Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 576 del 26 giugno 2014 - Resoconto

OGGETTO N. 576/XIV - Disegno di legge: "Modificazioni alle leggi regionali 27 maggio 1994, n. 18 (Deleghe ai Comuni della Valle d'Aosta di funzioni amministrative in materia di tutela del paesaggio), 6 aprile 1998, n. 11 (Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d'Aosta), e 8 settembre 1999, n. 27 (Disciplina dell'organizzazione del servizio idrico integrato). Proroga straordinaria dei termini di inizio e di ultimazione dei lavori dei titoli abilitativi edilizi".

Presidente - Chiede la parola il relatore Borrello, ne ha facoltà.

Borrello (SA) - Grazie Presidente.

Prima di leggere il testo che avete già avuto modo di ricevere nella giornata di ieri, faccio una precisazione in merito alla relazione che abbiamo prodotto in maniera congiunta con il collega Follien, il quale è il relatore per la V Commissione, perché questo disegno di legge ha seguito un iter particolare con una seduta congiunta in III e V Commissione: farò io la relazione per tutti e mi appresto a leggerla.

Il disegno di legge che ci apprestiamo a discutere si compone di tre capi inerenti tre differenti leggi regionali relative a tutela del paesaggio, servizio idrico integrato e attività edilizia. Il capo uno contiene disposizioni finalizzate ad introdurre modificazioni alla legge regionale 18 del '94, (Deleghe ai Comuni della Valle d'Aosta di funzioni amministrative in materia di tutela del paesaggio), destinate a recepire gli esiti della sentenza della Corte costituzionale n. 238 del 2013, relativa a disposizioni della legge regionale 27 del 2012, recante le modificazioni alla legge regionale 18 del 1994, e al contempo ad effettuare alcune modifiche resesi opportune in sede di prima applicazione delle novità introdotte dalla stessa legge regionale.

Le disposizioni correggono la legge regionale, così come modificato dalla legge regionale 27 del 2012, ritenute illegittime dalla Corte costituzionale, i cui effetti stanno creando notevoli problemi interpretativi sul territorio nell'applicazione delle normative in materia di attività edilizia da parte degli uffici tecnici comunali e dei professionisti interessati, soprattutto nelle pratiche di ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo.

Il capo due modifica l'articolo 5 della legge regionale 27 del 1999, (Disciplina dell'organizzazione del servizio idrico integrato). Tali modificazioni si rendono necessarie per meglio definire le competenze in capo alla Regione, anche alla luce della recente deliberazione del 27 dicembre del 2013, (Approvazione del metodo tariffario idrico e disposizioni di completamento), emessa dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico. Viene contestualmente chiarito che il calcolo tariffario avviene sulla base dei principi indicati nelle norme europee e statali.

Le disposizioni si configurano come necessarie poiché i regimi di proroga dell'attuale sistema di determinazione delle tariffe scadrà il 31 dicembre prossimo venturo ed è necessario per gli uffici competenti della Regione e del Bacino imbrifero montano della Valle d'Aosta disporre del quadro normativo di riferimento aggiornato per procedere con l'individuazione del nuovo sistema tariffario, soprattutto nel ribadire la competenza statutaria della Regione. Infatti, mentre nella deliberazione dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il servizio idrico n. 585 del 2012, si ribadiva "che, con riferimento alle gestioni presenti nelle Province autonome di Trento e Bolzano e nella Regione autonoma Valle d'Aosta, continuino a trovare applicazione per il periodo transitorio le metodologie tariffarie attualmente in vigore". La recente deliberazione della medesima autorità, quella che ho già citato, del dicembre 2013, modifica dicendo che nell'approvare il metodo tariffario nazionale ha invece ritenuto che il metodo si applichi a tutti i soggetti gestori, con la sola eccezione delle Province autonome di Trento e Bolzano e non anche della Regione Autonoma Valle d'Aosta, alla quale pertanto detta deliberazione troverebbe applicazione. La norma contenuta nel disegno di legge n. 20 ribadisce pertanto la competenza della Regione in materia.

Il capo tre dello stesso disegno di legge introduce disposizioni straordinarie in materia di efficacia temporale dei titoli abilitativi edilizi, accogliendo le novità introdotte dal legislatore statale con l'articolo 30, comma 3, del decreto legge 69 del 2013, (Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia), convertito successivamente in legge, la n. 98 del 2013, al fine di sostenere in una fase congiunturale particolarmente critica i settori edilizi e i singoli cittadini, consentendo la realizzazione di opere assentite ed ancora assentibili oltre i termini ordinari di validità del titolo abilitativo, senza dover ricorrere alla reiterazione del versamento.

Le disposizioni recepiscono le norme statali che consentono la proroga dei titoli abilitativi in un contesto economico e sociale di crisi che ha comportato l'eliminazione delle capacità di spesa di imprese e di cittadini e, di riflesso, il rallentamento dell'attività edilizia privata, allungando i tempi di realizzazione delle opere. Occorre infatti ricordare che per il rinnovo del permesso di costruire attualmente comporta nuovi oneri in termini di contributo di costruzione.

Occorre infine ricordare che è stato presentato in sede di Commissione consiliare un emendamento tendente a chiarire che rientrano nell'ambito dell'applicazione della SCIA gli interventi edilizi che comportano l'abbattimento di tramezze interne e che, per effetto dello stesso, un lievissimo incremento di superficie interna utile non è da assoggettare al permesso di costruire.

