Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2489 del 21 giugno 2012 - Resoconto

OGGETTO N. 2489/XIII - Interpellanza: "Ragioni della contrapposizione della Giunta regionale alla Banca d'Italia in merito alla modificazione dello Statuto della Banca di Credito Cooperativo Valdostana".

Interpellanza

La Banca d'Italia ha impugnato, chiedendo la sospensione cautelare della sua efficacia, la deliberazione della Giunta regionale con cui la stessa ha subordinato l'autorizzazione alla Banca di Credito Cooperativo Valdostana ad apportare modifiche al proprio Statuto al recepimento dei propri rilievi riguardanti la nomina dei rappresentanti della Regione in seno agli organi sociali della Banca e in ordine alla modalità di nomina del Presidente del Consiglio di Amministrazione.

A quanto si è appreso, la stessa Banca d'Italia avrebbe anche sollevato conflitto di attribuzione nei confronti della Regione in ordine alla stessa vicenda.

Per queste ragioni, i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

La Giunta regionale per sapere:

1) quali ragioni vedono contrapposta la Giunta regionale alla Banca d'Italia sulla modificazione dello Statuto della BCC;

2) quali intenti persegua la Giunta regionale con la propria azione;

3) se vi siano stati tentativi di comporre la questione dal punto di vista tecnico evitando l'instaurarsi di contenziosi;

4) quali siano le conseguenze sull'operatività e sugli organi neoeletti dell'istituto di credito in questione.

F.to: Louvin - Giuseppe Cerise

Presidente - La parola al Consigliere Louvin.

Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.

Si è parlato molto, in queste ultime settimane, della vicenda dell'elezione del Consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo Valdostana, perché intorno ad essa sono fioriti gli impegni e cordate, gruppi che hanno sostenuto fronti contrapposti, cosa che devo dire non consideriamo particolarmente positiva. Rispetto al mondo bancario l'atteggiamento più sano e prudente di qualsiasi parte politica o gruppo ritengo che dovrebbe essere di estrema cautela.

Detto questo, se abbiamo presentato questa interpellanza è per fare luce su una vicenda che ci ha sorpreso e che ad essa è strettamente collegata, ed è la questione statutaria della banca, cioè le norme che fanno sì che la Regione abbia una parola da dire sulla nomina di alcuni organi (il Consiglio di amministrazione, l'organo di revisione contabile, il Collegio dei probiviri, eccetera) della banca.

Vorrei brevemente ripercorrere l'andamento della vicenda per poi arrivare alla stretta attualità, perché mi pare si sia pronunciato su questa vicenda, in queste ultime ore, perché mi pare sintomatico di un rapporto difficile, sofferto, fra la politica ed il settore bancario. Allora, nel settembre 2011 la Banca di Credito Cooperativo fa una revisione del proprio statuto con la quale viene a precisare, in intesa con l'Amministrazione regionale ed in adesione ad un assetto normativo che riguarda questa materia in ambito regionale, che alla Regione spetterebbe non di fare una designazione di una proposta da sottoporre all'assemblea degli aderenti alla banca, ma di una vera e propria nomina di un consigliere di amministrazione. A questo la Banca d'Italia si è opposta, ha detto che la Regione non ha titolo a nominare nessuno. La Banca di Credito Cooperativo prende atto di questo rifiuto della Banca d'Italia, organo di vigilanza in proposito, riformula la sua proposta e dice: ci limitiamo come banca a chiedere alla Regione che sia designato un candidato e che questo venga eletto dall'organo assembleare della banca, formato dalle migliaia di aderenti alla banca. La Banca d'Italia dice: andate avanti così, ma a questo punto - siamo a marzo 2012 - è la Giunta regionale che punta i piedi e subordina l'autorizzazione alla modifica dello statuto all'accoglimento di certi rilievi, fra cui la reintegrazione dell'obbligo di avere un posto in Consiglio di amministrazione direttamente nominato dalla Regione. A questo punto lo scontro diventa aperto, il Presidente mi correggerà se ho ricostruito male la vicenda, ma questo ho cercato di fare sulla base dei documenti in nostro possesso, la delibera di Giunta e il ricorso presentato al TAR e alla Corte costituzionale della Banca d'Italia attraverso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Siamo in aperto scontro con la Banca d'Italia su un nodo: può o non può la Regione imporre un proprio candidato in un organo di amministrazione della banca? La Regione dice di sì, si fa forte di una norma di attuazione che risale a molti anni fa, è la n. 196/1978, e la Banca d'Italia dice no; nel frattempo il quadro per la normativa comunitaria e la normativa bancaria nazionale è cambiato, è un potere che non può essere riconosciuto alla Regione. Sulle questioni normative decideranno i giudici, noi siamo sul terreno politico, a noi interessa sapere se le banche sono imprese a tutti gli effetti e se è giusto che all'interno di un'impresa sia obbligatoriamente presente qualcuno.

