Oggetto del Consiglio n. 407 del 25 febbraio 2009 - Resoconto
OGGETTO N. 407/XIII - Rinvio di risoluzione: "Iniziative per la sicurezza e per la difesa dell'ordine pubblico".
Président - La parole au Conseiller Louvin.
Louvin (VdAV-R) - Grazie, Presidente. Grazie ai colleghi che con noi hanno voluto iscrivere all'ordine del giorno in via d'urgenza la discussione di questa risoluzione, che a noi pare essere di particolare rilevanza. Pochi giorni fa, il 20 febbraio scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge di particolare rilievo: "Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, di contrasto alla violenza sessuale in tema di atti persecutori", un decreto legge che contiene svariate disposizioni fra cui una ha fatto oggetto di particolare attenzione da parte dell'opinione pubblica, ha suscitato vivaci discussioni. Si tratta infatti di una particolare misura di prevenzione, che è stata introdotta per la prima volta nell'ordinamento repubblicano, attraverso la quale si conferisce la facoltà ai sindaci, previa intesa con i prefetti, di avvalersi di forme di collaborazione da parte di associazioni di cittadini non armati, utili a segnalare casi di disagio sociale o che possano recare pregiudizio alla sicurezza; questa è la definizione tecnica di quanto è stato autorizzato con tale provvedimento. Abbiamo avuto modo di approfondire la questione, riteniamo che questa disposizione abbia i caratteri generici e al tempo stesso anche inquietanti, perché induce un abbandono, una forma di rinuncia da parte delle pubbliche autorità nell'esercizio delle funzioni di ordine pubblico, se non una rinuncia, un arretramento quanto meno, lasciando spazio a forme che definiremmo di autotutela privata, di autoprotezione da parte dei cittadini. In astratto la questione potrebbe anche non essere di grande momento, ma viviamo un insieme di Paesi anche in Europa che hanno conosciuto anche in passato delle situazioni di oggettivo pericolo, se non addirittura di concreto stravolgimento degli ordinamenti, che hanno avuto nel momento di organizzazione di forme di autotutela civica o di autotutela politico-civica dei gradini particolarmente preoccupanti, soprattutto perché è già sotto gli occhi di tutti che in molti casi ad istigare o a promuovere la nascita di forme organizzate di questa natura sono organizzazioni a scopo politico, sono movimenti, sono fazioni che intendono marcare significativamente la loro presenza sul territorio, il loro diretto forte concorso nella tutela dell'ordine pubblico. La nostra opinione è che l'ordine pubblico sia un patrimonio comune, sia un momento irrinunciabile di condivisa sicurezza e non di una sicurezza partecipata nella quale alcune parti si rendano più diligenti o più attive di altre nell'assicurare questa protezione. La nostra è una preoccupazione oggettiva, preoccupazione che vorremmo fosse condivisa dall'insieme di quest'aula ed è per questo che abbiamo predisposto tale risoluzione che intende cristallizzare una posizione di questa Assemblea su una tematica così delicata. Una tematica nella quale la nostra Regione si colloca in modo particolare, intanto per il sostrato di partecipazione attiva che già dà una buona parte della comunità a momenti di socialità, di difesa della comunità stessa sul piano sociale, assistenziale, culturale, di presidio territoriale contro calamità naturali... e quindi una comunità nella quale c'è un'oggettiva predisposizione a partecipare, ma anche una comunità nella quale non ci sono rilevanti problemi di ordine pubblico in situazione emergenziale, una realtà nella quale ad un'autorità regionale è conferito il coordinamento delle forze dell'ordine, una regione quindi nella quale non ravvisiamo una necessità estrema di far ricorso a queste forme. Ci teniamo a dire che la nostra opinione è che non sia solo una questione di circostanze e di luoghi: è una questione di ordine generale, è una questione anche di concezione del ruolo che vogliamo o non vogliamo attribuire alle istituzioni pubbliche da un lato e ai privati dall'altro. A noi pare evidente che fin dai primi mesi della sua nascita il Governo in carica sul piano nazionale abbia fatto delle scelte molto "muscolari" nell'affermare una presenza dell'autorità nel ripristino o nella garanzia di condizioni di sicurezza: le scelte dell'Esercito schierato anche a presidio di luoghi sensibili all'interno di determinate città e adesso questa opzione, che sicuramente riteniamo essere in larga misura il frutto di una concessione politica ad una parte della compagine di governo stessa. È però una scelta pericolosa, che tale si è già rivelata sotto il profilo storico - e non è il caso che ripercorriamo da tale punto di vista vicende tristi che hanno interessato anche questa nostra Regione molto tempo fa -, è una scelta che inquieta gli stessi operatori della polizia, in particolare i responsabili dell'Associazione nazionale dei funzionari di polizia, che non hanno mancato di sottolineare i rischi connessi con questa surroga alla mancanza di un adeguato sostegno finanziario e quantitativo agli organici delle forze dell'ordine, "un rischio reale..." - cito le parole dei loro stessi rappresentanti - "... di politicizzazione della sicurezza". La stessa Associazione nazionale degli alpini, che in questa regione è un riferimento molto significativo dal punto di vista della disponibilità ad un servizio sociale di aiuto all'intera comunità, ha manifestato sul piano nazionale per bocca di molti esponenti delle serie riserve. Le stesse autorità religiose, sul piano forse più di dichiarazioni personali che di prese di posizione ufficiale della Santa Sede, non hanno mancato di sottolineare questi pericoli.
