Oggetto del Consiglio n. 1793 del 4 maggio 2011 - Resoconto
OGGETTO N. 1793/XIII - Interpellanza: "Interventi a sostegno dello sviluppo della filiera della carne in favore degli allevatori".
Interpellanza
Preso atto che il prezzo di vendita dei bovini, ma anche degli ovini e dei caprini, da macello ha raggiunto livelli estremamente bassi, incompatibili con una accettabile remunerazione del duro lavoro svolto per il loro allevamento;
Tenuto conto che a tale dato negativo si associa anche un non brillante dato relativo al latte, parzialmente attenuato dal meritevole ruolo svolto dalle cooperative per la produzione di formaggi e altri latticini;
Considerato che il mercato è fortemente condizionato dagli intermediari e dai grandi centri di macellazione del Piemonte e che nella nostra regione non esiste una filiera della carne, come invece è presente nel settore caseario;
Ricordato che la difesa della tipicità e dell'origine è un'arma importante a tutela dei prezzi e quindi del reddito delle famiglie di allevatori;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interpella
la Giunta regionale per conoscere se intenda:
1) valutare interventi di sostegno alla nascita, allo sviluppo e all'ammodernamento della macellazione nella nostra regione, al fine di sviluppare la filiera della carne in favore degli allevatori;
2) intraprendere tutte le iniziative utili perché la carne valdostana possa fregiarsi di un marchio di tipicità e origine che ne valorizzi le indubbie qualità, corrispondenti ad un ambiente di vita dell'animale particolarmente favorevole.
F.to: Carmela Fontana
Presidente - La parola alla Consigliera Carmela Fontana.
Fontana (PD) - Grazie Presidente.
La crisi economica finanziaria che ha colpito il nostro Paese e la nostra Regione mostra caratteristiche particolari, molto differenti da precedenti crisi che abbiamo dovuto affrontare. Uno degli aspetti particolari che la caratterizzano è quello dell'aumento dei costi delle materie prime, cui si associa una diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli relativamente al pagamento degli agricoltori e dei coltivatori. Parallelamente si assiste ad un aumento dei prezzi al dettaglio, che dimostra come nella distribuzione e, più in generale, lungo la filiera vi siano elementi eccessivi di profitto che nuocciono sia ai produttori che ai consumatori.
La Valle d'Aosta purtroppo non è immune da questi fenomeni e, negli ultimi mesi, la situazione si è particolarmente aggravata specialmente nel settore dell'allevamento; il prezzo di vendita dei bovini - ma anche degli ovini e dei caprini - da macello ha raggiunto livelli estremamente bassi, incompatibili con un'accettabile remunerazione del duro lavoro svolto dai nostri allevatori. Tenuto conto che a tale dato negativo si associa anche un non brillante dato relativo al latte, solo parzialmente attenuato dal meritevole ruolo svolto dalle cooperative per la produzione di formaggi e altri latticini, si può facilmente capire come i redditi da allevamento del bestiame si stiano contraendo rapidamente, mettendo in grave difficoltà numerosi nuclei familiari valdostani. Il settore è complesso e non è certo facile trovare delle soluzioni.
Con questa interpellanza ho voluto anzitutto richiamare l'attenzione per questo settore, che è essenziale per la nostra economia, in quanto anche punto di riferimento per la tutela dell'ambiente montano e di garanzia contro il suo dissesto idrogeologico. Mi permetto solo qualche piccolo suggerimento, prendendo spunto dall'esperienza del vicino Piemonte: non è possibile intraprendere un percorso che tuteli, con un marchio di tipicità e di origine, la carne prodotta in Valle d'Aosta, scelta già fatta per altri prodotti come il vino ed i formaggi, che ha portato importanti risultati per i nostri agricoltori? Nella stessa direzione mi chiedo se non sia possibile valutare interventi di sostegno alla nascita, allo sviluppo e all'ammodernamento della macellazione, specie consortile, in modo da consentire un maggior controllo sulla filiera da parte degli allevatori, che così potrebbero avere un maggior ritorno economico, e quindi anche a difesa dei nostri prodotti e della nostra montagna. Grazie.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Grazie Presidente.
Il comparto produttivo della carne bovina in particolare è in crisi a causa della stagnazione economica, come ricordato dalla collega interpellante, della globalizzazione dei mercati e della standardizzazione dei consumi imposta, a volte, dalla grande distribuzione organizzata. Un primo provvisorio bilancio del settore del bestiame e delle carne per il 2010 e per i primi mesi del 2011 evidenzia, a livello nazionale, una situazione di costante debolezza dei mercati all'origine con una flessione attorno all'1 percento. I costi di alimentazione, sempre a livello nazionale, nel 2010 sono aumentati per il comparto ovicaprino fra il 2,5 e il 5,4 percento, mentre per il comparto bovino sono aumentati fra il 7 e l'8 percento (dati SMEA). Dall'altra parte assistiamo alla diminuzione del consumo di carne: per quella bovina, ad esempio, dai dati nazionali forniti dall'Osservatorio latte-carne di Cremona le variazioni relative all'acquisto di carne in termini quantitativi dal 2008 al 2009 diminuiscono del 2,3 percento e, in termini di valore economico, dell'1,5 percento.
