Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1133 del 8 aprile 2015 - Resoconto

OGGETTO N. 1133/XIV - Interpellanza: "Iniziative assunte dal Governo regionale in relazione alla prospettata costituzione di una Macroregione comprendente anche la Valle d'Aosta".

Presidente - Per l'illustrazione, ha chiesto la parola il Consigliere Bertin, ne ha la facoltà.

Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.

Recentemente è tornato di attualità il tema delle Macroregioni. Sono molti i progetti di legge costituzionale depositati in Parlamento che vedono l'istituzione di Macroregioni e la cancellazione conseguente della Valle d'Aosta. Le dichiarazioni sostanzialmente favorevoli del Presidente della Conferenza Stato-Regioni e l'istituzione da parte del Governo Renzi di una commissione di studio per la ridefinizione territoriale dell'assetto regionale pongono la questione al centro del dibattito politico e mi è parso opportuno portare quest'argomento all'attenzione del Consiglio. Quella della Macroregione è ormai una storia vecchia, lo sappiamo, che risale quanto meno al 1993, più di 23 anni fa, quando la Fondazione Agnelli elaborò per la prima volta un progetto di accorpamento delle attuali Regioni in dodici realtà istituzionali di dimensioni più grandi: per l'appunto le Macroregioni. In seguito, ispirato da questo progetto, lo stesso Ministero delle riforme, guidato da Speroni all'epoca, elaborò diverse ipotesi, più che altro dei vagheggiamenti, che non diedero poi fortunatamente nessun risultato concreto.

Come dicevo, recentemente quest'argomento è tornato d'attualità, lo è sempre stato in parte, ma oggi più che mai è tornato d'attualità. In effetti sono numerosi i progetti di legge costituzionale aventi sempre ad oggetto la ridefinizione territoriale delle Regioni. Attualmente all'esame delle Commissioni parlamentari sono cinque o sei e tutti prevedono l'istituzione di Macroregioni e la conseguente cancellazione della Regione autonoma Valle d'Aosta. Sono progetti di legge costituzionale sottoscritti e promossi da Parlamentari appartenenti a molti gruppi e partiti, in modo trasversale praticamente a tutto il Parlamento. Generalmente sono fatte soltanto per farsi un po' di pubblicità, ma comunque è un segnale, il termometro di un clima presente in Parlamento e più in generale nella politica italiana. A queste iniziative più o meno personali o di gruppo si è aggiunta ad inizio 2015 l'istituzione da parte del Governo Renzi di una commissione ad hoc per la ridefinizione territoriale dell'assetto regionale: si tratta di una commissione di studio degli ambiti territoriali e regionali che ha come compito di svolgere un'analisi sistematica e organica degli ambiti territoriali regionali, appunto, per valutare la fattibilità di modifiche dell'assetto attuale; è stata istituita ad inizio gennaio-fine dicembre 2014 dal Ministero degli affari regionali. La Commissione deve considerare, dicevamo, l'adeguatezza dell'attuale delimitazione territoriale delle Regioni sotto diversi profili: costituzionale, amministrativo, territoriale, sociale, storico, geografico, eccetera, anche valutando la "fattibilità di accorpamenti tra più Regioni o di forme di coordinamento operativo-gestionali": questa è la formula usata. Una Commissione presieduta da un geografo e composta da illustri costituzionalisti ed esperti di questioni istituzionali, con lo scopo dichiarato di vedere se si possono modificare i confini delle Regioni. Un approccio da parte del Governo, lo sottolineo, un'iniziativa governativa, non una cosa estemporanea che mi lascia piuttosto preoccupato e che non può non preoccuparmi. Dalle prime anticipazioni giornalistiche, tra l'altro, sembrerebbe che la Commissione di studio in questione proponga la riduzione da 20 a 12 Regioni, con la cancellazione della Valle d'Aosta; guarda caso, esattamente la vecchia proposta fatta dalla Fondazione Agnelli più di 20 anni fa.

