Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 950 del 17 dicembre 2009 - Resoconto

OGGETTO N. 950/XIII - Proposta di legge: "Disposizioni in materia di Consulta regionale per le pari opportunità e di consigliere/a regionale di parità".

CAPO I

DISPOSIZIONI GENERALI

Articolo 1

(Finalità ed oggetto)

1. La Regione, in armonia con i principi di pari opportunità, attua politiche volte al rispetto delle identità e alla valorizzazione delle differenze di genere, all'equità nella distribuzione dei poteri e delle responsabilità tra i generi, al superamento di ogni discriminazione diretta o indiretta ancora esistente nei confronti delle donne e all'incremento della loro partecipazione in ogni ambito.

2. La presente legge riordina la Consulta regionale per la condizione femminile, istituita ai sensi della legge regionale 23 giugno 1983, n. 65 (Istituzione della Consulta regionale per la condizione femminile), che assume la nuova denominazione di Consulta regionale per le pari opportunità, e detta disposizioni in materia di consigliere/a regionale di parità.

Articolo 2

(Comunicazione istituzionale e statistiche di genere)

1. La Regione, nell'ambito dell'attività di comunicazione istituzionale volta alla corretta informazione del cittadino sulle attività svolte o in corso di svolgimento, opera per:

a) introdurre la prospettiva di genere e favorire l'attenzione sui temi della parità tra donne e uomini;

b) valorizzare il ruolo della donna in ambito sociale, professionale e politico;

c) promuovere una rappresentazione femminile e maschile coerente con l'evoluzione dei rispettivi ruoli nel mercato del lavoro, nelle istituzioni e nella società, contrastando in modo attivo gli stereotipi di genere.

2. Le statistiche prodotte dagli uffici regionali o realizzate nell'ambito di attività finanziate dalla Regione devono adeguare la rilevazione, l'elaborazione e la diffusione dei dati statistici in termini di genere.

Articolo 3

(Disciplina del personale)

1. Gli enti del comparto unico regionale e l'Azienda regionale sanitaria USL della Valle d'Aosta perseguono politiche di pari opportunità tra uomini e donne nell'organizzazione del personale e nello sviluppo della carriera e adottano piani di azioni positive per rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono un pieno inserimento delle donne nell'attività lavorativa ed una loro concreta partecipazione ad occasioni di avanzamento professionale.

Articolo 4

(Piani triennali di azioni positive)

1. I piani triennali di azioni positive predisposti dai comitati per le pari opportunità, ove costituiti, sono approvati con provvedimento dell'organo competente dell'ente, sentiti il/la consigliere/a regionale di parità, e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale e/o regionale, nell'ambito del comparto e dell'area di interesse. In particolare, i piani sono diretti a:

a) promuovere l'inserimento delle donne nelle attività, nei settori professionali e nei livelli nei quali sono insufficientemente rappresentate e favorire il riequilibrio della presenza femminile, in particolare nelle attività e nei livelli di più elevata responsabilità;

b) valorizzare, nell'ambito dell'organizzazione del lavoro, l'utilizzo di istituti finalizzati alla conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi della famiglia;

c) promuovere azioni di informazione e formazione finalizzate alla diffusione di una cultura favorevole alla nascita di nuovi comportamenti organizzativi che valorizzino le differenze di cui donne e uomini sono portatori;

d) facilitare il reinserimento delle lavoratrici madri a seguito del godimento dei congedi per maternità;

e) superare gli stereotipi di genere e adottare modalità organizzative che rispettino le donne e gli uomini.

CAPO II

CONSULTA REGIONALE PER LE PARI OPPORTUNITA'

Articolo 5

(Consulta regionale per le pari opportunità)

1. Al fine di promuovere iniziative tese a rimuovere gli ostacoli che limitano o impediscono il rispetto delle identità e la valorizzazione delle differenze di genere e di favorire la rimozione di ogni forma di discriminazione e disuguaglianza, il presente capo detta disposizioni concernenti la Consulta regionale per le pari opportunità, di seguito denominata Consulta.

2. La Consulta esercita le sue funzioni operando anche al fine di creare uno stretto raccordo tra la realtà femminile della Regione e le donne elette nelle istituzioni.

Articolo 6

(Funzioni)

1. La Consulta:

a) esprime pareri sui progetti di legge regionali di cui all'articolo 9, comma 1, e formula suggerimenti per l'adeguamento della legislazione regionale ai principi costituzionali di parità ed uguaglianza di genere;

b) segnala al Consiglio regionale l'opportunità di proporre al Parlamento provvedimenti ed iniziative in relazione al mondo femminile;

c) cura la raccolta, l'analisi e l'elaborazione di dati allo scopo di verificare lo stato di attuazione delle politiche di pari opportunità nei vari settori della vita politica, economica e sociale, segnalando le opportune iniziative e curando l'elaborazione di studi ed indagini conoscitive sulla condizione della donna in Valle d'Aosta;

d) promuove, anche in collaborazione con le strutture regionali competenti, occasioni permanenti di formazione e di aggiornamento sull'amministrazione della cosa pubblica, per favorire la preparazione e la presenza femminile nell'amministrazione e nella vita politica;

e) formula proposte e suggerimenti al Consiglio e alla Giunta regionali in ordine all'istituzione di servizi e all'avvio di iniziative che permettano alla donna di svolgere compiutamente il suo ruolo nella società e nella famiglia;

f) sensibilizza partiti, movimenti e gruppi politici, affinché adottino tutte le misure che favoriscano una rappresentanza equilibrata nei loro organismi decisionali;

g) favorisce lo scambio di informazioni fra le donne elette negli organismi istituzionali a livello comunale, regionale, nazionale ed europeo, anche attraverso l'attivazione di reti di collegamento, e l'elaborazione e attuazione delle analisi di genere nelle scelte politiche e amministrative;

h) cura la raccolta, la diffusione di materiale bibliografico e documentario, la pubblicazione di periodici e volumi, e promuove le tematiche relative alla condizione femminile ed eventi culturali destinati alle donne;

i) promuove dibattiti pubblici, convegni e incontri anche con gli organismi di pari opportunità di altre Regioni;

j) svolge attività di informazione e consulenza per le donne, in particolare promuovendo iniziative volte a migliorare il funzionamento e l'utilizzazione dei servizi sociali, e interviene presso gli organi competenti per segnalare situazioni di disuguaglianza, di discriminazione e di violenza.

Articolo 7

(Composizione e durata)

1. La Consulta è nominata con decreto del Presidente del Consiglio regionale, entro cinque mesi dalla data di insediamento del Consiglio stesso, ed è composta:

a) da quattro componenti, designate congiuntamente:

1) dalle associazioni e dai gruppi femminili che abbiano un'effettiva rappresentatività a livello regionale, abbiano come finalità istituzionali quanto previsto dall'articolo 5, comma 1, siano democraticamente strutturate e svolgano a livello regionale attività non circoscritte ad interessi di categoria professionale;

2) dalle commissioni femminili delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello regionale;

3) dalle commissioni o movimenti femminili delle organizzazioni dei lavoratori autonomi e delle organizzazioni imprenditoriali maggiormente rappresentative a livello regionale;

4) dalle commissioni o movimenti femminili, a livello regionale, dei partiti, movimenti o gruppi politici;

5) dalle commissioni o movimenti femminili delle organizzazioni di volontariato maggiormente rappresentative a livello regionale;

b) dal/dalla consigliere/a regionale di parità di cui all'articolo 14;

c) da tre consigliere regionali elette dal Consiglio regionale con voto limitato a due nomi. Almeno una consigliera deve essere espressione della minoranza consiliare. La perdita della condizione di consigliera regionale comporta la decadenza dalla Consulta;

d) da dieci componenti elette dal Consiglio regionale fra le componenti degli organismi di cui alla lettera a) con voto limitato a sette nomi. Almeno tre componenti devono essere espressione della minoranza consiliare;

e) da cinque componenti designate dal Consiglio permanente degli enti locali e scelte fra le donne elette negli enti locali della Regione, rispettando la proporzione fra le elette nelle assemblee e negli organi esecutivi degli enti stessi. La perdita della condizione di eletta negli enti locali comporta la decadenza dalla Consulta.

2. L'attività della Consulta è coordinata da una Presidente eletta tra le proprie componenti e da un Comitato esecutivo secondo le modalità indicate nel regolamento interno della Consulta di cui all'articolo 8, comma 2.

3. La Consulta rimane in carica per tutta la durata della legislatura e, comunque, sino alla data di insediamento della successiva Consulta.

Articolo 8

(Organi)

1. Sono organi della Consulta:

a) l'Assemblea;

b) la Presidente;

c) il Comitato esecutivo.

2. L'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale approva il regolamento interno della Consulta che disciplina le funzioni degli organi e le modalità di organizzazione e funzionamento della Consulta stessa, proposto dall'assemblea della Consulta entro due mesi dal proprio insediamento.

3. Il regolamento interno della Consulta può prevedere l'istituzione di una vicepresidente.

Articolo 9

(Rapporti con il Consiglio regionale)

1. Il Presidente del Consiglio regionale trasmette alla Consulta copia di tutti i progetti di legge regionale, che investono esplicitamente e significativamente le politiche di genere all'atto della loro presentazione al Consiglio regionale. Decorsi trenta giorni dalla data di trasmissione dei progetti di legge, si prescinde dal parere della Consulta. La Consulta, su propria richiesta, è audita dalle commissioni consiliari permanenti sugli atti all'esame delle stesse concernenti le politiche di parità e di pari opportunità.

2. Alle riunioni della Consulta hanno facoltà di intervenire, senza diritto di voto, anche a mezzo di propri delegati, il Presidente della Regione e del Consiglio regionale, gli assessori regionali e i Presidenti delle commissioni consiliari permanenti.

3. La Consulta può chiedere che intervengano alle proprie riunioni il Presidente della Regione, il Presidente del Consiglio regionale, gli assessori regionali competenti nelle materie che formano oggetto di discussione, i consiglieri regionali e i dirigenti regionali, previa autorizzazione dell'amministratore competente.

Articolo 10

(Rapporti di collaborazione)

1. La Consulta attiva rapporti di collaborazione:

a) con il Dipartimento per i diritti e le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri per l'attuazione dei principi di parità di trattamento e di pari opportunità delle lavoratrici e con la Commissione per le pari opportunità fra uomo e donna di cui all'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 115 (Regolamento per il riordino della Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna, a norma dell'articolo 29 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248);

b) con Consulte, istituzioni e altri organismi regionali, interregionali, nazionali, europei ed internazionali svolgenti analoghe funzioni;

c) con le istituzioni e le associazioni culturali, di promozione sociale, di volontariato e professionali presenti nel territorio regionale;

d) con le Università, gli istituti di ricerca e gli osservatori in materia economica e sociale.

Articolo 11

(Rapporto, relazione annuali e programma di attività della Consulta)

1. La Consulta, entro il 31 gennaio di ogni anno, trasmette al Presidente della Regione e al Presidente del Consiglio regionale un rapporto annuale sullo stato di attuazione delle politiche di parità e di pari opportunità in Valle d'Aosta ed una relazione sull'attività svolta.

2. La Consulta, entro il 30 settembre di ogni anno, trasmette al Presidente del Consiglio regionale un programma di attività, da attuare nell'anno successivo, con la previsione della relativa spesa.

3. Il programma è esaminato ed approvato dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale entro il 31 dicembre.

4. Il Presidente del Consiglio regionale trasmette il rapporto e la relazione annuali ed il programma di attività alla commissione consiliare competente.

Articolo 12

(Sede, dotazione organica e locali)

1. La Consulta regionale ha sede presso la Presidenza del Consiglio regionale ed è dotata del personale e dei mezzi necessari per lo svolgimento dei suoi compiti.

2. L'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale determina, nell'ambito dell'organico del Consiglio regionale, la dotazione organica per il funzionamento della Consulta, sentita la Presidente della stessa.

3. L'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale assegna alla Consulta locali idonei allo svolgimento della sua attività.

Articolo 13

(Gestione amministrativa e contabile)

1. Nell'ambito del programma annuale di attività e della relativa previsione di spesa, la Consulta gode di autonomia funzionale.

2. Per la gestione amministrativa del personale la Consulta si avvale della struttura del Consiglio regionale competente in materia di personale.

3. Per la gestione amministrativa e contabile funzionale alla realizzazione del programma annuale di attività la Consulta si avvale delle competenti strutture del Consiglio regionale.

