Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2110 del 6 dicembre 2011 - Resoconto

OBJET N° 2110/XIII - Début de la discussion générale des lois de finance et de budget pour le triennat 2012/2014.

Presidente - Siamo all'inizio della discussione generale sui disegni di legge n. 165 e n. 166. Ricordo che oggi la convocazione è prevista anche in seduta notturna, per cui abbiamo tutto il tempo...

La parola al Vicepresidente Chatrian.

Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.

Ci accingiamo oggi ad esaminare il bilancio di previsione della Regione Valle d'Aosta, compito che abbiamo già svolto gli anni scorsi, credo tutti con animo diverso, perlomeno con un senso di responsabilità ancora più marcato. Stiamo infatti vivendo un momento storico molto delicato e sappiamo che i prossimi tre anni potrebbero essere determinanti per il futuro economico del mondo intero e per il nostro. Il momento che viviamo è particolare soprattutto per l'economia e la finanza a livello nazionale ed internazionale, ma lo è anche per la politica tutta. Mai come ora la classe politica è posta sotto accusa a tutti i livelli, chiamata a decidere della sorte dell'Europa, della crescita o della decrescita economica, ma anche più semplicemente della sorte dei cittadini comuni, del loro futuro a livello di vita, delle prospettive di sviluppo, dei sacrifici che molti saranno chiamati a fare per non compromettere la tenuta dei nostri conti e soprattutto non caricare sulle spalle dei giovani debiti insopportabili. Sui giovani la crisi del sistema economico è calata come una scure, trascinandoli nell'incertezza più totale sul loro futuro, in preda al fatalismo negativo che tarpa le loro ali specialmente in Italia. Nell'ultimo rapporto CENSIS, pubblicato da pochi giorni, si dice che i giovani sotto i 24 anni sono in gran parte disoccupati e quelli che lavorano lo fanno per quattro soldi, ma ciò che preoccupa di più è la grossa fetta di coloro che non lavorano e non studiano e che non cercano neanche un'occupazione, come se si fossero arresi; non abbiamo dati precisi su questo fenomeno in Valle d'Aosta, credo però che non ne siamo immuni. L'incertezza della situazione economica internazionale e nazionale non incoraggia sicuramente all'ottimismo, ballano un po' tutti i pilastri su cui ci siamo appoggiati per anni, perfino l'Europa come entità economico-politica è messa in dubbio e i mercati non riescono a darsi una direzione, mentre noi cittadini italiani ed europei siamo tutti in attesa delle decisioni che assumeranno venerdì 9 i Signori Merkel e Sarkozy.

Per quanto riguarda l'Italia, grazie al "Governo Monti", si è recuperata almeno la credibilità che Berlusconi era riuscito a dissipare, rendendoci ridicoli di fronte al mondo. "Con il decreto salva-Italia del "Governo Monti" c'è uno spostamento del peso dell'imposizione dai fruitori dell'economia ai patrimoni" ha detto il Viceministro all'economia e finanze Vittorio Grilli. In parole povere la manovra ha realizzato in un colpo solo un enorme spostamento della tassazione dalle persone alle cose e mi chiedo se con queste nuove misure sarà garantita un'equità sociale. Nessuno in questo momento ha la bacchetta magica, nessuno ha la ricetta perfetta, nessuno è in grado di prevedere con sicurezza cosa accadrà nei prossimi mesi e anni. Una cosa però è certa: non è il momento della superficialità e delle scelte prese con leggerezza, dobbiamo tutti dare il nostro contributo al cambiamento di rotta, con la consapevolezza che abbiamo vissuto probabilmente al di sopra delle nostre possibilità e che il tempo degli sprechi e degli errori di valutazione è finito. Il modello su cui ci siamo basati dal dopoguerra ha chiuso il suo ciclo e dobbiamo pensarne un altro, probabilmente alternativo, basato su presupposti e principi completamente diversi. Se fino ad ieri, o all'altro ieri la parola d'ordine era crescita del PIL, dei consumi, dell'economia globale, degli scambi, dei redditi, dello sfruttamento delle risorse dobbiamo forse rispolverare e applicare il concetto di sviluppo sostenibile. Attenzione però che sia sviluppo a 360 gradi, quindi non solo quello economico, ma anche quello delle capacità intellettive, della ricerca scientifica e della scuola, del vivere in armonia con la terra, delle attività umane meno dannose per l'ambiente...che sia davvero sostenibile. La sostenibilità è raggiungibile se il processo di cambiamento è tale per cui la direzione degli investimenti, dello sviluppo tecnologico, dello sfruttamento delle risorse naturali e delle scelte politico-istituzionali è coerente con le esigenze future, oltre che con quelle odierne. Ancora: è sostenibile se contempla anche il miglioramento delle condizioni di vita e non solo il mantenimento dello status quo, oltre all'effettiva partecipazione dei cittadini al processo decisionale.

Non ci può essere sviluppo sostenibile senza una vera democrazia partecipativa in questo momento, ma il nostro futuro e lo sviluppo della nostra regione, sostenibile o meno, dipendono anche banalmente dalle scelte nazionali, dalle manovre finanziarie in atto e da quelle che arriveranno con le relative ricadute. La crisi economica, negata e ignorata per mesi dal Governo centrale, è in fase di deflagrazione sulla nostra piccola e anche fragile economia; ciò che trovo grave è il risentimento verso la casta e verso la classe politica in generale, che ha perso ogni credibilità. Stanno prendendo forma vere e proprie leggende sugli sprechi di denaro pubblico e sulle ricette per eliminarli. Il rischio che corriamo tutti è quello del qualunquismo e della demagogia, dobbiamo riscoprire e diffondere la buona politica, rilanciare l'importanza del mandato elettorale che abbiamo ricevuto dai nostri elettori, di cui dobbiamo essere portavoce e a cui dobbiamo rispondere del nostro operato. Noi eletti, tutti, abbiamo compiti e ruoli ben precisi e abbiamo l'obbligo di garantire la rappresentatività del territorio e il pluralismo democratico; facciamo attenzione a non dare lo spunto affinché "si faccia di tutta un'erba un fascio", a non creare un alibi alla strategia dello sfascio, che può attecchire molto facilmente nei momenti di difficoltà economica, come quello che stiamo vivendo.

Affrontiamo dunque l'esame di un bilancio che presenta minori risorse e maggiori vincoli rispetto al precedente, 215.000.000 di euro in meno in due anni, e passiamo da una disponibilità di 1.685.000.000 del 2010 ai 1.470.000.000 del 2012. Sono cifre oserei dire crude, che devono farci riflettere e che dovrebbero indurci ad un cambio di rotta; dovrebbero anche indurci ad assegnare un ruolo nuovo e diverso alla finanza pubblica e dovrebbero anche convincerci della necessità di maggiore rigore - ieri pomeriggio negli interventi dell'Assessore e del Presidente ho sentito questo termine - nella gestione delle risorse pubbliche a tutti i livelli: dai Comuni alle società controllate e partecipate dell'Amministrazione regionale. Non è più tempo di essere magnanimi o lassisti, non è più tempo - se mai lo è stato - di sprechi di denaro pubblico. Ogni scelta della pubblica amministrazione deve essere fatta con cognizione di causa, pensando a tutte le economie possibili, ma mantenendo fermo un punto, ovvero quello di dare trasparenza ed efficacia ai procedimenti amministrativi. Sembrano considerazioni banali, ma nel nostro sistema ci sono storture che non possono più essere permesse, a maggior ragione quando esse non sono casuali.

Tornando al bilancio, ho cercato di capire quali sono le novità, quali sono i punti di forza, quali sono le ricette, quali le criticità. La legge finanziaria proposta dal "Governo Rollandin" quali ricette propone? Come aggredisce la disoccupazione giovanile? Come rilancia il settore turistico? Cosa fa per ovviare alla crisi del settore agricolo e dell'allevamento? Quali correttivi porta alla finanza locale? Come stimola l'imprenditorialità e gli investimenti privati? Quali innovazioni porta nel campo del risparmio energetico? Come incentiva le energie rinnovabili? Quali riforme intende lanciare nel sistema pubblico? In questo bilancio nelle sue nude cifre e nelle sue note tecniche non ho trovato le risposte a queste mie domande, allora mi sono fermato e mi sono chiesto cosa avremmo fatto noi se fossimo stati al Governo in questo momento molto difficile, a cosa avremmo dato la priorità, quale strategia avremmo lanciato per sollecitare la crescita economica e dove e in che modo avremmo ridotto tali risorse? Conscio di non essere in grado di fare assolutamente miracoli, ho provato a mettere sul tavolo proposte credibili con visioni alternative a quelle attuali. Al primo punto metterei una vera riforma dell'Amministrazione regionale - ieri il Presidente ci parlava di generali e colonnelli -, iniziando dalla riduzione delle strutture e dall'elaborazione di procedimenti più fluidi - durante questa legislatura le strutture sono aumentate -, meno elefantiaci, elevando la qualità dei servizi e accorciando l'intero iter procedurale fino al pagamento. Le pesantezze burocratiche e i tempi di attesa dei pagamenti a vario titolo alle imprese o ai cittadini devono essere adeguate alle aspettative e alle contingenze della situazione che stiamo vivendo, "i tempi della pubblica amministrazione devono cambiare" è stato detto più volte in quest'aula anche in questa legislatura. I tempi del procedimento sono ancora, a nostro avviso, biblici, non più sopportabili e non compatibili con un'amministrazione che si vuole moderna ed efficiente. La necessità è reale e vi assicuro che è molto sentita, penso che in un momento di difficoltà come quello che stiamo attraversando tempi certi e risposte rapide per tutti sarebbero boccate di ossigeno per tutto il sistema economico; in sintesi brutale, sarebbero meno costi. Così come tenere nei cassetti per anni milioni di euro di soldi pubblici impegnati, quindi con un beneficiario individuato, è un po' un insulto; tanto per farvi un esempio calzante, ricordo ciò di cui abbiamo parlato in aula il mese scorso: esiste un programma lavori, approvato ad ottobre 2008 con cui sono stati impegnati fondi per circa 70.000.000 di euro a favore dei consorzi di miglioramento fondiario, di cui solo 22 sono stati liquidati a distanza di 3 anni. Penso che si possa fare meglio.

Identica considerazione si potrebbe fare in un momento di difficoltà sulle proprietà immobiliari regionali, più volte discusse in quest'aula, fare funzionare al meglio i gioielli di famiglia e le proprietà sovente dimenticate, troppo spesso non utilizzate e non valorizzate. A nostro avviso, urge l'applicazione del piano inerente gli interventi sul patrimonio immobiliare regionale, ma non è sufficiente perché tutto il patrimonio privato necessiterebbe di un piano strategico che preveda modelli di produzione e di consumo sostenibile, finalizzati alla lotta al cambiamento climatico e in particolare tramite l'uso del sostegno economico pubblico come leva per stimolare la competitività, la ricerca e l'innovazione del sistema delle imprese nel settore dell'edilizia sostenibile, del risparmio energetico; anche questo tema in tale legislatura lo abbiamo affrontato diverse volte. Si produrrebbero così posti di lavoro, risparmio energetico, imprenditoria, indotto diretto e indiretto. Non si dovrebbe perdere altro tempo su questi temi, siamo già terribilmente in ritardo. Nel campo del risparmio energetico i tempi delle procedure sembrano biblici, provare per credere; io l'ho fatto e parlo per esperienza.

Oggi non posso affrontare nel dettaglio ogni singola voce, ma gli esempi che ho fatto possono aiutare a capire meglio, senza polemiche e soprattutto senza preconcetti. Sarebbe interessante oggi che si affronta il bilancio avere qualche idea sulle strategie per i prossimi anni delle partecipate dell'Amministrazione regionale, volano sempre più importante e significativo del modello Valle d'Aosta, lo riteniamo fondamentale per il futuro dibattito politico in quest'aula e faremo una proposta che va in tale direzione: dal controllo alle linee da intraprendere, alle procedure, alle ricadute, fino ad arrivare all'importanza che questo blocco riveste per tutta l'occupazione valdostana. La trasparenza prima di tutto, ma in seconda battuta le opportunità di lavoro tramite procedure trasparenti e selettive. A nostro avviso, la necessità di arrivare a questo è molto alta, come è alta la preoccupazione sul futuro di centinaia di lavoratori che già nel 2011 hanno potuto a stento lavorare, fra mille incertezze, sballottati dalla Regione alla "salvaprecari", la stessa che adesso pare non vada più bene. Riteniamo sbagliata la strada messa in campo dal Governo regionale, in parte per mancanza di chiarezza e di certezze occupazionali e per rispetto verso una grossa fetta di lavoratori. Noi chiediamo una sterzata forte su questo tema, abbiamo una nostra proposta chiara e direi anche interessante, forse è il momento di prenderla in considerazione anche se è il gruppo ALPE che la presenta. Le procedure sono sempre e solo degli strumenti, anche questo è un tema diverse volte affrontato in aula, sono più o meno flessibili, ma modificabili nei limiti della legge. Troppo spesso dietro a tale strumento non c'è la sola volontà che tutto funzioni correttamente, ma c'è un'indicazione di tipo politico e mi riferisco alla volontà del "Governo Rollandin", volta ad agevolare l'applicazione di procedure di affidamento semplificate. In questo caso la volontà è di andare ad elevare a 1.000.000 di euro l'importo dei lavori, che possono essere affidati con procedura negoziata, senza previa pubblicazione di bando di gara. Così come è stata innalzata da 20.000 a 40.000 euro la soglia al di sotto della quale è possibile l'affidamento diretto di servizi e di forniture. Non riteniamo opportuno e nemmeno prudente dal punto di vista amministrativo l'innalzamento di tali soglie, peraltro già alte, così facendo vengono meno i principi su cui si dovrebbe basare la buona gestione del denaro pubblico, principi su cui l'Unione europea vigila e dà direttive, di cui il "Governo Berlusconi" si è sempre infischiato. Libera concorrenza, pari opportunità, trasparenza, economicità, ancora una volta anche su questi principi il Governo regionale ha deciso diversamente.

Il Governo ha confermato la riduzione dell'IRAP, noi riteniamo interessante il dispositivo inserito nell'accordo di Milano fra lo Stato e le Province di Trento e Bolzano, che prevede, relativamente ai tributi erariali per i quali lo Stato ne prevede la possibilità, che possano in ogni caso modificare aliquote e prevedere esenzioni, detrazioni, deduzioni, purché nei limiti delle aliquote superiori definite dalla normativa statale. Si potrebbe - è un auspicio - proporre un'ulteriore riduzione a condizione che le aziende reinvestano al loro interno le risorse detassate e assumano giovani sotto i 30 anni, azioni che vanno nella direzione di favorire la crescita, ridurre la precarietà mettendo in moto processi virtuosi. La Provincia di Bolzano per il prossimo anno mette in campo un'ulteriore riduzione al 2,5 percento per le imprese virtuose che aumentano il valore della produzione e investono in ricerca e sviluppo sempre per quanto riguarda l'IRAP e riduce al 2 percento per le imprese che fanno ricerca su fonti rinnovabili, tanto per fare degli esempi in questo campo.

Rileviamo purtroppo, Presidente, una mortificazione degli enti locali; riconosciamo l'abilità con cui ha saputo convincere e praticamente far approvare quasi all'unanimità questo nuovo impianto ai diretti interessati. Le leggi scaricate sulla finanza locale sono veramente tante e il margine di manovra è sempre più ridotto, e lo sa, soprattutto per i piccoli e piccolissimi Comuni. Altro che autonomia comunale, altro che sussidiarietà! Una piccola considerazione sulla tassa di soggiorno: non ci sembra il momento e anche il modo con cui è stato affrontato ci lascia perplessi, sembra quasi che questa ulteriore tassa possa cambiare le sorti del turismo in Valle d'Aosta; in questo momento gravare ulteriormente sugli ospiti ci sembra fuori luogo! Termino dicendo che ho partecipato attivamente in commissione, cercando di documentarmi e di capire dove anzitutto la riduzione è stata fatta e quali le motivazioni che hanno portato il Governo a procedere in tal senso. Predisporre un bilancio che ha una capacità di spesa inferiore di 110.000.000 di euro rispetto all'anno precedente non è facile, ma non ci si può limitare a fare quello che avete messo in campo, non si intravede in questo documento uno sforzo di riponderazione dei fattori esterni e faccio l'esempio delle società partecipate e controllate, oppure interne, e faccio l'esempio della macchina amministrativa e dei suoi sprechi, che potrebbero influire sul risultato. Non è un discorso di forma, ma è un discorso di sostanza, le cifre hanno il loro peso, ma l'impianto va valutato nel suo complesso; non ci interessa fare la classifica di chi ha perso o ridotto di più, ma vorremmo sapere perché si è ridotto proprio lì e nonostante la riduzione nulla è cambiato nei procedimenti (prima facevo l'esempio dei consorzi). Non registriamo sterzate che siano in grado di guidare il cambiamento in certi settori, vedi l'idroelettrico più volte affrontato in quest'aula, vedi i centri commerciali - ne parleremo questo pomeriggio con i nostri emendamenti -, vedi gli appalti pubblici. In conclusione per tutti questi temi ci sarebbero idee quanto meno diverse, ma dovrebbe esserci anche la volontà ad ascoltare da parte vostra. La Valle sta perdendo una chance? Su certi settori penso proprio di sì. Grazie.

Presidente - Sarebbe opportuno che ci fosse un intervento della maggioranza secondo la logica dell'alternanza. In attesa che ci sia una decisione, je vous communique que sur le projet de loi n° 165 ont été déposés 5 amendements de l'Assesseur au budget, 7 amendements du groupe PD et 16 amendements du groupe ALPE.

La parole au Conseiller Prola.

Prola (UV) - Merci M. le Président.

Nel commentare il bilancio che andremo ad approvare, dovremo comunque avere bene a mente quanto è stato detto finora: le previsioni per il periodo 2011-2013 prevedono un deterioramento della fiducia, che colpirà gli investimenti e i consumi, avremo una stagnazione del PIL con una leggera ripresa solo nel 2013, non avremo miglioramenti concreti sul mercato del lavoro e, sotto il profilo occupazionale, la disoccupazione non si muoverà probabilmente dai livelli attuali. In Europa sono tanti a parlare di dramma che è principalmente politico ed è ancora incompiuto: si riferiscono ai malori dell'euro, al disastro della Grecia, alla quarantena internazionale imposta all'Italia. L'economia, come tutti vedono senza capirne fino in fondo il linguaggio cifrato, ha un ruolo dominante rispetto al dramma. La situazione reale è però intricata e più complessa, l'economia sembra giocare una parte prioritaria con le sue formule enigmatiche tratte dal gergo finanziario, dalle capitali della finanza o con verdetti delle agenzie, che mi permetto di definire di spionaggio mercantile, chiamati rating; agenzie che indagano, denunciano - a volte sbagliando - la fragilità di resistenza alla crisi delle aziende, degli istituti bancari e di nazioni intere. In questo universo astratto primeggia il culto del mercato, definito di volta in volta con aggettivi umorali: emotivi, reattivi, prudenti, diffidenti, aggressivi, punitivi e via dicendo. Le aperture dei telegiornali con conduttori che parlano di corsa, con termini e dati incomprensibili, sembrano mimare una lezione ad una Bocconi dei poveri. Ogni giorno abbiamo la sensazione di essere assediati da una catastrofe incombente quanto inesplicabile e indecifrabile: questo è il sentire della gente. Una volta ci sentivamo minacciati da fatti concreti chiaramente percettibili, quali i missili sovietici, il muro di Berlino; non pensavamo di certo che il nuovo pericolo si sarebbe presentato in forma algebrica con numeri impazziti privi di immagini, con percentuali statistiche e rendiconti punitivi.

Di fronte a questo quadro, le forze politiche nazionali purtroppo hanno dimostrato l'inadeguatezza culturale per avviare riforme condivise, una manifesta debolezza rispetto a quello che avrebbe dovuto essere il loro compito e si sono così arrese di fronte alla forza degli interessi corporativistici che esse rappresentavano. Un'Italia frammentata divisa in corporazioni, che ha bloccato la politica nei suoi timidi e confusi sforzi di cambiamento. Il Governo dei tecnici attuale rappresenta una sconfitta e in parte il fallimento della politica. Nella nostra regione, sotto questo profilo, siamo in una situazione, a mio avviso, completamente diversa. Abbiamo un Governo regionale, che con difficoltà immense, con incertezze continua con il suo definito percorso programmatico. Nel corso di questi anni il Governo regionale ha sempre partecipato attivamente al confronto costruttivo e al dialogo con il Governo centrale, responsabilmente, perché federalismo è anche e soprattutto un dialogo, che ci ha permesso di ottenere anche risultati importanti, ricordo il nuovo ordinamento finanziario e rammento che avevamo un accordo che fissava il percorso per giungere agli accordi bilaterali con lo Stato, che è stato disatteso con l'ultima manovra finanziaria attraverso un taglio di risorse unilaterale. Il bilancio regionale quindi ha dovuto e dovrà tenere conto dei vincoli derivanti dalle manovre sul federalismo fiscale, che hanno comportato una rimodulazione delle risorse sia per la parte corrente che per la parte di investimenti e credo - sentite anche le comunicazioni di questi giorni - che non sia finita qui.

