Oggetto del Consiglio n. 419 del 12 febbraio 2014 - Resoconto
OGGETTO N. 419/XIV - Interpellanza: "Predisposizione di un inventario dei beni depositati presso i magazzini e le aree circostanti della Casa da gioco".
Presidente - Per l'illustrazione, la parola al collega Guichardaz.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Torniamo a parlare del Casinò e le sue magagne, anticipando in qualche modo l'approfondimento richiesto dalle forze di minoranza in sede di Consiglio straordinario. Perché parlarne adesso e non rinviare appunto a tale sede? Perché la questione del magazzino e delle aree esterne richiede delle risposte immediate, chiarimenti, e anche i cittadini non possono aspettare. Sapere che fine abbiano fatto arredi e altri oggetti dismessi dal Casinò e soprattutto la loro entità serve anche a chiarire responsabilità e a dare un voto se ce ne fosse ancora bisogno a colui, anzi, a coloro che gestiscono il Casinò per conto degli azionisti, cioè noi che rappresentiamo la Regione in questo consesso e i cittadini contribuenti. Guardate colleghi, che non è una questione di puntiglio la nostra. Scavare nei meandri delle società a totale partecipazione pubblica è un dovere soprattutto in un momento di crisi e di necessaria razionalizzazione delle risorse. Il Casinò, poi, è la rappresentazione di quella che si potrebbe definire una parabola, che ha visto una fase espansiva, uno stallo e una fase di declino, probabilmente inevitabile, stante la concorrenza delle slot libere e la crisi devastante. Declino che nel caso del Saint-Vincent Resort & Casino si può quasi definire un precipizio.
I conti stanno lì a dimostrare che non si può continuare sulla strada comoda che tutti i Casinò d'Italia, non solo quello di Saint-Vincent, erano abituai a percorrere. Strada senza smottamenti, senza particolari difficoltà, quasi un rettilineo in discesa. Non si può soprattutto continuare ad amministrare il Casinò senza tenere in conto che i tempi sono cambiati e con essi anche le priorità. Il Signor Frigerio, l'amministratore unico del Saint-Vincent Resort & Casino ci insegna che gli sprechi sono quasi tutti da imputare al personale esclusi i dirigenti, naturalmente.
Dal nostro piccolo osservatorio di consiglieri di minoranza, pensiamo invece che gli sprechi vadano ridotti a partire da ben altro: intanto dai dirigenti, dai loro emolumenti esorbitanti soprattutto se raffrontati con quelli corrisposti ad altri dirigenti del pubblico impiego.
L'altra volta ho citato il caso del Direttore Generale dell'USL, un caso che conosco, il quale lordo azienda, non lordo busta, quindi oneri accessori compresi, percepisce circa 203 mila euro l'anno, più o meno la metà di quello che prende Frigerio e meno della media dei Dirigenti del Casinò. Trattamenti retributivi ingiustificati nella loro entità soprattutto se si considera che il rischio di impresa è sostanzialmente nullo. Per capirci, visto che qui ci sono degli imprenditori tra i colleghi, se un'impresa privata non fa utili, anzi va in perdita, alla fine dell'anno o addirittura del mese l'imprenditore mica si dà uno stipendio o si distribuisce degli utili che non ci sono o si premia per essere andato in perdita. Probabilmente questo imprenditore ammortizza le perdite con il proprio capitale, cerca di tamponare le falle e a volte ci rimette pure l'azienda, nel senso che la perde proprio.
