Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1020 del 11 febbraio 2015 - Resoconto

OGGETTO N. 1020/XIV - Interpellanza: "Revisione del progetto sperimentale per la creazione di una scuola plurilingue in Valle d'Aosta".

Presidente - Per l'illustrazione, la parola al Consigliere Donzel.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Come sempre, dobbiamo richiamare un attimo le date in cui vengono presentate alcune iniziative, perché probabilmente chi ci segue dal Consiglio regionale non sa che le iniziative hanno un iter, cioè maturano 15 giorni prima di arrivare in Consiglio regionale, e nel frattempo avvengono degli avvenimenti che, in qualche modo, alle volte cambiano anche il senso di determinate iniziative.

Anche noi del Partito Democratico abbiamo posto dei quesiti intorno alla questione che è stata definita Projet en langues, sono molto puntuali, ma nascono da alcune premesse che probabilmente nell'interpellanza di questa mattina, per quanto riguarda noi del Partito Democratico, non sono state per nulla chiarite, nel senso che questo progetto è stato fortemente sostenuto da un gruppo di famiglie e di insegnanti. Vorrei ricordare che negli anni c'è stata un'iniziativa degli steineriani per avere, all'interno della scuola pubblica, la possibilità di fare la scuola steineriana; poi c'è stato il gruppo dei montessoriani che hanno detto: "facciamo la scuola Montessori in Valle d'Aosta", sempre con i soldi pubblici; poi c'è stato il gruppo...non so, degli arpitani...e poi arrivano 20-30 famiglie con un progetto e si corre dietro a questo progetto!

La prima cosa è: c'è un'idea del futuro della scuola, cioè il Governo regionale ce l'ha? Ha un'idea di che cosa vuol fare del futuro? E poi, naturalmente, questi preziosi contributi, queste elaborazioni che abbiamo anche avuto modo di apprezzare - perché non è che siano campate per aria, sono anche cose interessanti - devono confrontarsi con i problemi organizzativi, tant'è che il gruppo Partito Democratico, nel momento in cui è arrivato in commissione questo progetto, nell'estate 2014, non ha messo avanti tutta la nostra visione politica, diciamo anche le nostre riserve ideologiche, ma ci siamo limitati a fare dei rilievi di carattere tecnico, burocratico, sindacale, nella speranza che questi rilievi potessero in qualche modo far riflettere sulle difficoltà organizzative, prima ancora di andare proprio ad un dibattito in sé sulla questione. Questa nostra iniziativa fermò lo step di dire: "si parte al 1° settembre 2014" e in questo devo riconoscere - nonostante oggi ci fosse chi diceva che bisogna fare ampie discussioni con gli insegnanti - che per fortuna l'Assessore non ha ascoltato i consigli di alcuni colleghi della minoranza, per fortuna, sennò sarebbe partito il 1° settembre 2014, per fortuna ha avuto il buon senso di tener conto di alcuni rilievi tecnici e di dire: "mettiamo questa cosa nelle mani di una cellule technique". E anche qui mi ricordo che ho avuto il piacere di fare un piccolo rilievo sulla cellule technique, a cui veniva fatto partecipare un rappresentante politico dell'Union Valdôtaine in qualità di Presidente della commissione, e di cui faceva parte un esponente politico importante, perché faceva parte l'Ispettore Piero Floris, che allora era Presidente del gruppo ALPE. Io ho fatto rilevare che, se noi ci mettiamo dentro delle figure che hanno caratteristiche politiche, questo non è opportuno (questo l'ho fatto rilevare l'anno scorso, prima che lei facesse questa scelta). Dopodiché quello che non capito è se i tecnici non sono stati in grado di ragionare intorno ai rilievi che noi avevamo posto, cioè un Sovrintendente che viene dal mondo della scuola, un Ispettore della scuola dell'infanzia e primaria dovrebbero pur sapere quante ore può fare un insegnante, quante no, se le fa o non le fa! Io ho capito che ad un certo punto c'è stato un input politico, quello del: "andiamo avanti", perché l'input che io avevo dato, e cioè: "stiamo attenti che le iscrizioni sono a gennaio e che, se non definiamo le regole per le iscrizioni, ovviamente questa cosa è un pasticcio e non può partire"...quindi eravamo alle questioni di carattere tecnico, burocratico, sindacale.

