Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 51 del 24 luglio 2013 - Resoconto

OGGETTO N. 51/XIV - Interpellanza: "Iniziative per una riduzione significativa della popolazione di cinghiali presenti sul territorio regionale".

Presidente - Per l'illustrazione, la parola al collega Ferrero.

Ferrero (M5S) - Grazie Presidente.

Beh, abbiamo ricevuto diverse segnalazioni e ci siamo resi conto personalmente dei danni che di recente sono stati causati dai cinghiali, soprattutto in alcune zone della Bassa Valle, in particolare i danni hanno interessato gli alpeggi ed i pascoli in alta quota. Sono danni gravissimi, alle volte si tratta di ettari ed ettari di pascoli che sono stati quasi arati dai cinghiali. Questo ha causato agli agricoltori un problema gravissimo perché, come ben sappiamo, per il ripristino dei terreni montani, i contributi che vengono erogati dalla Regione sono comunque insufficienti e sono erogati posteriormente al danno che è stato effettuato dagli animali. Questo per danni di grande entità crea un grande problema alle aziende agricole che non possono reperire i fondi presso le banche, perché sappiamo bene qual è il problema attuale del sistema bancario.

C'è poi un'altra questione, che è la presenza dei cinghiali in frazioni anche vicine di Aosta, sono stati segnalati e hanno addirittura causato dei danni nella collina di Aosta: parliamo di Signayes, di Entrebin, e alle volte hanno ovviamente causato anche dei problemi addirittura alle persone che si aggiravano tranquillamente passeggiando.

Vediamo che a partire dal 2002 sono stati approvati dei programmi di controllo della popolazione dei cinghiali presente in Valle d'Aosta. Dal 2002, sono passati un po' di anni, sono passati oltre 10 anni, se andiamo a vedere il numero degli animali che sono presenti, stimati sul territorio, vediamo che la situazione è peggiorata tantissimo. Sono stati spesi dei soldi, non sono stati ottenuti dei risultati, di recente sappiamo che già quest'anno si è rivisto il piano delle iniziative per limitare la popolazione dei cinghiali, però risultati non ne vediamo ancora. Non siamo per, diciamo, sterminare i cinghiali, ma ovviamente ci sono dei sistemi di contenimento anche nelle aree protette tramite trappole, recinti elettrificati, ci sono tutta una serie di sistemi incruenti che possono essere utilizzati anche dove normalmente non si può effettuare la caccia. Finora quindi soldi spesi inutilmente e energie spese parimenti inutilmente.

Vorremmo avere delle garanzie sul fatto che in un prossimo futuro l'Amministrazione regionale adotti dei provvedimenti che siano veramente efficaci e, nel caso in cui i danni ammontino ad una, diciamo, percentuale che potrebbe essere ad un montante sopra i 30 mila euro, che non si aspetti ad indennizzare l'agricoltore dopo la realizzazione dei lavori, ma si possa prevedere un anticipo delle somme in maniera tale da consentire l'inizio dei lavori con un sostegno. Sappiamo bene che si innesta sulla questione poi il problema del de minimis, vengono considerati dei contributi che vanno, diciamo, a sommarsi a quanto eventualmente già l'azienda agricola ha percepito, però veramente qui ci vuole un intervento che sia immediato e che sia risolutivo.

Président - Pour la réponse, la parole à l'Assesseur Testolin.

