Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2279 del 7 marzo 2012 - Resoconto

OGGETTO N. 2279/XIII - Interpellanza: "Rallentamento del procedimento per il rilascio delle autorizzazioni alla realizzazione delle strutture e all'esercizio dei servizi residenziali e semi-residenziali per anziani".

Interpellanza

Ricordato che la DGR 2282/2007 relativa all'approvazione dei requisiti minimi strutturali e organizzativi dei servizi socio-assistenziali residenziali e semi-residenziali per anziani resi da soggetti pubblici e privati in Valle d'Aosta stabiliva il termine di 24 mesi per la presentazione della richiesta di autorizzazione all'esercizio;

Ricordato che la DGR 1557/2008 ha prorogato di altri 24 mesi il termine previsto dalla DGR 2282/2007;

Ricordato che la DGR 3217/2008 ha approvato una prima classificazione delle strutture residenziali per anziani pubbliche e private;

Ricordato che la DGR 161/2011 ha approvato la sospensione dei termini di adeguamento dei requisiti minimi organizzativi previsti e ha dato "mandato al Direttore della Direzione politiche sociali di avviare un processo di revisione condiviso da tutti gli enti coinvolti che porti all'aggiornamento entro il 2011, degli standard organizzativi minimi di cui alla deliberazione della Giunta regionale 2282/2007, rivalutandoli secondo le indicazioni contenute nel "Piano regionale per la salute e il benessere sociale 2011/2013" e le mutate esigenze assistenziali e di sostenibilità economica";

Richiamata la DGR 230/2012 con la quale si autorizza la Comunità montana Mont Emilius all'esercizio, in via sperimentale, di una struttura socio-assistenziale per anziani con elevato profilo assistenziale e sanitario per 30 posti sita nel Comune di Gressan;

Atteso che l'allegato alla DGR 2282/2007 punto 1.6.4 - Ambito sanitario - prevedeva la predisposizione, entro sei mesi, di uno specifico protocollo di intesa tra Azienda USL della Valle d'Aosta, il Consiglio Permanente degli Enti locali e la Regione con il quale definire l'attività di assistenza sanitaria all'interno delle strutture pubbliche socio-assistenziali residenziali per anziani gestite dagli enti locali territoriali e il relativo finanziamento;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore competente per sapere:

1) i motivi che hanno di fatto prima rallentato e poi fermato il percorso delle autorizzazioni all'esercizio dei servizi residenziali e semi-residenziali per anziani;

2) se è terminato il processo di revisione degli standard organizzativi minimi;

3) se è ancora intenzione della Giunta regionale definire il protocollo d'intesa previsto nell'allegato alla DGR 2282/2007;

4) per quali motivi è stata autorizzata la sperimentazione nella micro-comunità sita nel Comune di Gressan.

F.to: Rigo - Donzel

Presidente - La parola al Consigliere Segretario Rigo.

Rigo (PD) - Grazie Presidente.

Le immagini dei Pronto Soccorso che hanno di recente invaso i giornali e le televisioni, con tutto il loro carico di dolore e di inciviltà, hanno rivelato alla coscienza collettiva non solo la condizione di una sanità allo stremo, ma anche che a pagare il prezzo maggiore di questa condizione inumana sono spesso gli anziani, i più vecchi, i più fragili ed i più indifesi. Per fortuna queste immagini pare abbiano prodotto, da più parti, riflessioni e prese di posizione, che, tuttavia, sembrano convergere verso una richiesta comune: la sanità pubblica ha bisogno di una grande trasformazione pena il suo inesorabile arretramento e, con esso, la cancellazione di un diritto costituzionale.

Certo, la situazione presente in Valle d'Aosta non può essere paragonata a quella che, molte, troppe volte, è al centro dell'attenzione dei media; vale la pena però ricordare ancora che questa società, anche quella valdostana, invecchia a grande velocità e gli indici conseguenti - non autosufficienza, povertà, solitudine, emarginazione - sono destinati inevitabilmente ad aumentare. Si tratta di una condizione demografica e sociale inedita, anche se prevista e prevedibile. Per fortuna il nostro sistema sanitario ed assistenziale, frutto dell'impegno lungimirante di molti, essendo ancora possiamo dire in "buona salute", ci permette di interrogarci sul domani e su quanto di meglio ci sia in termini di idee, di pensiero e di politiche nuove. Con questo spirito nasce questa interpellanza che è frutto della lettura di un comunicato stampa relativo alla sperimentazione, per un anno, attivata nella microcomunità di Gressan, di un nuovo modello organizzativo che prevede un servizio ad elevata assistenza infermieristica. "L'iniziativa punta - sono parole del Presidente Rollandin - a decongestionare le strutture ospedaliere e ad impedire periodi di allettamento lunghi e spesso controproducenti". L'Assessore Lanièce, a sua volta, precisava che "L'idea è di razionalizzare meglio l'organizzazione e avere micro dedicate agli anziani che necessitano di un'assistenza maggiore e più specialistica e averne altre per quelli che hanno bisogno di un'assistenza normale".

