Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2237 del 22 febbraio 2012 - Resoconto

OGGETTO N. 2237/XIII - Interrogazione: "Completamento dell'iter relativo al definitivo trasferimento alla Regione delle funzioni in materia di medicina e sanità penitenziaria".

Interrogazione

Preso atto che il Governo ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale n. 11 del 2011 recante: "Disciplina dell'esercizio delle funzioni in materia di medicina e sanità penitenziaria trasferite alla Regione Autonoma Valle d'Aosta ai sensi del decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 192";

Ricordato il D.lgs. 22 giugno 1999, n. 230 "Riordino della medicina penitenziaria, a norma dell'articolo 5 della legge 30 novembre 1998, n. 419" con il quale le funzioni in materia di assistenza sanitaria ai detenuti ed agli internati nel territorio regionale svolte dall'Amministrazione penitenziaria sono trasferite alla Regione Autonoma Valle d'Aosta;

Ricordato il D.P.C.M. 1? aprile 2008 "Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria";

Considerato che l'impugnativa del Governo riguarda le modalità di inquadramento del personale medico nell'ambito dei contratti di medicina generale;

Sottolineato che la tutela della salute dei detenuti, oltre ad essere un dettato costituzionale, riguarda anche la salute della collettività nella misura in cui la prevenzione e la cura delle malattie è una salvaguardia per tutti i cittadini e che l'auspicato trasferimento favorirà il miglioramento della medicina penitenziaria presso la Casa circondariale di Brissogne;

Evidenziato che il ricorso del Governo ha di fatto bloccato l'atto conclusivo di un lungo percorso e di un non facile progetto di lavoro;

tutto ciò premesso i sottoscritti Consiglieri regionali

Interrogano

la Giunta regionale per conoscere:

1) se è stata superata la problematica relativa alle modalità di inquadramento del personale medico;

2) i tempi per il completamento dell'iter relativo al definitivo trasferimento alla Regione delle funzioni in materia di medicina e sanità penitenziaria e quindi l'effettiva presa in carico da parte dell'Azienda USL della Valle d'Aosta dell'assistenza penitenziaria.

F.to: Rigo - Carmela Fontana - Donzel

Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Albert Lanièce.

Lanièce A. - Grazie Presidente. Una premessa prima di rispondere ai punti e per ricordare tutto l'iter che c'è stato. La Regione con legge regionale n. 11/2011 ha disciplinato l'esercizio delle funzioni di cui si tratta, ivi compreso il trasferimento del personale. Come è noto, la legge è stata impugnata con deliberazione del Consiglio dei ministri il 7 luglio 2011, in particolare è stato contestato l'articolo 3, comma 2 della legge, che dispone che i medici - un'unità - addetti al servizio integrativo di assistenza sanitaria in servizio presso la Casa circondariale di Brissogne possano mantenere il numero delle ore rese all'amministrazione penitenziaria mediante il rapporto di lavoro annuale rinnovabile di continuità assistenziale con il corrispondente trattamento economico previsto dall'accordo collettivo nazionale per la medicina generale. Tale regola era stata adottata in conformità alle indicazioni formulate dalla Commissione salute in data 10 giugno 2009, quindi anche altre Regioni stanno facendo così, nelle more della definizione di profili specifici per la medicina penitenziaria in sede di contrattazione collettiva nazionale e del relativo trattamento economico. La predetta norma è stata contestata poiché consente la modifica della disciplina del rapporto di lavoro in contrasto con quanto previsto dall'articolo 3, comma 4, del DPCM 1° aprile 2008, che stabilisce che tali rapporti continuano ad essere disciplinati dalla legge n. 740/1970.

Le considerazioni espresse dal Consiglio dei ministri con riferimento al comma 2 valgono anche in ordine ai commi 3, 4, 5 della legge regionale, che prevedono la possibilità per l'USL di attribuire ai medici incarichi annuali a tempo determinato, rinnovabili e con trattamento previsto dal comma 2. Inoltre la contestazione fatta dal Consiglio dei ministri evidenzia che la determinazione di maggiori oneri, derivanti dalla prevista possibilità di attribuire al suddetto personale il trattamento economico di cui all'accordo collettivo per la medicina generale, non può trovare copertura nelle risorse da trasferire alla Regione ai sensi del DPCM menzionato, poiché non possono derivare oneri a carico della finanza pubblica superiori all'ammontare delle risorse complessive; ciò stante anche per quanto previsto dall'articolo 5, comma 1 della legge regionale, secondo cui alla determinazione dell'onere derivante dall'esercizio delle funzioni trasferite si provvede con risorse finanziarie che lo Stato attribuisce alle Regioni. Si evidenzia però che sempre nel predetto articolo al comma 3 si prevede che la Regione possa stanziare somme ulteriori ed è quello che avevamo detto, ossia abbiamo il fondo regionale con il quale garantire questa copertura ulteriore a valere sul proprio bilancio rispetto a quelle attribuite dallo Stato.

