Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2399 del 2 maggio 2012 - Resoconto

OGGETTO N. 2399/XIII - Interpellanza: "Interventi per rafforzare le politiche di prevenzione e migliorare l'efficacia dei servizi di sostegno volti a scongiurare i suicidi nella regione".

Interpellanza

Sottolineato che ci sono molte cose che colpiscono nella crisi profonda e tragica che sta attraversando il Paese e che allarma, ad esempio, sentire, con una frequenza angosciante, che un uomo o una donna, un imprenditore o un lavoratore hanno deciso di mettere fine alla loro vita suicidandosi;

Appreso che, secondo il rapporto Eures su "Il suicidio in Italia al tempo della crisi", in termini relativi (media 2006-2010), la Valle d'Aosta guida la graduatoria del rischio suicidario con 9,2 suicidi ogni 100mila abitanti, seguita dal Friuli Venezia Giulia (9) e Sardegna (8,9);

Evidenziato che il progetto Euregenas riunisce 11 regioni europee animate da un unico obiettivo comune consistente nella prevenzione dei suicidi e che alla base si colloca il tragico dato sul tasso di suicidi che evidenzia una variabile molto elevata tra le diverse regioni europee e suggerisce che uno scambio di esperienze in materia possa condurre a risultati apprezzabili;

Preso atto che protagonista, main partner, di questo progetto comunitario, cofinanziato dall'Unione Europea, è il Veneto;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

l'Assessore regionale competente per sapere se è intenzione della Regione prendere contatti con la Regione Veneto per creare sinergie utili per rafforzare le politiche di prevenzione e migliorare l'efficacia dei servizi di sostegno.

F.to: Rigo

Presidente - La parola al Consigliere Segretario Rigo.

Rigo (PD) - Grazie Presidente.

Il dramma dei suicidi è già stato affrontato stamani ad inizio seduta e tale iniziativa vuole essere un piccolo contributo nella direzione, espressa questa mattina, di mettere in campo azioni specifiche. Nella crisi profonda e talvolta tragica che sta attraversando il Paese ci sono molte cose che ci colpiscono: allarma, ad esempio, vedere quanto si stia estendendo l'area della povertà. Ma, certo tutti noi, in queste settimane, siamo stati colpiti dal sentire o dal leggere, con una frequenza angosciante, che un lavoratore o un imprenditore hanno deciso di mettere fine alla loro vita suicidandosi. La crisi sembra abbia cancellato in modo drammatico le distinzioni di classe: in diversa misura e in modi diversi ovviamente. Tutti o, meglio, molti di coloro che sono dentro l'universo del lavoro si trovano oggi in una situazione di precarietà e di debolezza, che si trasforma in una progressiva perdita di sé, di identità sia sociale che individuale. Alla base di gesti terribili come questi c'è un senso di totale solitudine, la perdita di qualsiasi fiducia nel futuro, il sentimento di un destino di sconfitte al quale appare impossibile resistere. E c'è la persuasione lucida e intransigente che non ci siano istituzioni, sindacati, associazioni, chiese, società e famiglia alle quali si possa fare appello per avere un aiuto e cercare di trovare la strada. C'è insomma la persuasione che non ci siano strumenti di "mediazione" di alcun tipo, e che ciascuno sia chiamato ad assumersi, da solo, tutte le proprie responsabilità, salendo per protesta su una gru o con altre drammatiche scelte, fino a decidere di togliersi la vita. Si sono spezzati i tradizionali legami di solidarietà, senza che se ne siano creati altri. Si può dirlo senza retorica: oggi ciascuno è più solo, chiuso nel cerchio ristretto della propria esistenza. Capire perché succeda questo - e perché un uomo si senta un'isola - non è facile. Ecco perché, a luglio dell'anno scorso, quando non era ancora evidenziata la situazione oggi emersa con tutta la sua drammaticità, sono stato attratto nel leggere notizie di agenzia sull'attività delle Regioni e sono stato colpito dal progetto "Euregenas". È un progetto che riunisce 11 Regioni europee: dalla Finlandia alla Romania, dal Regno Unito alla Slovenia, dalla Spagna alla Germania, animate dall'obiettivo comune di elaborare un programma di prevenzione dei suicidi. Alla base si colloca il tragico dato sul tasso di suicidi, che evidenzia una variabilità molto elevata fra le diverse regioni europee e suggerisce che uno scambio di esperienze in materia possa condurre a risultati apprezzabili. Nella descrizione della scheda progetto si può leggere: "Lo sviluppo di un programma di prevenzione su larga scala, basato sull'analisi delle evidenze scientifiche disponibili, ha i seguenti obiettivi: rafforzare i sistemi locali per l'identificazione, il supporto e la segnalazione delle situazioni di disagio che possono originare comportamenti suicidi; creare reti locali che assicurino la continuazione delle attività di prevenzione alla conclusione del progetto; ridurre il tasso di suicidi fra i gruppi a rischio, migliorando l'efficacia dei servizi di sostegno". Il progetto prevede un costo totale di 1.400.000 di euro e una durata di 36 mesi, dal gennaio 2012 al 31 dicembre 2014. Il Veneto è protagonista di questo progetto con l'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona in qualità di main partner. Attraverso la collaborazione degli uffici della Presidenza del Consiglio ho cercato di avere maggiori informazioni, ma con grande difficoltà. Credo che l'Assessorato regionale competente, insieme con l'Azienda USL della Valle d'Aosta, sia l'interlocutore più logico e coerente.