Ci sono invece ragionamenti più generali che noi abbiamo sostenuto (il collega Guichardaz era lì con me), e la nostra preoccupazione è la seguente: noi crediamo fermamente nella scuola pubblica, scuola pubblica che ha portato proprio questo modello regionale, anche in un piccolo comune di montagna (e pensiamo che sia un diritto delle famiglie e degli alunni), anche del più piccolo comune di montagna, anche del comune marginale, che non è marginale, ma magari sta nella Media Valle (Verrayes, Pontey), ad avere gli stessi diritti di quelli che stanno ad Aosta e che hanno già tanti servizi, tante altre possibilità in più di fare musica, ballo, danza, canto, educazione....e quindi la scuola pubblica è sacra in questi luoghi. E tutti hanno il diritto all'apprendimento dell'inglese...non dico all'apprendimento del francese, perché questo - ho avuto modo di spiegare - già c'è; poi, se nelle attuali 12 ore in cui si potrebbe fare non viene svolto ma si passa dalle 11 ore teoriche...però qui c'è l'Ispettore Floris che doveva sapere se gli insegnanti lo fanno o non lo fanno il francese, non siamo noi a dirlo, no? Portare questo a 13 ore avrebbe cambiato l'insegnamento del francese in Valle d'Aosta? Secondo me no, perché è una questione di contenuti, è una questione di qualità di quell'insegnamento che viene fatto, non di ore!

Si decide un progetto dove addirittura l'inglese arriva a 12 ore...ma se noi sappiamo che gli insegnanti, pur avendo dato la disponibilità a fare formazione in inglese, oggi, in alcune istituzioni, non sono in grado di garantire l'ora di inglese, non sono in grado di garantire l'ora? Non per cattiva volontà, perché abbiamo avuto modo tutti di riscontrare che c'è una volontà di fare formazione...anzi, addirittura a degli insegnanti della scuola dell'infanzia che avevano chiesto di accedere al corso di formazione, è la Sovrintendenza - che poi chiede loro di farlo - che dice: "no, voi non potete partecipare ai corsi di formazione". Ma come? Gli insegnanti dicono: "fateci fare il corso di formazione", voi dite loro: "non fatelo", poi dite loro: "ma come, non volete partecipare?"...c'è un corto circuito incredibile! Forse è anche per questo che non prendiamo migliaia di voti, perché abbiamo il coraggio di dire alle famiglie: "hai una bella idea, ma dacci un attimo il tempo di organizzarla, dacci un attimo il tempo di farla", perché non è che se uno ha una bella idea allora gli si dice sempre tutto di sì. Quel modo di far politica lì porta ad una cosa che non ha precedenti, per uno che ha una storia sindacale come la mia, di vedere 300 insegnanti che dicono: "no a quel progetto lì", e lo scrivono, quel progetto lì no! Altra cosa è portare l'inglese, maggiorare l'insegnamento, sono tutti disponibili a farlo, a lavorarci sopra, ma dicono: quella parola, Projet en langues, è un concetto che dev'essere messo da parte, mettiamolo via.

Allora, secondo me, con i dovuti modi, è stato molto intelligente che l'Assessorato abbia capito che si stava andando a mettere su un binario morto e abbia trovato il coraggio, in dirittura d'arrivo, di fermare questa cosa, perché poi gli ultimi tentativi della Sovrintendenza sono stati patetici. È patetico andare in una scuola e dire: "buttati a pesce sul nulla", con il rischio di fare un danno più grande che il prendere coscienza che bisogna lavorarci sopra. Poi a nulla serve che arrivi la maestra, Vicesindaco di un Comune, a fare la piazzata nel Collegio docenti a favore del francese...non produce nulla, questa è ideologia, non è costruire un modello di scuola; tutti, tutti, genitori e insegnanti, vogliono più qualità del francese e più inglese. E anche gli insegnanti sparano delle sciocchezze, perché sul mio blog ho letto di tutto, dalla sparizione dell'ora di religione per fare l'ora di inglese...cioè, se ne sentono di tutti i colori!