Si chiede: "se è stata superata la problematica...", la Regione si è prudenzialmente costituita in giudizio ancorché fin da subito i funzionari del Dipartimento Affari regionali si siano resi disponibili a coordinare un incontro fra Regione e Ministero dell'economia, che ha effettuato i rilievi in base all'impugnativa della legge regionale per cercare una soluzione condivisa volta a superare l'impugnativa, determinando l'estinzione del giudizio. In realtà, tale confronto non è mai avvenuto, nonostante i nostri solleciti, pur avendo provveduto a redigere, in accordo con il Dipartimento Affari legali della Presidenza della Giunta, una proposta di modifica dell'articolo 3 accogliendo i rilievi del Governo e all'inoltro informale della proposta ai funzionari del Dipartimento Affari regionali. Ad oggi, nonostante i ripetuti solleciti - l'ultimo il 17 febbraio - nei confronti del Capo Gabinetto, si è ancora in attesa di conoscere l'esito dell'esame della proposta regionale da parte dei Ministeri competenti al fine di procedere ad una modifica della legge n. 11, facendo in tal modo venir meno l'interesse del Governo a coltivare il ricorso. L'udienza relativa al ricorso costituzionale è fissata per il 20 marzo 2012, cui seguirà la pronuncia della Corte. Tuttavia l'iter relativo all'effettivo trasferimento alla Regione delle funzioni in materia di medicina e sanità penitenziaria potrà concludersi solo con l'emanazione da parte dello Stato, d'intesa con la Regione, del DPCM con il quale lo Stato attribuisce le risorse finanziarie necessarie all'espletamento delle predette funzioni ai sensi del commi 1, 2 e 5 del decreto n. 192/2010: "Norme di attuazione inerenti la sanità penitenziaria"; questo è il percorso che si arenato momentaneamente a livello romano. Grazie.

Presidente - La parola al Consigliere Segretario Rigo.

Rigo (PD) - Grazie Presidente.

Anche l'Assessore ha sentito la necessità, e lo ringrazio, di ricordare le tappe di questo lungo percorso, che non è ancora felicemente concluso; lo abbiamo voluto fare anche noi nelle premesse all'interrogazione. La conclusione, ovvero la regionalizzazione della sanità penitenziaria, sembrava ormai lì, lì da essere raggiunta già ad aprile 2010 con l'approvazione da parte del Consiglio dello schema di decreto legislativo in materia di trasferimento di funzioni. Ma la sensazione di aver raggiunto il sospirato traguardo - ricordo - colse tutti noi all'atto dell'approvazione, all'unanimità, del disegno di legge sulla disciplina dell'esercizio di funzioni in materia di medicina e sanità penitenziaria trasferite alla Regione. Per la precisione il 4 maggio dello scorso anno, grazie anche al lavoro della V Commissione, dei sindacati di categoria, dell'Azienda USL e con la collaborazione piena dell'Assessore competente, sembrava a tutti noi di aver scritto la parola fine, o meglio, di aver raggiunto un trasferimento atteso da anni. Ma non fu così, non è ancora così, perché il Governo impugnò la legge e oggi abbiamo sentito che ci sono ancora dei problemi prima di sciogliere il nodo dell'inquadramento del personale medico, al di là del fatto che abbiamo precisato in legge che noi ci assumiamo una parte di spesa eventualmente necessaria.

Una riforma che abbiamo chiesto come Valle d'Aosta per rendere possibile la presa in carico della sanità penitenziaria, che significa attivare interventi, rivolti sia ai detenuti, sia al personale operante nella struttura carceraria. Voglio ricordare che è una presa in carico atta a ridurre il rischio di patologie correlate al regime detentivo con particolare riferimento ad attività di prevenzione delle malattie infettive.

Prendiamo atto delle informazioni con rammarico non perché le ha espresse l'Assessore, ma per quanto ci ha ricordato; ci utilizzi, Assessore, nel modo che potrà essere utile per lei, ma, vista l'attualità dell'argomento, vorrei fare due considerazioni sul famoso decreto "svuota carceri". Sebbene questo decreto non risolva, come non potrebbe fare un solo provvedimento, tutti i problemi della realtà penitenziaria italiana, il decreto disciplina alcuni degli aspetti più importanti: quello per l'arresto di reati per minore gravità, l'estensione della "legge Alfano", il terzo (quello che più mi sta a cuore) il superamento degli ospedali psichiatrici, in favore di strutture prevalentemente di cura. Spero che quindi venga definitivamente cancellata la tortura di questi cosiddetti ospedali che tutti voi avrete visto, ancora recentemente, attraverso immagini televisive o giornalistiche, già ricordate dal collega Louvin, e ringrazio il gruppo ALPE per avere presentato una specifica interrogazione su questo.

Ringrazio anch'io l'Assessore per l'attenta risposta, perché il nuovo percorso non è semplice, anche se possiamo trovare conforto nella storia e nella legislazione di alcuni Paesi del nord Europa. Ripeto: non è un intervento organico per risolvere il problema delle carceri sovraffollate, serve un intervento sistematico, ma contro il decreto si è scatenata una propaganda inaccettabile. Il Ministro della giustizia ha detto: "Nessun serial killer sarà messo per strada, nessun delinquente pericoloso potrà uscire dal carcere". In questi giorni, anche in Valle d'Aosta, sono state dette troppe parole in libertà, alcune non vere, che possono irresponsabilmente generare allarme pubblico. Siamo all'inizio di un percorso, non serve la strumentalizzazione, ma la riflessione attenta come ha fatto il gruppo ALPE, l'attenzione ai problemi come è stata manifestata dall'Assessorato, perché ai problemi si risponde con il dialogo, che è la cosa più importante per risolvere i problemi di questo nostro Paese.