Colleghi, se tutto si risolvesse in questioni di carattere folcloristico, con gruppi organizzati che propendono per una bevuta in osteria e - come si è anche sottolineato in modo colorito nella stampa - per qualche raduno più carnevalesco, non avremmo nulla da dire, come non abbiamo nulla da dire, anzi apprezziamo disponibilità e impegni che possono venire da persone animate dalle migliori volontà, ma riteniamo che offrire attraverso l'autorità pubblica e quello che significa il suo avallo, una legittimazione formale a questo tipo di interventi rappresenti un pericolo oggettivo che dobbiamo assolutamente evitare. Viviamo questo momento: tempi nei quali un'enfasi generale, una forte ripercussione mediatica del clima di tensione, di paura, di apprensione si sta manifestando... sembrano essere fortemente sottolineati anche dagli organi di stampa, ma soprattutto da radio e televisioni e non crediamo che sia opportuno "farsi prendere la mano". Poiché però non riteniamo nemmeno che la risposta adeguata a problemi di sicurezza, problemi di incolumità di persone sia da prendere minimamente sottogamba, reputiamo sia doveroso avere una visione alternativa. In questo vorrei esprimere più una posizione personale che una posizione di tutti i sottoscrittori, perché la questione non ha fatto oggetto di ampi dibattiti, ma ritengo che non si possa prescindere dall'idea, se c'è urgenza nell'associare più vaste componenti della popolazione all'autodifesa, di fare ricorso ad un servizio civile che venga indicato anche in funzione obbligatoria. Se l'importante è far concorrere persone nel presidio della nostra sicurezza, non deve trattarsi di minoranze individuate sulla base di criteri diversi, aggregate magari sulla base di spinte politiche, ma attraverso modalità di reclutamento aperto all'interno della nostra comunità. Ritenendo essenziale l'impronta che darà la funzione prefettizia a questa vicenda e ritenendo anche che abbiamo nei sindaci della Valle personalità di indubbio buon senso e ragionevolezza, crediamo sia utile che questo Consiglio esprima fermamente la propria opinione e tracci la linea di comportamento se possibile per l'intera comunità valdostana, ma anche lanci al Governo nazionale e al Parlamento rispetto alla futura conversione di questo decreto legge un segnale molto preciso, che operi nel senso di un ravvedimento.
Président - La parole à l'Assesseur au tourisme, aux sports, au commerce et aux transports, Marguerettaz.
