Oggetto del Consiglio n. 2312 del 21 marzo 2012 - Resoconto
OGGETTO N. 2312/XIII - Interpellanza: "Adozione di iniziative per contrastare i fenomeni della ripetenza e della dispersione scolastica".
Interpellanza
Una recente rilevazione dell'ISTAT sulle forze del lavoro in Italia, analizzando il fenomeno dei giovani che abbandonano prematuramente gli studi nelle singole regioni, ha riscontrato quote elevatissime di abbandoni scolastici in Valle d'Aosta.
A fronte di una media nazionale del 18,8%, la Valle d'Aosta segna purtroppo una media generale del 21,2%, con una punta, fra gli uomini, del 27,7%.
Si riscontra purtroppo un evidente e gravissimo divario rispetto ad aree del Paese con caratteristiche omogenee alla nostra, come la Provincia autonoma di Trento che presenta i risultati migliori in questo campo (11,8%).
I sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l'Assessore all'istruzione e cultura per sapere:
1) come si conciliano questi dati con la spesso celebrata efficienza del sistema scolastico valdostano;
2) a quali fattori sono riconducibili fenomeni così evidenti di abbandono scolastico;
3) quali iniziative concrete siano state adottate o si intendano adottare per contrastare i fenomeni della ripetenza e della dispersione scolastica;
4) quali obiettivi si sia data la scuola valdostana rispetto ai più generali obiettivi europei della "Strategia Europa 2020" che fissa al 10 per cento il livello entro il quale dovrebbero essere contenuti gli abbandoni scolastici prematuri entro la scadenza del corrente decennio.
F.to: Louvin - Patrizia Morelli
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.
Abbiamo appreso con molta preoccupazione della rilevazione che vi è stata circa la questione dell'abbandono scolastico in Italia, una rilevazione che ha portato la Valle d'Aosta ai primi posti in Italia e comunque nell'area del nord, fra le regioni che hanno i massimi tassi di abbandono scolastico prematuro. Stiamo parlando, per chiarezza, della fascia 18-24 anni all'interno della quale è individuata la percentuale di questa popolazione giovanile, che ha tutt'al più una licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione, di durata superiore ai due anni, e che non frequenta corsi scolastici, né svolge attività formative. Il dato che abbiamo riscontrato, che è stato diffuso a livello nazionale, indica per la Valle d'Aosta che questa percentuale di abbandono dei percorsi scolastici, di fronte ad una media nazionale del 18,8 percento, vede la Valle d'Aosta al di sopra di tale media: al 21,2 percento e in particolare fra gli uomini abbiamo il 27,7 percento, ossia un giovane su tre in Valle d'Aosta non arriva nemmeno ad un livello di formazione professionale considerato minimale all'interno dell'Unione europea. È questa un'anomalia di sistema che ha sicuramente radici lontane, ma che ci interroga profondamente, perché siamo spesso ad apprezzare sforzi che vengono compiuti sul piano finanziario, sul piano organizzativo nel nostro sistema educativo, ma tali percentuali non ci fanno onore.
L'Europa si sta muovendo con un obiettivo preciso: 10 percento all'orizzonte 2020, nella strategia cosiddetta "di Lisbona" si è indicato per l'intera Unione europea tale obiettivo. Noi siamo in questo momento tecnicamente quasi 12 punti sopra a questo livello e, essendo già nel 2012, è difficile immaginare che ci possa essere, stando ai dati che abbiamo in nostro possesso, un'inversione sufficientemente massiccia di tendenza da proiettarci in positivo per quella data. Tanto più che la rilevazione mette in evidenza come alcune Regioni abbiano avuto una forte impennata positiva in questi ultimi anni e, al di là di quelle che sono già prossime al traguardo (mi riferisco in particolare alla Provincia di Trento e al Friuli Venezia Giulia, con condizioni abbastanza simili alle nostre, che si aggirano intorno al 12 percento, ben 10 punti sotto di noi), nell'area del centro nord, l'Emilia, il Friuli, la Provincia di Bolzano e le Marche hanno registrato in questi ultimi anni dei forti miglioramenti, non così per il sistema scolastico valdostano, che quindi si rivela fragile sotto questo punto di vista.