Nel caso specifico, se l'impresa Saint-Vincent Resort & Casino non funziona, chi ci rimette? Intanto i cittadini pagatori di tasse cioè i contribuenti, in secondo luogo i lavoratori, e cosa rischiano gli imprenditori, in questo caso l'amministratore unico e i suoi dirigenti? Un bel niente o più o meno. Forse un ritocco ai loro stratosferici stipendi e premi anche se fino ad ora se ne è parlato parecchio, diciamo in sordina e anche poco. Quando fa comodo il Saint-Vincent Resort & Casino può mandare a casa costoro e quando fa comodo il Saint-Vincent Resort & Casino è pubblico e quindi nel pubblico si possono mettere in discussione i contratti già stipulati, compresi i premi, ma li si potrebbe mettere in discussione, volendo, come si è fatto in ben più di una occasione con i direttori dell'USL non particolarmente graditi. Ripercorrere la storia delle trombature eccellenti di molti di loro potrebbe insegnare qualcosa, quanto meno a capire che un dirigente non capace o non gradito può essere tranquillamente allontanato. Cosa rischiano, quindi, i dirigenti del Casinò che pure sono lì in virtù di contratti, se ho ben capito, di tipo privatistico, dirigenti che non riescono a risollevare la Casa da gioco e relativo Resort dal pantano in cui è precipitato. A sentire l'Assessore Baccega e il Presidente Rollandin, lì è stato messo il meglio del meglio del meglio, e quindi non è possibile nella maniera più assoluta trovarne di più capaci. Va bene, allora vediamo se il meglio del meglio del meglio poteva fare un po' meglio. Noi crediamo di sì, quanto meno per la custodia dei beni che non sono di proprietà loro, ma sono roba nostra. Forse posso azzardare che sono beni di proprietà dei cittadini i quali attraverso le loro tasse permettono al Saint-Vincent Resort & Casino di stare sul mercato malgrado le perdite terrificanti e continuare a erogare stipendi e pagare i fornitori, e poi torneremo sull'aspetto dei fornitori.
Vedere quel po' po' di poltroncine, di arredi, di armadietti, di apparecchiature anche sofisticate, buttate lì come in una discarica, Assessore Baccega e Presidente, direi che grida vendetta e non raccontiamo che quella era monnezza, come ha scritto qualcuno a commento di un post su Facebook, perché altrimenti se fosse stata monnezza la si sarebbe dovuta eliminare da subito. Il magazzino del Saint-Vincent Resort & Casino e non è una discarica, è un magazzino. Se quella roba lasciata a macerare e ad arrugginire aveva o ha ancora un valore residuo, era dovere del Casinò e dei suoi dirigenti di preservarlo. Se quella roba poteva essere valorizzata anche solo attraverso un piano di dismissione che prevedesse la donazione a chi ne avesse avuto bisogno, ad esempio a un gruppo parrocchiale, ad associazioni, enti, circolini, tanto per rimanere nell'istituzionale, ma anche persone bisognose, allora bisognava farlo, bisogna farlo. Con questa interpellanza chiediamo di fornirci l'inventario di quelle attrezzature, inventario dettagliato di ciò che è stato posizionato, per non dire buttato alla belle e meglio, fuori e dentro i magazzini del Casinò. Vogliamo avere contezza, a nome anche dei cittadini che rappresentiamo e dei contribuenti, del valore di mercato di quella roba e soprattutto vogliamo un piano di dismissione che ridia valore e, perché no, vita a quei beni. Abbiamo poi scritto nella nostra interpellanza, senza fraintendimenti e con la chiarezza che contraddistingue il nostro gruppo, e posso dire anche la minoranza intera su questo tema, che vogliamo che i responsabili di questo spreco, di questa situazione, siano puniti in maniera esemplare.
Si dà atto che dalle ore 16,06 assume la presidenza il Vicepresidente André Lanièce.
Lanièce (Presidente) - Grazie. Ha chiesto la parola l'Assessore Baccega, per la replica da parte del Governo; ne ha facoltà.
Baccega (SA) - Grazie Presidente.
Vi ringrazio perché questa interpellanza ci permette di dare delle risposte chiare e certe rispetto a immagini che sono state trasmesse su Facebook; vi assicuro che hanno preoccupato un po' tutti, non solo voi. Non so chi le ha girate, tant'è che ci siamo anche preoccupati di andare a verificare che cosa stava succedendo in realtà, e quindi mi affiderò a una dettagliata relazione, ricevuta appunto dalla Società, che ripercorre le modalità di gestione dei beni che sono stati evidenziati in argomento.
Dopo aver preso atto personalmente della redazione di una prima perizia interna, di una relazione di stima mobiliare redatta da un professionista incaricato nella dichiarazione di fine lavori e dopo aver visto offerte pervenute ed esaminate in libro cespiti fino al 2012, il Casino della Vallée disponeva di due magazzini: il primo in località Renard; il secondo denominato "ex Fera" con amplia disponibilità di spazi. Negli anni le diverse gestioni accatastarono in questi magazzini grandi quantità di materiali ormai inutili e inutilizzabili rispetto alle attività e agli scopi aziendali. Questi beni, regolarmente iscritti nel libro cespiti, oltre a occupare inutilmente spazi notevoli generavano costi di gestione importanti. Per questi motivi l'azienda, già nel mese di aprile 2012, decise di non sottoscrivere un nuovo contratto di affitto con Vallée d'Aoste Structure per il magazzino denominato "ex Fera" e di trasferire tutto il materiale inutile nel magazzino di proprietà in Frazione Renard, quello oggetto delle vostre fotografie e video.
