Oggetto del Consiglio n. 165 del 2 dicembre 1960 - Verbale
OGGETTO N. 165/60 - GESTIONE DELLA CENTRALE DEL LATTE DI AOSTA - (Comunicazione dell'Assessore all'Agricoltura e Foreste).
L'Assessore all'Agricoltura e Foreste, FOSSON, comunica quanto segue:
"Ho già riferito al Consiglio in merito alla questione della Centrale del latte di Aosta nella seduta del 9 giugno 1960, illustrando le trattative intercorse con le varie categorie interessate e la impostazione della pratica concernente la richiesta inoltrata al Ministero della Sanità per l'ottenimento del nulla-osta, previsto dal secondo comma dell'articolo 2 della legge 16 giugno 1938 n. 851, per l'istituzione e la gestione della Centrale del latte.
Il Ministero della Sanità ha risposto facendo un rilievo, sul quale io ho già avuto occasione di riferire in altra sede, e cioè che la menzionata legge del 1938 stabilisce che per l'apertura di una Centrale del latte bisogna produrre una documentazione dalla quale risulti che la Centrale avrà una capacità lavorativa di almeno 100 (cento) quintali al giorno.
Occorre notare, in proposito, che i dati da noi comunicati al predetto Ministero prevedono una capacità lavorativa iniziale di 50-60 quintali di latte al giorno e dimostrano che detta capacità lavorativa potrà raggiungere gradualmente anche i 100 quintali al giorno, perché il latte pastorizzato e lavorato dalla Centrale potrà essere portato anche nei maggiori centri di villeggiatura, come il Breuil e altri centri turistici che attualmente si riforniscono di latte sterilizzato proveniente da Centrali di fuori Valle.
Abbiamo saputo, dal Ministero della Sanità, che il Ministero dell'Agricoltura e quello dell'Industria e Commercio sono favorevoli al rilascio del nulla osta, ma che sono state sollevate alcune difficoltà da parte del Ministero dell'Interno.
Osservo che, prima dell'istituzione del Ministero della Sanità, competente a rilasciare il nulla osta era il Ministero dell'Interno, mentre ora è il Ministero della Sanità, sentiti gli altri ministeri.
La lettera di risposta, pervenutaci il 19 agosto dal Ministero della Sanità, terminava dicendo: "Poiché i vantaggi che deriverebbero dalla istituzione della Centrale sono indubbi, questo Ministero non sarebbe alieno dal concedere il prescritto nulla osta. A tale scopo sarebbe opportuno che codesto Ufficio fornisse ulteriori elementi di giudizio, soprattutto per quanto concerne il consumo massimo nell'alta stagione, la sua durata, la media totale del consumo ed ogni altro dato idoneo a concretare i presupposti richiesti dalla legge per l'istituzione della Centrale".
L'Assessore Chantel ha avuto occasione di trattare del problema presso il Ministero della Sanità ed io ne ho trattato presso gli altri Ministeri interessati.
Al Ministero dell'Interno abbiamo fatto la media tra i 60 quintali, che corrispondono, all'incirca, al consumo normale attuale della città di Aosta, e i 100 quintali di consumo, che è la meta massima che pensiamo di poter raggiungere, come si è detto prima. Quindi per il Ministero dell'Interno, la nostra media di consumo sarebbe di circa 80 quintali al giorno.
Noi abbiamo risposto al Ministero della Sanità, nello stesso mese di agosto, con una lunga lettera che non sto a leggervi, nella quale abbiamo spiegato come eravamo giunti a prevedere per la Centrale del latte una capacità lavorativa iniziale di 60 quintali ed una capacità massima di 100 quintali.
Abbiamo sottolineato che non ci si poteva basare su una media di 80 quintali, adducendo, fra l'altro, che anche una Centrale che produca 100 quintali in una zona in cui il consumo è sempre costante, potrebbe, in determinati momenti, avere un consumo inferiore.