Si rileva una riduzione totale della spesa (meno 7,04 percento), anche se il volume delle spese obbligatorie incomprimibili rende difficile drastiche riduzioni. La maggiore contrazione riguarda le spese di investimento. Operare in queste condizioni diventa molto difficile e la strada che abbiamo davanti è sempre più impegnativa. Di fronte alle continue diminuzioni di risorse che, se anche sono presenti, ci vengono bloccate da quel meccanismo infernale più volte citato, chiamato Patto di stabilità, di fronte ad emorragie di posti di lavoro, aumento di imposte, prelievi fiscali, dobbiamo alle volte anche noi mettere in discussione corporazioni, specializzazioni, frammentazioni che sono presenti anche sul nostro territorio. La situazione odierna ci obbliga a volte ad avere la forza di rimettere in discussione fatti, problemi ed organizzazioni che sembravano consolidati nel tempo e inamovibili. Con il bilancio che verrà approvato dal Consiglio regionale alcune riflessioni e modificazioni vengono fatte, dobbiamo avere tutti insieme l'elasticità culturale e la flessibilità operativa per capire che un'azione deve essere condotta per avere una maggiore efficacia e produttività nei vari comparti pubblici, compreso un eventuale arretramento del settore pubblico a vantaggio del settore privato.

Mi permetto brevemente di sottolineare alcuni interventi previsti nel nostro documento di programmazione contabile. Innanzitutto le agevolazioni tributarie per lo sviluppo economico per favorire l'assunzione di nuovi lavoratori da parte delle imprese e le agevolazioni fiscali per incentivare l'imprenditoria giovanile; tutte le politiche sociali ed economiche anticrisi per le famiglie e le imprese, le politiche del lavoro dove, attraverso un dialogo sociale intenso, sono state introdotte alcune misure per l'impiego dei giovani; le misure di contenimento della spesa dell'organizzazione regionale, anche per gli enti locali. E qui sull'organizzazione dobbiamo fare una riflessione, però mi permetta, collega Chatrian, se da una parte parliamo di semplificazione, dall'altra parte non è che possiamo dire che, se eleviamo a 1.000.000 per fare procedure semplificate, non semplifichiamo; in questo modo andiamo a semplificare le procedure. Quello che lei ha detto prima mi sembra una contraddizione.

Per gli enti locali si conferma il modello di finanziamento per i nostri Comuni, che devono pensare di rivedere la loro organizzazione per dare servizi di qualità a costi inferiori. È una sfida molto impegnativa. Il sistema di condivisione di funzioni finora seguito non ha raggiunto gli obiettivi che erano alla base degli interventi legislativi, quindi ripensiamo all'organizzazione, alla definizione dei livelli ottimali di gestione delle funzioni e a scenari nuovi e futuri dell'associazionismo comunale.

Vengono confermate le risorse per il nostro sistema sanitario e di welfare, che è sempre più eccellente, ma anche notevolmente costoso; qui vengono garantiti comunque tutti i servizi di eccellenza che abbiamo sul territorio, viene confermato anche l'impegno finanziario e organizzativo del nostro sistema scolastico, - con un'operazione né semplice, né banale - vengono mantenute aperte tutte le scuole di montagna e attivi tutti i posti di organico. Viene finanziata la promozione di servizi formativi di ricerca scientifica...per lo sviluppo di ricerche tecnologiche. È necessaria una riqualificazione del tessuto industriale che permetta l'attivazione ed il recupero di tecnologie e l'attivazione di percorsi innovativi attraverso uno sviluppo dell'ingegneristica e della ricerca; per avere crescita e competitività, dobbiamo avere processi produttivi di eccellenza che permettano di avere prospettive di sviluppo, di aumento di posti di lavoro nel medio e lungo periodo. Un futuro che deve articolarsi sulla nostra capacità di attrarre nuove realtà produttive, portando avanti un serio progetto di riduzione del costo del denaro per le piccole e medie imprese e per gli artigiani. Oggi la necessità primaria delle imprese, siano esse micro, piccole o medie, è quella di accedere a nuovo credito e di ottenere ulteriore credito; allo stesso tempo dobbiamo supportare la riduzione dei costi di energia, promuovere nuove fonti rinnovabili.

Occorre calibrare la programmazione della formazione professionale alle reali esigenze del mercato del lavoro; la crisi attuale, che non sembra ciclica, proporrà nel futuro panorami diversi dagli attuali, i posti di lavoro così come sono ora non ci saranno forse più, potranno nascere modelli produttivi nuovi, come pure ci sarà un progressivo allontanamento dal settore...produzioni mature per un'apertura a settori innovativi non solo tecnologicamente. Gli interventi previsti nel piano del lavoro, quelli degli incentivi alle assunzioni e all'avvio di nuove imprenditorialità, interventi di formazione, orientamento e tirocini quindi vanno nella direzione di rafforzare i lavoratori, per sostenere lo sviluppo delle imprese e la creazione di migliori posti di lavoro.

Sono rinnovati gli interventi per l'agricoltura e l'ambiente montano. L'agricoltura è la principale garanzia ambientale di assetto idrogeologico e di qualità dell'aria e dell'acqua. È un'agricoltura difficile che richiede sforzi e sacrifici, va dunque sostenuta. Fondamentale è il momento attuale in cui viene definita la riforma della politica agricola europea, che avrà enormi ricadute sui futuri bilanci; dobbiamo avere una PAC che tuteli il made in Italy, ma soprattutto l'agricoltura di montagna, valorizzi la capacità di produrre qualità, sicurezza alimentare, legame con il territorio e filiera corta.

Dopo gli incontri, le varie occasioni, le richieste e le firme operate dai vari governi delle Regioni alpine, le richieste fatte hanno dato i primi segnali che sono incoraggianti, dove nel primo pilastro verrà considerato un premio a superficie, composto da componenti quali giovani agricoltori, le zone svantaggiate, le piccole aziende e le tecniche agronomiche a basso impatto ambientale, ma anche nel secondo pilastro dove verranno confermate le attuali misure di indennità compensativa agro-ambiente e verranno considerati sottoprogrammi quali la montagna, le filiere corte, le piccole aziende e i giovani agricoltori. In particolare il nuovo marchio "qualità dei prodotti di montagna" può avere un enorme valore aggiunto, perché viene per la prima volta istituita una cornice giuridica per sistemi di certificazione, denominazione e caratteristiche del prodotto, provenienza geografica e regole di commercializzazione. Certo dobbiamo essere attenti al modello e alla ripartizione dei sostegni economici, che saranno in termini assoluti misura minore, ma - ripeto - è importante che vengano considerati all'interno della PAC una serie di elementi essenziali per la sopravvivenza dell'agricoltura di montagna.

Un tema che è stato affrontato dal Governo regionale in questi anni è la razionalizzazione degli impianti di risalita, che sono alla base del nostro turismo invernale; il processo di razionalizzazione e armonizzazione delle società partecipate di maggioranza regionale e comunale deve portare ad una gestione condivisa con risparmi gestionali, possibilità di sviluppo e di collegamento anche internazionali più mirati a reggere la concorrenza e soddisfare le richieste di un'utenza sempre più esigente.

Mi permetto poi di segnalare due temi, che per la loro problematicità e delicatezza, devono essere continuamente all'attenzione delle politiche programmatiche del Governo regionale. La sicurezza del cittadino è un bisogno che le istituzioni hanno il dovere di soddisfare con la difesa della comunità dalla criminalità e dalle truffe, la sicurezza della circolazione stradale e il contrasto a tutte le forme di criminalità, attenzione alle fasce più deboli e agli anziani, sviluppo di politiche di educazione alla legalità. L'impegno della Regione e dei Comuni è significativo grazie agli investimenti per lo sviluppo di moderni sistemi di videosorveglianza del territorio, l'altro tema è legato ai problemi dell'immigrazione. Provengo da un Paese dove attualmente c'è il 14 percento di presenza di immigrati sulla popolazione, sono immigrati che provengono da 107 Paesi diversi; questo ci pone di fronte a scelte importanti da affinare e da attuare per assicurare quella giusta integrazione, che è l'unico vero antidoto alla nascita e allo sviluppo delle tensioni multietniche interculturali e interreligiose. Tante sono le sfide e i temi da trattare, sicuramente ne tralascerò qualcuno. Per fronteggiare il dramma di cui parlavo prima, abbiamo solide basi politiche, ma abbiamo bisogno di tutti e continuiamo a lavorare insieme facendo sistema, forti della nostra autonomia, forti dei nostri valori e di una comunità attenta ai bisogni dei più deboli e di coloro che si trovano in difficoltà da sempre. Condivido quindi le linee di un bilancio rigoroso, solido, reale, prudente ed equilibrato e di un fatto sono particolarmente soddisfatto: con la notevole diminuzione di risorse apportate dalle varie manovre finanziarie, credo che abbiamo finito di ascoltare i profeti che parlavano dei privilegi della Valle d'Aosta. Spero che con la stessa coerenza non abbiano a dire che non siamo stati in grado di mantenere i privilegi stessi. Grazie.

Président - Je vous communique que le rapport sur les activités visées à l'article 7 de la loi régionale n° 6/2007 a été déposé.

La parole à la Conseillère Carmela Fontana.

Fontana (PD) - Grazie Presidente.

Signor Presidente, riteniamo che il bilancio preventivo oggi in discussione sia un bilancio di assoluto rigore e che nella storia della Valle d'Aosta non ci sia mai stata una riduzione di spesa così drastica. Prendiamo atto della crisi finanziaria globale che sta attanagliando l'eurozona con drammatici risvolti sia a livello economico, sia a livello sociale, creando un'incertezza cronica verso un risanamento che dia reali risposte all'Europa, ma soprattutto al nostro Paese. La Valle d'Aosta non è esente da questo tsunami economico e sociale, anche qui gli evidenti segni della crisi stanno creando una situazione insostenibile; osserviamo un continuo peggioramento degli indici sociali del benessere e della situazione reale dell'economia nel nostro Paese, indici e numeri che significano in concreto più disoccupati, aumento vertiginoso della povertà, imprese e attività chiuse, giovani senza la possibilità di poter progettare il loro futuro. Il prodotto interno lordo di questo ultimo trimestre è prossimo allo zero e le previsioni per il 2012 danno un incremento dello 0,8 percento. Il tasso di disoccupazione in Italia è salito ancora all'8,5 con il dramma crescente per i giovani, le retribuzioni calano e l'inflazione cresce creando un aumento dell'esclusione sociale da parte di tutti coloro che non hanno gli strumenti per fronteggiare tale crisi. Inoltre la disperazione si insinua fra tutti coloro che sono disposti a fare sacrifici, ma non vedono la fine dei loro sforzi. Non si possono chiedere sacrifici all'infinito, abbiamo il dovere di dare delle scadenze e soprattutto delle certezze in un periodo storico in cui il futuro da prospettiva rosea progettuale è diventato un angosciante riferimento verso il quale doversi confrontare quotidianamente per non rischiare il tracollo. Anche se qualcuno sostiene che la crisi non è presente nel nostro Paese, dato che ristoranti e aeroporti sono pieni di gente, posso assicurare che quotidianamente milioni di italiani non sanno come sfamare i propri figli. I pensionati dopo un'intera vita lavorativa si vedono svalutato il potere di acquisto della loro misera pensione non riuscendo ad arrivare spesso oltre la seconda settimana.

Per quanto riguarda i rapporti Stato-Regione, vi è da sottolineare che tutte le premesse per un accordo privilegiato con il Governo di Roma e con il conseguente allargamento della maggioranza regionale siano state un vero fallimento; infatti i finanziamenti che sarebbero dovuti arrivare sono mancati mettendo in difficoltà la nostra autonomia. Come spiegherete ai valdostani 110.000.000 di tagli con conseguenti gravi ripercussioni nell'economia valdostana per il 2012? In più vi è il regalo di Natale con gli ultimi 16.000.000 che il "Governo Berlusconi" ci ha fatto con il maxi emendamento prima di dare le dimissioni e altre misure restrittive, che saranno emesse dal nuovo "Governo Monti". È evidente che tutti dobbiamo concorrere ad evitare il rischio che il Paese intero affondi ed è altrettanto ovvio che un partito come il nostro si è assunto, si assume e si assumerà le responsabilità necessarie affinché questa crisi si attenui; lo dimostra il comportamento tenuto dal Partito Democratico nel favorire e sostenere il "Governo Monti", anche se saremo chiamati per l'urgenza del momento a prendere decisioni che non condividiamo totalmente. Siamo consapevoli che prima di tutto viene il bene del Paese, l'Italia e il popolo italiano sono le nostre priorità. Non ci pare che questo atteggiamento si possa riscontrare anche in tale atto politico così importante come quello che ci presentate.

Avremmo voluto una finanziaria capace di agire in prospettiva, di affrontare l'emergenza, dando ai Comuni più autonomia di incidere sui costi della politica, dando così l'esempio ai cittadini. Una finanziaria orientata allo sviluppo, in grado di ridefinire i contributi alle imprese nei settori strategici per il rilancio economico, ottimizzando gli investimenti produttivi per un'economia valdostana che sappia puntare sull'effettiva spendibilità degli investimenti. L'economia della nostra Regione e il nostro tessuto sociale devono trovare una nuova strategia economica che dia risposte concrete e sostenibili. Sarebbe stata gradita un po' di autocritica per le scelte sbagliate e per l'immobilismo che avete esercitato in questi mesi. L'11 agosto, di fronte al precipitare degli eventi nazionali e all'ennesima finanziaria inutile del Governo nazionale, il Partito Democratico fece un appello a tutte le forze politiche sollecitando una riflessione comune, che coinvolgesse tutti i soggetti politici e le parti sociali in uno sforzo congiunto. Avremmo voluto che si facesse una scaletta delle priorità per dare anche in Valle d'Aosta un segnale forte ai cittadini, dimostrando che la politica si fa carico seriamente dell'emergenza. È evidente che anche in Valle l'economia non cresce e il problema del lavoro diventa insostenibile di giorno in giorno, coinvolgendo indiscriminatamente più settori: industriale, agricolo e terziario. Quest'ultimo, per esempio, non è in grado di valorizzare le nostre peculiarità e diventare un'attrattiva per i turisti italiani e stranieri. Avevamo inoltre richiesto di non attendere la ripresa dei lavori a settembre per verificare tempestivamente le ricadute della manovra economica e le eventuali correzioni da apportare a livello locale, suggerendo una scaletta di 10 punti sui quali impostare la discussione. Rimane il fatto che, di fronte all'emergenza, non avete avviato nessuna discussione partecipata, se non tardivamente quelle rituali nelle sedi istituzionali. Un'emergenza si affronta con tempestività e provvedimenti altrettanto urgenti.

Signor Presidente, siamo molto preoccupati, in particolare per le conseguenze sociali della crisi nella nostra regione. Il fatto che il tasso di disoccupazione sia al 4,8 percento, anche se ben al di sotto della media nazionale, non ci consola. Noi non disponiamo di ampie alternative occupazionali come in altre regioni, sappiamo tutti che a questo dato dobbiamo aggiungere le crisi aziendali in corso, i lavoratori precari e quelli a tempo determinato, che rappresentano in Valle circa il 14 percento e che dire del dramma di migliaia di lavoratori, che sono vittime di politiche economiche di riparazione, soggetti alla cassa integrazione ordinaria e a quella straordinaria? Ricadute pesantissime si avranno su settori di grande importanza quali la sanità, la sicurezza e il sociale. La sanità merita un ulteriore approfondimento; in questo ambito servono maggiori sforzi mirati ad un forte contenimento degli sprechi e al miglioramento dell'efficienza del servizio offerto. Risparmiare non significa innalzare il tasso di disoccupazione tagliando posti di lavoro, ma gestire più proficuamente quanto già a disposizione. Non dimentichiamoci dell'istruzione, che è uno strumento indispensabile per il futuro del singolo e del Paese; solo attraverso un pieno sostegno a tale istituzione sarà possibile investire sulle nuove generazioni, pertanto bisogna mantenere la qualità della scuola valdostana, garantendo l'autonomia didattica delle scuole, degli atenei, attraverso adeguate risorse economiche e attraverso la costante formazione di quelle umane. Non sono da dimenticare i poveri e i nuovi poveri, che non sono, come accadeva in passato, in maggioranza extra comunitari; purtroppo questa piaga ha contaminato anche i nostri cittadini. Quest'anno il Banco alimentare ha distribuito derrate alimentari a 1.500 valdostani, per non parlare poi delle grida di allarme delle associazioni, della Caritas, dei Comuni e degli stessi uffici dell'Assessorato della sanità. La problematica abitativa ha un dato che ne mette l'evidenza la criticità: gli sfratti per morosità sono raddoppiati negli ultimi anni.

Il servizio pubblico dei trasporti è carente, non solo, viene definito da terzo mondo. L'annosa questione ferroviaria valdostana sembra non avere fine. L'esorbitante investimento economico per un aeroporto non darà gli effetti sperati non avendo un bacino di utenza in grado di garantire la sopravvivenza. Un'economia, per dirsi tale, necessita di infrastrutture efficienti e la Valle d'Aosta non sembra essere in grado di diventare un'attrattiva turistica competitiva. Le vie di accesso, come evidenziato, sono in uno stato comatoso. Come possiamo aprirci al turismo, se esso non può raggiungere la nostra regione? Drammatica è la situazione se si pensa che il turismo dovrebbe essere il nostro cavallo di battaglia. All'inizio della crisi abbiamo condiviso come Partito Democratico gli interventi economici, chiamati provvedimenti anticrisi verso le famiglie e le imprese. A tre anni di distanza ci aspettavamo una verifica di questi provvedimenti, ma è mancata la condivisione dei risultati; sarebbe stato utile valutare le debolezze e i punti di forza delle scelte fatte. Oggi ci presentate gli stessi provvedimenti e a noi sorge spontanea una domanda: se la crisi è peggiorata, se più valdostani sono in difficoltà e vivono un disagio economico, lavorativo e sociale grave, non sarà il caso di prevedere un aggiustamento? Ci dobbiamo interrogare. A nostro avviso, le scelte fatte finora sono palliative, troppo circoscritte; non possiamo permetterci il lusso di attuare provvedimenti tampone da un anno all'altro, una crisi si affronta con riforme strutturali che investono nel presente per costruire un futuro migliore. Ciò che il Partito Democratico ha proposto per il risanamento dell'Italia non può che valere anche per la Valle d'Aosta. La macchina regionale con i suoi numerosi ingranaggi è oggi un enorme pachiderma, la cui lentezza ha ricadute dirette e indirette sulla dinamica economica e sociale del nostro territorio. Anche voi più volte avete riconosciuto che occorre una svolta sul piano della burocrazia e dell'efficienza pubblica, ma senza presentarci un progetto articolato e risolutivo. Bene, è ora di passare dalle parole ai fatti.

È necessario ripensare a riprogettare tutti i meccanismi di intervento economico sulla Valle d'Aosta e ridisegnarne le priorità, come PD e come opposizione, abbiamo fatto delle proposte e avremmo gradito di vedere in questa finanziaria interventi di un certo spessore e di una certa rilevanza sui costi della politica. Anche sul versante dello sviluppo ci pare che siano state fatte scelte carenti; sviluppo significa effettuare scelte oculate, proponiamo di agire con maggiore decisione per sostenere tutte le imprese.

Con spirito costruttivo vogliamo farvi alcune proposte di emendamenti, cercando di migliorare questa finanziaria per dare un reale contributo ai cittadini, alle famiglie e alle imprese valdostane. Primo fra tutti, chiediamo con forza lo stralcio dell'articolo 53 della legge finanziaria 2012-2014 riguardante la gestione esternalizzata dei cantieri nei settori della forestazione e dell'edilizia. Ci dissociamo fortemente da tale scelta, 800 lavoratori stagionali diventeranno precari come molti altri nella nostra regione o disoccupati senza prospettive. Questo progetto cancella un intero settore di lavoro, di professionalità, di conoscenze, che sono fondamentali per il mantenimento di un territorio montano con un sistema idrogeologico molto fragile; servono certezze per il bene dei lavoratori e per tutto il territorio regionale.

