Oggetto del Consiglio n. 30 del 28 gennaio 1981 - Resoconto
OGGETTO N. 30/81 - INIZIATIVE PER IL RIMBORSO AGLI ARTIGIANI DELLA VALLE D'AOSTA DI QUOTE DELL'IVA VERSATE ALL'ERARIO E NON DOVUTE. (Interpellanza)
Presidente - Do lettura dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Minuzzo, Berti e Viberti.
INTERPELLANZA
In una riunione svoltasi il 12.1.1981 organizzata dalla SIMEA alla quale hanno partecipato gli installatori termo sanitari il Dott. Frasson Attilio Vice-Direttore Ufficio IVA di Aosta ed il Dott. D'Aquino, esperto fiscale, è emerso, in tutta la sua complessità, il problema della diversa aliquota I.V.A. prevista dal D.P.R. n. 897 del 30.12.1980 e nel D.L. n. 693 del 31.10.1980, in particolare nell'articolo 8, con i quali molte ditte artigiane che operano nel settore dell'edilizia si trovano ad essere in credito con l'Erario I.V.A. per diversi milioni. Orbene vi sono due tipi di rimborsi che si possono chiedere in via ordinaria, in tale caso il rimborso avviene dopo circa 24 mesi; il rimborso urgente avviene invece dopo 90 giorni previa presentazione di un'Assicurazione fideiussoria.
Tutto ciò premesso i sottoscritti Consiglieri
INTERPELLANO
L'Assessore competente per conoscere quali iniziative intenda prendere per porre rimedio a questo stato di cose che possono avere grosse ripercussioni sulle aziende artigiane mettendo così ulteriormente in crisi la già fragile economia valdostana.
Presidente - Chi illustra l'interpellanza? Il Consigliere Minuzzo, ne ha facoltà.
Minuzzo (PSDI) - Credo che anche questa interpellanza sia abbastanza chiara. Conoscendo la solerzia dell'Assessore Chabod nell'avvalersi dell'opera dei suoi collaboratori per approfondire i problemi, penso che egli si sia premurato di verificare i testi del D.P.R. e del D.L. citati nell'interpellanza. Per cui, da parte mia, aspetto la risposta e mi riservo di intervenire su questa.
Presidente - Risponde l'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti Chabod, ne ha facoltà.
Chabod (DC) - Il Decreto Legge 31.10.1980, n. 693, convertito nella legge n. 891 del 22.12.1980, ha notevolmente modificato la disciplina dell'IVA nel settore edilizio. Il 1° comma dell'art. 8 del D.L. 693 classifica le operazioni che scontano l'aliquota del 2%: cessioni di case, di civili abitazioni non di lusso, di edifici scolastici, e tutto un elenco di nomi; il 2° comma elenca le materie prime e semilavorate per l'edilizia soggette all'aliquota dell'8%; scontano l'aliquota ordinaria i beni destinati a costruzioni od impieghi che non rientrano nell'ambito dell'edilizia agevolata.
Molte imprese artigiane che operano nel settore dell'edilizia si trovano quindi nelle condizioni di aver pagato ai fornitori i materiali necessari per l'esecuzione delle opere di loro competenza con aliquote del 14, del 15 o dell'8%, e di fatturare l'opera finita con aliquota del 2%. Ne consegue un credito delle imprese artigiane nei confronti dell'Erario, dovuto alla differenza fra l'IVA pagata e l'IVA riscossa. Il 3° comma dell'art. 38 bis del D.P.R. 633/72 stabilisce che i contribuenti che esercitano esclusivamente o prevalentemente attività che comportano l'effettuazione di operazioni soggette all'imposta con aliquote inferiori a quelle dell'imposta relative agli acquisti o alle importazioni, come nel caso in esame, possono richiedere rimborso infrannuale.
Per ottenere il rimborso infrannuale, il contribuente deve prestare apposita garanzia a favore dell'Amministrazione finanziaria, garanzia che ha la durata di due anni a decorrere dalla data di emissione dell'ordinativo di pagamento, che rappresenta il primo atto formale di esecuzione del rimborso.
Il già citato art. 38 bis prevede due forme di garanzia; la cauzione in titoli dello Stato, o garantiti dallo Stato; o la fideiussione rilasciata da un'azienda o istituto di credito, comprese le Casse rurali o artigiane, o dalle imprese commerciali che, a giudizio dell'Amministrazione finanziaria, offrano adeguata garanzia di solvibilità, o mediante polizza fideiussoria rilasciata da un istituto o impresa di assicurazione.
