Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 923 del 16 dicembre 2009 - Resoconto

OGGETTO N. 923/XIII - Interpellanza: "Iniziative per contrastare gli orientamenti della Commissione europea di riduzione degli aiuti all'agricoltura".

Interpellanza

Preso atto degli orientamenti della Commissione Unione Europea riguardo alla riforma del proprio bilancio che prevedrebbe per il futuro sostanziali tagli all'agricoltura e riduzioni sugli aiuti alle Regioni;

Constatato che tale riforma intenderebbe inoltre ricentralizzare a livello dei governi nazionali la gestione dei suddetti fondi;

Ritenendo tali iniziative in controtendenza con gli annunci della commissaria Fischer di voler introdurre per il periodo di nuova programmazione un asse specifico per l'agricoltura di montagna;

Preoccupati per le ricadute negative che tali iniziative provocherebbero su un settore già in grave sofferenza;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore competente per conoscere quali iniziative il Governo regionale intende assumere per contrastare tali orientamenti.

F.to: Giuseppe Cerise - Chatrian

Presidente - La parola al Consigliere Giuseppe Cerise.

Cerise G. (VdAV-R) - Merci, M. le Président.

Con questa interpellanza noi intendiamo richiamare l'attenzione su un problema che non è imminente, ma sul quale riteniamo comunque valga la pena di riflettere. Trattasi degli orientamenti della Commissione europea riguardo alle prime proposte di riforma del proprio bilancio per il futuro. Il documento della commissione, anticipato dal Financial Times, sintetizzato in seguito da Il Sole 24ore, prevedrebbe di ridurre drasticamente i programmi di sostegno al settore agricolo che rappresentano la principale voce di spesa del bilancio comunitario, vale a dire 140.000.000.000 di euro. Dicevo che il problema non è imminente, in quanto la riforma dovrebbe essere varata entro la prima metà del 2011, per avere poi efficacia dal 2014; c'è dunque ancora il tempo necessario per riflettere, cercare di creare le sinergie necessarie per contrastare questo orientamento che, a nostro avviso, provocherebbe delle ripercussioni drammatiche su un settore già fortemente provato.

Riteniamo inoltre tale orientamento in netta controtendenza con l'apertura dichiarata dalla commissaria Fischer di voler introdurre, per il futuro periodo di programmazione, un asse specifico per l'agricoltura di montagna. Avevamo già discusso in quest'Assemblea altre volte, avevamo espresso in quell'occasione il nostro apprezzamento per questa apertura della Fischer nei confronti di un settore che aveva fino a quel momento trattato alla stregua di qualsiasi altro, ma questo orientamento è in controtendenza anche con il progetto presentato dal Presidente della Provincia di Bolzano, il 10 dicembre, alla Commissione sviluppo sostenibile del Comitato delle Regioni, progetto che prevede degli aiuti agli agricoltori delle zone caratterizzate da svantaggi naturali; progetto che si prevede possa essere adottato nella sessione plenaria del Comitato delle Regioni nel mese di febbraio 2010.

Si ha la sensazione che si inneschi un giro vizioso per cui quello che ci pare poter ottenere, da una parte, per una più equa redistribuzione delle risorse, rischi poi di essere sottratto dall'altra. Gli orientamenti della Commissione europea per quanto ci riguarda non si fermerebbero qui, in quanto prevedrebbero importanti tagli anche agli aiuti alle Regioni, oggi di 50.000.000.000 di euro, aiuti che verrebbero ricentralizzati a livello dei governi nazionali, giustificando tale scelta con la necessità di meglio controllare l'efficienza della spesa; spesa che, secondo la commissione, impedisce a livello regionale di concentrarsi sulla dimensione transnazionale e transfrontaliera.

