Oggetto del Consiglio n. 2518 del 11 luglio 2012 - Resoconto
OGGETTO N. 2518/XIII - Disegno di legge: "Disposizioni in materia di riordino fondiario". (Reiezione di un ordine del giorno)
Articolo 1
(Oggetto e finalità)
1. Con la presente legge la Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, nell'esercizio della potestà legislativa di cui all'articolo 2, comma primo, lettera e), della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4 (Statuto speciale per la Valle d'Aosta), promuove una gestione sostenibile del proprio territorio agricolo attraverso lo strumento del riordino fondiario, in armonia con gli indirizzi delle politiche agricole e ambientali dell'Unione europea.
2. Il riordino fondiario consiste nel riassetto catastale, nell'accorpamento delle proprietà frammentate e polverizzate, nell'arrotondamento delle superfici dei fondi, nell'eventuale rettificazione dei confini e nella realizzazione delle necessarie opere infrastrutturali e di miglioramento fondiario ed è finalizzato:
a) a una razionale utilizzazione del territorio montano, contrastando la frammentazione e la polverizzazione fondiaria;
b) al mantenimento e al consolidamento del tessuto sociale vitale nelle zone rurali, contrastando l'abbandono del territorio;
c) allo sviluppo di attività economiche e al mantenimento e alla creazione di posti di lavoro, per garantire un migliore sfruttamento del potenziale esistente e favorire l'insediamento dei giovani agricoltori;
d) alla prevenzione del dissesto idrogeologico e, più in generale, alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente montano.
3. Il procedimento di riordino fondiario si articola nelle seguenti fasi:
a) elaborazione di uno studio preliminare della ricomposizione fondiaria;
b) redazione della progettazione preliminare delle opere di miglioramento fondiario;
c) predisposizione del piano di riordino fondiario.
4. Il piano di riordino fondiario si compone del piano di ricomposizione fondiaria, recante la predisposizione particellare del nuovo assetto catastale, ai fini del trasferimento delle proprietà, e della progettazione definitiva ed esecutiva delle opere di miglioramento fondiario.
Articolo 2
(Soggetti promotori ed esecutori)
1. Per il raggiungimento delle finalità di cui all'articolo 1, la Regione individua i Consorzi di miglioramento fondiario istituiti ai sensi del regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215 (Nuove norme per la bonifica integrale), e disciplinati dalla legge regionale 8 gennaio 2001, n. 3 (Disposizioni sull'ordinamento dei consorzi di miglioramento fondiario), di seguito denominati Consorzi, quali soggetti promotori ed esecutori dei riordini fondiari.
2. Nell'ambito del procedimento di riordino fondiario, i Consorzi provvedono a premunirsi di tutti i pareri, le concessioni, i permessi, le autorizzazioni, le licenze, i nullaosta e gli assensi, comunque denominati, richiesti dalla normativa vigente.
Articolo 3
(Ambito di applicazione)
1. La presente legge si applica a tutti i fondi agricoli situati nel territorio regionale ricompresi nei perimetri dei Consorzi.
2. Il comprensorio del riordino fondiario deve essere composto da terreni agricoli situati in zone di tipo E, così come risultanti dal piano regolatore generale comunale (PRG) in vigore al momento della presentazione della proposta di cui all'articolo 5, comma 2.
3. La dimensione del comprensorio, per superficie inclusa e per numero di proprietari interessati, deve essere idonea al perseguimento delle finalità di cui all'articolo 1 e, comunque, compresa tra 5 e 50 ettari.
4. Con la deliberazione della Giunta regionale di cui all'articolo 18 è definita, in relazione alle diverse tipologie di terreni, la minima unità particellare, quale estensione minima attribuibile ai fondi all'esito del riordino fondiario.
Articolo 4
(Commissione tecnica di valutazione)
1. Per le finalità di cui alla presente legge, è istituita una commissione tecnica di valutazione, di seguito denominata Commissione, composta:
a) dal dirigente della struttura regionale competente in materia di riordini fondiari, di seguito denominata struttura competente;
b) dal dirigente della struttura regionale competente in materia di patrimonio;
c) dal dirigente della struttura regionale competente in materia di pianificazione territoriale;
d) da un rappresentante dell'Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Valle d'Aosta che non abbia preso parte alle attività di progettazione del riordino fondiario da esaminare;
e) da un funzionario esperto nominato dall'Institut agricole régional;
f) dal responsabile dell'ufficio tecnico del Comune interessato.
2. La Commissione esprime pareri tecnici relativamente ad ogni fase del procedimento di riordino fondiario di cui all'articolo 1, comma 3.
3. La Commissione è convocata e presieduta dal dirigente della struttura competente. Per la validità della seduta è necessaria la presenza di almeno il 50 per cento dei componenti. Le decisioni sono prese a maggioranza assoluta dei partecipanti. In caso di parità di voti, prevale il voto del presidente della Commissione.
4. Su richiesta del presidente, alle sedute della Commissione può partecipare, con funzioni consultive, il presidente del Consorzio interessato.
5. La partecipazione alla Commissione è a titolo gratuito.
Articolo 5
(Avvio del procedimento)
1. Il procedimento di riordino fondiario è avviato dal Consorzio interessato con la presentazione della proposta di cui al comma 2 alla struttura competente.
2. Al fine di avviare il procedimento, i Consorzi sono tenuti ad approvare in assemblea generale dei consorziati, con le modalità previste dai rispettivi statuti e la maggioranza indicata al comma 3, una proposta di riordino fondiario che deve contenere:
a) una relazione recante le motivazioni di interesse generale e gli obiettivi da raggiungere con il riordino fondiario, nonché l'individuazione dei vincoli esistenti e l'attestazione della coerenza del riordino fondiario con gli strumenti urbanistici vigenti;
b) la planimetria catastale relativa al perimetro dell'area oggetto del riordino fondiario;
c) un estratto planimetrico del PRG relativo al comprensorio e una documentazione fotografica, possibilmente aerea;
d) ogni ulteriore documento individuato dalla Giunta regionale con la deliberazione di cui all'articolo 18.
3. La proposta di cui al comma 2 deve essere approvata da tutti i consorziati proprietari dei terreni ricompresi nell'area oggetto del riordino fondiario, i quali devono rappresentare il 100 per cento della proprietà inclusa nell'area interessata.
4. Con la proposta di cui al comma 2 il Consorzio si impegna a rispettare le scadenze procedimentali di cui agli articoli 7, 8, 10 e 11. Il mancato rispetto delle scadenze comporta la revoca degli aiuti concessi ai sensi dell'articolo 66, commi 1, lettera a) e 2 della legge regionale 12 dicembre 2007, n. 32 (Legge finanziaria per gli anni 2008/2010), e la restituzione da parte del Consorzio, entro sessanta giorni dalla comunicazione del relativo provvedimento di revoca, dell'ammontare dei medesimi maggiorato degli interessi riferiti al periodo intercorrente tra la data di erogazione degli aiuti e la data del provvedimento di revoca, calcolati sulla base della media ponderata del tasso ufficiale di riferimento per il periodo in cui si è beneficiato dell'aiuto.
5. Nel provvedimento di revoca sono fissate le eventuali condizioni di rateizzazione, in un periodo comunque non superiore a ventiquattro mesi.
Articolo 6
(Approvazione della proposta)
1. La proposta di cui all'articolo 5, comma 2, è approvata con provvedimento del dirigente competente, sulla base dei criteri stabiliti con deliberazione della Giunta regionale, tenuto conto dell'interesse generale alla realizzazione del riordino fondiario.
2. Il provvedimento di cui al comma 1 autorizza la redazione dello studio preliminare della ricomposizione fondiaria prevedendo la concessione degli aiuti per la redazione del medesimo ai sensi dell'articolo 66, comma 1, lettera a), della l.r. 32/2007.
Articolo 7
(Studio preliminare della ricomposizione fondiaria)
1. Lo studio preliminare della ricomposizione fondiaria si compone dei seguenti elaborati:
a) analisi dello stato attuale dell'area interessata dal riordino fondiario, redatta su carta tecnica regionale, anche in formato digitale, recante:
1) la descrizione dell'assetto della proprietà fondiaria;
2) la descrizione degli usi in essere presso ciascun fondo, con l'indicazione delle colture in atto;
3) l'estratto del PRG con l'indicazione di tutti i vincoli insistenti sui fondi inclusi nell'area oggetto del riordino fondiario;
4) l'indicazione delle infrastrutture esistenti nei fondi inclusi nell'area oggetto del riordino fondiario;
5) la cartografia relativa agli ambiti con particolare rilevanza ambientale e paesaggistica e l'indicazione degli interventi per la loro tutela e valorizzazione;
b) elenco dei proprietari e delle relative particelle catastali con indicazione, per ognuna, dei diritti reali esistenti;
c) elaborati di progetto recanti:
1) una relazione sui criteri generali cui si ispira il riordino fondiario, sulle motivazioni dell'intervento e sulle esigenze da soddisfare, tenuto conto dei vincoli ambientali e paesaggistici;
2) l'inquadramento generale e la delimitazione del comprensorio;
3) l'analisi agricola delle colture in atto e di quelle future;
4) il quadro di raffronto indicante i proprietari le cui superfici di terreno sono inferiori o superiori alla minima unità particellare di cui all'articolo 3, comma 4;
d) preventivo parametrico delle opere da realizzare;
e) ogni ulteriore documento individuato dalla Giunta regionale con la deliberazione di cui all'articolo 18.
2. Lo studio preliminare della ricomposizione fondiaria è presentato alla struttura competente previa approvazione da parte dell'assemblea dei consorziati con la maggioranza di cui all'articolo 5, comma 3.
3. Il dirigente competente, con proprio provvedimento, approva lo studio preliminare della ricomposizione fondiaria, sulla base del parere della Commissione di cui all'articolo 4, e autorizza la redazione della progettazione preliminare delle opere di miglioramento fondiario, prevedendo la concessione degli aiuti per il finanziamento della medesima, ai sensi dell'articolo 66, comma 1, lettera a), della l.r. 32/2007.
Articolo 8
(Progettazione preliminare delle opere di miglioramento fondiario)
1. La progettazione preliminare delle opere di miglioramento fondiario è presentata alla struttura competente previa approvazione da parte dell'assemblea dei consorziati con la maggioranza di cui all'articolo 5, comma 3, e l'acquisizione degli atti di verifica di assoggettabilità alle procedure di VAS e VIA ai sensi degli articoli 8 e 17 della legge regionale 26 maggio 2009, n. 12 (Legge comunitaria 2009).
2. La progettazione preliminare delle opere di miglioramento fondiario è approvata con deliberazione della Giunta regionale sulla base del parere della Commissione di cui all'articolo 4.
3. Con l'approvazione di cui al comma 2, il perimetro del comprensorio soggetto al riordino fondiario non è più modificabile, salvo i casi di forza maggiore previsti dalla deliberazione della Giunta regionale di cui all'articolo 18.
4. Nel periodo di tempo intercorrente tra l'approvazione della progettazione preliminare delle opere di miglioramento fondiario e i trasferimenti di proprietà ai sensi dell'articolo 11, si applica la disciplina di cui all'articolo 20 della legge regionale 6 aprile 1998, n. 11 (Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d'Aosta).
5. A seguito dell'approvazione di cui al comma 2, la Giunta regionale autorizza la progettazione definitiva ed esecutiva delle opere di miglioramento fondiario e la redazione del piano di ricomposizione fondiaria, dando mandato al dirigente competente di concedere gli aiuti per il relativo finanziamento ai sensi dell'articolo 66, comma 1, lettera a), della l.r. 32/2007.
Articolo 9
(Piano di riordino fondiario)
1. Il piano di riordino fondiario, come definito dall'articolo 1, comma 4, è redatto a cura del Consorzio il quale ne garantisce la rispondenza alla normativa vigente in materia di lavori pubblici.
2. Il piano di ricomposizione fondiaria è composto dei seguenti elaborati:
a) relazione tecnico-descrittiva recante i criteri ai quali si ispira il riordino fondiario e gli obiettivi perseguiti;
b) piano di assegnazione dei terreni con planimetria del nuovo assetto della proprietà fondiaria;
c) elenco dei compendi unici, qualora previsti;
d) registro dei movimenti della proprietà recante, per ogni ditta, gli elementi catastali di carico e scarico dei terreni posseduti e di quelli di nuova assegnazione, con riferimento alla minima unità particellare, la stima valutativa delle superfici oggetto di permuta e l'eventuale conguaglio in denaro;
e) elenco dei diritti reali preesistenti, con l'indicazione dei relativi titolari presenti in anagrafe tributaria, sulla base delle denunce dei proprietari e delle risultanze dei pubblici registri immobiliari, nonché dei diritti reali di godimento, delle ipoteche e delle servitù prediali necessarie per la nuova sistemazione;
f) documenti, anche su base informatica, inerenti ai servizi di pubblicità immobiliare e catastale;
g) stima particellare analitica basata sulle rendite fondiarie medie delle tipologie di utilizzazione riferite all'azienda tipo del comprensorio del riordino fondiario e riguardante il suolo nudo;
h) preventivo di spesa per le operazioni di riconfinamento e per l'acquisto dei cippi di confinamento.
Articolo 10
(Deposito del piano di riordino fondiario)
1. Il piano di riordino fondiario, previa approvazione da parte dell'assemblea dei consorziati con la maggioranza di cui all'articolo 5, comma 3, è depositato, a cura del Consorzio, presso i Comuni nei cui territori insistono i terreni oggetto del riordino fondiario. Dell'avvenuto deposito è data notizia mediante pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione e, per trenta giorni consecutivi, all'albo pretorio dei Comuni interessati. Il Consorzio comunica inoltre l'avvenuto deposito ai proprietari, ai creditori ipotecari e agli altri titolari di diritti reali di godimento, come risultanti dai pubblici registri immobiliari alla data del deposito del piano di riordino fondiario, mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento.
2. Le eventuali osservazioni e opposizioni al piano di riordino fondiario sono presentate al Consorzio entro trenta giorni dalla scadenza del termine di pubblicazione all'albo pretorio.
3. Il Consorzio si pronuncia sulle osservazioni e sulle opposizioni entro sessanta giorni dalla scadenza del termine di cui al comma 2 provvedendo, in caso di accoglimento, alla modificazione del piano di riordino fondiario e degli elaborati progettuali.
Articolo 11
(Approvazione del piano di riordino fondiario)
1. Scaduti i termini di cui all'articolo 10, commi 2 e 3, il Consorzio trasmette il piano di riordino fondiario alla struttura competente. La Giunta regionale, sulla base del parere della Commissione di cui all'articolo 4, approva il piano di riordino fondiario entro sessanta giorni dalla sua trasmissione, dando mandato al dirigente competente di concedere gli aiuti per l'esecuzione delle opere e per i trasferimenti dei diritti reali ai sensi dell'articolo 66, commi 1, lettera a), e 2, della l.r. 32/2007.
2. L'approvazione del piano di riordino fondiario costituisce atto di dichiarazione di pubblica utilità delle opere di miglioramento fondiario e determina, ai sensi dell'articolo 29 del r.d. 215/1933 e dell'articolo 855 del codice civile, il trasferimento dei diritti di proprietà e degli altri diritti reali, nonché l'imposizione delle servitù previste dal piano stesso.
3. A seguito dell'approvazione di cui al comma 1, il Presidente della Regione emana il decreto di riordino fondiario, con il quale si dà atto del trasferimento coattivo delle proprietà, da pubblicarsi nel Bollettino ufficiale della Regione.
Articolo 12
(Effetti dell'approvazione del piano di riordino fondiario)
1. Il Consorzio provvede, entro un anno dalla pubblicazione del decreto di cui all'articolo 11, comma 3, alla trascrizione o iscrizione dei diritti reali, al trasferimento delle ipoteche sui fondi di nuova assegnazione, alle volture catastali, al pagamento e alla riscossione dei conguagli in denaro relativi alle permute e all'immissione nel possesso dei terreni di nuova assegnazione.
2. Ai trasferimenti, ai pagamenti, alle trascrizioni e a tutti gli atti da compiersi in esecuzione della presente legge si applicano gli articoli 37, comma 1, del r.d. 215/1933 e, nel caso di coltivatori diretti e di imprenditori agricoli a titolo principale, l'articolo 5bis della legge 31 gennaio 1994, n. 97 (Nuove disposizioni per le zone montane).
Articolo 13
(Delimitazione dei confini)
1. Eseguiti ed ultimati i lavori, il Consorzio provvede, entro un anno dall'emissione del certificato di regolare esecuzione o del certificato di collaudo, al posizionamento dei cippi di confinamento.
Articolo 14
(Vincolo di indivisibilità, di inedificabilità e di coltivazione)
1. I terreni rientranti nel comprensorio del riordino fondiario devono essere destinati a coltivazione, senza soluzione di continuità, per un periodo di venti anni decorrenti dalla data di approvazione del piano di riordino fondiario. In caso di violazione del vincolo di coltivazione, il proprietario del fondo è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 500 a euro 5.000. La sanzione è contestata dalla Regione e irrogata dal Presidente della Regione.
2. Per l'applicazione della sanzione di cui al comma 1 si osservano le disposizioni della legge 24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale).
3. Fatto salvo l'eventuale esproprio per sopravvenuta pubblica utilità, per un periodo di venti anni decorrenti dalla data di approvazione del piano di riordino fondiario i terreni rientranti nel comprensorio del riordino fondiario sono indivisibili e non possono essere frazionati per effetto di trasferimenti a causa di morte o per atto tra vivi né essere destinati ad opere di edificazione. La Giunta regionale, con propria deliberazione, definisce i casi e i criteri per la concessione di deroghe al divieto di edificazione.
4. Il vincolo di cui al comma 3 è trascritto nei pubblici registri immobiliari a cura del Consorzio. La violazione del vincolo comporta la revoca degli aiuti concessi in proporzione alla estensione del fondo interessato in rapporto alla superficie totale del comprensorio di riordino fondiario.
5. La revoca comporta l'obbligo, per il proprietario del terreno che ha violato il vincolo di cui al comma 3, di restituire, entro sessanta giorni dalla comunicazione del relativo provvedimento, l'ammontare dell'aiuto, come definito dal comma 4, maggiorato degli interessi riferiti al periodo intercorrente tra la data di erogazione del contributo e la data del provvedimento di revoca, calcolati sulla base della media ponderata del tasso ufficiale di riferimento per il periodo in cui si è beneficiato del contributo.
6. Nel provvedimento di revoca sono fissate le eventuali condizioni di rateizzazione, in un periodo comunque non superiore a ventiquattro mesi.
7. La revoca del contributo può essere disposta anche in misura parziale, purché proporzionale all'inadempimento riscontrato.
8. Nel caso in cui la violazione del vincolo di cui al comma 3 sia commessa da coltivatori diretti o da imprenditori agricoli a titolo principale, oltre alla revoca del contributo, si applica quanto disposto dall'articolo 5bis, comma 2, della l. 97/1994.
Articolo 15
(Disciplina dei diritti reali)
1. Per la disciplina dei diritti reali sui terreni di nuova assegnazione trova applicazione l'articolo 25 del r.d. 215/1933.
2. In caso di scioglimento dei contratti di affitto di fondi rustici aventi ad oggetto terreni interessati al riordino fondiario, l'affittuario ha diritto al pagamento di un equo indennizzo, da parte del Consorzio, ai sensi dell'articolo 43 della legge 3 maggio 1982, n. 203 (Norme sui contratti agrari).
Articolo 16
(Manutenzione delle opere previste dal piano di riordino fondiario)
1. A decorrere dalla data di approvazione del certificato di collaudo, la manutenzione delle opere previste dal piano di riordino fondiario spetta al Consorzio.
Articolo 17
(Viabilità rurale ai fini della classificazione)
1. All'eventuale nuova viabilità all'interno del comprensorio del riordino fondiario contribuiscono tutti i proprietari interessati dal piano di riordino fondiario in misura proporzionale alla superficie di proprietà.
Articolo 18
(Rinvio)
1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale definisce, con propria deliberazione, ogni adempimento o aspetto anche procedimentale di cui alla presente legge, ivi compresi le modalità e i termini di presentazione alla struttura competente delle proposte di cui all'articolo 5, degli elaborati tecnici di cui agli articoli 7, 8 e 9, e la documentazione da allegare ai medesimi.
2. La deliberazione di cui al comma 1 è pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione e sul sito istituzionale della Regione.
Articolo 19
(Disposizioni transitorie)
1. Ai riordini fondiari avviati ai sensi della legge regionale 12 agosto 1987, n. 70 (Interventi regionali per la promozione e lo sviluppo del riordino fondiario), e della l.r. 32/2007, e non ancora conclusi alla data di entrata in vigore della presente legge, si applicano le disposizioni di cui al presente articolo.
2. Nel caso in cui alla data di entrata in vigore della presente legge non sia ancora intervenuta l'approvazione da parte della Regione dello studio preliminare della ricomposizione fondiaria, il Consorzio deve presentare alla struttura competente una nuova proposta di riordino fondiario, ai sensi dell'articolo 5. Nel caso di accoglimento della proposta, al procedimento di riordino fondiario si applicano disposizioni di cui alla presente legge.
3. Nel caso in cui alla data di entrata in vigore della presente legge la Regione abbia approvato lo studio preliminare della ricomposizione fondiaria, il Consorzio può formulare apposita istanza di completamento del riordino fondiario, da trasmettere alla struttura competente entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge. La Giunta regionale, sulla base dei criteri definiti con propria deliberazione da adottarsi entro 180 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, approva le istanze ritenute meritevoli di accoglimento, tenuto conto dell'interesse generale alla prosecuzione del riordino fondiario, autorizzando la prosecuzione del procedimento di riordino fondiario ai sensi della presente legge a partire dall'elaborazione della progettazione preliminare delle opere di miglioramento fondiario di cui all'articolo 8. Con il medesimo provvedimento, la Giunta regionale dà mandato al dirigente competente di concedere gli aiuti, ai sensi dell'articolo 66, comma 1, lettera a), della l.r. 32/2007, per il finanziamento delle attività progettuali, anche eventualmente già svolte, purché funzionali alla conclusione del riordino fondiario.
4. Nel caso in cui alla data di entrata in vigore della presente legge le opere di miglioramento fondiario siano già state avviate o concluse, il Consorzio formula apposita istanza di completamento del riordino fondiario, da trasmettere alla struttura competente entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, alla quale deve essere allegata una relazione descrittiva delle opere già realizzate e da realizzare e degli adempimenti necessari per la conclusione del procedimento di riordino fondiario. La Giunta regionale, sulla base dei criteri fissati con propria deliberazione da adottarsi entro 180 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, tenuto conto della data di avvio delle opere e dello stato di avanzamento delle stesse, approva le istanze ritenute meritevoli di accoglimento autorizzando la prosecuzione del procedimento di riordino fondiario ai sensi della presente legge a partire dal deposito del piano di riordino fondiario di cui all'articolo 10. Con il medesimo provvedimento, la Giunta regionale dà mandato al dirigente competente di concedere gli aiuti, ai sensi dell'articolo 66, comma 1, lettera a), della l.r. 32/2007, per il finanziamento delle attività progettuali, anche eventualmente già svolte, purché funzionali alla conclusione del riordino fondiario e, ai sensi dell'articolo 66, comma 2, della medesima l.r. 32/2007, per i trasferimenti dei diritti reali.
5. Nei casi di cui al comma 4, qualora siano già state avviate o concluse opere relative a singoli lotti funzionali al riordino fondiario, la Giunta regionale, con propria deliberazione da adottarsi entro 180 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, tenuto conto dell'interesse generale al completamento del riordino fondiario, limitatamente ai lotti interessati, individua i casi nei quali il Consorzio può formulare apposita istanza di completamento del riordino fondiario, limitatamente ai lotti in corso di realizzazione o già ultimati, da trasmettere alla struttura competente entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge. All'istanza deve essere allegata una relazione descrittiva delle opere realizzate e da realizzare e degli adempimenti necessari per la conclusione del procedimento di riordino fondiario relativo ai lotti interessati, ivi compresa l'eventuale attività di ricomposizione fondiaria per la quale si applica l'articolo 52 della l.r. 32/2007. La Giunta regionale approva le istanze ritenute meritevoli di accoglimento autorizzando la prosecuzione del riordino fondiario, limitatamente ai lotti interessati, ai sensi della presente legge a partire dal deposito del piano di riordino fondiario ai sensi dell'articolo 10. Con il medesimo provvedimento, la Giunta regionale dà mandato al dirigente competente di concedere gli aiuti, ai sensi dell'articolo 52 della l.r. 32/2007, per le attività di ricomposizione fondiaria, dell'articolo 66, comma 1, lettera a), della medesima l.r. 32/2007, per il finanziamento delle attività progettuali, anche eventualmente già svolte, purché funzionali alla conclusione del riordino fondiario, limitatamente ai lotti interessati e dell'articolo 66, comma 2, della l.r. 32/2007, per i trasferimenti dei diritti reali.
6. La riattivazione del procedimento di riordino fondiario e gli adempimenti procedimentali successivi alla medesima, ai sensi dei commi 3, 4 e 5, devono essere approvati dalla maggioranza dei consorziati e, in ogni caso, da almeno il 70 per cento dei consorziati proprietari dei terreni ricompresi nell'area oggetto del riordino fondiario, i quali devono inoltre rappresentare almeno il 70 per cento della proprietà inclusa nell'area interessata.
7. Ai procedimenti riattivati ai sensi dei commi 3, 4 e 5, si applica l'articolo 5, commi 4 e 5, limitatamente agli aiuti concessi a seguito della predetta riattivazione.
Articolo 20
(Dichiarazione di urgenza)
1. La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 31, comma terzo, dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta ed entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione.
Presidente - La parola al relatore, Consigliere Prola.
Prola (UV) - Grazie Presidente.
Il disegno di legge oggetto della discussione di oggi riguarda l'elemento fondamentale per l'azienda agraria: il capitate fondiario costituito dal bene naturale "terra" e dai capitali su di essa investiti (i miglioramenti fondiari). Il carattere dinamico della proprietà fondiaria deriva da un lungo processo storico, nel quale le vicende dell'organizzazione politica e sociale che ogni paese si è dato, giocano un ruolo decisivo. In Valle d'Aosta le aziende agrarie denunciano una forte debolezza strutturale, derivata appunto da un'elevata frammentazione aziendale (320.000 particelle iscritte nell'anagrafe delle aziende agricole). L'insistenza sul territorio di una molteplicità di proprietà composte da più appezzamenti non contigui e di innumerevoli fondi di ridotte dimensioni appartenenti a diversi proprietari, ha assunto oggi le caratteristiche di una vera e propria "patologia fondiaria" che, di fatto, impedisce l'ammodernamento delle aziende agricole. Se è vero che la Costituzione italiana, all'articolo 42, tutela il diritto di proprietà, è altrettanto vero che lo stesso articolo stabilisce anche che della proprietà privata deve essere assicurata la funzione sociale. È indubbio che una proprietà frammentata, e di conseguenza non produttiva, non risponde al ruolo ad essa assegnato dalla Carta costituzionale, e ancora di più non risponde a questo ruolo nel territorio valdostano, dove l'agricoltura riveste un'importanza strategica non solo per ragioni economiche, ma anche per le sue forti ricadute ambientali, paesaggistiche e sociali.
Nella nostra Regione esiste, dunque, l'improcrastinabile necessità di attuare specifici interventi di riordino fondiario, al fine di giungere ad un più efficace e razionale utilizzo del territorio a fini agricoli e favorire in tal modo lo sviluppo delle zone rurali. Numerose sono le problematiche che insistono sulla polverizzazione delle proprietà, dalle servitù di passaggio sui fondi, alle difficoltà negli avvicendamenti colturali, alle distanze dei vari fondi che di fatto impediscono la diffusione di pratiche agricole meccanizzabili e convenienti dal punto di vista economico.
Il disegno di legge riprende ed amplia la normativa statale di riferimento in materia di ricomposizione fondiaria contenuta nel regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215, e nella legge regionale n. 70, abrogata dall'articolo 78 della legge regionale n. 32/2007 delle attività di bonifica. Il testo definisce gli strumenti operativi per affrontare i problemi della frammentazione e polverizzazione della proprietà fondiaria, al fine di perseguire l'obiettivo prioritario del rilancio dell'agricoltura nella nostra Regione. Nella consapevolezza della delicatezza della materia, abbiamo la convinzione dell'assoluta necessità di dotare la Regione di una legge organica che consenta di chiudere i riordini fondiari ancora in essere, e consentire l'avvio di procedure di riordino fondiario in tutto il territorio regionale. In effetti la proposta di legge si articola in due distinti percorsi: il primo percorso è composto da 18 articoli orientati a dettare le regole per i nuovi interventi di riordino, mentre il secondo percorso prevede un articolo che contiene una puntuale disciplina transitoria, al fine di consentire il completamento e la chiusura dei riordini fondiari avviati ed attualmente in corso sotto la vigenza delle leggi regionali n. 70/1987 e n. 32/2007. I soggetti attuatori sono i consorzi di miglioramento fondiario che, qualora intendano beneficiare dei contributi previsti della legge regionale n. 32/2007, attraverso la disciplina prevista nel disegno di legge sono vincolati al rispetto delle scadenze con adempimenti puntuali che garantiscono l'effettivo perseguimento dell'interesse pubblico alla realizzazione del riordino fondiario.
