Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1293 del 14 luglio 2010 - Resoconto

OGGETTO N. 1293/XIII - Interpellanza: "Interventi per la salvaguardia della produzione industriale della società SCOTT nel comune di Gignod".

Interpellanza

Preso atto che la crisi della società SCOTT di Gignod, produttrice di bastoncini da sci, rischia di mettere in pericolo la stessa sopravvivenza della più importante realtà industriale della Valle del Gran San Bernardo;

Constatato che, una delle cause di questo stato di difficoltà è l'elevato affitto che tale industria deve pagare alla Regione autonoma della Valle d'Aosta, per il tramite della società pubblica Vallée d'Aoste Structure;

Ricordato che, sino alla riforma della scorsa legislatura, con il trasferimento della proprietà degli immobili industriali a Vallée d'Aoste Structure (legge regionale 18 giugno 2004, n. 10) e l'adeguamento ai prezzi di mercato dei relativi canoni di locazione (legge regionale 18 giugno 2004, n. 9), l'affitto dei locali di Gignod era molto più basso, cioè pari al 2% del valore di libro dell'immobile, secondo le indicazioni della legge regionale 14 gennaio 1998, n. 1 "Regime del canone di locazione dei beni immobili di proprietà regionale utilizzati da imprese industriali e da cooperative di produzione e lavoro";

Considerato che, obiettivo della nostra comunità deve essere quello di sostenere l'economia per garantire il lavoro, come indica anche l'articolo 1 della nostra Costituzione;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per conoscere se intenda:

1) operare per salvare la produzione industriale presente a Gignod;

2) prendere spunto da questa illuminante situazione per abrogare la legge regionale 9/2004 e riattivare la legge regionale 1/1998, in modo da aiutare concretamente tutto il sistema industriale della nostra regione.

F.to: Carmela Fontana - Donzel

Président - La parole à la Conseillère Carmela Fontana.

Fontana (PD) - Grazie, Presidente. Con questa interpellanza volevamo evidenziare la crisi della società SCOTT di Gignod, produttrice di bastoncini da sci, crisi che rischia di mettere in pericolo la stessa sopravvivenza della più importante realtà industriale della Valle del Gran San Bernardo. Una delle cause di questo stato di difficoltà è l'elevato affitto che tale industria deve pagare alla Regione autonoma della Valle d'Aosta per il tramite della società pubblica Vallée d'Aoste Structure. Sino alla riforma della scorsa legislatura, con il trasferimento della proprietà degli immobili industriali a Vallée d'Aoste Structure (legge regionale 18 giugno 2004, n. 10) e l'adeguamento ai prezzi di mercato dei relativi canoni di locazione (legge regionale 18 giugno 2004, n. 9), l'affitto dei locali di Gignod era molto più basso, ossia pari al 2 per cento del valore di libro dell'immobile, secondo le indicazioni della legge regionale 14 gennaio 1998, n. 1 "Regime del canone di locazione dei beni immobili di proprietà regionale utilizzati da imprese industriali e da cooperative di produzione e lavoro". L'obiettivo della nostra comunità deve essere quello di sostenere l'economia per garantire il lavoro, come indica anche l'articolo 1 della nostra Costituzione.

Chiediamo all'Assessore competente se intende: "operare per salvare la produzione industriale presente a Gignod; prendere spunto da questa illuminante situazione per abrogare la legge regionale 9/2004 e riattivare la legge regionale 1/1998, in modo da aiutare concretamente tutto il sistema industriale della nostra regione". Grazie.

Président - La parole à l'Assesseur aux activités productives, Pastoret.

Pastoret (UV) -SPF di Gignod fa parte del gruppo SCOTT, importante azienda multinazionale operante in molteplici settori dello sport e del tempo libero. Lo stabilimento valdostano produce attualmente bastoncini da sci di tipo tradizionale. È importante sottolineare che questo è rimasto l'unico centro produttivo di SCOTT nel mondo; l'azienda infatti per tutte le altre produzioni esternalizza ogni tipo di lavorazione eccezion fatta per i bastoncini prodotti a Gignod. Oggi la sede produttiva, unica unità produttiva come ho detto, gestita direttamente da SCOTT, si trova in una fase di forte difficoltà, ne hanno parlato anche i giornali e ciò è stato confermato sia dai responsabili dello stabilimento fatti in diversi incontri in Confindustria, sia dalle organizzazioni sindacali stesse che ho avuto modo di incontrare. Ci siamo interessati alla questione relativa al funzionamento dello stabilimento e della continuazione della sua attività e il 24 maggio ho incontrato i responsabili dello stabilimento per assumere tutte le residue informazioni utili per dare seguito ad eventuali interventi in relazione allo stato di crisi che SPF sta vivendo.