4. Trovano copertura negli stanziamenti annuali previsti in un apposito capitolo del bilancio del Consiglio regionale tutte le spese per il funzionamento ed il programma di attività della Consulta.

CAPO III

CONSIGLIERE/A REGIONALE DI PARITA'

Articolo 14

(Consigliere/a regionale di parità)

1. Il presente Capo detta disposizioni in materia di consigliere/a di parità della Regione, di seguito denominato/a consigliere/a regionale di parità, disciplinandone le attribuzioni, i requisiti e le modalità di nomina, in attuazione dell'articolo 10, comma 4, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 196 (Disciplina dell'attività delle consigliere e dei consiglieri di parità e disposizioni in materia di azioni positive, a norma dell'articolo 47 della legge 17 maggio 1999, n. 144) e in conformità ai principi di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198 (Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, a norma dell'articolo 6 della legge 28 novembre 2005, n. 246).

Articolo 15

(Competenze)

1. Il/La consigliere/a regionale di parità svolge le funzioni di:

a) promozione e controllo dell'attuazione dei principi di uguaglianza di opportunità e di non discriminazione tra donne e uomini nel lavoro e, in particolare, tutte quelle attribuitegli ai sensi del d.lgs. 198/2006 e della presente legge;

b) referente dei comitati per le pari opportunità di cui all'art. 4.

2. Ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del d.lgs. 198/2006, il/la consigliere/a regionale di parità, nell'esercizio delle sue funzioni, è pubblico ufficiale.

Articolo 16

(Modalità di nomina)

1. Il/La consigliere/a regionale di parità è nominato/a con decreto del Presidente della Regione, previa deliberazione di designazione della Giunta regionale, entro cinque mesi dalla data di insediamento del Consiglio regionale. Il decreto di nomina è pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione.

2. Il/La consigliere/a regionale di parità deve:

a) possedere requisiti di specifica competenza e pluriennale esperienza in materia di mercato del lavoro, con particolare riferimento al lavoro femminile e alle pari opportunità, comprovati da idonea documentazione;

b) dimostrare la conoscenza della lingua francese, accertata con le modalità di cui all'articolo 17.

3. Il procedimento per la nomina del/la consigliere/a regionale di parità è avviato con la pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione, disposta dal Presidente della Regione, di un avviso pubblico nel quale sono indicati:

a) l'intenzione della Regione di procedere alla nomina del/la consigliere/a regionale di parità;

b) i requisiti richiesti per ricoprire l'incarico;

c) il termine di trenta giorni dalla pubblicazione dell'avviso per la presentazione delle candidature presso la struttura regionale competente in materia di politiche del lavoro.

4. Le proposte di candidatura devono contenere le seguenti indicazioni:

a) dati anagrafici e residenza;

b) titolo di studio;

c) curriculum dettagliato da cui siano desumibili gli elementi utili ai fini dell'accertamento dei requisiti richiesti ai sensi del comma 2;

d) disponibilità all'accettazione dell'incarico, sottoscritta dal candidato.

5. All'accertamento del possesso dei requisiti di cui al comma 2 provvede una commissione di valutazione composta dal Segretario generale della Regione e dai dirigenti di primo livello delle strutture regionali competenti in materia di politiche del lavoro ed in materia di personale. L'eventuale esclusione per difetto dei requisiti è disposta con deliberazione della Giunta regionale.

Articolo 17

(Accertamento della conoscenza della lingua francese)

1. Ai fini dell'accertamento della conoscenza della lingua francese, prima della nomina, tutti i candidati devono superare, o dimostrare di aver già superato, un esame svolto con le modalità previste per l'accesso alla qualifica unica dirigenziale dell'Amministrazione regionale.

2. Alla nomina della commissione esaminatrice provvede il dirigente della struttura regionale competente in materia di politiche del lavoro, ai sensi delle disposizioni vigenti in materia di accesso con procedura non concorsuale alla qualifica unica dirigenziale dell'Amministrazione regionale.

3. La convocazione dei candidati per l'accertamento della conoscenza della lingua francese è effettuata dal dirigente della struttura regionale competente in materia di politiche del lavoro.

Articolo 18

(Durata in carica e funzioni)

1. L'incarico di consigliere/a regionale di parità dura per tutta la legislatura del Consiglio regionale ed è rinnovabile una sola volta. Il procedimento di nomina di cui all'articolo 16 è avviato entro trenta giorni dalla data di insediamento del Consiglio regionale o immediatamente dopo la cessazione dell'incarico stesso per dimissioni o per qualsiasi altro motivo diverso dalla scadenza regolare. Il/La consigliere/a regionale di parità continua a svolgere le sue funzioni fino alla pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione del decreto di nomina del/la nuovo/a consigliere/a di parità e, comunque, non oltre sei mesi dalla data di scadenza regolare o di cessazione dell'incarico.

Articolo 19

(Permessi, indennità e trasferte)

1. Il/La consigliere/a regionale di parità ha diritto per l'esercizio delle sue funzioni, ove si tratti di lavoratore dipendente, ad assentarsi dal posto di lavoro per un massimo di cinquanta ore lavorative mensili medie. Le ore di assenza di cui al presente comma sono retribuite.

2. La Regione, su richiesta, è tenuta a rimborsare al datore di lavoro quanto corrisposto per le ore di effettiva assenza.

3. Nei limiti della disponibilità del Fondo di cui all'articolo 18 del d.lgs. 198/2006, al/la consigliere/a regionale di parità, sia esso/a lavoratore dipendente o autonomo o libero professionista, è attribuita un'indennità mensile la cui misura è fissata con il decreto di cui al medesimo articolo 18, comma 2, del d.lgs. 198/2006.

4. Per le trasferte svolte nell'esercizio delle proprie funzioni, al/la consigliere/a regionale di parità spetta il rimborso delle spese effettivamente sostenute e documentate, nella misura prevista per il personale appartenente alla qualifica unica dirigenziale dell'Amministrazione regionale.

Articolo 20

(Risorse per il funzionamento dell'Ufficio del/la Consigliere/a regionale di parità)

1. Al finanziamento delle attività e dell'Ufficio del/la consigliere/a regionale di parità si provvede con le risorse derivanti dalla quota di riparto annuale di cui all'articolo 18, comma 2, lettera b), del d.lgs. 198/2006 e con le risorse regionali determinate annualmente con la legge di bilancio.

Articolo 21

(Rinvio)

1. Per quanto non disciplinato dal presente capo, trovano applicazione, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al capo IV del titolo II del libro I del d.lgs. 198/2006.

Articolo 22

(Relazione annuale e programma di attività del/la consigliere/a regionale di parità)

1. Il/La consigliere/a regionale di parità, entro il 1° marzo di ogni anno, presenta una relazione sull'attività svolta al Presidente della Regione e alla commissione consiliare competente per materia.

2. Il/La consigliere/a regionale di parità, entro il 30 settembre di ogni anno, presenta al Presidente della Regione un programma di attività di promozione e di controllo dell'attuazione dei principi di uguaglianza di opportunità e di non discriminazione tra donne e uomini nel lavoro, da attuare nell'anno successivo, con la previsione della relativa spesa. Il programma è approvato con deliberazione della Giunta regionale.

Articolo 23

(Sede, dotazione organica e locali)

1. Il/La consigliere/a regionale di parità ha sede presso la struttura regionale competente in materia di politiche del lavoro ed è dotato/a del personale e dei mezzi necessari per lo svolgimento dei suoi compiti.

2. La Giunta regionale determina, nell'ambito dell'organico della Giunta regionale, la dotazione organica a supporto dell'attività del/la consigliere/a regionale di parità, sentito/a il/la consigliere/a di parità.

3. La Giunta regionale assegna al/la consigliere/a di parità locali idonei allo svolgimento della sua attività.

Articolo 24

(Gestione amministrativa e contabile)

1. Nell'ambito del programma annuale di attività e della relativa previsione di spesa, il/la consigliere/a regionale di parità gode di autonomia funzionale.

2. Per la gestione amministrativa del personale e per la gestione amministrativa e contabile funzionale alla realizzazione del programma annuale di attività, il/la consigliere/a regionale di parità si avvale della struttura regionale competente in materia di politiche del lavoro.

CAPO IV

DISPOSIZIONI FINANZIARIE, FINALI E TRANSITORIE

Articolo 25

(Disposizioni finanziarie)

1. Gli oneri derivanti dall'applicazione del capo II, valutati in annui euro 150.000 a decorrere dal 2010, trovano copertura sul bilancio del Consiglio regionale e al loro finanziamento si provvede:

a) per gli anni 2010 e 2011, con riferimento al bilancio pluriennale della Regione per il triennio 2009/2011, mediante l'utilizzo delle risorse iscritte nell'obiettivo programmatico 1.1.1. - Consiglio regionale - al capitolo 20000 (Fondo per il funzionamento del Consiglio regionale) del medesimo bilancio;

b) per gli anni 2010, 2011 e 2012, con riferimento al bilancio di previsione per il triennio 2010/2012, mediante utilizzo delle risorse iscritte nell'unità previsionale di base 1.1.1.10 (Spese inerenti il Consiglio regionale) del medesimo bilancio.

2. Gli oneri derivanti dall'applicazione del capo III posti a carico del bilancio regionale, sono determinati in annui euro 20.000 a decorrere dall'anno 2010.

Président - La parole au rapporteur, la Conseillère Hélène Impérial.

Impérial (UV) - Il concetto di pari opportunità nasce nella seconda metà del II secolo in seguito alle lotte condotte negli Stati Uniti dai movimenti per i diritti civili. Sebbene oggi vengano spesso riferite a politiche di genere, le pari opportunità tuttavia emergono inizialmente come risposta per combattere qualsiasi forma di discriminazione. Analizzando il concetto, il termine "opportunità" si riferisce ad una potenzialità messa a disposizione, piuttosto che ad un risultato da garantire. In altre parole con il termine "di pari opportunità" si intende valorizzare un'eguaglianza tipicamente liberale dei punti di partenza, secondo cui è fondamentale che siano comuni le regole del gioco e che chiunque sia messo nella condizione di potervi partecipare. Sulla scorta di tale premessa, le pari opportunità possono essere definite come un principio che regola i giochi e la competizione fra individui, gruppi e categorie, assicurando ai concorrenti uguali punti di partenza e condizioni di competizione, indipendentemente dalla loro appartenenza di sesso, etnia o religione. Fortemente connessa ad un'idea di giustizia sociale che ammette differenze nei risultati e nello status di ognuno, perché ad ognuno è stata offerta un'uguale base di partenza, oggi le pari opportunità si declinano in strumenti legislativi e azioni positive, entrambi volti ad evitare qualsiasi forma di discriminazione sostanziale nei confronti di un soggetto o di una pluralità di soggetti.

La proposta di legge in questione recante: "Disposizioni in materia di Consulta regionale per le pari opportunità e di consigliere regionale di parità" viene presentata al Consiglio, dopo un iter assai lungo nelle rispettive commissioni competenti, con un titolo nuovo, nella sua duplice finalità di riorganizzare la Consulta regionale per la condizione femminile e giungere finalmente alla regionalizzazione della nomina della consigliera di parità. Ritengo utile, al fine di comprendere totalmente il senso della proposta odierna, riassumerne brevemente l'iter in commissione e ricordarne le tappe principali. La proposta di legge n. 55 approda nelle Commissioni consiliari I e II per competenza; le commissioni congiuntamente, esaminata la proposta di legge, deliberano pertanto alcune audizioni con i rappresentanti degli organismi di pari opportunità operanti in Valle d'Aosta ed in particolare con la Consigliera di parità attualmente in carica, con la Presidentessa della Consulta regionale e con le rappresentanti dei comitati di pari opportunità. Durante tali audizioni sono state illustrate ai commissari diverse proposte di modifica e integrazioni alla proposta di legge.