Ultimo passaggio, secondo me, è quello dire: "non andiamo però a buttare dei soldi (è quello che chiede questa cosa qui) in una cosa che non si sa dove va", fermiamo la macchina, che non vuol dire fermiamo il progetto, perché gli insegnanti chiedono di lavorare su questa cosa, quindi non vuol dire fermiamo l'idea di portare più inglese e francese migliore nelle scuole, però questo progetto mettiamolo un attimo lì, fermo, e ripartiamo da un ragionamento più complessivo. Nella replica avrò modo di suggerire un passaggio. Grazie.

Presidente - Per la risposta, la parola all'Assessore Rini.

Rini (UV) - Grazie Presidente. Questa interpellanza mi consente e mi permette ancora una volta di soffermarmi ulteriormente su alcune questioni relative proprio al progetto sperimentale École en langues.

Se me lo consente, le rispondo prima alla sua seconda domanda, quindi inverto i due punti. Vorrei innanzitutto ricordare che nei vari Collegi docenti, come peraltro lei ha ben ricordato, non sono emerse rispetto a questo progetto sperimentale contrarietà aprioristiche, perché poi abbiamo letto diverse dichiarazioni; anzi, noi abbiamo accolto e letto davvero con molta attenzione e molto rispetto i suggerimenti, e ne abbiamo anche compreso la motivazione. E non erano assolutamente osservazioni immotivate, ma sono prevalse posizioni prudenziali, legate proprio alla necessità di chiarire ulteriormente i contenuti specifici del progetto e di verificare competenze linguistiche e pedagogico-didattiche necessarie per arrivare tutti insieme a raggiungere l'obiettivo che lei ha ricordato. Infatti, noi cercheremo davvero di cogliere questi suggerimenti nel modo più positivo, ma non solo positivo, anche propositivo possibile. Per permettere alle Istituzioni scolastiche di approfondire il progetto, la proroga del termine dell'iscrizione era parso un atto dovuto; quindi questo forse è stato poi superato, come lei ricordava, dai fatti. Come abbiamo ricordato anche questa mattina in occasione dell'altra interpellanza, io credo che tutto quello che abbiamo sentito e che poi si è un po' concentrato in questa giornata, ha avuto sicuramente il merito di riaprire un proficuo dibattito, che non vuol dire, come abbiamo sentito questa mattina, che negli anni scorsi non si è posta l'attenzione, però forse era davvero arrivato il momento di riaccendere i riflettori sulla tematica, e, da una parte, della valorizzazione del nostro bilinguismo, e, dall'altra, di fare un ragionamento più ampio che riguardi il plurilinguismo nelle sue sfaccettature più ampie.

L'intenzione, come ho già avuto modo di dire, non era certamente quella di imporre delle soluzioni dall'alto, non ha mai voluto essere questa, ma semplicemente era quella di offrire un'opportunità in più. Al di là della volontà di alcuni cittadini, questo non era assolutamente per assecondare la volontà o il desiderio di qualcuno; ci è sembrato opportuno cogliere questa sfida e abbiamo provato a metterla in piedi. Arrivati al punto in cui ci troviamo, in cui abbiamo preso atto di queste difficoltà, ripartirei un po' dalla premessa che avevamo già fatto al momento della presentazione del progetto stesso. Il nostro desiderio era di riuscire ad arrivare a un modello che fosse condiviso da tutti e applicato su tutte le scuole, perché, come dicevo questa mattina, sono due strade veramente diverse, talvolta parallele, ma mai abbiamo pensato che si potessero sovrapporre.

Un discorso è tutto il percorso che dovremo fare insieme per la valorizzazione del plurilinguismo, altro era questo progetto sperimentale. Qui credo che la vediamo forse anche in maniera diversa rispetto per esempio alla collega Certan, che questa mattina ci parlava di come questo progetto potesse diventare il modello da esportare in tutte le istituzioni scolastiche. Noi questo, le devo dire la verità, non l'abbiamo mai pensato...esatto, neanche sperimentale, e visto che lei mi chiedeva qual è la scuola che immaginiamo, noi immaginiamo sicuramente un percorso di maggiore valorizzazione del nostro percorso bilingue, perché tanto è già stato fatto, e lì anche normativamente c'è veramente poco da fare, perché la normativa c'è già, quindi maggiori controlli, maggiore attuazione e maggiore slancio verso questa strada, ma sicuramente la grande sfida che ci attende è quella che riguarda la lingua inglese, non l'insegnamento della lingua, ma "l'insegnamento in lingua", e questo è quello che ricordavamo già questa mattina. Quindi senza dubbio, se pensiamo al futuro, sarà proprio il contare, il credere nell'imprescindibile necessità di aumentare le ore dell'insegnamento della lingua inglese, a partire già dalla scuola dell'infanzia per poi passare naturalmente agli altri gradi.