Da informazioni assunte presso alcuni istituti di credito, nonché presso alcune agenzie di assicurazione, risulta che non vi sono particolari difficoltà per ottenere il rilascio della fideiussione di cui trattasi. Sia le banche che le agenzie di assicurazione richiedono una commissione del 2-3% sull'importo della fideiussione.
Trattandosi di materia fiscale, l'Amministrazione regionale non ha alcuna possibilità di modificare la situazione descritta, né di intervenire per la fideiussione diretta.
Presidente - Ha chiesto di parlare per la replica il Consigliere Berti, ne ha facoltà.
Berti (ACV) - Prendiamo atto della risposta dell'Assessore Chabod, che non ha fatto altro che leggere il testo di legge del 31 ottobre, convertita il 30 dicembre 1980, e vorrei aggiungere che sapevamo anche noi che purtroppo la legge è quella che è. Però noi volevamo sapere che cosa l'Assessorato competente intendesse fare per rimediare a questo inconveniente, per cui le ditte acquistano al 15% e poi devono fatturare al 2%. Il Problema è appunto questo, che il 13% rimane scoperto, e nell'arco dell'anno abbiamo un credito verso l'Erario anche di parecchie decine di milioni.
Purtroppo l'inconveniente grave è che poi, per richiedere il rimborso si deve spendere un altro 4%; quindi questa è una legge veramente iniqua, soprattutto per le piccole ditte che operano in questo settore.
Inoltre va tenuto conto dell'importanza fondamentale che questa disciplina assume in Valle d'Aosta, nella quale le costruzioni di civile abitazione economico-popolare rientrano tutte nel 2%; non ci sono delle costruzioni in cui si può fatturare al 15%, perché tutti, dall'imprenditore al privato, fanno la richiesta dell'IVA agevolata al 2%. Ecco perché c'è questa grossa differenziazione.
Noi volevamo sapere se la Regione, o l'Assessorato competente o il Presidente della Giunta, potevano fare qualcosa per intervenire non a livello locale, ma facendo una richiesta attraverso il Ministero del Tesoro, per alleviare i disagi causati da questo inconveniente.
Andrione (UV) - La normativa IVA è una normativa CEE, che deve essere obbligatoriamente applicata da tutti i dieci paesi della Comunità. E questa legge è stata fatta proprio per far pagare le imposte! È il tipo dell'imposta che è concepita in questa maniera, ed è semplicemente una traduzione delle leggi tedesche, francesi, che sono applicate nello stesso modo.
È pazzesco pensare che la Regione Autonoma Valle d'Aosta ottenga degli sgravi fiscali che non esistono negli altri paesi.
Berti (ACV) - Quindi dobbiamo accollarci la legge dello Stato, così com'è, e in più, per ottenere il rimborso dei soldi già sborsati, pagare un altro 4%!!!
Presidente - Il Consigliere Viberti, come interpellante, ha facoltà di parlare per la replica.
Viberti (DPROL) - Io non ho una conoscenza granché approfondita della normativa legislativa statale, e tanto meno di quella della CEE, comunque mi pare - e vorrei che il Presidente della Giunta mi smentisse con la carta e non con la parola - che quanto egli ha detto non corrisponda a verità. Cioè mi pare che questo sia un provvedimento preso dal nostro Governo e che non sia stato preso in applicazione di una normativa speciale che prevede questo tipo di pagamento dell'aliquota. L'imposta IVA viene a ricadere sempre sull'ultimo, e non si capisce perché in questo caso debba essere l'artigiano o l'impresario a dover fare da prestasoldi allo Stato e agli istituti di credito.
Noi abbiamo presentato questa interpellanza per conoscere quali iniziative intenda prendere l'Assessore Chabod in merito; se egli pensa di cavarsela rispondendoci che la legge dice certe cose, non risponde a quelle che sono le nostre aspettative, perché noi abbiamo, credo, illustrando l'interpellanza dato dimostrazione di una conoscenza, seppure superficiale, di questi D.P.R. e D.L.. Ci aspettavamo che, come per esempio per altre questioni, l'Assessore ci dicesse che cosa lui o la Giunta intendono fare per ovviare a questa situazione. Per esempio, il problema del Parco non è risolvibile da questo Consiglio, perciò questo Consiglio si è impegnato e ha presentato un disegno di legge; poi altre forze politiche hanno presentato a loro volta dei disegni direttamente al Parlamento; c'è stata tutta una serie di interventi per cercare di risolvere questo problema. Non si vede perché rispetto a questo, benchè la soluzione debba essere cercata a Roma, il Consiglio regionale, o l'Assessore Chabod, non possa farsi promotore di un'iniziativa, anche legislativa, da sottoporre al Parlamento del nostro paese.