Ritenendo quindi particolarmente delicata la materia trattata ed alla luce delle polemiche e dei tentativi di strumentalizzazione politica derivanti dalla discussione della proposta di legge in questione, il Presidente del Consiglio (per questo lo ringrazio) ha voluto organizzare un pomeriggio di dialogo, a mio avviso produttivo, di confronto e di mediazione tra i firmatari della legge e le succitate rappresentanti degli organismi di parità, incontro che si è svolto nella giornata del 20 novembre. Tale confronto ha consentito di giungere alla stesura di una nuova bozza di testo che discutiamo in aula oggi e che ha recepito gran parte dei suggerimenti che, in forma scritta, Consigliera di parità e la Presidentessa della Consulta avevano fatto pervenire alle commissioni. Ricordo alcune dichiarazioni che la Presidentessa della Consulta e la Consigliera di parità avevano rilasciato alla stampa al termine di questo incontro: parlavano di un incontro positivo in quanto sono state prese in considerazione diverse osservazioni presentate dalla Consulta e dalla Consigliera, si è dato il giusto valore al confronto, necessario per arrivare ad un testo il più possibile condiviso, oltre che alle competenze e all'esperienza di cui gli organismi di parità sono stati portatori nella discussione. Questa nuova bozza, che a questo punto definirei "concordata" tra le parti presenti all'incontro, è stata successivamente ripresentata alle Commissioni consiliari I ed alla II nelle riunioni del 10 ed 11 dicembre ed in tale circostanza le commissioni hanno espresso parere favorevole a maggioranza. Questa premessa per evidenziare come i firmatari della proposta di legge, contrariamente a quanto sostenuto da alcuni, non abbiano mai voluto sottrarsi a momenti di confronto, andando anche ben al di là di quelli previsti dal consueto iter istituzionale delle proposte di legge.

Volendo giungere all'illustrazione dei punti salienti della legge, incominciando dal Capo I, dopo aver accolto alcuni emendamenti proposti dalle rappresentanti dei comitati di pari opportunità, si specificano meglio gli enti in cui i comitati si trovano ad agire, ossia gli enti del comparto unico regionale e l'azienda USL della Valle d'Aosta; vengono inoltre specificati in seguito le finalità perseguite dai piani triennali di azioni positive proposte dai comitati stessi.

Il Capo II si occupa, invece, della Consulta regionale per le pari opportunità e ne declina, nell'articolo 6, le funzioni. A tal proposito mi preme sottolineare due aspetti: in primo luogo, per quanto riguarda le funzioni attribuite alla Consulta per le pari opportunità, sono state quasi totalmente accolte le proposte avanzate dell'Assemblea della Consulta per la condizione femminile per mezzo della sua Presidentessa; in secondo luogo, nella declinazione delle finalità della "nuova" Consulta, tra le altre, si è voluto specificare e sottolineare l'importante contributo che la Consulta ha fornito in questi anni a supporto delle donne vittime di disuguaglianza, discriminazione e violenza attraverso il Centro ascolto donne contro la violenza. Proseguendo nell'esame dell'articolato, l'articolo 7 si occupa di definire la composizione e la durata della Consulta per le pari opportunità; ne faranno parte:

- 4 componenti espressione dell'associazionismo femminile, dei sindacati, delle organizzazioni dei lavoratori, dei partiti, movimenti o gruppi politici, delle organizzazioni di volontariato;

- di diritto la consigliera regionale di parità;

- 3 consigliere regionali elette dal Consiglio regionale; 10 componenti elette dal Consiglio regionale tra candidate appartenenti al mondo dell'associazionismo femminile, dei sindacati, delle organizzazioni dei lavoratori, dei partiti, movimenti o gruppi politici, delle organizzazioni di volontariato; a tale proposito, voglio precisare che, accogliendo una richiesta avanzata in commissione da alcuni esponenti delle forze politiche di opposizione, e condivisa dalla stessa Presidentessa della Consulta, si è introdotto il concetto del voto limitato, in modo da consentire un'equilibrata distribuzione delle consultrici elette dal Consiglio;

- 5 componenti designate dal Consiglio permanente degli enti locali tra le donne elette in seno agli enti locali.

L'articolo 8 definisce gli organi della Consulta: l'assemblea, la presidente ed il comitato esecutivo; il regolamento interno della Consulta, approvato dall'Ufficio di Presidenza, potrà prevedere l'istituzione di una vicepresidente. Tale composizione della consulta trova giustificazione nella convinzione dei firmatari, oltre che nella richiesta manifestata a più riprese anche da alcune componenti dell'assemblea della Consulta stessa, nella passata, ma anche nella presente legislatura, che sia necessario conferire alla Consulta per le pari opportunità ulteriore credibilità e rigore; così facendo essa cesserà di essere un organismo a "geometria variabile" e diventerà un organismo con un numero fisso di componenti. Questo per evitare l'inconveniente, assai frequente, del mancato raggiungimento del numero legale delle consultrici in occasione dell'assemblea, inconveniente che finiva per delegare buona parte delle scelte alle componenti del comitato esecutivo. Riteniamo, infine, che l'elezione da parte del Consiglio regionale di componenti che sono comunque espressione della cosiddetta "società civile" contribuisca ad aumentare il senso di responsabilità di fronte alla nomina a consultrice.

Esaminando il Capo III, esso detta disposizioni in merito al/la consigliere/a regionale di parità. Nell'articolo 14 si citano i riferimenti normativi che disciplinano in ambito nazionale tale materia, il decreto legislativo n. 196 del 2000 e il n. 198 del 2006, Codice della pari opportunità tra uomo e donna. Nell'articolo 15 si declinano le competenze del/la consigliere/a regionale di parità. Nell'articolo 16 si indicano le modalità di nomina: questa non avviene più da parte del Ministero del lavoro, ma con decreto del Presidente della Regione, previa deliberazione di designazione della Giunta regionale, ecco quindi sancita la regionalizzazione della nomina del/la consigliere/a regionale di parità. Ancora nell'articolo 16 si specifica che provvederà all'accertamento del possesso dei requisiti necessari a ricoprire l'incarico, comprovati da idonea documentazione, non un unico dirigente di struttura, ma una commissione di valutazione composta dal Segretario generale della Regione e da 2 dirigenti delle strutture regionali competenti rispettivamente in materia di politiche del lavoro ed in materia di personale. Voglio ancora sottolineare che, anche per ciò che concerne la Commissione di valutazione dei requisiti, quindi, i firmatari della proposta di legge hanno ritenuto opportuno accogliere un'istanza presentata dalla Consigliera di parità nel famoso incontro del 20 novembre. Relativamente alle modalità di nomina del/la consigliere/a regionale di parità, rispetto alla normativa precedente, con la regionalizzazione della nomina viene richiesta la conoscenza della lingua francese. Nell'articolo 19 sono introdotte nuove disposizioni relativamente ai permessi, alle indennità ed alle trasferte. L'articolo 22 disciplina la relazione annuale ed il programma di attività del/la consigliere/a regionale di parità.

Il Capo IV con gli articoli 25, 26 e 27 contiene le disposizioni finanziarie, quelle finali e le transitorie.

Concludo con un ringraziamento rivolto a tutti coloro che hanno contribuito, attraverso il confronto, il dialogo, il dibattito, alla stesura di questa nuova bozza di legge che portiamo oggi in Consiglio e concludo con un auspicio: che la nuova Consulta possa assumere i provvedimenti necessari per combattere qualsiasi forma di discriminazione che sia fondata sul sesso, ma anche sulla razza o sull'origine etnica, sulla religione, sulle credenze, su un handicap, sull'età o sull'orientamento sessuale, uscendo da un femminismo che talvolta risulta fine a sé stesso e che profuma ormai di arcaico.

Président - La parole à la Conseillère Secrétaire Emily Rini, pour le deuxième rapport.

Rini (UV) - Merci, M. le Président. Cari colleghi e naturalmente, visto l'argomento, care colleghe, permettetemi di rubarvi a mia volta qualche piccolo secondo, per fare insieme solamente qualche breve considerazione. Non è mia intenzione analizzare nuovamente l'intero contenuto della legge, poiché lo ha fatto in maniera puntuale ed esaustiva la collega.

Vorrei iniziare in maniera sicuramente inusuale, visto che solitamente rappresentano i titoli di coda, con i ringraziamenti e non lo faccio in maniera casuale, ma lo faccio perché credo che, grazie al contributo anche di tali soggetti, siamo riusciti a portare in quest'aula una proposta di legge seria, fondata e ben strutturata. Ringrazio quindi il Capogruppo dell'Union Valdôtaine, Empereur, e i Capigruppo Salzone e La Torre, che hanno fornito un apporto fondamentale a questa proposta di legge. Vorrei anche ringraziare la Consigliera di parità, Barillà, e la Presidente della Consulta, Giacinta Prisant. Queste ultime, grazie ad un confronto già citato dalla collega, aperto, ampio ed articolato, hanno anche visto accogliere nella proposta di legge gran parte delle loro richieste. Proprio in merito a ciò, vorrei rendervi partecipi del mio sentito stupore e non vi nego anche di un certo rammarico provato nel leggere alcune dichiarazioni in questi giorni sui giornali: dichiarazioni che definivano questa proposta di legge come un atto unilaterale, imposto dalla maggioranza, totalmente incurante degli interessi dei soggetti direttamente coinvolti. Non possiamo accettare questo tipo di dichiarazioni e vorrei sapere cosa sia cambiato nelle opinioni dei soggetti coinvolti in seguito all'incontro citato dalla collega con tutti i firmatari, poiché in quella occasione manifestavano, al termine del confronto stesso, una soddisfazione per aver visto recepire parecchie delle loro suggestioni. Avevo percepito in quella occasione un clima molto disteso e soprattutto una viva soddisfazione di tutte le parti coinvolte; credo che in quella occasione, con un'apertura politica esemplare, si fosse arrivati ad un equilibrato e sensato compromesso. Per questo motivo ritengo infondate le critiche, critiche che peraltro considero con tutta sincerità estremamente strumentali.

Come è stato ricordato, la proposta di legge si pone due obiettivi principali: il primo è quello di riuscire a regionalizzare la figura della consigliera di parità, fatto che peraltro trovava tutti d'accordo ed il secondo obiettivo era quello, anche alla luce del mutamento dei tempi, di valorizzare il ruolo della Consulta femminile all'interno della nostra società. Siamo obiettivi ed onesti: questo istituto necessitava fortemente di una rivisitazione e di un ammodernamento. Le campagne puramente iper femministe mi lasciano molto perplessa e credo che tutte noi dobbiamo avere il coraggio di dire che i tempi sono cambiati e che la figura e la condizione femminile all'interno della società è mutata fortunatamente in maniera profonda. Proprio alla luce di tutto ciò, bisogna avere il coraggio di dare nuovi impulsi all'istituto. Proprio in merito a ciò, un elemento additato come elemento debole e di critica sia in realtà un punto di forza della proposta in oggetto: mi riferisco all'elezione da parte del Consiglio di un numero stabilito dalla legge e quindi di un numero fisso. Questo elemento di novità è stato introdotto con il preciso obiettivo di dare maggiore credibilità ed incisività all'azione della Consulta, per evitare una composizione variabile che sicuramente non fornisce rigore, credibilità e incisività all'istituto. Qualsiasi organismo degno di riconoscimento e produttività sociale prevede un certo rigore e una chiara e predefinita composizione numerica. Probabilmente chi critica questa novità introdotta quindi o non ha capito le motivazioni, la ratio che ha spinto i firmatari a voler prevedere questa certezza e predeterminazione numerica nella composizione, oppure, avendola compresa, fa opportunamente finta di ignorarla per strumentalizzarla a proprio uso e consumo. È stata fortemente criticata l'elezione diretta da parte del Consiglio di una parte - sottolineo "una parte" - delle consultrici; su questo punto permettetemi di soffermarmi un attimo. È vero che dopo l'entrata in vigore della presente legge una parte delle consultrici verrà eletta dal Consiglio, ma permettetemi di farvi una domanda: il Consiglio regionale da chi è eletto? Non siamo forse eletti dai cittadini? Non siamo forse i diretti rappresentanti della volontà popolare? Avrei capito la polemica, non solo, l'avrei anche condivisa se nella legge avessimo inserito che le consultrici venissero elette da un organo direttivo di un determinato movimento politico. Credo invece che il Consiglio regionale sia la massima espressione della volontà popolare e della rappresentanza assolutamente democratica e il far sì che le consultrici vengano elette da questa Assemblea altro non prova se non un maggior prestigio della Consulta e una maggiore responsabilizzazione delle consultrici stesse. Inoltre l'elezione di 10 consultrici elette dal massimo organo rappresentativo della Regione non è peraltro assimilabile alle nomine e alle designazioni effettuate dalla Regione in società ed enti strumentali, in quanto non si tratta di rappresentanti regionali in senso proprio, quanto piuttosto di consultrici chiamate a dare il loro contributo all'attività della Consulta stessa. Sempre in merito alla composizione, vorrei sottolineare, per ribadire quanto il confronto sia stato sereno e produttivo, come fra le elette dal Consiglio sia stata accolta la richiesta avanzata da esponenti delle forze politiche di opposizione e quindi garantita la presenza sia di esponenti di maggioranza, sia esponenti espressioni della minoranza.