Abbiamo serie difficoltà a comprendere le scelte di questa maggioranza che l'ha sottoscritta. Signor Presidente, come è possibile sostenere una scelta del genere? Ricordiamoci che dietro ogni operaio disoccupato c'è una famiglia privata di una fonte di reddito e a volte l'unica per tutto il nucleo. La società dei servizi proposta lo scorso anno sembrava essere l'unica soluzione di tutti i nostri mali; evidentemente non è stato così e risulta essere invece uno specchietto per le allodole. Molti sono gli interrogativi ai quali il Presidente dovrà dare una risposta. In un'ANSA del 2 dicembre 2011 veniva riportata l'intenzione da parte della Regione di dare continuità al lavoro svolto anche per il 2012, ma quale continuità, quale lavoro? Mi domando come si possa riuscire nell'impresa di chiedere alle ditte aggiudicatarie di non assumere il proprio personale per far posto a quello proposto dalla Regione. Inoltre in che misura e con quali criteri verranno fatte tali assunzioni? Lei è in grado di garantire la riassunzione di 800 operai forestali attraverso le nuove imprese?

Altro quesito. Tutti i dispositivi di protezione individuale, i macchinari, le attrezzature acquisite in questi cinque anni che fine faranno? Stiamo parlando di una spesa di circa 4.900.000; è evidente che tale delicata questione non è stata affrontata con la dovuta sensibilità e soprattutto con il dovuto rispetto e la dovuta attenzione. Mi auguro che il Consiglio regionale provveda all'immediato stralcio dell'articolo citato, affinché si possa dare la giusta considerazione a queste persone, alle loro famiglie, che fino ad oggi hanno svolto tale mestiere con passione e serietà.

Concludo chiedendo che tale dibattito non sia quello rituale a cui siamo ormai abituati, ma un reale dibattito democratico con l'unico obiettivo di superare l'attuale crisi, sostenendo le azioni realmente efficaci senza farsi accecare da pregiudizi politici. Vorremmo che questa finanziaria fosse frutto di confronto e di concertazione dando un concreto sostegno di speranza ai cittadini valdostani. Grazie.

Presidente - Ricordo che, entro le 10,00, devono essere depositati gli elenchi per quanto riguarda le pagine del bilancio.

La parola al Consigliere La Torre.

La Torre (FA) - Grazie Presidente.

Come prima cosa penso sia giusto ringraziare la II Commissione per come ha svolto i lavori, con grande equilibrio, un ringraziamento anche al relatore Rosset, che ha presentato una relazione estremamente competente, a Bieler in qualità di responsabile dell'Assessorato e, attraverso di lui, a tutti gli operatori delle Finanze, e anche al mio Assessore (visto che è di Fédération) per il buon lavoro che ha svolto. Credo sia chiaro a tutti che stiamo vivendo dei momenti straordinari e anche tragici, se volete, che riguardano tutta l'Europa, riguardano l'euro, ma vorrei portare l'attenzione sui momenti straordinari che vive anche la politica. Il bilancio diventa un po' un'occasione per fare questo tipo di riflessioni, non solo per fare il punto amministrativo come di solito si fa, ma per fare delle riflessioni su questo momento straordinario che vive la politica. Chi è responsabile, come dovremmo esserlo noi, non può non avvertire la preoccupazione della gente, noi rappresentiamo le persone e noi dobbiamo avvertire tale preoccupazione che serpeggia frale persone, che è una preoccupazione non tanto legata al quotidiano - che è già grave e incombente - quanto a questo futuro velato, che non si riesce a comprendere come potrà svilupparsi ed è una preoccupazione diffusa. Un bilancio quindi non può dare solo delle risposte amministrative, ma deve dare anche delle risposte politiche, perché tali preoccupazioni si risolvono sicuramente nel contingente con le risposte concrete amministrative, ma è solo attraverso un progetto e una visione politica che possono avere delle risposte più certe.

Credo che questo bilancio, se lo guardiamo sotto un profilo amministrativo, dia delle risposte concrete, lo ha spiegato bene Prola, mi sembrerebbe superfluo tornarci sopra; è un bilancio solido, ha detto, che dà continuità e certezze, che cerca di mantenere gli impegni presi e ritengo che questo riassuma in un momento così difficile lo sforzo che il bilancio fa per essere vicino ai valdostani. Sono però anche le risposte politiche che dobbiamo dare...allora la prima affermazione politica che voglio fare come Fédération e come maggioranza è che in Valle d'Aosta mettiamo al primo posto la difesa della qualità della vita dei valdostani. Contemporaneamente a questo mettiamo al primo posto la nostra autonomia che vogliamo garantire con tale maggioranza, con la nostra continuità e stabilità. Questi sono due elementi che, detti con chiarezza ai valdostani, dovrebbero togliere qualche velo alle loro preoccupazioni, perché il fatto di sapere che esiste un Governo regionale che vuole garantire con la sua azione politica continuità e stabilità e soprattutto garanzie in difesa della qualità della vita dei suoi cittadini è un punto fermo su cui noi, come Fédération, non vogliamo tornare indietro. Continuità e stabilità sono per me gli unici presupposti che possono generare un bilancio che abbia quei contenuti fondamentali che sono stati detti, tant'è vero che qualche giornalista, forse addirittura l'Assessore lo ha definito un bilancio attento. È vero, questo è un bilancio attento, attento ai problemi delle famiglie - è stato detto: "l'anticrisi...", sebbene qualcuno faccia una riflessione rispetto a quelle che possono essere le verifiche, legittime...-, attento ai servizi, a garantirli, a migliorarli e noi sappiamo quello che sta accadendo nel resto del Paese e sappiamo quanto sia importante introdurre sia per i principi che abbiamo detto dell'anticrisi i concetti di equità, sappiamo quanto sia importante garantire anche nei servizi e negli investimenti la certezza delle risorse. Ebbene quale preoccupazione allora? Una preoccupazione la voglio esprimere ed è quella del PIL: la produzione del nostro prodotto interno e su questo, come aveva detto Chatrian, giustamente qualche preoccupazione va espressa sul futuro dei giovani. Credo sia giusto, per raccogliere il ragionamento della collega Fontana, aprire un dibattito serio e ragionare sulle forze che possiamo mettere in campo per i giovani; questo sì che è un terreno interessante su cui confrontarsi e su cui non ci sottrarremo assolutamente. Il ragionamento sul PIL però vuol dire anche cominciare a creare nella società valdostana una coscienza collettiva, che "dica" chiaramente che non può essere l'ente pubblico a risolvere tutto: l'ente pubblico può stimolare a trovare delle soluzioni e allora, nel momento in cui spostiamo 10.000.000 da parte corrente agli investimenti, andiamo in questa direzione, perché cerchiamo di creare all'interno delle forze economiche della nostra regione una capacità di reagire, di stimolare i concetti di attività produttiva e di capacità di mettersi insieme per produrre dei risultati. Occorre fare questo, sono d'accordo con lei, collega Fontana, quando esprime preoccupazione, ma non assistenzialismo! La gente chiede dignità, non chiede elemosina e la dignità la può dare solo un ente pubblico lungimirante, che ne crei i presupposti! Non è facendo l'assistenzialismo che diamo queste garanzie e da qui la necessità di una coscienza collettiva che dovrebbe partire anche dalla valutazione di quello che possiamo fare in questa regione. Lo diceva Ambrosetti, ma non è stato molto ascoltato: "dovete essere buyer, compratori, di voi stessi". Noi dobbiamo avere questa capacità di far crescere un'economia che dà le risposte a questa regione in questa regione, non dico l'autarchia del fascismo, ma dobbiamo essere capaci di credere in questo!

Quante aziende possono soddisfare i bisogni di questa regione, quante volte dobbiamo andare all'esterno per portare in Valle dei beni quando questa Regione li potrebbe produrre? È questo lo sforzo che dobbiamo fare, questo l'impegno che dobbiamo prendere per i giovani, insegnargli, portarli sulla strada; ma i giovani lo hanno già capito che non può essere lo Stato che risolve tutto, lo hanno già capito che non sono le baby pensioni o il comodo assistenzialismo. Siamo noi che adesso dobbiamo fare delle azioni, per permettergli di conquistarsi la loro dignità del lavoro e non è con l'assistenzialismo.

"Sburocratizzare" è stato detto, certo, ma diciamo la verità: l'ente pubblico è stato per anni un ammortizzatore sociale. Mi stupisco che proprio da un partito che queste cose conosce molto bene non si dica che lo Stato è un ammortizzatore sociale, oggi ci stiamo accorgendo che è un ammortizzatore sociale che ha ammortizzato tutto quello che poteva e adesso è scarico...

(interruzione della Consigliera Carmela Fontana, fuori microfono)

...eh sì, Signora, perché non solo nel sud, ma anche nel nord tutte le assunzioni, le centinaia di persone che lavorano negli enti, nelle province, perché non è un ammortizzatore sociale? No, erano assunti, perché c'era bisogno. L'ente pubblico era un ammortizzatore sociale, diciamocelo! Adesso bisogna sburocratizzare, quindi prima la struttura ha creato, oggi la struttura si rende conto che si sta facendo mangiare da sé stessa, ma questo è un ragionamento che ci deve vedere corresponsabili! Non è che c'è qualcuno più responsabile di un altro, non è che c'è lei che è più responsabile di me, c'è una corresponsabilità e questo presuppone anche una capacità insieme di ragionare su come fare. La "sburocratizzazione" quindi è una parola chiave, ma che va gestita in un processo intelligente di riduzione di una serie di strutture e sovrastrutture. Questo poi è un bilancio attento agli enti locali, perché? Ma parliamoci chiaro, noi vogliamo vincere la sfida della qualità della vita e non pensiamo di passare dal territorio? Il punto di incontro fra la qualità della vita, il rispetto della politica e la buona amministrazione passa dai Comuni, non passa dalle Regioni: è il Comune il punto di congiunzione fra il cittadino e l'amministrazione, fra il territorio e la politica. Ecco perché il Comune va difeso, non perché siamo spreconi, ma perché il Comune in una Regione come la nostra, dove viene sancito il principio di autonomia, è il baluardo di questa autonomia! Ecco perché il Comune deve essere difeso, ed è la scelta che abbiamo fatto, ecco perché riconosciamo l'importanza del territorio, perché la qualità della vita, che è la prima affermazione politica da me effettuata, come punto focale politico della mia azione, passa attraverso il territorio e il Comune, è lì che va difeso! Certo che i Comuni dovranno impegnarsi, io sono stato il primo ad attaccare le Comunità montane, perché ritenevo che non avessero una struttura adeguata ai cambiamenti; mi è stato detto che si adegueranno e a me questo soddisfa, ma dovranno impegnarsi i Comuni, dovranno impegnarsi le Comunità montane. Loro stessi si dovranno rendere conto che dovranno accorpare i servizi, che dovranno cercare una razionalizzazione delle loro funzioni cercando di mettersi insieme e di non fare del campanilismo, ma è ovvio che è così e devono anche avere un po' di pazienza se non gli pagheremo il trasporto locale! Signori Sindaci dei Comuni, colleghi Sindaci, abbiate anche un po' di pazienza, se vedete quello che succede nel Paese, dovete cercare di capire, gli sforzi bisogna farli insieme! Quanti Sindaci ci sono qua dentro? Un giorno ci arriverete anche voi, cercate di capire questi ragionamenti; non potete lamentarvi, mi rivolgo anche al CELVA, ma come fate a lamentarvi? Ma prendete atto delle situazioni che stiamo vivendo!

Arriviamo poi al discorso del bilancio attento alle partecipate, che citava Chatrian: è vero, le partecipate sono - è da un po' che lo dico - una risorsa eccezionale che abbiamo e che forse fino in fondo non stiamo utilizzando, perché potrebbero essere un volano straordinario, ma è chiaro che le partecipate devono essere integrate all'interno di obiettivi che gli devono essere dati e lo sforzo che dobbiamo fare è di fissare degli obiettivi, di andare a parametrare l'azione delle partecipate sugli obiettivi che diamo, non possiamo lasciarle gestirsi da sole. Così come non possiamo pensare che chi gestisce le partecipate lo faccia come un giusto riconoscimento del ruolo che ha avuto nel passato. Occorre che chi gestisce le partecipate sia cosciente di quello che fa e si impegni sapendo che sono degli elementi fondamentali dell'economia di questa Regione.

Oggi ci possiamo vantare di aver raggiunto qualcosa di straordinario nell'acquisizione della DEVAL, abbiamo raggiunto quella che è una delle prospettive del futuro: la gestione completa della filiera dell'acqua e dell'energia. È qualcosa di straordinario che forse non riusciamo fino in fondo a comprendere, probabilmente questa sarà la strada della salvezza economica in un futuro speriamo lontano di questa Regione; ecco che tutto ciò che gira intorno alle partecipate diventa strategico. È evidente che le partecipate non sono tutte uguali e non si possono trattare tutte nello stesso modo. La Finaosta ha un ruolo preciso, il Casinò ne ha completamente un altro e io, che ho sempre fatto una battaglia per il riconoscimento delle responsabilità e anche per la premialità in funzione delle responsabilità e degli obiettivi, dico che bisogna avere la capacità di differenziare, perché c'è chi ha dei compiti pressoché istituzionali e chi ha dei compiti di slancio e di rilancio. È su questa capacità che dobbiamo andare a misurare i manager in termini economici, non si può fare una regola del "tutti uguali", ma bisogna avere la capacità di riconoscere i compiti e gli obiettivi che devono essere raggiunti e, in funzione di questi, dare delle premialità; questi sono i principi che bisogna introdurre nelle partecipate. Le partecipate poi possono essere un volano formidabile, ieri si citava l'INVA e questa sicuramente può essere un volano formidabile; a mio avviso, i miglioramenti ci sono stati rispetto al passato: ha cominciato a creare indotto, a valorizzare le aziende locali, ad introdurre giovani, a fare sistema in Valle d'Aosta, cosa che prima non accadeva, perché il sistema veniva fatto in Piemonte e questo non va bene e non va bene neanche se altre partecipate lo fanno. Questo bilancio ha garantito con la ricerca e lo sviluppo le basi delle potenzialità di questa Regione, che, essendo piccola, non può entrare in competizione sotto un profilo industriale con altre, ma può essere solo una Regione di nicchia, dove si vanno a cercare delle precise eccellenze, dove si va a creare un tessuto che possa far germogliare delle eccellenze in alcuni ambiti precisi. Questo territorio per tutto quello che riguarda la sicurezza della montagna può essere un terreno di sviluppo e di sperimentazione, questa è la forza di tale Regione: ecco perché non è vero che non ci sono possibilità, ce ne sono molteplici che devono essere solo esplorate. In questo ci deve essere anche un messaggio di ottimismo rispetto al quadro fosco e nero che viene presentato.

Certo che qualche riflessione politica va ancora fatta, perché una domanda su quello che accade con questo percorso del federalismo io me la faccio. Oggi noi ci gestiamo con risorse nostre, i 10/10 delle nostre risorse sono nostre, ma questo percorso del federalismo cosa sta generando in questo momento in cui si è creata tale situazione politica o, meglio, non politica? Non so se vi rendete conto che c'è da essere preoccupati, perché la vera riflessione è proprio su quello che può succedere in un momento di transizione come questo, dove Governi che non sono politici, che quindi hanno una memoria storica costituzionale rispetto a quelli che sono gli impegni politici presi, possono venire meno a quelli che consideriamo dei paletti. Tant'è vero che non è da stupirsi in questi giorni che Monti parli addirittura di toccare la normativa sul lavoro, quelle sono leggi costituzionali! Vuol dire quindi che la Costituzione non è intoccabile, vuol dire che nella testa dei tecnici la Costituzione si può modificare! Nella testa dei politici non era così, ma nella testa dei tecnici sì e questa per me è una profonda preoccupazione. Mi chiedo allora, nel momento in cui la Lega si va ad asserragliare nel Parlamento del nord, quali sono le sue motivazioni? Solo fare voti? O forse cominciano a ragionare anche su una visione diversa del federalismo, una visione che potrebbe essere preoccupante per noi e per tutte le Regioni autonome? Quando magari un tecnico si chiede perché la Valle d'Aosta non deve contribuire in qualche modo economico al budget della difesa, oppure si chiede perché questa autonomia...perché un tecnico ragiona così, non è che c'è il valore del bilinguismo e il valore storico, allora vogliamo rifletterci su queste cose? Noi ci dobbiamo preoccupare non solo di fare un bilancio come lo stiamo facendo, con tutte le garanzie per i nostri cittadini, perché abbiamo detto che al primo posto c'è la loro qualità della vita, ma anche politicamente di difendere il nostro valore di autonomia, perché la vera ricchezza di questa Regione è la sua autonomia, il suo bilinguismo, la sua storia, la storia della montagna, la sua cultura! È questa la difesa che dobbiamo fare, perché, se verrà toccata la Costituzione, noi cosa faremo? Se verranno messe in discussione le Regioni autonome, avremo il coraggio di fare una secessione anche noi?

Penso che le preoccupazioni siano grandi, ma una classe politica seria deve garantire tecnicamente con un bilancio una continuità e tale maggioranza dà questa garanzia e questa continuità ai suoi cittadini, ma deve cominciare a guardare verso il futuro e ragionare come la nostra Regione abbia delle radici di autonomia che sono inviolabili e su queste deve essere pronta a dire ai suoi cittadini che, per la difesa della qualità della loro vita e per la difesa della sua autonomia, è pronta, simbolicamente, a morire in quest'aula perché non si possa toccare nulla! Grazie.

Si dà atto che, dalle ore 10,13, assume la presidenza il Vicepresidente André Lanièce.

Presidente - La parola al Consigliere Bertin.

Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.

Noi stiamo vivendo un momento ordinario, lo diceva ieri sera il Presidente della II Commissione Rosset e lo ripeteva stamani il Capogruppo di Fédération La Torre e non si può che essere d'accordo su questo. Ma a leggere il bilancio presentato quest'anno non si vedono grandi novità e, da tale punto di vista, è un bilancio del tutto ordinario e in piena continuità con gli anni passati. Mentre nel mondo intero si sta vivendo una crisi senza precedenti e si stanno verificando grandi trasformazioni, qui da noi, a guardare questo documento contabile, poco o niente è cambiato. Anche in Valle d'Aosta, purtroppo, la crisi si fa sentire e si sta producendo un aggravarsi della situazione economica e sociale, con un numero sempre maggiore di persone, di famiglie e di imprese in difficoltà, ma - ripeto - se si guarda a chi governa, poco è cambiato.

Questo primo bilancio del centro-destra autonomista, della maggioranza sostenuta dall'asse Union Valdôtaine e PdL è deludente e largamente inadeguato alla situazione: le solite ricette, i soliti slogan, le grandi opere, il cemento, i contributi, eccetera. Potrei riprendere gli interventi fatti l'anno scorso e continuare da lì. Quest'anno però, per poter garantire all'Amministrazione regionale e al suo Presidente i soliti margini di manovra, si sono dovute trovare soluzioni nuove ed inventare artifici contabili un po' pericolosi. Innanzitutto il debito: la Regione si indebita, per la prima volta si ricorre in modo massiccio al debito. Raramente in passato si sono fatti debiti come Regione, sarà anche perché i montanari, si dice, sono persone prudenti e concrete, forse è un modo un po' retorico di dire le cose, ma per anni ci siamo detti questo. Fatto sta che solo due volte in passato si è fatto ricorso al debito: la prima in occasione dell'acquisto delle centrali dell'ENEL, ma lì si trattava di una grande occasione politica ed economica. In effetti si è trattato di un grande business per la Regione anche solo in termini strettamente finanziari, i 9/10, che, spostando la sede fiscale della società, ritornavano nelle casse regionali, davano all'operazione una sicurezza in termini finanziari. Fin dall'inizio si sapeva che questo sarebbe stato un affare, anche se, se non mi sbaglio, l'attuale Presidente all'epoca sollevava dubbi su tale acquisizione. Insomma, nonostante l'opinione contraria di qualcuno, questo si è dimostrato un grande business per la nostra Regione. La seconda volta a causa dell'alluvione del 2000, in questo caso con un sostegno finanziario da parte dello Stato trattandosi di una calamità naturale. Come si vede, si è ricorsi al debito solo in due casi, eccezionali e straordinari, come farebbe un buon padre di famiglia quando la situazione è straordinaria; non per rispondere alle tante promesse fatte ai figli o per garantirsi le vacanze, perché il ricorso al debito in questo caso è decisamente pericoloso. Ma adesso noi cosa stiamo facendo con questa Giunta? Stiamo ricorrendo al debito per fare le grandi opere promesse in campagna elettorale, grandi e piccole opere, opere un po' megalomani e che non corrispondono alle reali necessità della nostra regione. Siamo un po' afflitti da gigantismo, dalla necessità di trovare lavori e grandi affari e ci dimentichiamo della manutenzione, del mantenimento dell'esistente che in questo bilancio ha un calo notevole.