Testolin (UV) - In merito all'interpellanza in oggetto, fornisco le seguenti informazioni. La specie cinghiale è ormai una componente faunistica stabile sul territorio regionale, la popolazione presente in Valle d'Aosta deriva verosimilmente da soggetti spontaneamente irradiatisi dalla Savoia e, in epoca più recente, dal confinante Piemonte. La crescita della popolazione è dovuta principalmente al ritorno del bosco in zone precedentemente utilizzate per l'agricoltura e al diverso uso del territorio da parte dell'uomo, con lo spopolamento delle aree di media montagna. Da segnalare inoltre la probabile introduzione negli anni passati di cinghiali a fini venatori. Attualmente i cinghiali presenti in Valle d'Aosta possono considerarsi tutti animali selvatici, la popolazione regionale non risulta essere sostenuta da rilasci in natura e si ritiene che il numero di cinghiali da una decina di anni a questa parte sia costante, con fluttuazioni essenzialmente dovute alla maggiore o minore presenza di cibo in natura. Non si conosce il numero effettivo dei cinghiali presenti sul territorio a causa delle difficoltà di realizzare censimenti attendibili, tenendo conto dei dati degli abbattimenti degli ultimi anni, circa 600 in media all'anno, possiamo ritenere che il numero dei cinghiali sul territorio valdostano sia intorno al migliaio.

La specie di cinghiale in Valle d'Aosta ha colonizzato ormai aree che non gli sono proprie, quali terreni agrari e coltivi, come giustamente affermato dal collega Ferrero, fino a quote che superano effettivamente i 2.000 mila metri, arrecando di conseguenza danni alle produzioni agricole e ai pascoli di alta montagna. I danni riguardano circa l'80 percento dei comuni valdostani e sono concentrati effettivamente soprattutto nella Bassa Valle. La ripartizione percentuale degli eventi di danno per le diverse tipologie colturali mostra una netta prevalenza per i prati da pascolo e da sfalcio che insieme subiscono quasi l'80 percento dei danni registrati.

Per far fronte ai danni provocati dalla specie, la Regione ha da sempre posto in essere una strategia a triplice azione: il contenimento della specie, così come richiesto nell'interpellanza, con la sua massima riduzione soprattutto nelle aree agricole e negli ambienti faunistici di pregio, il risarcimento dei danni e ha cercato anche di incentivare la protezione delle colture e dei terreni.

Per quanto concerne la risposta puntuale al primo quesito, si evidenzia che il prelievo del cinghiale è disciplinato dalla legge statale 157 del 1992, e dalla legge regionale 64 del 1994. La normativa nazionale fissa modalità e periodi temporali cui devono attenersi le Regioni senza possibilità di programmare azioni e tempi differenti rispetto a quanto già attuato in questi anni, nel senso che la Regione ha già adottato delle misure suppletive rispetto a quanto previsto dalla legge nazionale. Per quanto attiene al prelievo venatorio in Valle d'Aosta, esso è esercitato in maniera individuale da metà settembre a novembre, in base ad uno specifico piano di prelievo selettivo, e in battuta da dicembre a gennaio, all'interno di specifici settori, ed effettuato da squadre designate dal Comitato regionale per la gestione venatoria. Nel restante periodo dell'anno, fuori dal periodo venatorio, la specie è inoltre soggetta ad attività di controllo condotte da parte del Corpo forestale della Valle d'Aosta e da cacciatori esperti. Dal 2002 tra caccia e controllo sono stati prelevati, come dicevo prima, in media 600 esemplari all'anno, di cui 400-500 con l'attività di caccia e 100-150 indicativamente all'anno per attività di controllo, con un massimo di 1.203 animali nel 2003 e un minimo di 489 esemplari nel 2009, lo scorso anno sono stati abbattuti circa 780 esemplari. L'attuale prelievo della specie cinghiale utilizza al massimo le possibilità offerte dalla legge. Non è possibile far praticare ai cacciatori l'esercizio venatorio in autonomia per tutto l'anno. La normativa infatti pone delle limitazioni in tal senso a protezione della restante fauna selvatica da una parte, dell'ambiente naturale e soprattutto della pubblica sicurezza in relazione alle altre attività antropiche che interessano il territorio; di fatto, però, con l'attività di caccia e quella di controllo la specie cinghiale è comunque già soggetta a prelievo durante tutto l'anno.

