Oggetto del Consiglio n. 1017 del 11 febbraio 2015 - Resoconto
OGGETTO N. 1017/XIV - Interpellanza: "Situazione gestionale dell'Istituto "Don Bosco" di Châtillon".
Presidente - Chi chiede la parola? Per l'illustrazione, chiede la parola il Consigliere Donzel; ne ha facoltà.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente. Scusi il ritardo, pensavo che l'altra interpellanza, per il peso specifico che aveva, avesse preso più tempo.
La questione che sottoponiamo all'aula, oggi, è una questione molto delicata. Siccome già delle strutture private hanno minacciato apertamente querele nei miei confronti in modo naturalmente molto garbato e indiretto, come si usa nei rapporti di vera forza, sono abbastanza sereno nel dire che non sono intimidito da queste azioni in nessun settore e quindi rassicuro il rappresentante del CdA del J.B. Festaz, Ferina, di poter continuare serenamente in queste azioni intimidatorie, perché francamente non mi hanno toccato in questi anni e una querela fa curriculum nelle file dell'opposizione, quindi invito i colleghi che sono grandi oppositori a tirar fuori le loro querele per vedere chi è che fa l'opposizione e chi no. Dico questo perché il tema in questione che porto oggi è estremamente delicato, e lo dico con una premessa in cui esprimo compiacimento per il fatto che la delicata situazione gestionale che si era venuta a creare all'Istituto Don Bosco aveva messo a rischio il permanere della congregazione stessa.
Io sono un aperto e dichiarato sostenitore della scuola pubblica e ci saranno altre interpellanze in cui avremo modo di dimostrare questa posizione, ma nello stesso tempo sono per il pluralismo e riconosco il contributo che la congregazione ha dato allo sviluppo culturale di questa regione e una presenza di quel tipo è sicuramente significativa e utile anche al confronto con la scuola pubblica nella nostra realtà, per cui ritengo un passaggio molto positivo questo di aver salvato questo tipo di gestione, proprio per la storia e il contributo che hanno dato all'educazione i Salesiani. Devo anche riconoscere che è stato fatto, anche se magari un po' in sordina, uno straordinario lavoro dalle organizzazioni sindacali e dalle parti, perché sicuramente, avendo avuto traccia dell'enorme lavoro di riassetto organizzativo, orario e retributivo dei lavoratori, è stata fatta un'operazione molto importante per salvare questa scuola; quindi queste sono le premesse, tanto per chiarire che non è un'azione contro la scuola.
Fatte queste premesse...e vorrei come auspicio dire: ci fosse un'intelligenza così, a due passi, al Casinò, di trovare soluzioni di questo tipo, di questo tenore...fatte queste premesse, però, ho avuto modo di vedere che ci sono delle cose che non vanno per niente dal mio punto di vista. Intanto, come sempre, quando c'è da salvare qualcosa chi paga sono i lavoratori e non è impossibile, per chi può avere accesso agli atti, vedere che a pagare sono i più deboli, cioè non c'è assolutamente equità nella ripartizione dei tagli per salvare la gestione. I lavoratori che già guadagnavano di meno perdono sostanzialmente in proporzione molto di più di quelli che guadagnavano di più, quindi chi più forte era, proporzionalmente più forte rimane! È una visione di gestione della crisi economica della Valle d'Aosta che noi - ve l'abbiamo ripetuto più volte - non condividiamo.