Bisogna, poi, fare un'ulteriore comunicazione: all'interno della Commissione c'è stato un dibattito rispetto a dei quesiti posti all'interno della Commissione stessa. Avevamo chiesto all'Assessore competente di poter approfondire le possibilità di intervenire, all'interno del disegno di legge, al riguardo del capo due, rispetto alla disciplina dell'organizzazione del servizio idrico integrato. A seguito di questo intendimento e a questa richiesta prodotta dalla Commissione all'Assessore competente, verrà presentato (è già stato iscritto) un emendamento che va a modificare la ripartizione dei costi per quanto riguarda il disegno di legge. Grazie.

Presidente - Ricordo ai colleghi che siamo in discussione generale. Qualcuno intende prendere la parola? La parola al collega Nogara.

Nogara (UVP) - Merci Président.

Io vorrei ribadire l'intervento che ho fatto in occasione della Commissione consiliare, sulla legge 27/2012. In quella occasione in Commissione, in presenza dell'Assessore e del dirigente Salussoglia che ci hanno esposto i motivi del perché questa legge 27/2012 è stata modificata in base alla sentenza e in base anche a un'interpretazione del codice dei beni culturali. Proprio per questo, perché in base a un'interpretazione del codice dei beni culturali, al contrario della discussione che abbiamo fatto per il BIM e per le tariffe che sono molto urgenti, a mio parere non è così urgente andare avanti e accettare subito quanto c'è stato imposto dallo Stato. Secondo me, secondo noi, dovremmo fare una riflessione: spesso si parla della nostra autonomia (noi in questo campo abbiamo la potestà legislativa primaria) e ci riempiamo spesso la bocca dell'autonomia, però tutte le volte che lo Stato ci pone un problema o ci pone un paletto noi ci blocchiamo subito e cambiamo immediatamente tutto. Io non credo che i nostri dirigenti che hanno scritto la legge 27 del 2012 non si siano prima informati sia con l'ufficio legale, sia nei vari uffici in cui si dovevano informare. È stata fatta questa legge e io non vedo perché non dobbiamo difenderla, non dobbiamo difenderla fino in fondo! Non vedo perché dobbiamo immediatamente modificarla per quanto ci chiede lo Stato.

Perché vi dico questo? Questi problemi sono venuti fuori col Governo Monti. Io vi leggo solo due dichiarazioni. Una dichiarazione di Renzi che su La Stampa del 17 giugno scrive questo: "Sono stato Sindaco anch'io - aveva scritto Renzi ai Sindaci italiani - e come voi ricordo la polemica. Quanti cantieri abbiamo bloccato per la mancanza di un parere, per un diniego incomprensibile di una Sovraintendenza, per le lungaggini procedurali." Allora io dico: non è che bovinamente dobbiamo rimandare tutto indietro come abbiamo scritto. Secondo me, bisogna fare un'azione sì amministrativa per rimandare indietro quello che abbiamo già scritto, ma anche un'azione politica! Io penso che i nostri Parlamentari a Roma debbano confrontarsi con Renzi, che non fa altro che dire che questa burocrazia ormai dev'essere tagliata e che bisogna darsi da fare per togliere tutta questa burocrazia. Io penso che mettendo assieme le due azioni, sia quella amministrativa che quella politica, a qualcosa si possa arrivare! E poi vi cito quello che dice anche Il Sole 24 Ore. È il Sottosegretario Borletti Buitoni, che dice: "Aiutare la cultura: cosa vuol dire aiutare la cultura? La salvaguardia del territorio, passando per la semplificazione delle autorizzazioni paesaggistiche".

Io penso che politicamente, con due affermazioni del genere di un Sottosegretario e del Presidente Renzi, io penso che politicamente un discorso si possa fare! Possiamo sfruttare forse l'azione politica dei nostri Parlamentari per arrivare a un qualcosa? E poi, come in Commissione il dirigente Salussoglia ci ha spiegato, è un'interpretazione che viene data su queste autorizzazioni; io penso che un'interpretazione, se ben correlata con l'amministrativo e il politico, possa cambiare. È per questo motivo che dico che secondo me non si deve cambiare un bel niente di quello che abbiamo scritto, ma proprio per ribadire la nostra autonomia noi dobbiamo ribadire quello che abbiamo fatto nel 2012. Grazie.

Presidente - Grazie collega Nogara. Altri Consiglieri che intendono prendere la parola? Siamo sempre in discussione generale. La parola al collega Roscio.

Roscio (ALPE) - Grazie Presidente.

Porto un piccolo contributo anch'io a questo disegno di legge, visto che l'abbiamo seguito in Commissione. Devo dire che è stato un percorso interessante, soprattutto per via dell'audizione dei dirigenti degli Assessorati che ci hanno illustrato anche tecnicamente la logica che sta dietro questo disegno di legge, che complessivamente è condivisibile, nel senso che l'idea che sta dietro è da un lato la semplificazione e dall'altro di rispondere alle esigenze dei cittadini.