Ho avuto cura, prima di predisporre questa iniziativa, di andare a rileggere lo studio che è stato pubblicato dall'Assessorato recentemente sulle competenze acquisite dagli studenti nella nostra scuola, studio nella cui introduzione lei parla di un bilancio certamente positivo per il sistema scolastico valdostano. Lo è sicuramente dal punto di vista della registrazione delle competenze acquisite a livello dei 15 anni, nella fascia che è stata interessata dalla rilevazione, ma già lo studio indicava questa forte criticità, indicava intanto la necessità di approfondire le cause del ritardo scolastico...ne stiamo perdendo il 20 percento nei licei, il 30 percento negli istituti tecnici, il 40 percento negli istituti professionali. È un problema fortissimo che quasi un ragazzo su due non riesca ad andare avanti nell'istruzione professionale, ma lo è complessivamente questo dato, perché si rileva una selettività del nostro sistema scolastico, una sua tendenza a buttare fuori dai binari della scuola una quantità enorme di giovani. Questo sembra, sempre secondo l'analisi condotta dalla struttura regionale per la valutazione del sistema scolastico valdostano, da ascrivere ai criteri di valutazione dei docenti più che ad una carenza di preparazione degli allievi, visto che i punteggi conseguiti nei test PISA sui ragazzi in ritardo di un anno sono più alti che nelle altre regioni, ossia abbiamo degli studenti mediamente molto più bravi degli altri, ma che vengono messi fuori dal circuito scolastico. Questo fa sì che la vostra analisi indicasse che il ricorso alla bocciatura non porta un miglioramento dei risultati e che su questo tema appaia opportuno avviare una riflessione approfondita. Il nodo della questione quindi ci sembra essere l'equità del nostro sistema, oltre che anche dei deficit sociali, dei momenti di mancanza di attenzione forse da parte delle famiglie, difficoltà strutturali individuali, ma abbiamo delle scuole che sistematicamente bocciano più delle altre e mettono un numero elevatissimo di studenti in condizione o di ricorrere a lezioni private - questo è un costume diffusissimo -, o a rinunciare al percorso scolastico effettivo.
Noi, Assessore, le poniamo il quesito: "quali sono le buone pratiche o gli interventi normativi che si possono fare e a cui si fa riferimento in questo studio" con molta forza, perché riteniamo che questo sia un problema nodale da affrontare da parte nostra, con una politica educativa che vada nel senso di recuperare il massimo di risorse possibile e di non provocarne ulteriormente la marginalizzazione. Quindi a quali fattori sono riconducibili questi gravi fenomeni di abbandono scolastico, cosa si sta facendo per raddrizzare questa situazione e, anche se poi le amministrazioni si susseguiranno, che orizzonte ci diamo? Lisbona 2020 è un orizzonte contemplato nel mirino di questa Amministrazione, o è un obiettivo a cui si è già rinunciato in partenza? Questo è il senso della nostra interpellanza.
Presidente - La parola all'Assessore all'istruzione e cultura, Laurent Viérin.
Viérin L. (UV) - Merci M. le Président.
Questo è un tema che avevamo già discusso in Consiglio - mi ricordo l'iniziativa del collega Lattanzi - e all'epoca avevamo iniziato a parlare di sistema non più di autovalutazione, quindi lasciamo stare l'autocelebrazione che è citata nelle premesse...ma passare da un sistema di autovalutazione che da anni esisteva ad un sistema di valutazione esterna, che ci desse la possibilità di intervenire con correttivi e a ragionare su una prospettiva con dati reali. Dico questo perché l'indicatore ISTAT citato nell'interpellanza individua la quota di popolazione appartenente alla fascia di età compresa fra 18 e 24 anni, che ha abbandonato gli studi senza aver conseguito un titolo superiore a livello 3C short della classificazione internazionale, ovvero chi non ha conseguito un titolo superiore di durata almeno biennale. È opportuno fare da subito una precisazione di tipo metodologico: i dati del rapporto ISTAT citato sono raccolti a campione in base ad interviste telefoniche. Come Assessorato, invece abbiamo, per attenuare le possibili distorsioni e per avere dati il più possibile vicini alla realtà, evitando distorsioni derivanti da indagini di tipo soggettivo o percettivo, visti i numeri ridotti della nostra regione: circa 1.100 alunni per anno, questo è un dato interessante...il nostro sistema ha nella sua partecipazione ad indagini nazionali INVALSI e internazionali OCSE dal 2009 assunto come criterio la raccolta censuaria dei dati relativi ad alunni residenti e domiciliati appartenenti alla fascia di età dai 14 ai 18 anni, ossia fino al termine dell'obbligo, che è a 16 anni, e il diritto/dovere dell'istruzione-formazione, o apprendistato. Da questi dati risulta che nell'anno scolastico 2010-2011 l'88 percento degli studenti nella fascia di età suddetta (4.798 su 5.432) era regolarmente iscritto in un'istituzione scolastica regionale.