Riteniamo inaccettabile che solo si possa ipotizzare un'inversione di tendenza così radicale in un momento in cui la parola "autonomia", "decentramento", "federalismo" appaiono essere il condimento di ogni ragionamento. L'azione è invece quella purtroppo di una ricentralizzazione a dispetto della decantata autonomia e pari dignità dei vari livelli di governo, nonché del principio di leale collaborazione, oltre al fatto che ad una proposta che riteniamo fortemente provocatoria non siano corrisposte le prese di posizione altrettanto forti di dissenso, eccezion fatta per la Presidente della Regione Piemonte, Bresso, che - senza mezzi termini - ha dichiarato il documento della Commissione europea buono solo per il cestino; dichiarazione che condividiamo e sottoscriviamo. Auspicheremmo che a questa autorevole voce di dissenso se ne aggiungessero altre, altrettanto autorevoli, per creare un fronte comune, il più ampio possibile, per stoppare immediatamente questo nefasto orientamento della Commissione europea.

Gradiremmo dunque conoscere quali iniziative il Governo regionale intende assumere in merito, iniziative che avranno il nostro apprezzamento proporzionale alla loro fermezza e chiarezza. Grazie.

Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.

Isabellon (UV) - Grazie, Presidente.

L'argomento è complesso. In premessa è bene far presente che, allo stato attuale, la Commissione europea non ha pubblicato dei veri e propri orientamenti comunitari che trattino questioni relative alla revisione del bilancio UE per l'agricoltura, né al futuro della PAC (politica agricola comune).

Ciò detto, l'Assessorato dell'agricoltura è a conoscenza di almeno tre documenti, ancorché non ufficiali, che nell'ultimo periodo hanno animato il dibattito sulla revisione del bilancio agricolo e il futuro della PAC. Sarebbe quindi interessante sapere a quali di questi documenti attualmente in circolazione fanno riferimento i Consiglieri interpellanti, così da affrontare il confronto partendo da basi comuni.

Dei tre documenti citati, tutti comparsi nel mese di novembre, due hanno origine comunitaria, una bozza di comunicazione della commissione e un documento attribuito alla Direzione generale AGRI (DGAGRI), mentre il terzo è stato redatto da un gruppo di economisti agrari europei. Il fatto stesso che vi siano più documenti a trattare del futuro della PAC dà l'idea di un quadro abbastanza complesso; non solo, pur partendo da una situazione nota e da dati comuni, i dati del bilancio UE, la legislazione vigente, le riforme intervenute negli ultimi anni, i tre documenti giungono a conclusioni e formulano ipotesi anche molto diverse fra di loro.

Il primo dei tre documenti attribuito alla "Commissione Barroso", ma disconosciuto dalla commissaria all'agricoltura uscente, Fischer - tra l'altro ricordo che dal mese di gennaio ci sarà la sua sostituzione e una delle ipotesi più accreditate è che verrà sostituita da un rappresentante rumeno -, prefigura una PAC che focalizza l'attenzione sulla lotta ai cambiamenti climatici, con la possibile costituzione di un terzo pilastro specificatamente rivolto a tale questione. Gli aiuti diretti, primo pilastro, sarebbero mirati e ridotti, non più legati a criteri storici di riferimento; per contro, lo sviluppo rurale - secondo pilastro - verrebbe ulteriormente rafforzato. In questo quadro di sostegno, come evidenziato dall'interpellanza, gli Stati membri potrebbero aumentare il cofinanziamento nazionale, il che significa maggiore spazio operativo per l'elaborazione di politiche nazionali mirate ad ovviare le minori risorse comunitarie dedicate al settore.

Il secondo, il documento attribuito alla DGAGRI invece ha una visione della PAC futura più in sintonia con gli interessi degli agricoltori. L'ipotesi è addirittura quella di eliminare l'attuale struttura della PAC costituita su due pilastri, proponendo in alternativa un sostegno su tre livelli: un aiuto base che garantisca un reddito ragionevole a tutti gli agricoltori, un aiuto complementare selettivo teso a remunerare il maggiore impegno dell'agricoltore nella fornitura di beni pubblici, un aiuto calibrato su specifici bisogni dei territori. Al contrario di quanto ipotizzato nel primo documento e dall'interpellanza, questa ipotesi rigetta l'idea del cofinanziamento nazionale e di qualsiasi forma di rinazionalizzazione della PAC, sostenendo la necessità di definire regole comuni e di agire a livello comunitario.