Mi ricollego a quello che ha detto il collega Nogara: effettivamente si pone un certo problema, che ovviamente gli uffici non possono risolvere dal punto di vista tecnico, nel senso che il problema è che il Governo attuale propaganda la semplificazione, però di fatto purtroppo non ha ancora agito in questo senso. Allora, è opportuno che noi rivendichiamo la nostra supremazia come legislatori oppure dobbiamo limitarci a degli aspetti tecnici e a ratificare alcune cose? È anche vero che, leggendo nel dettaglio gli articoli, quelle che vengono introdotte sono modifiche non sostanziali, nel senso che sono aspetti marginali, su cui mi chiedo se valga la pena di fare una forte battaglia politica o se non debba prevalere la ragionevolezza e, quindi, arrivare a un compromesso per andare avanti, e questa mi sembrava fosse la posizione degli uffici. Tra l'altro, ricordo che a suo tempo la legge 27/2012 aveva avuto un voto unanime, quindi era frutto di una posizione condivisa delle forze del Consiglio regionale, il che potrebbe far propendere per dare ancora di più una forza politica di riproposta di questa legge.

L'unica perplessità è questa: siccome la legge introduce una sorta di semplificazione, non solo dando la delega ai Comuni su certe scelte, ma addirittura eliminando ogni sorta di autorizzazione per certe cose, rimane una piccola perplessità, che è quella che la deregulation, se vogliamo chiamarla così, presuppone da parte dei cittadini una grande civiltà. Perché l'alternativa qual è? È che, in mancanza di autorizzazione e soprattutto di controlli, si passi dalla liberalizzazione alla giungla. Quindi, qui bisogna contemperare cosa sia la semplificazione e in capo a chi stia poi il controllo. Mi viene in mente un esempio banale: io non chiedo più l'autorizzazione per installare parabole o apparecchi elettronici e - alé! - diventa un pullulare che a un certo punto diventa un'esagerazione, in mancanza di qualunque forma di controllo.

Queste sono le uniche due perplessità che mi vengono in mente riguardo a questa legge. Un'ultima nota sul capo 2 riguarda la tariffazione relativa al servizio idrico e alle fognature. Qui mi sembra che la ratio sia quella di ribadire la priorità della Regione sul servizio idrico, nel rispetto anche di quel referendum 2011 che ribadiva l'idea che l'acqua è un bene comune, quindi da garantire il più possibile. Mi sembra che l'articolo 4 e il comma 2 dell'articolo 1 diano alcune garanzie, in quanto ci sono tre soggetti che controllerebbero: la Giunta, la Commissione consiliare e il CPEL. E su questo poi magari ritorneremo, perché c'è stata una discussione sugli emendamenti; magari diremo qualcosa negli emendamenti. Grazie.

Presidente - Grazie. Altri colleghi? Collega Borrello.

Borrello (SA) - Sì, grazie Presidente.

Visto che ho partecipato in qualità di Presidente della Commissione, bisogna riconoscere al collega Nogara che effettivamente la questione che lui ha posto sulla necessità di ribadire il contesto di competenze primarie all'interno della nostra Regione, per tutelare la nostra autonomia, era stata condivisa in maniera trasversale all'interno di tutta la Commissione e avevamo fatto anche dei distinguo, andando a specificare, così come aveva anche detto la collega Morelli, che la volontà politica espressa dal precedente Consiglio era chiara e netta, tant'è che era stata votata all'unanimità.

A questo punto, però, rientriamo all'interno del capo 1 del disegno di legge n. 20. C'è un discorso da fare: le sentenze si applicano e non si discutono. Parallelamente a questo, visto che c'è una sentenza della Corte costituzionale, proprio per andare incontro ai cittadini e agli uffici tecnici che sono in difficoltà nell'interpretazione di questa norma che in questo momento è dicotomica, perché c'è un disegno di legge che dice una cosa e una sentenza costituzionale che ne dice un'altra, si va a modificare il disegno di legge. Questo non toglie la possibilità, politicamente, di andare a ribadire quella che è la volontà della Valle d'Aosta, la volontà politica già manifestata all'interno del disegno di legge n. 27 del 2012, che tanta condivisione aveva trovato.

Da un punto di vista più generale, proprio in virtù della diversificazione in capi del disegno di legge, all'interno di questa proposizione si nota come c'è un ragionamento di potere delle competenze primarie della Regione in merito al discorso del servizio idrico integrato e parallelamente un ragionamento legato alla semplificazione per quanto riguarda il rilascio dei permessi di costruire e parallelamente la possibilità di sgravare gli oneri di rinnovo di tale permesso. Per questo motivo che, nel rispetto di quella che era stata la discussione in III Commissione, ritenendo valevoli politicamente le considerazioni, io ho espresso quanto ho già espresso all'interno della Commissione, che bisogna votare questo disegno di legge per andare a sanare anche quelle problematiche legate all'applicazione di alcune sentenze che arrivano da organismi centrali.

Presidente - La parola al collega Laurent Viérin.

Viérin L. (UVP) - Merci Monsieur le Président.

Per riportare qualche elemento alla discussione, riguardo a un provvedimento che sia da un punto di vista personale che amministrativo mi aveva visto protagonista, nel senso che è una legge che avevamo presentato come Assessorato istruzione e cultura ad agosto del 2012, dopo un lavoro di condivisione con gli Enti locali, con gli uffici, con la Sovraintendenza e anche con ciò che era tutto il mondo degli ordini professionali (non dimentichiamoci), proprio per andare incontro alle esigenze di sburocratizzazione, di delega ai Comuni, cercando da un lato, come ricordava il collega Roscio, di non andare a rinunciare a certe prerogative in materia di tutela del paesaggio, che hanno fatto della Valle d'Aosta nel tempo un'eccellenza rispetto ad obbrobri che si possono vedere fuori dai nostri confini regionali, sia per quanto riguarda la compatibilità tra una legislazione regionale, la potestà primaria che è stata ricordata da tutti, una certa storia, una cultura alpina di popolo e di territorio, con quelle che però erano effettivamente le esigenze di non complicare tutti gli iter, i tempi, le procedure, tutto ciò che oggi rende difficoltoso lavorare e operare su territorio, sia per i professionisti, che soprattutto per il mondo delle imprese e per i privati cittadini.