Rispondendo brevemente alla prima delle due domande che erano presenti nell'interpellanza, la somma di 50 mila euro sarà disponibile, è disponibile nel bilancio, e verosimilmente sarà impegnata proprio per la formazione linguistica in inglese dei docenti di tutti i gradi di scuola. Questo esula dal progetto stesso, ma va proprio nell'ottica che lei ricordava, di valorizzazione, di percorso formativo che vada a riguardare tutti i percorsi e tutti gli insegnanti che lo vorranno, proprio perché...mi creda quando le dico che condividiamo assolutamente quello che lei ha detto, il percorso, la valorizzazione della nostra scuola pubblica. Quello che noi sogniamo per il futuro della scuola valdostana è proprio questo creare - l'ho detto più volte in questi giorni, ma ci crediamo davvero - dei giovani che...con tutto il percorso che già stiamo facendo, al di là del bilinguismo, ma penso anche al percorso di valorizzazione della nostra cultura, delle nostre tradizioni, l'insegnamento del patois nelle scuole...quindi giovani con radici ben salde nella nostra comunità, nelle nostre tradizioni, ma che abbiano tutti gli strumenti, tutte le potenzialità per affrontare le sfide future e, quindi, con gli occhi rivolti verso il mondo, e questo non può che passare attraverso un rafforzamento dell'insegnamento della lingua inglese, quindi io credo che sarà sicuramente questa la strada che dovremo intraprendere.

Per quanto riguarda il progetto sperimentale - l'ho detto stamattina rispondendo all'altra interpellanza, ma credo che sia opportuno ripeterlo - non si tratta di parlare di débâcle o di accantonare un progetto. Io credo che questo nuovo percorso, che vedrà questo ragionamento di più ampio respiro, possa tranquillamente, all'interno di quella che sarà la vera sfida della scuola valdostana ovvero la revisione degli adattamenti, che all'interno di questo percorso riusciremo tutti insieme ad inserire questi che sono davvero i parametri e le basi per il futuro della scuola valdostana. Facendo questo, percorrendo questa strada, io credo che il progetto, come ho già avuto modo di dire questa mattina, sarà superato dai fatti, perché credo che la nostra comunità, quindi non un gruppo di persone, ma la comunità, a partire dai docenti, perché io ho sentito davvero...io vorrei che fosse sgomberato il campo anche da questo equivoco, non ho sentito veramente critiche aprioristiche, ma ho davvero percepito una voglia di esserci, e questo l'ho valutato molto positivamente, una voglia di esserci, di dire la propria, di incidere in un percorso così importante per il futuro della scuola valdostana. Credo che la stessa esigenza sia avvertita e condivisa dalle famiglie, che quindi chiedono di continuare quello che, in maniera anche molto lungimirante, i padri fondatori avevano progettato per la scuola valdostana, quindi una compresenza delle nostre due lingue, l'italiano e il francese, ma non possiamo più aspettare. Noi su questo vogliamo veramente darci da fare, impegnando intanto questi 50 mila euro; mi si potrà obiettare che sono pochi, può essere, dovremo fare di più, però questo è già un primo passo per investire proprio nella formazione degli insegnanti, perché è quello che ci chiedono, da una parte, il corpo docente, ma, dall'altra, anche le famiglie, e quando parliamo di famiglie qua possiamo veramente inglobare davvero la totalità della nostra comunità. Grazie.

Presidente - Per la replica, la parola al Consigliere Donzel.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Assessore per i chiarimenti.

