione potrebbe anche produrre dei risparmi e, come giustamente diceva poc'anzi il collega Gerandin, ci vuole la capacità e la volontà di farlo e di affrontare il problema, ma senza guardare a parentele o amicizie. Questo è quello che noi ci auguriamo venga fatto anche tardivamente, perché, insomma, per quanto riguarda nello specifico questa norma, ci sembra che arrivare all'ultimo momento ancora una volta in una situazione come la nostra, dove c'è un'unica azienda, un unico ospedale importante, dovrebbe metterci nelle condizioni di trovare delle risposte adeguate in tempi più ragionevoli. Grazie.
Presidente - Punto 22 all'ordine del giorno.