In tale occasione sono stati riassunti dal management aziendale i punti nodali della situazione: primo, SPF aveva previsto in passato di utilizzare lo stabilimento di Gignod che riteneva adeguato peraltro alla sua previsione produttiva, che era allora di oltre 1.200.000 paia di bastoncini annui. L'equilibrio fra i costi gestionali e i flussi produttivi era allora positivo. Ricordo che qui parliamo di un periodo che risale a circa 6 anni fa, quando fu per la prima volta contrattualizzato un comodato preesistente sull'utilizzo dello stabilimento. Le condizioni che furono poste allora quindi furono considerate più che accettabili di fronte ai volumi produttivi dell'azienda. Diverse ragioni hanno portato ad una contrazione progressiva e significativa di questi numeri; oggi la produzione ultima che SPF dovrà realizzare entro l'ottobre 2010 si attesta sulle 350.000 paia circa.

Secondo punto: alla luce di questa importante e significativa contrazione produttiva, gli oneri gestionali: affitto (solo per una parte), spese generali, energia, smaltimento rifiuti e scorie, che erano dimensionati su una previsione molto più importante (1.200.000 paia, quadrupla rispetto a quella di oggi), non consentono di trovare un equilibrio di bilancio, quindi sono diversi i fattori che comportano questi problemi. L'attuale produzione non pare destinata ad aumentare, poiché il mercato dei bastoncini da sci tradizionali non è destinato a crescere significativamente e soprattutto perché il mercato è stato potentemente invaso da bastoncini derivati dall'agonismo da parte di ditte concorrenti, che hanno introdotto delle formidabili innovazioni che hanno penalizzato fortemente SCOTT, che non è più leader in questo segmento di mercato.

Terzo aspetto: l'attuale produzione di SCOTT per una certa quantità di bastoncini è inoltre incompleta, poiché l'azienda, di fronte alle richieste del mercato, deve appoggiarsi ad altre aziende concorrenti per completare la produzione dei bastoncini cosiddetti "anodizzati", ossia sottoposti ad un particolare trattamento qualitativamente apprezzato, poiché SPF non dispone dell'apposita attrezzatura per effettuare tale processo, non ha mai voluto dotarsene e non è intenzionata a farlo per il futuro.

Quarto aspetto: se il mercato tradizionale è sostanzialmente stagnante, è in significativa fase di sviluppo e di crescita quello delle lavorazioni specialistiche, legate alla produzione dei bastoncini cosiddetti "telescopici", legati alle nuove pratiche sportive all'aria aperta: trekking, ciaspole, eccetera, ma SCOTT - lo ha ribadito nell'incontro - non è orientata ad affrontare questo tipo di produzione e, come avvenuto in passato, non ha alcuna intenzione di prevedere la realizzazione di linee produttive dedicate a questa produzione. Si aggiunga a tutto ciò il fatto che il management della società è giunto al termine della sua carriera e la proprietà, per delle ragioni sue, ha notevoli difficoltà a ricostruire una piramide organizzativa che risponda ai propri desiderata. Ciò detto, l'azienda non ha prospettive rosee e comunque non può e non vuole affrontare analisi di lungo periodo, poiché si sente investita dalla necessità immediata di assicurare il rispetto delle consegne relative alle commesse in essere, altrimenti avrebbe penali significative da pagare.