Con il testo che si propone si è cercato anche di prevedere un iter amministrativo snello per l'approvazione del piano di riordino, salvaguardando nel contempo il coinvolgimento dei soggetti interessati durante le varie fasi del procedimento. L'obiettivo che i proponenti intendono raggiungere è quello di promuovere la costituzione di convenienti unità fondiarie, attraverso una programmazione degli interventi contenuta nel piano di riordino, utilizzando tre momenti distinti. Si parte da una prima fase di avvio con la presentazione, da parte del consorzio di miglioramento fondiario, dello studio preliminare della ricomposizione fondiaria, elencando le ditte coinvolte e le particelle interessate; una seconda fase che comprende la progettazione preliminare delle opere di miglioramento fondiario necessarie ed una terza fase che disciplina il piano di riordino, il nuovo assetto catastale e la progettazione definitiva ed esecutiva delle opere previste. La prima fase è caratterizzata dalla volontarietà e da una forte responsabilità dei consorziati che devono rappresentare il 100 percento della proprietà inclusa nell'area interessata. Il legislatore regionale incontra in questo campo un ostacolo insormontabile, non potendo dettare norme in materia di ordinamento civile: tale materia rientra infatti nella competenza esclusiva statale. Quindi la Regione non può e non vuole, con la sua legge, intaccare in alcun modo il nucleo duro del diritto di proprietà, lasciando liberi i consorzi di miglioramento fondiario, che - ricordo - sono enti di natura privatistica, di avviare o non avviare i piani di riordino in totale responsabilità, evitando in questo modo perdite di tempo e risorse per lo sviluppo del piano di riordino stesso. Anche per le opere di miglioramento fondiario i consorzi devono ottenere l'approvazione del 100 percento dei consorziati proprietari del terreni compresi nell'area interessata.
Con l'approvazione del piano di riordino, il procedimento diventa coattivo e si determina il trasferimento dei diritti di proprietà e degli altri diritti reali, nonché l'imposizione delle servitù previste dal piano stesso. Il consorzio di miglioramento fondiario coordina il processo ed è tenuto a rispettare gli adempimenti procedurali, garantendo l'accordo interno dei consorziati in ordine allo stato di avanzamento del riordino, pena la revoca dei contributi già concessi. La legge si estende su tutti i fondi del territorio regionale e ricompresi nelle zone E del piano regolatore generale con una dimensione compresa tra i 5 ettari ed i 50 ettari. Questo numero è figlio dell'esperienza pluridecennale condotta dalla struttura competente e si cala perfettamente nella nostra realtà territoriale. Con queste dimensioni è possibile definire lotti funzionali che meglio possono rispondere a criteri, vincoli ed obiettivi presenti nel disegno di legge. L'estensione minima dei nuovi lotti è stabilita dalla Giunta regionale in funzione delle finalità di accorpamento e riduzione della parcellizzazione.
Da evidenziare che il consorzio di miglioramento fondiario deve provvedere, entro un anno dalla pubblicazione del decreto di riordino fondiario del Presidente della Regione, alla trascrizione dei diritti reali, al trasferimento delle ipoteche sui fondi di nuove assegnazioni, alle volture catastali, al pagamento ed alla riscossione dei conguagli in denaro relativi alle permute e all'immissione nel possesso dei terreni di nuova assegnazione. Analogamente, entro un anno dall'emissione del certificato regolare di esecuzione, il consorzio deve procedere al posizionamento dei cippi di confinamento. Il testo prevede inoltre che i terreni interessati al riordino devono essere destinati per vent'anni a coltivazione, sono indivisibili, non possono essere frazionati e destinati ad opere di edificazione. Per le costruzioni rurali la Giunta regionale definisce i casi e i criteri per la concessione di deroghe.
In commissione consiliare sono stati sentiti gli ordini professionali interessati (agronomi, geometri, ingegneri) che hanno presentato una serie di osservazioni. In seguito il gruppo ALPE ha proposto parecchi spunti di riflessione al testo che hanno originato un'attenta analisi del documento in esame ed un'articolata discussione. Alcune osservazioni che precisavano meglio il testo sono state accolte, mentre altri punti di discussione sono oggetto di attenzione e riflessione da parte del proponente e saranno esaminati oggi, in aula consiliare.
In conclusione, il testo proposto, attraverso un procedimento snello, preciso e puntuale, offre uno strumento essenziale per superare la tendenziale limitatezza delle dimensioni aziendali che caratterizza le imprese agricole valdostane e che viene avvertita come uno dei maggiori vincoli alla vitalità, allo sviluppo e alla competitività delle aziende stesse.
Spero che il Consiglio valuti positivamente le disposizioni che vengono proposte. Ringrazio per la collaborazione e la disponibilità i colleghi della III Commissione consiliare, l'Assessore ed i suoi dirigenti. Grazie.
Presidente - Ricordo che sul disegno di legge in oggetto è stato espresso parere favorevole a maggioranza, con emendamenti, della III Commissione; un parere favorevole dal Consiglio permanente degli Enti locali; sono stati presentati tre emendamenti dalla commissione, un emendamento dall'Assessore Isabellon, tre emendamenti dal Partito Democratico, trenta emendamenti dal gruppo ALPE ed un ordine del giorno, sempre dal gruppo ALPE.
Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Giuseppe Cerise.
Cerise G. (ALPE) - Merci M. le Président.
Il 12 agosto 1987 il Consiglio regionale - allora era Assessore Perrin - approvava la legge recante interventi regionali per la promozione e lo sviluppo del riordino fondiario, con l'obiettivo di andare a rimuovere progressivamente una delle principali difficoltà dell'agricoltura valdostana, la polverizzazione della proprietà fondiaria; conseguenza, quest'ultima, di un'economia sostanzialmente autarchica, che vedeva la necessità di garantire a tutti i discendenti della famiglia una frazione delle diverse colture per la propria sussistenza. Condizione che accumunava all'epoca quasi tutte le realtà montane, alla quale probabilmente si è sottratto solo il Tirolo del Sud in virtù del suo istituto giuridico maso chiuso, particolare istituto volto a preservare l'indivisibilità della proprietà agricola. Sebbene l'annessione all'Italia dell'Alto Adige nel 1919 comportò l'abrogazione della legge sul maso chiuso, in quanto istituto estraneo alla tradizione giuridica italiana, questa sopravvisse nella consuetudine locale e, in seguito al riconoscimento della costituzione di autonomia del Tirolo del Sud, dopo la guerra tornò in vigore nei suoi aspetti più qualificanti, anche se dovette essere riformata per garantire la parità degli eredi, riforma successivamente confluita nella legge provinciale del 2011, e ad oggi nel Tirolo del Sud si possono contare ancora 12.300 aziende classificate come maso chiuso. Questo ha creato una redditività in questa realtà che conosciamo bene. Ho voluto fare questo inciso solo per evidenziare come la redditività dell'azienda sia direttamente proporzionale alla dimensione dei fondi coltivati.
Per tornare alla situazione locale, la legge citata in premessa superate le prime diffidenze legate soprattutto al profondo attaccamento alla proprietà di famiglia, quello che la paysannerie valdôtaine definiva "lo bien" (traduzione letterale dal patois: "il bene"), in quanto rappresentava molto più di un semplice appezzamento di terreno. Questa legge poi ha prodotto dei risultati apprezzabili, come si può evincere dalla tabella che ci è stata fornita dagli uffici; dal 1988 ad oggi le pratiche del riordino a vari livelli attuativi sono comunque 50; mi pare un risultato tutt'altro che trascurabile, ed è importante perché ha coinvolto anche colture specializzate.
Il problema attuale è quello di creare le condizioni per passare alla fase conclusiva di riconfinamento e di ritrasferimento di proprietà secondo la nuova ricomposizione fondiaria per quei riordini ultimati o in fase di ultimazione, ed accelerare le pratiche di quelli in fase meno avanzata. Quando è stato assegnato in commissione il disegno di legge in oggetto lo abbiamo salutato con favore, perché siamo convinti che una buona legge in materia avrà delle ricadute importanti non solo nel settore agricolo, ma sulla comunità valdostana in generale. Abbiamo esaminato con attenzione il testo, le audizioni in commissione ci hanno fornito ulteriori elementi di valutazione; nell'ultima audizione con l'Assessore accompagnato dai dirigenti e dai funzionari abbiamo ripercorso il testo del disegno di legge proponendo degli emendamenti: alcuni, di carattere formale - come ha ricordato il collega Prola - sono stati recepiti, altri respinti; per tutta una serie di emendamenti l'Assessore ha chiesto di fare degli approfondimenti, riservandosi di comunicare le risultanze. Risultanze delle quali siamo ancora in attesa, Assessore, ma noi siamo pazienti, abbiamo capito oggi dal relatore che queste verranno esplicitate in questa sede.
Crediamo che l'articolato della legge debba disciplinare i principi e le finalità della stessa, in modo da renderli operativi; in questo caso mi pare che, a parte l'articolo 19 che va a definire le procedure per concludere l'iter dei riordini già attivati che si trovano in diverse fasi operative (cosa per apprezziamo), per la restante parte permettetemi di dire, cari colleghi, che il detto tanto fumo, niente arrosto non fu mai così appropriato! Quando si prevede che nelle varie fasi procedimentali vi sia l'adesione di tutti i consorziati che devono rappresentare inoltre il 100 percento della proprietà, mi permetto di dire che questo equivale a mettere una pietra tombale su questa iniziativa, che pure aveva prodotto dei risultati importanti nel contesto agricolo valdostano. Vorremmo sbagliarci in questo caso, perché sarà la penalizzazione di un settore che ci sta particolarmente a cuore, non solo a parole, ma nei fatti, per le ricadute che può produrre nel settore e nell'intera comunità. Ripeto: vorremmo sbagliarci, ma temo che se non ci sarà una presa di coscienza da parte dell'Assemblea su alcuni emendamenti di fondo da noi proposti, fra qualche tempo dovremo dire con rammarico che avevamo ragione! Qui non si tratta di prese di posizione ideologiche, su questo argomento sono in gioco una parte significativa delle chances dell'agricoltura valdostana.
In particolare, colleghi - mi rivolgo a coloro con i quali su questo disegno di legge ci siamo confrontati costruttivamente in commissione -, quando ci dite che ci vorranno anni ed anni per la definizione degli interventi realizzati o in fase di realizzazione, di questo siamo consapevoli. Qui mi rivolgo direttamente all'Assessore: come ho avuto modo di dirle in commissione, abbia l'onestà intellettuale di dire pane al pane e vino al vino, perché lo comprendiamo...cioè non avremo più per qualche anno le condizioni economiche per finanziare, come in precedenza, interventi di riordino fondiario nuovi, fino a quando non saranno definiti gli interventi in atto. E non si copra con l'escamotage di capziosi articoli, che di fatto calano la mannaia sulla reale possibilità dei consorzi di promuovere interventi nuovi di riordino fondiario!
Un altro freno a questi interventi, che coinvolgerà - a meno che non si trovino adeguate soluzioni - anche la definizione di quelli in atto, è rappresentato dalla problematica relativa agli oneri di trascrizione, che abbiamo già affrontato stamani con un'interpellanza, e sulla quale abbiamo presentato un ordine del giorno.
Assessore e colleghi, oggi facciamo sommessamente appello alla vostra onestà intellettuale per un confronto serio e responsabile su alcuni nodi sostanziali di questo disegno di legge. Qui non si tratta di posizioni ideologiche, ma di buon senso, nell'interesse dell'agricoltura valdostana e, di riflesso, dell'intera comunità.
La nostra valutazione complessiva su questo disegno di legge sarà condizionata dalla disponibilità della maggioranza di andare a rimuovere quelle incrostazioni congenite che andrebbero a vanificarne in principio le finalità. Questo è l'appello che vi facciamo, e speriamo che qualche volta sia la forza della ragione a prevalere sulla ragione della forza.
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Grazie Presidente.
Vista l'importanza di questa norma che ci è oggi presentata, mi attendevo di poter interloquire anche con gli esponenti della maggioranza, nonostante la relazione presentata sulla legge sia dettagliata e puntuale, quella del collega Prola. Ne deduco che c'è una forte condivisione su questi temi e cercheremo di chiarire la nostra posizione in merito.
Intanto, per ribadire che si tratta di uno strumento legislativo molto importante per il nostro territorio, io do una lettura della storia della Valle d'Aosta un po' meno nostalgica rispetto agli esempi dell'Alto Adige e del maso chiuso; da noi fu un'esigenza forte quella di consentire alle famiglie di avere tutte le potenzialità espresse dal territorio agricolo, quindi un pezzo di vigna, un pezzo di orto, un pezzo di prato, un pezzo di frutteto, ma...il problema dove nasce? Nasce nel momento in cui questi pezzettini vengono abbandonati, perché se fossero coltivati e tenuti bene, il fatto di essere piccoli potrebbe rendere meno vantaggioso dal punto di vista del confronto economico il nostro territorio, ma lo renderebbe gradevole. Il problema è che nel tempo questi appezzamenti piccoli sono stati abbandonati e oggi c'è, sì, un problema come quello al momento in cui nacque la legge che è quello di rendere economicamente vantaggioso lo sfruttamento di alcuni territori, ma c'è anche l'altro problema di impedire l'abbandono del territorio, che è legato, sì, ad una questione economica, ma anche di qualità del paesaggio e di messa in sicurezza del territorio. Lo abbiamo sperimentato drammaticamente con l'alluvione cosa vuol dire avere zone incolte, canali non più tenuti in ordine, con un rischio da parte del nostro territorio di essere aggredito dal punto di vista meteorologico. Tutta questa premessa per dire che lo spirito che era contenuto nella legge originaria era quello di consentire in alcuni casi di intervenire su delle zone di territorio, anche là dove un singolo proprietario, magari perché non interessato particolarmente alla redditività del suo terreno, si dimostrava indifferente a queste considerazioni, che non sono solo di economicità agricola, ma che sono di interesse generale della comunità, sia dal punto di vista paesaggistico che di tutela del territorio.
Il fatto di avere nella Regione un forte ente promotore di queste iniziative di riordino fondiario andava proprio nella direzione di riconoscere questa idea di interesse generale e per giustificare, sotto altre dizioni analoghe dal punto di vista giuridico (ma forse più chiare dal punto di vista della comprensione), attraverso lo strumento della pubblica utilità un intervento su quelle piccole particelle che impedivano di realizzare degli interventi compiuti sul territorio. Quindi il nocciolo della questione sta in un passaggio della relazione in cui si dice: "quindi la Regione non può e non vuole con la sua legge intaccare in alcun modo il nucleo duro del diritto di proprietà". Dice bene il collega Prola: questa legge smentisce di fatto la legge precedente, è qui che sta il passaggio.
È importante per noi chiarire cosa intendiamo per "pubblica utilità", perché qualcuno magari liberista non intervenga accusandoci di un ritorno al comunismo, eccetera; qui non si vuole mettere in discussione la proprietà privata, si vuole dire che un singolo proprietario non può impedire lo sviluppo di una comunità. Un singolo proprietario non può impedire che si impedisca che una frana intervenga su un territorio, perché lui ha deciso che del suo pezzo non ne fa alcunché; questo si intende per pubblica utilità: che le persone devono essere responsabili del proprio territorio. Se la Regione non vuole più fare questo, noi ce ne rammarichiamo, perché questa era la ratio originaria della legge. Quindi il fatto di mettere in discussione questo punto è un punto debole della legge là dove invece va riconosciuto lo sforzo dell'Assessorato in tutta la parte finale della legge, che è quello di consentire la chiusura dell'iter burocratico e anche della realizzazione dei tanti riordini fondiari in essere. Se ce ne sono tanti in essere, adesso, a seconda delle informazioni che ho - ma l'Assessore può correggerci -, sono più di 30 in essere (qualcuno dice 40), vuol dire che questo riordino era di grande interesse per la nostra comunità, che un grande sforzo ha fatto la Regione ed hanno fatto i consorzi di miglioramento fondiario, le singole aziende, per muoversi in questa direzione. È uno sforzo positivo che va riconosciuto; chiunque passa in alcuni territori della Valle d'Aosta - non c'è bisogno di citare i nomi - visivamente percepisce l'importanza, l'estensione di questi riordini che sono sicuramente importanti. Ora si tratta di chiudere questo percorso burocratico, va riconosciuto lo sforzo fatto.
Ma quello che io dico è: se si sta operando bene, perché per fare una legge che accelera la chiusura di quel percorso, si fa una premessa legislativa che chiude le porte al futuro dei riordini fondiari? Perché qui bisogna dirla chiara (condivido l'espressione del collega Cerise): si mette una pietra tombale sul futuro, nel senso che o si interverrà su piccole aree in cui sarà più facile ottenere questo famoso 100 percento del consenso, altrimenti sarà molto difficile immaginare di intervenire con dei veri e propri riordini fondiari come abbiamo conosciuto in passato; quindi c'è la volontà di fare una marcia indietro.
Qualcuno potrebbe dire: ma voi non avete intenzione di fare uno sforzo, di mettere d'accordo tutti i proprietari attraverso il lavoro del consorzio, eccetera...ma quando mai? L'obiettivo rimane sempre quello del 100 percento del consenso quando si fa un riordino fondiario; quello che vogliamo eccepire è evitare che ci sia quel singolo caso o quei due casi che impediscono di procedere, ma non con una ratio che giustifica la contrarietà ad un'operazione di questo tipo, ma perché magari non residenti più sul territorio valdostano, quindi chi se ne frega della Valle d'Aosta, vada tutto a ramengo! Di conseguenza facciamo un riordino fondiario che circonda una particella, lasciando questa particella immobile perché dobbiamo tutelare una proprietà privata, che di privato ha solo l'espressione di un egoismo! Che interesse c'è a fare un riordino fondiario che accerchia la proprietà di una persona perché questa persona è andata a risiedere in Australia, non sa manco più se ha quel terreno in quel punto? C'è tutto l'interesse da parte della Regione invece di esercitare la pubblica utilità in quel caso, che non aliena in alcun modo la proprietà privata, anche qui non è che si toglie nulla, non è un esproprio, è semplicemente la necessità di mettere in condizioni coltivabili dei territori. Voi pensate che dei territori possano essere abbandonati al loro destino, riempiti di erbacce senza che creino pericolo per la comunità? Io penso di sì, quindi bisogna creare le condizioni perché questa cosa non avvenga; quindi il legislatore in passato aveva colto, secondo noi con puntualità, l'esigenza del nostro territorio.
Abbiamo cercato con degli emendamenti di mantenere lo spirito originario della legge, senza andare a toccare tutta la seconda parte su cui siamo assolutamente d'accordo con l'Assessorato che bisogna chiudere dei percorsi che sono in atto. Però non possiamo nasconderci e non si può fare una legge solo guardando al passato, la legge deve guardare anche al futuro; se il futuro è: ci siamo fatti mangiare tutti i fondi destinati all'agricoltura...ricordo che ad inizio legislatura l'Assessorato dell'agricoltura gestiva 90.000.000 di euro, adesso ne gestisce 42-43...queste sono scelte politiche in cui si dice: non vediamo più in quell'Assessorato il futuro. Queste sono scelte che lasciano il tempo che trovano.
Noi pensiamo che questo settore, al di là della produttività, abbia una valenza anche dal punto di vista della tutela ambientale e del paesaggio, e venendo meno anche le risorse per intervenire sui territori, lo abbiamo visto anche in altri settori come la forestazione, eccetera, è importante che si creino delle condizioni perché chi lavora il territorio possa farlo, anche se in modo non ultraredditizio, perché la montagna non sarà mai il luogo dove si fanno affari d'oro, salvo alcune produzioni di nicchia che ci sono qui, come i vigneti, ma con costi di produzione che sono più alti di quelli di altri territori e con sacrifici umani anche nel settore della viticoltura che sono inimmaginabili. Questi strumenti dicevano che la Regione voleva facilitare il più possibile l'intervento dell'uomo in condizioni di estrema difficoltà; il fatto di venir meno da questo principio originario ci lascia delusi.
Quindi da parte nostra ci sarà la necessità di ribadire, anche con gli emendamenti, lo spirito originario della legge; poi lo spiegheremo mentre illustreremo gli emendamenti, andando a ribadire che non c'è una preclusione nei confronti di questa legge a priori, perché invece ne condividiamo lo spirito di tutta la seconda parte. Ma non si può fare una legge per dire: abbiamo lasciato indietro della roba ed allora mettiamo un punto e non si va avanti per il futuro. Dobbiamo fare una legge che, nel dare l'importanza di chiudere un percorso che è stato fatto, dia il segnale che si vuole continuare a camminare su una strada che il legislatore del passato aveva intuito essere indispensabile per il territorio valdostano.
Presidente - La parola al Consigliere Prola.
Prola (UV) - Grazie Presidente.
Evidentemente le relazioni non si ascoltano, si danno per scontate... Volevo solo puntualizzare alcuni aspetti perché il collega Cerise parla di "pietra tombale" sui prossimi riordini, il collega Donzel parla di "scelte politiche" perché a questo punto bisogna dire che si è deciso che i riordini non si fanno più e si parla esclusivamente di produttività. Ha insistito molto il collega Donzel sulla produttività, sul fatto che noi diamo prioritario il discorso della produttività. Non è vero, perché nella relazione avevo scritto: "È indubbio che una proprietà frammentata e di conseguenza non produttiva, non risponde al ruolo ad essa assegnato dalla Carta costituzionale, e ancora più non risponde a questo ruolo nel territorio valdostano, dove l'agricoltura riveste un'importanza strategica non solo per ragioni economiche, ma anche per le sue forti ricadute ambientali, paesaggistiche e sociali". Credo di aver ricompreso tutto in questo discorso, cioè noi riteniamo che l'agricoltura sia fondamentale sotto questo aspetto, e non è un discorso esclusivamente di produttività.
La "pietra tombale" riferita dal collega Cerise...è vero che riteniamo fondamentale che sia il 100 percento dei proprietari che decidono di avviare un processo di riordino, perché è fondamentale che si assumano una forte responsabilità. Se dal 1988, nel momento in cui è stata fatta la legge e sono stati fatti tutti i riordini, noi siamo ancora in una fase di chiusura dei riordini, evidentemente c'era qualcosa che non funzionava! Quindi il fatto di richiedere il 100 percento per noi è fondamentale...ma vorrei sottolineare l'aspetto dei 5 e 50 ettari...riteniamo che un processo di riordino possa partire anche da 5 ettari, non c'è bisogno di 10-20-30 proprietari, bastano anche 3 o 4 proprietari che decidono per 5 ettari di avviare un processo di riordino.
Nella relazione avevo scritto: "Questo numero è figlio dell'esperienza pluridecennale condotta dalla struttura competente e si cala perfettamente nella nostra realtà territoriale", perché vogliamo, sui riordini, che siano riordini fatti su lotti funzionali, che abbiano dei precisi obiettivi da un punto di vista agricolo, ma anche da un punto di vista sociale ed ambientale, cioè dei piccoli lotti che riescano a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti, e non dei grandissimi lotti di 150 ettari, dove ancora adesso vediamo che ci sono dei problemi per chiudere il riordino!
Quindi è fondamentale il fatto di avere la possibilità di decidere su dei piccoli lotti funzionali di avviare un processo di riordino e questo credo sia un passaggio fondamentale, e io credo davvero che questo diventi funzionale a quella che è stata l'esperienza fatta dalla struttura competente. Grazie.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente. Ho ascoltato attentamente la relazione del collega Prola, molto tecnico e molto preparato, ed i colleghi Cerise e Donzel.
Io dico finalmente: eccoci di fronte ad un disegno di legge molto atteso da noi (e non solo) da diversi anni, come più volte ribadito in quest'aula, quattro anni e mezzo, per la precisione, nonostante le nostre sollecitazioni, nonostante reiterate richieste di attenzione al problema da parte di numerosi consorzi ed agricoltori alle prese con complicazioni di ordine burocratico e procedurale causate dalla mancata assegnazione delle proprietà, che conosciamo tutti. C'è voluto un tempo infinito per partorire questo testo di legge, che dovrebbe colmare un vuoto normativo di cui la responsabilità è alta dal punto di vista politico, Assessore Isabellon, e lei lo sa molto bene!
Ad ogni nostra sollecitazione in quest'aula l'Assessore ripeteva ogni volta, con tono sovente infastidito, che gli uffici stavano elaborando un testo, che erano in corso scambi di informazioni con altre Regioni, che era stata creata una commissione di lavoro, ed intanto passavano i mesi, gli anni, ed i piani di riordino attivati da anni - addirittura alcuni da decenni - sono rimasti in sospeso, mentre nuovi studi preliminari ai piani venivano autorizzati dagli uffici. In commissione abbiamo scoperto che ci sono una cinquantina di piani di riordino in attesa di sapere di che morte devono morire! Parecchie volte abbiamo invitato l'Assessore a condividere con i membri della commissione le difficoltà di natura tecnica e giuridica, a rappresentare in quella sede le difficoltà. Abbiamo più volte offerto la nostra piccola collaborazione, consci di non avere assolutamente la bacchetta magica, ma certi di poter contribuire alla ricerca di soluzioni attuabili e di buon senso.
Il tema da parte del gruppo ALPE è molto sentito, lo diceva prima il collega Cerise, per tanti motivi più volte espressi apertamente in quest'aula nel corso di questa legislatura. Purtroppo le complessità di natura tecnica-giuridica ci hanno frenato dal redigere una nostra proposta in questi anni per le grandi difficoltà, anche perché lei, più volte in aula, ci riferiva - in maniera assertiva e con quella sua supponenza - che il dossier avanzava bene e che in poco tempo il tema sarebbe approdato in commissione nelle sedi opportune; penso che questa sia la seconda sede deputata dopo la commissione competente.
Prima di addentrarmi nel testo, il Governo ha approvato qualche settimana fa...e senza nessuna vena polemica volevo esprimere qualche considerazione procedurale amministrativa per fare chiarezza, e anche perché purtroppo è evidente il tentativo di dare ampio risalto alla forma a scapito della sostanza, collega Prola. Penso che lei possa condividere questa filosofia, conoscendola. Ricorderete tutti che parallelamente agli appelli ad una maggiore attenzione al riordino fondiario in questi anni abbiamo sollecitato più volte l'Assessore a garantire una migliore organizzazione, a dare più trasparenza nei procedimenti di ammissione a finanziamento delle decine e decine di opere di miglioramento fondiario proposte dai consorzi attivi sul territorio regionale (mi sembra siano 180 circa). Purtroppo non abbiamo ottenuto un grosso ascolto, si continua con una navigazione quasi a vista pur avendo adottato una sorta di piano lavori pluriennale, l'ammissibilità a finanziamento, le priorità ed i criteri di scelta rimangono comunque molto nebulosi. C'è tanta di quella nebbia che non si riesce a capire cosa sia stato finanziato, cosa sia in corso di realizzazione e quale direzione si intenda dare alla politica agricola regionale per quanto riguarda il miglioramento fondiario e l'infrastrutturazione del territorio agricolo!
Una cosa appare ormai accertata: i capitoli di bilancio relativi agli investimenti dei consorzi sono stati svuotati, questa è carta che canta, numeri alla mano e documenti contabili che in questi ultimi anni abbiamo affrontato in questa sede. Solo chi ha avuto la fortuna, se così vogliamo chiamarla, di entrare nel novero dei progetti ammessi nel periodo 2008-2009, è riuscito a realizzare qualcosa; per gli altri, per chi si è messo disciplinatamente in coda, non c'è più niente!
Questa, conti alla mano, è la situazione: a fronte di importanti impegni di spesa e di ingenti risorse congelate, comunque non si è voluto rimodulare il programma, e soprattutto rivedere le priorità da noi più volte palesate in quest'aula. Stop ai nuovi progetti ed alle nuove iniziative dei consorzi, blocchiamo...qui un piccolo complimento al manovratore...ci spiace che oggi non sia presente il Presidente della Regione!