Noi abbiamo detto che siamo sicuri che, con l'apertura della Centrale del latte di Aosta, il consumo del latte pastorizzato aumenterà, perché il consumo è strettamente legato all'affluenza di turisti in Valle, ed abbiamo dimostrato, con dati di fatto, che il consumo aumenterà notevolmente nell'alta stagione estiva, cioè nel periodo di massima affluenza turistica, di modo che la media potrà agevolmente raggiungere la cifra di 100 quintali al giorno.
Quanto vi ho esposto sinora concerne la pratica inoltrata al competente Ministero della Sanità a documentazione della domanda per l'ottenimento del nulla osta per l'istituzione della Centrale del latte.
Corna già vi ho detto nella seduta del 9 giugno u s., le categorie interessale, cioè i produttori e i rivenditori del avevano aderito a partecipare alla gestione della Centrale del latte, unitamente alla Regione e al Comune di Aosta.
Noi avevamo impostato la pratica in questo senso anche per giustificarci presso il Ministero della Sanità seguendo la via che dobbiamo forzatamente seguire ora per ottenere il nulla osta a Centrale del latte già costruita.
Non intendo ora riferirvi quanto già ho esposto dettagliatamente nella seduta del 9 giugno; mi limito a fare presente che, effettivamente, il nulla osta ministeriale per l'istituzione della Centrale del latte noi avremmo dovuto richiederlo e ottenerlo prima di iniziare la costruzione del fabbricato destinato alla Centrale del latte.
Anche il piano finanziario di impianto e di gestione della Centrale del latte avrebbe dovuto essere predisposto prima, secondo quanto prevede la legge del 1938, perché occorre che vi sia un accordo delle parti interessate circa il piano finanziario di impianto e di gestione prima di dare esecuzione al progetto esecutivo della Centrale del latte.
Noi abbiamo dovuto illustrare al Ministero della Sanità le ragioni per cui non abbiamo potuto impostare la pratica secondo quanto stabilito dalla citata legge del 1938 e abbiamo chiesto che il nulla osta venisse concesso quasi come sanatoria in quanto si era già provveduto a costruire la Centrale del latte.
Con l'occasione, abbiamo precisato che parteciperanno alla gestione della Centrale del latte le due categorie interessate, cioè i produttori e i rivenditori del latte, nonché i due Enti pubblici interessati, cioè la Regione e il Comune di Aosta.
Abbiamo, inoltre, precisato che il capitale di esercizio sarebbe stato costituito dall'apporto finanziario dei quattro partecipanti alla gestione e che la Regione, per quanto le concerne, avendo già sostenuto la spesa per la costruzione del fabbricato e degli impianti, avrebbe messo a disposizione dell'Ente gestore il fabbricato costruito appositamente per la Centrale del latte e i relativi impianti.
È evidente che non siamo più in tempo, ormai, per predisporre il piano finanziario di impianto; possiamo soltanto più produrre la documentazione per quanto riguarda il capitale di esercizio.
Abbiamo ritenuto di dover passare subito alla fase preliminare esecutiva per la costituzione dell'Ente gestore, promuovendo una riunione generale dei produttori e dei rivenditori del latte e dei rappresentanti dei due Enti pubblici, al fine di predisporre e di approvare lo Statuto dell'Ente gestore, che deve essere inviato al Ministero della Sanità unitamente alla rimanente documentazione.
Siccome la legge prevede la costituzione in Consorzio delle categorie dei produttori e dei rivenditori del latte, noi abbiamo pensato bene di seguire tale via e di promuovere, in primo luogo, la costituzione del Consorzio dei produttori del latte, che presenta maggiori difficoltà perché sono numerosi i produttori del latte.
Successivamente si passerà alla costituzione del Consorzio di rivenditori; dopo di che i rappresentanti dei predetti due Consorzi, unitamente ai rappresentanti dei due Enti pubblici, procederanno alla costituzione dell'Ente gestore.
Ci siamo quindi fatti promotori di una assemblea generale dì tutti i produttori di latte, per il mattino del giorno 6 settembre, in questa sala, dando avviso della convocazione anzidetta con affissione di manifesti ed inviando, inoltre, un invito personale scritto a quei produttori del cui nome eravamo a conoscenza.