A quest'iniziativa governativa e a quelle parlamentari di cui accennavo prima dobbiamo poi aggiungere le recenti dichiarazioni e le prese di posizione del Presidente della Regione Piemonte, Chiamparino, che è, tra l'altro, anche il Presidente della Conferenza Stato-Regioni, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università del Piemonte orientale, recentemente, nel mese di febbraio, ha dichiarato che si deve costituire un processo nel quale in Italia si deve superare il fatto di avere 20 Regioni, partendo però non dai confini delle Regioni, ma da aggregazioni delle loro funzioni, con l'obiettivo di creare entità programmatorie attraverso convenzioni tra Regioni, se ho ben capito, e poi, se funziona questo, può diventare la base per poi trasformarle in Macroregioni, insomma, si partirebbe dalle funzioni per arrivare alle Macroregioni. Cambia il metodo, ma la sostanza poco.

Ci sono, come dicevo, molti indizi che la situazione in Parlamento non è delle migliori, utilizzando un gergo poliziesco si potrebbe dire che molti indizi fanno una prova o quasi: la prova che qualcuno...che molti a questo punto vogliano mettere in discussione l'attuale assetto regionale in Italia, andando verso le Macroregioni o più in generale superando la forma di Regione attuale. Per questo ci chiedevamo: "quali iniziative sono state assunte dal Governo regionale relativamente alla prospettata costituzione di una Macroregione...se la Conferenza Stato-Regioni è stata interessata dai lavori della Commissione di studio sopracitata...", nel caso se il Governo regionale intende in qualche modo coinvolgerla, anche in rapporto alle dichiarazioni fatte dallo stesso Presidente della Conferenza Stato-Regioni e quali valutazioni e intendimenti il Governo regionale ha in riferimento a quanto detto. Grazie.

Presidente - Per la risposta, chiede la parola il Presidente della Regione Rollandin, ne ha facoltà.

Rollandin (UV) - Oui, merci Président.

Les questions qui ont été posées par le collègue sont sûrement l'envergure, compte tenu du fait que de ce thème on en parle depuis longtemps, comme il a rappelé, il y a 20 ans et en quelque sorte il est de nouveau d'actualité. Je répondrai avant aux points qui ont été prévus et après je ferai quelques considérations.

Pour ce qui est le premier point de la question, il est vrai que, par son décret de 2014, le Ministre des affaires régionales et des autonomies de l'époque Maria Carmela Lanzetta a institué une commission d'étude chargée d'analyser et d'approfondir les thèmes liés aux contextes territoriaux des Régions, en évaluant également la faisabilité du regroupement de plusieurs Régions ou d'autres formes de coordination opérationnelle et de gestion, comme vous avez bien rappelé, c'est-à-dire ce n'est pas nécessairement l'agrégation, il s'agit de voir quelles sont les fonctions qui pourraient être examinées. Cette Commission aurait dû élaborer, avant le 30 du mois de mars dernier, un rapport final relatif à ses travaux et à formuler des propositions. À notre connaissance ladite Commission, à ce jour, n'a envisagé aucune relation de 20 à 12 du nombre des Régions. Par contre cette proposition figure dans un projet de loi constitutionnelle qui propose, entre autres, comme vous avez rappelé, l'agrégation du Piémont, Ligurie, Vallée d'Aoste pour former la Région alpine. Selon ce projet de loi, la Sicile et la Sardaigne seraient les seules Régions à statut spécial qui resteraient, n'étant pas regroupées avec d'autres Régions. L'examen de ce projet de loi par la Ie Commission Affaires constitutionnelles a commencé le 20 janvier 2015 et a été immédiatement suspendu.

Premier point: "quali iniziative sono state...". Pour ce qui est de cette question, on n'a pas encore pris d'initiatives étant donné qu'on n'est pas à connaissance du rapport final de la Commission, on ne sait pas où ils irons avec les travaux qui ont été, comme je répète, suspendus.