Per quanto riguarda il futuro, ne abbiamo parlato con loro e ne hanno parlato con loro i sindacati, le posizioni dell'azienda sono abbastanza nebulose, queste sono le sensazioni che tutti noi abbiamo ricavato. Ho incontrato in varie fasi le organizzazioni sindacali anche con i rappresentanti dei lavoratori e abbiamo messo a disposizione gli uni e gli altri le informazioni e preso in considerazione le esigenze immediate che l'azienda ha rappresentato e che riguardano la necessità di ridurre i costi gestionali relativi allo stabilimento e al mantenimento dello stesso, il quale era correttamente dimensionato per quella produzione, oggi non lo è più. SPF non ha la certezza di poter conservare in futuro anche solo le attuali dimensioni produttive e intende non giungere ad un rinnovo tacito sessennale dell'attuale contratto, perché, come lei sa, il contratto, se non viene disdetto, ha un rinnovo sessennale, quindi non vuole crearsi dei vincoli per un periodo di tempo troppo lungo. In sostanza, l'azienda potrebbe non credere del tutto alle sue capacità di conservare l'attuale mercato, quindi precauzionalmente cerca di tenersi le mani libere e di lasciarsi aperte più possibilità. È così che, di fronte al calo produttivo, SPF chiede alla pubblica amministrazione di aiutarla a ridurre gli oneri contrattuali dell'affitto. Questo loro non lo hanno mai formalizzato, ce lo hanno detto a voce, nella formalizzazione hanno solo chiesto di non rinnovare nei termini previgenti il contratto di locazione. C'è quindi tutta una discussione che ancora deve essere fatta.

Per quanto riguarda lo stabilimento di Gignod, va ricordato che il canone di locazione risale a dicembre 2004 ed era stato stipulato con l'Amministrazione regionale, non con Vallée d'Aoste Structure, contrattualizzando una situazione retta da un atto di comodato risalente alla fine degli anni '80. Vallée d'Aoste Structure ha quindi ereditato l'attuale contratto che va in scadenza e che, in assenza di disdetta anticipata, sarebbe tacitamente rinnovato per 6 anni. L'azienda lamenta un peso eccessivo di tutti gli oneri complessivi: energia elettrica, riscaldamento, oneri di smaltimento che sono particolarmente elevati, rispetto ai quali l'affitto incide solo per un terzo della spesa ed è rispetto alle valutazioni che scaturiscono da tutto quanto ho riassunto che SPF ha fornito sia a noi, sia alle organizzazioni sindacali la richiesta di non rinnovare l'affitto nelle condizioni previgenti, quindi ha scritto a Structure, che oggi è detentore del contratto di affitto.

Siamo certamente favorevoli ad intervenire per sostenere le buone intenzioni dell'azienda, non è però pensabile che ad una situazione di difficoltà produttiva dell'azienda si debba intervenire per adeguare al basso gli oneri degli affitti; gli strumenti in questo caso che possono essere individuati ci sono e devono poter portare ad una riduzione degli oneri riducendo innanzitutto gli sprechi. Se ne parla tanto, quindi questa ci è parsa una soluzione e questi sprechi risiedono soprattutto nella disponibilità del tutto sovradimensionata degli spazi. Il primo modo di sostenere l'azienda in difficoltà potrebbe essere quello di ridurre significativamente gli spazi messi a disposizione, che oggi ammontano a 9.472 metri quadrati, uno sproposito per una produzione così ridotta. Vallée d'Aoste Structure ha fatto dei sopralluoghi e parlato con i responsabili, sta disponendo una proposta che sarà presentata sia all'azienda, sia alle organizzazioni sindacali in sede di Confindustria e che prevede di giungere ad un contratto che tenga conto, per quanto possibile, delle esigenze della SCOTT, intervenendo sulla riduzione degli spazi.

Entro la fine del mese, secondo l'impegno che avevamo preso da parecchio tempo, sarà richiesta da noi la convocazione di una riunione in Confindustria con Vallée d'Aoste Structure, l'azienda, le organizzazioni sindacali per formalizzare le proposte di riduzione significativa degli oneri di affitto attraverso la razionalizzazione degli spazi, cosa questa che consentirà di ridurre anche una serie di altri oneri, cosa che non succederebbe operando banalmente solo sui costi dell'affitto: se si riducono gli spazi, si riducono anche i costi del riscaldamento, del raffrescamento, eccetera. Rimangono invariati gli oneri di smaltimento delle materie tossiche, che sono un obbligo dell'azienda.

