Oggetto del Consiglio n. 1042 del 25 febbraio 2015 - Resoconto
OGGETTO N. 1042/XIV - Interpellanza: "Iniziative per favorire le opportunità di lavoro in Valle d'Aosta".
Presidente - Proseguiamo con il punto 17. Per l'illustrazione chiede la parola il Consigliere Donzel, ne ha facoltà.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Argomento non lontano e che anzi va ad approfondire alcune questioni, che con molta efficacia, ha posto la collega Fontana, sul settore edile della Valle d'Aosta. Mi fa molto piacere quando, dopo aver depositato quindici giorni fa interpellanze sul settore edile, poi riusciamo, come capita anche all'interpellanza del collega Guichardaz, ad animare il dibattito in Valle d'Aosta, ben prima di arrivare in Consiglio regionale. Ho letto con piacere ieri l'ANSA, dove anche dalla Cassa edile ci si risveglia sul problema drammatico che sta vivendo l'edilizia valdostana. Mi avrebbe fatto piacere se un'attenzione simile fosse stata posta anche agli interventi che noi facemmo a suo tempo sulla questione in sede di approvazione di bilancio, quando si va veramente ad incidere sulla questione.
I numeri sono drammatici, lo ricordava la collega Fontana, ma io vorrei dare proprio qualche cifra. L'anno scorso abbiamo perso 114 imprese, cioè il 4 percento del settore; in particolare, delle 145 imprese artigiane che abbiamo perso l'anno scorso, 100 erano nel settore edile. Una situazione drammatica! Ma drammatica moltiplicato per due, perché bisogna tenere conto che molte delle misure, come quelle per esempio nell'ambito degli operai forestali, avevano dato risposte anche a questo settore. Quindi abbiamo messo milioni di euro in campo e il risultato è drammatico: siamo in controtendenza rispetto al livello nazionale, dove le cifre, pur drammatiche, non hanno il peso di quelle della Valle d'Aosta. Qui ripeto una cosa che ho avuto modo di dire più volte: proprio dai dati di Bankitalia emergeva come il peso strutturale sull'economia valdostana del settore edile era maggiore rispetto all'incidenza di quello nazionale in percentuale. È quindi chiaro che è un settore strategico su cui bisognava mettere in campo non solo qualche misura tampone, come quelle che furono fatte nel settore della cantieristica forestale, ma bisognava avere delle idee alternative alle cosiddette grandi opere.
Una preoccupazione che esprimo all'interno di questa interpellanza è che in questa situazione così drammatica esistono delle procedure assolutamente legittime, previste dalle norme in materia, che consentono degli affidamenti diretti. Proprio su spinta dell'opposizione questo tipo di procedure, per quanto riguarda i cottimi fiduciari, è stato esteso per la prima volta anche al settore forestale, dove intervengono anche imprese del settore edile e, a seguito dell'ultimo convegno a cui tra l'altro ho partecipato insieme all'Assessore Testolin, abbiamo visto che alcune imprese edili in questo settore sono riuscite anche a fare un lavoro discreto; non tutte sono omologabili a quelle che non ce l'hanno fatta in questo settore.
All'interno di queste casistiche occorre fare una valutazione rispetto al discorso del subappalto. Mi permetto anche una piccola divagazione rispetto al fatto che naturalmente esistono norme precise, come il decreto legislativo n. 173 del 2000, la legge n. 109 del 1994, che disciplinano queste materie. Però è assolutamente evidente che un appello va fatto anche agli imprenditori, a chi fa impresa in Valle d'Aosta e, al di là delle battute in cui qualche volta veniamo dipinti come preti di campagna o cose di questo tipo (adesso non vorrei passare per il pastore battista di turno), vorrei ricordare che qui serve anche un impegno etico dell'impresa valdostana - proprio come si riscontra in Matteo 25 - perché è importantissimo, al di là degli appalti diretti e dei cottimi fiduciari sui quali poi spiego meglio il ragionamento, che l'impresa che vince l'appalto, se poi me lo subappalta fuori Valle, allora che cosa stiamo facendo? Facciamo tutta una operazione per cercare di creare lavoro in Valle d'Aosta, dare lavoro alle imprese valdostane e poi queste...! Lasciamo perdere quando vincono l'appalto, dove appunto io vorrei fare questa riflessione anche di carattere etico. Qui c'è da fare fronte comune tutti quanti, perché se il mondo dell'impresa è quella che passa anche lei a ritirare qui nella cassa regionale il suo pezzettino e poi non investe nel lavoro valdostano, non investe nel territorio valdostano, ma mi fa lavorare un'impresa di fuori Valle, qui c'è qualcosa che non va, qui c'è un sistema che sta impazzendo. Come dire: si lascia morire il più debole e vive soprattutto il forte, che non è la nostra idea di Valle d'Aosta, non è la nostra idea quando abbiamo detto di lanciare i cottimi fiduciari o di utilizzare le procedure d'urgenza. Se lì vengono individuate determinate imprese, allora sono quelle imprese che devono fare il lavoro! Voglio essere chiaro: quando dico questa cosa, vuol dire che può lavorare l'immigrato, può lavorare il valdostano che è qui da duemila anni, ma il lavoro rimane qui in Valle d'Aosta.