Marguerettaz (UV) - Grazie, Presidente. Rispetto a questa risoluzione, non vogliamo assolutamente disconoscere l'importanza generale che riveste, ma credo che già dalle parole che sono state profferite qui per sostenere la risoluzione emerga con chiarezza che il problema è un problema che coinvolge forze dell'ordine, sindaci, quindi riteniamo che questo argomento, vista la sua importanza, meriti un approfondimento e un confronto. E questo anche perché (sicuramente il collega Louvin conosce molto bene la situazione...) un momento di dialogo con i sindaci, i rappresentanti perlomeno dei sindaci, un confronto con le forse dell'ordine (che sono state fra l'altro citate) possa permettere di vedere con maggior chiarezza e con maggiore lucidità la situazione per poi assumere le decisioni del caso. La nostra proposta è di investire la I Commissione del problema in modo anche sollecito per potersi confrontare e prendere le decisioni opportune. Chiediamo quindi ai proponenti della risoluzione di aderire a questa nostra proposta, per dare modo a tutti i Commissari di approfondire il tema e decidere in modo adeguato. In caso contrario, è annunciata un'astensione.
Président - La parole au Conseiller Caveri.
Caveri (UV) - Grazie, Presidente. Conosco questa regola che giustamente lei rispetta di alternanza maggioranza e opposizione, però volevo fare alcune osservazioni che spero possano risultare utili anche per il collega Tibaldi, nel merito della proposta che il Governo ha avanzato, che è una proposta che consente di esprimersi preliminarmente sul fatto di portare questa discussione sulla risoluzione in I Commissione. Certamente qui si incrociano due argomenti importanti: da una parte, la particolarità dell'ordinamento valdostano che il collega Louvin ha qui ricordato, questo ordinamento nel quale tutte le forze del Consiglio regionale non possono non riconoscersi - e bene ha fatto a mio avviso il Presidente della Regione a segnalare come la trasmissione televisiva "Ballarò" abbia banalizzato una storia importante della nostra Regione, ridotta sostanzialmente ad una questione di soldi, che è veramente triste, deprimente e direi anche antistorico rispetto al ruolo di un'autonomia speciale come la nostra - e, dall'altra, un tema significativo che colpisce nella carne i cittadini: quello dell'ordine pubblico.
Da questo punto di vista però, proprio tenendo conto del profilo di giurista del collega Louvin e anche delle conoscenze giuridiche del collega Tibaldi, vorrei a questo proposito fare un discorso di metodo che concerne la risoluzione che qui è stata presentata. Un tema che più volte è stato affrontato negli anni passati, lo è stato sicuramente anche quando il collega Louvin era Presidente della Regione, che inerisce le funzioni di Presidente della Regione nelle sue funzioni prefettizie: talvolta si dice Presidente-Prefetto, cosa che secondo me è sbagliata, perchè il Presidente ha le funzioni prefettizie, che è una cosa completamente diversa e che dà anche quel significato particolare presente a partire dal decreto luogotenenziale del 1945 sulla figura del Presidente della Regione. Credo che, da un certo punto di vista, poter discutere argomenti di questo genere, tenendo conto della particolarità della figura del Presidente della Regione, sia importante e ci consenta quella serenità di rapporti, che difficilmente si potrebbe avere in una discussione nel merito su questo argomento in aula. Perché è importante ricordare come il Presidente della Regione in quelle sue funzioni prefettizie non risponda all'Assemblea, ma risponda a quella funzione di Prefetto che assume, nella particolarità del nostro ordinamento, rispetto a quelle indicazioni che provengono dal Viminale, dall'insieme delle determinazioni che egli deve assumere nelle sue funzioni prefettizie. Sarebbe anomalo se oggi indicassimo al Presidente della Regione nelle sue funzioni prefettizie delle linee difformi da quelle che sortiranno dal decreto legge e dal successivo decreto del Ministero dell'interno, che meglio dovrà esplicitare tale questione concernente le cosiddette "ronde". Credo però che il Presidente della Regione, come un Giano bifronte, possa porsi la problematica di tipo politico che mi sembra sottenda la risoluzione in oggetto, tematica alla quale la maggioranza, pur avendo probabilmente al proprio interno sulle ronde delle posizioni differenziate, e che - se la I Commissione lo chiamerà - non possa sottrarsi, da una parte, da un momento di illustrazione della situazione attuale che potrebbe rivelarsi utile; dall'altra, dal capire se è in nuce oggi la formazione di ronde o affini all'interno del territorio valdostano, perché, qualora questo problema non si ponesse, saremmo qui a porci un problema di lana caprina.