Oggi dobbiamo affrontare il tema più ampio e forse più determinante del riordino fondiario e degli effetti che ne possono derivare alla nostra agricoltura dal fatto che tale pratica sia agevolata o meno. Sapete tutti che la frammentazione delle proprietà è uno dei limiti alla buona pratica agricola, primo punto importante, lo era ai tempi in cui tutto il territorio agrario regionale era lavorato a mano dai nostri agricoltori e lo è ancora più oggi, perché la meccanizzazione ha bisogno di spazi ampi, perché non è più economicamente sostenibile coltivare appezzamenti sparsi da 300-500-700-1.000 metri quadri, spostare i mezzi, rispettare i confini e subire gli effetti dei terreni adiacenti e non coltivati.
Per ovviare alle oggettive difficoltà di lavorazione e alle altre difficoltà, quali quelle legate alla sottoscrizione dei contratti di affitto ed ai rapporti con una miriade di proprietari, era stata predisposta l'ossatura della legge regionale n. 70/1987, recante interventi regionali per la promozione e lo sviluppo del riordino fondiario. Grazie a questa normativa, voluta non solo per disciplinare, ma soprattutto per promuovere il riordino, cosa ben diversa, centinaia di ettari di terreno agricolo sono stati accorpati e sono un esempio di un razionale sfruttamento del terreno dal punto di vista agronomico, che si sposa felicemente alle buone pratiche di manutenzione e di salvaguardia del paesaggio nei nostri paesi montani. La legge citata aveva individuato nel consorzio di miglioramento fondiario l'organismo attuatore del piano di riordino, per la sua natura di gestore senza fini di lucro di un bene collettivo qual è il terreno agricolo, bene da salvaguardare, ma anche da migliorare e da valorizzare.
Un consorzio di miglioramento fondiario, per sua natura e scopo, interpreta ed agisce in funzione dell'insieme del territorio comprensoriale; questo approccio collettivo, questa unificazione di intenti che portano all'assunzione di decisioni valide per il territorio nella sua interezza sono la migliore garanzia all'attuazione di interventi di carattere generale e di interesse per l'intera comunità. Il consorzio di miglioramento fondiario è stato il precursore di quelli che oggi si chiamano "comitati per il bene comune"; in Valle d'Aosta c'è sempre stata una grande attenzione ai nostri beni comuni, a non sprecarli, a razionalizzarne e disciplinarne l'uso, non secondario, a renderli accessibili a tutti, anche ai più poveri. Purtroppo la legge n. 70/1987 è stata abrogata nel 2007 ed una parte del suo contenuto è stato riassunto in un articolato della legge n. 32/2007.
Vorremmo che si desse nuovamente spazio alla promozione ed allo sviluppo del riordino fondiario in Valle d'Aosta e riteniamo questo testo lontano mille miglia da quello che avremmo proposto. Nel tentativo di migliorarlo, abbiamo lavorato sodo, il gruppo allargato all'esterno di questo Consiglio, ed abbiamo presentato in commissione numerosi emendamenti, alcuni di natura tecnico-giuridica e altri di natura politica. Prima di tutto ci siamo chiesti se questo testo, voluto e imposto - pare - dal Presidente Rollandin, è in grado di risolvere i problemi rimasti in sospeso e legati alla chiusura dei piani di riordino giunti alla fase di riassegnazione delle proprietà; se i piani autorizzati e quelli in parte avviati potranno giungere a conclusione in tempi normali; se possiamo dire che d'ora in avanti i consorzi più attivi e che avranno l'adesione firmata dal 100 percento dei proprietari saranno benvenuti al Dipartimento agricoltura. A queste domande non siamo riusciti a darci una risposta affermativa, perché ci sono in questa legge due nodi cruciali che rischiano di vanificare la volontà, ammesso che ci sia mai stata, di rilanciare e promuovere i riordini in Valle d'Aosta.
Il primo nodo è che il consorzio dovrebbe avere il ruolo di soggetto attuatore, mentre il soggetto promotore dovrebbe essere la Regione, in considerazione del preminente interesse pubblico di salvaguardia e valorizzazione del territorio agro-silvo-pastorale e soprattutto nevralgico, in quanto l'azione della Regione, in armonia con gli indirizzi delle politiche agricole ed ambientali dell'Unione europea, è finalizzata al contrasto della frammentazione, al mantenimento ed al consolidamento del tessuto sociale vitale nelle zone rurali, ad una razionale utilizzazione nel territorio montano, alla prevenzione del dissesto idrogeologico e, più in generale, alla tutela ed alla valorizzazione dell'ambiente montano.
Ancora una volta si confonde il riordino fondiario con le opere di miglioramento fondiario: questo penso sia un altro punto nevralgico del disegno di legge. Un riordino potrebbe essere portato a termine senza nessuna opera, proprio perché il riordino fondiario consiste nel riassetto catastale, nell'accorpare le proprietà frammentate e soprattutto polverizzate. Penso sia un passaggio fondamentale a cui non sempre viene dato il giusto peso e che non da tutti è capito. Questo disegno di legge dimostra che chi ha scritto la legge, non ha voluto capirlo, altrimenti l'impianto normativo sarebbe diverso.
L'altro tassello fondamentale di natura prettamente politica è che la proposta per avviare il procedimento deve essere approvata da tutti i consorziati proprietari dei terreni compresi nell'area oggetto di riordino fondiario, che devono rappresentare il 100 percento della proprietà esclusa nell'area interessata. Qui mi fermo e vi chiedo: perché annunciare che si riempie il vuoto legislativo, per poi legare gambe e braccia a chi avrebbe la volontà di darsi da fare? Sappiamo tutti molto bene che avere l'unanimità sovente è difficile, per non dire impossibile; se poi pensiamo alla frammentazione delle proprietà consorziate, ai defunti, agli emigrati, alle successioni mai registrate, sappiamo fin d'ora che in Valle d'Aosta non si avvieranno mai più piani di riordino fondiario! Se questa è la volontà politica, bastava approvare la norma transitoria per riordinare almeno i riordini già avviati e chiuderla così. Non parliamo poi delle complicazioni che si son volute introdurre stabilendo in legge la sequenza temporale della progettazione, della ricomposizione e delle opere, che deve essere contemporanea. Non si possono progettare prima le opere e poi deporre il piano di ricomposizione, ma nella fase di discussione dell'articolato affronteremo punto per punto, emendamento su emendamento presentato dal nostro gruppo.
Termino l'intervento dichiarandomi deluso, Assessore, per come lei affronta questi dossier di peso, che hanno una grande importanza legata non solo al nostro territorio, ma legata all'ambiente, ai nostri agricoltori, ai nostri consorzisti, al lavoro fatto precedentemente dall'Amministrazione regionale. In commissione ha deciso di tenere un profilo molto basso, come del resto le viene molto bene in aula, specialmente sugli argomenti più imbarazzanti: poche parole, qualche cenno con la testa tutto da interpretare e qualche frase a mezz'aria del tipo: "è da verificare, dobbiamo approfondire con i tecnici". Mi scusi, alcune nostre proposte di tecnico proprio non hanno assolutamente nulla; ci aspettavamo da parte sua un cenno, un "sì" o un "no" o un "nì", senza motivo o con motivo. Quando l'ho contattata telefonicamente la scorsa settimana per sapere se le nostre proposte - in particolare quelle di natura politica - erano state prese in considerazione, la sua risposta è stata: "Uhmm, devo ancora parlare con il Presidente..."! Ma scusi, noi ci chiediamo: lei cosa ci sta a fare sulla poltrona di Assessore all'agricoltura di un settore come questo e nei confronti di una legge così importante...comunque non ci facciamo illusioni sullo spessore del suo intervento, lo ascolteremo attentamente e, chissà, forse la notte ha portato consiglio! Grazie.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.
Ho preso parte insieme ai colleghi Chatrian e Cerise ai lavori della commissione che si è occupata di questo importante disegno di legge. L'ho fatto non per nostalgia di antiche professioni, ma perché quando "tot lo bièn" (traduzione letterale dal patois: "tutto il bene") come diciamo noi in patois, quando si tocca la proprietà, soprattutto la proprietà rurale, andiamo sempre incontro a problematiche estremamente delicate e complesse, con conseguenze che a volte superano l'arco delle generazioni.
È utile, crediamo, che si facciano sempre le cose con la massima attenzione, con la massima cautela ed anche con un senso di visione del nostro futuro, del nostro divenire. Abbiamo avuto, nel corso degli ultimi trent'anni, soprattutto da quando è stata approvata la prima legge di riordino fondiario nel 1987, artefice l'allora Assessore Joseph César Perrin con un intervento che fu considerato molto coraggioso rispetto alla mentalità corrente della nostra Regione e che aprì la strada indubbiamente ad una procedura, ma anche ad una dinamica diversa di dialogo all'interno delle nostre comunità.
Le comunità rurali non sono comunità in cui è sempre tanto facile parlarsi, mettersi d'accordo, trovare intese, ancor meno quando l'intesa vuol dire "mé te baillo lo mièn, té te baille lo tièn" (traduzione letterale dal patois: "io ti do il mio, tu dai il tuo") e cerchiamo di riorganizzarci. Cose molto complesse, che richiedono anni di dialogo, di pazienza, di attenzione, richiedono cambi di mentalità e noi abbiamo bisogno di questo cambio di mentalità sostanziale, perché la nostra comunità da quegli anni 1980 ha perso migliaia di operatori agricoli ed il numero di persone che sono dedite a tempo pieno a questa attività, o comunque che ne fanno l'attività prevalente, è sensibilmente ridotto.
Abbiamo di fronte, penso, un'alternativa: o quella di avere un progressivo ulteriore abbandono della campagna, nonostante l'impegno direi edilizio - o comunque d'opera - robusto, a volte anche oltre il dovuto in termini di cementificazione, di interventi spesso necessari, qualche volta anche fin troppo arditi nella riorganizzazione delle opere sul territorio rurale, oppure un reinsediamento graduale, progressivo, facilitato da operazioni come quelle di riordino fondiario che permettano a famiglie di giovani, anche di immigrati, di trovare spazio non solo nella città e nel fondovalle che sta ampliando i suoi borghi, ma nel territorio rurale con una presenza viva, attiva, economicamente vitale. Questo è stato il ragionamento che ha ispirato un nostro forte impegno, ce lo siamo ripromesso, ce lo hanno sollecitato anche dall'esterno del nostro movimento, perché questa non fosse un'occasione perduta, e l'apporto rilevante nostro di osservazioni e suggerimenti ha trovato nell'Assessore una risposta singolare in commissione, che l'Assessore ricorderà. Lei ci disse: "mi avvalgo della facoltà di non rispondere"...è una risposta che abbiamo trovato piuttosto singolare, tendenzialmente più propria ad altre aule che non alle aule politiche... Ci aspettavamo nel frattempo, devo dirle che io stesso mi aspettavo una risposta anche informale, esterna a quest'aula, all'importante...non vorrei dire imponente, perché sarebbe sicuramente un eccesso di presunzione...ma importante contributo di idee, di suggerimenti, di sottolineature che abbiamo fatto in quella sede, e invece non ne abbiamo avuto diritto. L'unica risposta che al momento trovo sta, Assessore, se non erro, in tre righe di un suo emendamento.
Abbiamo posto di carattere capitale come quelle già ricordate, ne abbiamo poste in materia di fittanze agrarie, di mutui ed ipoteche, in materia fiscale, abbiamo posto una serie di questioni, che però non hanno trovato risposta, ed è questo un nostro forte rammarico, perché lei è stato colui che ha affossato la legge del 1987. Io non vorrei ricordare male, ma credo che fosse già Assessore quando fu approvata la legge che abrogava totalmente la "legge Perrin" del 1987, la delegificava, rimandava ad un corposo malloppo di delibera di una buona ottantina di pagine il funzionamento di questa procedura, facendo perdere alle operazioni di riordino fondiario quel fondamento legislativo che è necessario. Sappiamo - e qui ci sono altri colleghi che, come me, hanno esperienza giuridica - che toccare la proprietà privata e non avere a monte un corretto, legittimo strumento legislativo, è fare sicuramente operazione particolarmente ardita, se non assolutamente illegittima!
Lei ha buttato a mare nel 2007 la "legge Perrin" e oggi ci ripropone un surrogato boiteux della legge del 1987, trampo (espressione in patois), zoppo, noi diciamo in patois. Brutta operazione, Assessore Isabellon, brutta operazione, mi rincresce, ma dobbiamo dirglielo con assoluta franchezza, perché abbiamo lavorato non magari quanto lei, ma per la nostra parte in modo serio e sincero, ed ascoltiamo anche delle cose che avvengono sul territorio, ed ascoltiamo anche i convegni a cui lei stesso interviene, come quello della settimana scorsa sulla sburocratizzazione nel campo agricolo, in cui fior di professori sono venuti a dirci: guardate che le operazioni di riordino fondiario si fanno con delle percentuali basse, comunque nettamente inferiori a quelle che avete previsto per quanto riguarda le adesioni, sennò non si fanno queste operazioni. Lo si è detto con riferimento ad un'esperienza molto significativa, che è l'esperienza della Teil Gemeinschaft della Mosella, ma lei ne può trovare in Europa una pluralità. Questo penso che lo sappiano ormai i colleghi, appartiene alla conoscenza comune, non è un dato soggettivo sul quale ci scontriamo con visioni: le vere operazioni di riordino fondiario devono poter prendere avvio e concludersi anche in assenza dell'unanimità, perché questa è la condizione per andare ad un riordino delle proprietà, frammentate dalla storia, frammentate da successioni, frammentate da passaggi infiniti di proprietà neppure tutti registrati.
Le abbiamo rappresentato, Assessore, delle preoccupazioni che erano dei tecnici, degli agronomi sicuramente, dei geometri, dei notai che ci sottolineano con grandissima forza l'impossibilità di chiudere questi cerchi se non si fanno i passaggi giusti e se non si sciolgono alcuni nodi fondamentali a cui questa legge non ha purtroppo dato risposta. Dobbiamo anticipare solo brevemente delle questioni che poi tratteremo più diffusamente, ma come lei sa bene il nostro catasto ha ritardi storici, plurigenerazionali; lei trova dei Casimir e dei Prosper del 1800 ancora proprietari di unità e crediamo che questo debba essere preso in conto nel momento in cui si dice quanti, come e in che misura ed in che modo tecnicamente possono esprimere la loro adesione ad un'operazione di rimaneggiamento.
Questa Giunta regionale...non possiamo parlare al Presidente che in questo momento è assente, ma il collega Marguerettaz, come Vicepresidente, avrà la cortesia di riferire, è gravemente ritardataria nell'adeguamento del catasto alle norme di attuazione. Sulla sua regionalizzazione sono stati dati centinaia di migliaia di euro ad INVA per procedere alla regionalizzazione del catasto, ma non abbiamo ancora visto niente, quindi non abbiamo una base di avvio di queste operazioni che ci consenta di muoverci con sicurezza.
Noi abbiamo teso la mano, abbiamo dato alcuni spunti per superare questi ostacoli, ma questi ostacoli a noi non sembra che vogliano essere superati, come l'altro nodo - credo che anche di questo l'Assessore sia assolutamente consapevole - è rappresentato dalla questione fiscali, dai costi prima notarili e poi fiscali di ogni singolo trapasso di proprietà. Ad ogni cessione di proprietà interna a questa operazione di riordino è applicata una tassazione molto elevata, gli ordini professionali ce l'hanno anche quantificata: sono parecchie centinaia di euro per ogni singolo passaggio per una minima unità.
Allora, ci sono delle norme che esentano il coltivatore diretto da questo genere di tassazione, l'espansione sollecitata...ma poi devo dire in questo gli ordini professionali sono stati non solo di una chiarezza, ma di una disponibilità esemplare: le hanno fornito, Assessore, degli strumenti tecnici, delle proposte concrete per superare questi ostacoli, sia in via interpretativa, sia in via di modifica di norme, fatta da qui o fatta a livello statale, oppure come noi proporremo nell'ordine del giorno che lei avrà la gentilezza di valutare, attraverso una normativa di attuazione che consenta di superare questa distinzione nell'esenzione fiscale fra il coltivatore diretto e chi coltivatore diretto non è. Perché ormai i coltivatori diretti, lo sappiamo, sono rimasti pochissimi, ma se il mio collega Cerise lavora comunque per il 50 percento del suo tempo la campagna ed opera all'interno di questo consorzio un'operazione di riordino, perché gli devo far pagare per i cinque appezzamenti che fa confluire in un'unica operazione cinque singoli atti da sottoporre, tutti e cinque, ad una tassazione? È normale che venga fatto ed è possibile. Noi abbiamo richiamato espressamente le norme che lo consentirebbero, andare in questa direzione e sbloccare, se si crede; perché qui bisogna essere franchi: ci crediamo o non ci crediamo?
La nostra impressione al termine di questo lungo percorso, che ci ha portato alla discussione in aula della legge, è che voi non ci crediate che questi riordini fondiari - come riordino della proprietà, non come intervento dell'impresa che ha l'appalto ed è l'intervento quindi di tipo infrastrutturale, ma come opera di riordino della proprietà - possano andare a buon fine. Penso che sia interesse di tutti noi che sediamo qui e di tutta la comunità che ci sia invece questo strumento a disposizione di tutti, che venga aperto e che non vengano alzate le paratie, come sono state indicate molto bene dai colleghi. Il nodo politico di questa norma è che subordina ad una unanimità. Ma va lei, Assessore, in America, a cercare la persona di seconda o terza generazione, che non sa quasi neanche più dov'è la Valle d'Aosta, perché venga in Assemblea personalmente a dirle: io sono d'accordo a che questi miei 20 metri quadri confluiscano in un'operazione di riordino fondiario, in un terreno di un Comune che non so neanche più dove si trovi? Non ci riusciamo, non ce la facciamo, questo è inevitabile, oltre che al limite del ridicolo, quindi è un nodo che secondo noi è assolutamente da sciogliere anche questo.
C'è un'ultima considerazione che le faccio, e non vorrei che sembrasse noioso farlo sulla base di un'esperienza professionale, ma ormai è da qualche anno che abbiamo avuto modo di tastare quanto su queste vicende le famiglie valdostane purtroppo debbano mettere mano al portafoglio, non solo attraverso la tassazione, ma attraverso spese legali conseguenti ad errori, ad interpretazioni di leggi non scritte bene o non complete! Questo è un pericolo che avvertiamo molto forte, cioè che questo genere di questioni diano luogo a contenziosi infiniti, proprio perché questa legge, contrariamente a quello che lei ci ha detto, di essere assolutamente robusta, ben costruita, ben valutata, questa è una legge fragilissima! Questa è una legge che farà sì che ci saranno decine e decine di contenziosi all'interno di questi consorzi di riordino e che esporranno i consorzi stessi ad essere chiamati in causa per queste vicende, perché non è ben regolamentata e non è sufficientemente aperta questa procedura! Perché se noi diamo un margine elastico anche nel consentire che un numero non sufficiente di richiedenti dia la via a questa procedura, noi facciamo sì che la tagliola dell'unanimità sia superata! Basta che una sola persona di questo consorzio metta in dubbio la legittima procedura o la legittima titolarità di un singolo altro aderente, in modo tale da far saltare tutto questo, il primo ad essere esposto - io non vorrei essere al suo posto - è il Presidente di questo consorzio, è il Consiglio di amministrazione di questo consorzio che lo ha promosso, e che dovrà mettere mano al portafoglio per far fronte alle spese legali, non a spese legali solo di una ditta (come spesso succede, che fa magari causa per un appalto che non è stato gestito apparentemente in modo legittimo), ma su questioni interne con un accanimento interno a questi consorzi che darà luogo a grossissimi problemi!
Questa è una situazione a cui lei, Assessore, e tutta la Giunta, ci state esponendo per una pervicace sordità. Voi siete stati sordi, mi riferisco anche a tutti i colleghi che non hanno dato sufficiente attenzione in questa fase, e non hanno valutato attentamente delle perplessità che la stessa componente tecnica dell'Assessorato dell'agricoltura ha avvertito e di cui non può non avervi fatto presente il possibile impatto. È una scelta politica, si dirà...certamente, ma è quel genere di scelta che poi ribalta sulla legislatura successiva, sulle successive generazioni le responsabilità.
A noi preoccupa infinitamente, Assessore Isabellon, questo tipo di situazione; nelle questioni strutturali l'altra questione - ho avuto modo di ricordarla e ci torneremo presto - è quella delle consorterie valdostane, in cui la sua condotta di Assessore ha portato ad un silenzio totale in questi quattro anni, nonostante la necessità imperativa di mettere mano a queste questioni, fa sì che noi abbiamo di fronte a noi un testo problematico. L'ultima chiamata per quanto ci riguarda è data da questa serie di emendamenti, che non abbiamo la presunzione possano riscrivere tutta la legge, ma consentire delle rettifiche serie di percorso, di riorientamento di questa normativa particolarmente carente e direi gravida di conseguenze negative per la nostra comunità e per il territorio che abbiamo di fronte.
Presidente - La parola al Consigliere Agostino.
Agostino (UV) - Grazie Presidente.
Non volevo intervenire, ma il Consigliere Louvin mi dà sempre un po' di spunti, perché nel suo accalorato linguaggio nel difendere delle posizioni, ogni tanto si dimentica che anche lui è qua da parecchi anni, i riordini fondiari ci sono sempre stati, cioè ne ha visti parecchi anche lui, ma non si sa come mai adesso siamo arrivati a questo punto!
Vorrei solo ribadire una cosa. Secondo me, mettersi d'accordo con il 100 percento, con un minimo di 5 ettari è più facile che mettersi d'accordo con il 70 percento, con un enorme comprensorio. Qua non siamo il Veneto o la Carinzia o le Pampas argentine, qua siamo in Valle d'Aosta, un piccolo territorio dove abbiamo a che fare con piccoli numeri. Quindi è molto più facile avere il 100 percento dei consensi con un minimo di 5 ettari, sono sicuro che si metteranno più d'accordo che con il 70 di enormi comprensori, sicuramente!
Mi scusi, collega Chatrian, ma qua se dice che l'Assessore non serve a niente lì...mi metto anch'io dentro, ma qua ce n'è di gente che non serve a niente, ricordatevi, ma da anni, non da adesso, e mi ci metto anch'io! Che non abbiamo combinato e fatto niente fino adesso, è questo quello che bisogna guardare! Solamente per una piccola difesa d'ufficio all'Assessore, che sicuramente sarà capace di difendersi da solo. Mi ci metto anch'io, che non è da tanto che sono qua, però mi ci metto dentro, che non ho combinato niente in questa legislatura. Ma il Consigliere Louvin che è già da un po' di anni che è qua, penso che qualcosa in più dovrebbe aver prodotto verso i cittadini, verso la comunità e verso la popolazione! Grazie.
Presidente - Se nessun altro intende prendere la parola, dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Grazie Presidente.
Di materiale dalla discussione ne è emerso tanto, quindi credo che sia veramente un argomento quello del riordino fondiario molto sentito, in particolare da chi è intervenuto. Ringrazio innanzitutto il collega Prola, che nella sua relazione piuttosto contenuta ha ben in quadro quella che è la finalità del disegno di legge, senza troppi voli pindarici, né sulle buone intenzioni, né su quella che può essere la visione bucolica, né su quelle che possono essere delle elucubrazioni che a volte fanno sì che ci si ripeta magari perfino troppo. A volte anche nei convegni, nei momenti di incontro si ha a che fare con delle posizioni diverse ed è giusto che sia così, ma credo che il percorso di questo disegno di legge sia stato affrontato nella maniera corretta.
Qualcuno dice che i tempi sono stati lunghi, ma il tema è importante, un tema anche con degli approfondimenti non facili, perché sappiamo bene che ci sono delle situazioni differenziate anche al di fuori della Valle d'Aosta, dove ci si è rivolti, sia per quanto riguarda gli aspetti legali, sia per quanto riguarda gli aspetti specifici di gestione del settore agricolo. Sono state trovate delle situazioni simili, in particolare per quel che riguarda il territorio italiano nella Regione Friuli, perché altre Regioni che sono state citate hanno delle organizzazioni per quel che riguarda la gestione sia del catasto che della proprietà che dei terreni agricoli di tipo diverso, quindi non confrontabili. Il lavoro è stato lungo. Quello che mi permetto di dire è che è stato un lavoro che, a prescindere da scadenze come in occasione di momenti di confronto precedenti erano state ipotizzate, qui mi riferisco ad un passaggio, visto che a volte i passaggi vengono messi all'evidenza, perché se uno fa una battuta in commissione, sembra che tutto si riduca a quello...è chiaro che nel caso specifico delle battute bisogna essere in due: chi le dice e chi le capisce, altrimenti sono monche e verranno male interpretate. Tornando al discorso di prima, per quel che riguarda le scadenze, giustamente il leitmotiv è sempre quello che si vogliono trascinare le cose fino alla vigilia delle elezioni, ma sono battute logicamente, le prendo per quello che sono!
Abbiamo lavorato coscienziosamente con l'Ufficio legale ed i nostri uffici e anche con la commissione, perché oltre a ringraziare il relatore Prola, che ha seguito queste tematiche nella sua esperienza lavorativa, in sede di discussione in commissione credo sia stato fatto un buon lavoro...se poi un buon lavoro corrisponde solo all'accoglimento di tutto quello che si chiede, sennò è un cattivo lavoro, è chiaro che i giudizi possono essere anche su questo opinabili. In commissione non credo di aver liquidato tutto quello che è stato detto con una battuta - tornando al discorso di prima - ma abbiamo esaminato le varie problematiche. Però, per onestà intellettuale, credo che da parte nostra, nel momento in cui si vede per la prima volta una sfilza di possibili emendamenti, che io avevo preso come suggerimenti, come era stato detto dal collega Prola durante la sua esposizione, ci si riserva di fare degli approfondimenti secondo un discorso di correttezza, non di non volontà di rispondere, perché a chi risponde subito su tutto, che è un tuttologo, evidentemente qualche superficialità può scappare. Detto questo, senza nessuna vis di carattere polemico, direi che dalle considerazioni emerse non starò a tornare sull'illustrazione del disegno di legge che condivido al 100 percento, alcune osservazioni si possono fare.
Gli intervenuti, in particolare i colleghi Cerise e Donzel, hanno ripercorso il modo di affrontare questa tematica negli anni, che ha portato nel 1987 all'approvazione della legge n. 70, una legge che ha fatto sì che iniziassero una serie di procedimenti sul riordino fondiario, in particolare in alcune zone della Valle d'Aosta, dove questo ha cambiato l'aspetto agrario, ma anche la facilità di coltivazione. Questo è stato uno dei primi risultati che i nostri agricoltori hanno apprezzato. Quando si fa riferimento sempre con quel sottile accenno alle imprese, sembra anche questo un déjà vu, perché per fare i lavori ci vogliono le imprese, ma ritengo che sia importante anche il risultato finale, è quello che viene apprezzato ed utilizzato dai nostri agricoltori; ma c'è sempre un sottile fondo di riferimento a quelle cose che si fanno, come si dice a volte soprattutto da parte di chi ha un certo tipo di approccio verso tutto quello che si fa sul territorio, che il tutto viene fatto per far lavorare le imprese. Io credo che questo sia non corretto dirlo, ma è importante invece dire che con i risultati ottenuti si sono avuti in certe zone della Valle dei miglioramenti sostanziali per la possibilità di coltivare il territorio. Questo si è fatto sia per quello che riguarda il settore foraggicolo dell'allevamento, ma anche per situazioni specifiche di colture specializzate dove magari per comprensori più piccoli, come quelli che vengono individuati come lotti funzionali nel disegno di legge, è più facile intervenire, si possono chiudere i riordini e si può intravedere la conclusione del percorso.
C'è un equivoco di base che è emerso, l'ho detto in commissione e lo ribadisco in aula; quando si hanno degli approcci un po' catastrofisti, del tipo "di che morte devono morire i riordini", di "pietre tombali" messe sugli interventi degli agricoltori, dico che i riordini sono una delle modalità di intervento sul territorio. Giustamente - lo ha richiamato il collega Chatrian - le modalità di intervento tradizionali dei consorzi di miglioramento fondiario che ben conosciamo, che sono sviluppate su tutto il territorio regionale e coinvolgono tutti i nostri consorzi, sono quelle legate ai miglioramenti fondiari (interventi globali, interventi di sola viabilità, di sola irrigazione, di recupero dei terreni, interventi che possono essere fatti sia a livello comprensoriale, sia a livello privato da parte di proprietari singoli o associati, o addirittura su delega). Queste sono le modalità di intervento, quindi non è detto che su un territorio dove magari è difficile arrivare al riordino perché le procedure richiedono determinati requisiti, non si possa intervenire attraverso le modalità normali che un consorzio può avere per interventi specifici, che sono di miglioramento fondiario.
