Oggetto del Consiglio n. 710 del 25 settembre 2014 - Resoconto
OGGETTO N. 710/XIV - Interpellanza: "Situazione degli operatori di sostegno collocati in posizione utile nella nuova graduatoria 2013".
Président - La parole au Conseiller Donzel.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Cari colleghi, la questione in specie, che riguarda il sistema di assunzione degli operatori di sostegno presso la Società di Servizi S.p.A. della Valle d'Aosta, è una questione molto complessa e che si intreccia alle altre che abbiamo discusso anche ieri, che riguardano la questione del lavoro. Naturalmente, non è un tema su cui si possa fare delle improvvisazioni o della facile demagogia, perché il tema è fra i più dibattuti anche in questi anni a livello nazionale, e proprio in questi giorni si parla di job act, si parla di soluzioni al problema della precarietà nel mondo della scuola e quant'altro. È per questo che, al di là degli slogan che vengono usati, "fine della precarietà", "regole uguali per tutti", queste promesse che naturalmente la politica fa e, io immagino, abbiano un effetto fortissimo sulle nuove generazioni, su quelle che sono tagliate completamente fuori dal mondo del lavoro. Abbiamo visto ieri una protesta addirittura nell'aula del Consiglio regionale, sempre sulle questioni del lavoro che direttamente o indirettamente alludono alle regole del reclutamento e anche al mantenimento della propria attività.
È per questo che è bene ricordare che la Società di Servizi nasce con uno slogan che non ho coniato io, ma che ha coniato il Presidente della Regione: era la Società salva precari. È chiaro che questo termine fu usato e servì anche, in qualche modo, a convincere molti lavoratori ad accettare un nuovo iter che si rendeva necessario, per regole anche nazionali che andavano tutte nell'indirizzo che bisognava far sparire la precarietà, perché bisognava, a parole, garantire tutti, dare a tutti il diritto fondamentale di un cittadino di una società democratica, che è il diritto al lavoro, perché se non c'è il diritto al lavoro, se non c'è un posto di lavoro, non c'è la piena cittadinanza, cioè un cittadino non può esercitare le libertà democratiche se non lavora.
Ecco, quindi, l'attenzione a queste problematiche del lavoro e al caso in specie, che riguarda alcuni operatori di sostegno. Qualcuno dirà: ma quanti sono, di quante persone ti stai occupando, stai coltivando un gruppo di elettori? Sono dieci, forse quindici che sono in questa condizione? No, non sono dieci o quindici persone! Qui è in gioco il futuro del precariato valdostano nel sistema pubblico, anche attraverso queste forme di assunzione tramite la Società di Servizi. Vittime consapevoli o inconsapevoli dell'applicazione burocratica delle norme che piovono dall'alto, non ci si accorge di quali sistemi la politica sta mettendo in campo, quindi in qualche modo bisogna provare a capire che cosa accade.
A un certo punto, dopo anni di enormi promesse di stabilizzazione, il mondo degli operatori di sostegno è stato sottoposto a un trattamento di discriminazione che non ha eguali. Ogni due anni una prova concorsuale per essere riconfermati nel lavoro, gente che magari aveva già dieci anni di servizio veniva messa in concorrenza con un nuovo arrivato: una storia infinita di passaggi di responsabilità tra l'Assessorato alla Sanità, l'Assessorato all'Istruzione e quant'altro, che però, vista dal punto di vista degli alunni che hanno usufruito di questo servizio, cioè di quelli che sono diversamente abili, di quei ragazzi che hanno qualche svantaggio a scuola, è stata comunque in grado di offrire loro un servizio molto importante. Questi ragazzi hanno avuto un affiancamento che è stato prezioso per loro, ma quello che è importante è che i cittadini, gli insegnanti e le famiglie capiscano che è stato prezioso anche per gli altri ragazzi! Solo se noi creiamo le condizioni per un inserimento vero e pieno del ragazzo diversamente abile in classe c'è la vera accoglienza! Se no poi vengono fuori quei comportamenti... Va beh, oggi non sono in vena di fare battute. Ieri ho sentito parlare di immigrati e mi si è accapponata la pelle, e poi questi discorsi li ho visti fare anche con i diversamente abili. Quando vengono meno le risorse, non si rispetta più l'essere umano e si diventa molto cattivi, si va a vedere chi ha la malattia o la non malattia... ci si preoccupa di stare seduti vicino a chi viene da lontano... Io non condivido queste cose, che però sono state dette in quest'aula e mi hanno messo i brividi. Spero che non siano condivise dalla maggior parte di quelli che siedono in quest'aula!