"Se la Conferenza Stato-Regioni è stata interessata dai lavori della Commissione di studio...e se è intenzione del Governo coinvolgere la Conferenza relativamente alle iniziative", en ce qui concerne cette question, la Conférence des Régions et des Provinces autonomes n'a jamais été consultée par ladite Commission, même si le décret instituant celle-ci a confié expressément à son Président le soin d'entretenir les relations avec les organes institutionnels concernés par son activité et également la faculté d'étendre à ce propos les représentants des Régions et des autonomies locales, entre autres. Aussi cette question n'a jusqu'à présent jamais été abordée lors des séances de la Conférence des Régions, mais je suis certain que le rapport de la Commission d'étude sera rendu publique.

Troisième question: "quali sono le valutazioni e gli intendimenti del Governo in riferimento a quanto riportato in premessa", considérant que les conclusions des travaux de la Commission instituée per l'ancien Ministre Lanzetta n'ont pas encore été publiées, il faut souligner que le projet de loi constitutionnelle que le Parlement examine actuellement ne prévoit de modifier ni l'article 116, ni l'article 131 de la Constitution. Nous attendons de voir le rapport de ladite Commission pour pouvoir en discuter les contenus, notamment avec les autres Régions et les Provinces autonomes et devant les instances de tous les niveaux, à savoir tout au sein de ce Conseil que dans le cadre des Conférences des Régions et avec le Gouvernement italien. Pour le moment je peux simplement vous rappeler qu'au cours de notre rencontre du 31 décembre dernier, à Courmayeur, le Président Renzi a affirmé qu'il n'est absolument pas question de supprimer les autonomies spéciales. Je crois d'ajouter que même l'interprétation qui avait été donnée du collègue Chiamparino pour ce qui est des Régions, vous l'avez dit, était liée à une possibilité de prévoir des accords fonctionnels, comme ont déjà été aussi prévus au niveau régional, pour ce qui est, par exemple, du domaine de la santé, de faire des accords qui puissent prévoir d'utiliser au mieux les structures existantes dans ces domaines, même discours peut se passer pour les transports ou d'autres niveaux.

Je crois que dans ce sens je ne voudrais pas qui se passe ce qui s'est passé pour les Provinces, qu'on a imaginé d'anéantir les Provinces pour les faire ressusciter d'une autre façon encore pire et en dépensant encore plus d'argent. La différence substantielle entre ces Macroregioni...pour nous l'unique Macroregione réelle c'est la Macroregione alpina, à laquelle nous adhérons, qui n'est pas une fusion des rapports entre les Régions, mais c'est un accord, une collaboration entre les Régions pour discuter des politiques qui concernent l'ensemble du territoire. Je crois que comme si nous pouvons reprendre le thème des Communes...nous avons prévu les Unités des Communes et non pas d'anéantir les Communes pour les rendre, les remettre ensemble sans qu'il y ait une identité réelle des Communes, ici c'est un peu le même discours. S'ils peuvent travailler ensemble, comme il existe déjà...entre autres le Piémont, la Vallée d'Aoste et la Ligurie travaillent déjà dans leur région, avaient travaillé ensemble avec les autres Régions françaises et aussi avec la Suisse. Il y a donc toute une de série de projets qui vont dans la direction de collaborer ensemble, de travailler ensemble, mais de ne pas prévoir des Macrorégions dans le sens d'anéantir les identités, en prévoyant une unique Région qui va à englober dans son ensemble les autres. Je crois que ça serait inconcevable et même les rapports des intéressés vont dans une direction qui est une collaboration, de compréhension de prévoir justement de travailler dans la même direction avec les mêmes buts, mais pas de prévoir qu'il y ait une nouvelle dimension des Régions comme a été la prévision de la Fondation.

Président - Merci Président. Pour la réplique, la parole au Conseiller Bertin.

Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.