Questo è lo spirito di questa interpellanza che richiama un po' tutti, come dicevo recentemente, ad affrontare questa crisi probabilmente con atteggiamento diverso da quello con cui siamo partiti un po' svogliatamente sbagliando negli anni 2009-2010, un po' convinti che qui non sarebbe arrivato in modo così duro il meccanismo della crisi economica. Invece, questo meccanismo è ancora più stringente qui da noi e quindi bisogna che tutta la comunità dia delle risposte corrette, perché altrimenti quello che succede, come riporto nell'interpellanza, è che ne abbiamo un danno. Noi mettiamo in campo risorse economiche che dovrebbero trasformarsi poi anche con effetti positivi, naturalmente sullo sviluppo, sul lavoro, ma anche sulla fiscalità della Regione attraverso gli introiti dell'IRPEF e dell'IRAP, però se invece subappaltiamo fuori Valle, è chiaro che stiamo investendo per il bene della comunità italiana e quant'altro, ma ci troveremo ogni anno con dei bilanci sempre più ridotti, perché come negli ultimi anni noi stiamo perdendo terreno anche sulle entrate IRPEF e IRAP.
Presidente - Per la risposta ha chiesto la parola l'Assessore Baccega, ne ha la facoltà.
Baccega (SA) Grazie Presidente, grazie Consigliere Donzel.
Questa interrogazione ci permette di ritornare su un argomento che spesso è oggetto di dibattito, ma che lo è anche in occasione degli approfondimenti che si fanno con le associazioni di categoria. Ormai da tempo l'indicazione politica che viene data è quella di adottare strategie che possano offrire opportunità di lavoro per le imprese valdostane, nell'ambito dei lavori pubblici e compatibilmente con le prescrizioni normative in materia, che lei ha citato. Bisogna ricordare che la stessa legge regionale, la 12 del 1996 in materia di lavori pubblici, nasceva proprio con questo obiettivo strategico. Va però ricordato che l'evoluzione normativa, a livello comunitario prima e nazionale poi, è sempre più orientata a favore della massima partecipazione agli appalti pubblici, escludendo qualsiasi possibilità di riferimenti territoriali e in questi giorni abbiamo letto di richiami che vengono fatti da altri palazzi. Anche la disciplina del subappalto non sfugge a queste logiche e ogni limitazione arbitraria viene considerata come una limitazione alla più ampia partecipazione alle gare di appalto.
Colgo l'occasione per fornire alcuni dati, che si possono ovviamente ricavare dalla banca dati dell'Osservatorio dei lavori pubblici della nostra Regione, prendendo appunto a riferimento il periodo 2011-2014. Su 1422 appalti che sono stati aggiudicati, i subappalti sono stati 896, pari al 63,01 percento. Se però prendiamo a riferimento gli importi dei lavori su un totale di 648 milioni appaltati, il valore dei subappaltati è di circa 59 milioni, cioè il 9,05 percento. Se prendiamo a riferimento solo i subappalti derivanti da lavori aggiudicati in economia e quindi mediante cottimo fiduciario, quelli al di sotto della soglia dei 300 mila euro, il numero scende a 112, pari al 7,88 percento del totale degli appalti. Guardando anche qui al valore economico, questi subappalti valgono circa 2,3 milioni, pari allo 0,35 percento del valore totale dell'appaltato, i famosi 648 milioni. Di questi subappalti 87 sono stati assegnati ad aziende valdostane per un valore di 1 milione e 800 mila euro, mentre 25 sono stati assegnati ad imprese di fuori Valle per un valore di 451 mila euro. Facendo sempre riferimento alla banca dati dell'Osservatorio dei lavori pubblici, nel periodo 2011-2014 il numero totale degli appalti, appunto 1422 per 648 milioni, 1106 sono stati affidati ad imprese valdostane per un totale di 414 milioni e 316 a imprese di fuori Valle per un valore economico pari a 233 milioni.
