Oggetto del Consiglio n. 1061 del 11 marzo 2015 - Resoconto
OGGETTO N. 1061/XIV - Interpellanza: "Attivazione di contatti con le istituzioni della Valle di Chamonix in merito all'inquinamento atmosferico collegato al transito dei veicoli pesanti".
Presidente - Per l'illustrazione, la parola al Consigliere Bertin.
Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.
Questa interpellanza ha come argomento le problematiche relative alla qualità dell'aria, dell'inquinamento legato all'attività dell'uomo in particolare, al transito dei veicoli pesanti per il trasporto delle merci nelle vallate alpine, che sappiamo essere particolarmente delicato. Recentemente ci sono state delle informazioni al riguardo della Valle del Monte Bianco, versante savoiardo, che hanno suscitato un certo scalpore, in particolare un reportage di France 2, trasmesso al TG delle 8 di qualche settimana fa, nel quale venivano messi in evidenza i molteplici problemi legati all'inquinamento nella Valle dell'Arve, che ne fa una delle valli più inquinate di tutta Europa. Il piccolo comune di Passy risulta essere il più inquinato, più inquinato di Parigi, tanto per renderci conto del paradosso della situazione; dati che si conoscevano, ma che evidentemente non possono non preoccuparci. Inoltre, sempre in questo reportage, veniva riportato che l'Organizzazione mondiale della sanità ha fornito delle analisi estremamente inquietanti sulla salute degli abitanti dei territori interessati, degli abitanti della Valle, appunto, secondo cui circa 60 morti annue sono riconducibili all'inquinamento atmosferico, un dato evidentemente estremamente preoccupante, conseguenze dirette sulla salute della popolazione riconducibili alla qualità ambientale che certo non possono lasciarci indifferenti.
Abbiamo poi assistito ad una presa di posizione da parte di tutti gli Enti locali e delle associazioni del territorio interessato finalizzate a cercare di sollecitare una maggiore attenzione soprattutto ad agire, dando velocità a questa azione, in particolar modo anche andando avanti nell'applicazione del Plan pour la qualité de l'air, un'azione messa in atto sul lungo periodo che ha dei risultati, ma certamente inferiori alle aspettative. Tra l'altro, sotto tutti i punti di vista è preoccupante pensare che una vallata alpina sia inquinata come una metropoli della pianura, ed evidentemente può avere anche altre conseguenze, che vanno al di là dell'aspetto più importante della salute, quindi economiche, per il turismo, eccetera.
Ci chiedevamo pertanto se sono stati attivati contatti con le istituzioni d'oltralpe per coordinare un'azione comune concernente queste problematiche, azione comune che è inevitabile, se si vuole affrontare seriamente la questione; se la Regione Valle d'Aosta ha l'esigenza di dotarsi di un piano sulla qualità ambientale collegato, e quindi raffrontabile, al piano precedentemente citato. Inoltre ci chiedevamo se si è a conoscenza di studi epidemiologici sulle conseguenze dell'inquinamento atmosferico nelle zone interessate dai trasporti internazionali e se è intenzione della Valle d'Aosta dotarsi di un tale strumento, tanto più che, come sappiamo, nella nostra regione il traffico internazionale riguarda due valichi: quello del Gran San Bernardo e quello di Courmayeur/Chamonix. Infine, le ragioni della mancata convocazione del Comitato di controllo dei flussi, un comitato previsto da una legge degli anni '90 che in questa legislatura non è ancora stato convocato, cosa che ci lascia piuttosto perplessi. Già in passato, ad inizio legislatura, avevamo sollecitato una convocazione di questo comitato, utile da più punti di vista. Sostanzialmente le domande sono queste. Grazie.
Presidente - La parola all'Assessore Bianchi.
Bianchi (UV) - Grazie Presidente.