Credo che questo tema dovrebbe portarci a sostenere la tesi espressa dal Vicepresidente Marguerettaz, ritenendo che lì potremmo approfondire tutte le tematiche, ma oggi esprimersi in una risoluzione che incroci la figura politica di Capo dell'Esecutivo con quella figura di Presidente delle funzioni prefettizie, potrebbe risultare un po' imbarazzante, perché andrebbe al di là del dettato stesso dell'ordinamento valdostano nell'incrociarsi fra il decreto luogotenenziale e anche quella giurisprudenza, che ha confermato in capo al Presidente della Regione un'assoluta particolarità che non si registra in nessun'altra realtà regionale in Italia.
Tenendo conto delle istanze presentate dal collega Louvin e della proposta del Governo, quindi credo, a nome di tutta la maggioranza, di poter dire che la nostra richiesta di portarla in I Commissione non è sfuggire alla problematica, ma è poterla affrontare con maggiore serenità tenendo conto comunque della presenza di una problematica istituzionale assai delicata che inerisce le funzioni prefettizie del Presidente della Regione.
Président - La parole au Conseiller Secrétaire Tibaldi.
Tibaldi (PdL) - Grazie, Presidente. Penso che la questione di metodo testè citata dal collega Caveri sia quanto mai fondata, in primis perché lui l'ha anche vissuta in prima persona come esperienza di Presidente Prefetto qualche tempo fa e poi perché ci sembra piuttosto difficile pensare al fatto che una norma di sicurezza pubblica, che viene diramata dal centro verso la periferia (e in questo caso, quando parlo di periferia, mi riferisco ai prefetti) possa essere disattesa con un input politico di segno diverso. Per carità, si possono fare ragionamenti politici sull'opportunità, ma se un Consiglio dei ministri vara misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e dirama sul territorio questo provvedimento, sinceramente è difficile pensare che il Presidente della Regione che ricopre anche la funzione di Prefetto possa disattendere tout court sulla base di una risoluzione votata da questo Consiglio.
Giustamente però è stato detto: "facciamo degli approfondimenti, facciamo delle riflessioni, questa forse non è la sede opportuna", ma questo lo credo di meno perché, se non discutiamo qui, mi chiedo dove discutiamo! Ma in ogni caso facciamolo questo approfondimento, siamo perfettamente d'accordo. Non so quanto sia opportuno che se ne occupi la I Commissione, perché, guardando il Regolamento, vedo tante competenze, ma non questa in materia di sicurezza pubblica. Qui si parla di autonomia, decentramento, elezioni, partecipazione, Statuto, riforme istituzionali, rapporti con la CE e organismi internazionali, cooperazione transfrontaliera... non c'è sicurezza sociale....
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
... ma autonomia... queste sono funzioni prefettizie dell'Interno... va be'... se vogliamo rimanere in una questione di metodo, anche capire se la I Commissione è quella competente o se non sia piuttosto la V; visto che si stanno annidando alcuni dubbi e perplessità, aggiungiamoci anche questo.
Per quanto riguarda il merito, è opportuno però fare due considerazioni: innanzitutto per noi il pericolo non è il provvedimento del Governo che contempla anche quelle che vengono impropriamente chiamate ronde, ma è la violenza che sta aumentando in maniera esponenziale nelle strade, nella vita quotidiana, che coinvolge principalmente le città metropolitane e le immediate periferie, lo leggiamo sui giornali, lo vediamo in televisione il clamore che stanno suscitando certi atti barbari che vengono commessi ogni giorno nei confronti di donne, di minori, di anziani: una donna di 83 anni è stata violentata, una bambina di 12 anni! Pensate a che livelli siamo arrivati! Questo è il pericolo che la gente sta vivendo e sta subendo; allora non penso sia il caso di fare demagogia su tali cose, ma sono fatti innanzi ai quali dobbiamo