Oggetto del Consiglio n. 1068 del 11 marzo 2015 - Resoconto
OGGETTO N. 1068/XIV - Interpellanza: "Approvazione di un piano operativo definitivo dell'Università della Valle d'Aosta per la verifica della sostenibilità e dell'esigenza di corsi".
Presidente - La parola al collega Guichardaz.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Quest'interpellanza prende spunto da una notizia scritta sui giornali un paio di settimane fa, una notizia che anticipava lo stop del corso di Scienze della Formazione primaria. Le fonti giornalistiche accennano ad un presunto esubero di laureati in questo settore, quindi all'impellente necessità di non continuare a sfornare futuri disoccupati (faccio una sintesi un po' rozza delle tante cose scritte sui giornali naturalmente, la cosa è un po' più fine, insomma, è stata detta in maniera diversa, ma la sostanza è quella). La decisione di chiudere il corso di Scienze della Formazione primaria è una decisione che avrà sicuramente delle ripercussioni di tipo occupazionale, ma che metterà anche in discussione il senso stesso del progetto dell'Università valdostana: dico questo perché un'università non è una semplice struttura, un edificio messo lì per ospitare degli studenti, ma è patrimonio culturale e sociale di una comunità, cioè l'università collabora a dare un indirizzo alla comunità, in qualche modo la connota, la plasma, le conferisce un'identità particolare, una sua peculiarità. Provate a pensare alle città universitarie, a come ogni cosa graviti e sia condizionata dall'esistenza dell'università. Cerco di spiegarmi meglio: un'università in loco, cioè in casa, impiega in larga misura, laddove sono reperibili, risorse autoctone umane e finanziarie, catalizza progettualità, pensieri che altrimenti sarebbero direzionati altrove. Quanti giovani hanno fatto la scelta, insieme alle loro famiglie evidentemente, di iscriversi nel nostro Ateneo, accettando di incanalare le proprie energie, le proprie prospettive di carriera, i propri progetti futuri nell'ambito degli indirizzi proposti dalla nostra Università. Quanti giovani che magari avrebbero potuto frequentare atenei fuori Valle, soprattutto altre facoltà, hanno optato per uno dei corsi valdostani per motivi anche economici, logistici, di opportunità, io personalmente ne conosco molti.
Colleghi, questa "cosa" dell'offerta formativa in casa non può non influenzare una comunità, non può non connotarla! Se molti ragazzi si laureano in Scienze della Formazione primaria, in Scienze politiche o economiche, in Psicologia, si hanno tanti giovani orientati verso queste discipline e verso gli ambiti in cui questa formazione può essere spesa, cioè si hanno tanti maestri, tanti esperti di politica e di economia, tanti psicologi ed è normale che il mercato di queste figure, soprattutto in una regione piccola come la nostra, tenda a saturarsi, creando inevitabilmente effetti sociali sull'intera popolazione. In questo caso è stato evocato lo spettro della disoccupazione, disoccupazione che potrebbe ingenerare - questo lo aggiungo io - una fuga fuori Valle dei nostri giovani, delle nostre energie più fresche, fuga dovuta appunto alla saturazione del mercato del lavoro della nostra Regione in quegli ambiti trattati nei corsi universitari e a cui si sono indirizzati molti dei nostri ragazzi per i motivi di cui dicevo. Ambiti che alla lunga diventano esausti, per carità, non è che sia male fare esperienza all'estero o altrove, ma penso che un'Università valdostana - un'Università che costa oltre 13 milioni di euro l'anno, solo le spese, solo i costi stanziati in finanziaria, quindi una cifra altissima se raffrontata al bilancio generale - debba ragionare intorno alla spendibilità dei titoli sul nostro territorio, altrimenti mi chiedo che senso avrebbe sostenere un peso economico e organizzativo così importante se poi i ragazzi che formiamo devono emigrare altrove per trovare lavoro.
