Oggetto del Consiglio n. 1277 del 10 giugno 2015 - Resoconto
OGGETTO N. 1277/XIV - Interpellanza: "Agevolazioni a favore delle neo mamme per la permanenza presso la struttura ospedaliera per assistenza al neonato".
Presidente - Per l'illustrazione, ha chiesto la parola il Consigliere Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
In una delle nostre prime iniziative discusse a settembre 2013 ci eravamo occupati delle visite post partum: quelle che vengono anche definite "quarantene" perché previste dopo 40-60 giorni dal lieto evento. Ricorderete, colleghi, che chiedemmo all'Assessore e alla Giunta di prevedere l'esenzione dal pagamento del ticket per queste visite post ricovero, così come era già previsto per tutti gli altri accertamenti conseguenti appunto al ricovero, ma, diceva la delibera, "solo se effettuati entro i 30 giorni dalle dimissioni". Le visite post partum andavano dai 40 ai 60 giorni e quindi, paradossalmente, questa cosa comportava comunque il pagamento di un ticket. Allora l'Assessore si fece carico del nostro suggerimento e con una variazione della delibera di Giunta, la quale fino ad allora faceva rientrare la quarantena nelle prestazioni a pagamento, trasformò la prestazione da pagamento a gratuita. Un intervento di buon senso sicuramente, che andava nella direzione di considerare come un unicum l'atto del parto e il successivo controllo e intendo per "controllo" quello delle condizioni psico-fisiche della madre e del bambino.
Noi ritenemmo allora per quella specifica situazione - lo riteniamo oggi per le questioni poste - che la mamma e il bambino siano da considerarsi come parte di un tutt'uno, una sorta...non so se si può dire...di perfetta simbiosi che non può essere disgiunta artatamente ai fini, diciamo, tariffari, per capirci meglio: fintanto che il bambino richiede prestazioni conseguenti al parto, in questo caso il bambino potrebbe essere ricoverato fino al raggiungimento di un'adeguata crescita ponderale o per altri motivi legati alle condizioni di salute, è opportuno considerare, com'è stato fatto nel caso della citata quarantena, tutto il contorno assimilabile alla prestazione (non mi viene un altro termine rispetto a "contorno", ma valgono un po' le considerazioni che ho fatto prima). Pensare che la madre sia un'entità a sé stante, se non addirittura estranea rispetto al bambino, è, a nostro parere, sbagliato. Nel caso specifico ci riferiamo, appunto, alla situazione per cui un bambino appena nato non può essere mandato a casa a causa di qualche patologia particolare o anche solo perché sottopeso, mentre la madre viene invece dimessa. La situazione che si crea è un po' anomala: figlio bisognoso di vicinanza e assistenza continua, anche solo per l'allattamento, che può essere necessario magari anche di notte o in qualsiasi momento, e mamma dimessa, mandata a casa.
Certo, se si considerano madre e neonato come due utenti, come due codici prestazionali, ci sta che al neonato possa essere riconosciuto lo status di ricoverato e quindi soggetto esente da ogni tipo di pagamento, mentre la madre no, ma nel caso in cui l'approccio diventi più olistico, cioè non solo limitato alla singola prestazione, allora il neonato e la madre devono per forza essere trattati come una cosa sola, come un'unica entità che non può essere intesa disgiuntamente. Certo, quest'approccio può apparire un po' filosofico, ma la sostanza è che, se costringo un neonato a rimanere presso l'ospedale perché altrimenti non sopravvivrebbe, la madre mi risulta essere costretta a rimanere anch'essa presso l'ospedale, o quanto meno negli immediati dintorni dell'ospedale. Nel caso in cui la mamma risieda vicino al reparto può anche fare avanti e indietro da casa, recarsi negli orari di allattamento ogni volta che ce n'è bisogno, ma se abita lontano dal capoluogo, visto che noi abbiamo un'unica maternità regionale, non può fare altro che trovarsi una sistemazione in prossimità della maternità, con i relativi disagi, ma soprattutto con gli annessi costi del caso. È per questo che l'USL ha pensato anni fa di mettere a disposizione delle mamme che si trovano in queste condizioni una foresteria, come viene chiamato di norma questo servizio, cioè una stanzetta ubicata vicino al Reparto di Neonatologia. Ho visto questi locali e si tratta di una specie di appartamento posto sulla linea verticale della Pediatria, composto da quattro stanzette singole, un cucinino per tutte e quattro le stanzette e due bagni comuni. Una sistemazione molto d'emergenza, ma comunque interessante visto che la mamma, questo va detto, in pochi secondi può accedere alla patologia neonatale per accudire il piccolo. È sicuramente una buona cosa, lo riconosco, anzi direi che è un'ottima cosa, se non fosse che alla mamma, costretta dagli eventi a restare accanto al neonato, viene richiesto il pagamento di una quota, di un canone di 450 euro al mese, cioè 15 euro al giorno, poi se sta tre giorni, saranno 45 euro, ma a volte l'operazione di aumento del calo del peso, eccetera, può durare anche 30-40 giorni, quindi la moltiplicazione è presto fatta. In più la mamma non ha alcuna agevolazione per quanto riguarda il consumo dei pasti, cioè la sera è obbligata ad aggiustarsi magari nel cucinotto, un cucinotto con due piastre elettriche, comune, ripeto, in quanto la mensa è chiusa di sera per scelte che sono state fatte precedentemente e a pranzo può usufruire della mensa, ma a prezzo pieno.