Per saperne di più abbiamo recuperato la deliberazione della Giunta regionale che, nell'autorizzare l'esercizio di questo nuovo modello organizzativo, disponeva alcune prescrizioni relative alla sicurezza ed alcune misure relative, tra le altre, all'igiene ed allo smaltimento dei rifiuti. Nell'atto amministrativo fra le diverse condizioni però non ho trovato nulla inerente a due fattori. Il primo, l'adeguamento del personale dell'area socio-assistenziale a cui è affidata l'attività di assistenza alberghiera. Questa assistenza è erogata in relazione al grado di non autosufficienza della persona anziana e quindi anche gli operatori OSS, al pari di quelli dell'area sanitaria, dovrebbero essere adeguati - come è scritto nella deliberazione - alle maggiori necessità degli utenti. Non è così o, meglio, dalla deliberazione si capisce che è aumentata solo la presenza infermieristica. Per farmi capire meglio richiamo a voi tutti un esempio: la somministrazione dei pasti (due volte al giorno, più colazione e merenda) che, per questa tipologia di ospiti, diventa per il personale un momento particolarmente delicato, impegnativo e lungo. Per poter assistere gli anziani con ritmi compatibili con la loro disabilità occorre pazienza e non dover fare i conti con i pochi minuti a disposizione. Se insieme al pasto che non può essere somministrato freddo vuoi dare all'anziano anche un po' di considerazione, il rapporto personale-ospiti dovrebbe essere adeguato. Il secondo, è la necessità, a mio parere, di un preciso "protocollo di indirizzo" (ormai li chiamiamo tutti così), anche questo sperimentale, fra la micro di Gressan e l'ospedale. Sappiamo bene, lo sa bene lei, Assessore, quante e quali sono a volte le difficoltà e le incomprensioni che non facilitano un corretto rapporto fra la chiamata di una struttura al Pronto Soccorso ed il successivo, a volte lungo, percorso, per trovare all'anziano la risposta più corretta al suo stato di salute. Lo ricoveriamo? Sì...no...dove? Ma chi si prende la responsabilità di riportarlo in struttura? E così via elencando. In questo ambito, Assessore, è stata fatta una riflessione sulla presenza dei molti medici di famiglia, visto che un anno fa abbiamo cambiato orientamento rispetto al medico di struttura e, rispetto a questa sperimentazione, per recuperare forse questa vecchia indicazione? Per la micro di Gressan e l'ospedale quindi forse occorreva definire una tempistica in funzione dei bisogni dei singoli ospiti sulla base del loro progetto assistenziale. Questo forse è stato fatto? Tutto ciò, però, non appare nella deliberazione.

La lettura dell'atto è stata utile anche per riprendere un tema particolarmente importante, richiamato proprio dall'Assessore, ovvero la ridefinizione dei requisiti strutturali ed organizzativi dei servizi socio-assistenziali. Di questo aspetto, della gestione insomma delle strutture residenziali e semi-residenziali valdostane se ne parla da tempo. Nell'interpellanza abbiamo ricordato alcune delle tappe di questo lungo cammino, iniziato ad agosto 2007 con la deliberazione n. 2282, e non ancora concluso. Dopo incontri, valutazioni e rinvii, una prima classificazione fu definita a novembre 2008; successivamente, il Consiglio permanente degli enti locali chiese alla Regione di rivedere gli standard definiti nel 2007. L'Assessorato avviò così un processo di revisione con la deliberazione n. 161/2011, processo che si doveva concludere entro il 2011.

Uno dei temi che chiamerei centrali nella discussione sulle politiche relative alla presa in carico della persona anziana è certamente quello dell'integrazione sanità/assistenza, ospedale/territorio. Integrazione che deve saper garantire l'applicazione della metodologia del lavoro per progetti individualizzati, compresi i momenti di verifica degli stessi interventi; progetto/accordo che deve contenere i reciproci impegni da parte dei diversi operatori dell'area socio-assistenziale e dell'area sanitaria, nonché le modalità di erogazione del servizio stesso. Proprio per garantire questo processo la deliberazione del 23 agosto 2007, come indicato nelle premesse, prevedeva la predisposizione, entro sei mesi, di uno specifico protocollo d'intesa fra Azienda USL della Valle d'Aosta, il Consiglio permanente degli enti locali e la Regione con il quale definire l'attività di assistenza sanitaria all'interno delle strutture pubbliche socio-assistenziali.