Permettetemi di ringraziare quanto è stato fatto finora dalle consultrici attraverso il Centro ascolto donne contro la violenza; questo istituto è sempre stato considerato da tutti noi firmatari uno strumento importante, serio, che ha permesso di aiutare e risolvere situazioni molto tristi e delicate. Proprio per questo ha trovato riconoscimento legislativo e quindi una maggiore funzionalità futura all'interno di questa proposta di legge.

In conclusione permettetemi di fare una considerazione di carattere generale forse anche fuori luogo, ma mi sentivo di farla in questa occasione. Vorrei farla in qualità di amministratrice, ma soprattutto in quanto donna: la condizione femminile è mutata radicalmente, come già dicevo, negli ultimi decenni. Sono profondamente grata a tutte quelle organizzazioni, associazioni e quant'altro, insomma a tutti i soggetti che hanno permesso di superare la difficile condizione della donna in passato, ma ora dobbiamo avere il coraggio, la serietà, ma soprattutto l'onestà di affermare che le cose fortunatamente sono cambiate, che le donne hanno raggiunto la parità in tanti settori e la consapevolezza delle proprie potenzialità. Ritengo quindi che proposte di legge come quella di oggi possano essere l'inizio di una nuova fase, una fase in cui non si parla più solo di condizione femminile, ma una fase dove finalmente trova affermazione la dicitura che a noi piace di più: di parità di genere.

Président - J'ouvre la discussion générale.

La parole à la Conseillère Patrizia Morelli.

Morelli (VdAV-R) - Merci, M. le Président. Le Président de la Région me permettra encore un petit excursus historique, aujourd'hui c'est le jour de l'histoire, juste pour rappeler quand le 10 mai 1983 à minuit moins le quart le Conseil de la Vallée vota la loi qui approuvait la Conférence régionale pour la condition féminine avec 22 votes favorables et 7 contraires. A l'époque dans le Conseil régional siégeaient 34 conseillers de sexe masculin et une seule femme, une femme d'une certaine taille: Maria Ida Viglino. La discussion à l'époque avait été assez courte probablement vu l'heure, le Président Rollandin, qui était déjà là, s'en souvient sûrement, et tous les Conseillers qui étaient intervenus avaient convenu que le sens de la proposition de loi était celle exprimée par le Conseiller rapporteur: le Républicain Franco De Grandis, qui soulignait comme l'objectif de la loi était "di tenere conto di una carenza da parte delle istituzioni in cui la presenza femminile è estremamente scarsa, al fine di avere a disposizione tutto un patrimonio di esperienza e di intelligenza, che fino a questo momento secondo noi è stato troppo dimenticato, troppo accantonato con danno per l'intera collettività". Vingt-six ans plus tard est-ce que les choses ont changé? Un peu. Pas beaucoup. Les femmes sont légèrement plus représentées dans le Conseil, dans les institutions, mais la parité réelle entre les deux genres est encore une notion assez théorique, donc nous partageons la nécessité de fond énoncée dans le rapport de réfléchir à la Consulta pour répondre de manière plus ponctuelle au respect des identités, à la valorisation des différences de genre, au dépassement des discriminations qui encore persistent à l'égard des femmes et à une plus grande participation féminine dans tous les domaines. J'ai cité le rapport qui est annexé à la loi. Il faut tenir compte, comme l'a rappelé la Conseillère Rini, que dans les dernières décennies on est passés de la notion de condition féminine à la conception plus ample de pari opportunità , donc en ce sens la loi de 1983 nécessitait d'une révision, de même que pour la nomination de la conseillère de parité, qu'il est partageable de vouloir nommer sur base régionale.

Pour ce qui concerne la Consulta dans les détails, à part le fait d'en actualiser le nom "Consulta per le pari opportunità", est-ce qu'il y avait la nécessité de modifier les articles qui la concernent directement? D'après moi cela n'est pas aussi évident. Pour la réalité valdôtaine, qui est caractérisée par un petit nombre, par une petite dimension, la Consulta telle qu'elle est définie par la loi n° 65/1983 avec quelques ajustements pouvait encore très bien répondre à ses fonctions. Force nous est de constater que la Consulta ne répond pas aux exigences de la majorité, pour qui au contraire elle constitue même presque une anomalie qui dérange et qu'il faut évidemment corriger dans le plus bref délai. Or, si le but avait réellement été celui d'améliorer la loi, le bon sens aurait voulu que les proposants prennent contact avec les représentants des organes en question, la Consulta, la Conseillère de parité et les autres organismes de parité pour une confrontation préalable, qui aurait profité au débat dès le début. Les confrontations tardives, pour bien qu'elles soient motivées par une volonté de confrontation réelle, en réalité n'ont jamais la même portée et définir concordata cette proposition de loi me paraît un peu ardu.

Je m'attendais aussi à une implication directe de toutes les femmes présentes dans ce Conseil, dans la logique d'ouverture et de confrontation que souvent le Président de la Région évoque, mais surtout dans la logique de collaboration et de relation qui devrait parcourir et unir transversalement le monde politique féminine lorsqu'il s'agit de travailler pour favoriser la parité de genre. Suis-je naïve? Je ne crois pas d'être ingénue du point de vue politique, je fais la politique depuis longtemps; je croyais réellement que l'on aurait eu une confrontation transversale sur cette loi. Cela n'a pas été, dommage, car ce même esprit de collaboration transversal caractérise la Consulta, où les femmes qui représentent les associations, les partis, les syndicats, les catégories économiques ont la capacité de travailler pour des objectifs communs, en allant, dans la limite du possible, au-delà des appartenances politiques, car il est vrai que chacun de nous représente une idée politique, fait de la politique dans tous ses actes mais, quand on a des objectifs communs que l'on partage, on peut aller au-delà de l'appartenance politique. A l'intérieur de la Consulta actuelle siègent des femmes de droite, de gauche, des autonomistes, des personnes apartitiques et chaque femme est libre de s'exprimer, de présenter des projets à la Consulta, même de présenter sa candidature à la Présidence de la Consulta, chaque femme, évidemment à condition qu'elle participe. La crédibilité et la rigueur - que je partage - qui ont été évoquées dans le rapport passent aussi à travers la participation.

In conclusione questa proposta di legge, se in alcune parti è condivisibile, con la modifica dell'articolo 7, dove si parla della composizione, purtroppo stravolge completamente nella sua fisionomia la Consulta regionale femminile. Se finora, grazie alla lungimiranza dei legislatori del 1983, essa è stata un organismo di libera rappresentanza femminile delle organizzazioni presenti sul territorio, da oggi, se questa proposta di legge verrà votata, non sarà più così, perché al valore della rappresentatività libera si andrà a sostituire la logica del presidio politico. Andando di fatto ad eleggere in totale 18 membri su 23, la maggioranza di questo Consiglio e la maggioranza del Consiglio permanente degli enti locali si appropriano della Consulta e la mettono nella condizione di non disturbare più, evidentemente perché attraverso questa operazione si vuole garantire un'assonanza - che adesso non è percepita e disturba - fra gli organi della Consulta e la maggioranza regionale. È un peccato perché cadono nel vuoto gli appelli al valore della rappresentatività più alta delle donne facenti parte di tutti quegli organismi che si trovano ad operare quotidianamente sul territorio: le associazioni, le categorie professionali, a prescindere dagli interessi politici di categoria di qualsivoglia natura e che hanno fatto della Consulta un organismo vitale, che ha prodotto azioni e programmi educativi, tendenti a favorire la nozione di parità tra i generi come gli incontri, che ancora di recente si tengono nelle scuole; interventi di formazione come il pomeriggio sullo stalking che si è tenuto a Palazzo regionale, che ha visto il salone pieno, gremito di persone, oltre all'attività costante, come ricordava la collega Impérial, del Centro donne contro la violenza e questo per citarne solo alcuni fra i più recenti. Ora questa attività basata sul libero apporto di tante preziose rappresentanti della società valdostana, che era già rappresentata, la società civile era già ampiamente rappresentata all'interno della Consulta, rischia di venire imbrigliata. È una modifica sostanziale, è veramente il nodo centrale di questa legge e noi non possiamo condividerla. Abbiamo quindi proposto degli emendamenti sui quali chiederei alla maggioranza di pronunciarsi. Vi ringrazio.

Président - La parole au Conseiller Donzel.

Donzel (PD) - Intanto colgo l'occasione per ringraziare da quest'aula il responsabile del Dipartimento pari opportunità di genere e uguaglianza dei diritti, della direzione del Partito Democratico, la dott.ssa Simona Mele, che ha seguito per noi l'iter di questa legge, coordinando il lavoro delle donne del Partito Democratico. Registro un certo rammarico nell'udire come al solito questo linguaggio esasperato nei toni, che subito getta fango su chi pensa in modo diverso; appena una persona osa pronunciare una parola di distonia è subito accusata di strumentalizzazione, di uso improprio... si dicono anche alle volte delle cose diverse, perché si pensano cose diverse e, se siamo qui tante forze politiche di diverso colore, è perché una società esprime anche sensibilità diverse. Non è che, appena qualcuno prova a dire: "non sono d'accordo", è uno strumentalizzatore, uno che sta...

(interruzione della Consigliera Segretaria Emily Rini, fuori microfono)

...è stata usata due volte la parola "strumentalizzazione", c'è una registrazione, guarda, mi prendo questo impegno di portarti in ufficio la registrazione con l'uso per tre volte della parola "strumentalizzazione", che non accetto, perché esiste la possibilità anche di pensare qualcosa di diverso ed esiste la possibilità di esprimerlo anche in quest'aula.

In particolare, riguardo alla I Commissione, quello che mi preme richiamare all'attenzione è che su certi aspetti normativi si presume che lo sforzo sia quello di raccogliere non solo il sentire delle associazioni, il sentire di soggetti esterni alla rappresentanza del Consiglio regionale, ma sia quello di raccogliere anche le istanze delle forze politiche rappresentate in Consiglio regionale, perché se la maggioranza da sola presuppone di saper ascoltare tutte le istanze della società... come a dire: "abbiamo sentito tutti, tutti sono d'accordo con noi, che ce ne importa delle forze politiche di minoranza", ma cosa vuol dire? Le forze politiche di minoranze anch'esse sono state elette da qualcuno e quel qualcuno rappresentano, quindi in I Commissione, quando si trattano questioni che riguardano una legge elettorale o che riguardano il ridisegno della Consulta, non importa se tutti i sindaci sono d'accordo con la maggioranza, importa che ci sono altre forze politiche che hanno diritto a dire la loro e che bisognerebbe fare uno sforzo su alcuni temi con uno spirito bipartisan, perché così venne scritta la Costituzione, perché così si fa quando si devono fare delle modifiche in cui si parla di spazi di partecipazione democratica. E qui siamo ad una questione di metodo, che mi dispiace che proprio quelli che fanno appello alla responsabilità, al buon senso poi non applicano quando tocca a loro fare una pur minima concessione.

Andando nel merito, abbiamo detto che è importante rivedere e istituzionalizzare meglio la Consulta; sull'istanza presentata anche dal Presidente del Consiglio abbiamo detto che è molto interessante che si esamini questo dossier, assolutamente. Qui però bisogna anche stare attenti e non giocare alle facili ipocrisie dell'ultimo momento, per cui ad un certo punto si tirano gli elogi della Presidente della Consulta, della Consigliera di parità, quando mi ricordo che ben altro era il clima in commissione; per fortuna, non ci sono i fuori onda della maggioranza! Allora direi che l'ipocrisia giova ancor meno delle strumentalizzazioni. Sempre nel merito, sembra che ci sia un'opposizione del Partito Democratico a questa legge, che è cattivo il Partito Democratico... Intanto il comunicato delle donne del Partito Democratico non si riferisce all'intera legge, ma unicamente alla parte della Consulta, tant'è che chiedemmo lo stralcio sulla regionalizzazione della consigliera di parità, perché eravamo assolutamente d'accordo con la tempistica e le procedure rispetto a quel provvedimento, avremmo voluto votarlo pienamente anche noi. Ci è stato detto: "mettiamo tutto assieme". Mettiamo tutto assieme... sulla Consulta abbiamo delle diversità di opinioni, a differenza della maggioranza nei nostri confronti, noi rispettiamo le vostre posizioni; per voi le donne hanno raggiunto la piena parità, non ci sono più problemi; per le donne del Partito Democratico esistono ancora delle distanze sensibili da colmare, esistono ancora delle scelte che la politica deve fare per aiutare le donne. Mi pare che non diciamo delle cose che siano eversive, esagerate: diciamo delle cose che stanno in tutti i documenti che testimoniano della condizione femminile oggi in Italia, sul fatto che nella storia delle istituzioni del nostro Paese per adesso non ci risulta che nessuna donna sia diventata Presidente della Giunta regionale. È un dato oggettivo, oppure no? È un dato oggettivo. In altre regioni si va più avanti, il Piemonte è più avanti, ma qui no, quindi dire che qui non esiste un problema di condizione femminile non regge! Questo non è imputabile alle donne, anzi nessuno, al di là anche di qualche polemica verbale, può mai dire che si sia mancato di rispetto e che ci sia il massimo rispetto delle consigliere, assolutamente no. Si dice però che, dal nostro punto di vista, da quello che rappresento qui come consigliere che parla a nome delle donne che hanno lavorato su questo documento, c'è ancora una distanza importante in Valle d'Aosta da colmare, ovviamente con gradualità, attraverso provvedimenti mirati, ma c'è una distanza da colmare, quindi la Consulta riveste un'importanza notevole per noi.