Va considerato inoltre che nel 12 percento restante sono ricompresi anche i giovani che scelgono canali alternativi a quelli dell'istruzione, quali l'apprendistato o la formazione professionale in centri di formazione riconosciuti; questo è un elemento da tenere in considerazione. Quanto rilevato ci fa affermare che il fenomeno a cui assistiamo, più che di abbandono e quindi di mancata scolarizzazione, è di difficoltà ad innalzare il tasso di conseguimento di titoli di studio, diplomi o qualifiche. Negli indicatori 2009 l'Assessorato aveva analizzato il fenomeno in relazione al conseguimento dei diplomi quinquennali (70 percento), percentuale sotto la media nazionale rispetto alla fascia di età teorica e, per dirla tutta, pari a quella del Piemonte e superiore a quella di Lombardia e Trento, dato che consente di correlare il basso livello di diplomi nelle zone del nord rispetto al sud con le buone opportunità offerte all'epoca dal mercato occupazionale, soprattutto fra la popolazione maschile.
Bisogna poi rilevare, come riscontrabile nel rapporto OCSE-PISA 2009, che la nostra scuola è selettiva, non è un diplomificio e altrettanto lo sono i criteri di valutazione. Al tempo stesso la nostra scuola ha risultati positivi nei test nazionali e internazionali, quindi i nostri studenti sono preparati e non si tratta di autovalutazione, ma di dati certificati da OCSE. Ritengo poi condivisibile l'affermazione del neo Ministro Profumo, riguardo al fatto che l'istruzione tecnica e professionale sia alla base del processo di raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020, perché stiamo a livello nazionale, e di riflesso anche qui, scontando il problema di un eccessivo numero di studenti che seguono il percorso liceale, perché a partire dagli anni '80 tutte le politiche di riforma e di sperimentazione scolastica hanno privilegiato esclusivamente la formazione generalista e liceale. La nostra cultura tecnica e professionale invece è un patrimonio inestimabile, confinato da tempo e soprattutto negli obiettivi di famiglie e alunni in secondo piano; oggi occorre ridare...perché la nostra intenzione è quella di farci valutare dall'esterno per meglio analizzare le criticità e capirne la natura, per ricalibrarle sulla base di ciò che ho cercato di enunciare e come eventualmente intervenire...dicevo: ridare loro quella dignità che ha permesso di formare nei decenni passati professionisti di alto livello. Si tratta di un cambiamento di ottica che deve partire dalle famiglie attraverso regole diverse di orientamento nella scelta della scuola superiore, ma anche da noi nelle politiche di orientamento, la cui assenza è una delle cause principali della dispersione e del mancato raggiungimento dei più alti gradi di istruzione. Per questa ragione dirò le cose che stiamo facendo proprio in tale direzione: monitoraggio dell'assolvimento dell'obbligo d'istruzione, diritto/dovere di istruzione e formazione con un accordo fra la Sovrintendenza e l'Agenzia del lavoro, che ha consentito la predisposizione di uno strumento informatico on line, utile sia alla facilitazione dei contatti con gli studenti che hanno scelto l'apprendistato o la formazione professionale, sia il controllo sul loro effettivo percorso una volta usciti dal sistema scolastico; la promozione di azioni di orientamento per ridurre gli insuccessi e le uscite precoci dai percorsi scolastici fin dalla scuola secondaria di primo grado attraverso collegamenti fra reti di scuole di gradi diversi e istituzioni del territorio, i finanziamenti di corsi di recupero, realizzazione di progetti di alternanza scuola-lavoro attraverso accordi e convenzioni con enti, agenzie del territorio, in particolare nei percorsi dell'istruzione professionale; la realizzazione di scambi di buone pratiche fra docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado della nostra regione e nelle zone transfrontaliere (il progetto ALCOTRA), allo scopo di coinvolgere in tali attività anche gli allievi a rischio di dispersione; l'attivazione di un modulo formativo ad hoc nell'ambito di attività di formazione rivolte ai docenti neo immessi in ruolo - le uniche attività formative obbligatorie per i docenti secondo quanto previsto dal contratto di lavoro - proprio per sensibilizzare gli insegnanti al problema dell'alto tasso di selezione scolastica nelle nostre scuole.