Termino qui, riepilogando all'Assessore: i motivi che hanno di fatto rallentato il percorso delle autorizzazioni all'esercizio dei servizi per anziani; se quello che doveva terminare entro il 2011 è terminato e con quali risultati; l'identificazione, o meglio, se è stato definito, perché può darsi che sia stato definito, ma io non ne sono a conoscenza, oppure se è intenzione di definire il protocollo d'intesa per quanto riguarda le strutture, i servizi semi-residenziali e residenziali e l'Azienda USL; lo stato della sperimentazione in atto nella microcomunità di Gressan, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra assistenti e ospiti. Grazie.

Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Albert Lanièce.

Lanièce A. - Grazie Presidente.

Mi fa piacere che il collega Rigo abbia colto quello che in questi anni abbiamo messo in campo su tutta la gestione del servizio anziani, si ricollega strettamente alla revisione dell'unità di valutazione, quindi proprio condividendo tutta la premessa che è stata fatta, ovvero ci troviamo di fronte ad una tipologia di pazienti non autosufficienti...quindi dovevamo mettere in campo delle modifiche a tutto il sistema di valutazione e di gestione delle strutture. Quindi questo mi fa piacere.

Rispondendo puntualmente alle domande, la delibera n. 2282/2007 prevede due momenti distinti per l'adeguamento ai requisiti minimi organizzativi e ai requisiti minimi strutturali: rispettivamente il 31 dicembre 2012 ed il 31 dicembre 2015. La sospensione della scadenza relativa all'adeguamento dei requisiti organizzativi è legata all'opportunità di rendere omogenee le due scadenze, in modo da garantire, da un lato, che l'autorizzazione sia rilasciata al termine dei lavori dell'adeguamento strutturale degli edifici; dall'altro, di definire ed aggiornare gli standard organizzativi previsti secondo le mutate esigenze assistenziali e di sostenibilità economica. A tal fine si precisa che il percorso di adeguamento strutturale propedeutico alla concessione delle autorizzazioni non è assolutamente rallentato: lo dimostrano le recenti attivazioni delle ristrutturate ed ampliate microcomunità di Gressan, Gignod e Doues. Nel corso di quest'anno termineranno inoltre i lavori di adeguamento della microcomunità di Gaby e Brusson.

"Se è terminato il processo di revisione degli standard": la delibera n. 161/2011 approvava la sospensione dei termini di adeguamento dei requisiti minimi organizzativi previsti dalla deliberazione del 2007, come modificata dalla n. 1157/2008. La stessa delibera dava mandato alla Direzione delle politiche sociali di avviare un processo di revisione condiviso da tutti gli enti coinvolti, secondo le indicazioni contenute nel piano della salute e del benessere sociale. Un gruppo di lavoro costituito dall'Azienda USL, dal Consiglio permanente degli enti locali, dalla Direzione delle politiche sociali e dal Servizio risorse dell'Assessorato, si è riunito più volte per ridefinire un documento che tenesse conto delle mutate esigenze assistenziali e di sostenibilità economica. A dicembre 2011 è stato proposto al sottoscritto un documento finale, che è stato oggetto di ulteriori riflessioni svolte anche sulla base delle recenti manovre finanziarie ed ulteriori confronti a livello politico con gli enti locali interessati al processo di cambiamento. Saremo in grado, nei prossimi giorni, di presentare un modello rispondente alle nuove esigenze di assistenza intensiva da una parte e di flessibilità ed economicità dall'altra; avremo occasione di discuterne in V Commissione, perché questa è una delibera che dovrà essere discussa. L'orientamento - per offrire al Consiglio qualche anticipazione - è di prevedere quattro tipi di livelli di strutture residenziali destinate ad attività socio-assistenziali per persone anziane con differenti gradi di non autosufficienza: comunità di tipo familiare a bassa intensità assistenziale, che accolgono fino ad un massimo di 6 anziani autosufficienti; strutture a prevalente accoglienza alberghiera a bassa intensità assistenziale, bassa complessità organizzativa, destinate ad accogliere da un minimo di 7 ad un massimo di 23 persone autosufficienti o con limitata autonomia; strutture protette a media intensità assistenziale ed elevata complessità organizzativa, destinate ad accogliere un minimo di 24 utenti anziani non autosufficienti; strutture protette plus ad elevata intensità assistenziale ed elevata complessità organizzativa, destinate ad accogliere da un minimo di 24 ad un massimo di 120 utenti anziani non autosufficienti (ci riferiamo anche al fatto che abbiamo strutture ad Aosta che hanno un numero tale di utenti). Le strutture protette di nuova costruzione dovranno avere dimensioni minime non inferiori a 36 posti letto e massime di 120, per poter garantire una gestione sostenibile dal punto di vista economico. Si prevede entro 6 mesi dall'approvazione della proposta di deliberazione, fermo restando il limite di fabbisogno complessivo per distretto socio-sanitario, definito con deliberazione di Giunta, che gli enti gestori presentino, alla struttura regionale competente in materia di autorizzazione accreditamento delle strutture in ambito sanitario, un piano di ridefinizione e di classificazione delle strutture presenti sul proprio territorio. Questo è un anticipo di quello che abbiamo intenzione di portare avanti come proposta.