Non mi risulta che la Regione Valle d'Aosta sia socio in termini finanziari della Banca di Credito Cooperativo, ci ha interessato per altre vicende ultimamente, ma non credo che questo sia in discussione. Ci chiediamo se è bene che in un organismo d'impresa, in un'azienda bancaria sia imposta la nomina di un rappresentante del Governo regionale. Questo è il nodo della questione, accanto alla vicenda per le modalità per le quali è nata e la sorpresa che ha provocato in noi; io non ho a mente degli scontri in passato con la Banca d'Italia, è un soggetto pesante dal punto di vista istituzionale e credo che sia problematico affrontare sotto questo angolo un conflitto di attribuzioni ed un conflitto davanti al giudice amministrativo con la Banca d'Italia.

Abbiamo appreso pochi minuti fa che la questione del TAR sarà discussa ad ottobre, che non è stata accolta la richiesta di sospensiva, che credo sia inutile, perché nel frattempo la banca ha avuto il rinnovo dei suoi organismi, quindi il tribunale avrà tutto il tempo per decidere nel merito. La notizia di stampa parla del fatto che i giudici amministrativi avrebbero ritenuto fondato il ricorso; non sappiamo se questo sia vero, ma a prescindere da quello che diranno i giudici, a noi interessa quello che fa il nostro Governo regionale, come si posiziona su questa questione, se ritiene fondamentale, al di là delle norme passate, nel merito, che un organismo politico abbia nomina di consigliere di amministrazione in una banca di credito cooperativo, oppure è disponibile ad un ripensamento sulla vicenda e ad aprire altri scenari di discussione. Grazie.

Presidente - La parola al Presidente della Regione, Rollandin.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

Se si fosse in un'altra sede, direi: la perdono, ma non l'assolvo, nel senso che lei ha ricostruito le vicende riferite alle ultime votazioni della BCC, che hanno avuto per giorni e giorni un florilegio di ipotesi, di tutta una serie di meccanismi che non vedono coinvolto assolutamente il Governo regionale, tant'è che addirittura...

(interruzione del Consigliere Louvin, fuori microfono)

... siccome siamo ancora espressione di partiti politici, capisce che il nesso è abbastanza vicino...oppure no? Ci può stare, ecco. Per il resto diciamo che abbiamo già implicitamente dato una risposta, nel senso che il "diritto" che c'è nello statuto approvato dall'organo della BCC dopo la controversia - di cui parlerò dopo - dava la possibilità all'Amministrazione regionale di designare un membro nel Collegio sindacale ed uno nell'organo di amministrazione. Noi non abbiamo segnalato persone. Ricordo a questo proposito che anche i governi che mi hanno preceduto avevano fatto delle designazioni, che puntualmente non sono state nominate dall'organo deliberativo. Quindi nelle votazioni le persone designate non sono poi state elette, cosa che rientra nelle possibilità, ne sappiamo qualcosa...e fin lì la parte che dicevo completa il quadro che lei ha rappresentato.

È corretto quello che ha detto: che nel merito dell'impugnativa non è stata accolta la sospensiva, quindi sul resto ne so quanto lei, mentre per quanto riguarda la situazione da un lato di merito, sui riscontri da parte degli uffici sui diritti ad oggi dell'Amministrazione regionale e, dall'altro, il pensiero della parte politica - mi sembra che fosse questo quello che lei chiedeva - devo dire, rispondendo alla prima questione, che per quanto ci riguarda la Regione non è e non vuole essere in conflitto con la Banca d'Italia. Noi non riteniamo che ci siano i presupposti, e che non ci siano mai state ragioni di conflitto; c'è questa situazione che si è venuta a creare.