Ora, può essere che nell'ottica puramente contabile questo sia considerato un di più, un servizio da far pagare, ma qui siamo in presenza di cifre che forse nemmeno un appartamento in centro ad Aosta...senza parlare del costo del pasto, tant'è che spesso la foresteria è vuota e le mamme si aggiustano diversamente, anche perché il bagno e il cucinotto sono in comune, l'accesso alla stanzetta è rigorosamente vietato al papà, insomma, via dicendo, quella diventa proprio una sistemazione abbastanza drammatica da un certo punto di vista. Crediamo, insomma, che questo servizio debba essere offerto alla mamma proprio nell'ottica di considerare la mamma, appunto, come simbiotica con il suo bambino un'unica entità, quindi esente da qualsiasi forma di pagamento o quanto meno, se ciò non fosse possibile in questi termini, che sia almeno ridimensionata la cifra richiesta, tenendo conto che la cosa può essere considerata tranquillamente come accessoria o ad integrazione della prestazione del parto.
Noi non abbiamo soluzioni da proporre, dovrà essere l'USL o la Giunta a decidere un'eventuale opzione alternativa che tenga conto - e questo lo voglio dire - del fatto che la foresteria sono più i giorni che è vuota di quelli che è occupata. Va detto che questo servizio è comunque perennemente in passivo se si prende a riferimento la percentuale di occupazione delle stanze. Si potrebbe immaginare una cifra simbolica, un tipo di criterio che tenga conto...che ne so? del reddito, ma sempre nell'ottica di un servizio che va considerato nell'ambito di una prestazione sanitaria, come fu fatto, appunto, per la visita post partum. Per i pasti invece nella nostra interpellanza proponiamo, suggeriamo che gli stessi siano somministrati a titolo gratuito in quanto l'alimentazione della mamma in qualche modo si riverbera su quella del bambino: ciò che mangia la mamma viene, diciamo, mangiato poi successivamente, attraverso l'allattamento, dal neonato. Grazie.
Presidente - Per la risposta, ha chiesto la parola l'Assessore Fosson, ne ha facoltà.
Fosson (UV) - Grazie Presidente.
Partirei dal sottolineare come il nostro sistema sanitario abbia e voglia avere sempre di più un'assistenza attenta alla maternità rendendola più sicura, più facile, più assistita. Tutto quanto è stato fatto per riconoscere il nostro ospedale come un ospedale amico del bambino, che non è stato un percorso semplice, penso vada in questo senso. Questa è un'interpellanza di sensibilizzazione che pone sicuramente un problema corretto come era stato - lei lo ha ricordato - quello del post partum che poi era stato accolto. Soprattutto la preoccupazione deriva dal fatto che la madre assiste un neonato che è ricoverato. Non conoscevo il problema della foresteria, però in effetti è sottoutilizzata in modo significativo, nel senso che nel 2013 sono state 79 le giornate utilizzate nel complesso e 33 nel 2014, cioè nel 2013 sono state dieci le mamme e nel 2014 tre: questo non vuol dire che, nel caso poi in cui ci sia veramente una patologia lunga nel neonato, il problema esista magari perché molte preferiscono tornare a casa e viaggiare avanti e indietro, però è un aspetto che penso vada affrontato. Le dico - siccome anche lei gira nell'ambito delle strutture ospedaliere e cerchiamo tutti di migliorare per quanto possibile - che sulla foresteria si è aperto da poco un nuovo discorso, nel senso, che il nuovo radioterapista che è giunto qua proprio, il dottor Munoz, che aveva una grossa attività di radioterapia a Torino, ha l'esigenza di trasportare dei malati oncologici per fare la radioterapia e in genere tali pazienti non possono poi subito in giornata ritornare. Si è così cercato di utilizzare questa foresteria che è sottoutilizzata per queste due patologie, per queste due realtà. C'è un impegno basato sul fatto che c'è più possibilità di un utilizzo della foresteria ma anche della mensa, perché i pazienti che stanno lì è giusto che utilizzino anche quel servizio, di studiare un regolamento nuovo sia per quest'esigenza che prima non c'era, tenendo conto che ci sono quattro stanze singole, o almeno andare a disciplinarne i costi perché, quando c'è una struttura non utilizzata, il vero costo è nel mancato utilizzo, quindi vi è l'impegno a studiare un nuovo regolamento.