Il collega Chatrian faceva riferimento ad un'incapacità di programmazione. Riconosco che in questi anni abbiamo avuto una diminuzione di risorse, ma credo che non sia un fulmine a ciel sereno parlare di riduzione di risorse da qualche tempo, perché non è solo l'agricoltura che ha avuto a che fare con diminuzioni di risorse, ma tutto il contesto della nostra organizzazione amministrativa. Credo che questo porti a responsabilizzare di più nella scelta delle priorità anche da parte dei consorzi di quelli che sono i bisogni che devono emergere dal territorio, e che si devono individuare con la ricerca del massimo consenso nel momento in cui si fanno gli interventi. Questo giustamente per il rispetto della proprietà, ma anche per una massima condivisione che è garanzia di coltivazione nel momento in cui gli interventi vengono fatti.
Il piano lavori a cui si è accennato per quel che riguarda le opere di miglioramento fondiario - stiamo parlando dei riordini, ma è giusto fare un appunto anche qui - deriva da una raccolta che è stata approvata di interventi vari su tutto il territorio (circa 165 interventi), approvata con una delibera che ha fissato i criteri di intervento per i consorzi e per i privati, approvata a novembre 2008. In quell'occasione non è che si sono raccolti solo gli interventi autorizzati negli ultimi sei mesi, ma è stato fatto un recupero di tutte le autorizzazioni che nel tempo erano state rilasciate, qualcuna anche dal tempo dell'alluvione o di qualche periodo precedente: questo per evitare che dei consorzi che avevano incaricato dei tecnici per fare la progettazione sulla base di queste autorizzazioni, poi dovessero rispondere se queste non venivano inserite in un piano lavori. Quindi si è voluto dare organizzazione a quello che prima era un modo di procedere diverso, ovvero sulla base delle richieste avanzate venivano autorizzati gli interventi, e questo proprio per togliere discrezionalità. Perché quel piano di lavori - sfido chiunque ad andarlo ad esaminare - con le date però delle autorizzazioni rilasciate...e questo vale anche per i riordini, perché dei 50 riordini non è che tutti sono recenti...ci sono dei riordini che sono partiti quando è stata approvata la prima legge nel 1987, quindi ci sono tanti papà in questi riordini! Io prendo tutte le responsabilità nel momento in cui giustamente la responsabilità è, come qualcuno richiama, per il futuro, per le cose che si propongono, ma è anche per il passato per le cose che si ereditano; ci tengo a dirlo, perché la responsabilità di chi siede in questi banchi non è di guardare solo avanti o solo indietro, ma è di fare tutte e due! Poi le pratiche sono lì e sono esaminabili. Quindi quando abbiamo approvato il piano lavori nel 2008, è stato fatto sulla base di aspettative che si erano generate sul territorio a seguito di lettere autorizzative per quel che riguarda il prosieguo di pratiche amministrative che, se non fossero state prese in considerazione, avrebbero, sì, esposto alle conseguenze coloro che avevano dato gli incarichi, ovvero i Presidenti dei consorzi ed i Consigli di amministrazione dei consorzi.
Per quel che riguarda il disegno di legge, c'è una condivisione sulla gestione dei riordini in itinere nei vari livelli di avanzamento con l'articolo 19. Questa credo sia un'esigenza che è stata sollecitata, riconosco il sollecito che è stato fatto, e quando rispondevo che si stava lavorando ad un disegno di legge, non lo dicevo per dire: "Intanto rispondo così, poi fra sei mesi ci pensiamo", perché giustamente per tutto quello che è emerso oggi sappiamo che il tema è complesso e ci sono dei risvolti anche non così lineari per quel che riguarda gli aspetti di fiscalità, del catasto, tutti aspetti che esulano dalle competenze dell'Assessorato, ma giustamente questo è stato fatto di concerto con gli uffici legislativi.
Si è arrivati a produrre questo disegno di legge con lo scopo non di mettere nessuna pietra tombale, perché quando si è individuata l'esigenza di avere una condivisione sulle iniziative di riordino fondiario, lo si è fatto non pensando - come si estremizza a volte - a quello che è da cinquant'anni in Australia, o a quello che è in America o in Argentina, ma perché le contestazioni le fa chi magari può essere non d'accordo...naturalmente con le procedure di prima giustamente si procede con quello e si arriva alla conclusione ugualmente, ma per il futuro è bene sapere che le contestazioni nascono da chi è sul posto! Abbiamo molti esempi di situazioni di questo tipo che a fatica si gestiscono con la collaborazione di tutti, perché non è facile fare il Presidente di un consorzio, e anche i tecnici che si occupano di questa tematica ben sanno che è difficile arrivare ad avere una condivisione su quello che si vuole fare. Quindi non facciamo delle estremizzazioni o degli esempi, che pure ci sono, ma a volte sono quelli più facilmente risolvibili perché chi è da cinquant'anni in Australia, che è irreperibile...questi terreni comunque sono coltivati da qualcuno, c'è la possibilità di riconoscere delle situazioni di fatto, le leggi lo permettono, e questo viene fatto nel momento in cui si vanno a riconoscere gli effettivi proprietari che possono regolarizzare la loro situazione.
Piuttosto assistiamo a sempre maggiori conflittualità, questo credo che in quest'aula tutti lo sappiano, quando si interviene sul territorio, la frammentazione del territorio porta a situazioni di questo tipo, quindi riteniamo che proprio per facilitare l'attività dei consorzi, lì si vuole responsabilizzare nell'individuare delle zone che siano scelte non sulla base di un approccio discrezionale, ma sulla base di un'effettiva volontà da parte dei proprietari interessati per lotti di minore dimensione, come è stato ricordato prima, che è uno degli aspetti importanti, ma funzionali, e questa è una responsabilità del consorzio. Faccio solo un esempio: la collina di Montjovet, che tutti conoscete, è una collina che aveva una forte vocazione agricola viticola, il consorzio ha fatto molte riunioni con i proprietari per individuare una zona dove ci fosse tutta la condivisione, e lì è stato iniziato un percorso di riordino fondiario con una condivisione totale, che porta ad avere un vigneto che ha maggiore garanzia di coltivazione, piuttosto che non dove si andrebbe ad imporre qualcosa.
Comunque tutto questo lavoro è stato fatto, bisogna riconoscere il contributo di chi, soprattutto in commissione, ha fatto presente dei possibili approfondimenti, dei suggerimenti. Quando ho detto che si volevano approfondire certi passaggi, non è che non lo abbiamo fatto; poi, al telefono, quando sento il collega Chatrian gli dico: io su questi aspetti devo giustamente condividere le eventuali modifiche, ma le condivido con il Presidente, con la Giunta, nei normali passaggi che si fanno di confronto, perché non prendo la responsabilità singolarmente di andare avanti senza condividere un percorso. Ma questo credo faccia parte della normale dialettica democratica anche interna alla maggioranza, e poi credo che quello che abbiamo fatto in commissione sia lì a dimostrarlo.
Per quel che riguarda il testo del disegno di legge presentiamo un piccolo emendamento, perché gli aspetti che erano oggetto di riconoscimento sono stati affrontati in commissione. Mi fermo qui. Se ci sarà necessità di altri approfondimenti nel corso dell'esame del disegno di legge sono disponibile per farli.
Presidente - Procediamo all'esame dell'ordine del giorno.
La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.
Questo ordine del giorno nasce da una forte sottolineatura che hanno fatto in particolare gli ordini professionali coinvolti nell'esame del disegno di legge, e di fatto riprende una sollecitazione che gli stessi hanno rivolto al Governo regionale, non nell'interesse della loro categoria, ma nell'interesse della buona riuscita degli interventi di riordino fondiario.
In cosa consiste la sollecitazione? Riprendo quello che ho detto all'Assessore durante l'intervento in discussione generale: ogni singolo trapasso di proprietà per le cessioni interne alle operazioni di riordino fondiario è tassato separatamente - e non cumulativamente con un'unica operazione, anche se si tratta di operazioni che avvengono fra gli stessi soggetti - il che porta a considerare distinti atti di cessione una molteplicità di passaggi a volte centinaia di passaggi con una lievitazione enorme delle spese.
Riprendendo la disposizione dell'articolo 5bis della legge n. 97/1994 - la legge sulla montagna, per capirci - che esenta dal pagamento delle imposte le cessioni operate, aventi fra le parti coltivatori diretti o imprenditori agricoli a titolo principale, e prendendo a spunto un passaggio dello stesso articolo che individua questa possibilità all'interno di condomini agrari, noi crediamo che sia utile un chiarimento normativo o, meglio, nello strumento proposto una precisazione attraverso norma di attuazione - che vede come controparte lo Stato, che è soggetto regolatore di questo tipo di normative in materia fiscale - per estendere l'esenzione a tutte le operazioni interne al riordino fondiario. In breve, si impegnano i rappresentanti eletti dal Consiglio regionale nella Commissione paritetica - mi rincresce che oggi non sia presente il collega Caveri, che ne fa parte, e che avrebbe forse potuto dirci qualcosa circa la possibilità di farsi carico di questo tipo di suggerimento - affinché sottoponga rapidamente al Governo una proposta di questo genere, e quindi consenta di applicare questa agevolazione tributaria nel caso di tutti i trasferimenti effettuati in esecuzione di piani di ricomposizione e riordino fondiario attuati ai sensi della nostra legislazione attuale.
Ricordo che lo Stato non avrebbe nessun impoverimento, se questa è la preoccupazione si può avere a Roma, perché siamo noi, oggi, i destinatari di queste imposte; sono imposte che nel quadro del nuovo riparto fiscale fanno capo interamente alla Regione Valle d'Aosta. Questo fa sì che la Regione rinunci a percepire queste somme, ma renda enormemente più appetibile tutta l'operazione da parte dei cointeressati, perché viene ad essere detassata questa operazione e non abbiamo più questo effetto moltiplicatore.
Aggiungo anche l'auspicio che abbiamo voluto sottolineare, che riguarda la riduzione degli oneri notarili relativi a queste imposte, che non vengono azzerati, perché è giusto che i notai abbiano la loro remunerazione, ma sapendo l'aumento esponenziale del costo delle operazioni notarili in relazione ad operazioni di riordino molto complesse il ridurre - come è stato fatto attraverso altre normative - ad un sesto l'onorario notarile, sarebbe alquanto auspicabile. È una sollecitazione che riteniamo possa essere altamente agevolativa di tutta l'operazione di riordino, che almeno idealmente dovrebbe essere sottesa a questa legge.
Presidente - La parola all'Assessore al turismo, sport, commercio e trasporti, Marguerettaz.
Marguerettaz (UV) - Grazie Presidente.
Il carico fiscale sui trasferimenti e sulle operazioni che riguardano i trasferimenti di proprietà sono stati oggetto di particolare attenzione da parte di questo Consiglio. Credo che uno dei primi atti che fu presentato all'inizio di questa legislatura fosse una mozione, che non riguardava specificatamente i riordini, ma gli espropri; si ricorderà il collega Cerise che aveva proposto una mozione che era stata votata all'unanimità e che era stata inviata sia al Senatore Fosson, sia al Deputato Nicco. Rispetto a questo argomento, al di là del consenso unanime che aveva avuto la mozione, non abbiamo ottenuto quanto auspicato; vi ricorderete, rispetto agli espropri avevamo, anche lì, il pagamento di ogni singola ditta anziché un provvedimento complessivo.
Il tema che pone l'ordine del giorno è sicuramente un tema che riteniamo di particolare importanza, perché va a gravare sui proprietari e su coloro che vogliono partecipare al riordino. Tuttavia l'ordine del giorno è molto puntuale, qui si indica la norma di attuazione come percorso per andare a normare e quindi ad estendere le disposizioni contenute nella legge n. 97/1994, quella per le zone montane, dove l'articolo 5bis è un articolo specifico per le aziende agricole montane. Anche con un confronto tecnico questa soluzione - che pure è considerata meritevole di attenzione - viene valutata come alquanto improbabile; piuttosto i tecnici ci indicano i tavoli di concertazione dove abbiamo la possibilità di introdurre questi argomenti e dove possiamo andare a definire eventualmente degli aiuti e delle misure facilitative.
Quindi se i colleghi hanno la compiacenza di ritirare questo ordine del giorno, li inviterei, anche tramite la I Commissione, a fare una riunione dove si va a definire un percorso, per ottenere quello che voi dite. Ripeto: il tema che ponete è sicuramente corretto, ma dal punto di vista della soluzione, dato che le valutazioni dei nostri dirigenti indicano questo percorso particolarmente improbabile...dovremmo non limitarci a questo tipo di soluzione, ma, a seguito di una discussione che possiamo fare velocemente in I Commissione, andare a definire il percorso per formulare le istanze nei modi e nei tempi che tutti possiamo condividere.
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Quando si è giovani studenti di matematica, una delle cose che viene fatta molto semplice è insegnare la prova del nove, cioè quando si vuole vedere se un calcolo dà un risultato positivo, si sottopone alla prova del nove e si vede se il risultato dell'operazione è corretto.
Al di là della discussione in merito del disegno di legge, che poi sarà fatta puntuale esaminando articolo per articolo, e poi ci saranno le considerazioni finali al momento del voto, questo ordine del giorno si occupava di una cosa puntuale e specifica che era nell'interesse di quanto presentato dal relatore Prola ed era enunciato anche dallo stesso Assessore, cioè: dobbiamo cercare di chiudere una procedura e sappiamo quanto il problema degli oneri e della complicazione - perché c'è tutta una questione di burocrazia che sta dietro queste cose - sia una questione spinosa. Quindi è interesse di tutto il Consiglio regionale venirne fuori.
C'è una proposta dei colleghi di ALPE che impegna a seguire un certo percorso, qui ci viene detto che stando ad alcuni pareri tecnici questa cosa presenta delle difficoltà e ci si invita ad andare in I Commissione. Bene, la proposta che facciamo è quella di votare l'ordine del giorno e di andare in I Commissione con questo ordine del giorno; dopodiché nel dibattito in commissione vedremo se questo ordine del giorno ha le gambe per camminare o se vedremo delle strade ancora migliorative. Ma perché non approvare un ordine del giorno, su cui tutti abbiamo una condivisione, soltanto perché lo ha presentato il gruppo ALPE? A me sembra che se tutti vogliamo marciare in quella direzione, l'ordine del giorno si approva, dopodiché facciamo tutti gli approfondimenti e, anzi, è cosa molto gradita per noi il fatto che si voglia discutere insieme a noi in I Commissione l'applicazione dell'ordine del giorno e non si proceda solo come Governo regionale, è ancora meglio come procedura!
Non riusciamo a capire la ratio del non votare una cosa su cui tutti siamo d'accordo.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.
Se c'è una cosa di cui abbiamo orrore è far lavorare inutilmente le persone, soprattutto quando queste sono abituate, come sono i professionisti, ad essere pagati per il lavoro. Ma siccome gli ordini professionali hanno dato all'Assessorato dell'agricoltura un'ampia disponibilità di lavorare insieme su questa materia, vorrei che l'Assessore Isabellon sottoponesse al suo collega Marguerettaz il risultato del lavoro in seno al gruppo Assessorato agricoltura, ordini, collegio tecnici, per la verifica dell'applicabilità dell'articolo 5bis della legge n. 97/1994. Lei ce l'avrà sicuramente sottomano, Assessore, perché è materia di discussione oggi, e vorrei ricordare che il 28 marzo 2011, il 9 maggio 2011 ed il 16 maggio 2011 si sono svolti ben tre incontri fra gli ordini professionali e l'Assessorato su questo tema specifico. Magari non è comodo averlo sottomano e allora glielo leggo, Assessore Marguerettaz, così lei mi potrà dire.
Ci sono in base a quanto risulta dal verbale del 9 maggio tre strade possibili per avere una risposta in merito a questo problema, che crediamo avere a cuore entrambi; uno, formulare un interpello all'Agenzia delle Entrate (la via è stata esclusa, perché l'Agenzia delle Entrate informalmente ha detto: "noi ci atteniamo alla norma stretta, diamo l'interpretazione letterale quindi non se ne fa niente"); richiedere una consulenza giuridica all'Agenzia delle Entrate (anche questa via è stata scartata); utilizzare lo strumento della norma interpretativa, che è la risoluzione definitiva, in quanto si va a normare e ad interpretare definitivamente il contenuto dell'articolo 5bis.
Il dottor Dovigo, che mi risulta essere all'epoca responsabile di questo settore, essendo a conoscenza di tali strumenti, ritiene che la strada da percorrere sia quella relativa alla norma interpretativa (che è questa che stiamo sollecitando) con un'interpretazione non generale per tutto lo Stato italiano, ma per noi, Regione Valle d'Aosta, attraverso il coinvolgimento della Regione Valle d'Aosta e dei suoi rappresentanti politici, in questo caso la nostra rappresentanza nella Commissione paritetica. I rappresentanti degli ordini e collegio si impegnano a richiedere al fiscalista di predisporre un'ipotesi di testo per la norma interpretativa. Al verbale del 16 maggio successivo sono presentate le proposte, fra cui quella esattamente che noi individuiamo come linea, non in modo formale, non siamo noi a normare, siamo ad indicare. Allora, abbiamo ripreso il lavoro di mesi, gli ordini si sono resi disponibili per aiutare l'Amministrazione regionale a trovare le vie, vi hanno preparato la pappa, si tratta semplicemente di fare il nostro passaggio politico e di dire: "andate avanti, avete lo strumento, la Commissione paritetica è lì per questo".
Noi troviamo curioso che adesso si chieda di andare in I Commissione, non sia mai detto che rifiutiamo un po' di lavoro al Presidente Zucchi, che è ansioso di mettersi all'opera...se poi persisterete nel mantenere l'opposizione si andrà anche in I Commissione...ma, Assessore Marguerettaz, glielo dico tranquillamente, questo è il frutto di un lavoro già fatto, quindi è semplicissimo. Non è un'abdicazione di nessuna maestà politica della Giunta regionale ritenere che il suggerimento è valido e si può andare avanti. Grazie.
Presidente - La parola all'Assessore al turismo, sport, commercio e trasporti, Marguerettaz.
Marguerettaz (UV) - Capisco che su questi temi voi consideriate di avere di fronte delle persone particolarmente sprovvedute che non hanno una capacità di leggere gli autorevoli pareri, però, abbia pazienza, anche la presunzione ha un limite, nel senso che valutiamo molto attentamente il lavoro svolto.
Invece le leggo - per par condicio - quello che scrive il Servizio legislativo su questo argomento, dopo l'autorevole parere del dottor Dovigo: "Alla luce di una prima riflessione e salvi ulteriori approfondimenti - che noi chiediamo di poter fare - riteniamo quanto segue: la strada della norma interpretativa non appare percorribile, la materia disciplinata dall'articolo 5bis della legge sulla montagna rientra chiaramente fra quelle sulle quali lo Stato ha potestà legislativa esclusiva, sulla quale la Regione non ha potere di intervento nemmeno con norma interpretativa. Peraltro, l'interpretazione prospettata si configurerebbe come interpretazione praeter legem se non contra legem, considerato che, a quanto consta, la volontà del legislatore statale era quella appunto di circoscrivere ad ipotesi tassative i vantaggi fiscali, andando chiaramente oltre quanto disposto dal legislatore statale, che parla espressamente ed esclusivamente di coltivatori diretti ed imprenditori agricoli, onde l'ineludibile illegittimità costituzionale con ricadute sulla fiscalità generale non previste dal medesimo legislatore statale".
Mi perdoni, l'Ufficio legislativo di fronte a questo percorso pone dei dubbi, dice che questo percorso è contrario, è illegittimo; noi abbiamo avuto l'accortezza senza avere la necessità di mettere il cappello su una cosa interessante, di proporre di andare in commissione dove abbiamo la possibilità di mettere insieme le cose. Ecco perché abbiamo anche noi preso atto di quelle indicazioni ed abbiamo ulteriormente fatto degli approfondimenti, e questo è quello che ci dicono.
Quindi se insistete su questo discorso, noi ci asteniamo, ma andremo sicuramente in commissione per approfondire. Non si tratta di mettere il cappello su una questione che sta a cuore a tutti, ma si tratta di trovare un percorso che porti ad una soluzione corretta.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.
Spero di non abusare, ma è solo un chiarimento in termini tecnici: una norma interpretativa è una cosa, una norma di attuazione - come chiede l'ordine del giorno - è una cosa diversa, e la fonte in questo caso sarebbe un decreto statale. Ci tenevo solo a sottolineare la differenza, poi restano le posizioni politiche già annunciate. Grazie.
Presidente - Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal gruppo ALPE, che recita:
Ordine del giorno
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste
Constatato che il gravame fiscale connesso con i numerosi trasferimenti di proprietà derivanti dalle operazioni di ricomposizione particellare necessarie ai fini della realizzazione degli interventi di riordino fondiario da realizzarsi in Valle d'Aosta costituisce una dello principali cause ostative alla realizzazione del riordino stesso;
Considerata la particolare tipologia del territorio regionale nonché la competenza normativa primaria della Regione in materia di ordinamento delle minime proprietà colturali;
Ritenuto indispensabile armonizzare efficacemente la normativa fiscale nazionale con le particolarità dell'ordinamento regionale;
Impegna
i rappresentanti eletti dal Consiglio regionale nella Commissione paritetica per l'attuazione dello Statuto speciale a sottoporre all'attenzione della commissione stessa una proposta di norma d'attuazione dello Statuto ai sensi dell'articolo 48 bis dello Statuto speciale con cui si preveda che le agevolazioni tributarie previste dal primo comma dell'articolo 5 bis della legge 31 gennaio 1994, n. 97 si applichino, nel caso dei trasferimenti effettuati in esecuzione di piani di ricomposizione fondiaria e di riordino fondiario attuati ai sensi della normative regionale, indipendentemente dalla qualifica di coltivatori diretti o di imprenditori agricoli a titolo principale dei soggetti destinatari dei trasferimenti stessi ed indipendentemente dalla costituzione di un compendio unico;
Auspica
che con le stessa normative gli onorari notarili per gli atti suddetti siano ridotti ad un
sesto.
F.to: Bertin - Giuseppe Cerise - Chatrian - Louvin - Patrizia Morelli
Consiglieri presenti: 29
Votanti e favorevoli: 7
Astenuti: 22 (Agostino, Benin, Bieler, Comé, Crétaz, Hélène Impérial, Isabellon, La Torre, André Lanièce, Lavoyer, Maquignaz, Marguerettaz, Pastoret, Prola, Emily Rini, Rosset, Salzone, Tibaldi, Laurent Viérin, Marco Viérin, Manuela Zublena, Zucchi)
Il Consiglio non approva.
Presidente - Passiamo ora all'esame dell'articolato.
All'articolo 1 vi sono gli emendamenti n. 1 e 2 del gruppo ALPE, l'emendamento n. 1 del PD, l'emendamento n. 1 della III Commissione.
La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.
L'emendamento è di natura politica, a nostro avviso l'ente promotore dovrebbe rimanere l'Amministrazione regionale e l'attuatore il consorzio. Ecco che sia l'emendamento n. 1 che va nella direzione di creare queste condizioni, in considerazione del preminente interesse pubblico di salvaguardia e valorizzazione del territorio agro-silvo-pastorale e montano, e anche per quanto riguarda l'emendamento n. 2, che va nella stessa direzione, ovvero l'azione della Regione in armonia con gli indirizzi delle politiche agricole ed ambientali dell'Unione europea, è finalizzata alla razionalizzazione, riutilizzazione del territorio montano, al mantenimento e consolidamento del tessuto sociale vitale nelle zone rurali, allo sviluppo di attività economiche, alla prevenzione del dissesto idrogeologico e, più in generale, alla tutela ed alla valorizzazione dell'ambiente montano.
È solo un'impostazione di natura diversa rispetto al testo presentato oggi in aula; il sottoscritto, con i colleghi, ha già spiegato le ragioni della nostra proposta o controproposta. A nostro avviso uno dei perni di questa legge è proprio quella che la promozione deve partire dall'Amministrazione regionale ed il consorzio deve essere l'esecutore, partendo sempre dal presupposto come poc'anzi ho detto che stiamo parlando di riordino fondiario, distinguiamo quelle che sono le bonifiche, i lavori, la parte irrigua, piuttosto che la parte di viabilità. Stiamo parlando di riordino fondiario, di catasto, di remembrement foncier, quindi è su questo che ci stiamo basando. A nostro avviso l'obiettivo è di tipo pubblico, il promotore deve rimanere nelle mani pubbliche, proprio perché il precursore è legato ad un discorso più generale del bene comune nel suo complesso, e soprattutto nella sua pianificazione. Penso che il termine più appropriato sia il termine di "pianificazione".
Consentitemi una battuta: collega Agostino, se lei conosce, purtroppo sono più i piccoli lotti che hanno avuto delle difficoltà ad avere delle percentuali alte di consenso, che non le grandi pianificazioni che hanno avuto quasi il 100 percento dei consensi unanimi sul territorio regionale...dove c'è una pianificazione di ampio respiro, dove veramente è salvaguardato da un lato l'ambiente, dall'altra gli obiettivi, oltre che la parte di utilizzo dal punto di vista produttivo del terreno a vocazione agricola, le assicuro che le discussioni più accese sono state più nei lotti piccoli che non nelle parti più funzionali. Lo dico non per partito preso, ma per conoscenza diretta di questa situazione.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.
A complemento di quanto ha detto il collega Chatrian, per un aspetto che può sembrare marginale, non vorrei che fosse sfuggito perché non è grassettato nella stesura di questo emendamento n. 1.
L'Assessore ricorda che abbiamo avuto, all'inizio dell'esame in commissione, una discussione sulla potestà della Regione in materia e noi lo abbiamo vivamente caldeggiato di aggiungere alla lettera e) dell'articolo 2 anche la lettera o), cosa apparentemente di poco momento, ma siccome nell'articolo 1 si richiamano le competenze che ha la Regione in queste materie, noi le abbiamo rappresentato con molta precisione che, oltre a quella relativa alle piccole bonifiche ed opere di miglioramento agrario e fondiario, era assolutamente indispensabile inserire in questo articolo anche la competenza che abbiamo in materia di ordinamento delle minime proprietà colturali, oggi definite in modo leggermente diverso dalla legislazione attuale, cioè minime unità particellari. Questo lo abbiamo fatto perché questa legge richiama espressamente delle competenze che la Giunta sarebbe chiamata ad esercitare, proprio nell'indicare la minima unità particellare. Attiro la sua attenzione sull'articolo 3: "Con delibera della Giunta regionale è definita la minima unità particellare quale estensione minima attribuibile ai fondi, all'esito del riordino fondiario". Se noi presentiamo questa legge allo Stato e non diciamo che l'abbiamo fatta in base ad una competenza che abbiamo, questa legge potrebbe tornarci indietro. Allora questo rientra nel novero dei suggerimenti tecnico-giuridici importanti in questa materia, che danno forza a questo nostro intervento normativo...mi pare di vedere che lei non ha recepito questo argomento. Si era riservato di andare a rileggere lo Statuto, perché giustamente mi diceva di non averlo a memoria, questo non è naturalmente richiesto, non so se lo abbia fatto nel frattempo...in ogni caso, le sottolineiamo come l'inserimento sia quanto mai necessario.
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Grazie Presidente.
Premesso che nel caso in cui la maggioranza intenda recepire l'emendamento 1 del gruppo ALPE, il PD a quel punto ritira il suo emendamento, vogliamo precisare perché anche il nostro gruppo ha ritenuto importante emendare l'articolo 1, trattandosi infatti di un articolo chiave su cui si gioca la natura stessa di questa legge, come abbiamo avuto modo di esprimere nell'introduzione.
Abbiamo voluto applicare con chiarezza il concetto della "pubblica utilità" ai riordini fondiari, perché se venisse meno l'applicazione del principio di pubblica utilità, avremmo mai più dei riordini fondiari come quelli che si possono ammirare nelle zone di Torgnon, di Verrayes e di Saint-Denis, ma avremmo delle macchie di leopardo o, meglio, delle macchie di giaguaro, perché girano intorno alla proprietà di un singolo che si mette lì con il suo Winchester, come ho cercato di spiegare in commissione, e dice: "so l'é de mé é me lo totsade pa" (traduzione letterale dal patois: "questo è mio e non me lo toccate")! E noi facciamo delle operazioni del 100 percento che girano intorno ad una proprietà. Quindi non avremmo questo panorama da ammirare di cui oggi è giusto fregiarsi, ed ha ragione l'Assessore a dire che sono state fatte delle cose positive, ma con questa legge noi affossiamo quella cosa lì, introduciamo il principio delle macchie di giaguaro, quindi siamo qui a smacchiare giaguari, caro collega, se mi consente la battuta!