In questo modo furono risparmiati 84.720 euro all'anno di affitto, oltre a utenze e assicurazioni, portando il risparmio annuo a una cifra intorno ai 134.000 euro. Contestualmente, i lavori del piano di sviluppo entravano nel vivo e pertanto cominciò il flusso di materiali non più utilizzati proveniente dai cantieri.
Già a partire dal 2012, a fronte dei lavori di ristrutturazione delle sale da gioco, dell'hotel, del Centro Congressi e anche della dismissione della struttura denominata "Palais", sulla base degli inventari del valore residuo dei beni, cominciò un lungo e complesso lavoro di alienazione di beni o di dismissione in quanto si trattava di beni senza valore, senza possibilità di utilizzo, trasferendo quelli di effettivo interesse presso i magazzini Renard. Tale processo si è concluso e si sta concludendo proprio in questi giorni alla luce del termine dei lavori del piano di sviluppo.
Durante la fase di progettazione furono anche scelti tutti gli arredi che potevano essere riutilizzati e inseriti negli ambiti dopo i lavori di ristrutturazione, molti di essi sono stati restaurati e risistemati per l'uso all'interno della Casa da gioco. Bisogna specificare che durante i lavori di ristrutturazione una grande quantità di cespiti è confluita presso il magazzino e la logica utilizzata è stata quella di stoccare all'interno dello stesso tutto quanto di valore e tutto quanto riutilizzabile o alienabile. Sono stati stoccati all'esterno, invece, oltre che per questioni di spazio e per facilità operativa, tutti i materiali che rapidamente confluivano dalle aree dismesse, ma che non avevano valore di vendita singola, non avevano valore di utilizzo in quanto tecnicamente superati o perché il loro stato di conservazione non lo consentiva o magari perché ormai privi di certificazione d'uso. L'Azienda decise, per ottimizzare i costi, di procedere con i conferimenti di sgombero del materiale non diversamente alienabile o riutilizzabile in un'unica soluzione e cioè al termine del lavoro, accatastare tutto lì e dopo dismettere tutto in una volta.
Nel mese di ottobre 2013, tutto è documentato, veniva predisposta la richiesta di acquisto e venivano raccolti i primi preventivi per avere un'idea dei valori da parte degli uffici preposti per la selezione del fornitore adatto all'attività di smaltimento, per una vendita in blocco e successivo trasporto, in modo da poter procedere con celerità, una volta terminati i lavori, interrompendo il flusso del materiale verso il magazzino. Nel corso del mese di novembre, data la complessità, si procedeva a una preliminare valutazione dei beni da conservare nel magazzino e da vendere o da smaltire, effettuando una perizia interna, valutando tutto il materiale e predisponendo un piano di intervento. Tale valutazione è stata poi aggiornata e affinata a gennaio 2014. Il 30 gennaio l'area tecnica ha comunicato ufficialmente la fine dei lavori e l'inizio, in data 3 febbraio e giorni successivi, dello smaltimento dei beni a suo tempo pianificato.
Un aspetto fondamentale della vicenda è quello che il materiale oggetto di quell'attenzione del video e delle foto non è stato eliminato come rifiuto ma è stato smaltito con una vendita in blocco che ha fruttato 23.900 euro, una sorta di stoccaggio. Alla fine del processo di sgombero di tali cespiti saranno ancora trattenuti alcuni materiali in ottone e materiale ferroso in attesa di una possibile vendita a peso. È importante notare, per capire come gli uffici preposti hanno operato, che dall'inizio dei lavori sono state effettuate molte vendite parziali di cespiti dismessi, alcuni di qualche interesse per le aziende del settore turistico del gioco o per persone fisiche. Tali vendite hanno fruttato complessivamente quasi 622.000 euro, una cifra importante se si considera che si tratta di cespiti quasi completamente ammortizzati e con poco valore, pertanto si sono realizzate delle discrete plusvalenze. Sono stati anche ceduti dei beni inutilizzabili a prezzo preferenziale, il famoso 1 euro a pezzo, ad associazioni benefiche tra le quali la Onlus "Noi per loro", alle Missioni Don Bosco Ghana e Nigeria (si tratta di materiale di falegnameria) e a un'altra Onlus a supporto dell'attività di bambini di Cernobyl (si tratta di copriletti, biancheria, eccetera).