Le ragioni della contrapposizione in merito alla modifica dello statuto della Banca di Credito Cooperativo riguardano il diritto della Regione, come lei correttamente ha detto, di nominare un consigliere nel Consiglio di amministrazione. La Banca di Credito Cooperativo, dovendo modificare il proprio statuto al fine di adeguarlo al nuovo schema di statuto-tipo predisposto dalla Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo, ha richiesto all'Amministrazione regionale l'autorizzazione ad apportare queste modifiche, trasmettendo una bozza di statuto in cui era prevista, tra le altre, la nomina da parte della Regione dei rappresentanti negli organi sociali. La Banca d'Italia ha segnalato alla Banca di Credito l'esistenza di motivi ostativi in merito a questo aspetto e la Banca di Credito ha quindi trasmesso all'Amministrazione regionale una nuova versione della bozza in cui è prevista la semplice designazione da parte della Regione.

"Quali intenti persegua la Giunta con la propria azione": per quanto riguarda questa domanda, la Giunta ha inteso confermare la vigenza della legislazione regionale e delle norme di attuazione, come lei ricordava. In effetti la "196" - parlo solo della parte degli uffici che hanno legittimamente sollevato questo aspetto - recante "Norme di attuazione dello Statuto speciale della Valle d'Aosta", dice, all'articolo 23, che: "Le funzioni amministrative attribuite dalle leggi vigenti ad organi centrali e periferici dello Stato in ordine all'istituzione di enti di credito di carattere esclusivamente locale in Valle d'Aosta sono esercitate dalla Regione". Al successivo articolo 25 dice: "Di ciascun organo collegiale degli enti di cui all'articolo 23 farà parte almeno un rappresentante designato dalla Regione Valle d'Aosta". Quindi questo è norma vigente e noi ci siamo attenuti strettamente al dettato della norma. In vista di queste norme, la legge regionale n. 21/1980 ha istituito l'ente di credito, denominato Cassa Rurale e Artigiana di Gressan, successivamente diventata, a seguito di varie operazioni di fusione, Banca di Credito Cooperativo Valdostano; gli articoli 7 e 11 della legge regionale n. 21/1980 prevedono che del Consiglio di amministrazione e del Collegio facciano parte rappresentanti nominati dalla Regione e l'articolo 13 prevede che le modificazioni dello statuto devono essere espressamente autorizzate dalla Giunta regionale. Ripeto queste norme a uno che le conosce bene, ma...è solo per far capire agli altri perché siamo in questa situazione.

Riteniamo che queste norme siano tuttora vigenti - non è mai stato smentito - e che non siano in contrasto con la disciplina statale sull'ordinamento bancario, in quanto il testo unico bancario non indica tra le disposizioni inderogabili da parte delle Regioni a Statuto speciale gli articoli concernenti i poteri di nomina dei componenti degli organi statutari, e in quanto le norme di attuazione dello Statuto hanno forza superiore e prevalgono sulle leggi ordinarie, qual è il testo unico bancario approvato con decreto n. 385/1993.

"Se vi siano stati tentativi di comporre la questione dal punto di vista tecnico evitando l'instaurarsi di contenziosi": c'è stato un incontro tecnico durante il quale da parte dell'Amministrazione regionale sono state rappresentate le questioni che le ho citato e che rappresentano la norma ad oggi.

"Quali siano le conseguenze sull'operatività e sugli organi neoeletti dell'istituto...": nessuna, perché il Consiglio di amministrazione è stato interamente nominato, il Collegio sindacale anche. Da quello che so per aver letto sugli organi di stampa, i Consigli di amministrazione si sono riuniti ed hanno eletto i loro rappresentanti, e lo stesso per l'organo sindacale, quindi non ci sono ad oggi conseguenze. Pertanto oggi il compito della parte amministrativa è quello di far rispettare una norma ancora vigente.

Sul resto, sulle considerazioni che lei ha fatto dal punto di vista politico, dell'evoluzione, si può discutere; non crediamo che sia la presenza di un componente ad essere determinante o vincolante in un Consiglio di amministrazione. Ci sembrava corretto lo spirito della norma, che era quello di dare la possibilità di rappresentare alcune esigenze legate al territorio che, come vediamo, ha delle problematiche particolari. Il discorso del credito è un discorso che mai come in questo momento è all'attenzione di tutti. Il fatto di avere una considerazione specifica per una serie di situazioni generali, non certo singole, ci porta a dire che questo ci sembrava uno strumento da non disprezzare, ma non certo per - come qualcuno aveva voluto vedere - mettere le mani su qualcosa, questo non ci interessa. Se questa è ad oggi la norma, la rispettiamo, quindi non c'è nessun contrasto, ma noi abbiamo fatto valere - secondo quello che anche gli uffici sottolineano - che la norma è vigente e, come tale, va rispettata.

Presidente - La parola al Consigliere Louvin.

Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.