Quindi anche il nostro emendamento muove in questa logica, non ci interessa se approvate il nostro o quello dell'ALPE, ben venga se accogliete quello dell'ALPE, ma il concetto di "interesse pubblico" in giurisprudenza è sinonimo di "pubblica utilità" come noi abbiamo inteso usare, perché quello è lo strumento dei riordini fondiari, non di una risistemazione territoriale di alcuni agricoltori che mettono alcune proprietà insieme e fanno una piccola operazione di qualificazione dei loro appezzamenti. Quello non è un vero e proprio riordino fondiario, non ha nulla a che vedere con quello che è stato realizzato. Quindi sull'articolo 1 si gioca il futuro di questa legge, cioè se è una legge che semplicemente si guarda indietro, guarda al passato e vede di mettere in ordine quello che è successo, su questo siamo completamente d'accordo, anche se con sfumature diverse, ma riconosciamo che era il momento di mettere un punto finale a quel percorso che dura ormai da anni.
Ma noi abbiamo detto: teniamo aperta una prospettiva del futuro...invece questa prospettiva del futuro non la vediamo, e siamo molto preoccupati della convinzione che si è creata in alcuni: che sia un percorso di riordino fondiario quello di ridurre a pochi interessati, cioè per raggiungere il 100 percento mettiamo insieme 4-5 agricoltori e facciamo un minimo. Non è questo l'obiettivo di un riordino fondiario, non è questo! È un obiettivo molto più ampio, che questa legge si nega.
In questo senso ribadiamo con il nostro emendamento questo principio, e speriamo che sia accolto uno di questi emendamenti per salvare il senso originario della legge, per evitare di procedere senza più quell'organicità che c'era una volta e senza questo ruolo fondamentale della Regione. La Regione deve anche intervenire con una visione dall'alto sulla gestione del territorio, non è che i riordini fondiari possono essere fatti solo in alcune zone, ma deve avere una visione complessiva di come si organizza il territorio regionale, quindi il ruolo promotore della Regione va costantemente ribadito e l'articolo 1 era stato creato nella vecchia legge proprio per quel motivo. In questo caso è assolutamente depotenziato.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente. Prima ho illustrato i due emendamenti, proprio per completare in maniera più organica l'illustrazione, perché era mancante.
Nel primo emendamento abbiamo inserito un elemento in più estremamente importante, che è quello che il riordino deve poter essere applicato a tutti i terreni in zona E di uso agro-silvo-pastorale, quindi anche ai boschi. Mi riallaccio all'intervento che ho fatto in discussione generale, proprio perché un riordino potrebbe essere portato a termine senza nessuna opera, perché il riordino fondiario consiste nel riassetto catastale, nell'accorpare le proprietà frammentate e polverizzate, quindi non confondiamo lavori e bonifiche con il riordino fondiario. L'interesse del gruppo ALPE è che questa possibilità sia allargata non solo nei terreni a vocazione agricola, ma agro-silvo-pastorale. Non è di poco conto, perché questo creerebbe la possibilità finalmente di accorpare i nostri boschi, speriamo che ci sia una valutazione attenta del Governo regionale e dell'Assessore competente, ma soprattutto del Consiglio tutto, perché è una chance che ci giochiamo in questo momento. Se non è accolto si chiude una possibilità interessante, perché partendo dal presupposto che stiamo discutendo di riordino fondiario, quanto meno creiamo le condizioni.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Grazie Presidente.
Diversi sono i punti toccati, d'altronde l'articolo 1 è quello che fissa le finalità della legge ed è giusto che si esaminino tutte le prospettive di carattere generale. Per quel che riguarda l'aspetto a cui non avevo saputo rispondere, quello dello Statuto, confesso umilmente che non l'ho riletto, nel senso che abbiamo lavorato di concerto con gli uffici legislativi e con i nostri uffici per la predisposizione della risposta, quindi non l'ho fatto personalmente, ma le verifiche sono state fatte.
Il disegno di legge prevede solo terreni agricoli che possono essere oggetto di riordino fondiario per contrastare la polverizzazione fondiaria, e questo era già negli intendimenti del legislatore quando è stata promulgata la legge del 1987, ma c'erano delle motivazioni di fondo, nel senso che gli obiettivi principali, che già all'epoca erano stati individuati, erano quelli di rendere più facilmente coltivabili i terreni, di rendere prioritariamente coltivabili i terreni, di investire dove c'è una maggiore ricaduta diretta sulle aziende agricole. Questo avviene naturalmente dove si vanno a recuperare dei terreni dove si possono effettuare gli interventi più importanti per quel che riguarda l'attività agricola. I pascoli, in particolare, erano stati oggetto di attenzione già all'epoca, e tuttora per quel che riguarda in particolare gli alpeggi.
Per quel che riguarda il discorso degli alpeggi, in questo caso teniamo presente che per i pascoli c'è comunque, pur essendo a volte i pascoli di maggiori dimensioni, la possibilità in parallelo all'applicazione della legge del riordino fondiario, anche l'utilizzo di quell'opportunità data da quella misura specifica prevista dalla legge n. 32, che è l'accorpamento volontario, dove le condizioni per questo tipo di accorpamento sono quelle di avere dei terreni in zona agricola e confinanti; questo già permette di risolvere delle situazioni per le grandi dimensioni. Per quanto riguarda il riordino, rimane valida la scelta fatta nel 1987, quindi riferita ai terreni agricoli. Naturalmente c'è un aspetto importante: che anche per il riordino volontario non si accorpano degli incolti, perché c'è il vincolo di avere tre anni di tempo per mettere in coltura, cioè utilizzare i pascoli razionalmente per poter usufruire di questo aiuto.
Riguardo al concetto di pubblica utilità, che è l'estensione prevista dall'emendamento n. 1 del Partito Democratico, questo concetto non è assente dalla legge. Si ritiene più corretto mantenere il relativo inserimento all'articolo 11, comma 2, dove si precisa che l'approvazione del piano di riordino fondiario costituisce atto di pubblica utilità, in seguito all'approvazione del decreto del Presidente della Regione; quindi il concetto di pubblica utilità è presente nella legge, ma riteniamo opportuno mantenere la formulazione che ho citato.
Un aspetto sollevato dal collega Chatrian in sede di discussione generale è stato quello relativo alla possibilità di effettuare dei riordini fondiari; nell'assenza di opere questo è stato riconosciuto nell'emendamento che viene inserito dalla III Commissione. Non è nell'articolato, ma in fondo, e fa parte degli emendamenti che sono proposti dalla III Commissione...
(interruzione del Vicepresidente Chatrian, fuori microfono)
...ma in sede di discussione generale c'era anche questo aspetto.
Per quel che riguarda i soggetti attuatori, il riordino fondiario non rappresenta un'imposizione da parte della Regione, sarebbe anche difficile che la Regione pianificasse per più di 180 consorzi dove fare i riordini fondiari, qui vale la regola del bottom-up, con la nuova programmazione anche a livello europeo si spinge molto su questa regola, cioè le esigenze devono partire dalla base e non calare dall'alto. Sarebbe difficile per l'Amministrazione regionale dire: per il Comune di Aosta è importante che si faccia il riordino di Porossan piuttosto che il riordino dei terreni della collina. Proprio perché si parla di interventi circoscritti, la discussione all'interno dei consorzi è quella più corretta, perché va ad individuare le reali esigenze che vengono dal territorio sulla base della presenza delle aziende agricole e di tutta una serie di considerazioni: questo riteniamo che sia da mantenere sotto questi aspetti. La promozione del riordino, nel momento in cui la Regione si è dotata di uno strumento legislativo all'epoca...e in questo momento avrà uno strumento legislativo aggiornato...credo che sia contenuto in questo indirizzo. Quindi la promozione è proprio perché si stimolano i consorzi a procedere in questa direzione, dove è possibile.
Per queste ragioni riteniamo di non accogliere gli emendamenti, salvo quello della III Commissione.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.
Per ribadire che manteniamo i nostri due emendamenti presentati, perché crediamo in un impianto alternativo, in una filosofia alternativa a quella che l'Assessore ci ha prima illustrato.
Rammarico per non aver risposto sulla possibilità di inserire non solo i terreni a vocazione agricola, ma a vocazione agro-silvo-pastorale, spiegandoci solo che rimangono validi gli obiettivi della legge del 1987; ci sarebbe piaciuto conoscere le motivazioni del Governo regionale, si dice sì o si dice no magari perché non ci interessa, perché non c'è trippa per i gatti, perché ci costa troppo, perché non ci interessa...ci sarebbe piaciuto sapere, Assessore Isabellon!
Per quanto riguarda invece il promotore, è proprio una filosofia che va in alternativa rispetto alla proposta che oggi stiamo affrontando, tant'è vero che nell'articolo 11, comma 3, si dice che il decreto del Presidente dà atto al trasferimento coattivo della proprietà, ma a questo punto di coattivo non ha più nulla, perché il consorzio ha sempre dovuto garantire il 100 percento, se questa è la filosofia che manterrete in essere. Ci sarebbe piaciuto avere anche su questo una risposta di natura non tecnica, ma più politica. La filosofia di questa maggioranza è del piccolo appezzamento - a macchia di leopardo o meno, non lo so - ma 6 ettari da una parte, 5,5 ettari dall'altra, e non invece avere una pianificazione che forse avrebbe dato qualche risultato più interessante dal punto di vista ambientale, produttivo, agricolo, dal punto di vista del reddito, e via dicendo. Penso che questa sia la filosofia di questo impianto, era il nostro contributo che vi abbiamo portato in commissione su cui avremmo gradito una sua risposta.
Io le ho telefonato, mi sembrava il mezzo più idoneo per sapere se si era confrontato con il Governo regionale; purtroppo la sua risposta è stata, oggi, di diniego, che non si modifica nulla perché questo è l'intento. Questo ci spiace a livello anche di metodo, anche se io non mi fermo al metodo, lei mi conosce, mi piace di più discutere sulla sostanza e la sostanza è che qui la volontà non c'è, di conseguenza niente riordino fondiario sui boschi, niente interesse pubblico, niente promozione che parte dall'Amministrazione regionale con una certa filosofia, ma probabilmente 5 ettari da una parte, 6 ettari dall'altra, e poi...chi vivrà vedrà. Peccato!
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Con la convinzione che un confronto di questo tipo avrebbe avuto forse dei risultati più proficui in commissione, quindi se magari in commissione si fosse trovato più tempo per tornare sulla complessità di alcuni argomenti, solo per puntualizzare in primo luogo il fatto che nel nostro emendamento si cita il concetto di "pastorale", perché oltre ai terreni agricoli sappiamo che in alcune realtà della Valle d'Aosta...poi lei me lo insegna, perché conosce bene queste realtà, alcuni alpeggi hanno la dimensione dei "mayen" (traduzione letterale dal patois: "maggengo"), sono dei raggruppamenti di mayen ed hanno tutte le caratteristiche di territori su cui si può intervenire con procedura di riordino fondiario.
Inoltre, quando lei rimanda all'articolo 11, vorrei precisare che se davvero fosse da parte vostra intenzione di utilizzare il concetto di pubblica utilità come lo intendiamo noi, questo va inserito con chiarezza all'articolo 1, perché l'articolo 11 discende dal fatto che voi ormai avete deciso che il 100 percento dei proprietari sono d'accordo. A quel punto è come parlare di una pubblica utilità che è campata lì per aria, perché in realtà la pubblica utilità è fondamentale per promuovere là dove possono intervenire piccole, marginali resistenze, perché da parte nostra non c'è la volontà di fare riordini contro la volontà dei proprietari, tutt'altro! Non pensiamo di essere catapultati in realtà che dall'alto si mettono a riordinare, ma era affermare con chiarezza un principio che è in capo alla Regione la direzione di queste operazioni e poi lo chiariremo meglio con altri emendamenti questo concetto. Invece qui il concetto è vago, sfumato, messo in una posizione della legge il concetto di pubblica utilità che non è più nessuna pubblica utilità a quel punto, quindi era importante metterlo all'inizio e riaffermare con forza all'inizio il ruolo direzionale dell'Amministrazione regionale in questo settore.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 1 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Il comma 1 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente:
"1. Con la presente legge, la Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, nell'esercizio della potestà legislativa di cui all'articolo 2, comma primo, lettere e) e o), della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4 (Statuto speciale per la Valle d'Aosta), in considerazione del preminente interesse pubblico di salvaguardia e di valorizzazione del territorio agro-silvo-pastorale montano di cui alla legge 31 gennaio 1994, n. 97 (Nuove disposizioni per le zone montane), promuove una gestione sostenibile del proprio territorio agro-silvo-pastorale attraverso lo strumento del riordino fondiario, in armonia con gli indirizzi delle politiche agricole e ambientali dell'Unione europea.".
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 7
Contrari: 22
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 1 del PD, che recita:
Emendamento
Il comma 1 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente:
"Articolo 1
(Oggetto e finalità)
1. Con la presente legge la Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallee d'Aoste, nell'esercizio della potestà legislativa di cui all'articolo 2, comma primo, lettera e), della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4 (Statuto speciale per la Valle d'Aosta), promuove una gestione sostenibile del proprio territorio agricolo/pastorale attraverso lo strumento del riordino fondiario, di pubblica utilità in armonia con gli indirizzi delle politiche agricole e ambientali dell'Unione europea."
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 7
Contrari: 21
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 2 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Dopo il comma 1 dell'articolo 1 è inserito il seguente:
"1 bis. L'azione della Regione, in armonia con gli indirizzi delle politiche agricole e ambientali dell'Unione europea, è finalizzata:
a) ad una razionale utilizzazione del territorio montano, contrastando la frammentazione e la polverizzazione fondiaria;
b) al mantenimento e al consolidamento del tessuto sociale vitale nelle zone rurali, contrastando l'abbandono del territorio;
c) allo sviluppo di attività economiche, al mantenimento e alla creazione di posti di lavoro, per garantire un migliore sfruttamento del potenziale esistente e favorire l'insediamento dei giovani agricoltori;
d) alla prevenzione del dissesto idrogeologico e, più in generale, alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente montano.".
Stesso risultato.
All'articolo 1 vi è l'emendamento n. 1 della III Commissione, che recita:
Emendamento
L'alinea del comma 2 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente:
"2. Il riordino fondiario consiste nel riassetto catastale, nell'accorpamento delle proprietà frammentate e polverizzate, nell'arrotondamento delle superfici dei fondi, nell'eventuale rettificazione dei confini e, ove necessario, nella eventuale realizzazione delle necessarie opere infrastrutturali e di miglioramento fondiario ed è finalizzato:".
Pongo in votazione l'articolo 1 nel testo così emendato:
Articolo 1
(Oggetto e finalità)
1. Con la presente legge la Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, nell'esercizio della potestà legislativa di cui all'articolo 2, comma primo, lettera e), della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4 (Statuto speciale per la Valle d'Aosta), promuove una gestione sostenibile del proprio territorio agricolo attraverso lo strumento del riordino fondiario, in armonia con gli indirizzi delle politiche agricole e ambientali dell'Unione europea.
2. Il riordino fondiario consiste nel riassetto catastale, nell'accorpamento delle proprietà frammentate e polverizzate, nell'arrotondamento delle superfici dei fondi, nell'eventuale rettificazione dei confini e, ove necessario, nella eventuale realizzazione delle necessarie opere infrastrutturali e di miglioramento fondiario ed è finalizzato:
a) a una razionale utilizzazione del territorio montano, contrastando la frammentazione e la polverizzazione fondiaria;
b) al mantenimento e al consolidamento del tessuto sociale vitale nelle zone rurali, contrastando l'abbandono del territorio;
c) allo sviluppo di attività economiche e al mantenimento e alla creazione di posti di lavoro, per garantire un migliore sfruttamento del potenziale esistente e favorire l'insediamento dei giovani agricoltori;
d) alla prevenzione del dissesto idrogeologico e, più in generale, alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente montano.
3. Il procedimento di riordino fondiario si articola nelle seguenti fasi:
a) elaborazione di uno studio preliminare della ricomposizione fondiaria;
b) redazione della progettazione preliminare delle opere di miglioramento fondiario;
c) predisposizione del piano di riordino fondiario.
4. Il piano di riordino fondiario si compone del piano di ricomposizione fondiaria, recante la predisposizione particellare del nuovo assetto catastale, ai fini del trasferimento delle proprietà, e della progettazione definitiva ed esecutiva delle opere di miglioramento fondiario.
Consiglieri presenti e votanti: 30
Favorevoli: 23
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - All'articolo 2 vi sono gli emendamenti n. 3 e 4 del gruppo ALPE e l'emendamento n. 2 del PD.
La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - La filosofia è la stessa, sia per quanto riguarda l'emendamento n. 3, sia per quanto riguarda l'emendamento n. 4: l'ente promotore è l'Amministrazione regionale e l'ente attuatore è il consorzio di riordino fondiario.
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Proprio frutto della discussione che abbiamo avuto in commissione, abbiamo cercato di raccogliere la ratio con cui l'Assessore aveva presentato il ruolo dei consorzi, però ci siamo resi conto che, quand'anche lasciando un ruolo di primo piano ai consorzi, non potevano che essere copromotori, non certo promotori da soli di una questione così importante. Va ricordato che i consorzi sono composti da personale che fa del volontariato sociale, i Presidenti dei consorzi sono persone che si spendono per la comunità ed è giusto che abbiano anche la copertura in questa azione di un ente solido, com'è l'Amministrazione regionale.
Quindi abbiamo voluto recepire l'idea del ruolo di protagonista che ha il consorzio nel mettere insieme le persone, ma non accettiamo l'idea che la Regione scarichi completamente la responsabilità di una cosa così delicata come un riordino fondiario sui consorzi. Ecco perché l'idea di copromozione: perché la Regione non può non essere il soggetto principale che promuove questa azione. È chiaro che se qualcuno ha in mente quelle macchie di leopardo, quindi fare solo piccolissimi interventi, ecco che dice: a quel punto è solo una rogna seguire tutte queste procedure, che se la vedano i consorzi! Ma siamo fuori dalla dimensione del riordino fondiario, ed ecco perché abbiamo suggerito la formula del copromotore nel senso di dire: non vogliamo sminuire il ruolo del consorzio in questa azione, però nel ribadire che lo fa insieme alla Regione, non va allo sbaraglio, tanto per capirci.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Questo aspetto si è già discusso in precedenza ed in ogni caso vorrei fare ancora una considerazione. Se, come è stato ricordato e poi lo ribadisco, in questi anni si sono attivate e sono a vari stadi di avanzamento circa 50 iniziative di riordino fondiario da parte dei consorzi di miglioramento fondiario...sicuramente non sono così casuali, perché se si volessero analizzare singolarmente, derivano da approfondimenti non da poco: non sono tutti dilettanti allo sbaraglio quelli che amministrano i nostri consorzi! Ci sono figure che storicamente hanno rappresentato nelle loro comunità forse dei ruoli ancora riconosciuti allo stesso livello di amministratori comunali per certi aspetti; sovente si dice che il consorzio è il quinto Assessorato del tal Comune, tanto per dire! Sicuramente si è consolidata nel tempo una responsabilità su questi aspetti e non si fanno dei ragionamenti a cuor leggero, quindi in base a queste considerazioni ritengo che sia da mantenere il ruolo che i consorzi avevano già nella legge del 1987 e mantenere la stessa possibilità di azione da parte loro.
Non riteniamo accoglibili gli emendamenti.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.
Noi manteniamo gli emendamenti 3 e 4. La posizione che abbiamo messo in campo è in alternativa alla strada decisa dal Governo regionale, quindi per ribadire che nessuno ha parlato di "dilettanti allo sbaraglio", ma abbiamo cercato di documentare quello che poteva essere il futuro, la strada da mettere in campo in questo momento, viste le difficoltà e la necessità che ci sia una visione di insieme. Questa necessità è reale ed urgente, quindi l'obiettivo è diverso rispetto a quello messo nero su bianco dal Governo regionale: da una parte c'è una filosofia di accontentare qua e là, da parte nostra forse c'è il tentativo di creare delle condizioni dove l'insieme fa la differenza e non il singolo che si gioca la sua parte. Sono due strade in antitesi.
Assessore, non condividiamo la sua filosofia: questa è la nostra posizione.
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Non so che film stia guardando, Assessore, ma noi abbiamo tessuto l'elogio dei consorzi e di chi è Presidente di consorzio; semplicemente non perché sono bravi devono essere caricati di una responsabilità e, con questa votazione, il Consiglio gli scarica addosso una responsabilità che deve essere tutta in capo alla Regione: questo è il concetto.
Lo abbiamo visto più volte che nei nostri piccoli territori abbiamo discusso rispetto alle norme nazionali che mettevano in difficoltà Sindaci, eccetera...adesso, che siamo a normare una cosa regionale in cui possiamo intervenire a sostegno di chi opera sul territorio, facciamo operazioni che ricordano molto lo Stato che scarica le responsabilità e toglie le risorse.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 3 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
La rubrica dell'articolo 2 è sostituita dalla seguente: "(Soggetti attuatori)".
Consiglieri presenti e votanti: 30
Favorevoli: 7
Contrari: 23
Il Consiglio non approva.
Presidente - L'emendamento n. 4 del gruppo ALPE è decaduto; ne do lettura per il verbale:
Emendamento
Al comma 1 dell'articolo 2 le parole: "quali soggetti promotori ed esecutori dei" sono sostituite dalle seguenti: "quali soggetti attuatori dei".
Pongo in votazione l'emendamento n. 2 del PD, che recita:
Emendamento
Il comma 1 dell'articolo 2 è sostituito dal seguente:
"Articolo 2
(Soggetti promotori ed esecutori)
1. Per il raggiungimento delle finalità di cui all'articolo 1, la Regione individua i Consorzi di miglioramento fondiario istituiti ai sensi del regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215 (Nuove nonne per la bonifica integrale), e disciplinati dalla legge regionale 8 gennaio 2001, n. 3 (Disposizioni sull'ordinamento dei Consorzi di miglioramento fondiario), di seguito denominati Consorzi, quali soggetti copromotori con la Regione ed esecutori dei riordini fondiari."
Stesso risultato.
Pongo in votazione l'articolo 2:
Consiglieri presenti e votanti: 30
Favorevoli: 23
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - All'articolo 3 vi sono gli emendamenti n. 5, 5bis e 6 del gruppo ALPE.
L'emendamento n. 5 è decaduto, ne do lettura per il verbale:
Emendamento
Al comma 1 e al comma 2 dell'articolo 3 le parole:
"agricoli" sono sostituite dalle seguenti: "agro-silvo-pastorali".
La parola al Consigliere Louvin sull'emendamento 5bis.
Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.
Questo emendamento mette in luce un problema che credo sia noto a molti colleghi. In talune zone oggetto di possibile riordino fondiario abbiamo in opere delle misure di conservazione di siti naturali, abbiamo siti di interesse paesaggistico o naturalistico, siamo in prossimità di zone umide, insomma sono tante le situazioni in un territorio ristretto, ma molto frastagliato come quello della Regione.
Ci sono state segnalate ed abbiamo noi stessi avuto conoscenza di situazioni nelle quali l'intervento di riordino, inglobando anche delle aree sensibili, può avere delle ripercussioni negative. È una preoccupazione che crediamo debba essere condivisa anche da questo Governo, cioè di fare in modo che non disfiamo con la mano sinistra quello che abbiamo fatto con la mano destra, cioè mettiamo in atto dei progetti di protezione ambientale integrale come le misure di conservazione dei siti Natura 2000; poi, dall'altra parte, partiamo con le ruspe, non siamo qui a demonizzare le imprese, ma le ruspe sono strumenti pesanti di lavoro che intervengono su un territorio che ha una sua leggibilità naturale particolare.
Noi siamo soltanto preoccupati che non si intervenga senza la dovuta attenzione e lei avrà visto che negli emendamenti successivi chiediamo anche una piccola integrazione della commissione con il responsabile del Servizio della protezione naturale, ma crediamo che questa minima cautela che esclude l'esecuzione nell'ambito degli interventi di opera di miglioria fondiaria, le sottozone E di interesse paesaggistico - non tutte le sottozone E, altrimenti non avremmo questa legge, ma quella parte delle zone E che è identificabile nei piani regolatori e che è oggetto di specifiche norme di protezione paesaggistica - dall'intervento di riordino. Crediamo che questa sia una misura particolarmente necessaria per evitare che l'inglobamento avvenga.
Ci sono problemi di muri particolari che hanno una leggibilità storica in alcune località, non dappertutto, ma qualche sito particolare; ci sono essenze arboree particolari che andranno segnalate negli interventi che devono essere messi in luce in questi progetti di riordino; però, dare un minimo di risalto al fatto che non interveniamo con opere di miglioria là dove stiamo intervenendo con una misura di protezione ambientale, ci sembra essere un modo per chiarire che l'Amministrazione non è strabica, ma guarda nella stessa direzione ed è coerente con i progetti che sta, essa stessa, portando avanti e finanziando.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Qui ci addentriamo in un campo dove possono emergere anche delle motivazioni a volte legate alle emozioni, perché per quel che riguarda le sottozone di interesse naturalistico, prevedere l'esclusione dei riordini fondiari pare un'azione per demotivare questo tipo di operazione. Probabilmente bisogna ricondursi ad un discorso più pragmatico, nel senso che nel momento in cui si interviene in queste zone, già le stesse autorizzazioni prevedono il rispetto di certi vincoli, perché non è preclusa l'attività agricola nelle zone di interesse naturalistico, sia ben chiaro! Purtroppo molto spesso nascono dei comitati, delle iniziative varie dove si prendono queste zone come delle zone dove l'agricoltore non è di casa. Sono abbastanza contrario a questo tipo di approccio, perché quando si fanno degli interventi, qui non si tratta tanto di riordino fondiario, quanto di interventi infrastrutturali, questi si fanno acquisendo tutte le autorizzazioni necessarie - su questo tornerò dopo, quando ci sarà il discorso relativo alla composizione della commissione - affinché le caratteristiche di queste sottozone siano mantenute. Questo è già garantito di per sé, quindi non c'è bisogno di andare a precludere questa opportunità. Se si devono fare delle iniziative, si fanno rispettando tutte le regole, è questo quanto normalmente si fa; non bisogna farsi prendere - non mi riferisco a lei - da degli approcci più di carattere emozionale che pratico e realistico, perché ci devono pur vivere anche gli agricoltori in queste zone e, se sono così, sono perché negli anni, grazie agli agricoltori, si sono mantenute tali, altrimenti sarebbero dei grandi incolti.
Pertanto sono nella posizione di proporre il respingimento di questo emendamento.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Signor Presidente, abbiamo ancora un Assessore all'ambiente in questa Regione e che ha una sua opinione in proposito oppure esiste solo un approccio pragmatico a una vicenda così delicata? Abbiamo sollevato un problema di una leggera delicatezza che riguarda l'esistenza di sottozone E-E, di interesse paesaggistico, ed E-F, di interesse naturalistico, che richiedono una salvaguardia opportuna. L'Assessore all'agricoltura sta dando il suo punto di vista più che legittima e pare essere anche l'opinione del Governo regionale, cioè cosa state a farci perdere tempo con le mozioni dell'ambiente, eccetera? Qui dobbiamo vivere e quindi dobbiamo poter sbancare liberamente, poi le autorizzazioni chi le dà? Le diamo noi dall'Assessorato, che problema c'è ancora!
Assessore Zublena, mi permetto di richiamare la sua attenzione su una problematica di questo genere: qui si sta dando mano libera all'Assessorato all'agricoltura di poter procedere tranquillamente senza che ci sia una minima salvaguardia. Abbiamo posto una questione fondamentale e non abbiamo l'impressione, al di là di sentirci dire che siamo preda di comitati, gruppi, persone che girano con la margheritina in bocca...no, non siamo tutti così, viviamo anche noi il mondo della campagna, anche se non facciamo questo lavoro, lo conosciamo abbastanza bene, sia come gruppo, sia come movimento, e credo che sappiamo di cosa stiamo parlando! In Valle d'Aosta non crediamo che sia la difesa di qualche sito di particolare interesse ad essere un problema capitale per l'agricoltura valdostana, altri sono i problemi strutturali; ci sono dei fronti di scontro che voi state costantemente enfatizzando come dire: non si può fare più niente!
Noi le abbiamo posto una questione in termini molto precisi; ci aspettavamo una posizione anche chiara dell'Assessore all'ambiente che dicesse: no, questo non ha nessun valore... Siamo sorpresi di sentire che la risposta ci viene data in questi termini, senza farsi carico di uno strumentario di protezione dell'ambiente, che era stato affidato ad un Assessorato specifico, che sappiamo essere destinato alla soppressione, stando a quanto già preannunciato dal Presidente Rollandin, ma credevamo che fino alla fine di questa legislatura dovesse operare! Lei ci sta dicendo, Assessore: basta la nostra autorizzazione, andiamo avanti, ci facciamo carico noi della questione e per voi sono semplicemente le mozioni...per noi sono qualcosa di più che delle mozioni. Siamo molto preoccupati di questo atteggiamento.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Solo per ripetere quello che ho detto in precedenza, perché forse è sfuggito e si ascolta solo quello che si vuole. Ho detto che tutte le autorizzazioni previste in queste zone devono essere rispettate e la normativa di riferimento già prevede gli interventi e le azioni vietate in tali zone. Mi pare che questo sia garantista, perché in queste zone ci sono delle azioni che sono possibili ed altre meno, ma non è preclusa l'attività agricola anche nelle iniziative di miglioramento fondiario che sono necessarie e compatibili con le regole: questo è quello che ho detto prima, e lo ripeto, a scanso di equivoci.
Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.
Lattanzi (PdL) - Grazie Presidente.
Volevo tranquillizzare il collega Louvin, visto che chiede chiarezza, e dirgli che siamo perfettamente consapevoli del gioco che lei sta portando avanti. Volevamo su questo gioco degli emendamenti, che sono già stati presentati in commissione (a parte questo che si è presentato stamani con fantasia creativa), sono stati già espressi i pareri e date le spiegazioni, volevamo rassicurarla che noi il giochino lo abbiamo capito...ci stiamo chiedendo cosa possa portare questo Consiglio regionale a viaggiare in cavallo e carrozza quando il mondo va ad alta velocità! La nostra pazienza non ha limiti, possiamo stare qui, ed è giusto che si stia qui ad ascoltare tutte le sue elucubrazioni mentali, i giochini filosofici, i sofismi verbali, noi ci stiamo. Quello che ci chiediamo è se come amministratori stiamo facendo un servizio per la popolazione, se questo Consiglio porta un valore aggiunto, che mi pare fino adesso, dopo tre ore, essere da parte vostra zero, se non aver perso ore di tempo, ed i cittadini non hanno neanche il tempo da dedicare ad ascoltarci, perché chi ci sta ascoltando dopo 20 minuti ci abbandona!
La invito, collega Louvin, a prendere atto che questo modo di fare politica è da Agorà greca e non è più possibile sopportarlo per le decisioni che si devono prendere, perché questa legge dovrebbe essere già licenziata, perché la gente aspetta delle risposte da vent'anni e noi siamo ancora a disquisire dopo che la commissione ha lavorato e fatto decine di emendamenti sui quali vi siete confrontati!
Forse bisogna cominciare a ragionare su modelli diversi di democrazia, magari pensare che le assemblee...qualcuno comincia ad avere ragione a dire che le assemblee non servono, che forse i 35 Consiglieri si dovrebbero confrontare in commissioni dove vanno a lavorare ed a portare dei risultati, e queste assemblee diventano totalmente inutili! Magari diamo la responsabilità di governo a qualcuno che governa dopo 4-5 anni, dopodiché si rimette al popolo, perché oggettivamente lei sta creando le condizioni perché questa Assemblea non valga assolutamente più nulla, se non una perdita di tempo per noi e per i cittadini!
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.
Sono basito, ruberò qualche minuto. È la mia prima esperienza in questa legislatura e sempre ho cercato di arrivare preparato in aula su dei temi che a mio avviso sono importanti e che possono determinare grandi scelte nei prossimi 5-10 anni. Sentire queste parole mi fa male come giovane che in questo momento si accinge in questa prima legislatura, mi fa male e mi fa paura, perché dietro a questo disegno di legge da parte del gruppo ALPE c'è un gran lavoro! In commissione non c'è stata nessuna chiusura del cerchio, collega Lattanzi, mi spiace, lei non era presente!
Sarò brevissimo, Presidente, per dire che ho ascoltato attentamente le parole del collega Lattanzi e sentir dire che noi facciamo perdere tempo su un disegno così importante per la Valle d'Aosta, per l'ambiente e per il sistema agricolo, per il nostro turismo, per la produttività dei nostri prodotti, mi fa paura, mi fa realmente paura! E che dietro ci sia un giochetto...il giochetto è quando si arriva in aula e non si guardano neanche i disegni di legge e che magari quando arriviamo in aula, qualcuno si prepara e cerca di argomentare le proprie posizioni, le proprie idee, quantomeno sono stati i cittadini a darci la possibilità di sedere in quest'aula ed a portare qualche piccolo contributo! Il nostro contributo lo portiamo nelle sedi opportune, lo portiamo in commissione ed in aula, e cerchiamo di dare il nostro contributo per migliorare le modifiche importanti. Qui c'è un vuoto legislativo di 5 anni e...non possiamo soffermarci di fronte ad un vuoto legislativo di 5 anni, a discutere?
Faccio un ragionamento a voce alta, Assessore Isabellon: sono veramente basito dalle parole che ho appena sentito. Mi sembra che le finalità di quest'aula siano quelle di mettere in campo delle leggi con tutti i contributi di tutte le forze politiche di tutti quelli che intervengono, creando le possibilità e le intenzioni a delle filosofie diverse, non a perdere tempo! Abbiamo delle filosofie alternative alle sue, collega Lattanzi, che sono alla base del principio democratico! Grazie.
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Questo è il secondo intervento dopo quello del collega Agostino, che ribadisce l'inutilità del Consiglio regionale, e tengo a precisare che sia io che il collega Chatrian, forse anche il collega Louvin, non facciamo parte della III Commissione, ma siamo andati in commissione perché ci interessava questo disegno di legge, a rappresentare delle persone, cioè non solo con le nostre ideuzze, ma a rappresentare dei gruppi di interesse che volevano costruire il futuro della Valle d'Aosta.
Se lei non ha nessuno da rappresentare in questo campo, se lei si annoia terribilmente a venire in Consiglio, si scelga un'altra attività, perché noi siamo qui a portare la volontà di alcuni cittadini, non sono la maggioranza in questo momento, ma sarà ancora forse per poco, siamo qui a rappresentare un altro modo di intendere questa legge sul riordino fondiario. Non c'è stato modo, in commissione - se lei ci fosse stato, ma non c'era, si faccia riferire -, di avere le compiute risposte su tutti i punti, su molti punti ci è stato detto: vedremo in seguito. Addirittura nella relazione si fa riferimento, e correttamente il collega Prola lo riporta: ne parliamo in aula. E noi ne stiamo parlando. Lei l'ha seguita la relazione del collega Prola? Allora si è fatto riferimento alla possibilità, visto che non si è discusso in commissione, di discutere qui.
Se lei immagina altre forme di governo, cioè un podestà, uno che decide per tutti, votiamo quello e tutti gli altri a casa, avrebbe almeno dovuto votare per coerenza le leggi di riduzione dei Consiglieri regionali, cosa che si è ben guardato di fare! Visto che il collega Agostino ha detto: qui nessuno lavora, nessuno fa niente, tutti che rubano la pagnotta, avrebbe dovuto votare la riduzione dei compensi ai Consiglieri regionali proposta dai gruppi ALPE e PD...invece si è ben guardato dal farlo! È questa la modalità? Adesso siamo qui, a lavorare, fra l'altro seriamente, perché è un confronto serio quello con l'Assessore, al di là del confronto politico, è un confronto in cui l'Assessore non ha avuto nulla da eccepire dal punto di vista della formalità degli emendamenti. Non sono emendamenti strumentali, sono sostanziali, tanto che l'Assessore ha avuto la correttezza in aula di rispondere punto per punto, perché non sono cose campate in aria, sono modi diversi di intendere questa legge. Uno guarda al futuro, dice: vogliamo ancora riordini fondiari domani di una certa dimensione, altri hanno un'altra visione e su questo ci confrontiamo; su cosa deve confrontarsi la politica? Di cosa dobbiamo parlare nell'aula del Consiglio? Dobbiamo venire qui, a votare, perché voi avete fretta di andare a vedere uno spettacolo? C'è da parlare solo di Juventus? Infatti quelli della Juve sono già in ritiro...ma non ho capito!
Presidente - La parola al Consigliere Agostino.
Agostino (UV) - Per fatto personale, perché il collega Donzel mi ha messo in bocca delle parole che non ho assolutamente detto, vada a vedersi la registrazione. Non ho affatto detto che quest'aula non serve a niente, ho ribadito semplicemente, dato che il collega Chatrian ha fatto delle allusioni all'Assessore che praticamente non è andato avanti con i lavori, che qua dentro ce n'è di gente che dovrebbe portare in giro il baracchino dell'incenso, quello che produce fumo! Forse adesso ci arriva un po' di più, ho solo detto quello, e basta, quindi lei mi sta mettendo in bocca delle parole che all'Assemblea non serve...ma cosa sta dicendo? Ma dica le cose che ho detto, allora sono d'accordo...ma non dica delle falsità, tutto lì!
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Brevissimo, perché dopo tanti anni trascorsi, forse troppi, in quest'aula non ci si lascia intimidire o intimorire da certe dichiarazioni.
Vorrei solo ricordare a me stesso ed ai colleghi che nel novembre del 1922 un signore entrò in Parlamento e disse pressappoco così: "Potevo trasformare quest'aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli, potevo sprangare le porte di questo Parlamento...
(interruzione del Consigliere Agostino, fuori microfono)
...vedo che qualcuno la ricorda bene, evidentemente ha frequentato questa storia ed è un bene..."Potevo sprangare questo Parlamento e costituire un Governo di soli fascisti. Potevo, ma per il momento non l'ho fatto". Conosciamo il seguito della storia ed i successivi vent'anni.
Per quanto ci riguarda questo Consiglio, siccome è ancora sotto gli auspici di un personaggio che si chiamava Emile Chanoux, è fondato su altri presupposti, e ringrazio quanti si tengono lontani e cercano di tenere lontana la comunità valdostana da questo genere di derive.
Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.
Lattanzi (PdL) - Per fatto personale.
Ho perfettamente capito che Donzel non ha capito, e siccome lo ritengo una persona onesta intellettualmente, gli spiego quello che volevo esprimere, che non è quello che lui ha capito. Quello che volevo esprimere è che lo strumento, così come lo state utilizzando, si sta deteriorando. Questa Assemblea non è come la vedi tu, come il luogo nel quale la politica deve dibattere, io sto dicendo che come la state utilizzando voi, cioè in maniera strumentale, dilatatoria ed inefficace e inefficiente, perché questo è il nostro giudizio politico, è un far male all'Assemblea legislativa.
Mi permetto invece, collega Louvin, di rimandarle la citazione storica, perché tutto mi si può dire, meno che io abbia sostenuto che bisogna mettere un podestà, un dittatore, ed eliminare la democrazia. Ho detto che probabilmente state confermando quello che già molti cittadini dicono, e io mi accomuno con loro, cioè che le assemblee legislative diventano carrozze e cavalli in un mondo che va ad alta velocità. La velocità dei tempi della democrazia non sono compatibili con le risposte che i cittadini si aspettano da noi ed ho aggiunto che state utilizzando quest'aula - invece che le commissioni - a puro strumento politico elettorale, di visibilità personale, e vi ho suggerito di non farlo per non delegittimare quest'aula. Tutto il resto glielo rimando, perché è troppo intelligente per far finta di non capire.
A Donzel invece riconosco che proprio non mi aveva capito, perché non mi ero spiegato bene; così spero che adesso abbia capito.
Presidente - La parola al Consigliere Segretario Rigo.
Rigo (PD) - Sinceramente non credo che in questi anni, caro Massimo, quest'aula sia stata trasformata in un'aula di demagogia, di sproloqui, con l'obiettivo di far ritardare il più possibile le votazioni. Questa legislatura ha invece dimostrato che, là dove era necessario, i Consiglieri dell'opposizione hanno cercato di stimolare un dibattito ed un confronto su quei disegni di legge che ci sembrava meritassero la nostra attenzione.
Quindi credo che non dobbiamo arrabbiarci o prendercela con i Consiglieri se utilizzano il tempo a loro disposizione nei due giorni di convocazione del Consiglio - che quasi mai vengono esauriti - per approfondire questioni come questa che mi paiono rilevanti. In aula perché? Perché, e di questo dovremmo arrabbiarci, ci siamo trovati un ordine del giorno suppletivo dove sono presenti quattro disegni di legge e, per i quali, i Consiglieri regionali, che non fanno parte delle commissioni, hanno avuto 48 ore di tempo per poterli esaminare. Di questo dovremmo arrabbiarci; molte volte i Consiglieri regionali si trovano a dover lavorare con difficoltà, perché riescono a malapena a leggere i documenti, non ad approfondirli; di questo dobbiamo arrabbiarci, perché non si è mai visto che in un Consiglio regionale siano inseriti all'ultimo momento quattro disegni di legge non urgentissimi, perché c'era un prossimo Consiglio regionale da qui a 10 giorni e mi sembra che in commissione sia stato chiesto il tempo per approfondire alcuni di questi. Approfitto di questa "sua" arrabbiatura, collega Lattanzi, per manifestare la "mia" arrabbiatura.
A me non mi spiace se il Consiglio regionale approfondisce i temi in discussione, anche attraverso gli emendamenti, senza per questo utilizzare appieno il tempo a disposizione, perché non facciamo le nottate. Mi dispiace, lo ribadisco che, molte volte, i Consiglieri non abbiano la possibilità di documentarsi e questo ordine del giorno è la dimostrazione lampante di come la maggioranza intende il lavoro del Consiglio regionale.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento 5bis dell'ALPE, che recita:
Emendamento
Dopo il comma 3 dell'articolo 3 è inserito il seguente:
"3bis. È esclusa l'esecuzione, nell'ambito degli interventi previsti dalla presente legge, di opere nelle sottozone E di interesse paesaggistico e di interesse naturalistico che siano oggetto di misure minime di conservazione dei siti "Natura 2000".".
Consiglieri presenti e votanti: 27
Favorevoli: 7
Contrari: 20
Il Consiglio non approva.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin sull'emendamento 6.
Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.
Devo dare spiegazione dell'emendamento 6 in relazione anche all'emendamento successivo, perché anticipa la problematica che noi andiamo a riformulare in un articolo aggiuntivo. Stiamo parlando di minima unità particellare, cioè di quella minima parte del territorio al di sotto della quale in termini dimensionali non si può scendere, perché si va a frazionare in modo da rendere incoltivabili o non economicamente sostenibile la coltura di una determinata parte del territorio.
Lei, Assessore, nella proposta che sta sostenendo con il Governo regionale, scrive semplicemente - con delibera di Giunta regionale - che è definita in relazione alle diverse tipologie di terreni la minima unità particellare quale estensione minima attribuibile ai fondi, all'esito del riordino fondiario. Noi, proprio in relazione a questo, avevamo introdotto la modifica dell'articolo 1, cioè quell'aggiunta della competenza normativa che andiamo ad esercitare sull'unità minima particellare, perché riteniamo che ci debba essere non una ordinaria delibera di Giunta. Stabilire che al di sotto di una determinata estensione non si possa scendere, è un problema di rilevantissima importanza che deve essere accompagnato da un procedimento particolare di valutazione. Lei ricorda che nella legge che fece abrogare nel 2007, la cosiddetta "legge Perrin" del 1987, il meccanismo era più articolato, cioè c'era un'apposita commissione che esprimeva un parere tecnico sull'unità particellare minima e quindi innestava questo intervento dei dirigenti, della struttura regionale, dei rappresentanti dei dottori agronomi e forestali, dell'esperto dell'Institut Agricole, e poi noi, nella proposta che abbiamo sottoposto alla vostra attenzione, con il successivo emendamento abbiamo ritenuto di dover allargare questa fase istruttoria ad una commissione tecnica.
Ci pare un suggerimento positivo, è non lasciare nella discrezionalità pura dell'Assessore questa unità minima particellare ed affidarlo alla commissione tecnica, che individua distintamente per zone omogenee l'estensione della minima unità colturale, in modo che non ci sia poi una decisione caso per caso, perché nella formulazione della Giunta si va ad identificare per ogni singola zona di riordino. È una scelta politica che riteniamo problematica, perché non ci sembra opportuno, siccome questa è una norma che deriva dal codice civile ed abbiamo la possibilità - se usiamo la nostra competenza legislativa - di regolarla diversamente, e riteniamo che questo vada fatto su scala generale in modo più articolato. Questo è il diverso approccio che abbiamo rispetto a quanto enunciato nel disegno di legge, e crediamo non banale andare a ripristinare un meccanismo simile a quello che era indicato dalla legge del 1987.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Vorrei tranquillizzare il collega Louvin e tutti i Consiglieri, nel senso che pur essendo individuato da una delibera di Giunta, non è la decisione né mia, né solo della Giunta, così a caso, ma tutto questo lavoro condensa, come aveva ricordato il collega Prola, un lavoro storico di applicazione di quelli che sono gli interventi nelle singole realtà, soprattutto in merito alle tipologie dei terreni. "Tipologie dei terreni" significa che dove c'è un riordino fondiario e c'è un'esperienza in questo senso di colture specializzate, di vigneti, di frutteti; per esempio, storicamente abbiamo 50 iniziative in corso che riguardano anche questi aspetti, si hanno delle dimensioni più basse, ad esempio 800 metri quadri, mentre nel caso di un'attività foraggicola può essere 1.500. Il fatto di individuare questo lo si fa sulla base di uno storico, quindi non è che la commissione potrebbe volta per volta andare a decidere le cose, ma la riteniamo una precondizione che la Giunta deve fissare, affinché chi vuole intraprendere un percorso di riordino fondiario sa che per i vigneti le dimensioni dell'appezzamento post riordino saranno ad esempio di 800 metri quadri: questo è legato anche alla tipologia di lavorazione, alle caratteristiche di questo tipo di tipologia di utilizzo del terreno. Evidentemente questa è una scelta e sarà poi oggetto di valutazione attenta l'individuazione di questi valori.
Lei prima citava il lavoro fatto in collaborazione con le rappresentanze degli ordini professionali; già di questo si è parlato, gli uffici stanno predisponendo quello che sarà un deliberato che recepisce anni di esperienza in campo proprio per questi aspetti.
Non è una legge vergine questa, perché fa riferimento ad un percorso effettuato dal 1987 ad oggi e vale anche per il discorso precedente, quando si parlava di un'estensione a situazioni diverse rispetto all'agricolo: sembrava quasi che si parlasse di un'iniziativa nuova, invece dobbiamo tenere conto che c'è uno storico, e di questo sarà tenuto conto anche nella predisposizione della delibera. Quindi proponiamo di mantenere questa precondizione stabilita dalla Giunta; compito della commissione tecnica è quello di valutare le fasi procedimentali del riordino.
Proponiamo quindi di respingere l'emendamento.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Assessore, io leggo questo articolo 3, comma 4: "Con la delibera della Giunta regionale di cui all'articolo 18 è definita la minima unità particellare"...l'articolo 18 dice semplicemente che, entro 180 giorni dall'entrata in vigore, la Giunta definisce, con propria delibera, ogni adempimento o aspetto procedimentale. Farete un deliberone applicativo senza sentire nessuno, perché non siete tenuti a sentire nessuno in base a questa legge, ed in questo deliberone metterete l'unità minima particellare. Allora cerchiamo di chiarirci le idee: con una delibera di Giunta adottata senza l'obbligo di sentire nessun parere tecnico, voi stabilite un'unità di misura della proprietà privata, che so essere molto cara a molti dei colleghi come lo è anche a me, cioè intervenite sul diritto di proprietà. Qui è un dato molto pericoloso, perché riempie la discrezionalità politica che è di altra natura di un contenuto tecnico, che invece deve essere valutato diversamente.
Noi le offriamo uno strumento e le ricordiamo che aveva avuto molta più saggezza 30 anni fa il Consiglio regionale nel dire che l'unità minima particellare è stabilita in base alle valutazioni che fa una commissione tecnica, che noi andiamo a riproporre, perché ci sembra appena appena normale che si senta precedentemente una serie di soggetti. Noi diciamo funzionari dell'Assessorato competente in materia di materia di agricoltura e risorse naturali, il rappresentante dell'Institut agricole régional, il rappresentante dell'ordine professionale degli agronomi...a chi lo chiedete sennò? Lo decide Augusto Rollandin, Giuseppe Isabellon qual è l'unità foraggera o frutticola? Mi sembra un assurdo! Torno a ripetere che lei si muove su un terreno delicato, perché è il terreno della proprietà privata.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento 6 dell'ALPE, che recita:
Emendamento
Il comma 4 dell'articolo 3 è soppresso.
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 7
Contrari: 21
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 3:
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 21
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - L'emendamento n. 7, essendo collegato all'emendamento n. 6, decade; ne do lettura per il verbale:
Emendamento
Dopo l'articolo 3 è inserito il seguente:
"Articolo 3bis
(Minima unità colturale)
1. L'estensione della minima unità colturale di cui all'articolo 846 del codice civile è determinata con deliberazione della Giunta regionale su conforme parere di una commissione tecnica, nominata con decreto dell'assessore competente in materia di agricoltura e risorse naturali, composta da:
a) tre funzionari dell'assessorato competente in materia di agricoltura e risorse naturali, di cui uno con funzione di presidente;
b) due rappresentanti dell'Institut agricole régional;
c) un rappresentante dell'ordine professionale degli agronomi.
2. La commissione tecnica di cui al comma 1 provvede ad individuare distintamente, per zone omogenee, l'estensione della minima unità colturale, tenendo conto degli ordinamenti produttivi, dei vincoli ambientali e delle realtà socio-economiche, ai fini di assicurare l'estensione minima sufficiente ad un razionale sfruttamento del suolo per lo svolgimento delle attività agricole.".
All'articolo 4 vi è l'emendamento 7 bis del gruppo ALPE e l'emendamento n. 2 della III Commissione.
La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Si tratta probabilmente di una dimenticanza o di una sottovalutazione, ma crediamo che all'interno della commissione tecnica di valutazione relativa alle operazioni di riordino fondiario non possa mancare il responsabile del Servizio delle aree protette, almeno nei casi in cui si tratta di aree sottoposte a protezione. Ci ha appena detto l'Assessore, pure in dissenso da noi, che aveva intenzione di avere la massima attenzione ed il massimo rispetto, crediamo che accanto a chi è competente in materia di riordini e di patrimonio e di pianificazione territoriale, anche pur in assenza di un barlume di visione di difesa dell'ambient, non possa mancare il responsabile del Servizio regionale delle aree protette.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Anche qui, credo che bisogna sgombrare il campo da preoccupazioni che ritengo superflue, nel senso che il responsabile del Servizio regionale delle aree protette è già chiamato in causa per le procedure di VIA e VAS, che sono naturalmente dei passaggi necessari ed evidentemente questo servizio si esprime nel momento in cui le iniziative vengono sottoposte a queste autorizzazioni.
Riteniamo non accoglibile l'emendamento.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento 7bis dell'ALPE, che recita:
Emendamento
Dopo la lettera c) del comma 1 dell'articolo 4 è inserita la seguente:
"cbis) dal responsabile del servizio regionale aree protette;".
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 7
Contrari: 22
Il Consiglio non approva.
Presidente - All'articolo 4 vi è anche l'emendamento n. 2 della III Commissione, che recita:
Emendamento
Al comma 3 dell'articolo 4 dopo le parole "struttura competente" sono aggiunte le seguenti: "in materia di riordino fondiario".
Pongo in votazione l'articolo 4 nel testo così emendato:
Articolo 4
(Commissione tecnica di valutazione)
1. Per le finalità di cui alla presente legge, è istituita una commissione tecnica di valutazione, di seguito denominata Commissione, composta:
a) dal dirigente della struttura regionale competente in materia di riordini fondiari, di seguito denominata struttura competente;
b) dal dirigente della struttura regionale competente in materia di patrimonio;
c) dal dirigente della struttura regionale competente in materia di pianificazione territoriale;
d) da un rappresentante dell'Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Valle d'Aosta che non abbia preso parte alle attività di progettazione del riordino fondiario da esaminare;
e) da un funzionario esperto nominato dall'Institut agricole régional;
f) dal responsabile dell'ufficio tecnico del Comune interessato.
2. La Commissione esprime pareri tecnici relativamente ad ogni fase del procedimento di riordino fondiario di cui all'articolo 1, comma 3.
3. La Commissione è convocata e presieduta dal dirigente della struttura competente in materia di riordino fondiario. Per la validità della seduta è necessaria la presenza di almeno il 50 per cento dei componenti. Le decisioni sono prese a maggioranza assoluta dei partecipanti. In caso di parità di voti, prevale il voto del presidente della Commissione.
4. Su richiesta del presidente, alle sedute della Commissione può partecipare, con funzioni consultive, il presidente del Consorzio interessato.
5. La partecipazione alla Commissione è a titolo gratuito.
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 22
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - All'articolo 5 vi sono l'emendamento n. 3 del PD, gli emendamenti n. 8, 9 e 10 del gruppo ALPE.
La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Per quanto riguarda l'emendamento n. 3, questo si muove nel solco tutta la discussione che abbiamo fatto per nulla strumentale, ma sostanziale, e vuole ribadire il fatto che si può adire a procedere ad un riordino fondiario anche senza il 100 percento, per evitare questa condizione di unanimità che è in alcune situazioni difficilmente raggiungibile. È da intendersi fra l'altro non tanto difficilmente raggiungibile per via di persone che sono quelle casuali a cui faceva riferimento l'Assessore, ma alle volte semplicemente per fatti personali, persone che ritengono di non vedere alcuna finalità positiva in quello che è un disegno più organico. Quindi da questo punto di vista riteniamo che una limitazione del concetto del 100 percento sia più che necessaria.
So che un emendamento analogo è presentato dal gruppo ALPE; anche in questo caso, come per l'articolo 1, qualora la maggioranza preferisse recepire l'emendamento del gruppo ALPE, noi, senza esitazione, ritireremmo il nostro. In caso contrario lo vorremmo mantenere.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.
Per illustrare gli emendamenti n. 8, 9 e 10, perché la filosofia di questi tre emendamenti va nella stessa direzione. Questo è il secondo punto cruciale di questa legge, il primo era chi doveva essere il promotore e chi l'attuatore, rispettivamente l'Amministrazione regionale ed il consorzio, mentre qui c'è il cuore di questo disegno di legge.
I tecnici del settore - e l'Assessore conosce molto bene le percentuali, i punti di forza e le criticità - evidenziano che i dati raccolti mostrano che nei piani di riordino avviati vi è una percentuale dello 0,4 percento, cioè in questo momento le assemblee hanno dato via libera ai riordini e le percentuali sono del 99,6 percento, per dire che stiamo parlando di una percentuale altissima, e proprio per quello abbiamo cercato di graduare al 70 percento tenendoci più bassi, ma possiamo modificare questa percentuale partendo da 80, 85, anche da 90, per poi passare nell'approvazione del progetto preliminare all'80 percento, ma anche su questa potremmo rimodulare al 90 percento in seconda battuta, per andare a rimodulare la terza approvazione che è quella che chiude il cerchio di presentazione e di approvazione al 95 percento.
Per dirla tutta, se l'obiettivo di questa maggioranza è quello di mantenere il 100 percento, la nostra grande preoccupazione è che i riordini fondiari in Valle d'Aosta non decolleranno mai più. Ma questi sono numeri alla mano di questi 25 anni, dal 1987 al 2012. Buon senso? Sì, rimoduliamo pure le tre fasi, abbiamo fatto delle proposte che in quanto tali si possono modificare. Vogliamo modificare la prima percentuale, portandola da 70 a 90? Lo accettiamo. Modifichiamo la seconda da 90 a 95, e la terza al 97 percento? Tecnicamente chi lavora su questo dossier dice che è improponibile avere il 100 percento, e soprattutto impossibile, ma le percentuali sono molto alte. Penso che il 99,6 percento sia un gradimento molto alto e forse l'interesse pubblico va in quella direzione; quindi se c'è un piccolo ripensamento, che non è tanto piccolo, il nostro auspicio è questo.
Ascoltiamo attentamente il posizionamento dell'Assessore Isabellon.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Credo che dell'argomento si sia dibattuto fin dall'inizio dell'esame del disegno di legge, la posizione è stata proposta nel disegno di legge in merito alle percentuali di consenso, è stata ampiamente illustrata con tutte le motivazioni del caso perché giustamente non si è detto una cifra a caso, ma si è detto che si vogliono in contemporanea adottare delle misure per l'individuazione sia delle dimensioni degli interventi di riordino, sia delle procedure diverse rispetto al vecchio impianto della legge del 1987, proprio per andare a responsabilizzare di più i consorzi per i nuovi interventi, fatti salvi gli interventi che fanno parte dell'articolo 19, che sono quelli in corso.
Evidentemente questa scelta viene ribadita e l'invito che faccio è quello di leggere la proposta nel suo complesso e non di estrapolare un aspetto per poi presentarlo in una maniera che, se estrapolata, rappresenta una chiave di lettura troppo deviante rispetto all'insieme degli obiettivi che ci si pongono. È questo l'invito che faccio, perché a volte succede che magari si tende ad estrapolare da un insieme di ragionamenti quello che si ritiene più opportuno per trovare qualcosa che non va bene, oppure qualcosa che va bene, succede anche questo. L'invito è quello di vedere la proposta nel suo complesso.
