Oggetto del Consiglio n. 847 del 5 novembre 2014 - Resoconto
OGGETTO N. 847/XIV - Interpellanza: "Interventi per migliorare i servizi relativi alla prevenzione e alla diagnostica delle malattie senologiche e dei tumori".
Presidente - La parola alla collega Morelli.
Morelli (ALPE) - Merci Monsieur le Président.
Nel mese di ottobre scorso, mentre nel Consiglio regionale quasi tutti aderivamo con convinzione in segno di solidarietà alla campagna contro il tumore al seno, appuntandoci il fiocchetto rosa sulla giacca e i monumenti di tante città si illuminavano di rosa, sui social network, partiva, invece, una campagna di tutt'altro tenore, che coinvolgeva, in particolare delle donne valdostane. Questa campagna veniva lanciata da una riflessione, ahimè, molto amara. Non so se l'assessore ha avuto modo di leggere quanto è uscito sui social. Leggo per completezza di informazione: "Oggi, con regolare richiesta del medico curante ho tentato di prenotare invano una mammografia con ecografia per l'autunno 2015", tutto questo viene scritto nel mese di ottobre 2014..."non c'è più posto. Mi metteranno in lista d'attesa". L'arco di Augusto illuminiamolo pure di rosa, che certo non fa male, ma la prevenzione seria la si fa facendo le mammografie per tempo. A questa considerazione, poi, sono seguite una serie di reazioni. Ve ne leggo alcune, anche una in patois "... Traduco per i non patoisants: "Per mia moglie lo stesso problema. Ha avuto un tumore al seno a 18 anni e tutti gli anni deve fare una mammografia a distanza di 6 mesi. Si è presentata a gennaio e le hanno detto maggio 2015. Siamo andati a pagamento e gli stessi medici gliel'hanno fatta il mattino del giorno dopo". Potrei continuare oltre. Un anno fa, il 25 settembre 2015, 2013, pardon, presentavamo un'interpellanza nella quale constatavamo che le liste di attesa erano molto, molto lunghe. Per lo svolgimento di un'ecografia c'erano 590 giorni di attesa e per un primo accesso mammografico un'attesa di 211 giorni. A quella interpellanza, l'assessore, sicuramente in buona fede, rispondeva: "Vogliamo risolvere questo servizio al più presto, creda. Entro il 31 dicembre 2013 le liste saranno aperte, i tempi di prenotazione andranno a 60 giorni, con convenzioni con il privato e riguardo allo screening, si diceva, che l'idea era di estenderli, per esempio, dai 45 fino ai 75 anni, perché abbiamo visto delle forme riproporsi in una fascia più ampia rispetto a quelle che erano le età cordini". Attualmente lo screening viene fatto dai 50 ai 69 anni. "E anche su questo ancora c'è un impegno a riscrivere un nuovo screening, assieme alle associazioni eccetera, eccetera. A giugno 2014 sarà pronto il nuovo protocollo di screening, con documentazione presentato alle donne".
Ecco, questi impegni sono stati in larga misura disattesi, perché dal sito dell'USL, lo screening mammografico rimane limitato alla fascia di donne residenti in età compresa tra i 50 e i 69 anni e, tra l'altro, c'è un passaggio nel programma di screening che dice: "Le donne che all'esame mammografico di primo livello presentano un referto dubbio, vengono richiamate per un approfondimento diagnostico di secondo livello, mediante esame clinico". E anche su questo, tra le varie reazioni sui social, c'è un passaggio di una donna valdostana che dice: "Pensa, io ho fatto una mammografia il 26 marzo e hanno aspettato fino al 22 maggio per chiamarmi, via sms, per un nodulo sospetto, a fare eco più ago aspirato, ed era un carcinoma. Due mesi per fare un referto". E dunque, a fronte di queste riflessioni, abbiamo riproposto lo stesso tipo di interpellanza per capire cosa effettivamente è cambiato rispetto all'anno scorso e quali sono gli intendimenti futuri perché, in realtà, ci pare che la situazione rimanga comunque grave e che, comunque, la risposta del servizio sanitario pubblico valdostano, a questo tipo di problematica, rimanga una risposta inadeguata.
Presidente - Grazie collega. La parola all'Assessore Fosson.
Fosson (UV) Grazie.
Rispondo con grande rispetto per chi ha formulato questa domanda, pensando che anche lui sia in buona fede, perché dovremmo confrontare sicuramente i dati. L'altra volta lei giustamente mi aveva citato l'associazione Viola e il volontariato specializzato, per cui avevamo lavorato con loro, e rispetto ai dati, mi scuso ma non vado sul social network, sarei contento di incontrare queste persone, perché poi ogni persona ha una sua storia particolare. Però i dati che ho, che mi forniscono i tecnici, mi permetterò poi di fornirle la risposta, e accetto un confronto perché la situazione è sempre migliorabile, dicono che lo screening mammario in Valle d'Aosta ha ripreso la funzione normale e non ci sono più dei rinvii, e che non ci sono più degli esami non fatti. Ecco, come avevamo detto, lo screening è ritornato ai tempi normali e questo le associazioni me lo hanno confermato. Venerdì ci sarà una riunione in questo senso, ecco perché, mi permetta sono stupito su questo. Sul problema dello screening mammario e della mammografia c'è un grande dibattito sull'appropriatezza mentre invece il nuovo screening non è ancora stato ultimato, questo è vero, perché deve essere validato dalle autorità epidemiologiche del Piemonte e queste hanno tardato la validazione, perché c'è tutta una scienza che lavora sulla validità di uno screening. Lo screening è ritornato nella norma da dicembre di quest'anno, da allora, le assicuro, non ho più avuto significative espressioni di un cattivo funzionamento. E, quindi, le leggerei, se mi permette, quello che mi hanno scritto i tecnici, dopo di che glielo do, e che consiste nell'attività di prevenzione del tumore al seno che si fonda su programmi organizzati di screening alla popolazione.