Al di là dei contenuti che sono stati riportati nella modifica di legge a seguito della sentenza 238, che al suo interno ha degli aspetti interessanti per quanto riguarda il fatto di ribadire la competenza primaria della Regione in certe materie, ma che contesta in certi punti di aver ecceduto quella che è una nostra prerogativa. Qui non si discute tanto sulle eventuali modifiche che vengono recepite, ma dell'avere - secondo noi - rinunciato ad un principio, che è quello di riaffermare, anche a seguito di una sentenza, rispetto ad un Consiglio regionale di una legislatura che è cambiata qui in Valle, rispetto ad un Governo che è cambiato anche a livello nazionale, per dire: beh, forse si poteva osare di più e ribadire la validità di una legge che era stata votata all'unanimità; con un parere del CELVA, che tra l'altro aveva delegato una parte del consiglio di amministrazione a seguire, essendo persone che sono anche del settore. Era stata condivisa, era stata approvata all'unanimità: sentire da chi è espressione di una forza autonomista che le sentenze non si discutono, si applicano, mi ha fatto intervenire! Perché non è che qui siamo nel campo della giustizia penale o di altri ambiti; qui si parla di difendere le nostre prerogative statutarie, di fronte a una sentenza della Corte costituzionale che contesta l'esubero della nostra volontà di espressione della nostra autonomia. Quello che è stato detto e che qui si discute è semplicemente questo: il capire che c'è un'esigenza di intervenire in modo rapido, ma che probabilmente non sono stati riaffermati certi principi che potevano comunque essere ridiscussi, essendoci in questo momento una tendenza leggermente diversa. È stato citato il Presidente del Consiglio Renzi, ma ci sono certe iniziative che stanno andando proprio nell'ottica di sburocratizzare, di semplificare e di delegare ai Comuni certe funzioni. Quindi l'appunto, collega Borrello, è che quando ci si dichiara autonomisti, beh lo si è fino in fondo! L'autonomia è un principio che si esercita quotidianamente! Che uno sia un politico, che sia un funzionario, che sia un libero cittadino, se si crede nell'autonomia non è solo uno slogan da sbandierare nel momento in cui fa comodo o comunque perché fa parte di un certo disegno anche di consenso. L'autonomia si dimostra tutti i giorni! Ecco ciò che noi vogliamo dire. Un intero Consiglio regionale e gli uffici che avevano lavorato, non è che non avevano valutato le misure da mettere in campo. Semplicemente avevamo detto: bene, abbiamo competenza primaria, osiamo, cerchiamo di andare incontro alla gente. Questo faceva parte del disegno di sburocratizzazione e semplificazione legislativa che all'epoca come Governo ci eravamo dati e, in questa direzione, credo che il voto all'unanimità del Consiglio era stata un'azione condivisa da tutti.

Quello che dispiace è semplicemente che in modo frettoloso, probabilmente, si è voluto correggere, prendendo paro paro ciò che lo Stato aveva detto e dicendo: benissimo, si modifica. Ecco perché, avendo unito le due modifiche, è chiaro che ci sono esigenze che vanno anche nella direzione dell'altro provvedimento legislativo. La discussione che è scaturita e maturata in Commissione da parte dei colleghi, è ribadita oggi, era semplicemente una riflessione per dire: perché non riusciamo a vedere di rimettere in campo almeno certe parti che potevano essere utili alla comunità e invece altre recepirle parzialmente, perché effettivamente c'eravamo resi conto che...? Invece qui siamo a dire di essere tutti convinti che la modifica legislativa del 1° agosto 2012 votata all'unanimità era coerente e manifestava tra l'altro un principio di semplificazione e di delega ai Comuni e di indirizzo a favore della comunità, però la sentenza della Corte costituzionale dice certe cose e allora le applichiamo! Da un punto di vista normativo-legislativo, essendo autonomisti, non si agisce così, secondo noi. In questo caso si riafferma semplicemente un principio, chiaramente d'intesa con gli uffici per vedere se da un punto di vista normativo si possono utilizzare dei crismi diversi che vadano ad evitare certe remore che ci sono state addotte, per arrivare ad una soluzione che difende l'autonomia e le nostre prerogative.

Le prerogative, al di là delle disposizioni normative dello Statuto, dei codici, dei regolamenti, derivano dalla giurisprudenza! E ogni volta che si rinuncia... La scuola ce lo insegna, perché anche nell'ambito scolastico noi non abbiamo le competenze primarie, ma le abbiamo esercitate nel tempo in tutte le riforme scolastiche che sono arrivate. Non è che noi avevamo la competenza quando abbiamo fatto la legge 18, la famosa legge nazionale che poi qui è stata recepita attraverso la legge 18, così come nelle varie riforme, dalla Moratti ad altre riforme, non è che noi avevamo la competenza: l'abbiamo esercitata! E una volta esercitata si consolida e fa parte della autonomia valdostana, che negli anni è il bagaglio anche amministrativo che questa Regione ha come uno degli ultimi fiori all'occhiello, a causa della situazione che stiamo vivendo, e che noi oggi possiamo ancora vantare.