Questo della spendibilità è uno dei motivi per cui non è più rinviabile l'apertura di un ragionamento su che Università vogliamo e soprattutto su quale Università sia utile per il nostro territorio e per i nostri ragazzi: potrebbe essere che l'Università serva ad indirizzare i nostri giovani verso professioni tutte interne alla nostra regione, okay, è una scelta; potrebbe essere invece che l'Università esplichi una sua funzione di formazione anche solo culturale, una funzione di elevazione sociale, e questo è sicuramente un altro punto di vista anch'esso ragionevole; potrebbe essere che l'Università della Valle d'Aosta voglia entrare in un mercato di nicchia, forse sarebbe più corretto dire: in un circuito di nicchia, in ambiti che, per ragioni geografiche, per condizioni anche topografiche e ambientali, la rendono interessante anche a studenti e a persone al di fuori dei nostri confini regionali, abbiamo ghiacciai, ambienti montani, foreste che potrebbero fare da laboratori naturali per corsi, magari in partnership con altre università italiane o estere, in glaciologia per esempio, o in scienze forestali, scienze naturali.
Ho fatto degli esempi per dire che un'università pubblica - tra l'altro, la nostra è un'università pubblica - deve porsi degli obiettivi che siano funzionali ad una vision, ad un progetto. Bisogna capire, soprattutto adesso che sta per partire quest'opera faraonica della Nuova Università Valdostana, cosa vogliamo fare per il futuro del nostro Ateneo, quale indirizzo vogliamo dargli e soprattutto se esiste una sostenibilità finanziaria ed economica, perché l'Università, colleghi, non si esaurisce solo nelle strutture e negli edifici, ma coinvolge persone, docenti, studenti, lavoratori del settore amministrativo, tecnico, le maestranze che si occupano di manutenzione; un'Università valdostana dovrebbe coinvolgere il tessuto imprenditoriale, non dimentichiamoci delle imprese che dall'Università potrebbero attingere risorse anche importanti da un punto di vista della professionalità e delle professionalità; un'università dovrebbe saper lavorare in sinergia con le istituzioni, insomma, l'università è un insieme complesso che non può non tenere conto di ciò che le gira intorno.
È quindi in quest'ottica che le chiediamo, Assessore, se avete un'idea di ciò che costerà a regime la Nuova Università Valdostana, di ciò che è costata sino ad ora la nostra istruzione universitaria. Nell'interpellanza le chiediamo di dirci quanto nell'ultimo decennio è costato alla collettività ciascun laureato, non ciascuno studente, a noi interessa capire il risultato finale, compresi quelli in odore di disoccupazione, o quelli che adesso sono rappresentati come esuberi. Soprattutto le chiediamo, Assessore - e speriamo che questo serva ad aprire un dibattito produttivo -, che cosa pensate di fare della nuova Università, quali idee di rilancio avete in merito, che cosa pensate di mettere dentro questo contenitore futuristico che volete costruire laddove un tempo c'era la Caserma Testafochi. Non siamo contrari - questo deve essere chiaro - a priori ad un'Università valdostana, ad un nuovo polo universitario, ma crediamo fermamente che non si può progettare in itinere. Prima di cominciare quest'avventura, cari colleghi - e qui concludo -, tutto deve essere assolutamente pianificato con molta cura, anche perché non ci sono più le risorse, le disponibilità e le energie di un tempo, per non ritrovarci poi tra un anno con un'enorme cattedrale nel deserto, anzi con un'enorme università nel deserto impossibile da mantenere e da far funzionare. Grazie.
Si dà atto che dalle ore 16,09 presiede il Vicepresidente Follien.
Follien (Presidente) - Per la risposta, la parola all'Assessore Rini.
Rini (UV) - Grazie Presidente.
Con riferimento al primo punto, ovvero alla domanda puntale: "quanti studenti ha laureato l'Università nell'ultimo decennio e qual è stato il costo...sostenuto dalla Regione per ciascun laureato...", si evidenzia che nell'ultimo decennio, 2005-2014 compresi, l'Università della Valle d'Aosta ha laureato 1.407 studenti afferenti ai percorsi di laurea triennale e di laurea specialistica magistrale. Il numero dei titoli rilasciati sale a 1.836 se si ricomprendono i master e i percorsi di studi speciali previsti da apposite disposizioni normative nazionali e che in ogni caso, comunque, debbono essere ricompresi nel dato definitivo assoluto in quanto ogni studente, indipendentemente dal corso seguito, beneficia dell'insieme di tutte le attività erogate dall'Ateneo e finanziate quindi dalla Regione. La media aritmetica indica pertanto 183 titoli universitari all'anno rilasciati dall'Ateneo regionale. Il costo medio annuo dell'ultimo decennio sostenuto dalla Regione, al netto della contribuzione studentesca, come peraltro hanno richiesto gli interpellanti, è dunque di circa 32.265 euro a titolo conseguito. Per maggiore precisione, si evidenzia che il parametro costo/titolo conseguito è progressivamente diminuito nel corso degli anni, arrivando ad attestarsi a 24.490 nel 2013, sempre euro/titolo e a 20.065 nel 2014. È opportuno considerare inoltre che il costo titolo conseguito deve tener conto necessariamente dei numeri contenuti dell'Ateneo regionale, questo è ovvio, con particolare riferimento al numero stesso degli studenti.