Vengo ad una questione istituzionale: a nostro avviso - ma ci sono anche esperienze diverse in altre Regioni, penso alla Toscana, che ha fatto una cosa non molto lontana da quella che stiamo facendo noi, quindi non c'è nessuna intenzione di criminalizzare scelte, eccetera -, lo spirito che dovrebbe avere una commissione di pari opportunità di genere è quello di essere un soggetto terzo rispetto al Governo regionale. Il Governo regionale fa delle leggi, poi non quelle che vuole lui le passa alla Commissione pari opportunità, perché nel regolamento della Commissione della Toscana, che pure elegge le consigliere, si dice: "Può esprimere pareri su provvedimenti e programmi regionali che direttamente o indirettamente hanno rilevanza per la condizione femminile e che comunque la commissione richieda di esaminare", è cioè la commissione che ha titolo a dire se quello ha rilevanza o no e non è il Governo regionale che chiede: "hai mica voglia di vedere se questa cosa ti sta bene o no, perché questo interessa le donne?". È la consulta che può decidere di occuparsi di qualsiasi provvedimento regionale, perché deve dire la sua e questo è essere l'ente terzo.

Io dico: qui non c'è il Presidente della Regione... ma che senso ha il Governo regionale? Avere un ente che tu stesso nomini che ti dà un parere su quello che hai fatto? Non ha nessun senso! Ha un senso se il Governo regionale si confronta con un ente terzo, che gli dice: "va bene" o "non va bene", tanto è solo un parere consultivo, il che vuol dire che, quand'anche il parere consultivo sia negativo, il Governo può tranquillamente procedere. Un parere consultivo allora non lo chiedo a chi la pensa come me, ma ad un ente terzo, ad una persona che riflette con un'ottica diversa dalla mia e che mi dà un punto di vista che non ho, perché altrimenti, come Governo, avrò già fatto la miglior legge possibile, non avrò fatto una legge brutta per cui devo chiedere un parere a quelli che io stesso esprimo di darmi un consiglio... sarò già andato a chiederglielo prima. Ho bisogno di un ente terzo per avere un giudizio.

Tornando al fatto che era una parte... ossia sulla consigliera di parità non c'era nessun problema, poi, per quanto concerne la parte riguardante la Consulta, c'è un'unica vera questione che ci divide: quella della composizione. Se vado a vedere come è fatta la composizione della Commissione pari opportunità del Trentino... leggo: "L'attuale commissione è stata nominata dalla Giunta provinciale nel marzo 2009, rimarrà in carica fino al termine della legislatura. È composta da 15 donne, 12 elette dalle associazioni, e provengono da svariate culture ed esperienze della realtà femminile, 3 esperte di nomina diretta provinciale", ossia il rapporto è 12 dal basso e 3 che discendono dall'alto, delle esperte anche per guidare i lavori della Consulta. C'è un numero preciso, sono d'accordo, c'è un numero definito, non vi è un numero infinito, ma qui 18 sono di nomina del Consiglio e 5 vengono elette dal basso, ossia è completamente capovolto rispetto al meccanismo invece esistente nella Provincia di Trento, che privilegia la libera partecipazione. Per di più in un confronto anche giusto, qualcuno ha detto: "visto che le cose si mettono male, vediamo almeno di pararci e dire: "teniamoci una fettina almeno per la minoranza"". Devo quindi dire che in questo l'intervento del Popolo della libertà è stato sensato: visto che la cosa si metteva male, abbiamo almeno cercato di tacconarla dicendo: "almeno 2 o 3 lasciatele di nomina", ossia non fate una "roba" che vi prendete tutto, perché questo era quasi lo spirito, fra un po' nominava tutto la maggioranza! Non è mai stato detto, ma la modifica, visto che ci sono due testi di legge, è arrivata dopo anche su sollecitazione dell'amico Zucchi.

Si è introdotta quindi - e su questo avevo dei dubbi - una terribile logica di maggioranza e minoranza nella Consulta. Guardate che la maggioranza delle associazioni sono libere associazioni di cittadini, che per statuto sono apolitiche, apartitiche, neutrali, imparziali, ma voi come fate ad abbinarle alla maggioranza o alla minoranza se per statuto sono apartitiche, non vogliono essere schierate con gli uni o con gli altri? Se dentro gli organismi di queste associazioni sta vicino uno che è di sinistra con uno di destra, perché l'obiettivo è la lotta contro il cancro, non è la lotta per la destra e la sinistra, perché dovete ascrivere un'associazione alla maggioranza o alla minoranza? Avremo quindi che delle associazioni avranno il bollino di maggioranza e altre, le più scarognate, si beccheranno il bollino di minoranza? Esiste una logica di questo tipo? Ci si poteva pensare un attimo? Non era più normale dire: "le associazioni si riuniscono" e poi ci sarebbe da dire quali associazioni; innanzitutto bisognava ragionare su un albo delle associazioni, verificarne lo statuto, certificare la natura di queste associazioni su cui qui si sfugge un po'. Per cui non è chiaro cosa voglia dire "associazione maggiormente rappresentativa", ci sono delle consulte dove è previsto che siano associazioni democratiche, addirittura in Puglia si parla di dichiaratamente antifasciste e cose di questo tipo. Si voleva quindi un albo di queste associazioni, che si riuniscono... a questi organismi si dice: "eleggetene 20", quindi rimane il numero fisso predeterminato... tutto quello che volete, non la consulta della confusione, della partecipazione selvaggia: un numero preciso, però eletto dal basso, perché il Consiglio regionale è vero che ha tanti poteri, ma ci mancherebbe che adesso comincia a decidere chi sono i presidenti di associazioni! Siamo eletti dal popolo, ma lasciamo che il popolo faccia qualcosa di sua sponte e in totale libertà!

Allora su questo provvedimento di legge c'era la volontà di votare la parte della consigliera di parità, si condivideva la necessità di un'istituzionalizzazione... si condividono molti passaggi rispetto al merito e alle finalità, però questa volontà della maggioranza che sceglie lei quali sono le associazioni da essere rappresentate e non lascia ai cittadini esprimere con la loro votazione, attraverso una votazione delle associazioni chi sono quelli che devono essere rappresentati noi la riteniamo un limite. Riteniamo un limite che la trattativa sia uscita dalla I Commissione - non me ne vogliano la Presidente della Consulta e la Consigliera di parità -, perché la sede istituzionale dove si tratta e si decide una legge è la commissione e bisogna trovare su parti di carattere istituzionale, caro Presidente, un accordo all'interno della I Commissione, altrimenti si va avanti a colpi di maggioranza o di spallate amiche quando fa comodo. Su questa cosa quindi è chiaro che ci vuole ampio confronto, riscrittura, eccetera, ma poi ci vuole il confronto delle forze politiche, perché qui stiamo decidendo dei tasselli importanti del nostro sistema. Su questo ho fatto una serie di rilievi che, secondo me, era importante far emergere.

Ultima considerazione poi, che è una considerazione di carattere politico. Vedo in Valle d'Aosta una grande partecipazione politica, tutti che si affannano a fare politica da tutte le parti... non credo sia questa... tante volte abbiamo insieme tutti lamentato una carenza di partecipazione. C'era un luogo dove c'era una certa partecipazione femminile, qualche volta indisciplinata; allora istituzionalizziamo, perché certe donne sono indisciplinate, però c'era una partecipazione. Noi mortifichiamo un luogo di libera partecipazione in una regione dove ogni volta bisogna fare una scuola per invitare i giovani a fare l'amministratore, bisogna fare una scuola per far partecipare... lì c'era, con dei difetti, con dei limiti da correggere, però c'era uno spazio di partecipazione. Una società ha bisogno di questi luoghi liberi di partecipazione, non ha bisogno di essere irreggimentata in tutti i suoi luoghi. C'è bisogno anche di libertà, di creatività, c'è bisogno di dissenso! Ben precisando che avremmo assolutamente votato a favore della parte della consigliera di parità stralciata dalla parte della consulta ed evidenziato che c'era una nostra precisa volontà di collaborare ad una norma che prevedesse una migliore istituzionalizzazione della consulta, ma che ciò non ci è stato permesso... ovviamente non sosterremo questo tipo di provvedimento.

Président - La parole au Conseiller Lattanzi.

Lattanzi (PdL) - Grazie, Presidente. Sarò polemico e strumentale! Prima di esserlo però volevo fare una riflessione su un argomento che considero fondante, che è stato espresso da una collega che stimo e ammiro moltissimo, Patrizia Morelli, non solo per il suo straordinario francese, che invidio ogni volta che apre bocca, ma per l'onestà intellettuale, per la disponibilità alla riflessione, per la capacità di esprimere il suo pensiero con un'eleganza che non è solo tipica delle donne, ma di una persona straordinaria. È partita da una riflessione, ossia dalla storia e dalla nascita della Consulta, ha citato i 26 anni della sua attività e poi ha concluso dicendo: "cosa è cambiato in questi 26 anni dopo che questo strumento ha lavorato così tanto? Poco". Patrizia, hai ragione. È talmente vero che dobbiamo cambiarla, perché quella Consulta non ha funzionato, è stata, a nostro avviso, un carrozzone immondo di sperpero di denaro pubblico e di luogo, bastava si riunissero all'Espace populaire e avremmo apoliticizzato il loro ruolo, perché mancava solo che si riunissero all'Espace populaire per non dire che erano apolitici, come la Prisant, apolitica proprio! O come la Barillà, apolitica! Cattive maestre, a mio avviso, di una parità che non è quella che noi immaginiamo. Una parità che si è espressa in questi anni di convegno... l'ho detto che sarò duro e polemico, però l'ho detto anche a loro e, siccome ho una faccia sola davanti e dietro, glielo dico anche davanti... un'attività che si è esternata, al di là di alcune iniziative lodevoli come il Centro per l'ascolto, a cui hanno partecipato anche alcune delle nostre... come alcuni convegni - l'ultimo sullo stalking - interessanti, ma che noi in questi anni abbiamo valutato ogni qualvolta si veniva qui con il programma della Consulta e si dovevano stanziare i soldi annualmente per le loro attività e si vedeva l'elenco delle attività che quella Consulta, apolitica, faceva. Si parlava della gastronomia afgana, si parlava della discriminazione delle donne senza mai però andare ad attaccare certi Paesi e certe religioni che le donne le mettono sotto il burqa, guardandosi bene dal criticare quegli stili, quei regimi! Dimostrando una politicizzazione, caro Raimondo, te lo dico con grande franchezza e tu sai che lo dico anche con amicizia, siamo su diverse idee quindi me lo consentirai... dimostrando di essere né neutrali, né apolitiche, non ideologizzate, ma politiche, di parte e ideologizzate!

Quella Consulta quindi, a nostro avviso, ha buttato via risorse pubbliche, perché alla fine, se non ha cambiato nulla... io credo invece sia cambiato molto, ma non siano cambiati però questi organi di consulta femminile. Il mondo è cambiato perché è cambiata la società, perché le donne hanno acquisito una nuova personalità, perché le donne hanno smesso di sentirsi discriminate come donne e hanno cominciato a giocare un ruolo da persone, come è giusto che sia. Questo è il ruolo che dobbiamo favorire, ossia la partecipazione alla vita politica e sociale di quelle persone, uomini e donne che siano, che hanno voglia di impegnarsi, di esserci e di rappresentare.