Se a Courmayeur il Presidente Renzi l'ha rassicurata, ci aspettiamo a breve l'hashtagh: "Valle d'Aosta stai serena", visti i precedenti, non c'è molto da essere sereni e io rimango preoccupato dal clima che circonda queste questioni relative al regionalismo e alle Macroregioni in Italia. Il clima politico che circonda le Regioni e l'assetto regionalistico attuale è preoccupante, lo ripeto, lo stesso Viceministro Bressa del Partito Democratico, sostiene che bisogna cambiare, che le attuali 20 Regioni sono troppe. Poi gli scandali che hanno interessato le Regioni...tra l'altro, poi scandali che sono gli stessi a livello statale, perché se guardiamo quanto successo in questi giorni per quanto riguarda il Ministero delle infrastrutture e dei lavori pubblici, gli scandali sono gli stessi, ma le Regioni escono estremamente indebolite dagli scandali da cui sono state interessate in questi mesi, in questi anni. Oggettivamente la situazione è preoccupante, soprattutto per le piccole Regioni come la nostra; come diceva lei, la Sardegna e la Sicilia sono Regioni autonome che hanno comunque delle dimensioni e delle caratteristiche per le quali difficilmente rischiano di vedersi limitato il proprio campo d'azione, la propria esistenza addirittura. Come dicevo, lo stesso Ministro...il Viceministro Bressa ha degli atteggiamenti che sono ormai palesemente contrari alle Regioni...che evidentemente non possono non preoccupare. Se questa voglia di rottamazione tanto di moda riguarderà le Regioni con quell'idea di vendere un'illusione di cambiamento, c'è poco da stare sereni, c'è poco da stare tranquilli. La nostra Regione sarà una delle prime nella lista delle possibili candidate ad essere cancellate per tante ragioni: dalle dimensioni ad altre caratteristiche. La stessa riforma costituzionale del Ministro Boschi può essere vista, da questo punto di vista, come un cavallo di Troia per introdurre poi in seguito Macroregioni o comunque stravolgimenti nell'assetto regionale attuale. Tra l'altro la Macroregione viene vista come il completamento della stessa riforma costituzionale del Titolo V recentemente approvata: queste sono dichiarazioni che vengono fatte da molti esponenti politici.

Tra l'altro, anche lo stesso Chiamparino - giustamente lei ha sottolineato quello che dicevo anch'io in premessa - non ha un approccio diretto alla cancellazione e alla Macroregione, ma tramite gli aspetti funzionali poi dice: "se funziona, rivediamo anche i confini", per cui alla fine il risultato sarebbe lo stesso. Credo che oggettivamente ci sia un clima preoccupante e da parte nostra bisogna avere il coraggio, le piccole Regioni come la nostra, di rilanciare una cultura federalista e autonomista e riuscire a coinvolgere su questo problema anche le altre Regioni per rivendicare comunque un'esperienza: quella del regionalismo italiano, che non è tutta fallimentare come si vuol far credere, ci sono anche aspetti positivi.

Il federalismo e l'autonomia sono una questione strettamente legata alla democrazia e alla partecipazione...la gente deve capire che, oltre a rispondere direttamente ai cittadini, è anche una questione proprio di democrazia, da questo punto di vista, a mio avviso, le iniziative prese sono poche e al più presto bisogna coinvolgere la Conferenza Stato-Regioni su queste questioni, sulla Commissione di studio e sul resto e dovrebbe essere anche compito della nostra Regione poterlo fare: chiedere di sentire alla Conferenza Stato-Regioni cosa stanno facendo questi professori, professoroni vari. Tra l'altro, la relazione prevista per fine aprile, è stata prorogata di un mese rispetto ai previsti 30...poi probabilmente, un po' come la Cittadella, faranno altre proroghe e si andrà più avanti.

La questione rimane preoccupante, credo che non bisogna sottovalutarla. Il clima è pessimo e bisogna agire in modo fermo, cercando di coinvolgere anche altre Regioni. Il problema cioè...bisogna avere anche un approccio diverso, non è passare dal patto di Palazzo Grazioli ad altri patti a Courmayeur o vari, la questione dev'essere impostata in modo diverso, abbiamo già visto i risultati che dà questo tipo di approccio, ci va una strategia e ci va soprattutto, a mio avviso, un'azione rapida, perché la situazione, per quanto si dica, è preoccupante e, a mio avviso, stiamo un po' sottovalutando questi aspetti. Grazie.

Presidente - Grazie. Punto 14 all'ordine del giorno.