Premesso quindi che l'impianto è positivo, dentro c'è qualcosa che non va e che deve essere corretto, perché non può essere...è quello che stiamo cercando di spiegare anche nei confronti del Casinò: se questo è il modello non lo condividiamo, tutti devono fare dei sacrifici, ma chi ha avuto negli anni di più, chi ha di più non può fare lo stesso sacrificio di chi, negli anni, ha avuto di meno e avrà ancora di meno, non può essere questo lo spirito, dev'essere un altro (questo come atteggiamento iniziale). E poi la cosa grave: la cosa grave è che è emerso un sistema retributivo molto farraginoso che io non esito a definire ad personam. Naturalmente nel costituirsi questa cosa avrà avuto delle profonde ragioni, delle motivazioni, per cui il mio ragionamento è che, guardando i dati senza la ricostruzione storica, è naturalmente difficile riuscire a ricostruire questo percorso, ma una cosa è certa: questo percorso non risponde all'applicazione contrattuale, a una logica contrattuale che è quella che, lavorando da sindacalista anche nelle scuole paritarie, ho sempre cercato di costruire.
C'è un contratto nazionale, c'è un contratto aziendale, le regole sono uguali per tutti, tutti i lavoratori devono sapere che a certe prestazioni corrispondono determinati salari, anche salari aggiuntivi, vanno premiati quelli che lavorano di più, quelli che fanno di più, ma è trasparente questa cosa, è trasparente! Non può esserci un meccanismo salariale che ricorda gli anni bui, che purtroppo si ripresentano ancora oggi nelle imprese private, dove arriva il soldino in più nella busta paga al lavoratore filo-aziendale...dev'essere costruito questo contratto aziendale, dev'essere chiaro quali sono le mansioni e i compiti che determinano tutta una serie - secondo me è allucinante - di una tantum, di superminimi, di tutta una storia che non c'entra niente, col paradosso che una scuola paritaria, interamente finanziata per poter sopravvivere dal pubblico, applichi retribuzioni superiori al pubblico! Eh no, eh no!
Qui c'è qualcosa che non mi torna, perché allora dico: se è il pubblico che finanzia, allora il livello comunque deve essere quello del pubblico, non possiamo andare al di là, ma siamo fuori, fuori completamente da ogni logica! Il privato può farsi la sua scuola, siamo in una Repubblica democratica, se la finanzia, ci mette i soldi lui e si paga secondo il contratto - anche il privato, perché anche il privato rispetta i contratti collettivi nazionali di lavoro - ma può dare delle retribuzioni aggiuntive con un contratto integrativo d'istituto che ritiene opportune, ma il pubblico no! Il pubblico non può inventarsi delle retribuzioni che non hanno dei percorsi contrattuali. Esiste il contratto collettivo nazionale, esiste il contratto collettivo aziendale, ma non esistono questi una tantum dati così; magari sono anche stati dati a persone che hanno lavorato molto bene, quindi non è questione, anche qui...querela, polverone, avanti, minacciatemi, fate un po' quello che ritenete più opportuno, ma non starò zitto perché non è questa la Valle d'Aosta dove dobbiamo andare! Dobbiamo andare da una Valle d'Aosta dove la gente sa che chi lavora, chi prende una certa retribuzione, un certo status, è perché se lo merita in base a delle regole e che tutti possono concorrere per arrivare lì. Non ci sono delle retribuzioni ad personam, ad simpatiam, ad favoritismo...non sto dicendo che è andata così, sto dicendo che, se non ci sono le regole, questo è quello che può emergere da una situazione di questo tipo.
Quindi in una situazione che, ripeto, si presentava con tutte le caratteristiche positive, secondo me è emerso un qualcosa che non va. E allora mi chiedo: ma chi aveva il compito e ha il compito di controllare queste strutture scolastiche paritarie? Chi è che va a vedere che cosa fanno questi Dirigenti col denaro pubblico, col denaro dei cittadini valdostani? Chi è che va lì e dice: fatemi vedere l'applicazione del contratto? Perché questa cosa non me la invento io, è prevista dalla legge nazionale che istituisce le scuole paritarie che prevede che uno deve rispettare certi standard, e tra gli standard c'è "l'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro", non del contratto fatto in casa, cucinato nel proprio minestrone. E, altra questione: quali tipi di controllo, determinato chi è che li fa...quali tipi di controllo, quanti, con quale scadenze l'Amministrazione regionale ha fatto questo lavoro?
Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Rini; ne ha facoltà.
Rini (UV) - Grazie Presidente.
Innanzitutto la risposta è ovviamente, in accordo con l'Assessore Fosson, della Struttura delle politiche sociali. Allora, per quanto riguarda la prima domanda, le Istituzioni scolastiche paritarie della Regione, Enti dotati di autonomia amministrativa didattica e anche organizzativa al pari delle altre Istituzioni scolastiche, applicano diversi contratti nazionali privatistici di lavoro. Per armonizzare la contrattualistica in essere sono stati avviati da parte delle Istituzioni paritarie, in collaborazione con la Sovrintendenza, degli approfondimenti anche tramite una formazione congiunta.
Per quanto riguarda la seconda domanda: "chi sono i soggetti deputati a controllare le spese delle strutture scolastiche paritarie", in realtà non esiste un unico soggetto deputato a controllare le spese delle scuole paritarie le quali hanno, ciascuna, una convenzione in atto con l'Assessorato di riferimento, a seconda del caso, che attraverso le modalità previste nella convenzione ne verifica l'applicazione.
Per quanto riguarda il terzo punto: "quali tipi di controllo, quanti, con quali scadenze l'Amministrazione l'abbia effettuato" nel caso specifico, la parità scolastica è riconosciuta con provvedimento del Sovrintendente agli studi a domanda degli Istituti interessati, previo accertamento della sussistenza dei requisiti e condizioni stabiliti dall'articolo 1, commi 2, 3, 4, 5 e 6 della legge 10 marzo 2000, n. 62. La Sovrintendenza agli studi, oltre a riconoscere tale status, accerta, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, sempre della legge n. 62, la permanenza dei requisiti prescritti mediante periodici controlli che avvengono con cadenza annuale in rapporto soprattutto ai dati relativi al personale docente (titoli professionali e abilitazioni), al Coordinatore delle attività educative-didattiche, all'avvenuta attivazione degli organi collegiali e al POF. A questo controllo si affianca l'accertamento della permanenza di tutti i requisiti prescritti mediante apposite visite ispettive che possono essere disposte dal Sovrintendente agli studi in qualsiasi momento. Io non sto a riprendere ovviamente tutto l'articolo 1 della legge 62 del 2000, perché lo conosce meglio di me. Vorrei solamente dire che in relazione, soprattutto, al punto n. 5 dell'articolo 1 della suddetta legge, si precisa che la convenzione tra l'Amministrazione e l'Istituto Don Bosco prevede, all'articolo 10 della convenzione stessa, che l'Amministrazione regionale, attraverso la Sovrintendenza agli studi dell'Assessorato istruzione e cultura, esercita la vigilanza per l'attività scolastica oggetto della convenzione e la verifica dei risultati nel quadro delle iniziative di valutazione del sistema scolastico regionale ai sensi della legge regionale 19 del 2000. Tale attività potrà essere esercitata anche attraverso visite periodiche presso l'Istituto attraverso il contratto diretto (quindi si parla appunto delle iniziative di valutazione del sistema scolastico). Si precisa quindi che i controlli in capo alla Sovrintendenza sono circoscritti ai sopraelencati requisiti per il mantenimento della parità e alla valutazione dei processi e degli esiti.
In conclusione, dopo questa parte che risulta essere meramente tecnica, a margine un commento di tipo più politico: noi condividiamo con lei, collega, sia le premesse che ha fatto che le perplessità, ma soprattutto le preoccupazioni che ha esplicitato in quest'aula, quindi noi le garantiamo che l'attenzione su questo tema sarà massima. Al di là di quella che è la previsione che, ovviamente, la parte tecnica ci fornisce, anche da un punto di vista politico c'è la massima volontà di trovarci per rendere omogenea questa situazione che, ovviamente, così com'è, esercita e crea preoccupazioni per quello che ci riguarda.