Per quanto riguarda il secondo punto: "quale sarà il costo a regime della Nuova Università...", il secondo è in realtà anche il terzo punto, data l'affinità dei temi trattati, credo che possano anche essere accorpati in un'unica risposta, innanzitutto occorre non fare confusione tra quella che è la società di scopo: la Nuova Università Valdostana, incaricata della costruzione del polo universitario della zona ex Caserma Testafochi e l'Università della Valle d'Aosta-Université de la Vallée d'Aoste. Come si avrà modo di precisare in ordine anche poi all'interpellanza, credo che questa risposta potrà essere completa e compiuta anche con l'analisi del punto seguente del collega Donzel: il 21, perché faccio anch'io forse una parte più tecnica ed economica, nel punto successivo entreremo un pochino più forse nel merito anche delle scelte operative. Come vi sarà modo di precisare poi in seguito, quindi durante la risposta al collega Donzel, è molto difficile poter individuare in maniera ex ante, diciamo, l'assetto, quello definitivo, dell'Ateneo, soprattutto di quello che sarà il profilo e l'offerta formativa tra quattro-cinque anni; ciò in quanto la fase di pianificazione è soggetta a valutazioni soprattutto in ambito accademico, universitario che vanno fatte annualmente e quindi di aggiornamento e modifica anche per ciò che concerne soprattutto, oserei dire, la parte ordinamentale dei corsi di studio, dalla quale derivano ovviamente i piani di studio stessi. Infatti ciò che può essere coerente con gli aspetti del mercato del lavoro, con gli sbocchi occupazionali nel periodo attuale può poi non esserlo tra due-tre anni, così come ciò che può rendere competitivo oggi l'Ateneo in rapporto alla possibilità di concludere accordi internazionali in determinate discipline può essere di scarso interesse in un prossimo futuro, quindi credo che quest'analisi puntuale dei contenuti andrà poi fatta in un momento successivo. Il nuovo indirizzo appena approvato per l'ordinamento del corso di laurea in Scienze politiche, delle relazioni internazionali, che rappresenta - va riconosciuto - un incisivo cambiamento nell'asset formativo del corso, in quanto caratterizzato da una forte apertura ai processi innovativi della cultura digitale, è un esempio, credo sia evidente, e non solo, ma anche concreto, di quanto sopra affermato: niente dogmi, niente scelte per sempre proprio perché risulta estremamente difficile prevedere le esigenze formative in linea con le esigenze formative dei mercati del lavoro nel lungo periodo.
Occorre inoltre tener presente che l'Università della Valle d'Aosta è un Ateneo di recente istituzione; a differenza di altri atenei, si trova ancora nella cosiddetta "fase di consolidamento", una fase molto delicata, nella quale si sta assiduamente lavorando per sviluppare i bienni di specializzazione, percorsi magistrali biennali, per intenderci, privilegiando quelli che al momento - e ci tengo a ribadire: al momento - rappresentano le aree di maggiore sviluppo, quali, ad esempio, quello economico, quello politico e linguistico. In considerazione di quanto richiamato, risulta difficile poter determinare costi presunti, predisposti con criteri quindi che siano certi, oltre al triennio di programmazione dei bilanci. In ogni caso si sta cercando di prefigurare quali possano essere gli scenari futuri e il relativo fabbisogno finanziario, tenuto infine presente che, a seconda di ciò che sarà contenuto nella programmazione di Ateneo dei prossimi anni...e che sarà realizzato proprio in concomitanza con l'ultimazione dei lavori del polo universitario...e i costi potranno variate anche sensibilmente: un corso di laurea specifica ha dei costi diversi, molto diversi rispetto ad un corso di laurea tipicamente umanistico e sono certa che l'attenzione dell'Ateneo su questo sarà sempre massima e soprattutto sarà attenta alla sostenibilità delle proprie iniziative.