Siamo di fronte ad un caso di scuola, nella differenza fra quella che è la stretta applicazione meccanica di una norma ed il suo contenuto e i suoi effetti. Io sottoscrivo quello che lei dice in termini formali sull'aderenza e sul rispetto di una norma, ma è una norma che non rispettavamo noi stessi, perché i casi...mi pare di ricordare della signora Lina Voyat, in passato, o del signor Brochet, designati a suo tempo dalle Giunte regionali, che non venivano accolti, avrebbero dovuto portare allora ad uno scontro con queste banche per rivendicare il nostro diritto di nomina e il diritto ad avere accolte le persone designate. Se vuole far applicare alla lettera quella disposizione, bisogna puntare i piedi e far sì che le banche si adeguino. Invece si era creata nel tempo una prassi che a noi sembra molto aderente a quello che deve succedere: nell'eventualità che la Regione abbia un potere di designazione, facciamo una proposta e diciamo: a noi sembrerebbe utile questo genere di persona. Invece la nomina vuol dire qualcosa di più pesante ed invasivo dell'autonomia. La legge lo dice, sono d'accordo, ma questa è una legge superata nei fatti e contraria all'autonomia d'impresa, ad un'autonomia di fondo, che oltretutto un federalista dichiarato - quale lei dovrebbe essere - dovrebbe mettere in campo per prima, in quanto è una Regione che si fa carico delle autonomie non solo dal punto di vista amministrativo, ma dal punto di vista della sussidiarietà, dell'autorganizzazione.

C'è un organismo, Credito Cooperativo, che si autogestisce...bene, non ha bisogno di avere l'indicazione non sua particolare, ma da qualsiasi Giunta regionale, per cui la Giunta si limita a starsene fuori; non c'è bisogno di avere qualcuno nell'organo di amministrazione che è l'organo che prende le decisioni concrete nella gestione della banca. Questo è il nostro punto di vista nella sostanza, che ha però anche un riflesso dal punto di vista dell'immagine della Regione nello scontro che si apre con la Banca d'Italia, e dal punto di vista della spesa, che sarà di svariate decine di migliaia di euro perché abbiamo un contenzioso al TAR ed alla Corte costituzionale contro la Banca d'Italia. Contenzioso che - le dico sommessamente - potevamo anche evitare di avere, scendendo ad una trattativa non con la Banca d'Italia, ma con il Governo, che è il luogo naturale dove quella norma, che è all'origine del problema, si poteva correggere nel senso di quella che era la prassi, cioè rimanere alla designazione o anche di toglierla perché non più necessaria.

Lei, invece, ci sta dicendo che sta qui a difendere con le unghie e con i denti la legalità statutaria. Ma se c'è una norma che va corretta...lei ha firmato un anno e mezzo fa una modifica delle norme di attuazione che ci è costata centinaia di milioni di euro, perché era mutato il quadro intorno! Qui è mutato il quadro intorno nel sistema bancario, non solo nelle norme del testo unico, ma nel quadro generale dei rapporti fra la politica ed il credito; leggiamo abbastanza i giornali per sapere che qualcosa è cambiato, dalle vicende politiche alle questioni di più importante distanza che si vuole avere fra chi gestisce i soldi dei cittadini, come attività di credito, e chi invece ha dei doveri di amministrazione, di vigilanza, eccetera. Quindi, Presidente, non siamo a farle dei rimproveri per essere fedele ad oltranza ad una norma, ma le diciamo: la tolga di mezzo questa norma! È un problema questa norma! Non è una salvaguardia dell'autonomia, né della BCC, né di nessun'altra Banca di Credito Cooperativo in Valle!

Questa è una norma che è invecchiata, è una norma che va modificata; allora, siccome abbiamo la fortuna di avere un brillante collega in commissione per le norme di attuazione, vada a sondare gli atteggiamenti su una rivisitazione di questa norma e si modifichi questo! È una cosa, questa, che permette a lei, a noi, di risparmiare qualche decina di migliaia di euro, che permetterà alla Banca di Credito Cooperativo di vivere più tranquilla e non essere al centro di un contenzioso, perché ha preso schiaffi dalla Banca d'Italia prima e poi dalla Regione su questioni di applicazioni normative, che possono trovare più intesa e più buon senso, al di là dei ricorsi e di quello che dicono i giudici.

La nostra opinione è che si possa rimuovere questo contenzioso ed arrivare ad ottobre a non averlo più fra i piedi, a prescindere da una valutazione che sarà pesante anche nei confronti della Regione. Grazie.