Ribadisco le considerazioni espresse dal collega Prola nella sua relazione, che ha ben sintetizzato qual era il motivo per cui si è arrivati a questa determinazione, e quello che si è detto finora, soprattutto quando abbiamo parlato dell'articolo 1 dove si è già toccato questo argomento, quindi rimane valida la proposta.
Per quel che riguarda l'emendamento n. 10, che mi è sfuggito nell'illustrazione quello che era l'obiettivo, non risulta possibile disciplinare con una legge regionale la materia che è già oggetto di ordinamento civile. Questo è un aspetto specifico che fa parte dell'emendamento n. 10, anche questo a seguito di approfondimento con l'Ufficio legale, ma mi era sfuggito nell'illustrazione questo passaggio, mentre per quanto riguarda il discorso percentuali la proposta è quella di mantenere l'impostazione del disegno di legge e di respingere gli emendamenti.
Presidente - La parola al Consigliere Giuseppe Cerise.
Cerise G. (ALPE) - Un semplice inciso. Questo è il nodo cruciale di questa legge, quello che ho definito la "pietra tombale", quella che è stata messa davanti al sepolcro di Gesù Cristo, ma che il terzo giorno è stato trovato rimosso, dunque si può ancora rimuovere.
Allora il nostro non è un irrigidimento su questo ragionamento del 100 percento e non è legato tanto al fatto della non volontà di qualche proprietario di non aderire all'iniziativa, bensì all'irreperibilità. Qui siamo in diversi che abbiamo avuto esperienze di amministrazione locale: quand'è che in una pratica espropriativa per un'opera pubblica avete raggiunto il 100 percento? Credo che si contano sulle mani, ma per dei numeri forse molto più marginali rispetto al numero di proprietari che interessano un comprensorio di un riordino fondiario di una certa dimensione.
Guardate bene - collega Agostino, e qualche altro - che avete toccato il problema dell'abbassamento da 5 a 50 ettari, ma l'irreperibile posso trovarmelo nell'intervento di riordino di 5 ettari come in quello di 50 ettari, non è legato alla dimensione dell'intervento! E credo che nell'opera pubblica che citavo prima non si poneva il problema, in quanto essendo un decreto di esproprio si versava l'indennizzo alla Cassa Depositi e Prestiti e poi chi si è visto si è visto, se quello veniva un domani lo riscuoteva. Ma, ripeto, il concetto di pietra tombale...se rimane questo articolo con questa percentuale, sicuramente sarà impossibile o molto difficile che si possano riattivare nuovi riordini fondiari nella nostra realtà regionale: questo ci preoccupa fortemente. Ripeto: capiamo che c'è una situazione da regolarizzare che è quella legata alle 50 pratiche attivate che sono in fasi di avanzamento diverse, dunque le disponibilità economiche non saranno più quelle che erano in passato per qualche tempo, in attesa di regolarizzazione di queste pratiche, ma non nascondiamoci dietro a questo articolo capestro per sanare questa situazione economica!
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Anche qui non credo possa parere strumentale il fatto di aver tentato con un emendamento di mediare in parte quella che fu l'idea originaria del legislatore d'antan, cioè quella di procedere seriamente verso riordini fondiari; con il concetto del 70 percento si va ad indicare una percentuale relativamente bassa di adesioni.
Noi abbiamo cercato di proporre il 90 percento per quella famosa prova del nove, per vedere se era una questione di qualche numero; in realtà quello che emerge da questo dibattito è una precisa volontà di chiudere un'esperienza anche dal punto di vista politico, questo articolo vuol dire questo. Vuol dire che quell'esperienza, che fu l'esperienza del 70 percento, quindi un'esperienza coraggiosa, oggi, alla luce di realizzazioni importanti che tutti abbiamo aleggiato in quest'aula, si dice: facciamo un passo indietro, non facciamo più quell'esperienza lì. Cosa cambia se non una volontà politica? E qual è il luogo dove dibattere di questa cosa, se non l'aula del Consiglio? Possibile che un'impostazione diametralmente opposta venga oggi avanti, senza quasi che questa cosa meriti un attimo di attenzione e di riflessione sulle conseguenze future?
Qualcuno ha detto che queste cose non avranno grosse ripercussioni su aree più piccole, ma come ha dimostrato bene il collega Cerise, e come avevo citato io prima facendo riferimento alle macchie del giaguaro, quello che andiamo a creare non è un riordino fondiario, ma una situazione che è in totale antitesi allo spirito della legge. Quindi questi emendamenti sono assolutamente importanti.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente. Penso che qualche minuto sia importante, perché siamo entrati nel cuore di questo disegno di legge.
Abbiamo una visione diversa su questo disegno di legge, è un'occasione persa, da parte nostra. Sarà tecnicamente impossibile che dall'agosto 2012 in avanti in Valle d'Aosta si metta in atto un nuovo riordino. Peccato, noi ci abbiamo provato in tutte le sedi, abbiamo cercato di spiegare, argomentare, dettagliare partendo dal presupposto che, inserendo una cifra, quella cifra si può rimodulare, ma il problema non è la cifra, il problema è che il 100 percento è tecnicamente impossibile, a meno che ci siano due o tre proprietari che si mettono d'accordo e a quel punto si fa un riordino.
Assessore, le chiedo un passaggio importante dal punto di vista politico-amministrativo: non ci parli di responsabilizzare o di responsabilità, perché qui di responsabilizzare i consorzi proprio non esiste, perché è tecnicamente provato che non è possibile! Non è possibile che il 100 percento possa garantire un nuovo riordino fondiario! La volontà - abbiamo capito - non c'è di modificare assolutamente nulla, la trippa non esiste, e niente, si chiude il cerchio. Non solo non perdiamo tempo, ma che sia chiaro che l'obiettivo del gruppo ALPE e del PD andava in una direzione alternativa, di dare gambe ad altri riordini fondiari, e ribadisco il concetto, non solo nelle zone E a destinazione agricola, ma nelle zone a destinazione boschiva.
Perdiamo un altro tassello importante, scriviamo un brutto passo perché vuol dire che tiriamo giù la serranda dei riordini fondiari, in Valle d'Aosta non si parla più di riordini fondiari, mettiamo a posto i 50 che sono in essere. Come ho detto in discussione generale, forse era meglio inserire una norma transitoria per chiudere i 50 pregressi, ma almeno dal punto di vista deontologico non andare a parlare di nuovi riordini, perché così tecnicamente non è possibile mettere in campo un nuovo riordino fondiario.
A nome del gruppo ALPE e del PD chiedo la votazione segreta sull'emendamento n. 8 dell'ALPE.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Solo per una precisazione. Quando si fanno affermazioni del "tecnicamente impossibile", bisognerebbe verificare se nell'ambito dei 50 interventi di riordino attualmente in corso questo non si è mai verificato. Io le dico che non è così...
(interruzione del Vicepresidente Chatrian, fuori microfono)
...lei mi ha parlato di una percentuale complessiva, ma ci sono delle situazioni dove c'è il 100 percento, quindi non significa che è tecnicamente impossibile. Questo comporta una scelta da parte del consorzio oculata ed attenta per individuare un comprensorio dove ci sia la massima condivisione della proposta.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 3 del PD, che recita:
Emendamento
Il comma 3 dell'articolo 5 è sostituito dal seguente:
"3. La proposta di cui al comma 2 deve essere approvata dal 90 percento dei consorziati proprietari dei terreni ricompresi nell'area oggetto del riordino fondiario, i quali devono rappresentare il 90 percento della proprietà inclusa nell'area interessata."
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 7
Contrari: 22
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione per scrutinio segreto l'emendamento n. 8 dell'ALPE, che recita:
Emendamento
Il comma 3 dell'articolo 5 è sostituito dal seguente:
"3. La proposta di cui al comma 2 deve essere approvata da almeno il 70 percento dei consorziati proprietari dei terreni ricompresi nell'area oggetto del riordino fondiario, i quali devono inoltre rappresentare almeno il 70 percento per cento della proprietà inclusa nell'area interessata.".
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 10
Contrari: 19
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 9 dell'ALPE, che recita:
Emendamento
Dopo il comma 3 dell'articolo 5 è inserito il seguente:
"3bis. L'approvazione può, altresì, avere luogo in forma scritta nei 30 giorni successivi alla presentazione della proposta di cui al comma 2.".
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 7
Contrari: 22
Il Consiglio non approva.
Presidente - L'emendamento n. 10 dell'ALPE è decaduto; ne do lettura per il verbale:
Emendamento
Dopo il comma 3bis dell'articolo 5, introdotto dall'emendamento n. 9, è inserito il seguente:
"3ter. Nelle more delle operazioni di successione o di regolarizzazione catastale, la qualità di proprietario può essere oggetto di autocertificazione da parte del nuovo proprietario.".
Pongo in votazione l'articolo 5:
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 22
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - Articolo 6: stesso risultato.
All'articolo 7 c'è l'emendamento n. 11 dell'ALPE che è decaduto, ne do lettura per il verbale:
Emendamento
Il comma 2 dell'articolo 7 è sostituito dal seguente:
"2. Lo studio preliminare della ricomposizione fondiaria è presentato alla struttura competente previa approvazione da parte dell'assemblea dei proprietari consorziati interessati dal riordino fondiario con la maggioranza dei consorziati e, in ogni caso, da almeno il 70 percento dei consorziati proprietari dei terreni ricompresi nell'area oggetto del riordino fondiario, i quali devono, inoltre, rappresentare almeno il 70 percento della proprietà inclusa nell'area interessata. L'approvazione può essere resa dai proprietari in forma scritta anche in tempi diversi dall'assemblea.".
Articolo 7: stesso risultato.
All'articolo 8 ci sono gli emendamenti n. 12 e 13 dell'ALPE. L'emendamento n. 12 è decaduto; ne do lettura per il verbale:
Emendamento
Il comma 1 dell'articolo 8 è sostituito dal seguente:
"1. La progettazione preliminare delle opere di miglioramento fondiario è presentata alla struttura competente previa approvazione da parte dell'assemblea dei proprietari consorziati interessati dal riordino fondiario con la maggioranza dei consorziati e, in ogni caso, da almeno l'ottanta per cento dei consorziati proprietari dei terreni ricompresi nell'area oggetto del riordino fondiario, i quali devono, inoltre, rappresentare almeno l'ottanta per cento della proprietà inclusa nell'area interessata. L'approvazione può essere resa dai proprietari in forma scritta anche in tempi diversi dall'assemblea e l'acquisizione degli atti di verifica di assoggettabilità alle procedure di VAS e VIA ai sensi degli articoli 8 e 17 della legge regionale 26 maggio 2009, n. 12 (Legge comunitaria 2009).".
L'emendamento n. 13 dell'ALPE viene ritirato; ne do lettura per il verbale:
Emendamento
Il comma 5 dell'articolo 8 è sostituito dal seguente:
"5. A seguito dell'approvazione di cui al comma 2, la Giunta regionale autorizza il piano di riordino fondiario, dando mandato al dirigente competente di concedere gli aiuti per il relativo finanziamento ai sensi dell'articolo 66, comma 1, lettera a), della l.r. 32/2007.".
Articolo 8: stesso risultato.
Presidente - All'articolo 9 vi è l'emendamento n. 3 della III Commissione, che recita:
Emendamento
Alla lettera d) del comma 2 dell'articolo 9 le parole: "permuta e l'eventuale conguaglio in denaro" sono sostituite dalle seguenti: "permuta, l'eventuale conguaglio in denaro ovvero la somma corrisposta a fronte della rinuncia alla proprietà".
Pongo in votazione l'articolo 9 nel testo così emendato:
Articolo 9
(Piano di riordino fondiario)
1. Il piano di riordino fondiario, come definito dall'articolo 1, comma 4, è redatto a cura del Consorzio il quale ne garantisce la rispondenza alla normativa vigente in materia di lavori pubblici.
2. Il piano di ricomposizione fondiaria è composto dei seguenti elaborati:
a) relazione tecnico-descrittiva recante i criteri ai quali si ispira il riordino fondiario e gli obiettivi perseguiti;
b) piano di assegnazione dei terreni con planimetria del nuovo assetto della proprietà fondiaria;
c) elenco dei compendi unici, qualora previsti;
d) registro dei movimenti della proprietà recante, per ogni ditta, gli elementi catastali di carico e scarico dei terreni posseduti e di quelli di nuova assegnazione, con riferimento alla minima unità particellare, la stima valutativa delle superfici oggetto di permuta, l'eventuale conguaglio in denaro ovvero la somma corrisposta a fronte della rinuncia alla proprietà;
e) elenco dei diritti reali preesistenti, con l'indicazione dei relativi titolari presenti in anagrafe tributaria, sulla base delle denunce dei proprietari e delle risultanze dei pubblici registri immobiliari, nonché dei diritti reali di godimento, delle ipoteche e delle servitù prediali necessarie per la nuova sistemazione;
f) documenti, anche su base informatica, inerenti ai servizi di pubblicità immobiliare e catastale;
g) stima particellare analitica basata sulle rendite fondiarie medie delle tipologie di utilizzazione riferite all'azienda tipo del comprensorio del riordino fondiario e riguardante il suolo nudo;
h) preventivo di spesa per le operazioni di riconfinamento e per l'acquisto dei cippi di confinamento.
Stesso risultato.
Presidente - All'articolo 10 vi sono gli emendamenti n. 14 e 15 del gruppo ALPE. L'emendamento n. 14 è decaduto; ne do lettura per il verbale:
Emendamento
Il comma 1 dell'articolo 10 è sostituito dal seguente:
"1. Il piano di riordino fondiario, previa approvazione da parte dell'assemblea dei proprietari consorziati interessati dal riordino fondiario con la maggioranza dei consorziati e, in ogni caso, da almeno il 95 per cento dei consorziati proprietari dei terreni ricompresi nell'area oggetto del riordino fondiario, i quali devono inoltre rappresentare almeno il 95 per cento della proprietà inclusa nell'area interessata, è depositato, a cura del Consorzio, presso i Comuni nei cui territori insistono i terreni oggetto del riordino fondiario. L'approvazione può essere resa dai proprietari in forma scritta anche in tempi diversi dall'assemblea. Dell'avvenuto deposito è data notizia mediante pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione e, per trenta giorni consecutivi, all'albo pretorio dei Comuni interessati. Il Consorzio comunica inoltre l'avvenuto deposito ai proprietari, ai creditori ipotecari e agli altri titolari di diritti reali di godimento, come risultanti dai pubblici registri immobiliari alla data del deposito del piano di riordino fondiario, mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento.".
La parola al Consigliere Louvin sull'emendamento n. 15.
Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.
Siamo ad una problematica procedurale: la dinamica delle opposizioni, delle osservazioni e della decisione su queste obiezioni che hanno dei singoli consorziati rispetto alla procedura in corso, secondo noi dovrebbe avere un normale sviluppo che porta ad avere una valutazione interna al consorzio, e poi dovrebbe sfociare in una decisione approvativa del piano da parte della Giunta regionale. Però ci sembra normale che sia le osservazioni, quelle accolte, che le opposizioni eventualmente non accolte, con le controdeduzioni che fa il consorzio al singolo che dissente sull'impostazione che è stata data, arrivino al soggetto decisore. Qui abbiamo un soggetto decisore che è l'istituzione pubblica, che approva alla fine il piano ai sensi dell'articolo 11; se il consorzio si pronuncia sulle osservazioni e sulle opposizioni e si chiude la partita, che spazio rimane perché arrivino anche all'attenzione del decisore politico delle obiezioni che possono avere un loro legittimo fondamento?
Abbiamo introdotto in questa fase un suggerimento: quello di consentire che ci sia la discussione e l'accoglimento eventuale di queste opposizioni ed osservazioni, poi si possa approdare sul tavolo del decisore finale che approva il piano in piena conoscenza.
Ci sembra che sia invece monca la proposta del Governo regionale, nel senso che non consente a queste obiezioni di essere valutate e prese in considerazione, magari in dissenso con la decisione del consorzio, ma che deve fare oggetto di discussione. Mi riallaccio alla dinamica che c'è sui piani regolatori, quando vengono fatti nel modo corretto c'è questa normale interlocuzione, per cui le osservazioni vengono prese in conto dal soggetto decisore finale. A noi sembra che sia più democratica - in senso partecipativo - questa impostazione, ovvero consenta di far avere una prima valutazione interna da parte del consorzio e poi una decisione definitiva da parte del Governo regionale, quando approva il piano di riordino fondiario nei 60 giorni dalla sua trasmissione. Siete poi voi oggi - speriamo non per sempre - i decisori, è bene che arrivino sul vostro tavolo tutte le osservazioni che sono state fatte.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Riteniamo che sia da mantenere la formulazione prevista sul disegno di legge, in quanto il consorzio che è promotore dell'iniziativa e responsabile della successiva attuazione del riordino fondiario, deve garantire la maggioranza richiesta dalla legge in merito alle varie fasi. Per questo motivo le eventuali opposizioni devono essere risolte in prima battuta all'interno degli organi statutari consortili con procedure conformi allo statuto stesso. Quindi manteniamo la formulazione prevista sul disegno di legge.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 15 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Il comma 3 dell'articolo 10 è sostituito dal seguente:
"3. Il Consorzio produce le sue osservazioni e le sue opposizioni entro sessanta giorni dalla scadenza del termine di cui al comma 2 provvedendo, in caso di accoglimento, alla modificazione del piano di riordino fondiario e degli elaborati progettuali.".
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 7
Contrari: 22
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 10:
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 21
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - All'articolo 11 vi sono gli emendamenti n. 16 e 17 del gruppo ALPE. L'emendamento n. 16 è decaduto; ne do lettura per il verbale:
Emendamento
Il comma 1 dell'articolo 11 è sostituito dal seguente:
"1. Scaduti i termini di cui all'articolo 10, commi 2 e 3, il Consorzio trasmette il piano di riordino fondiario e le eventuali osservazioni e opposizioni non accolte, unitamente alle proprie controdeduzioni, alla struttura competente. La Giunta regionale, sulla base del parere della Commissione di cui all'articolo 4 e valutate le osservazioni e le opposizioni non accolte dal soggetto attuatore, approva il piano di riordino fondiario entro sessanta giorni dalla sua trasmissione, dando mandato al dirigente competente di concedere gli aiuti per l'esecuzione delle opere e per i trasferimenti dei diritti reali ai sensi dell'articolo 66, commi 1, lettera a), e 2, della l.r. 32/2007".
La parola al Vicepresidente Chatrian sull'emendamento n. 17.
Chatrian (ALPE) - L'emendamento n. 17 va a sopprimere le opere di miglioramento fondiario. Il comma 2 recita: "L'approvazione del piano di riordino fondiario costituisce atto di dichiarazione di pubblica utilità e determina ai sensi dell'articolo...", eccetera, il fondamento della pubblica utilità è basato sul riordino fondiario e non sulla parte edilizia. Quindi la proposta è di sopprimere le opere di miglioramento fondiario ed il cuore dell'articolato è centrato sul riordino fondiario, due cose ben diverse.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - In merito all'emendamento proposto, si ritiene necessario mantenere lo specifico riferimento alle opere di miglioramento fondiario, in quanto costituiscono parte integrante del piano di riordino fondiario.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 17 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Al comma 2 dell'articolo 11 le parole: "delle opere di miglioramento fondiario" sono
soppresse.
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 7
Contrari: 22
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 11:
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 22
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - All'articolo 12 vi sono gli emendamenti n. 18 e 19 del gruppo ALPE.
La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Siamo su una problematica molto particolare, ma abbastanza delicata. Quando si fanno queste operazioni di riordino, si ridistribuiscono le carte della proprietà, quindi i terreni vengono riassegnati, ma ci sono anche dei soggetti che possono chiamarsi fuori ed è successo anche nelle procedure di riordino che ci fossero delle rinunce a mantenere la proprietà, per cui è previsto un meccanismo di liquidazione in denaro della quota corrispondente, oppure la cessione della quota che viene abbandonata.
Abbiamo posto una questione molto semplice in commissione: cosa succede se il proprietario di un terreno ipotecato lo lascia e monetizza questa somma. A noi sembrava utile precisare in questo ambito non solo il trasferimento dell'ipoteca sul fondo di nuova assegnazione, se ce lo siamo scambiato o c'è stata questa ridefinizione dei confini, l'ipoteca del precedente venga trasferita d'ufficio sulla nuova assegnazione, ma anche cosa succede relativamente alla somma che viene percepita, altrimenti il creditore, se io ho un credito garantito, sono una banca o una persona che ha avuto un rapporto contrattuale con questa persona ed ho un'ipoteca sul bene, il bene mi sparisce, viene assegnato ad altri o addirittura non esiste neanche più, perché se è una particella che è confluita in un nuovo mappale, cosa ne è della garanzia che ho come creditore?
Il problema che poniamo con l'emendamento è: trasferiamo l'ipoteca sulla somma che viene così ad essere assegnata. A noi sembrava questo un tassello mancante; non è una questione politica di prim'ordine, è una questione tecnica che abbiamo sottoposto, rientra fra quelle sulle quali ci aspettavamo delle risposte che non abbiamo ancora avuto, quindi gliela poniamo in aula con buona pace dei colleghi che si lamentano che la discussione va avanti, ma appartiene a quella categoria di questioni a cui non abbiamo avuto chiarimenti. Lo avremo adesso e lo valuteremo.
Sul successivo mi riservo di fare un'illustrazione separata.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Questo è uno degli argomenti su cui, in sede di dibattito in commissione, avevo proposto un approfondimento che poi abbiamo fatto successivamente presso l'Ufficio legislativo, in quanto si tratta di un emendamento tecnico.
In merito all'emendamento n. 18, riferisco che l'istituto dell'ipoteca è ampiamente disciplinato dal codice civile (Capo IV, articolo 2808 e seguenti); l'ipoteca, in linea di principio, è indivisibile e continua a gravare su tutti i beni ipotecati e su ogni loro parte, anche se il credito si sia in parte estinto o se il valore dei beni ipotecati sia successivamente aumentato. Tuttavia, con il consenso del creditore o con sentenza si può ottenere la riduzione dell'ipoteca (articolo 2872 codice civile); questa può consistere nella riduzione della somma per la quale l'ipoteca fu iscritta o nella riduzione dell'iscrizione ad una parte soltanto dei beni originariamente ipotecati. Inoltre l'ipoteca può essere ridotta se si verifica una sproporzione fra il valore dei beni vincolati ed il valore del credito garantito.
La legge regionale pertanto non può disciplinare un diritto reale di garanzia su un bene immobile in maniera diversa dal codice civile; trova comunque applicazione, benché non esplicitato, l'articolo 25 del Regio decreto n. 215/1933, "Nuove norme per la bonifica integrale": questo è l'oggetto dell'approfondimento effettuato dopo la discussione in commissione.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Assessore, converrà con me che la prossima volta mi conviene salire al 4° piano e discutere con l'Ufficio legale su queste questioni...lei mi riferisce una risposta dell'ufficio, io avrei gradito confrontarmi con lei sui contenuti di questo, o al limite confrontarmi con loro, perché questo tipo di risposta non mi convince, ma imporrebbe una discussione qui che non mi pare conveniente.
Che continui a gravare su dei beni che in realtà sono scomparsi o trasformati, non capisco cosa mi rappresenti. Se c'è un trasferimento, noi dobbiamo solo dire, siccome siamo i regolatori di questa operazione, dov'è il nuovo bene che è una somma di denaro, dove viene depositata; c'è un qualcosa da dire qui dentro, questa del riordino fondiario è una situazione che non è regolata dal codice civile, la stiamo regolando noi. Non capisco cosa c'entri il consenso del creditore alla riduzione dell'ipoteca...insomma, che il creditore voglia avere una garanzia minore di quella che aveva prima, mi sembra abbastanza discutibile che venga chiamato in causa! Siamo su un terreno su cui non c'è dialogo fra noi. Se lei avesse avuto la gentilezza di dirci c'è questo tipo di obiezione, noi saremmo venuti qui, magari anche convinti di questo, ma con qualche pezzo di carta in mano ed è un peccato lavorare in questo modo.
Manteniamo l'emendamento.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Ho avuto modo di dirlo in precedenza, non mi ritengo onnisciente quindi nel momento in cui ci sono dei passaggi che esulano dalle mie conoscenze, mi rivolgo agli uffici preposti per avere determinate risposte. Questo credo sia umilmente il modo di porsi che tutti noi dovremmo avere.
Evidentemente abbiamo a volte delle preparazioni specifiche su certi argomenti e io su questo settore non le ho.
Prego solo che per quel che riguarda il discorso dell'estrapolare degli aspetti per dire che non si è nella possibilità di rispondere su tutto, questo non vale; l'ho detto in premessa e lo ribadisco. Tutto lì.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 18 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Il comma 1 dell'articolo 12 è sostituito dal seguente:
"1. Il Consorzio provvede, entro un anno dalla pubblicazione del decreto di cui all'articolo 11, comma 3, alla trascrizione o iscrizione dei diritti reali, al trasferimento delle ipoteche sui fondi di nuova assegnazione o alla collocazione, secondo il grado dell'ipoteca stessa, sulla parte del prezzo corrispondente alla quota soggetta alla ipoteca medesima, alle volture catastali, al pagamento e alla riscossione dei conguagli in denaro relativi alle permute e all'immissione nel possesso dei terreni di nuova assegnazione. I vincoli previsti dalla vigente legislazione urbanistica sono trasferiti a cura del Comune sui fondi di nuova assegnazione sulla base della proposta formulata dal Consorzio.".
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 7
Contrari: 21
Il Consiglio non approva.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin sull'emendamento n. 19.
Louvin (ALPE) - Per ricordare ai colleghi che questo emendamento è in linea con la tesi che abbiamo sostenuto in materia di defiscalizzazione di questi interventi e di applicazione generalizzata, e non solo nel caso di coltivatori diretti e di imprenditori agricoli a titolo principale. È nella linea della discussione che abbiamo avuto sull'ordine del giorno.
L'emendamento è mantenuto perché sia votato. Grazie.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 19 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Al comma 2 dell'articolo 12 le parole: ", nel caso di coltivatori diretti e di imprenditori agricoli a titolo principale," sono soppresse.
Stesso risultato.
Pongo in votazione l'articolo 12:
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 21
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - Articolo 13: stesso risultato.
All'articolo 14 abbiamo gli emendamenti n. 20, 21 e 22 dell'ALPE e l'emendamento n. 1 dell'Assessore Isabellon.
La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.
Per illustrare l'emendamento n. 20. Abbiamo posto il problema in commissione, o quantomeno avevamo fatto una proposta che tecnicamente doveva essere valutata dagli uffici. L'obiettivo è quello di chiarire i confini della destinazione agricola rientrante nel comprensorio del riordino fondiario, che devono essere coltivati, e dall'altra parte la sanzione amministrativa pecuniaria specificando per ogni annualità agraria durante il periodo di permanenza del vincolo. Quindi andava a mettere nero su bianco, perché non ci siano interpretazioni successive; era già una proposta fatta in commissione, e l'Assessore ci aveva detto che avrebbe approfondito: questa è l'intenzione dell'emendamento.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Ne approfitto per illustrare anche l'emendamento che presento.
Per quel che riguarda l'articolo 14, comma 1, la proposta di emendamento è che dopo la frase: "I terreni rientranti nel comprensorio del riordino fondiario devono essere" le parole: "destinati a coltivazione, senza soluzione di continuità" siano sostituite da: "coltivati secondo la buona tecnica agraria e senza soluzione di continuità", che è una terminologia utilizzata nell'ambito delle procedure del PSR, e dopo la frase: "La sanzione è contestata dalla Regione e irrogata dal Presidente della Regione" sono aggiunte le seguenti parole: ", secondo le modalità definite con la deliberazione della Giunta regionale di cui all'articolo 18". Introduciamo quindi una terminologia più consona ai contenuti del disegno di legge, al fine di evitare fraintendimenti. Poi si fa riferimento a deliberazioni della Giunta previste per gli aspetti procedimentali, di cui al presente disegno di legge, ulteriori norme che disciplinano l'irrogazione delle sanzioni previste per la violazione del vincolo di coltivazione dei terreni riordinati.
In merito all'emendamento n. 20, i terreni rientranti nel comprensorio del riordino fondiario devono essere coltivati secondo la buona tecnica agraria e senza soluzione di continuità per un periodo di 20 anni, decorrenti dalla data di approvazione del piano di riordino fondiario. In caso di violazione del vincolo di coltivazione, il proprietario del fondo è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria che varia da 500 euro a 5.000 euro. La sanzione contestata dalla Regione è irrogata dal Presidente della Regione secondo le modalità, con quella modifica.