Presidente - Grazie Assessore. Per la replica, chiede la parola il Consigliere Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente, grazie Assessore.
Lei conferma - sono dati che io ho acquisito direttamente da chi si occupa un po' di questi servizi - che le stanze sono sottoutilizzate e direi che i numeri sono addirittura inferiori rispetto a quelli che pensavo, io non avevo quei dati, perché, quando parliamo di 30 giorni in un anno, vediamo che c'è qualcosa che non funziona. Io penso che una stanza tenuta vuota sia comunque un costo, cioè non è un guadagno di sicuro, ma è comunque un costo, perché il riscaldamento, le pulizie periodiche e il cambio magari ogni tanto dell'aria e la pulizia settimanale comunque comportano dei costi. In più sono delle stanze che nascono con una funzione specifica: quella di ospitare le mamme che hanno i loro bambini in patologia neonatale e che quindi hanno la necessità, magari anche in vestaglia, durante la notte se c'è bisogno di doversi recare presso il bambino per allattarlo, o per qualsiasi altra situazione...nascono per quello. Il fatto che l'occupazione sia così bassa glielo posso dire io, perché ho testimonianze anche di mamme, anche diciamo di persone vicine: è così bassa perché il costo effettivamente è eccessivo, cioè alla fine le mamme preferiscono o affittarsi un appartamentino e quindi, andare, magari, direttamente con il papà, perché, come dicevo prima, in queste stanze è impedito l'accesso al padre; sono delle stanzette di 12-13 metri quadri con un unico letto singolo e devo dire che sono anche piuttosto tristi. Il fatto che non ci sia assolutamente la possibilità di accesso oltre che alla madre, beh, le confesso che qualche problema lo determina. Il fatto poi che comunque la maternità regionale sia sita nel capoluogo permette sicuramente alle persone che abitano nel capoluogo e nell'entourage di poter andare a casa, ma le altre mamme, quelle che abitano a Cervinia, Gressoney, o anche a Montjovet, o altrove, di sicuro non possono permettersi di rimanere a casa, mentre il loro bambino...magari se lo devono allattare, poi ci sono casi invece diversi di allattamento artificiale o di estrazione del latte, eccetera, devono trovare comunque una sistemazione diversa.
Io personalmente non sono così convinto che, nell'ottica di un miglior utilizzo, si possano utilizzare quei locali anche per i malati oncologici e radioterapici, perché, se vedete, è un unico locale con un unico accesso, sono quattro stanzette con due bagni, tra l'altro, che voi prevedete divisi tra maschio o femmina. Voi immaginate quindi una mamma che deve continuamente così muoversi con il proprio bambino e dover utilizzare magari gli stessi locali e lo stesso bagno di una malata, di una donna magari in cura radioterapica. Bisognerebbe prevedere, eventualmente, o una suddivisione di tipo strutturale, quindi due accessi separati, o altrimenti delle soluzioni alternative. Assessore, io non penso che sia allo stato attuale opportuno pensare ad una cosa del genere. Capisco anche che è necessario pensare ad un regolamento o ad altro. Il conforto che avrei voluto avere io oggi è comunque una dichiarazione che da parte vostra vi è la volontà di ridurre le tariffe e di renderle comunque concorrenziali, in modo tale che la mamma possa comunque pensare di occupare, quindi di aumentare l'occupazione e, per quanto riguarda la mensa, che possa essere utilizzata, perché pensare alla mamma come ad un'entità estranea rispetto ad un bambino, quando sappiamo perfettamente che le due entità, soprattutto quando il bambino non può essere dimesso, perché altrimenti non sopravvivrebbe, perché ha bisogno, comunque, di un'assistenza post natale obbligatoria...non possono essere, diciamo, considerate disgiuntamente. Mi piacerebbe che quest'affermazione così di intenzioni diventasse comunque una certezza, ecco, ci fosse davvero un impegno da parte vostra, perché altrimenti davvero la soluzione non si avvicina, ma rimane lì e rimane un'ipotesi. Grazie.
Presidente - Grazie. Punto 26 all'ordine del giorno.