In relazione all'interpellanza presentata, ritengo opportuno condividere con voi una premessa di ordine generale. È necessario richiamare il fatto che, nel confronto della situazione ambientale sui due versanti, la stazione francese cui fanno riferimento le informazioni riguardanti l'emergenza inquinamento è quella di Passy e non è quella della Route du Mont Blanc, che costituirebbe riferimento corretto rispetto a quella valdostana di Entrèves. L'analisi svolta a sostegno delle informazioni pubblicate, quindi, corrisponde di fatto alla situazione urbana della Vallée de l'Arve comparabile, per intenderci, a quella della stazione di piazza Plouves ad Aosta. La differenza rilevata dello stato della qualità dell'aria tra Aosta e Chamonix, con particolare riferimento alle polveri PM 10, è dovuta ad un diverso quadro territoriale delle sorgenti emissive. La Valle dell'Arve presenta una maggiore urbanizzazione comportante un numero più elevato di fonti di riscaldamento, sorgenti importanti di particolato fine, un traffico stradale complessivamente più elevato e una maggiore presenza di sorgenti industriali.
Per rispondere puntualmente all'interpellanza al punto 1: "se sono stati attivati contatti con le istituzioni d'oltralpe per coordinare un'azione comune", vi sono state diverse occasioni d'incontro anche in relazione ai numerosi progetti transfrontalieri internazionali in ambito INTERREG che ci hanno dato la possibilità di affrontare e approfondire le diverse problematiche di tutela della qualità dell'aria sui territori del confine tra Francia e Italia. Cito in particolare quello di condivisione dati sulla qualità dell'aria, messo a punto a seguito dal progetto Air Espace Mont Blanc con la creazione di una piattaforma informatica tuttora attiva, che acquisisce automaticamente, in tempo reale, i dati rilevati dalle reti di monitoraggio della qualità dell'aria operanti in Valle d'Aosta, Rhône-Alpes, Cantons de Genève, Vaud et Valais. L'esito dei diversi progetti e incontri istituzionali ha evidenziato sicuramente l'attenzione alla qualità dell'aria da parte di tutti, ma anche le sostanziali differenze tra le due realtà, che non sono direttamente comparabili anche per le diverse condizioni morfologiche, territoriali e meteo-climatiche, che possono intervenire in modo molto differente nella dispersione degli inquinanti sui due versanti delle Alpi. La molteplicità dei fattori che influiscono sulla qualità dell'aria e i flussi del traffico anche pesante a livello urbano, così differenti, hanno determinato la consapevolezza che gli strumenti di azione è bene che siano predisposti e tarati sulla base della propria realtà, non escludendo con ciò confronti e condivisioni di misure comuni. Da una lettura attenta del Plan de la Protection de l'Atmosphère de la Vallée de l'Arve emerge per esempio che: "Il est délicat d'attribuer aux différentes sources leur part dans les concentrations relevées. Toutefois quelques pistes ont été dégagées: la part du trafic n'est pas la plus importante au regard de ce que l'on a observé à Chamonix...On remarque que le chauffage résidentiel est le contributeur principal de trois polluants (monossido di carbonio, polveri sottili e biossido di zolfo)... Le chauffage au bois semble être le principal contributeur des émissions... Les niveaux maxima (biossido d'azoto) n'ont jamais atteint 200 microgrammes au mètre cube en moyenne horaire aux abords de la Route Blanche. Au contraire, c'est chaque année au centre de Chamonix et au moment des vacances de Noël et de février que l'on frôle ce seuil, très probablement en lien avec l'accroissement de la circulation touristique dans le contexte des températures froides... La principale source d'émission de particules, étant le chauffage la première action à mettre en œuvre, est de réduire les émissions des installations de combustion. Cette action vise l'ensemble des appareils de combustion du particulier, des collectivités et du secteur industriel".