Lo spunto per questa interpellanza mi è venuto leggendo in questi giorni il secondo rapporto dell'Eures, che ha fatto notizia e che è stato discusso prima con un'interrogazione, "Il suicidio in Italia al tempo della crisi", che elabora dati relativi al 2010. Nel 2010 3.048 persone si sono tolte la vita, il 2,1 percento in più dell'anno precedente, che registrava già il 5,6 in più rispetto al 2008 (questa è in termini relativi la media 2006-2010) e tuttavia è la Valle d'Aosta a guidare la graduatoria del rischio suicidario con 9,2 suicidi ogni 100.000 abitanti, seguita dal Friuli (9) e dalla Sardegna (8,9) come è stato già sottolineato stamani. Quello della Valle d'Aosta è un primato già conosciuto, anche se a volte non c'è concordanza sui dati che leggiamo sui giornali. Abbiamo chiesto alla struttura competente dell'USL di conoscere i dati, che sono appunto stati letti stamani dal Presidente Rollandin: 17 nel 2011. L'anno scorso si è registrato un aumento di suicidi, mentre la tipologia rimane stabile: più maschi che femmine e circa un quarto delle persone sono pazienti conosciuti dai servizi regionali. Dicevo prima che molte volte i numeri regionali non collimano con le statistiche nazionali, in particolare quelle dell'ISTAT, anche perché i nostri dati sono computati rispetto all'intera popolazione valdostana, mentre quelli nazionali sono in rapporto a 100.000 abitanti. Questo non è indifferente, perché i 17 casi registrati nel 2011 sono riferiti all'intera popolazione valdostana, a 126.000 residenti, dato che, per le statistiche nazionali, corrisponde al 13,43 percento ogni 100.000 abitanti.

Tutto ciò detto, ci sembra interessante approfondire il progetto "Euregenas". Lo sviluppo di programmi di prevenzione su larga scala, basato sull'analisi delle evidenze scientifiche disponibili, che ha come obiettivo il rafforzamento dei sistemi locali e la redazione di linee guida per le politiche in materia di prevenzione dei suicidi, ci sembra un'opportunità da cogliere.

Con tale iniziativa vogliamo invitare l'Assessorato regionale competente - dopo che ho verificato che la struttura complessa di psichiatria non lo avesse già fatto, struttura che mi sembra la più idonea ad aprire un canale di comunicazione con l'università -, a prendere contatti con la Regione Veneto e cercare, anche in collaborazione con l'Azienda USL della Valle d'Aosta, sinergie utili. Questo non vuol dire far parte del progetto, ma sinergie nel nostro interesse scientifico, di quanti stanno già lavorando in azienda in particolare e nell'interesse di tutta la comunità valdostana. Grazie.

Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Albert Lanièce.