I materiali oggetto della vostra attenzione e stoccati all'aperto ma sempre all'interno dei recinti del magazzino sono cespiti senza valore di vendita singola o prospettiva di riutilizzo perché tecnicamente inadeguati, senza certificazione e destinati alla dismissione in quanto inutilmente costosi rispetto al loro stoccaggio in un magazzino chiuso. È già molto essere riusciti a venderli e a farli trasportare via. La perizia effettuata su questi cespiti iniziata il 19 dicembre 2013 attraverso un primo sopraluogo e chiusa ora sulla base esatta dei cespiti esistenti dismessi ha valutato un totale di 20.484 euro di valore di mercato, di cui 6.908 euro per mobili e arredi per ufficio, 3.484 euro per macchine e attrezzature d'ufficio, 5.027 euro per mobili per sale giochi, 841 euro per mobili del bar, 4.224 euro per macchine e attrezzature per bar. La valutazione come da prassi è stata effettuata sulla base del valore di mercato stabilito dalle specifiche quotazioni di vari listini, dalle indagini di mercato svolte dal perito, dal loro valore residuo di ammortamento, tenendo in considerazione la loro singola obsolescenza e l'usura, e si è appunto accertato durante l'accesso in funzione della necessità di una rapida vendita. Tra la roba di scarto che abbiamo avuto la possibilità di vedere in foto e in video tutto è perfettamente elencato e iscritto nel libro cespiti. Ci sono armadietti in ferro provenienti dagli spogliatoi dei dipendenti e ormai inutilizzabili perché privi di serratura, privi di porte o piegati e/o ammaccati dall'uso del tempo, vi sono dei monitor per PC anche a tubo catodico, videoregistratori VHS inutilizzabili, stampanti ad ago, eccetera. Devo dire che tutto questo mobilio tecnico vario di autoproduzione in pessimo stato proveniente dalle sale e non alienabile a nessuna altra Casa da gioco perché l'età e la conservazione e soprattutto la mancanza di certificazione al fuoco in particolare nei basamenti in legno per slot machine rotte e non più utilizzabili sono tecnicamente superate dai nuovi modelli di macchine e non più a norma. Si sta parlando di materiale con decenni di vita sulle spalle sostituito in occasione dei lavori di ristrutturazione e come da perizia risulta di scarso valore di mercato in quanto difficilmente riutilizzabile.
Concludo perché il tempo non mi concede di arrivare alla fine di questa importante relazione che avrò comunque il piacere di farvi avere. Devo dire che credo che si possa apprezzare come le unità preposte hanno gestito questa situazione complessa cercando di minimizzare i costi e massimizzare le eventuali vendite di materiali, un fatturato totale di 650.000 euro, a questo va aggiunto la dimensione e impostazione dei magazzini che producono un risparmio di 134.000 euro, per cui credo che si sia fatto un buon lavoro. Forse si poteva fare meglio, non lo so, è da dimostrare. Sono ben 784.000 euro di minori costi, quindi un buon lavoro.
Presidente - Grazie. Per la replica, ha chiesto la parola il Consigliere Donzel; ne ha facoltà.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Caro Assessore, intanto grazie per la cortesia che ci farà di farci avere una relazione puntuale, insomma in qualche caso una semplice interpellanza riesce ad avere quei dati misteriosi che nessuno riesce ad avere. Guarda caso, due fotografie messe lì su Facebook in una visita col collega Guichardaz, sono riuscite a fare quello che da giorni continuiamo a chiedere, richieste di 116 rifiutati, non è possibile, non si può avere, eccetera. Due foto, un po' di gente che va a guardare queste fotografie, e di colpo sbucano relazioni puntuali. Lei, allora, ha premesso correttamente che tutto quello che ci avrebbe letto è un relazione e in qualche modo dice: non mi prendo la responsabilità, questa roba non l'ho scritta io, l'hanno scritta loro, e quindi in qualche modo, come dire, dice, questo è quello che affermano loro, lei non è che è andato sul posto a verificare la congruenza di quei dati. Questo è quello che ci ha detto lei, "intanto vi presento e vi leggo la relazione di quei signori". Non è che si è premurato di dire: "vado lì, cerco di capire se quello che c'è scritto corrisponde al vero, o meno".
Lei prende atto e riferisce. Noi prenderemo questa relazione, con il collega Guichardaz, ce la guarderemo un attimo, perché lei ha avuto l'accortezza, nel leggere quella relazione, di mettere un po' tutto assieme.