Per quanto ci riguarda, come Union Valdôtaine Progressiste, noi - anticipo la dichiarazione di voto - sicuramente ci asterremo su questo provvedimento, perché ne condividiamo i principi cardine che ci avevano ispirati già all'epoca, ma noi rifiutiamo la rinuncia della nostra difesa dell'autonomia, anche se su provvedimenti minori rispetto a grandi temi che, in questo momento, possono essere le riforme nel nostro paese che riguardano la nostra Regione, ma che sono la forma che diventa sostanza, anche e soprattutto in un momento dove l'autonomia è messa a repentaglio. Grazie.

Presidente - Grazie collega Viérin. Altri per la discussione generale? La parola alla collega Morelli.

Morelli (ALPE) - Merci Président.

Giusto per fornire un contributo al dibattito, dal momento che il nostro gruppo nella scorsa legislatura aveva partecipato attivamente alla stesura di quella legge, contribuendo attraverso emendamenti che erano stati in larga misura recepiti e che rispondevano alla nostra filosofia politica autonomista e federalista. Rapidamente vi leggo semplicemente un passaggio del collega Cerise, durante la discussione, che credo sia emblematico del nostro pensiero. "Quando si lavora nell'ottica della sburocratizzazione e della semplificazione reale e non solo come dichiarazione di intenti e che, come nel caso specifico, porterà a una accelerazione delle pratiche, e poi tutto si traduce in una economia di tempo e di denaro per i cittadini, in questi casi non può mancare il nostro apporto propositivo e costruttivo. In questo caso si va nell'ottica della filosofia federalista, che vuole che una funzione che può essere esercitata da un livello istituzionale più di prossimità, non dev'essere delegata allo scalino superiore. In questo caso la Regione che trasferisce ai Comuni funzioni amministrative in materia di tutela del paesaggio, secondo l'ottica che citavo prima, sarebbe forse più corretto dire che restituisce, ma è una interpretazione molto personale. Non possiamo che essere in linea con questa scelta, che condividiamo, anche perché crediamo che i Comuni siano ormai strutturati singolarmente o in forma associata per assolvere a queste funzioni con efficacia ed efficienza, competenza rafforzata anche da una conoscenza diretta del territorio, che secondo noi non è per niente marginale, quando si affrontano delle problematiche di carattere ambientale".

Ecco, questo continua ad essere il nostro pensiero e quindi anche per quanto riguarda il gruppo di Alpe noi ribadiamo quanto è già stato espresso anche dal collega Roscio, che il nostro è un giudizio di perplessità, nei confronti di due forze autonomiste che sono in maggioranza e che in questo caso si piegano su argomenti che possono sembrare marginali, ma quando si tratta di difendere, di salvaguardare dei principi, alla fine non c'è niente di marginale. Quindi anche per quanto riguarda noi, avremmo auspicato che ci fosse da parte del Consiglio regionale, da parte della Regione Valle d'Aosta una presa di posizione più forte e che meglio rappresenti quell'autonomia alla quale noi tutti facciamo riferimento.

Presidente - Grazie. Altri colleghi sempre in discussione generale? La parola all'Assessore Rini per la replica.

Rini (UV) - Merci Monsieur le Président.

Innanzitutto permettetemi di ringraziare tutti i colleghi della III e della V Commissione per il lavoro svolto, e ringrazio i relatori Borrello e Follien. Non torno ovviamente nel tecnicismo, che è stato riassunto in maniera puntuale dal collega Borrello. È chiaro, come del resto abbiamo avuto modo di sottolineare durante l'audizione in Commissione, che in questo caso è emerso quel paradosso che giustamente ricordava anche il collega Nogara: un Governo centrale che da una parte della sburocratizzazione fa un po' il suo baluardo e poi in realtà non adegua le normative per andare in questo senso. Infatti il riferimento normativo, come era già stato ricordato, è il codice dei beni culturali che in più parti è proprio espressione chiara della burocrazia. Di conseguenza ci troviamo di fronte a norme che, come è stato ricordato, vengono poi impugnate.

È vero, come ricordava il collega Nogara, che questa normativa è stata impugnata dal Governo precedente, però sono veri anche altri due elementi che, invece, non sono cambiati, a differenza della classe politica dirigente. Non è cambiato l'apparato ministeriale, i funzionari del Ministero, quelli che poi decidono fisicamente sulle normative che noi approviamo e che decidono su basi formali, su basi tecniche e purtroppo non su basi di buon senso, quelle che giustamente abbiamo esplicitato tutti noi anche oggi in quest'aula, e io condivido assolutamente il pensiero che è stato espresso dai colleghi. L'altro elemento che non è cambiato, che non è mutato, è la legge statale, quindi il codice dei beni culturali. Il collega Nogara diceva che è un'interpretazione del codice; in realtà non è una interpretazione del codice: è proprio la formula letterale inserita all'interno del codice che va a cozzare con l'articolato che quest'aula ha votato all'unanimità, condividendo tutti i principi. Lo ribadiamo forte e chiaro oggi e ancora una volta condivido quanto è stato detto dal collega Viérin Laurent, che dice che l'autonomia va esercitata in ogni occasione, tutti i giorni, in ogni azione. Credo che così sia stato fatto, allora in aula, votando all'unanimità e così abbiamo esercitato e ribadito la nostra potestà legislativa. Purtroppo già allora eravamo consapevoli che c'era questa difficoltà con il codice dei beni culturali. Giustamente, a parer mio, è stata fatta una forzatura; purtroppo oggi ci troviamo di fronte a questa sentenza e purtroppo ci troviamo a doverci adeguare, anche perché sono fatti molto marginali, come ricordava anche il collega Roscio.