Come si può notare, l'incidenza dei contratti di subappalto sia in dato assoluto, con riferimento a qualsiasi modalità di affidamento, sia relativamente agli affidamenti in economia mediante i cottimi fiduciari, è abbastanza esiguo. Quindi, nei fatti l'indicazione generale alla quale facevo riferimento all'inizio trova una sua ampia applicazione a legislazione corrente e ogni ulteriore restrizione potrebbe esporre il sistema normativo regionale a censure che potrebbero vanificare i risultati fin qui ottenuti. Non dimentichiamo poi che il subappalto non è sempre negativo, ma rappresenta anche uno strumento attraverso il quale le piccolissime imprese possono operare nel settore dei lavori pubblici e accrescere la loro qualificazione.
Io avevo già comunicato in Consiglio in un altro intervento che nel confronto con le imprese locali c'era stato da parte mia un ammonimento rispetto al quadro, che vedeva troppe risorse andare verso aziende di fuori Valle. Questo appello, Consigliere Donzel, io lo condivido, farò un ulteriore richiamo agli imprenditori in sede di consulta e auspichiamo proprio che questo possa dare una svolta definitiva. Grazie.
Presidente - Per la replica, ha chiesto la parola il Consigliere Donzel, ne ha la facoltà.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Ringrazio l'Assessore perché ha fornito una serie di dati veramente puntuali per fare un ragionamento su questa questione, quindi vuol dire che c'è sicuramente presso i suoi uffici una squadra che sta seguendo con attenzione e ha sottomano la situazione. Però io starei attento a minimizzare il fenomeno. Quando si dice sono solo 2 milioni di euro: va beh, ma 2 milioni di euro ormai è tutto quello che c'è da mettere in campo nel settore per esempio della operaistica forestale. Le cosiddette piccole cifre: sono soltanto 400 mila euro che vanno fuori Valle in subappalto; beh, saranno soltanto 400 mila euro, ma io mi chiedo perché questa somma va in subappalto fuori Valle, quando qui ho delle imprese artigiane che chiudono e che avrebbero sicuramente lavorato per quegli importi. Perché uno prima di chiudere, soprattutto se è un artigiano... Non stiamo parlando delle imprese che devono avere certi importi e dar da vivere a tutta una serie di lavoratori. Era per quello che io ho messo un passaggio di tipo tecnico a cui lei mi ha risposto dicendo: dobbiamo stare attenti a mettere troppi vincoli, che pure la legge consente e prevede - è possibile mettere delle normative molto tecniche rispetto a determinate categorie per l'esecuzione dei lavori - perché se il lavoro richiede un'alta specializzazione non è possibile subappaltarlo. Questa cosa non vale solo per lei, ma anche per l'Assessore all'Agricoltura: laddove io dia un cottimo fiduciario a un'impresa che deve farmi un esbosco particolare oppure un muretto a secco, se io metto altissima specializzazione, perché effettivamente quel muretto la richiede, non posso subappaltare o perlomeno non posso farlo con la facilità con cui viene normalmente fatto. Questo è l'aspetto tecnico, poi giustamente lei dice: non andiamo a mettere troppe norme, perché poi ci fanno bloccare i lavori per i ricorsi. Io capisco anche quel ragionamento, però le rammento che bisogna esplorare sino in fondo, dove si può mettere un limite a una determinata pratica.
Poi, è stata per me l'occasione per parlare anche di un'altra questione. Laddove ci siano gli appalti e dove si concorre liberamente, non abbiamo mai fatto riferimento a non rispettare le normative europee, la libera concorrenza e quant'altro; ci mancherebbe! Resta il fatto che esiste un fattore etico di cui le imprese valdostane devono decidere se farsi carico o no, cioè la decisione di subappaltare fuori Valle o in Valle. Si stipula un accordo tra imprese, è una scelta libera, in cui uno che ha vinto regolarmente l'appalto può liberamente decidere se subappaltare o no e può decidere se subappaltare ad un'impresa di fuori Valle o no. Non c'è nessuna norma europea, non c'è nessuna norma di libero mercato che decide questo, perché è affidata alla libera contrattazione tra le parti. È qui che io pongo una questione di etica del lavoro alle imprese valdostane e la pongo a lei che le incontra a questi tavoli. Stiamo tutti facendo uno sforzo per creare le condizioni dei cosiddetti piccoli lavori - prima quando c'erano i grandi lavori l'impresa valdostana piangeva perché non era competitiva, bisognava fare consorzi di imprese, non avevano voglia di farli, eccetera - scorporiamo - e va bene - quindi la politica fa la sua parte, però è venuto anche il momento che anche l'impresa cominci di fare la sua parte. Su questo tema presterei un po' di attenzione e questa è stata l'occasione per farlo presente. Grazie.