porci, dove sappiamo che lo Stato ha una sua struttura dedita alla sicurezza e all'ordine pubblico, sono le forze dell'ordine, le forze armate, in primis le forze che dipendono dal Ministero dell'interno, la polizia, quelle che dipendono dalla Difesa, l'Arma dei carabinieri, quelle che dipendono dalle Finanze, la guardia di finanza, sono questi i primi corpi che provvedono alla nostra tutela e sono queste le forze alle quali facciamo il plauso, perché ogni giorno cercano di tutelare al meglio la nostra incolumità, il nostro vivere in condizioni di civiltà, che il nostro Paese ha conquistato dopo secoli di fatica e di sacrifici. E questo plauso oggi lo rivolgiamo anche alle forze di sicurezza che in Valle d'Aosta operano con attenzione, meticolosità e costanza, probabilmente avvantaggiati anche dal fatto che la Valle d'Aosta è piccola, è circoscritta da un punto di vista geografico, demograficamente conta 125mila anime e quindi il suo territorio è più facilmente controllabile che non una metropoli come Roma, Milano, o Napoli, o altre aree più densamente popolate dove il degrado sociale e la violenza si fanno sentire in maniera pesante. Non dobbiamo però vivere nel concetto dell'isola felice, collega Louvin: anche in Valle d'Aosta c'è stato un relativo aumento della delinquenza, della microcriminalità, di episodi di violenza, sentivamo ancora adesso, visto che abbiamo parlato poco fa di violenza sulle donne, che già solo il Centro di ascolto di violenza per le donne ha raddoppiato il numero di telefonate. Questa è violenza familiare, sono reati di prossimità, ma sono casi che testimoniano l'incremento di un certo tipo di criminalità magari anche in quelle fasce sociali che non sono propriamente valdostane o italiane, ma sono straniere, visto che c'è anche una quota di stranieri che oggi ha raggiunto la cifra ragguardevole di 7.500 unità.
Crediamo allora che, se questa non è una risposta, è comunque un cercare una forma di risposta. La prima risposta è quella di potenziare le forze dell'ordine, su questo siamo perfettamente d'accordo, lo Stato non sta abdicando alla sua funzione primaria di tutela dell'incolumità pubblica e della sicurezza del cittadino, ma sta cercando di sostenere questa funzione, svolta egregiamente dalle forze dell'ordine, con altri strumenti quali quelli del privato sociale, del volontariato, delle organizzazioni che già esercitano egregiamente le loro attività nella solidarietà, nell'attenzione alla comunità, nella tutela del territorio, strumenti che sono inseriti in strutture più efficienti tipo la protezione civile. È un passaggio quanto mai condiviso quello che è scritto qui, ma questo non significa che dobbiamo rinunciare al fatto che organizzazioni di volontariato, dedite a segnalazioni di fenomeni di disagio sociale, di rischio, di pericolosità, possano collaborare con le istituzioni, in primis con il Prefetto come previsto dal decreto sicurezza. Noi non lo riteniamo scandaloso, lo riteniamo uno strumento in più che non deve essere affrontato con la logica dello schieramento Destra-Sinistra, ciò che fa uno lo rifiuta l'altro e viceversa, ma tanto meno non vediamo perché limitare - ammesso e concesso che si possa - una facoltà che viene riconosciuta al Prefetto che anche in Valle d'Aosta un domani potrebbe avvalersi di questo servizio; non crediamo che oggi in Valle d'Aosta ce ne sia bisogno, ma non rinunciamoci a priori. Non ci sono condizioni drammatiche come in altre aree d'Italia, ma perché dire subito "no"? Siamo d'accordo su quanto appena proposto dal collega Caveri di affrontare con riflessioni più serene e più ponderate questo argomento, che è un argomento importante. Non siamo d'accordo a votare tout court una risoluzione che già solo per la forma e per la procedura potrebbe essere anche inammissibile, ma tanto meno siamo d'accordo per le ragioni che ho appena espresso nel merito.
Président - La parole au Conseiller Donzel.