Ancora più grave ci pare da tale punto di vista il momento in cui andiamo a fare debito: iniziamo ad indebitarci nel momento peggiore. Il mondo intero sta vivendo una fase estremamente difficile a causa dei problemi legati al debito, una crisi che sta avendo effetti devastanti sull'economia e sulla finanza mondiale. Una crisi nata negli Stati Uniti sui mutui subprime, poi con la bolla speculativa immobiliare, la crisi delle banche, eccetera - non sto qui ad elencare le varie vicissitudini, perché le conosciamo o dovremmo conoscerle tutti -, che si è trasferita in Europa con la cosiddetta "crisi del debito sovrano", del debito pubblico. In effetti, questo è il momento in cui il costo del denaro è altissimo intorno all'8 percento, ce lo ricordava anche il Presidente di Finaosta in audizione. L'operazione che stiamo compiendo, quella di aprire mutui per realizzare le grandi opere volute dal Presidente della Giunta, ci verrà a costare intorno a 650.000.000 di euro, una somma considerevole che mettiamo a carico, trasferendola nel tempo, alle prossime generazioni; tutto questo per realizzare delle opere non così necessarie ed urgenti. Ho visto alcuni giorni fa su un giornale che anche un esponente della maggioranza, il Presidente di Stella Alpina, in considerazione del particolare momento che stiamo vivendo, invitava ad una riflessione su queste grandi opere. Procedere in questa direzione è pericoloso e poco responsabile, sarebbe un po' seguire la logica di Luigi XV, "après moi le déluge", a meno che come qualcun altro non si creda di essere eterni...

In pratica, per mantenere lo stesso tenore di vita o gli stessi margini di manovra, si autorizza una società controllata a fare debiti per noi, debiti fuori bilancio. Il pareggio di bilancio nel 2012 è 1.470.000.000 di euro, così come ci è imposto dal Patto di stabilità, ma la potenziale capacità di spesa della Regione deve tenere conto anche dell'autorizzazione a contrarre mutui data a Finaosta (articolo 50 della legge finanziaria con cui la si autorizza a raddoppiare la sua capacità di indebitarsi). Da questo punto di vista, la capacità di spesa della Regione non subisce riduzioni, si mantiene sostanzialmente identica. Ma non per tutti sarà garantito in futuro lo stesso tenore di vita, anche soltanto fra le istituzioni politiche non tutti potranno fare come l'Amministrazione regionale, in effetti i Comuni saranno fortemente colpiti da questa manovra. Per anni ci avete raccontato che la legge n. 48/1995 (legge sul sistema delle autonomie) era un esempio di federalismo interno, io non ci ho mai creduto, perché il federalismo è un'altra cosa, ma perlomeno con questa legge si attribuiva al Comune una certa autonomia e le corrispondenti risorse finanziarie. Un sistema che nel bene e nel male ha permesso agli enti locali di crescere in modo autonomo e responsabile. Oggi con questo bilancio lo spirito di quella legge è tradito; l'articolo 10 della legge sopracitata precisava che i trasferimenti ai Comuni dovevano essere per almeno il 50 percento destinati a spese senza vincolo, lo spirito della norma era quello di assicurare agli enti locali la piena autonomia nelle scelte politiche, assicurandone la corrispondente autonomia finanziaria. Questo era per attribuire responsabilità e autonomia ai Comuni, seguendo un'impostazione politica autonomistica. Questa maggioranza ha di fatto cambiato tale impostazione, non ha più niente a che fare anche in tale settore con un autentico autonomismo, tanto meno con il federalismo. Parlavo prima di centro-destra autonomista, ma a questo punto è forse meglio dire centro-destra vagamente autonomista o centro-destra tout court. Colpendo i Comuni, si colpiscono i servizi alle persone; come diceva un sindacalista in audizione, si colpiscono i vecchi e i bambini, una formula molto efficace che mette in discussione il tanto proclamato mantenimento dello Stato sociale. Ricapitolando, la Regione per mantenere il suo tenore di vita, trasferisce i costi alle prossime generazioni con il debito e agli enti locali. Tutto si potrà dire di questo bilancio, fuorché sia equo e responsabile.

Ieri pomeriggio, durante le relazioni del Presidente Rosset e dell'Assessore Lavoyer, ho sentito dire che questo è un bilancio di rigore, per un momento - ero un po' distratto - ho creduto, ricordando anche il passato sportivo dell'Assessore, che parlassimo di calcio di rigore e, essendo lunedì, la cosa andava anche abbastanza bene...no, perché se invece parliamo di rigore finanziario, proprio non ci siamo! Sono tre anni che presento interpellanze per mettere in evidenza i numerosi piccoli e grandi sprechi di denaro pubblico, questi sprechi sono confermati sostanzialmente anche in tale bilancio. Intendiamoci, quando si parla di spreco di denaro pubblico, è uno spreco solo se si guarda all'interesse generale, ma un utile investimento produttivo se si guarda alle prossime elezioni. Per quanto riguarda il rigore, se parliamo di calcio, sono assolutamente d'accordo anch'io...in fatto di spreco il calcio di rigore contro la Giunta c'è e ci sta pure un'ammonizione, ma da tifoso Granata temo che questa sia una Giunta di Juventini e, come è noto a tutti, alla Juve gli arbitri di tutti i tipi i rigori contro non li fischiano mai. Metafore calcistiche a parte, su tale punto proprio non ci siamo.

"Il 2010 sarà il primo anno di una nuova era" dichiarava l'Assessore Lavoyer nella discussione al bilancio 2009; il 2012, ci diceva ieri sera, dovrà essere l'anno della definitiva consacrazione di un'attenta politica di bilancio volta a contenere le spese. Sarò pure distratto, come dicevo prima, ma non ho visto nascere una nuova era e tanto meno una politica volta a contenere le spese. Non si intravedono in tale bilancio novità, come dicevo, la presenza massiccia della Regione nell'economia e nella società direttamente o indirettamente è confermata e non sembra in alcun modo messa in discussione; lo strumento principale sono le società controllate, che ormai occupano tutto il campo dell'economia regionale: trasporti, trafori, autostrade, idroelettrico, informatica, gioco di azzardo, alberghiero, edilizio, eccetera.

Queste società rappresentano una parte molto grande dell'economia valdostana, un fatturato che è poco meno inferiore a quello della Regione; sono collegati a queste attività incarichi, appalti e personale, che, fra l'altro, sta crescendo in modo molto esponenziale con assunzioni non così controllate e garantite come quelle pubbliche. Da un certo punto di vista, sono società controllate "totalmente fuori controllo", un gioco di parole per dire che i veri azionisti, i cittadini valdostani, non hanno alcuna possibilità di conoscere e alcuna parola da dire su come sono gestite queste società. Riprenderemo tale argomento al momento della discussione della finanziaria, in occasione degli emendamenti presentati su tale tema.

Non sto a qui a ripetere le nostre ricette, quelle che abbiamo già detto in questi anni; è inutile ripeterlo, abbiamo una visione diversa della Valle d'Aosta. Mi soffermo solo sull'ambiente, una fra le tante nostre proposte o argomenti sui quali riponiamo una forte attenzione. Un'autentica crescita della nostra Regione non può che essere legata allo sviluppo sostenibile, ad una vera green economy e, da questo punto di vista, non ci siamo ancora. Per quanto riguarda l'ambiente, ci si è soprattutto limitati ad istituire un nuovo Assessore e un nuovo Assessorato, che, fra l'altro, risulta essere inutile come ho detto più volte. Un Assessorato che, per stessa ammissione dell'Assessore in commissione, ormai si dedica a fare solo dell'attività culturale, e a cui anche quest'anno sono state tolte delle risorse, e poi concentrarsi soprattutto sull'idea di costruire questo grande inceneritore. Torniamo sempre al solito discorso: grandi lavori, grandi appalti, grandi opere, questo sarà uno dei più grandi appalti che la Valle d'Aosta abbia mai fatto. Manca però, al di là dei grandi appalti, un'idea futura della Valle d'Aosta, quale sarà il suo ruolo in Italia, in Europa e quale sarà il modello interno, che tipo di sviluppo vogliamo dare a questa Regione. Questo bilancio purtroppo non contiene novità e non dà neanche spunti per capire la direzione nella quale stiamo andando.

Si dà atto che, dalle ore 10,38, riassume la presidenza il Presidente Alberto Cerise.

Presidente - La parola al Consigliere Comé.

Comé (SA-UdC-VdA) - Grazie Presidente.

Ormai da anni è consuetudine che il Consiglio regionale dedichi l'adunanza delle prime giornate di dicembre alla discussione sul bilancio di previsione per l'anno successivo. Purtroppo negli ultimi anni le parole che hanno risuonato più sovente nei diversi interventi dei colleghi sono state: crisi economica, difficoltà per le famiglie, difficoltà di trovare lavoro. Situazione che, rispetto alla fotografia dell'anno scorso e alle speranze di ripresa che ognuno di noi aveva esternato, si rileva quest'anno più grave. Il nostro Paese soffre di attacchi speculativi anche dalla borsa, che ogni giorno obbliga il cittadino comune, prima di sentire le previsioni del tempo, ad interessarsi alla borsa di Milano e allo spread, di cui fino ad un anno fa nessuno, tranne gli esperti del settore, conosceva né la dicitura, né la funzione.

Il nostro Paese ha un grande problema: quello del debito pubblico, del quale si parla ormai da anni come di un parente con una malattia cronica con la quale si può tutto sommato convivere e invece il tempo è finito. Nei mesi scorsi la Cancelliera tedesca Merkel ci ha brutalmente ricordato che i debiti pubblici degli Stati altro non sono che i debiti dei privati, i quali, volenti o nolenti, prima o poi saranno chiamati a risponderne. Ha rotto quindi un tabù dietro il quale ci siamo rifugiati per molti anni e ci ha spiegato che questo debito, in un modo o nell'altro, dovrà rientrare nel bilancio delle nostre famiglie. Non serve a niente continuare a ripetere che il debito è stato creato dalla prima Repubblica a causa della spesa, perché la spesa pubblica ha continuato a lievitare anche in questi anni, ma non ha prodotto nessuna crescita. Con la prima Repubblica cresceva il debito, ma c'era sviluppo, da più di 17 anni continua a crescere il debito e non c'è più sviluppo; si stenta ad ammettere che il modello di sviluppo realizzato in Italia nel dopoguerra, dopo aver prodotto risultati straordinari, si è semplicemente esaurito, perché si sono modificate tutte le ragioni dello scambio sui mercati internazionali. Il modello italiano era una variante originale del capitalismo occidentale, genialmente adattato alla realtà di un Paese che non possedeva una ricchezza economica e che è del tutto sprovvisto di materie prime. Ora, dal momento che questo vecchio sistema non regge più, bisogna pensare ad una nuova prospettiva. Rifiuto totalmente di attribuire alla sola classe politica la responsabilità di tutti i nostri mali, perché questa rappresenta solo una parte della classe dirigente generale, della quale fanno parte con ruoli e responsabilità tutti coloro che per le funzioni che avrebbero dovuto esercitare, per il senso che avrebbero dovuto affidare al loro impegno, per l'esempio che avrebbero dovuto trasferire alla società avrebbero dovuto esercitare un ruolo di guida e di orientamento. Ormai è chiaro che lo stato della finanza nazionale è preoccupante, tanto da imporre azioni correttive che modificheranno lo stile di vita degli italiani, le ripercussioni sulla nostra regione si fanno sentire in modo consistente, in ragione dei sacrifici imposti dalle modifiche delle leggi statali di ripartizione del gettito dei tributi fiscali e dei più recenti tagli derivanti da leggi finanziarie statali. La nostra Regione è stata chiamata a dare il proprio contributo di solidarietà per far sì che le condizioni economiche del nostro Paese possano lentamente, ma spero concretamente risollevarsi e, come sempre e in tutte le occasioni dove è stato richiesto il nostro contributo, la nostra Regione ha risposto con tempestività e serietà dando il proprio aiuto finanziario.

Oggi ci troviamo a far fronte ad un bilancio che è decisamente più ridotto rispetto al bilancio 2011, non a caso i disegni di legge in corso di approvazione sono caratterizzati da concetti inerenti il calo delle risorse conseguenti alle manovre, alla necessità di ridurre gli sprechi, di procedere con le amministrazioni comunali locali ad un generale contenimento delle spese, nell'intento di mantenere in via generale l'attuale livello dei servizi alla popolazione. Si tratta di un percorso che Stella Alpina condivide totalmente, in quanto pone particolare attenzione alle necessità delle famiglie. Il bilancio 2012, con un'operazione di razionalizzazione delle spese, è riuscito nei settori strategici e in quei servizi che sono fondamentali e necessari per i nostri cittadini a dare garanzie di copertura finanziaria. Come non partire dal sottolineare che, a fronte di risorse che si sono ridotte, è rimasta la volontà e la convinzione di questa maggioranza nell'intervenire per sostenere le misure regionali del famoso pacchetto anticrisi per il sostegno alle famiglie maggiormente in difficoltà e l'aiuto concreto alle imprese. Non vorrei che interventi di un grande rilievo sociale ed economico come quello che questa maggioranza da anni sta mettendo in campo vengano considerati routine, consuetudine, vorrei che esso venisse letto nella sua giusta interpretazione, ossia come una grande attenzione rivolta ai nostri cittadini nel momento del bisogno.

Devo ancora rilevare l'attenzione in materia di politiche del lavoro, dove si riescono a mantenere i fondi per realizzare gli obiettivi e le azioni indicate nel piano triennale di politiche del lavoro 2009-2011, approvato dal Consiglio regionale. In questo piano, all'interno del gruppo di lavoro crisi e occupabilità da me presieduto, in stretta collaborazione con il Dipartimento del lavoro e formazione, con l'Agenzia del lavoro, si è intervenuti con una nuova misura concernente incentivi all'assunzione di giovani e a modificare il sistema dell'apprendistato. Il Presidente lo ha già sollevato, lo riprendo per dare qualche spunto in più.

In pieno accordo con le parti sociali, si è definito un nuovo modello di corsi biennali di formazione professionale rivolti alla fascia di età 19-20, corsi che sono stati avviati nell'autunno di quest'anno con una massiccia partecipazione. Ricordo che questo è stato fatto anche in funzione delle richieste da parte delle imprese, quindi i frequentanti tali corsi sono destinati ad avere una buona possibilità di occupazione. Un aspetto importante da sottolineare nell'ambito dell'apprendistato riguarda le nuove condizioni per attuare la nuova normativa, in particolare si va ad innovare e semplificare tutte le procedure per quanto riguarda l'apprendistato. Vorrei poi evidenziare che l'indagine conoscitiva sui disoccupati inseriti nelle liste di disoccupazione si è conclusa nell'anno, questo ha permesso di individuare i soggetti effettivamente interessati alla ricerca del lavoro e alle politiche attive, che ammontano a 2.500 persone. Oggi quindi, pur in presenza di un momento molto difficile, possiamo dire che nella nostra regione il tasso di occupazione - mi riferisco ad un'età lavorativa compresa fra 15 e 64 anni - è del 67,6 percento e qui voglio darvi altri due dati: quello italiano, nazionale: 57,3 percento e quello del nord-ovest: 64,1 percento. Registriamo inoltre un tasso di disoccupazione del 4,8 rispetto all',8,5 percento, come era stato sottolineato dalla collega Fontana, e al 5,7 del nord-ovest. Molto interessante, e che dimostra come il modello dell'occupabilità sia in totale trasformazione, è il dato circa l'assunzione nei primi nove mesi di quest'anno rispetto alle assunzioni degli anni 2010 e 2009: abbiamo una crescita di circa 3.000 avviamenti in più rispetto al 2009, ossia oggi abbiamo il 5,5 percento in più rispetto al 2010 e il 13,2 rispetto al 2009; purtroppo per l'85 percento si tratta di contratti a tempo determinato e solo per il 15 percento di contratti a tempo indeterminato. Se poi ci soffermiamo sui dati dei contratti di somministrazione delle agenzie interinali...sono raddoppiati, ma purtroppo anche questi sono di brevissima durata. La nostra regione vive un momento di rivoluzione del sistema occupazionale: dopo la crisi degli anni '80, che riguardava la grande industria, e dei due decenni successivi della crisi della media e piccola impresa, stiamo vivendo la crisi per il settore pubblico, semi-pubblico e terziario. Abbiamo però dei dati che stridono fortemente con questa difficoltà di trovare lavoro, poiché abbiamo dei settori (quello agricolo, quello dell'assistenza alle persone, quello degli edili e quello turistico-alberghiero) che, senza l'apporto lavorativo dall'esterno, non riuscirebbero a fare fronte alle loro attività. Allora mai come adesso è necessario ridare dignità e considerazione a tutti questi settori, che possono già da domani creare nuove opportunità e offrire risposte occupazionali ai nostri giovani. Il prossimo anno il Consiglio sarà chiamato ad approvare un nuovo piano triennale delle politiche del lavoro e sarà quanto mai necessario porre attenzione al miglioramento dello sviluppo delle politiche regionali sull'occupazione, rafforzando gli strumenti strutturali già presenti sul territorio e migliorando l'incontro domanda-offerta, individuando forse nuovi strumenti di sostegno ai soggetti più deboli del mercato.

Intanto dovremo fare i conti con il nuovo decreto legge presentato dal "Governo Monti", che presenterà delle forti criticità per una serie di soggetti che con il prolungamento dell'età pensionabile rischieranno di trovarsi senza lavoro e senza pensione.

Per quanto riguarda la questione legata ai cantieri forestali, mi riferisco in particolare all'articolo 53 della finanziaria, che prevede l'esternalizzazione dei cantieri, per cui i lavoratori saranno assunti da ditte private, abbiamo espresso qualche perplessità. Ci rassicurano le garanzie che sono state offerte dal Presidente l'altra settimana nell'incontro con i sindacati relative all'assunzione con il piano appalti di 460 operai, in particolare tutti quelli che sono ritenuti idonei fisicamente. Inoltre il Presidente ha dichiarato che, per quanto riguarda i lavoratori non idonei, sarà valutato il loro inserimento in piani straordinari gestiti dalla Regione. Di fronte a queste garanzie, non possiamo che dare il nostro assenso, ma certamente vi sarà la massima attenzione sulla concretizzazione di tale nuovo sistema occupazionale.

Vorrei ancora sottolineare alcuni aspetti rilevanti che avranno ricadute importanti sui nostri cittadini: l'impegno finanziario per continuare l'erogazione dei mutui a tasso agevolato per l'acquisto della prima casa o il recupero di abitazioni nei nostri centri storici; il sostegno alla locazione, che quest'anno è addirittura aumentato rispetto ad una drastica riduzione dei fondi statali, che sono pari a solo 47.000 euro rispetto ai 3.800.000 messi dalla Regione, quindi un forte apprezzamento per il mantenimento delle risorse a sostegno della politica nel settore casa, da sempre obiettivo della Stella Alpina. Un altro aspetto da sottolineare è quello di aver mantenuto un importante impegno nel settore dei dissesti idrogeologici, per tentare anche quest'anno di dare risposte concrete e tempestive, come sono state date nell'anno in corso (ricordo le due situazioni più critiche oggi risolte: quelle di Valpelline e Courmayeur).

Le ultime leggi statali di stabilità e le leggi sul federalismo fiscale hanno inciso fortemente sul nostro bilancio e la notizia della manovra definita "salva-Italia", presentata domenica dal Premier Monti, inevitabilmente ci obbligheranno a ridefinire i nostri interventi nel corso del 2012.

Ieri il Presidente Rollandin, nell'illustrare l'incontro con Monti, ha dichiarato che il Premier si è presentato dicendo di aver predisposto una manovra che ha scontentato tutti. Ricordandomi delle affermazioni fatte nei momenti di discussione sul bilancio di qualche anno fa da parte di attuali esponenti dell'ALPE e leggendo l'articolo di pochi mesi fa sul federalismo fiscale, il cui titolo era: "Scompare una rendita, ma i soldi a disposizione della Regione sono sempre tanti, si riduce la bolla di privilegio", ritengo che forse Monti è riuscito ad accontentare qualcuno. Vorrei capire se prevale il sorriso o il pianto, altrimenti si rischia di vivere quel momento...quando ero bambino, quando mi dicevano: "tsanta, plaoua é tsanta, ri", (traduzione letterale dell'intervento svolto in patois: "canta, piangi e canta, ridi"). Voglio concludere con la considerazione che questo bilancio, se non sarà stravolto dalla ripartizione del fondo che dovrà essere ancora definito e se nel 2012 non subiremo effetti di altre manovre, riuscirà, pur in un momento appesantito dalla crisi, a rispondere alle attese della nostra popolazione e a garantire ancora un adeguato sostegno al sistema della Valle d'Aosta.

Si dà atto che, dalle ore 10,40, assume la presidenza il Vicepresidente André Lanièce.

Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (PdL) - Grazie Presidente.