Credo che le scelte che sono state assunte vadano proprio all'ottica che lei richiamava, quindi anche di indirizzo corretto nei confronti della propria comunità, nel non generare false aspettative nei nostri giovani, che credo sia più che mai opportuno. Condivido assolutamente...condividiamo con lei che non sia più rinviabile il ragionamento globale, complessivo su quale sia realmente l'Università che vogliamo per il futuro e credo che su questo ci saranno diverse occasioni per confrontarci e per farlo tutti insieme.
Presidente - Per la replica, la parola al Consigliere Guichardaz.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie Assessore.
Dati utili e sicuramente interessanti quelli che lei ci ha fornito perché danno anche...se vogliamo, disegnano un po' le dimensioni anche della nostra Università, così come anche i costi. Io non me ne intendo tanto, non ho approfondito, ma mi prendo il tempo per approfondire considerato che non avevo ancora i dati, i costi pro capite per studente laureato. È vero che è difficile prevedere ciò che sarà fra quattro-cinque anni, come sarà il mercato del lavoro e via dicendo. Io penso però che la nostra situazione economica sia una situazione che ci vede i bilanci dimezzati rispetto a quando l'Università della Valle d'Aosta era in prospettiva di crescita, era cioè nel pieno della sua espansione, della sua progettualità, che deve imporre, oltre che dei ragionamenti a breve termine, perché lei dice quattro-cinque anni, valutazioni di questo genere, dei ragionamenti a lungo termine. La sostenibilità della nostra Università è...diciamo che la si può raggiungere nel momento in cui noi proiettiamo oltre i quattro-cinque anni e cerchiamo davvero di dare un'identità che sia però un'identità sul lungo termine. Lei ha detto: "noi abbiamo individuato dei corsi che rispondono un po' alle esigenze di adesso", va bene, Scienze economiche, credo che la stessa cosa evidentemente, probabilmente, l'avrebbe detta cinque anni fa giustificando quei corsi che invece sono in esaurimento: Scienze della Formazione primaria, per esempio, Scienze dell'educazione mi sembra.
Allora io credo che oggi non possiamo permetterci di avere una visione sul breve termine, anche perché stiamo affrontando, stiamo mettendo in piedi un'opera che non può essere subordinata a visioni a quattro-cinque anni, cioè se noi costruiamo un polo universitario, dobbiamo già capire che cosa ci vogliamo mettere dentro e dobbiamo già dire, come tutte le opere che hanno un'entità di questo genere, quanto deve durare questo progetto, affinché ci sia non dico una sostenibilità, ma anche proprio un ammortamento dei costi e delle risorse che si vogliono investire. Io le facevo l'esempio di corsi più attinenti, poi non sono esperto di scuola, magari dico delle sciocchezze perché, insomma, ci sono dei corsi che probabilmente implicano anche delle strutture laboratoriali, tutta una serie di cose che noi magari non siamo neanche in grado...però ragionare sulla peculiarità del nostro territorio, al di là dell'aspetto linguistico, o della politica, sono tutti interessati alla politica, si iscrivono tutti a Scienze politiche, peraltro spesso e volentieri c'è gente anche in età avanzata, non sempre dei ragazzini, più per un approfondimento culturale, diciamo, e per un titolo di studio anche tardivo.
Noi dobbiamo capire che abbiamo un territorio che ha delle peculiarità importantissime e uniche: abbiamo i ghiacciai, abbiamo un ambiente naturale, abbiamo delle condizioni anche climatiche che potrebbero favorire, ad esempio, un tipo di agricoltura di un certo tipo. Occorre ragionare con gli atenei, ragionare con delle università sulla possibilità magari di creare delle alleanze; al villaggio Cogne ci avete detto che si sarebbe costruita questa specie di relazione con l'Università, insomma, io credo che si debba tentare quest'approccio. È un approccio che fino ad ora non abbiamo utilizzato, è un approccio che probabilmente era superfluo in considerazione del fatto che le risorse erano tante e quindi potevamo permetterci di costruire anche delle cose più che per bisogno per dare lustro alle nostre strutture, alla nostra Università, oggi questo non è possibile farlo. Davvero, quando comincerà ad entrare veramente a regime l'idea del nuovo polo universitario, secondo me, dobbiamo già capire che cosa ci vogliamo mettere dentro e deve essere un'analisi che ci dice se questa grossa avventura della Nuova Università valdostana è sostenibile per cinque-dieci-quindici-vent'anni.
Presidente - Punto 19 all'ordine del giorno.