Alla riunione, che ha avuto regolarmente luogo? hanno partecipato 94 produttori, ma non sappiamo se fossero effettivamente tutti produttori o se, fra di essi, vi fosse anche qualche proprietario non produttore di latte.
Per sveltire ed accelerare, per quanto possibile, i lavori avevamo stilato prima uno schema di Statuto riguardante la categoria dei produttori, prendendo come base di studio gli Statuti di categoria di altre Centrali del latte; la stesa cosa pensavamo di fare anche per la categoria dei rivenditori di latte.
Non abbiamo preso in esame lo Statuto della Centrale del latte di Torino perché, come sapete, detta Centrale è costituita in Società anonima.
In detta riunione abbiamo illustrato brevemente alla assemblea dei produttori di latte lo schema di Statuto predisposto dall'Assessorato Agricoltura e Foreste, senza, peraltro, metterlo in discussione, e abbiamo chiesto agli intervenuti di voler eleggere, seduta stante, una loro delegazione provvisoria ristretta, incaricata di esaminare e di discutere a fondo lo Statuto, unitamente agli incaricati dell'Assessorato regionale all'Agricoltura e Foreste.
L'assemblea, aderendo alla nostra richiesta, ha nominato una delegazione provvisoria, composta di dieci persone, per lo studio dello schema di Statuto.
Debbo dire, per la verità, che l'orientamento della assemblea circa lo Statuto predisposto dall'Assessorato era abbastanza favorevole.
Il 3 ottobre 1960 aveva luogo una riunione, con la partecipazione dei membri della predetta delegazione provvisoria, e veniva esaminato e discusso lo schema di Statuto del costituendo Consorzio dei produttori di latte.
Sia i rappresentanti dell'Assessorato che i membri della delegazione provvisoria si sono trovati d'accordo sulla formulazione di quasi tutti gli articoli dello schema di Statuto predisposto, come già detto, a cura dell'Assessorato.
L'unica divergenza, se di divergenza si può parlare, riguardava la questione della rappresentanza delle latterie in seno al costituendo Consorzio.
Premetto che lo schema di Statuto del costituendo Consorzio produttori di latte prevedeva che potevano far parte del Consorzio tutti i produttori di latte di Aosta e quelli dei Comuni confinanti con Aosta che avessero potuto dimostrare di avere fornito, senza discontinuità, latte alimentare alla Città di Aosta.
Su questo punto ci eravamo trovati tutti d'accordo, perché in determinati periodi dell'anno vi sono sbalzi rilevanti nella produzione di latte nella zona.
In effetti, durante il periodo invernale, che è il periodo in cui sono più numerosi i parti, il latte che viene prodotto nel Comune di Aosta è non soltanto largamente sufficiente, ma è superiore alle necessità di consumo della popolazione; per i rimanenti mesi dell'anno, invece, la produzione non è sufficiente.
Si era quindi detto, a suo tempo, che, nel delimitare la zona bianca, si sarebbe dovuto tener conto di questo fatto.
Non si poteva, infatti, ignorare il problema delle aziende agricole produttrici di latte situate nei dintorni di Aosta, aziende che hanno orientato, già da alcuni anni, la loro produzione come latte alimentare, tanto è vero che molte di esse, durante il periodo estivo, tengono al piano il loro bestiame, anzichè mandarlo agli alpeggi.
L'esclusione di questi produttori di latte dal costituendo Consorzio avrebbe comportato un notevole danno per gli stessi, per cui si è ritenuto, giustamente, che essi dovessero far parte del costituendo Consorzio di produttori, a condizione però, come già detto prima, che potessero provare di avere orientato senza discontinuità, da almeno un anno, la loro produzione come latte alimentare.
A questo punto, però, sorgeva il problema della rappresentanza in seno al Consiglio delle cinque latterie funzionanti nel territorio del Comune di Aosta e, cioè: le due latterie di Porossan, quella di Arpuilles, quella di Excenex e quella di Signayes.