Di conseguenza, se devo esprimere la mia opinione - non so quella dei colleghi - devo dire che non sono assolutamente soddisfatto della risposta, perché di leggere le leggi citate nella parte illustrativa o i D.P.R. siamo capaci anche noi, e abbiamo capito che cosa vogliono dire, altrimenti non avremmo presentato quest'interpellanza.
Presidente - Il Consigliere Minuzzo, come interpellante, ha facoltà di parlare per la replica.
Minuzzo (PSDI) - Avevo già detto, illustrando molto parzialmente l'interpellanza, che certamente l'Assessore Chabod si sarebbe avvalso dei tecnici e dei funzionari dell'Assessorato per conoscere quello che stava scritto nel D.P.R. e nel D.L. citati, ed è chiaro che egli, come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto, si è limitato a un'ulteriore illustrazione di questi D.P.R. e D.L..
Non posso dichiararmi soddisfatto di questa risposta in quanto l'Assessore Chabod ha terminato il suo intervento dicendo che la Regione non può far niente, e quindi deve subire quelle che sono le imposizioni dello Stato. A mio avviso, però, qualcosa si potrebbe fare; non dobbiamo dimenticare, e forse noi lo facciamo troppo spesso, che la Regione Valle d'Aosta ha in Parlamento due rappresentanti eletti dai nostri concittadini. Questi due parlamentari, quando è necessario o qualora vengano sollecitati dalla Giunta o dal Consiglio regionale della Valle d'Aosta, dovrebbero farsi promotori di iniziative tese a cercare di dare una soluzione ai problemi che vengono discussi in questa sede.
Io ritengo che il legislatore, quando formula una legge, cerchi di fare gli interessi dello Stato; non sempre, tuttavia, riesce, in fase di stesura di una legge, ad individuare le difficoltà che vengono a crearsi con l'applicazione della stessa. È chiaro che la premura con cui è stata fatta questa legge - questo D.P.R. convertito in legge il 30.12.1980 (e chiaramente è stata una scelta, o meglio un colpo di mano fatto a chiusura dell'anno per dare un giro di vite ai problemi fiscali della nostra nazione), ha impedito che se ne potessero valutare appieno le possibili ripercussioni. Per cui, io ritengo che ci possano essere delle soluzioni a questo problema, possano essere apportate delle migliorie a questo D.P.R. e a questa legge, e che queste migliorie possono e devono essere sollecitate nella sede competente, magari con il supporto di coloro i quali devono subire questa legge.
Da quello che ha detto l'Assessore Chabod, mi è parso di capire che chi ha steso la relazione che egli ha letto è uno che di problemi fiscali se ne intende; ritengo pertanto che questo suo collaboratore, consulente o tecnico, possa dargli delle indicazioni su come si può ovviare a questa situazione.
Io mi aspettavo perciò dall'Assessore Chabod la risposta che avrebbe potuto elaborare con questi suoi validi collaboratori e delle proposte da affidare ai nostri due rappresentanti nel Parlamento italiano.
Sappiamo che la Regione non può far niente in questo senso, perché si tratta di legislazione nazionale, ma ci sembra che fra il non poter far niente e il subire passivamente ci sia una grande differenza.
All'Assessore Chabod vorrei comunicare che martedì 3 febbraio, alle ore 18,30, nel salone, o nella saletta del Palazzo regionale, ci sarà una riunione fra tutti gli artigiani interessati a questo problema; sono stati invitati dei noti fiscalisti della nostra Regione, per cui, se avrà la cortesia di partecipare, potrà rendersi conto concretamente di quali sono i problemi, e vedere se c'è la volontà di fare delle proposte da presentare ai nostri due parlamentari, i quali potranno inoltrarle nelle sedi competenti.
Presidente - Ricordo ai colleghi Consiglieri che se l'intenzione, quando si esplica l'iniziativa consiliare - interrogazione, interpellanza, mozione - è che ci sia un pronunciamento da parte del Consiglio, è consigliabile l'uso della mozione, perché in tal caso c'è la possibilità di discussione e si giunge ad una conclusione e quindi a delle proposte concrete.
Quello che è risultato dalle repliche degli interpellanti era più aderente ad una iniziativa di mozione che non ad una di interpellanza.