Ancora una cosa. Giustamente durante l'audizione in Commissione i nostri dirigenti, che ringrazio per il puntuale lavoro di supporto tecnico, hanno anche loro condiviso tutti i principi con noi e sottolineato come non sia stata nemmeno capita la ratio che stava all'interno della norma: non è stata proprio compresa la ragione che stava alla base della norma. Però, il voler forzare la mano e andare avanti creerebbe in realtà un problema, una criticità proprio per i valdostani, per i nostri concittadini. Come giustamente ricordava il dirigente - riprendo pari pari anche dal verbale di quella audizione - si creerebbe un problema che già abbiamo sperimentato sulla nostra pelle: gli uffici tecnici e i Comuni, in una fase di impugnativa, si troverebbero a rimanere in un cosiddetto limbo (ha utilizzato questa parola, a parer mio corretta), quindi in un'incertezza legislativa, senza saper bene come fare, perché qualora poi lo Stato avesse accolto, annullando la norma, questa norma poteva avere effetto retroattivo e paradossalmente, per dei piccoli interventi, si andrebbe a creare un pregiudizio proprio per i valdostani.

Quindi, ancora una volta in questa sede ribadiamo la nostra volontà di esercizio della potestà legislativa e la volontà di ribadire i contenuti di quella norma; ci troviamo, però, costretti a portare queste piccole modifiche, proprio per le ragioni che ho appena esposto. Grazie.

Presidente - La parola al Presidente della Regione.

Rollandin (UV) - Sì, grazie.

Solo per fare una distinzione in questa discussione. Le materie che vengono qui affrontate, in particolare la tutela del paesaggio, è oggi uno degli argomenti a forte rischio di mantenimento delle prerogative a livello delle Regioni. È una di quelle materie che nella modifica del Titolo V passa interamente allo Stato - questo lo voglio sottolineare - come l'energia e come altre materie. Abbiamo parlato prima dell'esigenza di chiarirci sulle riforme: con la semplificazione prevista dal Titolo V, mentre prima sulla tutela del paesaggio la valorizzazione era comunque in capo alle Regioni e la parte della tutela era in capo allo Stato, adesso arriviamo alla situazione in cui tutto sarà in capo allo Stato. Queste erano le materie che erano in qualche modo a legislazione concorrente, cioè in parte lo Stato in parte le Regioni.

Perché dico questo? Perché in questa materia tale sentenza, in quanto sentenza - io adesso non entro nel merito - mi sembra che tocchi questo aspetto delicato, ma molto importante per il futuro. Qualcuno giustamente ha detto: il Presidente del Consiglio attuale si è espresso per la sburocratizzazione. Ma attenzione! Lo sburocratizzare è il dopo competenza: se io non ho la competenza non sburocratizzo niente! Qui non è che sburocratizziamo, qui passiamo a livello di competenze! Questo lo sottolineo, perché è l'aspetto ancora più delicato e che è alla base della sentenza.

Noi qui, se non ho capito male, pur con le dovute cautele, si è cercato con questo passaggio di attutire le conseguenze sull'utenza, dando una possibilità (momentaneamente, tenendo conto che comunque la sentenza c'è) di non lasciare indefinito, come è stato detto, un percorso che per gli interessati è sicuramente importante, perché sennò non riescono a chiudere alcune pratiche, come le abbiamo intese. Quindi lasciamo in predicato il fatto che si può lavorare, come i colleghi hanno ricordato, per vedere se ci sono margini per recuperare quella parte che oggi noi qui ci troviamo a (tra virgolette) accettare pro bono pacis, per non tener ferme tutta una serie di pratiche. Ma voglio sottolinearlo, condividendo anch'io il principio: non stiamo svendendo una competenza! Non stiamo svendendo una competenza, con questo passaggio. Lo dico chiaro, al di là del voto per questa... Giustamente la legge 18 aveva avuto un suo percorso ed era stata sicuramente molto ponderata e molto ben articolata. Oggi qui andiamo semplicemente a tener conto di una sentenza di cui non possiamo far finta di nulla. Questo è scontato: come per tutte le sentenze non possiamo, in qualche modo, che adeguare per la parte minima che possiamo, mantenendo quell'atteggiamento positivo di vedere se c'è, giustamente attraverso un'azione con i Parlamentari, la possibilità di recuperare questo discorso che oggi siamo costretti, tra virgolette, ad adattare.