Vorrei esordire leggendo un piccolo stralcio di un intervento che, a nome dell'allora gruppo consiliare di Forza Italia, feci nel 1999 per introdurre il nostro contributo al bilancio. In fase di discussione di questo bilancio il primo pensiero che voglio esprimere è che, per quanto riguarda la relazione prima del relatore e poi dell'Assessore, possiamo senz'altro concordare almeno sulle premesse da loro esposte. Si aprono di fronte a noi scenari di cambiamento epocali, su questo non c'è dubbio: la mondializzazione dell'economia con i suoi processi di sviluppo, la nascita dell'Europa economica, politica e aggiungerei anche culturale, i cambiamenti strutturali del nostro Paese per non restare fuori dai processi di sviluppo e di benessere e dalle trasformazioni, che inevitabilmente metteranno a dura prova la nostra piccola Regione, costretta suo malgrado a competere sugli scenari internazionali con la forza del suo popolo, con la sua cultura, con la sua storia e con la sua esperienza per il futuro, le sue risorse naturali ed economiche, oltre che finanziarie, per affrontare questi cambiamenti e non subirli. Scenari di cambiamento così epocali che, pur con l'aiuto della più fervida immaginazione, non possiamo che tiepidamente descrivere...un po' come fecero alla fine del secolo scorso i nostri nonni - alla fine dell'ottocento e quindi all'inizio del novecento - immaginando il novecento e le risoluzioni che gli si aprivano di fronte, che descrivevano un nuovo secolo fatto di innovazioni, di scoperte, di sviluppo epocale e che proiettavano il nuovo e il vecchio continente verso mete inimmaginabili. Si sviluppavano nuovi e rivoluzionari processi produttivi, si scoprivano nuove energie e nuovi sistemi di trasporto e di comunicazione. Si delineavano nuove realtà politiche e nuovi confini. Ebbene anche in quello scorcio di fine secolo si contrastavano due linee di pensiero rispetto al futuro: la prima, per chi viveva alla fine dell'ottocento, con preoccupazione rispetto a nuove e mutate condizioni di sviluppo e di incertezza insita nei cambiamenti, che mettevano in discussione lo status quo, magari considerando già buono il proprio essere; la seconda per chi invece nel nuovo secolo intravedeva sfide vincibili, nuove opportunità, nuovi scenari di benessere e di sicurezza e disegnava nuovi processi di sviluppo. Al di là delle due correnti di pensiero, nessuno poteva immaginare quello che successe veramente: lo scoppio di due conflitti mondiali, l'avvento di crisi economiche disastrose come quella del '29, che misero in ginocchio interi sistemi economici e finanziari, ma anche sviluppi incredibili, in poco meno di 70 anni si passò dal cavallo alla luna e in campo economico si costruirono vere potenze finanziarie per non parlare della progressione del benessere e delle scoperte nel campo della medicina. In questi ultimi cento anni l'uomo è progredito come non aveva mai fatto nei millenni precedenti e per questo solo motivo la globalizzazione della comunicazione e dei mercati, i nuovi sistemi di trasmissione delle informazioni, di trasporto degli uomini e delle merci hanno generato volani virtuosi che hanno alimentato nuove scoperte e nuovi processi di sviluppo e di benessere, almeno per una parte del mondo, purtroppo, così come dimostrarono tutti i dati di economia di quel secolo, che hanno visto la ricchezza e il benessere del mondo occidentale al quale noi apparteniamo crescere in maniera esponenziale. Su una cosa possiamo essere d'accordo: il futuro sarà incerto, ma più evolutivo e più rapido del passato, con vecchie economie che verranno spazzate via dalle nuove e più competitive realtà più efficienti, più evolute sotto l'aspetto dei processi decisionali e strategici e meglio inserite nei contesti globali dello sviluppo.

Chiedo scusa per questa introduzione, dissi nel 1999, di grande respiro, ma credo sia opportuno rendersi conto che nel discutere tale bilancio non si può più aprire il confronto fra chi difende la Valle d'Aosta e chi invece per chissà quale motivo dovrebbe attaccarla. Quello che è più sorprendente è che questo bilancio, a parte alcune scelte di fondo - vedi il sostegno all'agricoltura, peraltro condiviso in quanto valorizzazione delle nostre risorse agricole e culturali in un contesto di gestione turistico-commerciale e di altre in tema di decentramento di risorse agli enti locali -, nel complesso si discosta anche da quello che questa Giunta aveva dichiarato nel suo programma di insediamento. Ricordo che in quel momento governava una Giunta autonomista progressista di sinistra. Un programma ricco di spunti di rilancio economico e produttivo, di consapevolezza del ruolo determinante della Regione nella gestione della nostra autonomia come strumento di forte carica e capacità innovativa, per essere maggiormente competitivi nell'attuale contesto economico, politico ed internazionale. È sufficiente partire da una considerazione di fondo per comprendere il dramma che questo bilancio ci prospetta: le nostre risorse oggi in termini di entrate vere, al netto della contabilità speciale e delle partite di giro, ammonta a circa 1.740.000.000. Ciò è determinato dall'incasso dei 9/10 delle imposte, tasse pagate dai valdostani che giustamente rimangono ai valdostani, anche se prima o poi qualcuno il conto delle spese di servizio sovraregionale, come la rappresentanza estera, la difesa internazionale, l'ordine pubblico interno allo Stato, il debito pubblico e il ruolo dell'INPS prima o poi ce lo presenterà. Non è importante che ce lo chieda l'Italia, che in futuro speriamo possa essere federata, ma anche l'Europa stessa, che non mi pare sia propensa a concedere sconti sulle motivazioni del passato, perché saremo in un'Europa delle Regioni con tante altre Regioni, ma anche in quella degli Stati, dove governerà la finanza e meno la politica, in un'Europa di 280.000.000 di europei e noi una piccola regione di 100.000 abitanti. Chiedo scusa ai colleghi per questa introduzione, ma era per noi importante presentarci con la condivisione di uno scenario che non è che fossimo preveggenti per averlo descritto, ma perché ci era chiaro allora come oggi che i processi e i cambiamenti mettono a dura prova lo status quo delle persone.

Ho sentito da molti colleghi le analisi dello scenario che contraddistingue questo nostro momento, chiaramente uno scenario condiviso da tutti gli amministratori, da tutti i cittadini e dal popolo. Siamo chiamati ad approvare con le nostre decisioni le scelte economiche e finanziarie che tale Regione può mettere in campo per gestire questo momento di trasformazione epocale. Qualcuno ha evidenziato in apertura di questo Consiglio - Chatrian, Carmela Fontana ed altri - con onestà intellettuale preoccupazioni e criticità sulle decisioni politiche che la maggioranza ha preso. Voglio dire a loro che ho ascoltato con grande attenzione, perché non è questo il momento delle certezze assolute, ma è quello dell'ascolto, quello di capire, rispetto alle decisioni che noi, come maggioranza, abbiamo preso, quali possono essere i miglioramenti che si possono apportare. Ho sentito parlare della necessità assoluta di alcuni aspetti che vorrei con voi condividere: la riorganizzazione del sistema pubblico-amministrativo e la riorganizzazione dei processi nei modi e nei tempi della pubblica amministrazione. Credo che questo sia un obiettivo pienamente condiviso, perché è consapevolezza di tutti che oggi non possiamo affrontare le sfide del domani, il rilancio della nostra piccola e debole autonomia economica se non procediamo immediatamente sui fattori chiave che possono predisporre quel processo di rilancio della nostra economia, che stagna come quella italiana ed europea. In un contesto in cui dobbiamo attraversare questo guado di crisi quello che facciamo oggi serve non per creare un'immediata economia positiva, perché questa è un'illusione che possono avere solo quelli che non conoscono gli scenari che si stanno sviluppando in tali ore, ma per creare le condizioni affinché, nel momento in cui questa economia ritrova il suo assetto di crescita, la Valle d'Aosta sia agganciata in pieno a tali scenari di sviluppo. Aggiungo: magari approfittando di questa crisi per fare quello che fanno le aziende quando vanno in crisi, ossia si ristrutturano, reinvestono nei loro processi produttivi, nella loro qualità e rilanciano la loro capacità di stare sul mercato. Noi abbiamo come comunità la necessità di cogliere questa opportunità, quindi l'invito che anche dall'opposizione arrivava credo che dalla maggioranza non possa che essere condiviso. Certo i numeri del bilancio non lo dimostrano, ma è in atto un forte dimagrimento del pubblico impiego. Quando sento parlare di critica al fatto che si operano delle scelte, per cui quelli che erano considerati dei dipendenti precari della Regione vengono invece convertiti al mercato e agli investimenti, quindi alla creazione del valore assoluto...credo che questo sia uno dei passi più significativi non solo per l'operazione in sé, ma per l'induzione culturale che tale processo può portare alla nostra comunità. Qualcuno dei miei colleghi - credo La Torre - parlava di un'oggettiva difficoltà che dobbiamo affrontare con la nostra comunità: quella di far assumere a questa Amministrazione il ruolo propulsivo e non il ruolo assistenzialistico. Intanto bisogna essere corretti, è chiaro che noi il ruolo assistenzialistico non ce lo possiamo più permettere; non è che non lo facciamo perché siamo diventati brutti e cattivi: non lo facciamo perché abbiamo capito che mantenere il ruolo di madre di ogni problema dei valdostani alla Regione significa caricare lei e soprattutto il suo bilancio di costi che oggi non sono sostenibili.

Questa notte la Merkel e Sarkozy si sono incontrati, hanno deciso alcune cose che accadranno alla luce della modifica dei trattati per il mese di aprile e questo avrà dei riflessi che fanno dire al Premier Monti oggi che quella manovra che abbiamo da poche ore acquisito verrà ancora implementata di circa 1.000.000.000 di euro per quanto riguarda le Regioni. Quando si parla di queste cifre, l'impatto per noi è fra 30 e 50.000.000 di euro, che dovranno impattare in diminuzione sui prossimi bilanci. La sfida è cercare, in presenza di diminuzioni di entrate, ma soprattutto in un momento di crisi, nell'impossibilità di spendere, perché il Patto di stabilità è quella cosa allucinante che l'Europa si è data e che spero prima o poi venga affrontato, altrimenti, poiché il Patto di stabilità impedisce alle Regioni e alle comunità virtuose di spendere gli avanzi di amministrazione per favorire la crescita dell'economia, faremmo pochissima strada. Abbiamo Comuni che vorrebbero investire sul loro territorio, ma alcuni investimenti vengono considerati spese correnti e non si possono fare, abbiamo avanzi di amministrazione anche in questo bilancio determinati sui vincoli di impossibilità di investimento, perché si confondono investimenti con spese correnti e avanti di questo passo. È evidente che, nel momento in cui si restringono le risorse e si impongono paletti, diventa un'opera straordinaria cercare di ottenere quello che anche le opposizioni stamani dicevano: il mantenimento di un benessere di una comunità creatosi in questi 40 anni rispetto alle sfide globali che ci aspettano.

Abbiamo sentito riflettere sullo sblocco delle risorse impegnate, ma non utilizzate, sulle valorizzazioni degli immobili con politiche ecosostenibili, sul risparmio energetico, sul ruolo delle partecipate, sulle procedure di affidamento che qualcuno dice che, anziché essere delle semplificazioni, in realtà sono una mano libera a chi governa, in un'incoerenza che anch'io ho colto e mi pare di capire difficilmente giustificabili. Si dice che si può fare di più per quanto riguarda la riduzione dell'IRAP, perché se l'hanno altri, lo possiamo fare anche noi dimenticando che, per quanto riguarda le misure anticrisi, abbiamo fatto molto di più su altri versanti come quello della famiglia, la sospensione dei mutui Finaosta, che sono soldi che la Regione ha prestato ai cittadini e che ha per tre anni sospeso la restituzione per permettere alla famiglia di affrontare questo momento di crisi con serenità; lo stesso ha fatto per le imprese, riducendo ad una le due rate che era dopo tre anni possibile restituire. Abbiamo mantenuto uno sconto sull'IRAP, si sono fatte cose concrete per mantenere le risorse nelle tasche delle imprese e dei cittadini per aiutarli a guadare questo percorso, che è un percorso difficile. Anche qui ho sentito strumentale il ragionamento: "si può fare di più". Certo che si può fare di più, ma partendo da 110.000.000 di meno...diventa difficile fare di più se hai di meno da spendere! Si sono dovute fare delle scelte, certamente abbiamo scelto di mantenere tre settori importanti come quello della scuola, è una scelta. Sappiamo che abbiamo una scuola molto costosa; una scuola che, tra l'altro, in queste settimane è stata radiografata dai sistemi di valutazione Pisa INVALSI. Abbiamo scoperto che i nostri alunni hanno una preparazione più alta del resto dell'Italia, ma ricevono una valutazione più bassa, ossia prendono voti più bassi, ma sono più preparati degli altri per quanto riguarda le scuole primarie e secondarie. Questo ci conforta perché sappiamo che in altre parti d'Italia nel dare i voti sono più larghi, ma quello che ci interessa è che la preparazione dei nostri giovani sia coerente con le prospettive di futuro.

Abbiamo fatto la scelta politica di mantenere un costosissimo sistema sanitario e di assistenza sociale, da una parte perché riteniamo che sia abbastanza normale che in un territorio di montagna, se si vuole fare del turismo, si devono garantire anche dei servizi di assistenza sanitaria a chi decide di venire in questa regione, ma anche per mantenere un livello generalmente accettato come buono dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Questo non significa che non ci siano ampi spazi di miglioramento nel nostro sistema, perché, quando ieri Giuseppe Cerise ci ha fatto notare che con un certificato medico ad Ivrea in cinque giorni possiamo fare un esame, mentre in Valle d'Aosta ci vogliono cinque mesi, anche l'Assessore ha dovuto prendere atto che ci sono dei processi di riorganizzazione doverosi da effettuare. In questo senso va la scelta che ha fatto l'amministrazione sanitaria di una profonda riorganizzazione del sistema sanitario sia per quanto riguarda il pubblico impiego, sia per quanto riguarda il rapporto con gli utenti e con la qualità espressa. Sappiamo però che la qualità del servizio sanitario è ritenuta buona, certo per le eccellenze uno si rivolge da altre parti, perché una piccola comunità come la nostra, anche spendendo molto, fa fatica ad attirare i grandi luminari della medicina e questo diventa più difficile, però è stata fatta una scelta politica per quanto riguarda il mantenere, lo sviluppare e il modificare quello che riteniamo possa essere modificato pur mantenendo investimenti molto importanti.

Abbiamo fatto una scelta di risorse per gli enti locali, stamani La Torre ha ricordato come da una parte lo scenario dei costi ci impone una necessaria riorganizzazione soprattutto delle piccole comunità, che hanno dei numeri molto bassi da rendere ingiustificate delle strutture amministrative. Mi ha fatto piacere sentire in commissione una chiara consapevolezza del CELVA, che in queste ore sta producendo un piano di riorganizzazione interna che va nella direzione auspicata dalla maggioranza - e che spero anche questo Consiglio possa confermare - della riorganizzazione dei Comuni al di sotto dei 1.000 abitanti, con processi di cooperazione dei servizi attraverso un migliore utilizzo delle obsolete Comunità montane, che devono invece diventare i centri di servizio cooperativo per quanto riguarda i Comuni che non hanno sufficienti numeri per giustificare costi amministrativi ormai insostenibili. Non credo che arriveremo al potestà del Comune, unico Sindaco e rappresentante, ma dobbiamo arrivare certamente ad un'amministrazione che governa le piccole località, che trova nel Consorzio dei servizi le risposte efficaci, trasparenti ed economicamente valide alle richieste dei cittadini.

Per quanto riguarda lo sviluppo, abbiamo due grandi filoni su cui stiamo lavorando: uno è quello della nostra industria primaria, ossia il turismo. Sul turismo stiamo facendo fatica, perché stanno facendo fatica i turisti a venire a fare turismo. Sappiamo che le condizioni meteorologiche di montagna sono devastanti per quanto riguarda la stagione: quella estiva è stata fortemente condizionata dal fatto che non è stata tutta di sole...così come sarà - lo è già - inevitabilmente condizionata la stagione invernale per l'assenza della neve...ma questo coinvolge tutti quelli che fanno e vendono turismo, quindi anche i nostri competitor. In tale contesto abbiamo il dovere di rilanciare e in queste ultime settimane si è messo in moto un processo di rilancio del nostro marketing turistico, di riorganizzazione del nostro prodotto turistico, che oggi non vede più le singole comunità proporsi al mercato globale, ma vede il consorzio di prodotto e il pacchetto completo della Valle d'Aosta come punto di riferimento e come meta, quindi può vedere il turista fare quattro giorni distribuiti in tale modo: due a Cervinia, due in una comunità minore, o uno in un processo culturale, o uno in un processo di benessere e di relax, quindi una trasformazione del nostro prodotto. Abbiamo mantenuto gli investimenti per permettere all'Assessore Marguerettaz di ottimizzare le risorse della nostra industria primaria, partendo da un presupposto condivisibile che la Regione deve fare la regia, ma i protagonisti di questo processo di cambiamento devono poter rimanere gli imprenditori del turismo, a cui è stata data una forte attenzione peraltro riconosciuta.

Per quanto riguarda la tassa di soggiorno, ho ascoltato le preoccupazioni e le critiche rispetto a questa scelta. Ricordo che la Regione non ha deciso di mettere la tassa di soggiorno ai Comuni: ha preso atto dell'esistenza di una legge nazionale che prevede la possibilità per i Comuni di applicarla, in modo particolare quelli con dei costi impattanti derivanti dalla presenza dei turisti. Vorrei quindi ulteriormente rasserenare gli albergatori dicendo che i Comuni che decideranno di mettere questa tassa - se lo faranno, perché la Regione non lo ha imposto, lo ha reso possibile con una norma di grande liberalità - potranno farlo nella misura in cui ragioneranno che sul loro comune la presenza di migliaia di turisti impatta sulla raccolta dei rifiuti, sullo sgombero della neve, sulla riqualificazione della proposta turistica, sulle manifestazioni, sulla promozione e sul marketing. Qualcuno si preoccupava del fatto che ci potessero essere tassazioni diverse, voglio ricordare che esse ci potranno essere, perché i Comuni sono diversi: ce ne sono alcuni che lavorano più sulla naturalità, sui parchi nazionali; ce ne sono altri che lavorano su un turismo più urbano, legato allo sci, al divertimento, al turismo congressuale e più legato all'economia. Credo quindi che in questo senso siano stati intelligenti gli investimenti sugli impianti a fune, sulle attività alberghiere, turistiche, commerciali, il mantenimento delle leggi che permettono l'apertura di nuove iniziative con investimenti importanti anche da parte delle risorse pubbliche.

Per quanto riguarda il grande settore dell'economia più industriale e della produzione, oggi assistiamo a due velocità: abbiamo una grande industria dell'acciaio che cerca di sopravvivere nel mercato della competizione globale e abbiamo una trasformazione importante, che deve essere ulteriormente - a mio avviso, questo bilancio lo fa - implementata per quanto concerne la ricerca di nuovi processi produttivi, legati alle attività tecnologiche e ancora di più alle attività di ricerca di sviluppo tecnologico legato alla produttività e in particolare anche al contesto ambientale in cui noi ci troviamo. Abbiamo mantenuto i fidi a garanzia per le imprese, abbiamo fatto un lavoro enorme sull'economia, in un momento come questo è vero che poche Regioni se lo possono permettere, ma è anche vero che non era scontato che così fosse e con quelle risorse, sempre meno, che abbiamo a disposizione abbiamo voluto mandare un segnale preciso di investimento nell'economia, favorendo, da una parte, i bassi tassi di interesse in presenza delle nostre partecipate finanziarie e, dall'altra, il concreto investimento a fondo perso dei denari dell'amministrazione pubblica.

C'è ancora tantissimo da fare, abbiamo parlato dei trasporti, dell'agricoltura, del ruolo straordinario che ha l'agricoltura per quanto riguarda la filiera del turismo e Prola ha fatto un riferimento specifico ad un cambio culturale dei nostri imprenditori agricoli. Vedo bene le politiche che favoriscono la nascita delle imprese giovani, il loro potenziamento e il loro ricambio generazionale, il loro accorpamento dimensionale per affrontare i mercati, ma soprattutto una nuova coscienza della qualità della produzione dei prodotti. Si passa da un puro atteggiamento di assistenzialismo passivo ad una condivisa comprensione che le risorse regionali difficilmente dirottabili in quel settore possono essere dirottate solo se si va a creare economia e valore. Lo dicono i giovani agricoltori che chi ha voglia di tirarsi su le maniche, chi non ambisce al concorso pubblico regionale, chi si mette in discussione sul mercato dell'agricoltura nella filiera di produzione di prodotti di alta qualità e specifici della nostra Valle degli spiragli ce li ha. Certezze non ne ha nessuno, neanche quelli del Parmigiano Reggiano, quindi accettare sfide in quei settori già martoriati dalla concorrenza internazionale diventa un fattore di sviluppo importante per la tipicità del nostro prodotto e della nostra filiera agroalimentare.