Ma per quanto riguarda la questione, lo sforzo enorme che è stato fatto, è stato garantito grazie a questi operatori di sostegno che si sono formati una professionalità e che hanno affiancato gli insegnanti di sostegno, i quali per loro natura hanno molte meno ore a disposizione; e noi sappiamo che, nonostante gli sforzi straordinari dell'Amministrazione regionale in questo campo, che sono andati molto al di là delle norme nazionali, non riescono comunque a far fronte alle esigenze dell'utenza. Qui si intreccia un meccanismo molto complesso tra educazione, assistenza, qualità della nostra scuola e qualità anche di come noi facciamo crescere in uno spirito di solidarietà i nostri figli, i nostri alunni: se li facciamo crescere in una scuola che integra, che accoglie, che dà a tutti pari dignità, oppure se li facciamo crescere nel sistema dell'egoismo, del "chi è forte va avanti", del "chi è debole rimanga indietro e faccia la sua strada". Qui, noi del Partito Democratico, umilmente cerchiamo di rappresentare l'idea solidaristica che sempre ha dato forza alla nostra regione.
Arrivo al caso che si sta verificando: dopo anni di promesse, si fa uno sforzo e si riesce finalmente a stabilizzare settanta operatori di sostegno. È importante però ricordare che sono stati stabilizzati con il peggiore dei contratti possibili in questo mondo, cioè il part time verticale, che non auguro a nessuno di dover sperimentare: si è assunti a tempo indeterminato per tutto l'anno, ma per tre mesi all'anno non si è pagati! È una forma innovativa, una di quelle tante regole che vengono introdotte per mascherare in qualche modo le dure realtà che invece vive il mondo del lavoro. Un'altra parte di quelli che hanno superato la prova, continua ad essere assunta, ovviamente, con il sistema del tempo determinato, quindi con la cessazione del contratto a fine anno scolastico. Ma qui la sorpresa per chi aveva la condanna del precariato a vita è che finalmente questa condanna ha una fine! Termina, non sei più precario a vita, perché non puoi essere precario! Ti dico che la tua precarietà dura trecentosessanta giorni! Un numero preciso, una data inequivocabile! Perché la precarietà non è che te la puoi portare dietro, come hanno fatto molti miei colleghi sfortunati nel mondo dell'istruzione, per vent'anni, trent'anni! Trent'anni precario: una cosa incredibile. Trecentosessanta giorni e poi finisce! Quando arriva la data del trecento sessantesimo giorno ti dicono che è finita! Non sei più precario e che cosa succede? Te ne vai a casa! Te ne vai a casa lasciando lì l'alunno che hai seguito durante tutto l'anno, te ne vai a casa abbandonando un progetto educativo, anche se non è finito l'anno scolastico. Ma che importa: tu non puoi essere precario a vita, il tuo trecento sessantesimo giorno è scaduto e quindi la norma, la norma fatta chissà dove, nell'etere, nello spazio da chissà quale demiurgo, da chissà quale scienziato ti dice che non sei più precario. E che cosa accade? Sei licenziato a vita! La parola "licenziato" la voglio usare, perché ho anche ricevuto delle telefonate dal sindacato: no, non dire licenziato, è una cessazione del contratto. Ma quale cessazione del contratto! Questo è un licenziamento, fatto senza dire a questa persona: un altr'anno magari puoi ripartire. Eh no! Tu non puoi più ripartire. Ripartirà quello dietro di te e comincerà il calvario dei trecentosessanta giorni. Finiti i trecentosessanta giorni, non sei più precario, sei licenziato a vita nel lavoro che tu hai imparato!
Queste persone devono avere una risposta oggi, devono averla le famiglie, deve averla il sistema educativo valdostano, perché la finzione e l'incapacità di gestire la realtà con norme burocratiche che cadono dall'alto ha superato... mi sembra di vivere veramente in una dimensione kafkiana, in un teatro dell'assurdo! Questa non è più...! Questo modo di vivere e di essere, di dire: non ci sono più i precari, non esiste più nulla e poi regolarmente incappiamo in norme che sono di una assurdità, di una violenza, di una barbarie inaudita! Scusate se ho sforato.
Presidente - Grazie Consigliere Donzel. La parola all'Assessore Rini.
Rini (UV) - Merci Monsieur le Président.
Avant tout, naturellement je partage avec vous, collègue, toute votre prémisse et surtout votre vision du modèle scolaire solidaire, que vous avez très bien exposé.
Pour entrer dans le mérite de la question très délicate, que vous nous avez soumise à cette salle, vous avez rappelé et je le rappelle moi aussi que la durée maximale du contrat de travail à durée déterminée est de trente-six mois, au terme du décret législatif national n° 34 du 2014. La Société de Services se borne à appliquer la loi de l'État, c'est vrai: ça c'est le vrai problème. Des quatre-vingt-dix personnels de soutien employés par la Société de Services Vallée d'Aoste S.p.A., quatorze sont titulaires d'un contrat de trente-six mois, qui arrivera à échéance en avril prochain, conformément à la loi, à cette disposition nationale du Gouvernement Renzi. Nous sommes, collègue, parfaitement conscients du problème et du caractère délicat de ce dernier, c'est pourquoi nous allons vérifier avec les responsables: nous sommes déjà en train de le faire et on est en train de vérifier s'il y a des possibilités de trouver une solution au niveau régional, qui puisse aller de notre part plutôt que celle des prévisions de la loi nationale.