Lanièce A. - Grazie Presidente. A completamento dell'analisi che è già stata fatta dal Presidente stamani, rispondo puntualmente alla domanda del collega Rigo per quanto riguarda il progetto portato avanti dalla Regione Veneto. Eravamo a conoscenza del progetto "Euregenas", si è deciso, in collaborazione con il Dipartimento di salute mentale, che è il braccio operativo in questo caso, di non aderire a tale progetto. Naturalmente siamo sempre aperti e ci sono diversi settori dove aderiamo a progetti di altre Regioni, ma in questo caso si è preferito fare una scelta diversa, ossia con l'Azienda USL, Dipartimento di salute mentale, nel corso del 2010 è stato predisposto un progetto, inserito nel piano regionale di prevenzione sui suicidi, che fa riferimento alle linee di prevenzione dei suicidi individuate nell'ambito del programma "SUPRE", che è un'iniziativa internazionale dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il progetto ha come partenza uno studio epidemiologico, effettuato a partire dal 1991 dal Dipartimento di salute mentale, aggiornato di anno in anno con i dati dei suicidi forniti dalla medicina legale. Gli obiettivi di questo progetto di prevenzione sono quelli di diminuzione degli atti di suicidio, di cambiamento dell'opinione pubblica rispetto alla depressione con riduzione dello stigma, di raggiungimento dei gruppi a rischio tramite iniziative di mutuo aiuto, di miglioramento degli approcci terapeutici, di coinvolgimento di familiari. Fra le attività sono previste azioni di miglioramento di reperimento di dati, includendo anche i tentativi di suicidi, la formazione e la collaborazione con i medici, farmacisti e psicologi, il coinvolgimento e la formazione dei cosiddetti "moltiplicatori", infermieri, assistenti delle case di riposo, insegnanti, religiosi, forze dell'ordine; il sostegno ad iniziative di mutuo aiuto come Caritas e Telefono Amico; attività informative del pubblico in genere. In particolare qui ho il progetto, dove i diversi capitoli parlano di relazione dei dati, suicidi e tentati suicidi; informazione, formazione e collaborazione con i medici di medicina generale, perché a monte di ogni suicidio c'è una situazione di depressione, spesso sono le depressioni reattive, non quelle grandi depressioni che sono legate a tutt'altro e il contatto con i medici di famiglia è il primo contatto e spesso le terapie sono gestite proprio da loro, quindi questa parte è molto importante; informazione e collaborazione con i mass media; formazione, informazione e collaborazione con le istituzioni scolastiche.

Vi è poi l'altro capitolo importante del progetto che parla di rete di sostegno per quelli che restano...e centri di ascolto, che sono già in essere in altre Regioni e c'è l'intenzione di sviluppare anche questo aspetto. Come potete vedere, abbiamo cercato di mettere in piedi un programma di prevenzione ambizioso, anche se sappiamo bene le grosse difficoltà in tale ambito. Riteniamo che in alternativa alla proposta del progetto portato avanti dalla Regione Veneto questo possa impegnare in modo importante le strutture per riuscire ad arrivare ai primi risultati. Naturalmente siamo sempre a disposizione di eventuali altre sollecitazioni e anche di altri progetti, che in corso d'opera possono integrare tale progetto di prevenzione già in essere. Grazie.

Presidente - La parola al Consigliere Segretario Rigo.

Rigo (PD) - Grazie Presidente.

Certo non ho competenze in merito per dare una valutazione sulle scelte fatte dall'Assessorato in questo campo, "non hanno aderito - ha detto l'Assessore - perché hanno promosso insieme ad altri un'altra ricerca, esperendo altre indagini". Mi sembra invece di ribadire qui l'utilità oggi più di ieri e oggi ci sono più possibilità di ieri, fra cui internet, per cercare di mettere in relazione le esperienze delle diverse Regioni, e le università; fare rete non solo nelle comunicazioni, ma anche nelle esperienze che vengono fatte. In questo senso bisogna evitare - la Conferenza Stato-Regioni dovrebbe farlo - doppioni inutili rispetto a ricerche sul campo che utilizzano fondi europei, abbiamo visto 1.400.000 euro per questa esperienza e rafforzando di più il coordinamento fra le diverse esperienze in campo scientifico. Credo che dovrebbe esserci in questa direzione un indirizzo da parte della politica, tramite la Conferenza Stato-Regioni, alle Regioni, in particolare alle università, perché abbiamo bisogno di ottimizzare le risorse e le conoscenze scientifiche. Ringrazio comunque l'Assessore per le informazioni.