Sicuramente si può fare meglio e noi continueremo a tenere alta la guardia, ma tutte queste azioni avranno un successo maggiore se il processo di cambiamento culturale della società e di conseguente ripresa di valori, quali lo studio, l'impegno e la conoscenza, subirà una positiva accelerazione. È chiaro che, grazie a questo gruppo di lavoro, che lei ha citato, disponiamo di uno strumento fondamentale non solo per capire i difetti o le criticità, ma per proporre tutti insieme, di concerto con tutte le parti che compongono il sistema scolastico, come intervenire su questi che sono temi da analizzare. Grazie.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.
Mi rendo conto che siamo su un terreno molto difficile, ma non posso esprimere una grande soddisfazione per quanto ho sentito. Sicuramente, dal punto di vista fotografico, ossia della rilevazione del fenomeno, l'Assessorato è impegnato, è giusto che non si accettino come assolutamente confermabili tutti i dati provenienti da rilevazioni a campione, ci possono essere anche dei numeri ridotti che giocano nel senso di una certa imprecisione, ma devo dire che questo è un fenomeno talmente consolidato e visibile che non credo si tratti qui di investire troppe risorse nel fotografare il fenomeno. Dove invece ritengo siano da mettere più risorse è nell'azione sul campo: abbiamo centinaia di giovani che, nel periodo delle scuole medie superiori soprattutto, vivono anni di galleggiamento, di disagio all'interno delle scuole e di questi ragazzi non si occupa nessuno, perché sono un problema per chi cerca di fare la sua attività di insegnamento, educativa e porta avanti con fatica nelle classi il suo lavoro di educatore, ma o per i numeri, o per un relativo abbandono, un'autoemarginazione di questi ragazzi che non frequentano più...cominciano ad essere saltuariamente presenti nelle aule e poi vengono abbandonati a loro stessi.
Le abbiamo posto una questione che riguarda la selettività della nostra scuola, è vero, non era troppo formalmente enunciata, ma ritengo che questo sia un problema: noi bocciamo e rimandiamo con una virulenza terrificante nelle nostre scuole; la quantità di ragazzi che viene ad essere demotivata dagli studi, perché sistematicamente portatrice di debiti reiterati nelle nostre classi, è elevatissima. È un disagio profondo per le famiglie, è un costo aggiuntivo, ma soprattutto è una forma di mortificazione continua. Credo che su questo bisogna intervenire in modo radicale, perché abbiamo proprio all'interno del sistema scolastico...quando le dico che il 40 percento dei ragazzi al professionale se ne va...se ne va perché il nostro sistema dell'istruzione professionale molto spesso è un Bronx... Parliamo anche noi con gli insegnanti...gli insegnanti stessi hanno un disagio professionale pesante all'interno delle classi, usurante, anche perché, dopo 20-30 anni di insegnamento, trovarsi a combattere sul piano disciplinare e relazionale partite così ardue è un discorso difficile.
Ho sentito degli impegni lodevoli da parte sua sulle azioni di orientamento, su alternanza scuola-lavoro, le buone pratiche dell'ALCOTRA con scambi di insegnanti, eccetera, ma ho l'impressione che ci voglia una terapia molto più decisa, altrimenti rischiamo di fare della sofistica intorno alla questione dell'abbandono scolastico e della ripetenza. Qui c'è un nodo enorme, forse legato a delle abitudini consolidate da parte dei nostri insegnanti di cui bisogna discutere nelle scuole. Non le sto parlando di questioni di poco momento, perché abbiamo il rischio oltretutto di vedere arrivare nel nostro sistema lavorativo centinaia di persone che arrivano da fuori, con titoli di studio acquisiti magari con minori competenze, ma molto più facilmente e noi ci troviamo spiazzati e i nostri ragazzi, che effettivamente un tempo avevano opportunità lavorative nettamente superiori, oggi non le trovano più. Oggi che dobbiamo motivarli...oggi dobbiamo far trovare ai nostri ragazzi nelle scuole valdostane e negli istituti professionali...e la sottolineatura sulla rivalutazione dell'istruzione tecnica professionale ci trova consenzienti, sfonda una porta aperta con noi su questo, un cambio di marcia, altrimenti l'enfasi sulla riuscita del modello scolastico valdostano rischia di essere molto fuori luogo. Grazie.
Presidente - Sono pervenute alla Presidenza altre due risoluzioni: una presentata dal Partito Democratico e dal gruppo ALPE, portante il titolo: "Tavolo di approfondimento delle condizioni e modalità delle prestazioni previste dalla convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la RAI", l'altra dal titolo: "Condamnation de la tuerie dans une école juive française", che faccio distribuire e che poi provvederemo ad iscrivere.