Ce n'est pas facile, c'est un parcours qu'on est en train de vérifier, parce qu'on doit quand même se conformer maintenant à cette loi. Mais on est en train de faire un raisonnement avec les dirigeants et les responsables de la Société de Services. On cherchera, naturellement, tous ensembles - on viendra informer sur ça - à aboutir à une solution qui puisse donner une réponse, avant tout aux enfants qui sont suivis par ces personnes. Vous avez bien rappelé que le problème principal c'est vraiment pour ces enfants, de changer même des personnes qui les suivent avec de la professionnalité pendant le cours de l'année scolaire.
Naturellement, tout en disant ça, c'est sûr que la continuité du service sera assurée, comme le prévoit le contrat signé par l'Administration régionale et ladite Société.
Presidente - La parola al collega Donzel.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Ringrazio l'Assessore per aver condiviso l'approccio globale al problema e per avermi gentilmente ed educatamente corretto. Io ho detto trecentosessanta giorni, lei ha giustamente corretto: l'enfasi, la delicatezza della questione mi ha portato a parlare di trecentosessanta giorni e non di trentasei mesi, come lei correttamente ha ravvisato. Ho apprezzato che lei abbia colto la sostanza del discorso e il senso di quello che volevo rappresentare.
Mi fa piacere che lei e, spero, la Commissione competente - guardo i colleghi - si facciano carico di questo problema con una certa urgenza e io direi che dobbiamo assolutamente affrontarlo prima di Natale - non dico nei famosi dieci o quindici giorni - perché è un problema che si estenderà a macchia d'olio a tutti gli altri precari della scuola in servizio. Dobbiamo per forza trovare una soluzione che non crei questa situazione dell'assurdo del mondo del lavoro. In questo caso non è una cosa che abbiamo creato qui, eccetera, però è anche vero che non possiamo vivere con l'atteggiamento di quelli che dicono: eh! il fatalismo, questa norma ci cade dall'Europa, quest'altra norma ci cade da...! Queste norme cadono dall'alto, ma noi dobbiamo reinterpretarle a livello territoriale, per evitare queste situazioni veramente assurde. Va chiarito come sia possibile che un lavoratore, che ha lavorato per trentasei mesi, non sappia quando sarà di nuovo data a lui la possibilità di fare il lavoro che sa fare. È questo che è assurdo! Perché uno dice: va beh, quest'anno mi finisce il contratto, ma un altr'anno ricomincio. Il danno in quel caso è agli alunni e alle famiglie e bisogna cercare di correggerlo, ma il problema è molto più complesso: che cosa succede negli anni a venire? Questa non è la fine del precariato, questo veramente è di nuovo l'inizio di un licenziamento di massa, diffuso qua e là dappertutto. Noi dobbiamo veramente impegnare le nostre strutture e in particolare la V Commissione, perché non ci sia semplicemente questo atteggiamento fatalistico.
Io faccio notare un piccolo dettaglio sul caso in specie. In questi anni, il costo per l'Amministrazione è sempre stato molto fluttuante e legato purtroppo alla crescita di alunni diversamente abili. Allora è importante che si faccia un ragionamento di costo, che è un po' quello che cerca di fare, anche se in modo purtroppo un po' abborracciato, il Governo nazionale: in un sistema di servizi la cosiddetta fine del precariato è data dall'assunzione di un numero tale di persone che dia risposta al servizio, senza che questo comporti oneri aggiuntivi. Su questa strada di lavoro se ne può fare, perché - tanto per parlarci chiaro - i quindici precari costano di più di quelli assunti a tempo indeterminato, perché il contratto a part time verticale globalmente, non avendo il carico della disoccupazione, è molto meno oneroso per l'Amministrazione pubblica. Quindi da questo punto di vista bisognerà che ci sia una riflessione complessiva, perché altrimenti negli anni a venire noi bruciamo di nuovo, con una nuova regola non fatta qui ma che ci è capitata tra i piedi, una generazione, perché adesso saranno quattordici e poi negli anni a venire quindici, sedici, venti per gli operatori di sostegno, ma poi la stessa cosa succederà per gli operatori di mostre e castelli! Cosa facciamo di queste persone? La politica deve interrogarsi su queste cose! Non è così automatico, ma questo è un problema che va affrontato, Presidente! Perché poi ci cade addosso...
(voce fuori microfono)
...non è proprio diverso, perché possiamo slittare sui contratti quanto vogliamo, perché da una parte non ci sono i bambini, eccetera, ma poi alla fine i trentasei mesi arrivano e a queste persone gli dobbiamo dare il via libera. Questo è un licenziamento inaccettabile.
Presidente - Grazie collega. Punto 34 all'ordine del giorno.