Potrei dire ancora tantissime cose a supporto di questo bilancio, potrei anche riprendere le preoccupazioni dette dai colleghi, ma oggi sono contento che da tutti i banchi della maggioranza, ma anche dell'opposizione ci sia una ritrovata o una nuova coscienza: quella della competizione. Abbiamo un compito importante come politici: quello di indurre le grandi scelte strategiche di questa comunità; certo, se ci fermiamo alla lettura di tale bilancio, possiamo ancora vedere delle criticità su cui stiamo, a mio avviso, lavorando, ma dobbiamo ancora di più mandare un messaggio chiaro al nostro territorio. Questa sfida la si vince se la si gioca insieme, se si riesce a fare comunità e sistema in termini sì istituzionali - l'autonomia, il nostro passato, la nostra cultura e la nostra particolarità linguistica -, ma dando a queste radici una struttura, un impianto di comunità coesa sulle grandi scelte.

Quando parliamo degli investimenti che questa maggioranza sta facendo sulle grandi opere, da una parte possiamo apprezzare che ci siano scelte che valorizzino la nostra università e il nostro campus universitario, così come non possiamo non rilevare la qualità delle scelte che l'università, su input politico, ha dato ai suoi corsi di formazione, alla sinergia dei suoi corsi con l'attività imprenditoriale. Va dato merito all'Assessore Laurent Viérin di avere dato una coscienza a questa scuola, è evidente che possiamo fare ancora tantissimo, con l'Assessore Viérin ci confrontiamo sovente, perché riteniamo - in maggioranza tutti - strategico il ruolo della formazione dei nostri ragazzi, non solo quella apprezzata dal sistema di valutazione, ma soprattutto quella che oggi vede implicata la nostra università. Certo, se i nostri ragazzi vanno a fare l'Università fuori, forse per noi è meglio, ma è vero che con il campus possiamo attrarre le giovani risorse che da altre regioni e da altri stati possono venire in questa regione. Non immagino la nostra università per i valdostani, non sono innamorato dell'idea che i valdostani studino in Valle d'Aosta, sto vedendo che le più belle esperienze di formazione i valdostani le fanno quando vanno a studiare fuori, ma credo che la nostra università possa accettare la sfida di diventare polo di eccellenza anche attraverso l'investimento strutturale che stiamo facendo sul campus per le generazioni che sono fuori da questo contesto e che possono venire qui a provare esperienze nuove.

Concludo dicendo che io ho una fiducia radicata in questa maggioranza e nel ruolo che il nostro partito può fare al suo interno; questa maggioranza si è costruita nella crisi, abbiamo iniziato questa legislatura con i segnali di una crisi e con un responso elettorale che dava un messaggio importante, per la prima volta dopo tanti anni cambiava l'asse politico da centro-sinistra a governo di centro. Il Popolo della libertà fin dal suo insediamento nel 2008 diede fiducia e sostegno anche dai banchi dell'opposizione a quella maggioranza, con la quale abbiamo condiviso un percorso per le europee, il Comune di Aosta e poi il programma di legislatura che vedeva la crisi come protagonista del nostro impegno politico. Siamo convinti che questa alleanza abbia i numeri, e ne servono tanti, perché, quando bisogna fare scelte difficili, i numeri non bastano mai, lo abbiamo visto nel primo scorcio di legislatura. Questo è un bilancio che inizia a fare delle scelte importanti, credo che vada riconosciuto tale sforzo: vada riconosciuto che la crisi si può combattere accettando la sfida e si può accettare questa sfida solo se si fa squadra e sistema; noi in questo crediamo.

Si dà atto che, dalle ore 11,16, riassume la presidenza il Presidente Alberto Cerise.

Presidente - La parola alla Consigliera Patrizia Morelli.

Morelli (ALPE) - Merci M. le Président.

È vero, lo dicevano bene i colleghi Chatrian e Lattanzi, questo è il momento dell'assunzione di responsabilità. Credo che quest'anno più che mai dobbiamo tutti più del solito dare il nostro contributo in tale Consiglio e nella società. Se il decreto "salva-Italia" del "Governo Monti" non risponde pienamente alle attese - scelte non sufficientemente coraggiose per alcuni, insufficiente equità per altri -, di certo ha segnato una svolta importante nello stile e nel metodo e questo non è poco. Una svolta salutare, che costituisce finalmente un elemento di arresto in una discesa verso l'abisso che ci sembrava non avere più fine.

Premetto che il mio intervento sarà circoscritto all'area della sanità e vorrei iniziarlo citando due affermazioni: la prima è del Presidente Rollandin - noto che però manca l'Assessore alla sanità, me ne dispiaccio, spero che rientri - che, riferendosi al bilancio, ha detto: "siamo riusciti ad operare delle scelte precise: quelle di mantenere invariati i livelli di assistenza sanitaria"; la seconda è dell'Assessore Lanièce, che, in occasione dell'inaugurazione della struttura prefabbricata adibita a punto prelievi, ha affermato: "la realizzazione del nuovo fabbricato vuole essere la risposta più rapida e degna alle esigenze del territorio e dell'ospedale e che sicuramente garantirà gli alti livelli di eccellenza che da sempre caratterizzano la sanità valdostana".

Queste affermazioni contengono due concetti significativi attorno a cui ruoterà il mio intervento: da una parte, si parla di mantenere invariato l'alto livello di spesa sanitaria regionale, se i miei conti sono corretti, la spesa corrente pro capite ammonta a 2.210 euro, in Italia c'è solo la Provincia di Bolzano che spende di più, ad eccezione del Lazio e del Molise tutte le altre Regioni e la Provincia di Trento si attestano al di sotto dei 2.000 euro di spesa pro capite. Si conferma dal punto di vista finanziario una grande attenzione da parte della Giunta regionale alla sanità, che occupa nel bilancio il 20 percento della spesa, 282.000.000, che costituiscono un dato preciso e misurabile.

Sull'altro versante si evoca il concetto di eccellenza, un concetto che torna spesso nei discorsi dell'Assessore Lanièce in riferimento alla sanità e che può costituire un dato ugualmente preciso e misurabile quando si utilizzano gli indicatori opportuni. Indicatori che nel caso della sanità valdostana potrebbero rivelare singole situazioni esemplari, ma che per un'analisi generale non potrebbero prescindere dal contenuto di una notizia comparsa il 24 ottobre scorso, a cui i media hanno dato scarsissima rilevanza, ma che, a nostro avviso, è sintomo di gravi criticità: mi riferisco al fatto che la Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario ha evidenziato che fra aprile 2009 e settembre 2011 in Italia si sono registrati

470 casi di presunta malasanità, di cui 329 con conseguenze mortali. In Valle d'Aosta i presunti casi di malasanità sono risultati essere dieci, di cui ben nove conclusisi con la morte del paziente. Sui dieci totali sei sarebbero da imputare ad errori medici e quattro a carenze strutturali e a disservizi. Sono dati impressionanti se rapportati alla popolazione della nostra regione: circa 128.000 abitanti. Il Piemonte con i suoi 4.500.000 di abitanti registra nove casi presunti, il Trentino con 1.037.000 abitanti ne conta uno solo. Sono dati che devono farci riflettere e che fanno sorgere alcuni interrogativi: come si conciliano il livello alto di spesa e la convinzione manifesta di eccellenza con dati così crudi e allarmanti? Vi è rispondenza fra spesa e qualità della sanità valdostana? La qualità della sanità dipende dalla spesa? È sufficiente spendere tanti soldi per garantire ai cittadini una qualità eccellente? Da un lato, la spesa dovrebbe rispecchiare la diversità dei bisogni e della richiesta di cure; dall'altro, esprimere la quantità di risorse impiegate per migliorare la salute delle persone. Vi deve quindi essere un nesso di casualità diretta tra bisogni sanitari e spesa e tra spesa e qualità dei servizi; una ricerca del Formez PA, il Centro servizi per l'ammodernamento della pubblica amministrazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, giunge a conclusioni illuminanti: in alcune delle regioni italiane la spesa sanitaria non sembra essere correlata ai reali bisogni di salute dei cittadini, piuttosto all'offerta di servizi. Mi viene da pensare alla dotazione impressionante in mezzi tecnologici e in unità di personale di certe strutture complesse del nostro ospedale, mi chiedo in quale misura la spesa che ne deriva sia rispondente e commisurata ai bisogni reali dei cittadini e quanto corrisponda invece alle ambizioni professionali dei singoli dirigenti. Ambizioni che possono anche essere fruttuose per tutti, ma che vanno calibrate in funzione di un disegno strategico generale, perché non devono andare a scapito di altre situazioni e mi collego a quanto sottolineava ieri il collega Cerise in rifermento all'oculistica, relegata in quattro stanzette congestionate senza un posto letto, con liste di attesa di 360 giorni, mi sembra una situazione esemplarmente negativa.

Lo stesso studio prosegue affermando che maggiori livelli di spesa non producono necessariamente servizi elevati, efficaci e appropriati e neppure migliore salute e conseguentemente classifica le Regioni in tre gruppi: le Regioni coerenti in cui c'è proporzionalità fra i livelli di salute e la spesa, le Regioni incoerenti dove questo non avviene, le Regioni parzialmente incoerenti. La Valle d'Aosta è fra le incoerenti poiché con un indicatore di spesa che corrisponde a 100 inteso come valore massimo presenta un esito in salute di appena 48. È vero, siamo una regione di montagna con pochi abitanti, con la necessità di garantire un sistema sanitario completo e non possiamo reggere il confronto con la Lombardia, che, a fronte di una spesa di 25, proporzionalmente un quarto della nostra, ha un esito in salute pari a 60, o con la Toscana che con 50 di spesa ha un indicatore pari a 88. Possiamo però confrontarci con la Provincia di Trento, che, a fronte di una spesa di 100 pari alla nostra, ha un indicatore di 98, il doppio del nostro, o con Bolzano che con 100 di spesa ha 90 in salute. Perché sono la qualità, l'efficacia e l'efficienza dei servizi che hanno un impatto sulla salute della popolazione, mentre la spesa è una variabile che rimanda alla capacità di governo, alla governance. Se finora ci si è potuti permettere il lusso di non soffermarsi troppo sulla rispondenza fra spesa e qualità della salute, se si è pensato che una spesa elevata fosse sinonimo di eccellenza, i tempi sono cambiati. A 100 di spesa deve possibilmente corrispondere 100 di qualità in termini di competenza del personale, di strutture e di spazi, di gestione e di organizzazione dei servizi. Sarà necessaria una politica di rigore e in fin dei conti ben venga, perché non è stata adottata finora. È sufficiente parlare con amici medici o con coordinatrici di reparto, quelle che un tempo erano chiamate le caposala, per averne conferma. Non c'è mai stata in tempi recenti una vera necessità di contenere gli sprechi, di prestare attenzione alla spesa farmaceutica, alla spesa per i presidi, ad una riorganizzazione del personale rigorosa ed equa, sulla base di esigenze verificate e non di concessioni particolari e personali. Come si vede dal sito USL, su un versante abbiamo costi elevatissimi per le prestazioni a favore dell'azienda da parte di alcuni dirigenti medici, che arrivano ad avere compensi che superano i 200.000 euro annui, senza contare eventuali attività private e, dall'altra, si taglia sulle ore degli operatori socio-sanitari e non si pagano gli straordinari alle infermiere.

Ieri la collega Fontana ha sollevato il problema del possibile deficit di bilancio dell'USL, che non è stato confermato dall'Assessore, ma neanche smentito, ha detto: "in attesa della primavera". È un elemento che ci fa dubitare dell'efficienza e dell'efficacia delle scelte della dirigenza, forse si è esagerato con l'assunzione di personale precario che nella nostra sanità incide per il 25 percento contro il 7 percento del valore italiano e incide per il 15 percento in più sui costi. Un infermiere di obiettivo lavoro costa circa 400 euro in più al mese di un infermiere a tempo indeterminato, sono stime dei sindacati che credo si intendano di trattamenti salariali. Nonostante la modifica recente dell'atto aziendale, rimangono ben nove strutture complesse nell'area tecnico-amministrativa dell'USL con addirittura due strutture per il personale, la Regione ne ha una sola. L'Assessore ha annunciato che si provvederà ad ulteriori modifiche, viene da chiedersi perché non siano già state fatte contestualmente all'atto approvato a fine agosto. Non intendiamo dire che tutto va male, ben lungi; siamo pronti a riconoscere molti punti di forza a partire dalla qualità di buona parte del personale, alla pulizia delle camere di degenza, ma la comunità valdostana non può più accontentarsi di un mantenimento dei livelli di spesa e di un giudizio di eccellenza che pecca troppo di autoreferenzialità. "Di Dio ci fidiamo, tutti gli altri portino dati" diceva Walter Deming, precursore della qualità totale e di dati, di valutazioni terze ha bisogno la nostra sanità regionale, della capacità e della volontà di mettere a nudo le criticità per capire dove e come si deve migliorare. Le restrizioni finanziarie e una consapevolezza nuova ce lo impongono, copiamo da chi è più performante, confrontiamoci, apriamo il dibattito a tutti gli attori in modo serio e partecipato, invece di ignorare componenti importanti, come è stato fatto con le organizzazioni sindacali sull'atto aziendale.

Non temiamo di metterci alla prova, la scuola valdostana lo ha fatto, lo ricordava Lattanzi, anche a costo di affrontare qualche delusione; "la valutazione OCSE Pisa ha rivelato un sistema scolastico semplicemente accettabile, non eccellente" sono parole dell'esperto OCSE, che è intervenuto alla presentazione dei risultati, i quali forse hanno lasciato un po' di amaro in bocca, ma almeno ora si conosce il valore reale da cui partire per migliorare. Si abbia l'onestà intellettuale di fare lo stesso per la sanità, riorganizzando il settore, gettando le basi per affrontare il futuro ora che le risorse sono ancora disponibili, avviando un piano serio di stabilizzazione del personale attraverso concorsi pubblici che premino la competenza, operando per la territorializzazione, la domiciliazione dei servizi, invece di andare ad accentrare i servizi territoriali esistenti come è successo per il "118", valorizzando e stimolando il lavoro dei medici di medicina generale, ma anche del personale infermieristico sul territorio, per diminuire il ricorso eccessivo all'ospedalizzazione - l'osservatorio ci ha dato conferma con i suoi dati -, che rappresenta un costo destinato a diventare insostenibile anche per effetto dell'invecchiamento della popolazione. È una sfida di cui questo Governo regionale non sembra essere pienamente cosciente, ancora troppo teso all'autocompiacimento e ad un'incessante opera di inaugurazione di reparti, camere di degenza, camper, prefabbricati, che, vista la scelta sciagurata di ampliamento e ristrutturazione dell'Ospedale Parini, durerà ancora per anni, fornendo occasioni propagandistiche ad iosa e moltiplicando all'infinito la spesa e i disagi per i pazienti. Ho riscontri gravi che la invito a verificare, Assessore, su un numero crescente di infezioni post-operatorie e i lavori appena ultimati del pronto soccorso già rilevano pecche e difetti grossi di esecuzione. Credo che ben altro si aspettino e si meritino i cittadini valdostani, forse è il momento di avviare una profonda e radicale riflessione, a cui noi siamo disponibili a prendere parte in modo costruttivo, che porti ad una riorganizzazione del settore partendo da una ricognizione attenta della realtà e andando ad elaborare nuove strategie più modeste forse, ma più rigorose e crediamo più performanti.

Presidente - La parola al Consigliere Salzone.

Salzone (SA-UdC-VdA) - Grazie Presidente.

Nell'introdurre il mio intervento, voglio ringraziare il Presidente Rosset per aver saputo armonizzare i lavori della II Commissione, che ha visto un'ampia passerella di tutte le categorie sociali e imprenditoriali dando il loro importante contributo. Ringrazio anche i colleghi della commissione, in particolare il Vicepresidente Chatrian, che ci ha dato sovente alcune delle sue suggestioni, le quali hanno consentito di aprire un dibattito sereno.

Prima di addentrarci nel cuore della discussione relativa ai documenti contabili del bilancio 2012-2014 e la relativa finanziaria, vale la pena calarci nella drammatica situazione di grave crisi che investe tutto il mondo industrializzato, in particolar modo l'Europa, dove l'Italia, a causa della voragine prodotta dal debito pubblico, rischia di coinvolgere tutta l'area dell'euro. È un'analisi che stiamo facendo tutti, ma - consentitemelo - con sensibilità e consapevolezza diverse, almeno mi pare. Che il nostro Paese stia passando da una fase seria di crisi economica ad una fase di recessione è ormai assodato e, quando uno Stato entra in recessione, è scontato che i fondamentali indicatori del processo economico segnino il passo. Le imprese, per la maggior parte in difficoltà, ricevono sempre meno ordini, il fatturato si contrae, le ore lavorate diminuiscono e così si bloccano gli investimenti e il prodotto interno lordo si riduce. La conseguenza di tutto ciò è che cominciamo ad arrivare ai fallimenti, ma non solo, aumentano i disoccupati e i contributi a chi ha perso il lavoro o a chi lo mantiene solo perché è in cassa integrazione. È esattamente quello che è successo in Italia a partire da quel maledetto 15 settembre 2008, quando il fallimento della Lehman Brothers ha rivelato a tutti che la crisi era una cosa seria. Una crisi che parte da lontano, quindi non da un Paese qualunque, ma proprio dagli Stati Uniti, che rappresentano il traino dell'economia mondiale. Nonostante ciò, molti analisti, economisti nostrani e non hanno alimentato speranze di una ripresa già nel 2010, quando nei principali Paesi avanzati il prodotto interno lordo ha ricominciato a dare segni di vita e a risalire lentamente dal tonfo del 2009. Ora l'illusione di una ripresa purtroppo si sta spegnendo del tutto, in particolare dopo la falsa partenza del 2010-2011 e a suo posto si fa strada l'incubo di una doppia recessione. Oggi l'Italia è in una situazione pesantissima, i segni della recessione ci sono tutti a partire dall'esplosione delle ore di cassa integrazione, ma vedi anche la chiusura di fabbriche come Termini Imerese. Che dire poi degli innumerevoli esercizi che chiudono o dei molteplici fallimenti che stanno avvenendo? Se a tutto questo si aggiunge che la riduzione della base produttiva diventa sempre più cronica, i motivi di preoccupazione, in assenza di provvedimenti strutturali capaci di dare fiducia, diventano allarmanti. Certo, la speculazione finanziaria nasconde molto probabilmente fattori oggi ancora poco chiari perfino agli osservatori economici più accreditati, ma è evidente che il declassamento delle società di rating è legato al peggioramento delle prospettive di crescita dell'Italia, che rendono più difficile la correzione dei conti pubblici.

Il contesto internazionale non è certo favorevole quindi e perfino l'asse franco-tedesco comincia a dare segnali di cedimento. Gli Stati Uniti d'Europa sono solo un miraggio, la Banca centrale europea pare sommersa da vincoli e veti che impediscono il salvataggio dell'euro. Abbiamo l'impressione che fattori egoistici e poco lungimiranti esterni prevalgano rispetto a provvedimenti razionali, necessari per salvare la moneta unica e in questo caso ci riferiamo alle ottuse posizioni manifestate dalla Cancelliera Merkel. Lo diciamo perché siamo ben consci che le misure confezionate, cariche di grandi sacrifici, prospettate dal nostro Governo all'Unione europea sono tali da garantire che l'Italia farà la sua parte, ma il caos europeo non è certo circoscritto a pochi Paesi e sarebbe meglio non farsi false illusioni, solo perché oggi la borsa sale e lo spread scende. Quando il problema toccherà concretamente Francia e Germania, saranno cavoli amari per tutti! Siamo infatti entrati nella terza fase della crisi europea: la prima è stata quella dei debiti di Grecia, Portogallo e Irlanda, circoscritta con i prestiti bilaterali; siamo poi entrati nella seconda fase con il contagio di Spagna e Italia; infine siamo arrivati alla terza fase che ha coinvolto Germania e Francia e se prima gli investitori abbandonavano l'Italia e la Grecia per comprare in Germania, oggi scappano dall'Europa. Che fare quindi? Intanto, come dicono gli osservatori, bisogna rendersi conto che non ci sarà un'altra fase se non si interviene con misure adeguate e dobbiamo sperare che la manovra del "Governo Monti" risulti credibile. La Banca centrale europea deve assicurare un intervento massiccio ai Paesi in difficoltà per garantire il tempo necessario per adottare i provvedimenti adeguati per fare le riforme. Il "Governo Monti" poi dovrà cercare di svolgere un ruolo di trait d'union per cancellare la dinamica insopportabile che a decidere sia un solo Paese, essendo questa infatti una scorciatoia che rende le cose sempre più difficili e mortifica la dignità di quei Paesi che hanno voluto e contribuito alla nascita dell'euro, anche se conviene non dimenticare che l'Italia ha pagato nel cambio con la lira un prezzo troppo alto, un prezzo che toccherà pagare alle generazioni future.