Per quanto riguarda la terza domanda, il famoso "protocollo" previsto fra enti locali ed azienda, lo abbiamo messo come obiettivo all'azienda 2012, così è un vincolo in più. Quindi questa bozza di revisione agli standard prevede che entro 6 mesi dall'approvazione della proposta di deliberazione sia approvato uno specifico protocollo d'intesa CPEL ed Azienda USL, in grado di regolamentare i flussi decisionali, le responsabilità, i ruoli ispettivi nell'ottica di una collaborazione reciproca, sistemica e di piena integrazione socio-sanitaria. Abbiamo già attivato le prime riunioni e giustamente questo è un punto importante, perché sappiamo come l'Azienda USL abbia personale che lavora dentro le strutture, gestite da enti gestori che non sono l'Azienda USL. Qui anticipo che c'è anche la necessità di fare una riflessione sui minutaggi, perché abbiamo visto come i minutaggi spesso non corrispondono alla tipologia di utente, quindi un utente N1 può avere più necessità assistenziali di un N3, tanto per dire.

Sulla quarta domanda: "per quali motivi è stata autorizzata la sperimentazione nella micro-comunità di Gressan", il piano regionale per la salute ed il benessere sociale 2011/2013 prevede che, attraverso un'opportuna analisi dei fabbisogni, si valuti la possibilità di destinare strutture residenziali per anziani ad elevata assistenza sanitaria. L'indicazione del piano regionale ed il processo di revisione degli standard organizzativi e strutturali in corso hanno portato il gruppo coinvolto in questo sforzo a ripensamento del sistema e proporre l'avvio, a titolo sperimentale, di una struttura ad elevata assistenza sanitaria; qui mi riferisco alla considerazione che è stata fatta, cioè non essendo - ma questa è una cosa condivisa - gli utenti dei pacchi, e quindi da mandare in giro in tutte le strutture (visto che si tratta di utenti particolari), abbiamo pensato di iniziare in via sperimentale...quindi per vedere le famiglie, concordare, eccetera. L'individuazione della specifica struttura è stata conseguenza di un insieme di concause, è situata in area limitrofa ad Aosta dove sono assai elevati i bisogni di istitualizzazione, e sono presenti sia il presidio ospedaliero che RSA. È stata da poco ristrutturata con attrezzature e caratteristiche pienamente compatibili con un'assistenza sanitaria elevata ed i posti nuovi non erano al momento della decisione ancora del tutto occupati, quindi ci troviamo una struttura...

(interruzione del Consigliere Segretario Rigo, fuori microfono)