Riteniamo quindi che con il nostro emendamento sia sufficientemente chiaro.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Ritiriamo il nostro emendamento, vista la proposta emendativa.
Presidente - Quindi viene ritirato l'emendamento n. 20. Gli emendamenti n. 21 e 22 li volete illustrare? Allora vengono ritirati anche gli emendamenti n. 21 e 22.
Do rispettivamente lettura dei tre emendamenti ritirati per il verbale:
Emendamento
Il comma 1 dell'articolo 14 è sostituito dal seguente:
"1. I terreni a destinazione agricola rientranti nel comprensorio del riordino fondiario devono essere coltivati, senza soluzione di continuità, per un periodo di venti anni decorrenti dalla data di approvazione del piano di riordino fondiario. In caso di violazione del vincolo di coltivazione, il proprietario del fondo è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 500 a euro 5.000 per ogni annualità agraria durante il periodo di permanenza del vincolo. La sanzione è contestata dalla Regione e irrogata dal Presidente della Regione.".
Emendamento
Il comma 3 dell'articolo 14 è sostituito dal seguente:
"3. Fatto salvo l'eventuale esproprio per sopravvenuta pubblica utilità, per un periodo di venti anni decorrenti dalla data di approvazione del piano di riordino fondiario i terreni rientranti nel comprensorio del riordino fondiario sono indivisibili e non possono essere frazionati per effetto di trasferimenti a causa di morte o per atto tra vivi, né per atto tra vivi, né in sede di successione e neppure essere destinati ad opere di edificazione.".
Emendamento
Il comma 4 dell'articolo 14 è sostituito dal seguente:
"4. Il vincolo di cui al comma 3 è trascritto nei pubblici registri immobiliari a cura del Consorzio. La violazione del vincolo comporta la revoca degli aiuti concessi in proporzione alla estensione del fondo interessato in rapporto alla superficie totale del comprensorio di riordino fondiario e l'erogazione di una sanzione amministrativa pari al doppio degli aiuti stessi.".
Do lettura dell'emendamento n. 1 dell'Assessore Isabellon:
Emendamento
All'articolo 14, comma 1, dopo la frase: "1 terreni rientranti nel comprensorio del riordino fondiario devono essere", le parole: "destinati a coltivazione, senza soluzione di continuità" sono sostituite da: ", coltivati secondo la buona tecnica agraria e senza soluzione di continuità", e dopo la frase: "La sanzione è contestata dalla Regione e irrogata dal Presidente della Regione" sono aggiunte le seguenti parole: ", secondo le modalità definite con la deliberazione della Giunta regionale di cui all'articolo 18.".
Pongo in votazione l'articolo 14 nel testo così emendato:
Articolo 14
(Vincolo di indivisibilità, di inedificabilità e di coltivazione)
1. I terreni rientranti nel comprensorio del riordino fondiario devono essere coltivati secondo la buona tecnica agraria e senza soluzione di continuità, per un periodo di venti anni decorrenti dalla data di approvazione del piano di riordino fondiario. In caso di violazione del vincolo di coltivazione, il proprietario del fondo è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 500 a euro 5.000. La sanzione è contestata dalla Regione e irrogata dal Presidente della Regione, secondo le modalità definite con la deliberazione della Giunta regionale di cui all'articolo 18.
2. Per l'applicazione della sanzione di cui al comma 1 si osservano le disposizioni della legge 24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale).
3. Fatto salvo l'eventuale esproprio per sopravvenuta pubblica utilità, per un periodo di venti anni decorrenti dalla data di approvazione del piano di riordino fondiario i terreni rientranti nel comprensorio del riordino fondiario sono indivisibili e non possono essere frazionati per effetto di trasferimenti a causa di morte o per atto tra vivi né essere destinati ad opere di edificazione. La Giunta regionale, con propria deliberazione, definisce i casi e i criteri per la concessione di deroghe al divieto di edificazione.
4. Il vincolo di cui al comma 3 è trascritto nei pubblici registri immobiliari a cura del Consorzio. La violazione del vincolo comporta la revoca degli aiuti concessi in proporzione alla estensione del fondo interessato in rapporto alla superficie totale del comprensorio di riordino fondiario.
5. La revoca comporta l'obbligo, per il proprietario del terreno che ha violato il vincolo di cui al comma 3, di restituire, entro sessanta giorni dalla comunicazione del relativo provvedimento, l'ammontare dell'aiuto, come definito dal comma 4, maggiorato degli interessi riferiti al periodo intercorrente tra la data di erogazione del contributo e la data del provvedimento di revoca, calcolati sulla base della media ponderata del tasso ufficiale di riferimento per il periodo in cui si è beneficiato del contributo.
6. Nel provvedimento di revoca sono fissate le eventuali condizioni di rateizzazione, in un periodo comunque non superiore a ventiquattro mesi.
7. La revoca del contributo può essere disposta anche in misura parziale, purché proporzionale all'inadempimento riscontrato.
8. Nel caso in cui la violazione del vincolo di cui al comma 3 sia commessa da coltivatori diretti o da imprenditori agricoli a titolo principale, oltre alla revoca del contributo, si applica quanto disposto dall'articolo 5bis, comma 2, della l. 97/1994.
Consiglieri presenti e votanti: 26
Favorevoli: 19
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - All'articolo 15 abbiamo l'emendamento n. 23 dell'ALPE.
La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Sono desolato, ma su questo chiederò alcuni minuti e pregherei l'Assessore ed il collega Prola di dedicare qualche minuto di attenzione a questo articolo, che è particolarmente delicato. Collega Lattanzi, abbia pazienza anche lei, ci scusiamo anticipatamente perché qui ho l'impressione che stiamo per fare un grosso danno. Se avete la cortesia di mettere a fianco il testo della proposta con il testo dell'emendamento ve ne accorgete molto rapidamente. Se ce l'ha il collega Prola o l'Assessore, guardino anche l'articolo da cui è copiata questa proposta, è la legge del Friuli. Allora, la legge del Friuli reca "Disciplina dei diritti reali e dei diritti personali di godimento" e l'articolo 20 è l'equivalente del nostro articolo 15. Noi abbiamo fatto un errore nella copiatura del titolo, perché abbiamo dimenticato i diritti personali di godimento, perché il comma 2 riguarda l'affitto che è un diritto personale non reale, ma questo è secondario e fa parte della tecnica legislativa.
Assessore, guardi bene: in caso di scioglimento dei contratti di affitto di fondo rustico aventi ad oggetto fondi interessati alla razionalizzazione, l'affittuario avrà diritto al pagamento di un equo indennizzo, cioè per un motivo qualsiasi nell'ambito di questo riordino fondiario io che sono un coltivatore diretto che affitto questo terreno, perdo il diritto di affittarlo e matura il mio diritto di avere un equo indennizzo, stabilito dalla legge sulle affittanze agrarie. Il Friuli non dice da chi ho questo diritto; ci poniamo il problema: da chi? È normale, dalla stessa persona che dice la legge sulle affittanze agrarie, cioè dal proprietario, perché è il proprietario che ha incamerato dei soldi o ha avuto un altro terreno in cambio.
Guardino i colleghi con attenzione cosa è scritto nella proposta della Giunta: l'affittuario ha diritto al pagamento di un equo indennizzo da parte del consorzio; cioè qui paga il consorzio questo indennizzo! Tutti gli affitti agrari che crollano li paga il consorzio in termini di indennizzo, cioè voi lo mandate in bolletta, perché il consorzio non ha alcun titolo ad esigere questi soldi. Non so se avete presente la procedura: quando succede questo in base alla legge del 1965 sulla proprietà coltivatrice, in caso di trasferimento a titolo oneroso di un terreno, l'affittuario ha diritto di prelazione salvo il caso di cessione; scatta un suo diritto all'indennizzo...scusate, in particolare guardate la prelazione della legge n. 203/1982 che è richiamata nella legge. Da chi lo vado a pretendere? Lo vado a pretendere a fronte dell'interruzione della durata del contratto di equo indennizzo, in mancanza di accordo sulla base della decisione del giudice, ma dal proprietario. Ma voi mi state dicendo che lo deve il consorzio e noi vi rettifichiamo, no, chiedetelo al proprietario altrimenti mandate a pallino tutto quanto!
Questa era una questione che vi abbiamo già sottoposto e che ribadiamo con forza, cioè l'affitto si trasferisca in prima battuta sul nuovo terreno assegnato, perché se c'è stato uno scambio di particella l'affittuario rimanga titolare, ma sennò, se qualcuno deve mettere mano al portafoglio, attenzione, voi state dicendo che lo mette il consorzio!
Se è il caso prendete due minuti di sospensione e verificatelo, perché mi pare che sia pericolosissimo questo.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Proprio perché l'argomento è stato già oggetto di discussione in commissione, quindi era noto, abbiamo sottoposto questa tematica agli uffici preposti che ci hanno confortati nella formulazione che è nel disegno di legge, in quanto la casistica dei contratti agrari è ampiamente disciplinata dalla legge n. 203/1982 e dal codice civile, articolo 1599, per cui appare eccessiva la riscrittura nel comma 2 dell'articolo 15 di parte della normativa statale, che può essere applicata in caso di riordino fondiario.
Manteniamo quindi la formulazione proposta.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Le chiedo, Presidente, un minuto di sospensione perché il tema mi pare delicato, se posso conferire con l'Assessore o il relatore un attimo, non si tratta di questioni di secondaria importanza ma se possiamo parlarne; poi le votazioni procederanno.
Presidente - Il Consiglio è sospeso per cinque minuti.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 20,02 alle ore 20,09.
Presidente - Riprendiamo i lavori.
La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Per quel che riguarda l'emendamento in questione, ricordo che sia il disegno di legge nella sua formulazione originaria che l'emendamento proposto, sono stati sottoposti al vaglio degli uffici competenti.
Riteniamo quindi non accoglibile l'emendamento, in quanto ha avuto una doppia verifica.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - È raggelante questo atteggiamento, ma d'altra parte lei si assume tutta la responsabilità di mettere a carico dei consorzi degli oneri che dovrebbero riguardare i proprietari, di aprire delle questioni di carattere di contenzioso e, con ogni probabilità, di esporre la legge ad una possibile impugnativa da parte del Governo. È una scelta di non voler approfondire le questioni e di affidarsi ciecamente a quanto le hanno detto dall'Ufficio legale, quando ci sono delle questioni che sono di tutta evidenza.
Fate attenzione quando copiate le leggi, questa è una norma che avete copiato male, avete sbagliato il titolo e cambiate il soggetto che deve pagare. Secondo me, peggio di così non si poteva fare, e noi voteremo a quattro mani contro questo articolo, che si sappia che è una cosa oscena! Grazie.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 23 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Il comma 2 dell'articolo 15 è sostituito dal seguente:
"2. In caso di scioglimento dei contratti di affitto di fondi rustici aventi ad oggetto terreni interessati al riordino fondiario, l'affitto si trasferisce sul fondo di nuova assegnazione. In caso di impossibilità o di minore estensione del fondo, l'affittuario ha diritto al pagamento di un equo indennizzo da parte del proprietario, ai sensi dell'articolo 43 della legge 3 maggio 1982, n. 203 (Norme sui contratti agrari).".
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 7
Contrari: 21
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 15:
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 21
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - Articolo 16: stesso risultato. Articolo 17: stesso risultato.
All'articolo 18 ci sono gli emendamenti n. 24 e 25 dell'ALPE.
La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Per illustrare l'emendamento 24 e l'emendamento 25.
La sintesi è presto fatta: la nostra proposta è di far intervenire il Consiglio regionale e non invece l'approvazione da parte del Governo regionale, quindi spostare il dibattito in quest'aula e non fare la scelta a livello di Giunta regionale.
L'emendamento 25 è in subordine, in quanto, essendo un regolamento, non deve più avere l'approvazione per quanto riguarda il comma 2, quindi viene soppresso.
Quindi l'emendamento 24 è nel merito e l'emendamento 25 è di forma, che è successivo.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - I criteri di applicazione della legge in materia di riordino fondiario, come previsto dal disegno di legge, devono essere approvati dalla Giunta regionale, in modo da consentire più agevolmente l'effettuazione di piccole modifiche o perfezionamenti, considerata la complessità della materia.
Si precisa che in generale i criteri applicativi di una legge sono approvati con delibera di Giunta, questa è la prassi, quindi si ritiene non accoglibile la proposta.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 24 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Il comma 1 dell'articolo 18 è sostituito dal seguente:
"1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Consiglio regionale definisce, con proprio regolamento, ogni adempimento o aspetto anche procedimentale di cui alla presente legge, ivi compresi le modalità e i termini di presentazione alla struttura competente delle proposte di cui all'articolo 5, degli elaborati tecnici di cui agli articoli 7, 8 e 9, e la documentazione da allegare ai medesimi.".
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 7
Contrari: 21
Il Consiglio non approva.
Presidente - Di conseguenza l'emendamento n. 25 è decaduto; ne do lettura per il verbale:
Emendamento
Il comma 2 dell'articolo 18 è soppresso.
Pongo in votazione l'articolo 18:
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 21
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - All'articolo 19 vi sono gli emendamenti n. 26, 27 e 28 dell'ALPE.
La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - L'emendamento n. 26 riguarda il termine a partire dal quale si passa al nuovo regime per quanto riguarda questi riordini. Dice il comma 2: "Nel caso in cui alla data di entrata in vigore della presente legge non sia ancora intervenuta l'approvazione da parte della Regione dello studio preliminare della ricomposizione fondiaria, il consorzio deve presentare una nuova proposta". Chiediamo che al termine "approvazione" sia sostituito il termine "consegna": questo perché, se vi hanno già consegnato un piano di riordino fondiario, non dovete dire loro presentatecene un altro, quindi tornate alla casella di partenza; vuol dire che hanno già fatto tutta l'elaborazione, lo hanno già votato nel consorzio...credo sia elementare questo.
Se invece rimane la dizione che ha indicato la Giunta vuol dire: ce lo avete presentato, lo stiamo guardando, tutti quelli che sono in corso e che abbiamo potuto esaminare e ce ne sono alcuni che sono nella fase di domanda iniziale, non sto a leggerli, ma ci sono ben 5 riordini fondiari che hanno già fatto la domanda e che non sono ancora alla fase dell'approvazione, allora cosa ne fa, Assessore? Lei ne fa una cosa molto semplice, dice: questi via, torna indietro e rifammi tutto! Ma il principio normale nelle procedure amministrative è che si parte dal momento in cui ho presentato un documento, chi è già su quella strada non deve tornare alla casella di partenza! Lei ne sta condannando un certo numero, fra cui il consorzio di miglioramento fondiario Crepellaz, Trois Ville e Mazod-Valzillianaz, il consorzio di miglioramento fondiario Trois Ville e Mazod-Vollein, il consorzio di miglioramento fondiario Rivo Chateau-Larchet Calvaire, il consorzio di miglioramento fondiario Roisan-Vessan, Chaumé, Gorrey, il consorzio di miglioramento Ville-sur-Sarre, Tissière, Fareur, Baravod e Pléod non le saranno molto riconoscenti, perché lei li sta riportando alla casella di partenza.
Mi consenta, Assessore, non è molto elegante da parte del Consiglio regionale che le votiamo questa proposta; sposti il termine, lo retroceda alla data di presentazione, chi lo ha già presentato rimane con la regola che è stata in vigore finora.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Per illustrare l'emendamento n. 27 e l'emendamento n. 28.
Il 27 è un emendamento procedurale per avere la possibilità di visionare in commissione l'atto della Giunta regionale da adottarsi entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge. Speriamo che sia accolto quanto meno l'emendamento n. 27, per darci la possibilità di visionare gli atti in commissione...chiediamo non dico l'elemosina, ma quasi...
Per quanto riguarda l'emendamento n. 28, comma 6, il Governo regionale propone - siamo sul tema delle disposizioni transitorie - la riattivazione del procedimento di riordino fondiario e gli adempimenti procedimentali successivi alla medesima ai sensi dei commi 3, 4 e 5, devono essere approvati dalla maggioranza dei consorziati e, in ogni caso, da almeno il 70 percento dei consorziati. La nostra proposta va a riformulare meglio il testo: i commi 3, 4 e 5 devono essere approvati da parte dell'assemblea dei proprietari consorziati interessati dal riordino fondiario con la maggioranza dei consorziati e, in ogni caso, da almeno il 70 percento dei consorziati proprietari dei terreni, ricompresi nell'area oggetto del riordino fondiario, i quali devono inoltre rappresentare almeno il 70 percento della proprietà inclusa nell'area interessata. L'approvazione può essere resa dai proprietari in forma scritta anche in tempi diversi dall'assemblea.
Partiamo dal presupposto che il cuore del consorzio è l'assemblea, per questo abbiamo riformulato il comma 6, dando le due possibilità: una, per quanto riguarda l'assemblea del 70 percento e, l'altra, secondo cui l'approvazione può essere resa dai proprietari in forma scritta anche in tempi diversi dall'assemblea, mettendo un lasso di tempo di 20-30 giorni, per creare le condizioni ai consorzisti.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - In merito all'emendamento n. 26 si è ritenuto più corretto giuridicamente far rientrare nel campo di applicazione della nuova disciplina anche i riordini citati, di cui lo studio preliminare non era ancora stato approvato con la vecchia norma, perché presentati nel periodo di tempo in cui mancava la normativa regionale di riferimento. Da qui la necessità di far ripresentare una nuova domanda ai sensi della nuova legge.
In merito all'emendamento n. 27, si propone di mantenere il comma 5 dell'articolo 19 come formulato nella legge, quindi non accogliamo l'emendamento.
Per quel che riguarda l'emendamento n. 28, il consorzio di miglioramento fondiario è dotato di una propria autonomia giuridica, ha regole statutarie proprie che disciplinano anche le modalità di convocazione dell'assemblea dei consorziati e le modalità di espressione della maggioranza; quindi si fa riferimento allo statuto di ogni singolo consorzio e non è oggetto di modifica. Pertanto non è accoglibile.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Manteniamo i tre emendamenti, però proprio ci lascia senza parole sull'emendamento n. 27, cioè quanto meno la possibilità di affrontare il dossier in commissione...l'unica possibilità che ci rimane di visionare prima dell'approvazione del Governo regionale! Non c'è la volontà neanche di perdere un'ora per andare in commissione a spiegare qual è la decisione del Governo regionale su una modifica così importante? Rimaniamo non senza parole, ma potremmo chiudere il Consiglio, Assessore, perché è tempo perso!
(ilarità dell'assemblea)
...no, sono più che scandalizzato, cinque ore di dibattito...più che scandalizzato! Spero che qualcuno abbia capito qualcosa di più di questa legge e dei danni che porterà, e soprattutto i non risultati!
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 26 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Al comma 2 dell'articolo 19 le parole: "l'approvazione da parte della Regione" sono sostituite dalle seguenti: "la consegna alla Regione".
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 7
Contrari: 21
Il Consiglio non approva.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Chiedo a nome del gruppo ALPE e del PD la votazione segreta sul 27.
Presidente - Pongo in votazione, per scrutinio segreto, l'emendamento n. 27 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Il comma 5 dell'articolo 19 è sostituito dal seguente:
"5. Nei casi di cui al comma 4, qualora siano già state avviate o concluse opere relative a singoli lotti funzionali al riordino fondiario, la Giunta regionale, con propria deliberazione da adottarsi entro 180 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, tenuto conto dell'interesse generale al completamento del riordino fondiario, limitatamente ai lotti interessati, individua, previo parere della competente commissione consiliare e sulla base di criteri omogenei predefiniti, i casi nei quali il Consorzio può formulare apposita istanza di completamento del riordino fondiario, limitatamente ai lotti in corso di realizzazione o già ultimati, da trasmettere alla struttura competente entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge. All'istanza deve essere allegata una relazione descrittiva delle opere realizzate e da realizzare e degli adempimenti necessari per la conclusione del procedimento di riordino fondiario relativo ai lotti interessati, ivi compresa l'eventuale attività di ricomposizione fondiaria per la quale si applica l'articolo 52 della l.r. 32/2007. La Giunta regionale approva, previo parere della competente commissione consiliare, le istanze ritenute meritevoli di accoglimento autorizzando la prosecuzione del riordino fondiario, limitatamente ai lotti interessati, ai sensi della presente legge a partire dal deposito del piano di riordino fondiario ai sensi dell'articolo 10. Con il medesimo provvedimento, la Giunta regionale dà mandato al dirigente competente di concedere gli aiuti, ai sensi dell'articolo 52 della l.r. 32/2007, per le attività di ricomposizione fondiaria, dell'articolo 66, comma 1, lettera a), della medesima l.r. 32/2007, per il finanziamento delle attività progettuali, anche eventualmente già svolte, purché funzionali alla conclusione del riordino fondiario, limitatamente ai lotti interessati e dell'articolo 66, comma 2, della l.r. 32/2007, per i trasferimenti dei diritti reali".
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 13
Contrari: 15
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 28 del gruppo ALPE, che recita:
Emendamento
Il comma 6 dell'articolo 19 è sostituito dal seguente:
"6. La riattivazione del procedimento di riordino fondiario e gli adempimenti procedimentali successivi alla medesima, ai sensi dei commi 3, 4 e 5, devono essere approvati da parte dell'assemblea dei proprietari consorziati interessati dal riordino fondiario con la maggioranza dei consorziati e, in ogni caso, da almeno il 70 percento dei consorziati proprietari dei terreni ricompresi nell'area oggetto del riordino fondiario, i quali devono inoltre rappresentare almeno il 70 percento della proprietà inclusa nell'area interessata. L'approvazione può essere resa dai proprietari in forma scritta anche in tempi diversi dall'assemblea.".
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 7
Contrari: 21
Il Consiglio non approva.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Chiedo a nome del gruppo ALPE e del PD la votazione segreta sull'articolo 19.
Presidente - Pongo in votazione per scrutinio segreto l'articolo 19:
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 19
Contrari: 9
Il Consiglio approva.
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 20:
Consiglieri presenti e votanti: 27
Favorevoli: 20
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - Procediamo alla votazione del disegno di legge nel suo complesso.
La parola al Vicepresidente Chatrian, per dichiarazione di voto.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.
Dopo cinque ore di dibattito, di confronto, di discussioni, di approfondimenti, avevo terminato il mio intervento in discussione generale così: chissà, forse la notte ha portato consiglio! Purtroppo non è andata a buon fine, ma il rammarico più grande è che il risultato negativo ce l'avrà il sistema Valle d'Aosta su questa legge, ce l'avranno i nostri consorzi esistenti, non nasceranno nuovi riordini fondiari per il domani, un'occasione veramente persa nel momento in cui si è messo mano a questo riempimento legislativo, vuoto da quattro anni e mezzo.
Il cuore del dibattito è legato ad un discorso di volontà, il posizionamento è proprio in antitesi, è alternativo, Assessore, lo abbiamo capito; non è più un discorso di approfondimento, un discorso tecnico, dobbiamo sentire i legali al quarto piano, ma è un discorso prettamente politico. Questa maggioranza ha deciso di non più creare nessuna condizione per riordinare le proprietà e quindi il frazionamento di tantissimi valdostani sul territorio valdostano. Questa è la sintesi di natura politica, il resto è fuffa, il resto è tempo perso, il resto è non si poteva fare tecnicamente. Voglio essere chiaro su questo punto, perché non è vero che tecnicamente non si poteva fare diversamente; si poteva rimodulare dal punto di vista delle percentuali di consenso legate all'80, al 90 o al 95 percento, non c'era bisogno dell'unanimità, sia chiaro! È stata una scelta, una volontà.
Noi non siamo d'accordo, le abbiamo presentato le nostre proposte che andavano in una direzione alternativa, e questo è il primo punto; quindi la scelta è stata: non si faranno più riordini fondiari in Valle d'Aosta a partire dal luglio 2012 in avanti, fino a quando non si modificherà questa legge.
Secondo cuore di questo disegno di legge: i promotori dovranno essere i consorzi, non ci sarà nessun consorzio che farà il promotore perché il 100 percento sarà tecnicamente impossibile.
Quindi termino dicendo: chiusura totale per futuri riordini fondiari in Valle d'Aosta. La volontà politica di questa maggioranza rispetto al riordino fondiario è quella di continuare con la frammentazione, con la polverizzazione delle nostre proprietà nella vallata centrale ed in tutte le vallate laterali dove sappiamo a che livelli di polverizzazione la proprietà fondiaria è ancora in essere, quindi si chiude questo cerchio. Quattro anni e mezzo di vuoto legislativo, per oggi mettere sul tavolo una "non proposta" che azzera completamente il domani dei riordini fondiari, il poter finalmente riaccordare le proprietà dei valdostani tutti.
Un rammarico profondo di natura personale e politica. Un' occasione persa, Assessore: lei non è convinto, forse non le interessa, né interessa a questa maggioranza. Per quanto riguarda il gruppo ALPE siamo profondamente rammaricati e oggi avete scritto una brutta pagina della Valle d'Aosta per quanto riguarda i riordini fondiari.
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - C'era la necessità di una legge, c'era la necessità di ripensare e concretizzare un percorso che si era fatto e che aveva dato dei risultati straordinari; per fare questo bastava la seconda parte della legge che abbiamo votato. La prima parte invece è una parte politica, di scelta, che spezza completamente i legami con la storia del riordino fondiario in Valle d'Aosta, ipotizzando un'altra strada. Su questo non siamo stati d'accordo, sarebbe stato opportuno che una parte del dibattito si sviluppasse in modo più approfondito in commissione, ma c'è una fretta della maggioranza e, secondo me, altri disegni di legge che dovremo discutere domani metteranno in luce come la fretta della maggioranza in commissione, che non consente di discutere fino in fondo le questioni, poi crea le precondizioni per dei dibattiti complicati anche in aula!
Noi abbiamo tenuto fermo un principio: volevamo che la conclusione dell'iter dei tanti riordini avviati non fosse in contrasto con una prospettiva futura; dal nostro punto di vista lasciare aperta una prospettiva futura avrebbe rafforzato l'esigenza di chiudere ancora più in fretta l'iter passato. Invece si dice: per il futuro non si fa più nulla, e potremo lentamente procedere a vedere quello che c'è; è proprio un'impostazione completamente contraria a quello spirito energico, quasi brutale che qualcuno ha voluto dimostrare con le parole in aula, ma che poi fatica a tradurre in fatti concreti nell'applicazione normativa. Credo che questo modo brutale di dire: "affrettiamo il dibattito", sia poi stato ben ripagato da una votazione 15 a 13 su un emendamento, che la dice lunga sullo stato di salute della maggioranza! Forse certe prese di posizioni andrebbero più ponderate prima di essere così enunciate!
Per cui ribadiamo il nostro voto contrario al provvedimento, con il rammarico che condividiamo la volontà di chiudere un percorso, ma non possiamo accettare l'idea che per chiudere un percorso si chiuda anche la possibilità per il futuro di realizzare quelle opere di qualità, che tutti abbiamo riconosciuto essere state messe in campo in questi anni sul territorio valdostano.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Grazie.
Innanzitutto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla predisposizione del disegno di legge, che non è stata semplice, vista la tematica complicata e anche la discussione che si è svolta in aula, la commissione che ha lavorato sull'argomento. Non è vero che, come diceva qualcuno, che la commissione non ha lavorato; ha lavorato, pur non avendo dato le risposte che tutti si aspettavano. Vorrei ringraziare il relatore che ha illustrato bene il disegno di legge e tutti coloro che hanno contribuito al suo miglioramento. Magari questa è stata anche l'occasione per chiarire come funzionano i riordini fondiari, di cosa si tratta, è una tematica molto specifica.
Naturalmente non condivido quello che una volta si definiva "spettacolarizzazione della politica", qui siamo alla drammatizzazione della politica, perché non siamo lo Spoon River dei consorzi e dei riordini; affrontiamo tranquillamente il futuro anche con questo disegno di legge, perché non è vero che è tecnicamente impossibile raggiungere il 100 percento. I dati lo dimostrano e ci sono dei consorzi che hanno intrapreso delle iniziative di riordino fondiario con il 100 percento del consenso. Naturalmente questo si può raggiungere con un lavoro meticoloso, anche preparatorio, fatto dai consorzi.
Non mi resta che augurarmi che questo disegno di legge permetta di gestire al meglio il passato, il presente ed il futuro dei riordini fondiari in Valle d'Aosta. Grazie.
Presidente - Pongo in votazione la legge nel suo complesso:
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 21
Contrari: 7
Il Consiglio approva.
Presidente - Con questa votazione dichiaro conclusi i lavori dell'odierna adunanza del Consiglio regionale. I lavori riprenderanno domani mattina, alle ore 9.
La seduta è tolta.
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La seduta termina alle ore 20,40.