Lo schema di Statuto da noi predisposto stabiliva che, per l'adesione al costituendo Consorzio, l'assemblea dei soci di ogni latteria dovesse assumere una deliberazione in tal senso, delegando al Presidente la rappresentanza della latteria in seno al Consorzio.
Va precisato, in proposito, che lo schema di Statuto in questione sanciva il principio, ormai accettato dalla quasi generalità, del voto singolo, cioè del diritto ad un solo voto e, quindi, ad una sola delega per ogni aderente al Consorzio: veniva quindi tassativamente escluso il voto plurimo.
In base a tale principio, il Presidente di una latteria, che conta 50 o 60 soci, si vedeva attribuito un solo voto e, inoltre, ogni volta avrebbe dovuto sentire l'assemblea dei soci se voleva esprimere il voto secondo la volontà dell'assemblea.
I rappresentanti dell'Assessorato e la menzionata delegazione provvisoria, ritenendo che il criterio del voto unico non fosse giusto per il rappresentante delle singole latterie, hanno concordato, all'unanimità, che questo punto dovesse essere riveduto ed hanno, quindi, stabilito' di rinviare ogni decisione in merito ad una prossima riunione, al fine anche di dare la possibilità alla delegazione provvisoria di sentire in merito il parere dei rappresentanti delle latterie.
Una delle soluzioni possibili, per superare l'ostacolo, poteva anche essere questa: anzichè essere la latteria ad aderire al costituendo consorzio, con regolare deliberazione da assumere dall'assemblea dei soci, si potrebbe lasciar libero ogni socio di aderire al consorzio; in tal modo si verrebbe a superare, oltre alla questione della rappresentanza della latteria, anche quella del mandato al Presidente ed ogni socio avrebbe piena libertà di voto.
Questa soluzione, però, viene in un certo qual senso a menomare le latterie e sarebbe in contrasto con gli Statuti e regolamenti delle latterie stesse.
La riunione si è, tuttavia, conclusa con l'intesa che la delegazione provvisoria avrebbe sentito il parere dei produttori di latte in merito alla questione.
La riunione successiva ebbe luogo l'8 novembre 1960.
Nel frattempo era pervenuta da Roma all'Assessorato all'Agricoltura il nulla osta per la istituzione della Centrale del latte nel Comune di Aosta.
La lettera, che porta la data del 27-10-1960 ed è qui giunta il 31 stesso mese, è del tenore seguente:
"Oggetto: Nulla osta per la istituzione della Centrale del latte.
In relazione alla nota sopra distinta e sentiti i Ministeri interessati, ai sensi dell'articolo 2 della legge 16 giugno 1938, n. 851, si comunica che nulla osta alla istituzione della Centrale del latte nel Comune di Aosta.
Con l'occasione si rammenta che la convenzione di cui all'articolo 5 della citata legge dovrà essere omologata da questo Ministero, sentiti i Dicasteri dell'Interno, dell'Industria e del Commercio e dell'Agricoltura".
Ottenuto il nulla osta rimaneva, però, da dare esecuzione agli altri adempimenti previsti dalla legge prima di procedere alla istituzione ed apertura della Centrale del Latte e, cioè, occorreva provvedere alla costituzione del Consorzio dei produttori di latte, del Consorzio dei rivenditori di latte e dell'Ente gestore della Centrale del latte.
Poiché, per quanto riguarda lo Statuto del costituendo Consorzio dei produttori di latte, rimaneva soltanto più da definire l'articolo concernente la questione della rappresentanza delle latterie in seno al Consorzio, abbiamo convocato nuovamente la delegazione provvisoria sperando di poter trovare sollecitamente un accordo anche su tal punto; ci proponevamo di convocare, subito dopo, l'assemblea dei produttori di latte per la discussione ed approvazione dello schema di Statuto, onde poter provvedere finalmente alla costituzione del Consorzio dei produttori.
Senonchè, nella riunione dell'8-11-1960, la delegazione provvisoria, anzichè limitarsi alla questione della rappresentanza delle latterie, ha formulato proposte di modificazioni in ordine a ben tredici punti dello schema di Statuto che erano già stati discussi e concordati nella precedente riunione del 3 ottobre 1960.