Il terzo documento, quello del gruppo di economisti agrari europei, individua prima di tutto i 4 potenziali obiettivi della PAC del futuro: migliorare l'efficienza economica e la competitività, garantire la sicurezza alimentare, modificare la distribuzione del reddito, promuovere la produzione di beni pubblici; quest'ultimo, in particolare, rappresenterebbe una base sostenibile per la PAC del futuro, in quanto la produzione di beni pubblici ambientali, lotta al cambiamento climatico, protezione della biodiversità, gestione delle risorse idriche, compresa la conservazione della qualità delle acque, giustificherebbe ancora l'intervento dell'Unione europea. L'attuale primo pilastro verrebbe soppresso e sostituito da aiuti mirati al raggiungimento degli specifici obiettivi individuati, mentre il secondo pilastro andrebbe fortemente rivisto per mantenervi solo quelle politiche che promuovono beni pubblici. Al termine di questa breve illustrazione delle principali ipotesi sul futuro della PAC, è interessante notare come, sia pure con angolature diverse, tutti e tre i documenti attribuiscono alla politica agricola comune del futuro l'obiettivo principale di fornire beni pubblici ambientali.

Venendo alla situazione attuale, relativa al bilancio UE, è bene segnalare che dal 2000 al 2008 l'Unione europea ha incrementato i fondi destinati alla PAC da 44.700.000.000 a 65.300.000.000 di euro, peraltro il bilancio 2009 è stato inferiore rispetto al 2008, ma le previsioni per il 2010 parlano di un bilancio agricolo di 59.700.000.000 di euro - su questo la Commissione parlamentare agricoltura e sviluppo rurale si è riunita per discutere il bilancio il 1° e 2 dicembre a Bruxelles - lievemente in aumento rispetto al 2009. Si tratta quindi di un trend altalenante, ma non di riduzione effettiva. Inoltre si ritiene che eventuali processi di rinazionalizzazione non debbano spaventare, ma che anzi possano far presagire una certa apertura da parte della Commissione europea verso politiche regionali più mirate sui bisogni dei territori, come evidenziato da due dei tre documenti esaminati.

Per quanto ci riguarda, questo aspetto è ancora più importante se si considera che nella nostra regione gli aiuti al settore agricolo provengono in prevalenza, almeno i due terzi, da risorse del bilancio regionale. Rispetto ad altre regioni, infatti, la dotazione finanziaria che il bilancio regionale riserva al settore agricolo permette di programmare strumenti legislativi regionali adeguati all'esigenza del settore: vedi legge n. 32/2007, le leggi zootecniche n. 21/2001 e 3 del 2002, la legge sull'agriturismo n. 29/2006, in taluni casi ben più efficaci rispetto ai programmi a cofinanziamento comunitario.

A tal proposito vale la pena ricordare la particolarità del programma sviluppo rurale 2007-2013 della Valle d'Aosta che - unico in Italia - vede una forte connessione fra le misure cofinanziate dall'Unione europea previste dal programma, e gli aiuti di cui al Titolo III della legge n. 32/2007. Tale impianto programmatorio è stato costruito con il duplice scopo di dare univocità alla programmazione della politica agricola regionale per il periodo 2007-2013 e, nel contempo, integrare con fondi regionali le risorse comunitarie assegnate alla Valle d'Aosta, le quali non sarebbero state sufficienti al raggiungimento di tutti gli obiettivi fissati nel PSR stesso.