Volevo sottolineare questo aspetto, perché la cosa che più mi preoccupa di tutto questo è che l'andamento su questa materia scivolerà sempre più verso una competenza che ci taglia fuori, se non interveniamo decisamente per evitare che questo succeda. Ma oggi nella proposta è così! Nella proposta che stanno discutendo, è in questi termini! Quindi noi stiamo facendo una giusta battaglia, però teniamo conto che la parte grossa sono le competenze vere che nel Titolo V vanno da un'altra parte, vanno direttamente riservate allo Stato, non c'è più possibilità di materia concorrente. E questo è un aspetto molto delicato, che non ci permetterà nemmeno più di discuterne come stiamo facendo adesso. È materia fuori dal... Ecco, questo lo voglio dire. Per cui io adesso non entro nel merito: capisco che questo è più un momento che ci permette di uscire da un'impasse, rimanendo ognuno sulle posizioni che condividiamo. Credo che l'invito sia quello di vedere se è possibile lavorare per recuperare in qualche modo una parte di possibilità legislativa. Perché come abbiamo fatto questo, se ci sono le possibilità, possiamo rientrare in un modo diverso e sicuramente anche cambiare questo punto della legge, che in questo caso è una parte molto relativa. Grazie.

Presidente - Dopo le repliche del Presidente e dell'Assessore, il Regolamento prevede la possibilità di intervenire sugli articoli. Proseguiamo sull'emendamento della III e V Commissione che sostituisce il titolo. Se qualcuno intende prendere la parola su questo emendamento, altrimenti lo mettiamo in votazione.

I Consiglieri sono pregati di votare. La votazione è chiusa.

Presenti: 34

Votanti: 34

Favorevoli: 34

Il Consiglio approva all'unanimità.

Passiamo all'articolo 1. Vogliamo fare la discussione qui o andiamo in fondo al dispositivo di legge? La parola al Consigliere Nogara.

Nogara (UVP) - Merci Président.

Non ho assolutamente intenzione di fare della polemica su questa cosa. Lei è andato un po' avanti ed è chiaro che siamo tutti completamente d'accordo che sul Titolo V è importantissima la discussione e bisognerà fare un gran lavoro, tutti assieme, perché non succeda quello che lei ha paventato. Questo volevo dirle e poi volevo aggiungere che allora quello che stiamo facendo è un palliativo, perché andiamo incontro agli uffici e andiamo contro la popolazione che ha bisogno di queste cose. Non sarebbe male, una volta votata questa legge, prendere l'impegno di mettersi al lavoro per rifarla più o meno nello stesso modo e portarla avanti. Grazie.

Presidente - Altri sull'articolo 1?

Mettiamo in votazione l'articolo.1. La votazione è chiusa.

Presenti: 34

Votanti: 18

Favorevoli: 18

Astenuti: 16 (Bertin, Certan, Chatrian, Cognetta, Donzel, Fabbri, Ferrero, Fontana, Gerandin, Grosjean, Guichardaz, Morelli, Nogara, Roscio, Rosset e Laurent Viérin)

Il Consiglio approva.

Articolo 2. Stesso risultato.

Articolo 3. Stesso risultato.

C'è un emendamento della III e V Commissione dopo l'articolo 3, per inserire il capo 1 bis con l'articolo 3 bis. Nessun intervento?

Siete pregati di votare. La votazione è conclusa.

Presenti: 34

Votanti: 18

Favorevoli: 18

Astenuti: 16 (Bertin, Certan, Chatrian, Cognetta, Donzel, Fabbri, Ferrero, Fontana, Gerandin, Grosjean, Guichardaz, Morelli, Nogara, Roscio, Rosset e Laurent Viérin)

Il Consiglio approva.

All'articolo 4 abbiamo due emendamenti: uno della minoranza, che si deve esaminare prima, e un emendamento dell'Assessore Bianchi e dei Consiglieri Borrello, Restano, Follien e Isabellon. Emendamento 1 dell'opposizione. Qualcuno chiede la parola per illustrarlo? La parola al collega Gerandin.

Gerandin (UVP) - Grazie Presidente.

Semplicemente per dire due parole, a seguito anche di quanto emerso all'interno della Commissione, che ha esaminato attentamente e che io tra l'altro devo ringraziare, perché penso che abbia compreso la portata di questo emendamento, e in Commissione è anche stato bene esplicitato che in questo momento bisogna fare molta attenzione a portare delle novità su delle materie così importanti. Ci tengo a ribadire che questo non è un adeguamento a una sentenza della Corte costituzionale; questo è un adeguamento voluto per andare nella direzione di quella che è l'indicazione a livello nazionale, dell'adeguamento a norme europee. Però, proprio a partire dai contenuti di questo emendamento, mi pare corretto fare due riflessioni che siano comunque di dominio pubblico.

Noi partiamo da uno stato di fatto, da una realtà: quella che, grazie alla legge regionale 27 del 1999, ha permesso alla Valle d'Aosta di avere una tariffa per il servizio idrico integrato, che penso sia la più bassa in Italia. È riuscita a dare questa opportunità per il semplice motivo che all'interno di questa legge, all'articolo 5 comma 2, c'era un passaggio che ha permesso di detrarre dal conteggio delle spese degli ammortamenti tutta la parte legata agli investimenti, agli interventi dei responsabili dei sub ATO (prima i Comuni, poi le Comunità montane e quelli che sono subentrati negli anni) e a tutte quelle risorse finanziarie che non gravavano direttamente sui bilanci. Tutto ciò che era finanziato dalle norme dello Stato, da leggi dello Stato, da leggi europee e anche da finanza regionale, derivante da finanza locale, non entravano in tariffa.