Per quanto concerne il punto 2: "se la Giunta è a conoscenza di studi epidemiologici sulle conseguenze dell'inquinamento atmosferico", nel corso del 2006 è stato effettuato uno studio condotto dall'Assessorato della sanità, salute e politiche sociali, in particolare dall'Osservatorio regionale epidemiologico per le politiche sociali, in collaborazione con l'ARPA del Piemonte e l'ARPA della Valle d'Aosta, sugli effetti prodotti dal passaggio dei TIR sulla salute dei residenti nella Valdigne, che ha dato luogo ad un quaderno sui temi dell'epidemiologia ambientale. Lo spunto per la realizzazione di tale studio nacque al termine del periodo di chiusura del Tunnel del Monte Bianco, conseguente al tragico rogo del '99, quando se ne decise la riapertura, vincolando con un limite massimo giornaliero il numero di passaggi dei mezzi pesanti. Qui riprendo una nota del collega Fosson che, in qualità di Assessore alla sanità al momento della pubblicazione del quaderno in argomento, sintetizzava l'esito dello studio: "Ciò che è emerso - confrontando il numero di ricoveri e di morti tra i valdostani per cause associate all'inquinamento prima, durante e dopo la chiusura del Traforo a seguito del rogo del '99 - è che le riduzioni osservate durante i due anni di chiusura, che non hanno visto il transito dei TIR, non sono state così importanti come forse ci si aspettava. Si sono registrate lievi flessioni nei ricoveri per patologie dell'apparato respiratorio e per le patologie ischemiche del cuore, soprattutto negli ultrasessantacinquenni, ma nei decessi non si sono visti benefici, il tutto tenendo anche conto che i numeri della Valle d'Aosta sono così piccoli che statisticamente anche i lievi benefici osservati nella riduzione dei ricoveri per le due CA sopramenzionate non possiamo escludere si siano prodotti anche per effetto di una componente causale a noi sconosciuta. In considerazione del fatto che, come già precedentemente accennato, il flusso di traffico ha subito nel complesso una flessione, soprattutto per quanto concerne i mezzi pesanti e parallelamente ha visto un incremento della modernità dei mezzi transitanti legati agli sviluppi della tecnologia dei motori, con progressiva riduzione delle emissioni, i vari Euro 3, 4 e 5, e tenuto conto del costante monitoraggio degli inquinamenti ambientali condotti da ARPA, credo di poter dire che ad oggi non ci sono elementi che indicano un aumento dei rischi per la salute".
Per quanto concerne infine il punto 3: "le ragioni della mancata convocazione del Comitato regionale...e se è in programma una sua convocazione", sottolineo ancora che, rispetto a vent'anni fa - il Comitato è stato istituito con la legge regionale 20 del '94 - oggi registriamo un decremento complessivo del numero dei veicoli, in particolare pesanti, abbinato ad un progressivo miglioramento delle emissioni dei veicoli stessi, tali da non far riscontrare situazioni critiche - chiaramente sul territorio regionale - a livello delle emissioni, che sono in ogni caso costantemente monitorate. Ricordo anche la decisone di limitazione del traffico pesante in attraversamento del Tunnel del Monte Bianco, fissato in 1.600 mezzi pesanti quale traffico giornaliero medio, assunta con deliberazione del Consiglio regionale.
Entrando più nello specifico, per quanto concerne i flussi di mezzi pesanti, osservando i dati messi a disposizione per entrambi i Trafori, in particolare per quanto concerne il Tunnel del Monte Bianco, emerge un netto decremento degli stessi con una riduzione media di circa 200 mila TIR/anno rispetto al periodo antecedente alla chiusura. Lo stesso avviene con una riduzione di circa il 50 percento in riferimento al passaggio di autobus e poi è in continua evoluzione, come ricordavo prima, la tipologia di TIR in transito e il loro impatto quanto a emissioni inquinanti. Nel 2014, infatti, i TIR transitati al Monte Bianco sono stati per oltre il 78 percento di categoria Euro 5, gli Euro 6 sono stati circa del 5,25 percento, gli Euro 4 sono stati del 6,75 percento e i TIR di categoria Euro 3 sono stati circa il 9 percento. Quindi un eventuale divieto di circolazione di questa categoria avrebbe, con tutta probabilità, un impatto poco significativo sulla qualità dell'aria nella Valle dell'Arve e nella Valle d'Aosta.
Inoltre ricordo che con propria legge, la legge 2 del 2007, la Regione si è dotata del vigente Piano aria che, nel corso degli anni, ha sviluppato una serie di azioni che hanno portato un complessivo miglioramento della qualità dell'aria. A tal proposito ricordo che detto piano è ora in fase di revisione. Così delineato l'attuale contesto generale di riferimento, aggiungo che, alla luce dei risultati del costante monitoraggio curato da ARPA che testimoniano progressivamente miglioramenti delle concentrazioni in aria di inquinanti e il rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente, in questi primi anni di legislatura non si è ritenuto necessario convocare il Comitato regionale di controllo dei flussi di traffico. Pur non essendoci criticità sul territorio valdostano, credo tuttavia che la convocazione del Comitato in argomento possa essere utile ai fini della condivisione e di riflessioni sulla situazione attuale e sulle prospettive future legate al flusso del traffico nella nostra regione in generale. Grazie.