È in corso, e ne ho parlato l'altra volta, proprio un'attenzione all'appropriatezza, perché c'è un grosso dibattito sulla mammografia fatta al di fuori di uno screening, o comunque fatta ad un'età al di sotto dei quarantacinque anni. Ovvero se sia utile, ma soprattutto se faccia bene o male. Non può essere la donna a decidere da sé se farsi o non farsi una mammografia, che può comunque essere comunque un accertamento negativo.
UNICE ha dimostrato di ottenere una riduzione della mortalità specifica per cancro della mammella. Nella fascia di età dai cinquanta ai sessanta è maggiore l'evidenza di efficacia. La Regione Valle d'Aosta dal '98 ha organizzato un sistema gratuito, e nello specifico lo screening del tumore della mammella offre una tutela completa alla popolazione a rischio nella fascia di età dai cinquanta ai sessantanove anni, dove maggiore è l'efficacia. É inoltre prevista, ed è già attuata, l'adesione volontaria per la fascia dai quarantacinque ai quarantanove anni. Adesso, quindi, il nostro screening copre dai quarantacinque ai sessantanove anni. Sui settanta anni in poi, è vero, non c'è, ma le indicazioni sono state solo nelle donne a rischio. Nell'ambito del programma di screening si realizza una totale presa in carico della donna, invito per le donne sintomatiche, gestione degli appuntamenti, approfondimenti diagnostici. Nell'ambito del programma di screening, anche i tempi di realizzazione delle prestazioni sono oggetto di monitoraggio.
Nella realtà regionale, oltre alla mammografia, unico test di primo livello previsto, è offerta in modo selettivo l'ecografia a completamento della mammografia alle donne che presentino seno denso alla mammografia e per questo di analisi più difficile. Il progetto di screening mammografico curato dai radiologi, dopo un periodo di difficoltà, come del resto già affermato lo scorso anno in occasione delle risposte date da precedenti interpellanze, dovute a una indagine condotta dalla Magistratura sulle prestazioni, ora ha interamente recuperato il ritardo. Le do poi questo documento per cui possiamo verificare insieme. Se questi dati non fossero veri vorrebbe dire che i nostri tecnici ci contano le bugie. Mi scrivono che ora abbiamo interamente recuperato il ritardo. Si riepilogano i diversi dati di attività, per la senologia clinica, mammografia, e si individuano le seguenti tipologie: accessi non urgenti, e in questo è vero, chi è al di fuori dello screening, soprattutto se è al disotto dei quarantacinque anni, bisogna precisare che nell'ambito delle attese sono comprese richieste incalzanti di alcune pazienti che nonostante gli esiti delle prime visite specialistiche che non indicavano una mammografia, non abbiano evidenziato alcuna urgenza della prestazione di cui al punto tre, ma che per la loro tranquillità psicologica desiderano sostenere l'esame. Per queste donne, che non rientrano nello screening, e che probabilmente non devono fare la mammografia, per le quali la mammografia probabilmente farebbe male, anche se qualcuno gliel'ha consigliata ed è questo il problema che noi dobbiamo smascherare, hanno un'attesa di centodieci giorni e certo se le fanno a pagamento gliele fanno subito, invece di non farlo. E questo è vero.
Per i controlli successivi a un primo accesso, gli esami senologici sono usualmente programmati a dodici ovvero diciotto mesi. Cioè una donna che si è presentata alla visita, e ho controllato personalmente in questi giorni, quando le viene detto: va bene, facciamo un controllo a dodici e le viene prenotato tutto a diciotto mesi, non si può presentare questo fatto come un'attesa di prestazione perché è una prestazione programmata di chi era stato controllato prima. Per quanto riguarda l'esame urgente, a queste signore consiglierei soprattutto questo: in presenza di una sintomatologia le pazienti vengono gestite direttamente dai dirigenti della struttura di chirurgia toracica entro sette giorni, con una visita senologica e l'eventuale approfondimento diagnostico, se indicato, viene eseguito con accesso prioritario in radiologia. A tutte le donne valdostane che non rientrano in questo screening molto preciso, che ricordo si basa su presupposti scientifici, è possibile un esame urgente, con una richiesta di visita senologica urgente, affinché vengano visitate gratuitamente dallo specialista. Quali conseguenze comporta tale disservizio e, considerato quanto dichiarato in premessa, non si può affermare che a oggi - sto leggendo quanto mi scrivono i tecnici - si possa parlare di disservizio di tempi biblici e nemmeno che un'attesa più lunga possa danneggiare la salute delle donne. Si ribadisce che le urgenze sono sempre e comunque garantite e inoltre le forme tumorali non si sviluppano da un giorno all'altro.