Si ritiene quindi che l'azione corretta del Governo regionale non sia contrastare - come indicato nell'oggetto dell'interpellanza - gli indirizzi della Commissione europea, bensì seguirne costantemente l'evoluzione al fine di cogliere gli opportuni spazi di manovra, negoziare con i servizi comunitari aiuti sempre più adeguati alle realtà locali, pur nel rispetto delle regole comuni e, là dove necessario, aprire tavoli negoziali sovranazionali e sovraregionali con il coinvolgimento di regioni europee che condividono le nostre stesse problematiche. A tal proposito il sottoscritto, insieme al Consigliere Agostino, che ringrazio per la collaborazione, ha preso parte il 6 e 7 dicembre al terzo Forum internazionale sull'agricoltura di montagna tenutosi in Tirolo. I rappresentanti politici e tecnici delle regioni alpine, firmatarie della risoluzione di Garmisch, di cui abbiamo già discusso in quest'aula (Land Tirolo, Land Vorarlberg, Stato libero di Baviera, Province autonome di Trento e Bolzano, la nostra Regione e la Regione Friuli Venezia Giulia), unitamente ai rappresentanti di altre regioni montane (questa volta abbiamo avuto la partecipazione molto importante di tre regioni francesi, la Savoia, l'Alta Savoia, l'Isère), in questo caso questa partecipazione è ancora più importante perché, come è emerso durante i vari incontri, il prossimo commissario europeo che dovrebbe essere un rappresentante rumeno, è molto legato alla Francia come espressione anche di figura, quindi il coinvolgimento delle regioni montane francesi è utile per portare avanti quel discorso in comune che stiamo facendo, di cui discuteremo quando andremo in commissione a relazionare, insieme al Consigliere Agostino che ha partecipato, con me, a questo incontro, sulle risultanze di questo, come da impegni presi all'epoca, circa i problemi dell'agricoltura di montagna: le possibili soluzioni da adottare dopo il 2013, al fine di garantirne un futuro sostenibile e vitale.

Durante il forum le regioni partecipanti hanno ribadito, da un lato, l'importante ruolo svolto dall'agricoltura di montagna in relazione al mantenimento ed alla fruibilità del paesaggio, la conservazione della biodiversità, la protezione delle risorse naturali e la produzione di prodotti di alta qualità e, dall'altro, la necessità di compensare con adeguate misure tale funzione, e i maggiori costi e difficoltà rispetto alle zone non svantaggiate. La conferenza è stata inoltre l'occasione per la commissaria europea e il suo staff, per presentare un documento di lavoro contenente un quadro comunitario delle zone agricole di montagna, dei relativi punti di debolezza e di forza, nonché degli attuali strumenti e misure previste dalla normativa comunitaria vigente.

Nell'esporre il punto di vista della commissione, la Fischer ha richiamato alcune delle proposte presentate dalle regioni alpine nella risoluzione di Garmisch, in particolare la commissaria ha affermato che, per quanto riguarda il pagamento dell'indennità compensativa, un eventuale aumento del limite massimo potrà sicuramente essere preso in considerazione nella nuova programmazione. Per quanto concerne il riconoscimento della qualità dei prodotti, altro aspetto oggetto della risoluzione, la Fischer ha detto che la creazione di un marchio che sappia valorizzare i prodotti di montagna e garantire allo stesso tempo i consumatori circa la provenienza e l'alto valore in termini di genuinità e qualità, potrà rappresentare un ottimo suggerimento nell'ambito della revisione della PAC per la qualità.

Meno ottimista è stata, quindi sarà ancora oggetto di riproposizione, la commissaria in relazione alla richiesta di introdurre uno specifico premio per i ruminanti ed un aumento delle intensità massime di aiuto con riferimento agli investimenti aziendali. Ricordo che tutto questo è materia di aiuti nostri, regolamentati dalla legge n. 32, quindi non cofinanziati, perché per quel che riguarda la Valle d'Aosta è una situazione molto particolare, la quasi totalità degli aiuti europei vanno a inserirsi nel secondo pilastro, quindi quasi il 90 percento degli aiuti, mentre tutti gli aiuti diretti alle aziende sono derivanti da fondi regionali, cioè dalla legge n. 32.

Per quanto riguarda i pagamenti diretti, la commissaria ha confermato l'esistenza di un consenso politico più o meno evidente circa l'eliminazione dell'attuale sistema di calcolo di tali pagamenti, ancor oggi legati a criteri storici non più adeguati alle reali esigenze aziendali. Ha invece prospettato l'introduzione di un premio base per tutti gli agricoltori, integrati da un premio calcolato sulla base di criteri oggettivi di tipo ambientale ed economico, riprendendo, nella sostanza, quanto indicato in linea generale dai tre documenti sopra citati.