Presidente - Per la replica, la parola al Consigliere Bertin.
Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.
Questo è un problema tipicamente transfrontaliero, seppur si manifesti in modo diverso al di qua e al di là delle Alpi, lo sappiamo, la morfologia è diversa e anche le fonti emissive sono diverse. Tra l'altro nel comune di Passy, come sappiamo, vi è presente un inceneritore che incide molto sulla qualità dell'aria del paese; inceneritore che, grazie a Dio, in Valle d'Aosta siamo riusciti ad evitare, grazie all'azione dei cittadini e non certo grazie al senso di responsabilità del Governo regionale e di chi lo sosteneva in quel periodo.
Come dicevo, è un fatto tipicamente transfrontaliero. Avevamo già in passato sollecitato un'azione comune e coordinata tra le istituzioni di qua e di là delle Alpi. Per esempio l'Euroregione del Tirolo sta agendo in modo significativo per ridurre l'inquinamento sui due versanti del valico del Brennero, è una delle azioni principali dell'Euroregione Tirolo per quel che riguarda le Province di Trento, Bolzano e il land del Tirolo. Le Euroregioni servono, ma evidentemente bisogna crederci e mi sembra che a volte, purtroppo, non ci crediate fino in fondo; questo è un argomento tipico che potrebbe essere affrontato in questo contesto di Euroregione.
Ritornando dalle nostre parti, è importante che ci sia un'azione complessiva, una strategia, un piano pluriennale e non interventi spot, provocati così, varie volte, dall'emergenza. Il piano francese da questo punto di vista è interessante perché agisce su più fattori, non soltanto su quello dei trasporti, ma in generale ha un approccio globale alla problematica ed è appunto interessante avere questo tipo di approccio, lo sappiamo benissimo che un'altra fonte di inquinamento è rappresentata dal riscaldamento delle abitazioni, e anche da questo punto di vista bisogna intervenire. Tra l'altro, come gruppo, abbiamo anche presentato un'iniziativa che va in questa direzione, nel cercare di ridurre le emissioni in atmosfera delle abitazioni, con effetti positivi anche per gli altri. È un argomento...come dire? di attualità molto importante. Come dicevamo, ci va comunque un'azione coordinata e una strategia di lungo periodo per quanto riguarda ad esempio le questioni riguardanti gli studi epidemiologici. Certo, sapevamo dei vari studi, ma è necessario un monitoraggio costante, anche perché sono fenomeni che si sviluppano nel lungo periodo, non certo nel breve, due anni di chiusura del Monte Bianco non potevano incidere più di tanto su una questione che ha comunque ricadute sul lungo periodo. E da questo punto di vista è una questione che non va sottovalutata in una regione come la nostra, che ha collegamenti sia con la Francia, sia con la Svizzera e molti passaggi internazionali. Dotarsi di questo strumento è, a mio avviso, un fatto importante. La salute è una priorità, ma altrettanto disastroso sarebbe rassegnarsi all'idea che le valli alpine sono inquinate tanto quanto le metropoli delle città, delle pianure; pertanto avremmo anche delle conseguenze gravissime da quel punto di vista. Questa è un'altra questione che dovremo affrontare.
Per quanto riguarda il Piano dell'aria, sappiamo che è in scadenza e da questo punto di vista presenteremo, in coerenza con questa interpellanza, una risoluzione che va appunto in questa direzione, per prendere in considerazione azioni diverse, magari coordinate anche con le istituzioni d'oltralpe. Anche la questione del Comitato trasporti mi pare francamente un po' ridicola...perché non convocare questo comitato? Anche lei lo dice, può essere utile per mettere a conoscenza della situazione...sì, certo, ce lo dice oggi, ma durante la legislatura non lo avete convocato! Credo che sia proprio un atteggiamento non intelligente, si perde un po' di tempo, ma si dà un'informazione. Tra l'altro di questo comitato fanno parte molti soggetti che possono dare il loro contributo ed è anche il modo per coinvolgere i cittadini; di questo comitato fanno parte anche le associazioni ambientaliste e mi pare opportuno che venga convocato con regolarità per fornire i dati, come ha fatto anche lei, oggi. Se questa è la giustificazione della mancata convocazione, mi pare francamente ridicola. Grazie.
Presidente - Punto 12 all'ordine del giorno.