Un solo esempio che a me pare molto significativo. L'Amministrazione regionale nel 2008 ha approvato una legge importantissima, che è alla base di quegli importanti investimenti che sono stati fatti per l'adeguamento delle reti e quant'altro, la legge 13 del 2008, che ha messo in campo 180 milioni. Li aveva messi in campo allora, perché poi nel tempo non sono più stati 180 milioni, perché ormai le ultime finanziarie hanno dato dei tagli incredibili al servizio idrico, al finanziamento di queste leggi, per cui non sono più 180 milioni, ma sono comunque delle risorse importanti che hanno permesso di adeguare questi impianti. Ebbene, tutte queste risorse non entravano in tariffa, neanche nella quota ammortamenti. Ora, a noi pareva logico, in un momento così delicato, di non provare neanche a modificare una virgola delle basi che ci hanno permesso di mantenere una tariffa di questo genere!

Pertanto, noi semplicemente, entrando nell'articolato, che a noi pare un adeguamento accettabile, perché poi alla fine quando si dice "la Giunta regionale sentite le Commissioni consiliari competenti, di intesa col Consiglio permanente", questa è la logica che abbiamo sempre chiesto. Però, a margine di quella che era la proposta, noi chiedevamo che al posto delle parole "di investimento e di esercizio", si aggiungesse "finanziati direttamente per investimento ed esercizio", che è la dicitura esatta dell'articolo 5 comma 2 della legge 27 del 1999. Devo dire che - almeno, questo ci è parso - che la volontà anche della maggioranza, soprattutto quella espressa dall'Assessore in Commissione, è quella di mantenere al di fuori della tariffa queste risorse, questi investimenti. Allora, in questo momento, a noi pareva logico essere chiari: nessuno nell'applicazione della tariffa in Valle ha mai avuto dubbi interpretativi e io non vorrei crearne, perché con la vostra dicitura, quando dite di inserire solo i "diretti", può anche darsi che i diretti siano riferiti alle risorse che l'ente gestore, l'ente appaltante mette in campo, senza distinzione tra risorse proprie e risorse derivanti da terzi. Allora, io dico: tenuto conto che in questo caso, proprio per il principio che alcuni prima hanno espresso, per l'importanza in questo momento di non gravare sulle famiglie, perché non immagino quali sarebbero le ripercussioni se eventualmente questa modifica di legge venisse interpretata in malo modo, noi riteniamo che mantenere la dicitura "finanziati direttamente" sciolga ogni dubbio interpretativo, perché fino ad oggi nessuno ha mai avuto dubbi interpretativi.

Presidente - Grazie collega. Altri chiedono la parola sull'emendamento numero 1? La parola all'Assessore Bianchi.

Bianchi (UV) - Intervengo in replica e allo stesso tempo illustro l'emendamento che abbiamo presentato come maggioranza.

Innanzitutto evidenzierei subito una cosa, per non creare allarmismo, cioè che le modifiche apportate alla legge non cambiano e non comportano ricadute sul sistema tariffario regionale, quindi da quel punto di vista nulla cambia.

Poi, circa la discussione che è emersa in Commissione, diceva bene il collega Elso Gerandin, nel senso che nessuno qui pensa di andare a caricare sulla tariffa gli investimenti non propri dei sub ATO. Quindi, proprio in funzione di questo e della discussione che c'è stata in Commissione, si era presentato questo emendamento con la parola "diretti", proprio perché andava in quella direzione. Il collega Gerandin diceva appunto che non c'è stato un ricorso della Corte costituzionale, ma era solamente una delibera dell'autority. Si, è vero, questo è vero e lo confermo, però è anche vero che noi abbiamo riportato la stessa dicitura di legge della Provincia di Trento, che è stata impugnata dalla Corte costituzionale e ha avuto ragione. Ecco perché riteniamo opportuno di non distaccarci da questa dicitura e, aggiungendo solamente la parola "diretti", andiamo a dire le stesse cose. Grazie.

Presidente - Grazie Assessore.

Quindi poniamo in votazione l'emendamento 1 della minoranza. I colleghi sono pregati di votare. La votazione è conclusa.

Presenti: 34

Votanti: 16

Favorevoli: 16

Astenuti: 18 (Baccega, Bianchi, Borrello, Farcoz, Follien, Fosson, Isabellon, La Torre, Lanièce, Marguerettaz, Marquis, Péaquin Bertolin, Perron, Restano, Rini, Rollandin, Testolin, Marco Viérin)

Il Consiglio non approva l'emendamento.

Si passa alla votazione dell'emendamento n. 2 dell'Assessore Bianchi e altri, prego i colleghi di votare. La votazione è chiusa.

Presenti: 32

Votanti: 32

Favorevoli: 32

Il Consiglio approva all'unanimità.

Mettiamo in votazione l'articolo nel suo complesso. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 34

Votanti: 18

Favorevoli: 18

Astenuti: 16 (Bertin, Certan, Chatrian, Cognetta, Donzel, Fabbri, Ferrero, Fontana, Gerandin, Grosjean, Guichardaz, Morelli, Nogara, Roscio, Rosset, Laurent Viérin)

Il Consiglio approva.

Articolo 5. Stesso risultato.

Si mette in votazione il disegno di legge nel suo complesso. Votazione aperta. Votazione conclusa.

Presenti: 34

Votanti: 18

Favorevoli: 18

Astenuti: 16 (Bertin, Certan, Chatrian, Cognetta, Donzel, Fabbri, Ferrero, Fontana, Gerandin, Grosjean, Guichardaz, Morelli, Nogara, Roscio, Rosset, Laurent Viérin)

Il Consiglio approva.

Passiamo al punto 33.04.