Quali sono gli intendimenti futuri? Si ribadisce nuovamente che è ferma intenzione del sistema sanitario continuare a mantenere questo livello di eccellenza, riconosciuto negli anni sia dai pazienti, che dalla comunità scientifica nazionale, proseguendo nel progetto di screening e garantendo alti livelli di qualità. A parole dico che mi fa piacere che lei confronti questi dati e sarebbe veramente per me un'occasione di crescita potermi confrontare con queste donne e con lei per vedere quale è stato il percorso. Perché i dati che ho, questi dati, li possiamo confrontare, possiamo sicuramente chiamare in Commissione il direttore sanitario che ha scritto queste cose. Sui problemi del cancro in Valle d'Aosta, i dati li avete visti sui giornali recentemente e sono tra quelli che ci hanno permesso l'alto risultato ottenuto. Abbiamo il 61 per cento di sopravvivenza a dieci anni in terzo stadio; abbiamo delle liste d'attesa, di cui lei mi parlava di due mesi, e questo disservizio mi sembra strano. Ho parlato l'altro giorno con l'Assessore del Piemonte, loro sono sempre nell'ottica di scambio di pazienti e di aiuto e di sostegno che la nostra realtà può dare, e loro parlano di quattro mesi di attesa per un cancro della mammella diagnosticato. Da noi praticamente non c'è lista d'attesa.
Una volta che ha fatto l'ago aspirato viene messo in lista e nel giro di un mese eventualmente trattato. Le dico ancora, ma sempre convinto della sua buona fede, ho telefonato ancora ieri al direttore di Viola che ha sempre seguito la cosa e con cui abbiamo messo in piedi questo osservatorio. La presidente di Viola mi ha detto che c'è ancora qualche caso di difficoltà sull'ecografia, ma la maggior parte dei disguidi sono rientrati. Le confermo proprio che su questo sono disponibile proprio a verificare i dati per vedere se qualche cosa che mi hanno riferito non è emersa. Ma i dati che ho e di cui rispondo sono questi. Grazie.
Presidente - Grazie Assessore. La parola alla collega Morelli.
Morelli (ALPE) - Merci Président.
Assessore, prendiamo atto della sua risposta, prendiamo atto che lo screening mammario è ripreso normalmente, che non è stato ultimato il nuovo programma, come ci aveva anticipato l'anno scorso, che avrebbe dovuto essere ultimato per giugno 2014. Vorrei solo ricordarle che, lo si può leggere su questo opuscolo che è stato distribuito anche in Consiglio regionale, e che viene diffuso nelle biblioteche, nelle farmacie nel mese della prevenzione, che il tumore al seno resta il big killer per le donne e si presenta sempre più spesso in età giovanile. É scritto qui sopra. La malattia si manifesta nel 30 per cento dei casi, prima dei cinquanta anni, al di fuori dell'età media coperta dalle campagne di screening. L'aumento dell'incidenza è stato pari a circa il 14 per cento negli ultimi sei anni, ma per le donne tra i venticinque e i quarantaquattro anni l'incremento è stato del 29 per cento circa. Ecco, lei capisce qual è la gravità del problema. Lo so che non si può fare la mammografia a tutte, ma là dove c'è una regolare richiesta del medico curante, e presumo che non sia uno qualsiasi che ha consigliato la signora, che è uscita sui social...molto bene, molto bene, non credo che debba essere il paziente a decidere qual è il tipo di controllo che va fatto. Tra l'altro, dati del sito dell'USL, ancora oggi per un primo accesso mammografico ci sono centotrenta giorni di lista di attesa, fuori dallo screening certo. Ma, dico, fuori dallo screening, c'è una fascia di età di donne che va dai venti ai cinquanta anni, dove l'incremento è stato del 29 per cento, e quindi è un problema.
Mi pare che ci siano ancora liste d'attesa di centotrenta giorni, quando nella nostra delibera regionale si parla di sessanta giorni, no, perché rientra nella categoria differibile riferita ai primi accessi che devono essere erogati in tempi massimi non superiori ai trenta giorni per le prime visite e sessanta giorni per i primi accertamenti diagnostici strumentali, e mi lasci dire, Assessore, che non siamo proprio nella situazione ideale.
Prendo atto del fatto che sono stati fatti dei miglioramenti, che lo screening mammario ha ripreso a funzionare normalmente, ma credo che una patologia che viene definita big killer, non lo so, non mi pare che le preoccupazioni di tutte queste donne, che si sono sentite di scrivere, di esternare le loro preoccupazioni e le loro critiche sui social network siano da minimizzare. Mi sembra che al contrario sia da prendere molto sul serio e si debba procedere nella direzione in cui lei sta procedendo, ma mi lasci dire che c'è ancora molto da fare.
Presidente - Grazie collega. Punto 21 all'ordine del giorno.