Non credo più agli organi super partes: né nella Corte costituzionale, né nelle consulte femminili, non esistono! E prima questo Paese strapperà tale velo di ipocrisia prima ci diremo che ci sono magistrati rossi di destra e di sinistra, consulte e organi di consultazione di destra e di sinistra, perché le persone hanno delle idee ed è giusto che le abbiano e prima questo Paese farà un passo avanti verso la civiltà... perché questo è il Paese del teatrino. Nell'"Elogio della follia" di Erasmo da Rotterdam è molto ben descritto, dove tutti recitano la loro parte, ma nessuno può dire che quello che è dietro al vestito del re è un attore. No, se tu dici che quello che è sul palco finge di essere re, ma in realtà è solo un attore ti tirano le pietre! Questo è il velo di ipocrisia che noi dobbiamo togliere e quindi riportare a quest'aula l'indicazione di donne che hanno idee politiche chiare, espresse, a cui viene chiesto di esprimere dei pareri, così come è giusto che sia in democrazia, lo trovo il male minore, perché la nostra parte politica non ci crede a tale organo di consulta sulle pari opportunità delle donne, non ci ha creduto e non crede neanche in quello che sta nascendo, però è doveroso farlo, altrimenti si avrebbe l'alibi che, siccome non facciamo l'organo di consultazione, non prestiamo attenzione alle persone che hanno voglia di impegnarsi. Voglio che si squarci un velo di ipocrisia, che si smetta di dire che le consulte sono apolitiche, quando non è vero, non lo sono!

È normale che vi sia un organo, il massimo organo supremo della democrazia in Valle d'Aosta: il Consiglio, che indichi delle donne che spero valgano tanto quanto quelle delle associazioni libere. Spero che non si pensi che le donne indicate dai partiti o dai gruppi consiliari, o dagli eletti in Consiglio democraticamente dal popolo siano donne di serie B, rispetto a quelle sante, sui piedistalli, che invece sono libere e apolitiche! Spero che non venga fuori questo, perché voglio vedere se si ha la faccia tosta, come ha fatto la Consigliera di pari opportunità, Barillà, che alla faccia che è apolitica!, che si è pure permessa di venire in quest'aula a dire che i consiglieri sono ignoranti e incapaci di legiferare una legge a favore delle donne! Ma da che pulpito! Ma se le donne fossero difese da gente come lei, sarebbero ancora nella caverna a cucinare il leprotto... se fossero come lei!

(interruzione di un consigliere, fuori microfono)

...non può rispondere... ha già risposto, è già sui giornali; noi non abbiamo potuto rispondere e siamo stati zitti e abbiamo subito le offese, noi abbiamo subito le offese! Io allora rivendico il diritto, come eletto dal popolo, di indicare delle donne che si occupino delle donne e delle discriminazioni nella società nuova e moderna.

Condivido il pensiero di Emily Rini: i tempi sono cambiati e abbiamo bisogno di organi di consultazione seri, trasparenti e non da finte associazioni mascherate da associazioni, ma in realtà partiti politici. Prisant eletta più volte con le forze di sinistra... presiedere una consulta apolitica... le nostre donne hanno fatto non fatica, gli è stato impossibilitato di entrare in quella Consulta! Le donne di destra non sono potute entrare in quella Consulta, sono state emarginate, altro che discriminazione! Quello era un luogo di discriminazione, perché le donne di destra in quel luogo non sono mai state accettate!Ce la vogliamo dire?

(interruzione di un consigliere, fuori microfono)

...sì, a lavorare, le facevano lavorare, ma non le facevano mai diventare né presidente, né entrare nel consiglio direttivo, discriminate! Ma di quale apolitica mi parlate?

Noi allora non siamo innamorati di questa Consulta che sta per nascere, noi sogniamo un momento in cui non ci sarà più bisogno di questi organi, dove le donne possono esprimere le loro potenzialità sia come madri, sia come donne del mondo del lavoro, sia come donne nella politica se vogliono farlo. Certo, abbiamo preso atto che voi che una donna che nel gruppo ce l'avete, non l'avete fatta parlare... voi che siete i maestri della discriminazione e dell'antidiscriminazione! Non crediamo neanche, collega Impérial, che la Consulta si debba occupare della discriminazione delle etnie, delle minoranze, perché diventa una pletora di argomenti su cui vedremo nascere decine di convegni, di incontri che non servono alle donne. Alle donne servono delle leggi che permettano a loro di lavorare, se hanno voglia di farlo, o di essere madri se hanno voglia di farlo, crediamo... o almeno così ci dicono le nostre donne, quelle che si sono riunite e ci hanno detto: "stiamo stufe di essere relegate e difese dal WWF, noi vogliamo essere espresse come persone, vogliamo poterci esprimere come persone, perché la più grossa discriminazione è proprio la quota rosa". Certo, può essere un sistema, a volte è necessario che in una società per questioni di cultura si impongano certe regole per favorire certi cambiamenti. Sulle quote rosa non siamo ideologicamente favorevoli, ma abbiamo dovuto prendere atto che tali quote sono uno strumento obbligatorio per far accedere le donne al mondo della politica o in altri settori, altrimenti non si andava a cercarle, ma anche perché molte non hanno voglia di farlo, perché le donne non votano le donne; questo ce lo dobbiamo dire, perché è una società che fa così, che è in evoluzione. Auspichiamo un futuro nel quale queste consulte non debbano più esistere ma, nel momento in cui queste devono ancora esistere, perché ancora ci sono tali problemi, che almeno si strappi il velo dell'ipocrisia, senza affidare a organi che dicono di essere neutrali, ma che neutrali non sono, che non solo non fanno gli arbitri, ma giocano in campo e tirano pure l'autogol, almeno per dare un senso di trasparenza a tale organo.

Hai detto, Donzel, che voi del PdL vi siete accontentati, perché da prima che non avevate niente adesso potrete avere qualcosa in minoranza; potrebbe essere anche un ragionamento, ma già questo potrebbe significarti che noi oggi non abbiamo niente. Le donne di destra in quell'organo non sono rappresentate se non solo per fare le pulizie! Crediamo allora che questo possa essere uno strumento perlomeno dove le nostre possano essere rappresentate. Saranno in minoranza? Sì, ma almeno potranno parlare, potranno condividere, potranno criticare in un organo trasparente e chiaro a tutti. Spero che le donne nominate da questo Consiglio non verranno considerate dalle sante del tempio come donne di serie B.

Président - La parole à la Conseillère Carmela Fontana.

Fontana (PD) - Grazie, Presidente. Voglio rispondere al Consigliere Lattanzi, visto che mi ha tirata in ballo, perché ero tranquilla e ascoltavo. Devo essere sincera, una discussione così mi fa vergognare di essere donna a sentire tutte queste cose sulle donne, ma le voglio rispondere per dirle che nessuno mi ha detto di non intervenire, questo per far capire che io ho parlato di casinò, mentre di solito possono parlarne gli uomini e non le donne; in questo caso ho lasciato al collega parlare di pari opportunità, perché ha seguito lui la legge in I Commissione. Questo lo voglio chiarire, perché non sono una persona che si lascia condizionare se deve parlare o non deve parlare. Grazie.

Président - La parole à l'Assesseur au territoire et à l'environnement, Manuela Zublena.

Zublena (UV) - Merci, M. le Président. Certes, il est un peu difficile d'intervenir à ce point du débat comme on ne sait pas, étant femme, si on doit parler, parce que, si on parle c'est un peu trop, si parlent les hommes ça ne marche pas et surtout parce qu'après la verve passionnelle qui a caractérisé l'intervention de Lattanzi, peut-être mon intervention sera un peu trop soft. Il est encore difficile d'intervenir, parce que selon moi le débat, qui heureusement a vu la participation aussi de nos collègues hommes, a quand même débordé par rapport à ce qui était le but de cette proposition de loi, qui me voit signataire et à l'élaboration de laquelle j'ai participé au moins dans une phase de confrontation finale. J'estime en effet que dire que cette proposition de loi entamerait l'engagement et l'efficacité de toutes activités qui veulent l'affirmation des droits de parité il me paraît vraiment un peu excessif, parce que la question de la condition féminine, et plus au sens large de parité des chances, est un thème énormément complexe, qui ne peut pas trouver sa résolution en la seule Consulta, avec toutes les compétences que nous voulons lui reconnaître. J'estime en effet que l'engagement pour une affirmation de parité des chances doit être ample, doit comprendre l'individu tant que tel et ici je fais un appel aussi aux femmes qui, à partir de l'engagement dans leurs familles, envers leur fils, peuvent et doivent porter de l'avant une culture attentive à la parité des chances. Je pense que beaucoup a été fait en termes d'affirmation de ces droits, au moins d'un point de vue de la normative, qui a été très attentive à tenir en compte ces principes; évidemment beaucoup de travail est encore à faire, un travail qui permette finalement qu'il y ait une déclinaison concrète des principes écrits dans les lois en des réalités concrètes de vie vécue de parité.

En tant qu'élus, évidemment, hommes et femmes, il nous est demandé de nous employer au maximum pour que toute action législative soit attentive à favoriser l'affirmation complète des droits pour la femme, qu'elle puisse s'épanouir dans le monde du travail, dans le monde de la politique et des institutions. A vrai dire, (j'ai vu le texte et j'ai participé à sa confrontation, qui, comme l'a souligné le rapporteur, a permis - au moins ainsi on l'avait compris - d'atteindre un texte partagé avec la Conseillère de parité et la Présidente) je ne suis pas souciée par cette redéfinition de la composition de la Consulta. Le rapporteur l'a définie comme une composition qui passe d'une géométrie variable à une définition plus spécifique; je vois par contre dans cette composition fixe et définie une participation qui soit décidément plus convaincue, qui exprime donc un sens de responsabilité dans son activité au sein de la consulta. Personnellement je n'ai jamais participé aux travaux de la Consulta, et sur ce point je reviendrai... J'ai quand même appris que, bien que la Consulta théoriquement ait un nombre important de composantes, dans les faits très peu sont celles qui effectivement se retrouvent, presque toujours les mêmes, celles qui font partie du comité de direction. Je pense donc que le fait d'identifier des femmes qui soient convaincues et qui choisissent de participer donne une garantie de continuité au travail, de sérieux, de se prendre charge d'une activité et de la porter de l'avant. Ceci contre un modèle de présence un peu obligé, une participation non volontaire, mais forcée; je dis ça parce que je pars de mon expérience personnelle. Nous les conseillères... et je voudrais bien vous demander à combien de séances de la Consulta avez-vous participé. Moi, à cause de l'activité de l'Assessorat, je n'ai jamais participé aux travaux de la Consulta, j'aurais pu le faire occasionnellement, chose qui ne me paraît pas sérieuse, parce que, quand on participe activement à un organe tel que celui-là, on doit garantir une efficacité de travail qui arrive seulement à travers une continuité de présence. Je confirme donc ma signature convaincue à cette proposition de loi, parce que je ne vois pas ce scénario presque apocalyptique de perte totale d'efficacité de la Consulta et je ne veux pas avaliser le jugement qu'a donné le Conseiller Lattanzi sur l'affirmation de Patrizia Morelli, laquelle un peu tristement a dit: "après 26 ans peut-être la Consulta n'a pas été aussi incisive dans son travail". Je ne veux pas être aussi négative, parce que j'estime par contre que l'activité de la Consulta a été considérable et a donné sa propre contribution, non la seule, mais avec d'autres initiatives importantes. Je souhaite que l'activité de la Consulta puisse non seulement continuer comme elle a fait jusqu'à maintenant, mais plutôt qu'elle puisse avoir un élan surtout en termes d'efficacité, pour que son action puisse vraiment devenir incisive et que l'attention vis-à-vis des problèmes qui encore de nos jours touchent principalement à la femme ne baisse pas.

Président - La parole au Conseiller Agostino.

Agostino (UV) - Merci, M. le Président. Velocemente perché sentendo alcuni interventi mi sembra... insomma prima di tutto che l'articolo 7 che il Consigliere Donzel non può tanto vedere... dice: "sembra che il Governo regionale tiranneggi le donne", insomma che le nomini in maniera da poterle manovrare; mi sembra assurdo questo, Consigliere Donzel! Volevo solo chiedere al Consigliere Donzel qual è la distanza che ancora è da colmare in Valle d'Aosta fra l'uomo e la donna? Me la spieghi, perché mi sembra che ci abbiano sorpassato, altro che colmare la distanza! Se la mattina mi sveglio cinque minuti dopo mia moglie, mi tocca anche fare il letto, altro che distanza! Avremmo quindi quasi bisogno noi di un rappresentante, altro che!