Per quanto concerne il secondo punto, l'ammontare dei risarcimenti erogati dalla Regione per i danni alle colture e ai terreni agricoli causati dalla specie cinghiale dal 2004 a oggi è di poco superiore ai 700 mila euro, per un valore medio annuo intorno agli 80 mila euro. È vero che non tutti i danni sono segnalati e conseguentemente indennizzati e si ha ragione di ritenere che tale frazione non sia preponderante e quindi le cifre illustrate sono sufficientemente rappresentative della portata economica del problema a livello regionale. Fino al 2011 il valore dell'indennizzo copriva il 100 percento del danno subito, comprensivo della perdita di produzione e degli eventuali costi di ripristino; a seguito della spending review, dal 2012 la quota di indennizzo è ovviamente scesa anche per questo tipo di rimborso al 90 percento. Occorre precisare che tale tipologia di aiuto alle imprese agricole non è riconosciuta dalla CE e quindi può essere erogata solo, giustamente come è stato sottolineato da Ferrero, in regime di de minimis, con il massimo di 7.500 euro nei tre anni a soggetto richiedente. In media le domande di risarcimento si aggirano sulle 80 all'anno per un danno medio per domanda attorno ai mille euro. Le domande che hanno superato i 5.000 euro, come da richiesta nell'interpellanza, sono state una nel 2011 e sei nel 2012.

La norma regionale prevede l'indennizzo per i lavori di ripristino, che è erogato a lavori eseguiti dopo l'accertamento degli stessi da parte della stazione forestale competente...ovviamente, trattandosi di somme di denaro pubblico, non si ritiene possibile erogare parte dell'indennizzo prima dell'esecuzione dei lavori stessi. Infine, considerati i tempi e le modalità per i lavori di ripristino, ragionevolmente effettuati in una sola volta e su tutta l'area danneggiata, non si ritiene di dover ipotizzare procedure specifiche di erogazione dell'indennizzo secondo stati di avanzamento.

Al di là di queste considerazioni puntuali su quello che è stato richiesto, mi rendo conto che la problematica è di estrema attualità e ho già cercato personalmente di informarmi in merito a quelle che sono le situazioni reali sul territorio, o per valutare assieme ai dirigenti se vi siano delle strategie ulteriori da poter applicare, quindi anche a questo penso di dedicare la massima attenzione. Grazie.

Président - Pour la réplique, la parole au collègue Ferrero.

Ferrero (M5S) - Grazie Presidente.

Beh, è ovvio che ci sono dei paletti come quello del de minimis che limitano molto l'azione che può essere fatta posteriormente ai danni. Bisogna intensificare quella che è l'attività di controllo, perché il cinghiale non fa parte della fauna autoctona, quindi c'è anche un danno alla fauna che è la fauna tipica della Regione Valle d'Aosta e poi ovviamente...certo, non si possono corrispondere in base agli stati di avanzamento...però questo è un grosso problema, ecco, perché bisogna trovare, diciamo, dei sistemi alternativi per intensificare le verifiche. Sappiamo bene che una parte dei cinghiali è inserita...l'emigrazione dei cinghiali dalle regioni vicine...insomma sappiamo che l'incidenza è minima, sappiamo che i cinghiali arrivano in Valle d'Aosta perché vengono inseriti da qualcuno li scarica da automezzi e li pone all'interno dei nostri boschi. Ovviamente qui c'è una carenza di controllo, controllo che deve essere intensificato da parte del Corpo forestale valdostano e, da questo punto di vista, è ovvio che l'input che deve venire dalla Giunta regionale è quello di intensificare questo tipo di controllo. Noi non vogliamo fare la strage dei cinghiali, come ho detto, ci sono dei sistemi alternativi di cattura che non necessariamente fanno ricorrere all'abbattimento, si possono studiare anche questi sistemi, basta andare a vedere quello che succede in Toscana o in altre regioni...devono convivere, stanno convivendo da anni, da decenni con questi fenomeni e riescono comunque a limitarli, quindi non vedo come mai da noi sia impossibile ottenere dei risultati dopo ben 12 anni di interventi e dopo la marea di soldi che sono stati spesi. Grazie.

Président - Point 35 à l'ordre du jour.