Voglio però anch'io chiarire meglio alcuni passaggi, almeno vediamo di evitare ogni equivoco. Qual è la posizione del Partito Democratico rispetto a questa situazione? Faccio spesso questa battuta e dico: appartenendo a quel gruppo etnico da "ultimo dei Mohicani", in una realtà come la Valle d'Aosta, se questa autonomia, se questo progetto, se questo popolo ha un futuro, ha un futuro non se fa le doubles filières e fa individuare ancora come più evidente la minoranza etnica, perché qui non siamo in Alto Adige, ha un futuro se una comunità...cioè se 128 mila abitanti sono tutti valdostani che si riconoscono nella lingua ufficiale francese, nella lingua ufficiale italiana, se pian piano diventano tutti di langue maternelle patoisan e avranno anche le opportunità dell'inglese. Questo è il nostro progetto di società, un progetto di società bisogna averlo per investire nella scuola pubblica. Se, invece, si va nell'idea che ci possono essere due società parallele, è chiaro che si investe in modo diverso nella scuola, e questo non è un progetto che noi siamo disposti ad accettare. Altra cosa è, a livello di liceale, eccetera...si fanno scelte, a quel punto c'è la libera scelta individuale degli alunni, c'è la maturità per fare dei percorsi che si vogliono fare, ma nella costruzione di un'identità culturale, qui, tutti e 128 mila, sono valdostani, anche quelli che sono arrivati dall'Africa sono valdostani, tanto per capirci, e quindi bisogna dare a tutti le pari opportunità. Questo è il primo passaggio.

Il secondo passaggio è che per questa cosa così importante - l'avevamo detto mesi fa per l'Università - bisogna che si ritorni a uno sforzo sul piano nazionale, perché questa progettualità, queste adaptations nuove che lei, finalmente, di concerto con gli insegnanti e le famiglie, vuole portare avanti siano supportate da un'approvazione nazionale, di modo che questo progetto abbia tutta la caratura di quello che per esempio si fa in Trentino. L'UVP e poi l'Union Valdôtaine hanno invitato un Consigliere regionale del Trentino che è venuto prima a Cogne e poi a Donnas a spiegarci questo progetto. Francamente io ero anche un po' arrabbiato, perché una provincia italofona, che sia provincia pilota nell'insegnamento plurilingue in Italia, a me, orgogliosamente valdostano, mi ha toccato, perché dico: ma non potevamo essere noi, che siamo bilingui statutariamente, a essere piloti di un'educazione plurilingue? Non saremo piloti, però se loro fanno un progetto sostenuto dall'approvazione del Ministero, non possiamo provarci anche noi a non fare quella cosa che io giudico giuridicamente un escamotage che...gliel'ho già detto in commissione, è sbagliato dire: "andiamo a mettere nella legge dell'autonomia scolastica la sperimentazione", è sbagliato, è sbagliato perché è un progetto di nicchia che poi prende tempo, sta lì e non si capisce come evolve, cerchiamo di fare un altro percorso. Abbiamo visto che questi progetti di nicchia finiscono per essere sperimentali a vita, lycée bilingue, abbiamo il liceo classico bilingue...sono sperimentali a vita, con dei costi che non ne veniamo mai più fuori, e gli insegnanti permanentemente in formazione. Non è un progetto sostenibile su tutta la scuola valdostana, non so se ho reso l'idea...quindi lì ci sono degli spazi per lavorare su questa cosa.

Gli insegnanti, almeno ad un'assemblea a cui ho assistito io, hanno una voglia di partecipare a un progetto di rafforzamento dell'insegnamento del francese e di introduzione dell'inglese. Ci sono tante sensibilità nella scuola, tante idee diverse; però, come ha detto lei, non c'è l'ostilità, diciamo che non si è capita l'idea di andare su un progetto talmente forte che tutti hanno capito non essere estendibile a tutta la scuola valdostana, e quindi questo avrebbe ovviamente generato quella discussione del chi si può iscrivere, chi non si può iscrivere, chi è che lo fa, chi è che va all'interno di questo progetto oppure no, e si ragiona in un'ottica di adaptations rinnovate in un contesto ufficiale organico.

Secondo me, la scuola valdostana ha voglia di affrontare questa sfida, e siccome quella italiana sta cambiando, qual è il momento migliore per cambiare insieme? Ma noi, facendo la nostra scuola valdostana con i nostri insegnanti e le nostre famiglie.

Presidente - Punto 20 all'ordine del giorno.