(interruzione di alcuni consiglieri, fuori microfono)

...sì, sì, la Svezia, lasciamoli pure là... preferisco stare in Valle d'Aosta, dove sto benissimo e penso che anche le donne vi stiano benissimo, qua non siamo in Afghanistan, in quelle condizioni... ha quasi dipinto la Valle d'Aosta come se fossimo... tutt'altro, guardi che ci hanno quasi sorpassato, altro che "ancora c'è una distanza da colmare". Su questo non sono d'accordo con lei, anzi, e oltretutto mi sembra che di diritti ne abbiano fin che ne vogliono, perché ero in Comune una volta, ero Consigliere, non ero ancora Assessore, ho visto passare una ragazza e ho chiesto chi era, perché era la prima volta che la vedevo: "ma quella è un geometra che lavora lì", "Lavora lì? Ma se sono 4 anni che sono qua e non l'ho mai vista!", "Ha avuto due figli, ha fatto 5 anni a casa"; tanto per dire che qua non siamo in Afghanistan, i diritti li hanno, eccome, stia tranquillo! Non avremo quindi bisogno più di questa Consulta, che mi pare ormai sorpassata, sicuramente sono solidale con le donne perché in passato... e le racconto, dato che nel 1983... come ha detto giustamente la Consigliera Morelli... anno in cui è stata istituita questa Consulta... Mi ricordo che nel 1981 - la collega Fontana se lo può ricordare benissimo - lavoravo alla Cogne, all'acciaieria e praticamente hanno assunto due donne per la prima volta come operaie, perché fino allora le donne venivano assunte solo come impiegate, ma sicuramente non le hanno messe in acciaieria. Mi ricordo perfettamente che la gran parte degli uomini hanno detto: "ma come, quelle due che hanno preso dove le hanno messe?", alla fine qualcuno ha detto: "abbiamo dovuto trovare un lavoretto più leggero...", ma come vogliono la parità e poi però qua ci dobbiamo stare noi! Solo per fare un esempio, ma giustamente io dico, perché penso che fra uomo e donna una piccola differenza ci deve essere, altrimenti il buon Dio non ci avrebbe fatto diversi uno dall'altra. Condivido pienamente quello che hanno detto le mie colleghe, le due relatrici Rini e Impérial, che sono state bravissime, condivido anche parecchio di quello che ha detto la collega Morelli, perché è stata molto moderata e il Consigliere Donzel mi sembra che... Voterò quindi a favore di questo provvedimento.

Président - S'il n'y a pas d'autres conseillers qui souhaitent intervenir, je ferme la discussion générale.

La parole à la Conseillère Hélène Impérial.

Impérial (UV) - Merci, M. le Président. Solo per fornire alcune risposte rispetto a tutte le sollecitazioni che sono arrivate in questa ricca e fiorita discussione generale in merito alla proposta n. 55. Sono assolutamente convinta riguardo alla necessità, come peraltro evidenziato dalla collega Morelli, di valorizzare le differenze di genere e sono contraria invece all'omologazione fra uomo e donna. Collègue Morelli, je pense que la nouvelle conférence n'aura aucune difficulté à se pencher sur le thème que vous avez évoqué dans votre intervention; je crois que rien n'empêchera aux femmes qui composeront la nouvelle conférence à se pencher sur des thèmes concernant la santé, que le Conseiller Donzel a évoqué, ou des thèmes concernant l'homophobie, plutôt que les discriminations religieuses.

Collega Lattanzi, io invece auspico fortemente che questa nuova Consulta si esprima, come accade anche nel Dipartimento di pari opportunità, dove avete il Ministro. Se all'inizio di questo mandato della Ministra Carfagna avevo alcune perplessità, che trovano motivazioni in idee che ben conosce il collega Lattanzi, invece sono contenta del fatto che il Ministro spesso faccia affermazioni e promuova progetti che non riguardano solo la condizione femminile, ma che essa stessa si interroghi sul crocifisso nei locali pubblici.

Per fornire alcune risposte al Consigliere Donzel, non sarà il Governo regionale a stabilire la composizione di questa nuova consulta, ma sarà il Consiglio regionale, esattamente come è il Consiglio regionale che legifera in questa regione come in tutte le altre. Come già evidenziato dalla collega Rini, ritengo che non si possa dire che il Consiglio regionale è eletto dall'alto, esso stesso è eletto dal basso e sarà lui l'organo deputato alla nomina di questo nuovo organismo.

Condividiamo anche la convinzione che siano le commissioni consiliari la sede più opportuna per dibattere sulle tematiche che poi ci troviamo ad affrontare in aula ed è per questo che, in seguito a quell'incontro che abbiamo avuto con la Consigliera di parità e con la Presidentessa Prisant, abbiamo ritenuto opportuno riproporre in commissione questo testo, con la speranza che si potesse concludere tali riunioni con un nuovo testo di commissione.

Relativamente agli emendamenti che sono stati presentati, essendo complessivamente riferiti ad un progetto che non condividiamo, riterremmo di astenerci su tutti, in particolare solo una considerazione volevo fare in merito all'emendamento n. 3, che si occupa dell'articolo 19 riguardante permessi, indennità e trasferte della Consigliera di parità. Voglio precisare che esso è stato concepito recependo il decreto legislativo n. 198, la normativa nazionale, ed adeguandosi anche ad un ultimo provvedimento del Consiglio dei ministri che ha recepito una direttiva europea riguardo a questa materia.

Président - Nous passons maintenant à l'examen article par article.

Je soumets au vote l'article 1er:

Conseillers présents et votants: 32

Pour: 24

Contre: 8

Le Conseil approuve.

Président - Article 2 même résultat. Article 3: même résultat. Article 4: même résultat. Article 5: même résultat. Article 6: même résultat. A l'article 7 nous avons l'amendement n° 1 du groupe Vallée d'Aoste Vive-Renouveau.

La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (VdAV-R) - Sarò breve e cercherò di non dire peggio della collega Morelli, che ha giustamente ricevuto apprezzamenti da quest'aula per le argomentazioni e per il modo con cui le ha esposte, ma qui siamo sul cuore politico di questa legge e il nostro gruppo intende semplicemente che sia chiaro il senso dell'emendamento che propone, che restituirebbe piena dignità al provvedimento legislativo in discussione. Ciò che andava detto è stato esposto benissimo dalla collega; in questa versione proposta dai proponenti si passa da una rappresentanza libera ad un presidio politico sulla Consulta e c'è un'appropriazione non di un partito o di una maggioranza politica, ma del mondo politico istituzionalizzato su un organismo che crediamo giustamente debba poter respirare in modo più libero. Qui abbiamo esattamente la prosecuzione ideale di una situazione che abbiamo discusso nella giornata di ieri a proposito del credito sociale, quando abbiamo rappresentato una nostra visione diversa dalla vostra, che indicava per noi la necessità di lasciare più spazio alla società libera e non organizzata dal presidio istituzionale e in quella sede la votazione ha sancito per vostro orientamento un risultato di 4 a 1. Il risultato di 4 a 1 è esattamente il risultato che la formulazione della proposta di legge tende a confermare, a danno delle consultrici nominate liberamente e spontaneamente dalle varie associazioni, dai gruppi femminili, dalle commissioni femminili, dai movimenti di varia natura, imprenditoriale, sindacale, politica, eccetera, rispetto a quelle che verranno nominate dalla politica. La nostra proposta chiede di mantenere questa libertà di designazione, di impegno che non debba passare sotto "le forche caudine" di un gradimento di quest'aula e in questo mi rivolgo in particolare a chi ha alzato il tono per dire che è un atto di maggiore sovranità e di rivendicazione di maggiore legittimità dei consiglieri regionali. Siamo consiglieri come voi, anche noi sentiamo intensamente l'importanza e la legittimità di tale ruolo; non riteniamo che questo ci legittimi ad occupare ogni spazio nella società e a presidiare ogni angolo della società. La nostra visione in questo è diversa e non vorrei esacerbare gli animi, c'è stato già un dibattito abbastanza vivace su tale punto: noi ci situiamo ovviamente su un versante molto diverso nell'apprezzamento rispetto a questi anni di attività della Consulta. Ho avuto per 4 anni la responsabilità, come Presidente del Consiglio, di dialogare con questo organismo, anche di avere visioni divergenti, ma posso dire con assoluta certezza di non averlo mai trovato un carrozzone immondo, come è stato definito poco fa. Lo trovo un giudizio decisamente oltre le righe e che non rende onore ad un lavoro magari spontaneistico, in qualche momento un po' anarchico, ma che ha un torto questa Assemblea a bollare in senso negativo per il percorso che ha consentito di fare, che ha aiutato a fare in questi anni a tutta la società valdostana.

La nostra proposta è che la rappresentanza effettiva e supplente di ciascuna delle associazioni e gruppi femminili che hanno un'effettiva rappresentatività a livello regionale, delle commissioni femminili delle organizzazioni sindacali, delle commissioni o movimenti femminili delle organizzazioni dei lavoratori autonomi e delle organizzazioni imprenditoriali, delle commissioni o movimenti femminili a livello regionale dei partiti, movimenti o gruppi politici, delle commissioni o movimenti femminili delle organizzazioni di volontariato, tutte, qualunque di esse abbia desiderio di collaborare alla politica delle pari opportunità possa sedere con pari dignità accanto alla consigliera o al consigliere di parità, a 3 consigliere regionali elette da questo Consiglio che ci auguriamo siano presenti - la nostra lo è stata in questi mesi e non solo in occasione della discussione di questo provvedimento di legge... - e da 5 componenti eletti dal Consiglio regionale, scelti fra le donne elette negli enti locali della Regione. Crediamo che non ci debba essere contrapposizione fra chi viene designato dalla politica ufficiale e chi viene spontaneamente espresso all'interno di una Consulta, perché questa abbia un carattere rispettoso del principio di sussidiarietà e della possibilità di autorganizzazione anche della nostra società valdostana; questo è il senso dell'emendamento, che invitiamo i colleghi a votare.

Président - La parole à la Conseillère Hélène Impérial.

Impérial (UV) - Ritenendo nella nostra proposta la possibilità da parte delle donne di esprimersi, di fornire la loro opinione riguardo alle diverse tematiche che la nuova Consulta si troverà ad affrontare, ritenendo che la cosa più importante sia mettere in evidenza il punto di vista femminile e non ritenendo che questa composizione della nuova Consulta possa andare ad inficiare la possibilità di espressione di tale punto di vista, voteremo contro questo emendamento.

Président - Je soumets au vote l'amendement n° 1 du groupe Vallée d'Aoste Vive-Renouveau, qui récite:

Emendamento

Il comma 1 dell'articolo 7 è sostituito dal seguente:

"1. La Consulta è nominata con decreto del Presidente del Consiglio regionale, entro cinque mesi dalla data di insediamento del Consiglio stesso, ed è composta:

a) da una rappresentante effettiva e una supplente designate da ciascuna:

1) delle associazioni e dei gruppi femminili che abbiano un'effettiva rappresentatività a livello regionale, abbiano come finalità istituzionali quanto previsto dall'articolo 5, comma 1, siano democraticamente strutturate e svolgano a livello regionale attività non circoscritte ad interessi di categoria professionale;

2) delle commissioni femminili delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello regionale;

3) delle commissioni o movimenti femminili delle organizzazioni dei lavoratori autonomi e delle organizzazioni imprenditoriali maggiormente rappresentative a livello regionale;

4) delle commissioni o movimenti femminili, a livello regionale, dei partiti, movimenti o gruppi politici;

5) delle commissioni o movimenti femminili delle organizzazioni di volontariato maggiormente rappresentative a livello regionale;

b) dal/dalla consigliere/a regionale di parità di cui all'articolo 14;

c) da tre consigliere regionali elette dal Consiglio regionale con voto limitato ad un nominativo. La perdita della condizione di eletta comporta la decadenza dalla Consulta;

d) da cinque componenti eletti dal Consiglio regionale e scelti tra le donne elette negli enti locali della Regione e in Consiglio regionale, nonché dalle donne elette in Valle d'Aosta nel Parlamento nazionale e in quello europeo. La perdita della condizione di eletta comporta la decadenza dalla Consulta.".

Conseillers présents: 33

Votants: 29

Pour: 8

Contre: 21

Abstenus: 4 (Benin, Lattanzi, Tibaldi, Zucchi)

Le Conseil n'approuve pas.