In sintesi, vi sono tutte le disponibilità a venire incontro ai bisogni dell'azienda per quanto riguarda la rinegoziazione contrattuale. Ovviamente il futuro dell'azienda dipenderà anche dagli ordini che riuscirà a portare a casa per il futuro e a mettere in portafoglio, soprattutto se essa vorrà continuare l'attività, perché SCOTT oggi mantiene esternalizzata solo questa produzione. Questa è la situazione. Lei ci chiede anche se si intenda operare per salvaguardare la produzione industriale: abbiamo detto come si pensa di intervenire in questo caso posto che i casi sono tutti diversi e se si intenda riattivare la legge n. 1/1998. Questo tema ci porta alla questione che abbiamo dibattuto in Consiglio nel novembre 2008 rispondendo ad un'iniziativa che lei ebbe modo di presentarci allora e che chiedeva di riesumare la legge n. 1/1998. Da allora non è cambiata la nostra posizione, io rispondo come allora. Ci sono cose che vanno al di là delle nostre volontà e che riguardano il divieto di fornire aiuti di Stato in forma diretta o indiretta. La questione degli affitti è delicata, ha dei limiti, ma il fatto che essi devono corrispondere al valore di mercato non può venir meno, quindi anche se rifacessimo la legge n. 1/1998, questi sono elementi dei quali dovremmo tener conto per cui le percentuali di allora non sarebbero più oggi proponibili, perché dovremmo mantenere quei principi di rispetto della concorrenza e del non ricorso agli aiuti di Stato che nel 1998 erano assai meno sottoposti all'occhiuta e poco transigente attenzione dell'Unione europea come oggi succede.

Ciò che non è possibile fare, e che SPF non ha richiesto, è la riduzione degli oneri di affitto che sono in linea, ma opereremo nel modo in cui abbiamo detto concordando con loro una significativa riduzione degli spazi, che consentirà all'azienda di avere una significativa riduzione degli oneri. Della difficile situazione di SPF ho detto, attendiamo gli sviluppi; io dico solo quanto abbiamo avuto modo di dirci con i delegati che ho incontrato. In questo momento l'azienda non ha fatto gli ordinativi dei materiali per le prossime produzioni e questo è un segno preoccupante che va ben al di là della questione che lei pone, del funzionamento dello stabilimento, degli spazi occupati e degli oneri degli affitti. Pensiamo che qualche risposta più precisa l'avremo nell'incontro che faremo in Confindustria, dove porteremo al tavolo delle proposte che possano soddisfare il tema che SPF ha posto. Non vorremmo che questo tema sia stato posto per scaricare sulle pubbliche amministrazioni delle responsabilità, che non ci possiamo assumere per quanto riguarda la capacità di mantenere i livelli produttivi. Grazie.

Président - La parole à la Conseillère Carmela Fontana.

Fontana (PD) - Ringrazio l'Assessore per la risposta che mi ha fornito, molto dettagliata e molto cruda, nel senso che la situazione è veramente peggio di quello che pensavamo. Ho sempre fatto diverse interpellanze sulla questione degli affitti, perché ho sempre sentito da parte delle aziende che è una situazione che non possono reggere e in un momento di crisi come questo mi sembrava una buona iniziativa per andare incontro a questa crisi che hanno le aziende. Devo essere sincera, sono molto preoccupata perché, da quello che mi ha detto l'Assessore, sembra che anche questa azienda non abbia un futuro. Sono preoccupata per questi 25 lavoratori e mi auguro che nelle prossime trattative la cosa si possa risolvere e che anche questa azienda non venga chiusa, perché non so più cosa pensare: non c'è una fabbrica che finisce bene! Questa è una grossa preoccupazione per la Valle d'Aosta, perché anche quei pochi lavoratori che abbiamo rischiano di perdere il posto di lavoro. Non vedo un futuro, non so cosa rispondere alle persone, anche noi dobbiamo vedere cosa si può fare per il futuro sul mondo del lavoro, perché questo è un altro anello negativo alle fabbriche della bassa Valle. Se gentilmente lei dopo questo incontro magari mi può dire... grazie.