Donzel (PD) - Egregio Presidente, care colleghe e cari colleghi, intanto parto anch'io da un ragionamento generale, che spesso ha riguardato la questione delle mozioni in quest'aula: ne deve parlare il Consiglio regionale o non ne deve parlare? Deve parlare del problema del Tibet o non ne deve parlare? Deve parlare di leggi che sono leggi che sono emanate dal livello nazionale oppure no? Quando si chiede di rinviare un argomento in I Commissione, vuol dire che l'argomento è di competenza di questo Consiglio regionale, perché, se lo deve trattare specificamente una Commissione, vuol dire che poi dalla Commissione tornerà qui e quindi che l'argomento assolutamente è sensato ed è corretto che se ne parli in quest'aula. D'altronde se in quest'aula non si parla neanche di questo, i valdostani cominceranno a chiedersi che ci hanno mandato qui a fare se non parliamo più di niente, per cui questo è un tema che dobbiamo porci. A mio avviso, questo è argomento del Consiglio regionale anche alla luce delle considerazioni che faceva stamani proprio il Presidente della Giunta, ossia abbiamo una Regione con una particolare autonomia che spesso non è nemmeno conosciuta da rappresentanti anche di forze politiche rappresentate in questo Consiglio regionale a livello nazionale, quindi veniva fatta una dura critica... ebbene, quando si prendono norme che hanno una ricaduta anche su questo territorio (io non l'ho detto qui riferito alle ronde, ma ci siamo confrontati anche in altre situazioni), va sempre valutata l'applicabilità o meno di determinate norme su un certo territorio.
Su questa situazione particolare quindi vorrei ricordare che condivido molta parte delle considerazioni fatte dal collega Tibaldi riguardanti il fatto che c'è un problema all'interno della nostra società di una violenza che cresce, una violenza sui minori, una violenza sulle donne, una violenza nelle scuole e nei luoghi pubblici, una violenza che diventa spettacolo, filmata con i cellulari, mandata su YouTube. Questo problema quindi non va assolutamente minimizzato, ma va presa coscienza che ad esempio in Valle d'Aosta questa violenza cresce soprattutto a livello privato e non possiamo, quando ci serve per far vedere che la Valle d'Aosta è bella dal punto di vista turistico, raccontare con tanto di comunicati delle forze dell'ordine e del Prefetto che questa è una regione sicura e qui c'è un tasso di criminalità più basso rispetto a tutte le altre realtà italiane e poi dire che anche in Valle d'Aosta c'è qualcuno che ruba un'automobile... Guardate che delle due l'una: o vogliamo continuare a promuovere una regione che è sicura, in cui sono le forze stesse dell'ordine, ossia le persone a cui abbiamo affidato la sicurezza della Valle d'Aosta che ci dicono di stare tranquilli, perché hanno in mano la situazione, controlliamo il territorio, o vogliamo smentire quello che dicono le forze dell'ordine? Io dico "no", dico che qui va detto e ribadito in quest'aula che è garantita la sicurezza delle forze dell'ordine. Non siamo a Milano o a Roma, capisco che il dibattito a livello nazionale sia altro, perché lì si parla delle grandi città metropolitane. Sono andato tempo fa al quartiere Cogne a passeggiare nelle strade di quel quartiere, io tutta questa violenza (rispetto a quando invece passo in alcune vie di Roma e in periferia a Milano) non la percepisco! Ci sono delle realtà delicate, ma non è quella situazione. Girando per Aosta, si vedono le pattuglie della polizia e dei carabinieri e c'è un impegno preciso di alcune amministrazioni, di cui anche voi di Stella Alpina fate parte, come quella del Comune di Aosta, che stanno prendendo impegni per liberare parte di vigili per metterli più sul territorio. Stiamo quindi condividendo che servono persone qualificate per presidiare il territorio, stiamo condividendo una certa linea politica.
È chiaro che, di fronte a questa violenza che cresce, filosofi come Thomas Hobbes avrebbero ricordato che homo homini lupus, quindi la violenza dilaga, ma anche lui ai suoi tempi rispondeva a questo problema della violenza con l'idea che ci voleva uno Stato forte, addirittura persino autoritario (lontano dalla mia sensibilità). Noi invece cosa stiamo facendo introducendo il principio delle ronde? Stiamo introducendo il principio di uno Stato debole, di uno Stato che non è più in grado di garantire con le forze dell'ordine la sicurezza, di uno Stato che dice: "vedetevela un po' voi, trovate qualche volontario che non sia proprio uno che non ha le qualità per farlo". Ma noi sappiamo cosa è successo nei Paesi che hanno adottato questo sistema, ossia negli Stati Uniti, dove a far parte di tali ronde vanno le teste calde, vanno quelli che ci impiegano un attimo ad infilarsi una pistola in tasca, per cui poi serve un controllo sulle ronde e, oltre al controllo che già le forze dell'ordine faticano a fare sul territorio, bisogna fare il controllo sulle "teste calde" che vanno a finire nelle ronde, perché uno cosa fa? Va a vedere cosa fanno le ronde nei Paesi dove ci sono, per esempio negli Stati Uniti girano armati e sparano sugli immigranti che provano a varcare la frontiera nel Messico! Io allora dico: visto che c'è un problema di violenza che cresce, visto che cresce la tensione alla violenza, dobbiamo educare i cittadini a percorrere altre strade, non quelle della violenza, dell'uso della forza.