Si rileva che la Regione aveva avviato un programma di valorizzazione della carne della razza bovina valdostana con la concessione di contributi e di incentivi per gli animali allevati nell'ambito di un preciso disciplinare di produzione adottato dall'AREV (Associazione Regionale degli Allevatori Valdostani), ma non è più stato possibile mantenere tale intervento a seguito delle modificazioni agli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato in agricoltura. Contemporaneamente, sempre l'AREV ha definito un apposito disciplinare di etichettatura, cosa che è stata citata fra gli obiettivi dell'interpellanza, delle carni bovine di razza valdostana, approvato dal Ministero delle Politiche agricole, che ha permesso di commercializzare un buon numero di animali. Ci sarà una tabella che potrò fornire, ma come dati essenziali direi che - insieme al logo relativo, evidentemente - questo è stato approvato dal Ministero, per citare dei macrodati: dal 2005 (anno in cui sono stati macellati complessivamente con questo programma 2.479 capi intesi come vitelli da 0 a 8 mesi, vitelloni da 9 a 24 mesi, bovini adulti oltre 24 mesi) al 2010 si è saliti a 2.464, quindi circa 1.000 unità in più, con una crescita per le diverse tipologie di età.
Per il settore della carne, la bovina in particolare, si è lavorato quindi sulla professionalizzazione nella fase di allevamento con opportune assistenze tecniche agli allevamenti, ma rimane ancora da lavorare per quanto riguarda la parte commerciale. Vi è il convincimento che l'allevamento da carne ed il suo prodotto potranno trovare spazio solo valorizzando aspetti importanti come la tracciabilità, il legame con il territorio, la tutela del benessere animale (cosa che è stata fatta nell'ambito di questo programma). D'altro canto dobbiamo fare i conti con la realtà regionale che ha i seguenti elementi di debolezza: la razza bovina valdostana è una razza a duplice attitudine, latte e carne, con accrescimenti buoni, ma che non può rivaleggiare con quelle specializzate (lei citava il Piemonte, dove dei programmi specifici sono stati fatti anche sui bovini che hanno attitudine prettamente legata all'utilizzo della carne); non si producono alimenti classicamente utilizzati per l'ingrasso quali i cereali (e questo è un altro punto di debolezza); la disponibilità di animali da macellare solo in alcuni periodi dell'anno in relazione al sistema di allevamento collegato all'alpeggio, rende difficile garantire la continuità delle forniture, cosa che nei grandi allevamenti legati alla produzione di carne questo non c'è, perché la distribuzione degli animali pronti alla macellazione è costante durante l'anno e può assecondare anche i periodi di maggiore richiesta; il numero limitato di animali macellati, soprattutto per quanto riguarda gli ovicaprini, che ammontano a 1.226 capi nel 2010 e, per la maggioranza, risultano essere di animali adulti.
In conclusione, gli interventi di sostegno non sono possibili per le regole della concorrenza derivante dalla normativa europea; in secondo luogo si ritiene fondamentale, nonostante l'oggettiva difficoltà di creare una filiera efficiente per le criticità della situazione territoriale zootecnica della Valle d'Aosta - quelle che citavo prima -, che la valorizzazione passi attraverso la tracciabilità dei prodotti, il rafforzamento del legame con il territorio, la tutela ed il benessere animale, come già detto.
Si dà atto che, dalle ore 17,20, riassume la presidenza il Presidente Alberto Cerise.
Président - La parole à la Conseillère Carmela Fontana.
Fontana (PD) - Grazie Presidente. Ringrazio l'Assessore per le risposte che mi ha fornito.
Immaginavo che questa materia fosse molto complessa, anche perché sapevo che questo problema era già stato affrontato, ma sono venute fuori delle grosse...mi sembrava un'idea molto interessante, visto il successo che hanno avuto i vini ed i formaggi...pensavo che sarebbe stata una buona occasione, sia per aiutare gli allevatori, sia per i loro redditi, proprio per questi momenti di... Comunque chiedo all'Assessore di prendersi l'impegno di tutto quello che si può fare: se si potesse andare in questa direzione, sarebbe una bella soddisfazione per la Valle d'Aosta. Grazie.