Président - Je soumets au vote l'article 7:

Conseillers présents et votants: 33

Pour: 25

Contre: 8

Le Conseil approuve.

Président - Article 8 même résultat. Article 9: même résultat. Article 10: même résultat. Article 11: même résultat. Article 12: même résultat. Article 13: même résultat. Article 14: même résultat. Article 15: même résultat. A l'article 16 nous avons l'amendement n° 2 du groupe Vallée d'Aoste Vive-Renouveau.

La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (VdAV-R) - Proponiamo all'aula di integrare questo articolo, che riguarda le modalità di nomina del consigliere o della consigliera di parità, con un'aggiunta che consenta, con le modalità previste dall'articolo 16, la nomina di un o una supplente nello stesso ruolo. Questo si collega all'emendamento successivo, alla visione che abbiamo, meno professionalmente dipendente del consigliere o della consigliera di pari opportunità. Chiediamo che, a fianco del consigliere o della consigliera di pari opportunità, vi sia la nomina di un viceconsigliere o di una viceconsigliera, cosa che permetterebbe, a nostro modo di vedere, di non avere come necessario il ricorso ad un'indennità per la remunerazione anche di questa persona, cosa sulla quale noi dissentiamo. Grazie.

Président - La parole à la Conseillère Hélène Impérial.

Impérial (UV) - Semplicemente per esprimere il voto di astensione da parte della maggioranza.

Président - Je soumets au vote l'amendement n° 2 du groupe Vallée d'Aoste Vive-Renouveau, qui récite:

Emendamento

Dopo il comma 1 dell'articolo 16 è inserito il seguente:

"1bis. Con le modalità di cui al comma 1 è nominato il/la supplente del Consigliere/a di parità.".

Conseillers présents: 32

Votants: 6

Pour: 6

Abstentions: 26 (Agostino, Bieler, Caveri, Alberto Cerise, Comé, Crétaz, Donzel, Carmela Fontana, Hélène Impérial, Isabellon, André Lanièce, La Torre, Lattanzi, Lavoyer, Maquignaz, Marguerettaz, Pastoret, Prola, Rigo, Emily Rini, Rollandin, Rosset, Salzone, Tibaldi, Marco Viérin, Manuela Zublena)

Le Conseil n'approuve pas.

Président - Je soumets au vote l'article 16:

Conseillers présents et votants: 33

Pour: 25

Contre: 8

Le Conseil approuve.

Président - Article 17: même résultat. Article 18: même résultat. A l'article 19 nous avons l'amendement n° 3 du groupe Vallée d'Aoste Vive-Renouveau.

La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (VdAV-R) - Nella proposta che avanziamo ai colleghi, in linea con questa idea che non si debba professionalizzare ogni ruolo di nomina pubblica, ma che se ne possa avere una concezione più libera e non necessariamente collegata all'erogazione di un'indennità, si chiede la soppressione del 3° comma dell'articolo 19, dove si prevede che nei limiti della disponibilità del fondo previsto dalla legge stessa, al consigliere o alla consigliera di parità, che sia lavoratore dipendente, autonomo o libero professionista, sia attribuita un'indennità mensile la cui misura è fissata con decreto del Presidente della Regione. Crediamo che questo non debba avvenire necessariamente, riteniamo sia possibile esplicare tale attività senza farne oggetto di una nuova situazione di professionalizzazione.

Président - La parole à la Conseillère Hélène Impérial.

Impérial (UV) - Grazie, Presidente. Per ribadire quanto già sostenuto in fase di discussione generale. Il decreto legislativo n. 198/2006 e questa nuova direttiva derivante dalla Comunità europea, a cui abbiamo ritenuto opportuno adeguarci, prevede la possibilità che, oltre alle ore di assenza dal lavoro, sia attribuita alla consigliera di parità un'indennità misurata sulle ore di lavoro effettive. Riteniamo opportuno quindi che queste vengano calcolate e retribuite mensilmente; ci asterremo pertanto su tale emendamento.

Président - Je soumets au vote l'amendement n° 3 du groupe Vallée d'Aoste Vive-Renouveau, qui récite:

Emendamento

Il comma 3 dell'articolo 19 è soppresso.

Conseillers présents: 33

Votants: 5

Pour: 5

Abstentions: 28 (Agostino, Benin, Bieler, Caveri, Alberto Cerise, Comé, Crétaz, Donzel, Carmela Fontana, Hélène Impérial, Isabellon, André Lanièce, La Torre, Lattanzi, Lavoyer, Maquignaz, Marguerettaz, Pastoret, Prola, Rigo, Emily Rini, Rollandin, Rosset, Salzone, Tibaldi, Marco Viérin, Manuela Zublena, Zucchi)

Le Conseil n'approuve pas.

Président - Je soumets au vote l'article 19:

Conseillers présents et votants: 33

Pour: 25

Contre: 8

Le Conseil approuve.

Président - Article 20 même résultat. Article 21: même résultat. Article 22: même résultat. Article 23: même résultat. Article 24: même résultat. Article 25: même résultat. Article 26: même résultat. Article 27: même résultat.

Président - La parole à la Conseillère Patrizia Morelli, pour déclaration d'intention.

Morelli (VdAV-R) - Merci, M. le Président. En réaffirmant que nous aurions souhaité des modalités et des interlocutions différentes, pris acte des déclarations des rapporteurs que nous respectons, mais que nous ne pouvons pas partager, car nous pensons qu'en réalité la volonté est celle d'enrayer de quelque façon un organisme qui de la représentativité et de la libre participation... dans ces deux aspects avait sa richesse, nous le regrettons vivement, mais évidemment cette modification de la loi sur la Conférence pour la condition féminine nous voit absolument contraires.

Président - La parole au Conseiller Zucchi.

Zucchi (PdL) - Intervengo in sede di dichiarazione di voto nel confermare il nostro voto favorevole che abbiamo già espresso in commissione, anche per stigmatizzare una posizione, mi sento in dovere di intervenire dopo essere stato un po' bacchettato dal collega Raimondo Donzel. In qualità di Presidente della I Commissione, devo che in 18 mesi mai come in questa circostanza sono state esperite tante audizioni, le quali hanno poi sortito delle modifiche sostanziali che sono arrivate oggi in quest'aula. Ricordo che in I Commissione sono state effettuate... non ricordo quante riunioni... sono state ascoltate: la Signora Prisant per due volte, la Signora Barillà una volta, rappresentanti del mondo sindacale e tutte hanno espresso, come ricordato dalle relatrici, delle posizioni che sono state, se non tutte, almeno in gran parte recepite in questa proposta di legge che è stata profondamente modificata. Mi duole dover dire - questo magari sarà un colpo di amnesia, ma qualche altro commissario mi potrà venire in soccorso - che alle esternazioni del collega Donzel, secondo le quali in materie come queste non si è dato ascolto alle proposte che sono giunte dagli altri commissari, di non ricordare di aver sentito delle proposte concrete giunte dal Partito Democratico in merito a tale provvedimento, se non enunciazioni di principi che sono stati correttamente e legittimamente posti in quest'aula. Respingo pertanto al mittente le reprimende e le bacchettate nei confronti della mia persona, in qualità di Presidente della commissione, che, a dire del Consigliere Donzel, non ha garantito una giusta contemperazione delle posizioni delle varie parti politiche che sono espresse in questa commissione. Il Consigliere Donzel può ben immaginare che non si può poi dare delle colpe di mancanza di democrazia e mancanza di sensibilità se le proposte non sono state formulate in commissione - sono state formulate oggi - e se le proposte, che legittimamente sono frutto di convinzioni da parte di altri partiti politici, non vengono ritenute tali da una maggioranza o anche da altri partiti politici. Credo quindi che rientri nella dialettica delle posizioni che sono espresse in commissione e in aula il fatto di accettare le risultanze delle opinioni altrui, senza che venga meno il concetto di una commissione che si vuole definire di garanzia, che come tale ha operato in una maniera seria, puntuale e precisa, mai come questa volta. Annunciamo e confermiamo pertanto il nostro voto favorevole.

Président - La parole au Conseiller Donzel.

Donzel (PD) - Noi manteniamo il voto contrario, ribadendo che sulla seconda parte della legge eravamo d'accordo per quanto riguarda la regionalizzazione della consigliera di parità. Forse a qualcuno è sfuggito che la I Commissione non ha la stessa composizione delle altre commissioni, ha una natura diversa, alle volte si occupa di argomenti che hanno un carattere istituzionale; noi vedevamo nel ruolo della Consulta un ruolo istituzionale, dove si giocava un rapporto fra il Consiglio, il Governo regionale e la società civile. Se qualcuno non vuole capire che si tratta di una legge diversa rispetto a quelle che vengono discusse, che riguardano scelte economiche, finanziamenti... mi preoccupa se è un presidente di commissione, perché si tratta di argomenti di carattere istituzionale dove si cerca di lavorare in modo bipartisan; se già non si condivide il principio, è difficile procedere. Dopodiché abbiamo chiesto in modo informale - ma la maggioranza non ha dato nessuna disponibilità ad accogliere, quindi il gioco era insostenibile - che l'elezione arrivasse dal basso e che il Consiglio regionale non facesse che istituzionalizzare, come fa in altre realtà (le cito: la Provincia di Trento), l'elezione fatta dal basso. Quella era la nostra proposta, è stata formulata in sede di dibattito, la maggioranza - mi ricordo benissimo - non ha avuto nessuna... ha detto: "abbiamo già accolto tante proposte che sono venute dalla Presidente della Consulta e dalla Consigliera di parità", persone stimabilissime, ma che non rappresentano il nostro partito in quella sede. Il nostro partito in quella sede è rappresentato dai consiglieri e non da queste autorevoli figure che hanno migliorato sensibilmente la legge, ma questo non cambia nulla sulla natura stessa della legge, che ci vede contrari. Devo dire che il dibattito di questa serata ci conferma in quell'indirizzo.

Président - La parole à la Conseillère Hélène Impérial.

Impérial (UV) - Merci, M. le Président. Je profite du moment de la déclaration d'intention pour remercier encore tous ceux qui ont contribué pendant ces mois avec leurs suggestions à enrichir le texte que nous avons présenté aujourd'hui au Conseil. J'annonce notre vote favorable à cette proposition de loi.

Président - La parole au Président de la Région, Rollandin.

Rollandin (UV) - Merci, M. le Président. Je crois qu'à cette occasion on a cru bon de donner la parole aux intéressés, on a comme majorité cru qu'il était opportun d'avoir les deux relations et je remercie les collègues qui ont bien su présenter cette proposition. Je ne voudrais pas oublier qu'il y a dans cette loi, tout en étant un conseil de parità di generi, un rapport entre le conseil et les institutions, soit pour ce qui est de la Présidence du Gouvernement que pour ce qui est de la Présidence du Conseil, c'est un organe de consultation qui, comme tout le monde a bien vu, a des limites. C'est un organe qui peut avoir un rôle, le moment où il peut être le plus représentatif possible, surtout peut être utilisé de la façon la meilleure pour faire des pas de l'avant dans le sens de la parité. En principe, au-delà de celle qui sera l'opportunité d'avoir certaines présences ou non, la question... comme d'autre part il a été rappelé, le quote rosa n'ont rien résolu. Sono convinto fermamente che non sia con le quota rosa che si risolve il problema: è una questione di progressiva possibilità che viene data di avere un numero di donne presenti nei vari organismi. Per quanto riguarda la Valle d'Aosta in ambito lavorativo, i rapporti fatti in diverse occasioni dicono che, come Regione, c'è un rapporto molto positivo per quanto concerne la presenza delle donne ai vari livelli, ma non è solo una questione numerica: è piuttosto una questione di ragionamento che va più in là. Ritengo che debba essere una progressiva possibilità... di evitare di parlare di una o dell'altra come se si parlasse di due cose contrapposte... credo che si parli normalmente come una rappresentanza, che poi sia maschile o femminile dovrebbe essere ininfluente dal punto di vista della sostanza, ossia l'apporto, il compimento di un dovere, la possibilità di essere presenti negli organismi deliberativi come nei posti di lavoro... che siano quindi in grado di permettere a tutti di operare con sensibilità nell'interesse comune. Questa è la finalità e con questo senso di responsabilità che è stato più volte manifestato, crediamo che la legge dia un contributo importante ad un'evoluzione in cui noi crediamo.

Président - Je vous rappelle que le texte que nous votons c'est le texte approuvé par la Ie Commission. Je soumets au vote la loi dans son ensemble:

Conseillers présents et votants: 33

Pour: 25

Contre: 8

Le Conseil approuve.