Ora però, dovendo affrontare, anche se in modo sintetico, il bilancio triennale, dovremo tener conto che tra breve dovremo effettuare ulteriori modifiche, che non compaiono ancora in questo documento. Con ordinamento contabile della Regione si adeguano gli obiettivi di politica economica tramite la presentazione del bilancio e della programmazione finanziaria del 2012 e del triennio 2012-2014. Nella misura della finanziaria per il triennio 2012-2014 si è naturalmente tenuto conto sia dei provvedimenti di contenimento adottati dalle manovre statali, sia dagli accordi previsti per il federalismo fiscale, sia dalla legge di stabilità di quest'anno. Tutto questo ha portato ad una riduzione dei margini di manovra del nostro documento contabile, che per il Patto di stabilità riduce la nostra disponibilità globale per l'anno in corso di 110.000.000 di euro. In questo contesto quindi si è dovuto procedere alla rimodulazione dei singoli comparti, considerando la possibilità di prorogare anche per il 2012 praticamente tutti i provvedimenti previsti dalla legge anticrisi, ad esclusione del pagamento di una delle due rate semestrali dei mutui concessi nel settore delle aziende e delle industrie. Il resto del provvedimento è dunque mantenuto. Le famiglie non subiranno decurtazioni di nessun tipo, si manterrà quindi quell'area di protezione per chi ha più bisogno con provvedimenti già collaudati, come lo sconto dell'energia elettrica del 30 percento, il doppio bonus riscaldamento o gli interventi di microcredito, solo per citarne alcuni. Abbiamo mantenuto anche l'IRAP alla percentuale del 2,98 percento con un notevole risparmio di imposta pari a circa il 25 percento, anche se su questo aspetto per il futuro - dobbiamo dirlo - sarà necessario rimodulare un sistema che consenta tale agevolazione a chi incrementerà l'occupazione con nuovi posti lavoro a tempo indeterminato. Con il Presidente Rollandin abbiamo condiviso questa iniziativa per il futuro.

Nell'ambito dei trasferimenti agli enti locali si è mantenuto l'impegno a non modificare la norma in vigore, che prevede che l'utilizzo del 95 percento dell'IRPEF venga trasferito alla finanza locale, anche perché nella rimodulazione dei conti il decrescente andamento dovuto dai vincoli imposti sulla spesa comporta proporzionalmente una diminuzione delle entrate agli enti locali di quasi l'8 percento. Nel bilancio triennale in ogni caso sono garantite le risorse alla finanza degli enti locali con l'attribuzione di 247.000.000 di euro per il 2012. A tal proposito vale la pena evidenziare che anche i Comuni contribuiranno al contenimento della spesa attraverso l'attribuzione di servizi in gestione associata. La vera novità è l'inserimento del concetto di premialità, con un importo di 500.000 euro a favore delle amministrazioni che dimostreranno di aver operato in maniera virtuosa. Questa è un'innovazione, anche se ridotta nell'importo dei soldi stanziati in bilancio, veramente importante. Sempre in questo ambito, oltre ad avere contenuto i trasferimenti alle Comunità montane, rimodulando una serie di servizi che riguardano accorpamenti di funzioni considerate essenziali, si è provveduto a stanziare circa 110.000.000 senza vincolo e altri 116.000.000 con vincolo agli investimenti, rendendo più omogeneo e razionale l'impegno sul territorio. Ci preme sottolineare poi che l'analisi del saldo corrente evidenzia sia la buona struttura che l'equilibrio economico del bilancio triennale, sia la capacità dell'amministrazione di far fronte alle proprie spese correnti, addirittura in miglioramento rispetto al 2011. Infatti la differenza fra le entrate e il totale delle spese porta un saldo attivo che dimostra l'omogeneità dei nostri conti.

In definitiva possiamo affermare che nel triennio sono confermate tutte le norme di salvaguardia nei diversi settori, sanità, politiche sociali, famiglia, istruzione, ma anche nei settori produttivi, l'agricoltura, il turismo. Bene il settore della casa per i provvedimenti già attuati e per quelli in corso di approvazione. Bene anche per alcuni provvedimenti in finanziaria, come lo stanziamento di 6.500.000 nel fondo di gestione speciale, che nel triennio serviranno a coprire gli investimenti, in particolare servono a finanziare il mutuo di 371.000.000 per le grandi opere: ospedale, università, funivia del Monte Bianco, Caserma dei vigili del fuoco. Per i Comuni è molto importante l'articolo 26, che garantisce la possibilità di mantenere la partecipazione nelle società di impianti a fune, lo sottolineiamo, perché nelle altre regioni questo non è possibile. Bene anche l'iniziativa per l'occupazione: con l'anno nuovo ci auguriamo si potrà nuovamente assumere. Positivo anche l'andamento gestionale del Casinò di Saint-Vincent, la conduzione manageriale garantisce equilibrio fra la ristrutturazione logistica e le innovazioni, alcune delle quali già in atto che fanno ben sperare per il futuro. Importanti gli investimenti per l'industria e il commercio e sono di buon auspicio i finanziamenti per la ricerca, mentre sul fotovoltaico siamo all'avanguardia sia dal punto di vista legislativo, sia per i contributi che riusciamo ad elargire. Comunque non possiamo non tener conto che questo è un bilancio figlio dei tempi, tanto per usare una frase dell'Assessore Pastoret, e per questo pensiamo che sia ben armonizzato dalle leggi di sistema, che in questo contesto mantengono un'impostazione equilibrata con risposte concrete. Per questo crediamo si possa convenire che abbiamo fatto la nostra parte, cercando di condividere le scelte con tutti gli attori del sistema sociale ed economico della nostra regione. In vista dei nuovi impegni che ci saranno richiesti, sono sicuro che sapremo intervenire senza alzare troppo i toni nella discussione, anche nel rispetto di quelle realtà territoriali che faticano molto più di noi. Lo diciamo perché il quadro emerso in alcuni interventi dai banchi dell'opposizione ci pare lontano dalla realtà oggettiva. Anche leggendo alcune interviste di questi giorni, più che dagli interventi di oggi, si coglie un atteggiamento particolarmente astioso che sorprende; non crediamo che la nostra gente veda tutto così nero, riconosciamo che ci sono ancora sacche di sofferenza e famiglie con forti preoccupazioni per il futuro, ma non si può certo affermare che l'Amministrazione regionale sia rimasta inerte. Affermare che siamo la Regione trattata peggio fa trasferire all'opinione pubblica una sorta di piagnisteo che non è tipico della nostra comunità e poi anche perché, dopo aver ottenuto i 10/10 del riparto fiscale, mi pare esagerato continuare a lamentarsi. Colleghi Donzel e Louvin, non può essere il solito discorso della perdita dei buoni benzina a farci precipitare tra le Regioni più in difficoltà. La perdita dei buoni benzina non rappresenta certo la fine della nostra autonomia, anzi bisognerebbe tutti con un minimo di onestà intellettuale considerarlo un fatto salutare come se avessimo estirpato il cancro dei privilegi che in un momento come questo non avrebbe fatto altro che metterci sotto la lente di ingrandimento di chi ci attacca costantemente e attacca la nostra specificità.

Dire poi "ricorrere al debito come unica fonte di risorse per l'economia locale" mi pare non giusto, il ricorso al debito è essenziale, in quanto è uno strumento indispensabile per la nostra economia senza il quale saremmo in totale assenza di un rilancio adeguato per creare sviluppo.

Se ancora volessimo analizzare le dichiarazioni giornalistiche che parlano di attentato all'autonomia dei Comuni...qualcosa mi sfugge. Nelle numerose audizioni che la commissione ha effettuato non abbiamo mai sentito affermare qualcosa che si avvicinasse a questo concetto, anzi più volte abbiamo sentito affermare che anche i Sindaci vogliono fare la propria parte, consci dei sacrifici che bisogna affrontare. Affermare che non ci sia proprio nulla da salvare in questo documento finanziario, collega Morelli, è quasi come voler rinunciare e abbandonare un sereno confronto democratico in forza di una ragione - intendo la vostra ragione - che manca sovente, mi consenta, di progettualità e proposta. Lei sa quanto personalmente io la stimi, ma ho l'impressione che in questo momento in cui la politica pare commissariata possa riaffiorare quella sorta di ansia da prestazione che caratterizza certa cultura della sinistra, quella radical chic, tesoro dei Verdi tanto per intenderci, che, come sovente avviene nei vostri ambienti, soffre di quella che io chiamo "sindrome da certezza assoluta", dalla quale non riuscite a divincolarvi: quell'avere ragione su tutto, insomma un po' spocchioso e arrogante che francamente indispone non poco.

Oggi mi fa piacere ascoltare i toni pacati del collega Chatrian, che ha inteso...un dialogo discutibile, ma conciliante e costruttivo, al contrario di quanto avvenuto in questi giorni sui giornali.

Per quanto ci riguarda, noi di Stella Alpina vogliamo proseguire nel solco del dialogo politico all'insegna dei toni moderati, ma vogliamo anche riaffermare la nostra appartenenza, collocati, come abbiamo avuto già modo di dire, in un centro autonomista moderato e moderno, capace di intercettare le esigenze della nostra comunità dialogando con tutti. In un momento come questo, in cui gli appelli del Capo dello Stato sono indirizzati ad un confronto pacato ed equilibrato, la politica con la "p" maiuscola ha bisogno di dare sì l'esempio, ma deve anche ritrovare con orgoglio la propria dimensione e lo deve fare nella consapevolezza che quello che sta avvenendo non è normale, perché gli attacchi unilaterali alla cosiddetta "casta" quasi fosse tutto marciume nascondono storture del sistema che navigano quasi sempre in settori più oscuri della nostra società e che qualcuno identifica in modo troppo semplicistico come poteri occulti.

Nel terminare questo nostro intervento, sentiamo l'esigenza di ribadire con forza quanto sia indispensabile trovare un metodo nuovo di confronto sui fatti concreti, un dialogo più conciliante e scevro da strumentalizzazioni dannose. Pensiamo che scaramucce con toni troppo accesi non giovino a nessuno e che in questo momento sia opportuna una sorta di tregua nell'interesse esclusivo della gente che qui rappresentiamo. Grazie.

Presidente - La parola alla Consigliera Hélène Impérial.

Impérial (UV) - Grazie Presidente.

Poiché l'età me lo consente ancora per poco, vorrei spendere alcune parole riguardo alla percezione dei giovani di questo momento di crisi economica, politica e morale. La crisi ha già avuto un impatto concreto sulla vita di almeno sei giovani su dieci, con particolare riferimento alla visione che i giovani hanno del loro futuro. Crescono le preoccupazioni e il pessimismo soprattutto in Italia, dove i giovani colpiti dalla crisi appaiono più scettici circa la capacità di reazione del proprio Paese e si sentono maggiormente esposti alle conseguenze della crisi. Spaventa non solo la prospettiva di un ridimensionamento del tenore di vita, ma la possibilità di essere totalmente tagliati fuori dal mercato del lavoro. Alcuni esempi dal rapporto del Dipartimento ricerche sperimentali e comunicazione di SWG: la necessità di rimandare spese importanti come la casa o l'acquisto di una macchina viene considerata altamente probabile, oppure si è già verificata per l'82 percento degli italiani under 35; la preoccupazione circa l'impossibilità di affrontare spese sanitarie tocca il 46 percento degli italiani arrivando a punte del 55 percento nel Meridione; la paura di perdere il lavoro o di non riuscire a trovarne uno tocca il 71 percento dei giovani italiani.

Da questa immagine emerge la convinzione che dopo la recessione lo scenario internazionale non sarà più quello di prima. Non c'è tuttavia una visione uniforme su come evolverà la situazione negli anni a venire. Alcuni giovani sperano che la crisi possa essere un'occasione per dare impulso alla green economy, altri prevedono una maggiore regolamentazione ed equità del mercato, un maggiore ruolo dello Stato e delle istituzioni in generale nell'economia e un arretramento dell'incidenza della finanza rispetto all'economia reale, ma non pochi sono i giovani che prefigurano un'importante espansione di politiche protezionistiche e di nazionalismo. Ciò che sembra certo è che la crisi accelererà il processo di ridefinizione dell'economia mondiale, contribuendo al declino forse del vecchio continente e degli USA ed all'ascesa delle tigri asiatiche. I giovani italiani si mostrano critici nei confronti delle misure messe in atto dall'Unione europea, ma con toni nettamente smorzati rispetto al giudizio espresso nei confronti del Governo italiano. Più di un italiano su cinque ritiene che i cittadini lavoratori vittime della recessione non siano sufficientemente tutelati dallo Stato e addirittura il 37 percento degli intervistati ritiene il proprio Paese totalmente incapace di proteggere lavoratori e cittadini.

È vero, collega Bertin, che forse poco è cambiato nel documento di programmazione contabile rispetto allo scorso anno, fortunatamente aggiungo io, allora ben venga un documento che assicura ancora in questa regione un livello di stato sociale diffuso, che continua ad investire sull'istruzione - a tal proposito mi rende particolarmente felice che anche il collega Lattanzi oggi abbia voluto tessere le lodi del nostro sistema scolastico - e che mantiene sostanzialmente invariato - lo hanno già citato diversi colleghi - il pacchetto anticrisi.

La politica mi ha portato obtorto collo a svolgere la mia attività di medico fuori regione e, respirando quasi quotidianamente nell'aria oltre Pont-Saint-Martin, posso sostenere con convinzione che la realtà valdostana, pur trovandosi a fare i conti con le ripercussioni della crisi, è ancora una realtà solida dal punto di vista economico e della qualità di vita percepita dai cittadini; questo non significa però che non sia necessario, direi doveroso da parte delle amministrazioni continuare ad essere ambiziosi.

Concludo questo breve intervento citando il Presidente Napolitano: "occorre prestare ascolto alle pressanti richieste provenienti dal mondo giovanile e fornire risposte concrete a generazioni di studenti, che troppo spesso vedono ostacolato il percorso di crescita personale e professionale e vanificate la fiducia e la speranza che hanno motivato il loro impegno nello studio e nella ricerca". È essenziale a mio giudizio continuare a promuovere l'innalzamento degli standard formativi e valorizzare le migliori energie intellettuali e creative presenti sul nostro territorio; soltanto investendo su tali priorità sarà possibile superare le attuali difficoltà di ordine economico e sociale ed affrontare efficacemente le grandi sfide del nostro tempo.

Presidente - La parola al Consigliere Donzel.

Donzel (PD) - Egregio Presidente, cari colleghi, vista la delicatezza che ha sempre un intervento su una questione così complessa come il bilancio, ho cercato di trovare una chiave di lettura, uno strumento che mi permettesse di guidare la mia lettura su questi numeri, che sono tanti e astratti, ma vorrei soprattutto dire che dietro ad essi si celano degli esseri umani in carne ed ossa: non tanto i giovani del trattato di sociologia della collega di poco fa, che ringrazio per il suo prezioso intervento, ma quelli veri che fanno i precari, che magari fino all'altro giorno facevano gli stagionali nei cantieri forestali. La chiave di lettura l'ho trovata in una breve affermazione di un libro straordinario sulla giustizia, che recita: "leggi e istituzioni, non importa quanto efficienti e ben congegnate, devono essere riformate o abolite se sono ingiuste e non eque". La chiave di lettura di tutto il ragionamento sarà quello se le scelte che sono state fatte in questo bilancio sono scelte che rispondono ad un principio di giustizia sociale e di equità.

Visto che i colleghi che mi hanno preceduto hanno giustamente ricostruito alcuni passaggi importanti per arrivare al bilancio regionale, anch'io non mi sottrarrò ad una riflessione più generale per arrivare a concrete proposte, in modo che sia chiaro che dai banchi dell'opposizione non c'è un generico brontolio, ma c'è un'idea profondamente diversa dell'autonomia della Valle d'Aosta e arriverò in conclusione a rispondere a questo. Vorrei precisare una cosa rispetto al fatto che qualcuno ha parlato di toni accesi e di un'opposizione un po' più calma nei toni: vorrei dire che non è tanto il tono che determina un discorso, ma è il contenuto. Mi perdonerà l'amico Salzone, lui può avere una voce serena e pacata, ma se poi molla ceffoni a destra e a manca...ossia il discorso sereno e tranquillo io non l'ho visto, per non parlare di chi è pronto a morire qui...insomma ho visto come al solito una maggioranza molto arruffata a difendere il bilancio e non concreta invece nelle questioni; un confronto deve essere vero e leale, bisogna dirsi quello che si pensa.

Intanto parto dal fantasma che è stato evocato dell'Europa. L'Europa, secondo me, è uno strumento indispensabile, l'ho detto più volte nelle sessioni europee in questo Consiglio regionale: l'Europa è quella che ha garantito pace e serenità ad un continente che ha vissuto momenti drammatici e incredibili, ma questa Europa è oggi governata da governi di centro-destra, che applicano una logica monetarista e liberista che non tiene in alcun conto che dietro i numeri ci sono degli esseri umani, delle persone. È una cosa che vedo rispecchiarsi a livello nazionale prima e poi a livello regionale, ossia numeri e non persone. Centro-destra al potere..."bilancio solido" - dice Lavoyer - "bilancio che non ha problemi di tenuta", certo, ma è un bilancio che punta più a garantire la sua solidità, i suoi numerini, a far quadrare tutto, ma non guarda a quello che accade intorno. È chiaro che l'Europa, sotto pressioni molto più grandi di lei, questa mano invisibile dei mercati internazionali che premono sugli enormi debiti che si sono creati, questa crisi finanziaria straordinaria che certamente ha fatto sì che probabilmente un intero continente vivesse al di là delle sue possibilità e adesso è alla resa dei conti...bisogna uscire da questa condizione. Penso che la ricetta che è stata scelta in questo momento non sia una ricetta che tiene sufficientemente conto di come le persone affrontano tale travaglio. Noi lo abbiamo visto: il "Governo Berlusconi" ha cercato fino agli ultimi interventi che ha fatto in aula di dire che non c'erano problemi, che tutto andava bene, che si poteva fare qualche manovrina, poi di manovrine ne ha fatte tre invece di una e siamo arrivati a che gli stessi suoi sostenitori si sono resi conto che era necessario sostituirlo.

Adesso incombe su di noi un governo tecnico, che deve dare immediata risposta a ciò che prima non è stato fatto, che deve intervenire laddove prima non si è intervenuti. È però un po' comodo dimenticarsi che fino all'altro giorno si è sostenuto politicamente il "Governo Berlusconi" anche dalla Valle d'Aosta, quindi se oggi le misure di rigore sono anche più onerose per tutti, è perché qualcuno anche da qui non ha cercato di segnalare che quel nascondere la verità era profondamente sbagliato! La crisi oggi morde anche la Valle d'Aosta in modo terribile, perché a pagare questo prezzo non da adesso, non dal "Governo Monti", ma ormai da anni sono le persone più fragili. Non è oggi che i lavoratori a tempo determinato della Verrès hanno perso il loro posto di lavoro. Sapete quanti lavoratori aveva la Verrès a tempo determinato e a tempo indeterminato? Aveva 170 dipendenti, ne ha persi 80 a tempo determinato, altri 15 sono andati via con la mobilità e adesso i 70 sono aggrappati ad un filo. L'Olivetti di Arnad: anche qui enormi difficoltà. Queste sono le persone che stanno pagando il prezzo duro della crisi, ma non da tale bilancio regionale, in cui tutti dobbiamo essere seri e responsabili...è da anni che lo stanno pagando questo prezzo!

Consentitemi, a me ha dato non poco fastidio sentire ripetere più volte in questi giorni: "bisogna farla finita con l'assistenzialismo!", senza che nella legge finanziaria di questo bilancio ci fossero i costi della politica! Allora, tanto per precisare, visto che si dice sempre: "ma gli altri non fanno...", eccetera, in Lombardia il Consiglio regionale ha abolito i vitalizi e l'indennità di fine mandato e, se non fosse stato per il voto contrario di PdL e Lega, avrebbe innalzato a 65 l'età per usare i vecchi vitalizi e avrebbe ridotto i vecchi vitalizi del 10 percento. Mi dispiace per voi, dovete trovare una collocazione in Parlamento alla Minetti, perché non sarà sistemata a vita. Fa ridere questo? Ma non fa ridere che altri prima di noi, l'Emilia Romagna e la Lombardia, abbiano avuto un senso di responsabilità che in questo bilancio non c'è! Qui si ridacchia, ma non c'è niente da ridere, perché se c'era una cosa che andava segata era qualche banco qui e dovevano partire da noi, non dire che non ci sono i soldi per i cantieri forestali, non ci sono le risorse, bisogna fare sacrifici...imponendo i sacrifici agli altri! Questa è la chiave di lettura che abbiamo usato per leggere tale bilancio.