Ho condiviso pienamente le parole di Monsignor Agostino Marchetto, Segretario del Dicastero per la pastorale dei migranti, che dice: "le ronde sono l'abdicazione dello Stato di diritto". Allora una volta tanto su questo tema non è spaccato il Partito Democratico soltanto, ma è spaccata la Destra, perché lo stesso Fini dice di condividere pienamente le posizioni espresse da Monsignor Marchetto, per cui possiamo tranquillamente fare a meno delle ronde (parola di Fini), allora una volta tanto sono spaccati tutti su questo tema! È giusto quindi che in Valle d'Aosta, visto che tutti sono spaccati su questo tema, vi sia una riflessione a livello locale seria, affinché non si prenda un provvedimento all'improvviso e si cerchi di calarlo nella nostra realtà, che ha a mio avviso caratteristiche diverse. In questo senso l'intento non era quello di togliere ai sindaci della Valle la potestà di valutare questa cosa, ma era quello che era importante dare loro un'indicazione: appunto quella che la Valle d'Aosta non è il Bronx, non è un terreno in cui di colpo succedono tutti questi atti di violenza che abbiamo detto, quando per anni abbiamo dichiarato che qui la violenza era molto più contenuta. Per questo nel merito della questione capisco l'imbarazzo di alcuni a scoprire che una volta tanto le idee chiare non ce le ha nessuno, a me invece fa piacere che su alcuni temi finalmente si superino certe barricate, ma si ragioni nel merito e soprattutto si torni a ragionare sui territorio, noi riteniamo che questa problematica sia attuale, sia una cosa che vada presa molto sul serio, tenendo conto che qui abbiamo storicamente messo insieme delle persone in associazioni con scopi positivi, di solidarietà, non attribuendo loro dei compiti ambigui (perché non è chiaro fino a che punto devono spingersi e non c'è nessuna risorsa economica di formazione di queste persone, è una cosa lasciata a come "la va, la va"). Non dobbiamo percorrere una strada così in Valle d'Aosta, dove qui storicamente le nostre persone si mettono insieme per compiere atti di solidarietà, per venire incontro a chi è più debole. Noi invece dobbiamo dare fiducia alle forze dell'ordine che hanno ben operato in Valle d'Aosta.
Président - La parole au Conseiller Caveri.
Caveri (UV) - Per meglio precisare la richiesta a nome della maggioranza, intenderemmo chiedere l'applicazione dell'articolo 61 con una questione pregiudiziale di discussione in Commissione di questo argomento. Quale Commissione? Sicuramente la I Commissione, perché nel leggere il decreto legge si vede che il comma 3 dell'articolo 6 dice: "I sindaci possono avvalersi della collaborazione di associazioni fra cittadini non armati, previa intesa con il prefetto", quindi c'è un ruolo essenziale del sindaco e non c'è alcun dubbio che questo sia in capo alla I Commissione, tenendo conto anche della circostanza particolare che abbiamo, della competenza esclusiva sull'ordinamento degli enti locali. Credo fra l'altro che discutere in I Commissione questo argomento sia interessante, perché al comma 5 si tratta un argomento che qui è già stato affrontato nella finanziaria di due anni fa: è la questione del sistema di vide sorveglianza. Al comma 5 dello stesso articolo 6 del decreto si legge infatti: "per la tutela della sicurezza urbana, i comuni possono utilizzare sistemi di videosorveglianza in luoghi pubblici o aperti al pubblico", quindi credo che sarebbe interessante poter fare una discussione di questo genere. Penso che potremmo in questo senso chiedere di votare tale argomento non perché vi sia da parte nostra un imbarazzo di affrontare un tema importante, quanto perché oggi rischieremmo di affrontarlo fra l'altro in fase di conversione di un decreto, quindi nel momento in cui dal punto di vista giuridico "le bocce non sono ancora ferme", perché spetterà al Parlamento entro i 60 giorni di conversione decidere quali saranno i contenuti definitivi. Ritengo quindi che gli argomenti che sono stati posti dai colleghi siano meritevoli di attenzione e credo, Presidente Zucchi, che la nostra Commissione (visto che ne sono membro) potrebbe argomentare questo tema. La collega Impérial è provocatrice, dice che non faccio delle citazioni dotte come il collega Donzel, allora vorrei ricordarle che lui ha citato Hobbes e il homo homini lupus, ma la prima citazione dell'uomo come lupo è in una bella commedia di Plauto, che si chiama "Asinaria".