È chiaro allora che l'interpellanza chiedeva un esame generale della situazione, e lei ci ha fatto notare che il problema della compressione a cui è stato sottoposto quel magazzino deriva dal fatto che prima c'erano due magazzini, guarda caso quello sterminato della Fera in cui si pagavano 84.000 euro di affitto. Denaro comunque pubblico, che andava a un'altra società pubblica per gestire un magazzino, una partita di giro, la chiamerei, no? Lei dice: adesso questa cosa, l'aver ridotto un magazzino ci ha consentito un risparmio di 134.000 euro. Sarebbe come dire: visto che la gestione non è cominciata ieri, proprio quello che cercavamo di spiegare noi, allora se lei dice che risparmiate 134.000, vuol dire che prima questi 134.000 euro erano buttati. Per quanti anni questa gestione ha buttato via 134.000 euro?
Da qui le ribatto il suo calcolo, e le dico che da quella relazione calcolo che in questi anni, la gestione, almeno gli ultimi 3 anni, stando a quello che dice lei, 134 per 3, sono 402.000 euro buttati dalla finestra, che una gestione più accorta di quei beni avrebbe potuto risparmiare. Questo è chiaro, se uno ci presenta quei conti così, alla veloce, spera di coglierci di sorpresa con una riffa di conti, ma anche noi un po' di matematica l'abbiamo fatta, qualcosa sappiamo dirle. Calma, quindi, a rivendicare questo favoloso intervento di risparmio, perché se favoloso risparmio è, bisogna spiegare cosa ci facevano quei mobili abbandonati, in quella situazione. Dopodiché, sulla perizia, non sono né un tecnico né un esperto, quindi valuteremo questi calcoli, lei ci fa notare che da una serie di vendite si arriva a ottenere il valore di 622.000 euro. Uno dice: però, 622.000 euro dalla svendita di beni usati del Casinò. Sì, ma per capire che cosa è successo bisogna sapere qual è il valore iniziale del bene, e del suo ammortamento, dopodiché si va a dire: e di quella roba lì abbiamo ancora tirato fuori 600.000 euro. Perché, francamente, abbiamo ritirato su 600.000 euro, sì, ma quanto l'abbiamo pagata quando l'abbiamo comperata? Quanti anni l'abbiamo utilizzata, è stata utilizzata fino all'usura o no? Tutta queste considerazioni che lei ha letto, magari ci saranno nella relazione, lo andremo a guardare con attenzione, ma non risulta. Questo pseudo grande guadagno di cui lei ci parla, è una cifra che può essere in più o in meno, ma senza la cifra di riscontro del valore originario del bene, è assolutamente una cosa buttata lì. Il tempo non mi consente di concludere il ragionamento, vado velocissimo, sull'ultimo passaggio, per quanto attiene a una serie di beni, che lei dice, che sono stati dati via a 1 euro a questa associazione o quant'altro: una cosa che a noi piacerebbe di questa società è che mettesse fuori un bando pubblico, in questi casi. C'era un bando pubblico? Tutte le società potevano partecipare, altrimenti il benefattore del bene pubblico lo fa chiunque: prendo le sedie lì, e all'associazione amica gliele do. È bello averle date a queste associazioni in Africa e quant'altro, ma altre associazioni sono state informate di questo? No. È stata una scelta fatta così, a capocchia, di qui noi non abbiamo alcun ragionamento che sta dietro. Per quanto attiene poi al fatto che alcuni beni sono stati dismessi in fretta e furia, ecco, anche in questo caso dite di aver ricavato qualcosa da questo materiale...
Presidente - Collega può concludere, grazie.
Donzel (PD-SIN.VDA) - ...mi avvio a concludere. Se questo materiale fosse stato messo pubblicamente a bando di dismissione, avremmo avuto due possibilità: tutti hanno rifiutato di prenderlo e l'abbiamo dato via a 20.000 euro, che affare, oppure, con la possibilità di altri soggetti di accedere a questi materiali, ci sarebbero stati altri risultati. Di questo non abbiamo riscontro, ma proveremo a leggere questa relazione, magari ne riparleremo quando ci sarà il Consiglio straordinario sul Casinò e sulle partecipate. Per adesso ci dichiariamo assolutamente non convinti dei calcoli che sono stati esposti.
Presidente - Grazie. Punto 16 all'ordine del giorno.