...esatto. Perciò si è proposto agli amministratori della Comunità montana Monte Emilius di sperimentare presso la microcomunità di Gressan questo nuovo modello di assistenza socio-sanitaria, raccogliendo preliminarmente le disponibilità delle famiglie ed accettando di ridefinire i ruoli delle strutture attive della comunità montana stessa. La comunità montana ha ottenuto il pieno assenso delle famiglie interessate, questo mi fa piacere e, con nota del 19 settembre 2011, ha accettato la proposta di progetto. L'Azienda USL, con nota del 26 ottobre, si rende disponibile a garantire presso la microcomunità per anziani di Gressan una presenza infermieristica adeguata alle maggiori necessità assistenziali degli utenti più gravi che saranno inseriti. Il sottoscritto, con nota del 25 novembre 2011, conferma alla comunità montana la volontà di sperimentare il nuovo modello organizzativo presso la micro di Gressan fino al 31 dicembre 2012, su un campione di 30 utenti con elevati bisogni sanitari. Il progetto è sottoposto ad un piano di valutazione, i cui esiti saranno utili per valutare anche nelle altre comunità montane modelli organizzativi analoghi ed eventualmente aggiornare ed integrare la bozza di standard in corso di preparazione. Sul personale OSS questo periodo ci serve per valutare qual è la necessità, se c'è bisogno di implementare. Teniamo conto che la riqualifica delle mille ore, comunque sono previsti passaggi in ospedale nei reparti di Geriatria, di Medicina e di Rianimazione, quindi lì c'è stato un importante retraining per i riqualificati ed un momento di formazione per i nuovi OSS. Quindi credo che dovremmo riuscire a portare avanti in modo positivo questa sperimentazione. Grazie.

Presidente - La parola al Consigliere Segretario Rigo.

Rigo (PD) - Grazie Presidente.

Ringrazio l'Assessore per le precisazioni che ha voluto dare al Consiglio, in particolare le informazioni date sulla riorganizzazione e revisione del protocollo d'intesa con l'Azienda USL; avremo modo di valutarle attentamente nella commissione come lui ha detto. Il rallentamento è dovuto alla tempistica, Assessore, fra l'altro rallentamento condiviso, anzi richiesto, dagli enti locali. La microcomunità di Gressan mi ha dato l'opportunità di riaprire questo dibattito, perché il futuro del nostro Paese, come di tutti i paesi sviluppati, si baserà molto sulla sostenibilità finanziaria rispetto alla cronicità che aumenterà inevitabilmente. I paesi più avanzati che hanno già percepito, più dell'Italia, l'importanza del cambiamento demografico, lo segnalano come una svolta epocale. Definiscono il lungo arco di vita popolato da quelli che noi continuiamo a chiamare "anziani", generazione inedita, perché rappresenta la vera e grande novità generazionale di questo millennio. Se questo è vero, se questa novità è evidente, ci devono essere risposte inedite, nuove, soprattutto sul sistema di welfare, e come lo sosteniamo. Credo che il nostro sistema possa offrire delle sperimentazioni ulteriori. La sostenibilità di un nuovo sistema di welfare dipende, ha detto l'Assessore, da fattori che sono l'efficienza, l'efficacia, l'appropriatezza e anche l'equità nella ripartizione delle risorse fra ospedale e territorio. Ma credo che uno dei fattori che non prendiamo in considerazione a sufficienza sia quello della promozione dell'invecchiamento attivo. Il rapporto sulla non autosufficienza in Italia ne parla, e l'anno europeo, che anche noi vogliamo celebrare, sarà l'occasione per un approfondimento.

Allora vorrei vedere con lei, Assessore, se è possibile sperimentare, per risolvere alcuni dei problemi di sostenibilità dei nostri servizi assistenziali, alcuni profili specifici di volontariato con funzioni di gestore o facilitatore di attività assistenziali; proprio riferito alla micro di Gressan, volontariato per la preparazione e la gestione di attività per persone non autosufficienti o anziane con fragilità fisiche che vivono nella struttura. Cosa voglio dire? Per esempio la somministrazione dei pasti, l'aiuto nella pulizia dei denti e nella cura della persona, la conversazione, la lettura o piccoli movimenti per mantenere in esercizio gli arti, e via elencando.

Oggi, anche volendo, i familiari o i parenti o gli amici non possono essere di aiuto, perché è vietato. Certo, lo impongono precise regole. Mi chiedo: sono immutabili queste regole o ripensabili? Il nostro sistema di welfare per ben figurare non potrà fare a meno della sussidiarietà ed allora interroghiamoci e diamo risposte appropriate, senza aspettare troppo, sperimentando in alcune strutture questo apporto. Un apporto definito attraverso degli specifici profili che possono coinvolgere i volontari o i familiari, che per alcune attività potrebbero essere di aiuto per l'assistenza alberghiera, e quindi sgravare compiti per le OSS e nello stesso tempo far sì che alcuni momenti della giornata dell'anziano siano vissuti in serenità. Quello dei pasti è veramente molte volte un turnover faticoso, ripetitivo, quattro volte al giorno per 365 giorni la settimana. Allora in questa direzione alcune regole che ci sono credo che vadano ripensate, specialmente in quelle strutture che definiremo "ad alta assistenza sanitaria".