Président - La proposition est celle de faire référence à l'article 61 du Règlement intérieur. S'il y a quelqu'un qui est favorable au renvoi à la Ie Commission... si le Conseil est d'accord, on peut la renvoyer à la Ie Commission. Est-ce qu'il y a quelqu'un qui est contre le renvoi?
La parole au Conseiller Louvin.
Louvin (VdAV-R) - C'è un po' di confusione sulle procedure, allora bisogna che ci intendiamo bene. Una puntualizzazione: i proponenti di questa risoluzione sono convinti che in quest'aula sia opportuno presentarsi con le idee chiare, quando c'è un dibattito politico che attraversa non solo questa Regione, ma l'intero Paese. Abbiamo delle autorità politiche anche di prima fila, compreso il Senatore della Valle d'Aosta, che si sono già pronunciate in modo molto aperto sulla questione e anche con delle opinioni che hanno molto sorpreso per il grande entusiasmo nei confronti di questa soluzione ad un momento di emergenza e sicurezza che viene avvertito e a cui questa risposta sembrerebbe andare incontro. Per ciò che concerne la nostra Regione, penso, Senatore, che queste ronde dipenderanno dal Prefetto e sarà lui a valutare il caso e sicuramente in un momento di emergenza non è da scartare questo aiuto. Riteniamo che l'aula non debba sottrarsi a discutere politicamente quando il tempo è venuto... abbiamo presentato questa risoluzione nella mattinata di oggi confidando nella possibilità che anche le forze politiche maturassero un'opinione. Ci siamo trovati di fronte ad una discussione in "punta di fioretto" sulle competenze prefettizie e il ruolo ambivalente del Presidente della Regione. L'opinione pubblica gradisce che si sia espliciti nell'affermare una posizione, come noi abbiamo tentato di fare, sulla questione e avremmo gradito che venisse fatto subito con l'urgenza che il tema richiede. Ci rendiamo però conto che la maggioranza abbia imbarazzo, soprattutto in assenza del suo capofila, a discutere tale questione; è evidente che c'è una situazione non ottimale dal punto di vista delle forze di maggioranza per affrontare questo tema. Non vogliamo "girare il coltello nella piaga", ci asterremo su questa vostra richiesta, ben sapendo che è l'aula ad essere sovrana dell'agenda del nostro Consiglio, è l'aula che può disporre come deve proseguire questa discussione e, se questa Assemblea voterà affinché venga portato in I Commissione, noi lì lavoreremo e insisteremo affinché queste nostre opinioni vengano molto rapidamente (mi rivolgo in particolare al Presidente della I Commissione, ma sappiamo che è uomo d'onore dal punto di vista degli impegni che assume in sede istituzionale) affrontate. Ribadisco una posizione di astensione del nostro gruppo su questa richiesta della maggioranza ex articolo 61 del Regolamento interno.
Presidente - Qualcuno vuole esprimersi a favore del rinvio in Commissione? Bene. Pongo in votazione il rinvio in Commissione della proposta di risoluzione, la Commissione competente sarà la I:
Consiglieri presenti: 31
Votanti e favorevoli: 23
Astenuti: 8 (Bertin, Cerise Giuseppe, Chatrian, Donzel, Fontana Carmela, Louvin, Morelli Patrizia, Rigo)
Il Consiglio approva.
Presidente - La proposta di risoluzione è rinviata alla I Commissione.
Con questa decisione del Consiglio i lavori sono ultimati, il Consiglio è riconvocato per i giorni 11 e 12 marzo.
La seduta è tolta.
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L'adunanza termina alle ore 18,40.