Presidente - Per la replica, chiede la parola il Consigliere Donzel; ne ha facoltà.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Assessore, le confesso che non mi fa piacere avere ragione...non mi fa piacere avere ragione perché? Perché più volte abbiamo cercato, in quest'aula, negli anni passati, con un certo filo logico nel condurre la nostra azione, di segnalare come le Istituzioni paritarie che venivano collocate un po' così, a seconda dei vari Assessorati...non so, lo IAR sotto l'agricoltura, l'IPRA sotto l'Assessorato del turismo, il Don Bosco per varie ragioni collegato col sociale...avevano però bisogno di un percorso di armonizzazione, di avvio, soprattutto perché uscite dalla dimensione della scuola privata a una scuola di dimensione paritaria che, di fatto, nella Valle d'Aosta le conduce a essere quasi sostanzialmente pubbliche, e quindi trovare meccanismi contrattuali di omogeneità, naturalmente non facili come ho detto; è difficile, leggendo determinati dati, guardando certi assegni ad personam, superminimi e quant'altro, senza conoscere la storia che li ha prodotti, dare subito una sentenza.
È però evidente che bisogna costruire un regime contrattuale di concerto con le organizzazioni sindacali che sia il più trasparente possibile, perché altrimenti noi creiamo situazioni in cui, nei luoghi di lavoro (e l'Istituto musicale rappresenta la storia più alta mai raggiunta in Valle d'Aosta di questo), persone che nello stesso ambito di lavoro esercitano la stessa identica attività percepiscono retribuzioni completamente diverse. Questo non può funzionare, non può funzionare che chi fa più ore guadagna meno di quello perché l'altro è entrato prima, aveva un superminimo e se lo tiene...questa cosa qui non può funzionare, e quindi ci deve essere qualcuno che ci metta mano. Noi pensavamo che questa struttura dovesse essere - quando c'era ancora la Sovrintendenza che funzionava - la Sovrintendenza agli studi, la quale dispone, vorrei ricordare, anche di personale ispettivo che, non vorrei ricordarlo qui, ha delle retribuzioni non indifferenti per svolgere questi ruoli...che poi, appunto, tra Assessorati, dopo anni che ve lo diciamo, non si sia ancora trovato un equilibrio se il controllo lo deve fare l'Assessorato della sanità o se il controllo lo deve fare l'altro...secondo me, il controllo sulla tenuta della paritarietà spetta alla Sovrintendenza agli studi e il processo di armonizzazione stipendiale in atto è detenuta nei posti di lavoro di cui il Don Bosco, che pure ha fatto emergere queste lacune, rappresenta un esempio virtuoso, perché probabilmente in Valle d'Aosta molti non hanno ancora percepito che se vogliamo salvare luoghi di lavoro, se vogliamo salvare i posti di lavoro, bisogna intervenire anche con dei sacrifici.
Siccome il Don Bosco è lì a due passi dal Casinò, lo dico proprio chiaro: bisogna cominciare questi percorsi sempre dai più deboli e mai da quelli che dovrebbero dare l'esempio, e questo non mi va giù, non mi va giù che delle persone che guadagnavano 1.200 euro al mese adesso ne guadagnano 1.000! Perché dobbiamo sempre partire dal più debole, perché dobbiamo sempre partire dal più debole? Poi è ovvio che è interesse di tutti salvare una scuola che svolge un ruolo così prezioso, però è anche ovvio che scuole che svolgono ruoli così preziosi devono avere regolamenti più chiari nell'accesso, non è che le famiglie devono avere la "pacca sulla spalla" perché il loro figlio possa entrare in quelle scuole. Devono esserci delle regole, regole, quello che noi chiediamo sono "le regole" uguali per tutti!
Presidente - Grazie collega Donzel. Giunti a questo punto, credo che possiamo sospendere i lavori mattutini e riprendere alle ore 15,30. Buon appetito a tutti.
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La seduta termina alle ore 13.