L'analisi effettuata dalla commissione, con particolare attenzione agli aspetti economici, ha fatto emergere un elemento molto importante: le zone di montagna sono assai diverse fra di loro; pertanto, il dato medio non è sufficiente a rappresentare correttamente le singole situazioni in termini di problematiche, esigenze e rischi. A fronte di ciò non sarebbe corretto stabilire una soluzione unica, ma sarà necessario che i singoli Stati membri e le Regioni facciano un esame attento delle proprie situazioni, cercando di individuare gli aspetti di debolezza e i punti di forza, in modo tale da saper mettere in atto gli strumenti e le misure più adeguate. Sarà loro compito sfruttare al massimo tutte le opportunità, che sono in gran parte già presenti e che potranno essere ulteriormente migliorate attraverso la collaborazione fra le istituzioni comunitarie, nazionali e regionali. A conclusione del suo intervento, la commissaria ha affermato che è necessario essere ottimisti, perché grazie al dialogo iniziato le regioni di montagna ricopriranno un ruolo attivo e avranno certamente uno spazio importante nella discussione sul futuro della politica agricola comune dopo il 2013.

Infine, si ritiene che essere presenti a questi tavoli di dialogo con la Commissione europea rappresenti un valido esempio di azione corretta ed efficace messa in atto dalle regioni montane, che ho citato prima, per seguire l'evoluzione della politica agricola comune e, là dove possibile, contribuire a renderla sempre più adeguata alle zone di montagna.

Per quel che riguarda l'illustrazione di quello che vi ho detto, rimane valido il discorso che avremo necessità di avere un momento di incontro in III Commissione, per aggiornare sull'evoluzione di questi incontri che abbiamo avuto - ripeto - l'ultimo il 6 e 7 dicembre in Tirolo, dove si cerca con la collaborazione e con l'apertura alle regioni francesi, come era stato auspicato anche in questa sede, di avere una voce più forte rispetto alla nuova programmazione che inizierà dai primi mesi del 2010.

Il Consigliere Cerise ricordava la data del 2011 come conclusione, però si inizia già nel 2010, quindi con l'insediamento del nuovo commissario avremo la necessità di ribadire questa linea di azione tracciata. Ripeto, con il Consigliere Agostino, che ringrazio per la partecipazione a questo incontro, andremo in commissione ad illustrare quanto necessario, per concordare anche la prosecuzione delle linee di azione con il contributo di tutto il Consiglio, perché questo è un argomento molto importante.

Presidente - La parola al Consigliere Giuseppe Cerise.

Cerise G. (VdAV-R) - Grazie, Assessore, per la dettagliata risposta.

Riguardo alle date a cui lei faceva riferimento adesso... non era tanto riferito al discorso della nuova programmazione, che ha un suo percorso, ma era riferito agli orientamenti della Commissione europea relativi alla revisione delle modalità di impostazione del proprio bilancio. La data di scadenza di quando dovrebbero essere approvate è il 2011, per avere efficacia nel 2014, per questo dicevo che il problema non è imminente.

Noi abbiamo espresso l'apprezzamento per gli obiettivi che sono stati conseguiti nei diversi forum sull'agricoltura di montagna, ai quali poi negli ultimi ha partecipato anche il nostro Assessore; ma non abbiamo la sua stessa tranquillità per quanto riguarda gli orientamenti della Commissione europea, perché non ho parlato di documenti ufficiali, ho parlato di orientamenti che sono stati pubblicati su giornali che ritengo abbastanza autorevoli, perché parliamo del Financial Times e poi una sintesi di questo è stata ripresa da Il Sole 24ore.

Mi pare che una reazione della Presidente Bresso, che penso sia stata attenta a queste problematiche, vada nella direzione delle nostre preoccupazioni; credo che l'intendimento della nostra interpellanza era proprio quello di sollecitare una presa di posizione da parte di tutti i soggetti interessati. Credo che un discorso di questo genere potrebbe essere affrontato all'interno del Comitato delle Regioni, all'interno della Conferenza unificata, per fare un fronte comune, perché noi, sul fatto di vedere ricentralizzare gli aiuti alle Regioni, che siano gestiti dagli Stati... ci pare la regressione di una fase che sembrava un po' più evoluta! Grazie.