C'è nella nostra regione una gravissima emergenza del lavoro, che non può essere mascherata dai dati, ci sono tantissime persone con un lavoro precario, queste persone sono messe regolarmente sotto pressione psicologica umana da affermazioni irresponsabili, che parlano di razionalizzazione, affermazioni incomprensibili per i cittadini. Cosa vuol dire "razionalizzare nella sanità" quando la sanità è campione di sprechi nell'acquisto di attrezzature che non vengono utilizzate, campione di sprechi nella costruzione di cubi moderni per agevolare una ristrutturazione infinita dell'ospedale, quando è un campionato di sprechi in cui si dice che bisogna razionalizzare sul personale riducendolo? È inaccettabile! Si taglino gli sprechi, si riducano i compensi dei dirigenti sproporzionati rispetto al resto d'Italia e poi si potrà fare un ragionamento serio in questa direzione. Se la situazione è grave come l'hanno dipinta tutti, non siano i più deboli a pagare e a soffrirne, perché già stanno pagando e soffrendo. Si è detto: "abbiamo garantito le risorse sullo stato sociale", è uno sforzo importante e va riconosciuto, sicuramente si fa il possibile, ma il problema è un altro: aumenta la pressione sul welfare, aumentano le persone che hanno bisogno. La risposta del mantenimento non è una risposta, è una non risposta. Serve trovare una soluzione economica, uno straccio di lavoro per queste famiglie affinché possano essere liberate dalla necessità di rivolgersi ai contributi sociali! Dobbiamo darci come obiettivo quello della riduzione e del contenimento della spesa dei servizi, non perché la gente la lasciamo per strada, ma perché l'abbiamo liberata dandogli un lavoro: questo è l'obiettivo della politica!

È inaccettabile che qualcuno parli di assistenzialismo facendo riferimento ai dipendenti pubblici, ai forestali...e assistenzialismo anche all'agricoltura, perché queste risorse, se c'è qualcuno che può darsi in un posto di lavoro non svolga appieno le sue mansioni...abbiamo, come ha detto qualcuno, più generali a controllarlo che non persone a lavorare! Il problema allora non è quello del dipendente pubblico: è di come è organizzata la macchina, qui non c'è nessuno che è assistito, è come qualcuno fa funzionare male la macchina che genera persone che non lavorano! Fino all'anno scorso i cantieri forestali erano il fior fiore dell'organizzazione per l'attenzione al territorio, c'erano pubblicazioni da tutte le parti di come si lavorano bene i boschi, di come era importante questo lavoro. Adesso scopro che nei bar si va a raccontare che è pieno di gente che non ha voglia di lavorare, ma chi abbiamo messo lì a gestire queste persone? Fino a due giorni fa erano il meglio che avevamo, adesso non valgono più nulla? È scandaloso che qualcuno dica che nei banchi dell'opposizione si fa demagogia, quando su questo tema la Stella Alpina è scivolata via glissando, non si è voluta assumere fino in fondo la responsabilità dell'articolo 53, dicendo: "sì ci stiamo, però ci affidiamo a quello che ha detto il Presidente nei numeri". Sapendo bene che quei numeri non saranno mantenuti, poi direte a tutti: "ma figuriamoci, noi non eravamo mica d'accordo!". È questo il modo di far politica? Guardo gli amici dell'Union Valdôtaine, è questo il modo di far politica, dire che è responsabilità del Presidente questa scelta? È questo fare maggioranza? Tanto per ragionare su tali temi, servirebbe maggiore correttezza nel momento in cui si affrontano certe situazioni così delicate.

Un'altra questione concerne i trasferimenti più che i tagli che hanno riguardato gli enti locali; è chiaro che la nostra autonomia...dalle riduzioni che sono state effettuate prima dalle scelte del federalismo fiscale del grande genio di Calderoli, che ha pensato bene di colpire le Regioni a statuto speciale per fare cassa, per fare federalismo, quando invece il federalismo doveva essere un trasferimento delle risorse dal centro verso gli enti locali, questo dice il federalismo, mentre qui si è fatto un federalismo che ha cercato di drenare risorse dagli enti locali verso il centro, all'incontrario... Dicevo, da questa situazione...è chiaro che abbiamo un modello che era importantissimo, perché tanti piccoli comuni, una presenza sul territorio delle istituzioni e una vicinanza al cittadino, che è un esempio straordinario perché i cittadini conoscono personalmente il loro Sindaco in tanti comuni, possono stare vicini alle loro amministrazioni...ma questo è un sistema che oggi, a fronte della forte riduzione di risorse, genera dei problemi non indifferenti. Ci siamo sentiti ripetere: "lo stiamo facendo da anni", però il Presidente in un passaggio ha detto: "quello che prima sollecitavamo, adesso bisognerà imporlo", ossia l'accorpamento non solo dei servizi nelle Comunità montane, ma un vero e proprio accorpamento di funzioni. Bisogna capirsi sul significato di funzioni e di servizi, sicuramente va ripensato questo modello, perché se tutti siamo d'accordo nel mantenere la struttura degli enti locali, dobbiamo chiederci fino a che punto la dobbiamo deprivare di possibilità di agire su quel territorio, se non è necessario immaginare uno sforzo maggiore verso le realtà piccole che faranno fatica a reggere in futuro. Sono state trasferite delle risorse per esempio per occuparsi di immigrazione, ma erano risorse insufficienti per la Regione, saranno sufficienti per i Comuni? Abbiamo trasferito risorse per occuparci di questioni che sono annesse al welfare, assegno post-natale, eccetera, sono cose importanti; ma stiamo andando ad assottigliare le energie nei Comuni e siamo sicuri che questo ulteriore aggravio di competenze non sarà per loro una fatica enorme, non sufficientemente costruita con attenzione? È in questo senso che viene fuori la macrocifra: aumentiamo le risorse vincolate ai Comuni e diminuiamo quelle che loro possono utilizzare liberamente e questo è un fatto che non va ad implementare il federalismo.

Vengo poi ad altre questioni, la riforma della pubblica amministrazione; ad ogni bilancio ci sentiamo dire: "siamo pronti per la riforma della pubblica amministrazione", adesso il PdL è appena arrivato e lo può dire come una nota di novità, ma io è da tre anni che mi sento ripetere tali parole! Ma qual è il dramma? Il dramma è che questa pubblica amministrazione continua ad avere una schiera di precari, che stanno sul chi va là sul sapere se l'anno prossimo lavoreranno o no. Il dramma è che, mentre si propone questa straordinaria riforma dell'amministrazione, nessuno si avvede che stanno avvenendo dei fatti molto più grandi di noi: uno, viene allungata l'età pensionabile con difficoltà di lavoratori ad uscire e a creare posto per i nuovi che arrivano; due, ho sentito evocare dei concorsi, è improbabile che si possano fare concorsi per nuove assunzioni, occorre trovare invece delle modalità di stabilizzazione del personale precario. Noi è tre anni che chiediamo la stabilizzazione del personale precario e arriviamo oggi a sentir dire che abbiamo troppi generali e pochi soldatini? Una cosa che ci sconcerta è il fatto che non sappiamo neppure ad oggi se la macchina che è stata messa in piedi con la società dei servizi, la "salvaprecari", sarà confermata in futuro, anzi questa è una domanda che facciamo alla maggioranza. La "salvaprecari" la garantite per quanti anni? È per uno, due o tre anni, oppure sparisce con la prossima manovra?

Un tema che molti hanno evocato: "qui bisogna fare fronte comune", perché di tanto in tanto la maggioranza si ricorda che esistono le opposizioni e chiede di fare fronte comune. Non esiste un'altra regione dove esistono contratti separati, dove i sindacati vengono ricevuti in momenti diversi, non esiste più la concertazione, che è un dovere dell'Amministrazione regionale! Su scelte strategiche non vengono convocate le aziende e i sindacati contemporaneamente, ma si fa un incontro separato con gli uni e con gli altri. Se davvero c'è questo spirito ecumenico nella maggioranza, siamo disponibili a riaprire un tavolo di concertazione per affrontare le difficoltà dei lavoratori, oppure la maggioranza decide e poi comunica, ossia incontra il sindacato di riferimento che interviene anche nei congressi del partito maggiore e gli altri li tratta come sindacati accessori? Come dire: "tanto noi abbiamo, come in Unione sovietica, la cinghia di trasmissione con il nostro sindacato di riferimento, quello che parla direttamente dai congressi"; è chiaro che c'è qualcosa che non funziona.

Mi sembra che qualcuno dai banchi della maggioranza abbia giustamente detto: "se ci troviamo qui, non è per colpa della politica", sicuramente delle responsabilità ne ha anche la politica. Qualcuno ha detto: "serve ricostruire una dignità alla politica", vedremo se saremo capaci di fare questo, ma alla politica io dico a 360 gradi: quella della rappresentanza, quella degli eletti, ma anche la politica partecipata. La politica non è fatta solo da chi siede in Parlamento o nei Consigli regionali, o comunali, la politica è fatta da quei cittadini che decidono di attivarsi per il bene della collettività, che hanno idee e che le manifestano; bisogna quindi che ci sia rispetto per le istituzioni, ma le istituzioni sono anche le associazioni dei cittadini. Si chiamano istituzioni anche quelli che raccolgono le firme per le petizioni, anche quelli che chiedono di usare delle leggi regionali come quelle di proposta popolare e dei referendum, anche quello è politica! Se vogliamo riformare la politica e farle riacquistare credibilità, dobbiamo immaginare che anche l'espressione di chi scende in piazza è un atto politico che va rispettato e non visto come una cosa fastidiosa. Io dico: per fortuna che la popolazione partecipa; per fortuna che ha ancora qualcosa da dirci attraverso la sua azione e i suoi interventi!

Un'altra considerazione è legata alla concezione che ha avuto questo bilancio, che io definisco non equo. Si è dovuto far fronte alla riduzione di risorse, non torno sulla questione dei Comuni, ma molti di essi sono in difficoltà con i bilanci. Guardate che la difficoltà dei bilanci comunali non è iniziata oggi, c'è già qualche Comune che ha perso lo scuolabus, ma non lo ha perso il Sindaco: lo hanno perso le mamme che avevano il servizio, i bimbi che lo prendevano.

Ci sono problemi ad erogare la mensa agli alunni, il Comune di Aosta ha detto: "io non posso dare un servizio con dei prodotti a chilometro zero, perché sono troppo costosi" e così si è creato un cortocircuito incredibile: da una parte, il Governo regionale che promuove l'utilizzo di prodotti a chilometro zero; dall'altra, il Comune più grande della Valle che dice che quei prodotti non li può usare. C'è qualcosa che non funziona, perché nella logica che abbiamo noi non può essere che un bimbo, ad esempio di Saint-Marcel, mangi la mela della Valle d'Aosta e un bimbo di Aosta non la possa mangiare...sono tutti cittadini valdostani! Secondo me, non ci possono essere questi squilibri; eppure guardate che ci sono nella nostra regione, non c'è un servizio omogeneo che viene erogato, questo per citare degli esempi.

Un altro concetto riguarda il turismo. Oggi aprendo il giornale ho letto: "Capodanno in Valle d'Aosta, da Rimini il Capodanno su Rai Uno verrà portato a Courmayeur", ho pensato: la Rai ci ha scelti, poi mi è venuto il dubbio: ma non è che abbiamo dovuto pagare una certa cifra, perché il giornale non riporta la cifra? Mi piacerebbe conoscere la cifra per capire nell'ambito del bilancio quanto ci costa una serata di Capodanno su Rai Uno, perché, da una parte, andiamo a mettere la tassa di soggiorno perché siamo senza soldi e, dall'altra, chissà quanto si spende per quella iniziativa...sono curioso di saperlo. E vengo alla tassa di soggiorno. In un momento di difficoltà enorme, in cui c'è uno sforzo collettivo non solo dei lavoratori, che sono al centro della mia preoccupazione, ma anche delle imprese, basta guardare i dati pubblicati dall'Assessore Lavoyer nella sua tabella: diminuzione delle imprese agricole...tutto va bene? Certamente si sta facendo uno sforzo straordinario per motivare i giovani all'agricoltura, ma non c'è resa! Tassiamo quindi con una tassa di soggiorno il mondo dell'impresa turistica in un momento di estrema difficoltà, anche questo è concettualmente sbagliato, perché è un momento in cui dobbiamo sostenere tutte le imprese! È finito il tempo, magari ci sarà modo di intervenire nello specifico più in là. Concludo con una considerazione che è di tipo ottimistico e che riguarda una citazione fatta dal Presidente degli Stati Uniti Delano Roosevelt nel 1933 a ridosso di una crisi economica enorme come quella che viviamo oggi: "se c'è qualcosa da temere, è la paura stessa, il terrore immotivato e ingiustificato che paralizza, dobbiamo trasformare una ritirata in un'avanzata". Io però, rispondendo a qualcuno della maggioranza che ha detto di essere pronto a morire per l'autonomia, gli dico che io non sono pronto a morire per un'autonomia dei balivi, che divide balivi e servi della gleba, che reintroduce potestà. Abbiamo in mente un'autonomia diversa, che è nata dalla battaglia della libertà contro il nazifascismo, una società libera di cittadini liberi con pari doveri, diritti e opportunità. Non mi sembra che stiamo andando in quella direzione.

Presidente - La parola al Consigliere Caveri.

Caveri (UV) - Vi garantisco sulla brevità dell'intervento perché alle ore 13,00 ci sono le fotografie, sarò molto rapido. Nell'esame della manovra finanziaria vorrei dedicarmi allo scenario che ci attornia. Da una parte lo scenario italiano che è stato evocato qui a seconda delle diverse sensibilità, quello che trovo sempre più difficile...è la difficoltà di vivere sempre nell'incertezza; ciò che è grave per le risorse regionali, sommando l'esperienza che per me è iniziata alla fine degli anni '80, è che, qualunque Governo ci sia, le Regioni a statuto speciale, ogni anno che c'è una finanziaria - quest'anno addirittura cinque finanziarie - devono sempre tremare. "Devono tremare" perché ti danno nuove funzioni e competenze, ma in realtà è un modo per ridurre il riparto fiscale, perché ti tolgono dei soldi e ti dicono che, una volta stipulato l'accordo e costituzionalizzato nella norma di attuazione, finalmente i riparti fiscali saranno solidi, ma sappiamo che non è così. L'esperienza di questi anni e di questi ultimi mesi è illuminante. Il Presidente Rollandin ricorderà come alcuni anni fa il Presidente del Trentino Dellai fu provocatorio e, a fronte dell'ennesimo taglio al riparto fiscale della Provincia di Trento, non fece il bilancio, lo fece a febbraio andando - strada inopportuna da prendere - in esercizio provvisorio. Questo però è lo scenario nel quale ci troviamo, credo sia bene che il Consiglio possa esprimersi di certo sulla necessità: che l'urgenza c'è, che il decreto legge che il "Governo Monti" ha varato avviene sulla base di straordinarie situazioni rispetto alle quali c'è poco da dire, ma è anche vero che trovarsi con l'ennesimo petalo di margherita nelle mani per l'ennesima scelta di togliere all'ultimo secondo da quelli che sono ritenuti i più ricchi nuovamente delle risorse è imbarazzante, lo è stato e lo sarà temo nei prossimi anni. Penso che veramente il fronte delle autonomie speciali, con il limite che spesso è stato evocato qui, perché ci sono autonomie speciali che hanno due velocità, quelle del Nord e quelle delle isole, prima o poi dovrà essere un fronte comune. Basta pensare ai drammi che possono venire alla fiscalità, perché uno dice: "va bene, nel dramma paghiamo più tasse, ma le tasse restano qui", ma questo non è detto, perché sappiamo che, a fronte del rientro dal deficit pubblico, il rischio è che i valdostani mettano dei soldi che....potrebbero comunque alimentare la loro autonomia speciale sulla base del riparto fiscale, invece così rischia di non essere...questo è difficile da accettare.

L'altro fronte è quello dell'Europa, che oggi impone la medicina più amara: quella della governance finanziaria, che è una formula più rigida del vecchio Patto di stabilità, che nel caso della Valle d'Aosta vuol dire il paradosso di avere dei soldi e non poterli spendere ed è qualcosa difficile da accettare. Credo che sull'Europa bisognerà fare un ragionamento, lo faranno nei prossimi giorni i Capi di Stato nel Consiglio europeo. Oggi possiamo dire che se in Italia c'è stata una sorta di sospensione della democrazia rappresentativa parlamentare, questo è avvenuto anche in Europa, dove, al posto di discutere di questi argomenti nel Consiglio europeo, a discuterne sono due Capi di Stato importanti come quello francese e quello tedesco, che danno una linea che rischia di non essere una linea unitaria. Anche se ritengo che molte delle cose che Merkel e Sarkozy hanno detto nelle scorse ore sono condivisibili, come il fatto di avere in alcune materie dei voti a maggioranza e non dei voti all'unanimità, perché, se ci vuole l'unanimità dei 27 - e da luglio del prossimo anno dei 28 con l'ingresso della Croazia -, vuol dire la paralisi. Oggi la Commissione europea con il Presidente Barroso è forse la Commissione più debole degli ultimi anni, questo si vede nel momento in cui noi come Italia subiamo una serie di diktat che sono difficili da accettare. Ogni tanto mi rileggo la lettera scritta dalla BCE al Presidente Berlusconi, non si trattava di suggerimenti: si trattava di scrivere dei decreti e delle manovre finanziarie sotto dettatura. Ci saranno in Europa delle scelte che verranno fatte nei prossimi mesi che interesseranno moltissimo la Valle d'Aosta: penso ai fondi strutturali, con il rischio che i nuovi criteri possano risultare negativi per noi quando forse nella storia dell'autonomia valdostana i fondi strutturali risulteranno decisivi. Ci sono stati anni in cui i fondi strutturali con dei bilanci crescenti non erano così importanti, oggi sono molto importanti. La richiesta delle Regioni di essere pienamente coinvolte nella fase preparatoria delle scelte sui fondi strutturali, fino ad arrivare ad una presenza fisica ai Consigli europei, è del tutto opportuna. Non ripeto qui, perché lo faremo nella sessione comunitaria, quanto sia importante avere a che fare con una scelta decisiva su cosa siano le zone montane in Europa, perché o noi usciamo da un altro dei muri che ci troviamo davanti, che è quello delle regole della concorrenza, del venir meno crescente dei servizi di interesse generale nelle zone di montagna, oppure finiremo nei guai e questo vale anche per la politica agricola, che ormai è pienamente all'interno dei fondi strutturali.

Per concludere, un'occhiata a noi stessi. Ogni tanto ascolto delle cose in questo Consiglio che sono istruttive, mi sembra di essere Alice nel paese delle meraviglie, perché sento delle critiche da parte di chi una volta elogiava e degli elogi da parte di chi una volta criticava, ma credo che valga per la politica quello che si diceva in un celebre motivo verdiano: la politica è mobile qual piuma al vento; quindi non penso che ci si debba stupire dell'esistenza di andirivieni.

Ritengo che ci troveremo di fronte nei prossimi anni - questo viene già fatto in tale bilancio - alla necessità di esaminare sempre più attentamente i centri di spesa per vedere dove si possa risparmiare, analizzando i capitoli più cospicui e rinviando laddove si può quanto non risulta essere necessario ad oggi, motivando i cittadini nel distinguo fra i diritti veri e quelli che possono essere considerati effimeri, perché certe rinunce possono essere importanti per la coesione sociale della nostra comunità. È interessante leggere i documenti europei, pur con tutti i limiti dell'Europa, perché nel guardare i documenti sull'orizzonte 2020 troviamo dei temi quali la sostenibilità, l'innovazione, la ricerca, la crescita intelligente, che sono delle ricette che saranno utili anche per il futuro della nostra comunità.

Penso che si debba ripartire dal federalismo. Parlare solo di autonomismo non basta più, perché l'autonomismo rischia di diventare nel dibattito politico valdostano una specie di scatola vuota in cui ognuno ha messo in questi anni quello che ha voluto e alla fine questa scatola finisce per essere una specie di oggetto, dove si trovano le cose più strane rispetto a quella che può essere considerata la storia dell'autonomismo storico. Credo quindi che si debba ripartire dal federalismo: il federalismo vuol dire proseguire nella valorizzazione della democrazia locale, che è sempre stata la caratteristica del modello valdostano, ma soprattutto rilanciare nel dibattito italiano e europeo le ragioni di questa scelta culturale e politica che è nel federalismo e che probabilmente servirà come una specie di setaccio per vedere chi resta e chi se ne va.

Presidente - Con tale intervento dichiaro chiusa la seduta mattutina di questa adunanza del Consiglio.

La seduta è tolta.

---

La seduta termina alle ore 12,56.