Mi è apparso subito chiaro a che cosa mirasse la delegazione provvisoria sin dalla lettura della modifica concernente il primo punto, con cui si proponeva di rimettere, all'articolo 2, l'avverbio "eventualmente", tolto in precedenza.
Vi dirò che il primo comma dell'articolo 2 era, in un primo tempo, così formulato:
"Gli scopi del Consorzio sono:
a) partecipazione insieme agli altri Consorzi di categoria, previsti dall'articolo 5 della legge 16-6-1938, n. 851, ed eventualmente agli altri Enti di cui all'ultimo comma dell'articolo 6, all'esercizio della Centrale del latte di Aosta, per la preparazione e vendita di latte alimentare e derivati".
Occorre precisare che avendo stabilito, a suo tempo, che alla gestione della Centrale del latte avrebbero partecipato, oltre alle categorie più direttamente interessate (Consorzio dei produttori e Consorzio dei rivenditori di latte) anche due Enti pubblici e, cioè, l'Amministrazione regionale e l'Amministrazione comunale di Aosta, avevamo tolto "eventualmente".
Ora, mi si è detto chiaramente che non si voleva che l'Amministrazione comunale di Aosta partecipasse alla gestione della Centrale del latte.
Io ho risposto che non potevamo accettare una tale richiesta, che avrebbe significato la rimessa in discussione di tutta la questione, perché la documentazione inviata al Ministero dell'Interno per l'ottenimento del nulla osta per l'istituzione della Centrale del latte era stata impostata sul presupposto che alla gestione della Centrale del latte avrebbero partecipato, oltre alle due categorie interessate, anche l'Amministrazione regionale e l'Amministrazione comunale di Aosta.
Una lunga discussione è stata fatta sull'articolo 4 lettera a) e cioè se del Consorzio dovessero far parte solo i produttori di latte o anche i proprietari dei fondi che non fossero produttori: su questo punto non si è trovato l'accordo.
Alcuni dei 13 punti riguardavano essenzialmente questioni tecniche, come ad esempio quella concernente l'apporto finanziario di ogni socio all'atto della costituzione del Consorzio.
Noi avevamo stabilito nello schema di Statuto, e tale criterio era stato in un primo momento accettato dalla delegazione provvisoria, che la misura delle quote da versarsi, all'atto della costituzione del Consorzio, dai singoli soci dovesse essere determinata in rapporto al numero delle bovine da latte possedute dal produttore.
Questo criterio aveva il duplice vantaggio di permettere il censimento immediato delle bovine da latte e di dare la possibilità all'Amministrazione del Consorzio di poter riscuotere subito le quote dei soci, indispensabili per la costituzione del capitale di esercizio.
La delegazione provvisoria ha ritenuto più opportuno, invece, - e noi non abbiamo avuto nulla da obiettare, trattandosi di questione tecnica -, proporre che la misura dell'apporto finanziario di ogni socio debba essere determinata in base al quantitativo di latte conferito annualmente alla Centrale dal produttore.
Questa seconda soluzione comporta, però, un inconveniente, che noi abbiamo fatto presente alla delegazione provvisoria; infatti, mentre con la soluzione da noi proposta si può determinare subito la quota dell'apporto finanziario di ogni socio, con la soluzione proposta dalla delegazione provvisoria, invece, bisogna attendere la fine del primo anno di gestione della Centrale del latte per poter stabilire, in base al quantitativo di latte conferito durante l'anno, la misura dell'apporto finanziario da versarsi da ogni socio.
Debbo dire che la soluzione proposta dalla delegazione provvisoria era collegata ad un versamento iniziale di Lire 2.000 da parte di ogni produttore all'atto della adesione al Consorzio.
Noi abbiamo osservato che la somma di Lire 2.000 da versarsi inizialmente da ogni produttore era un po' bassa e la delegazione, dopo aver ascoltato le considerazioni da noi esposte, si è trovata d'accordo con noi sulla necessità di elevare da L. 2.000 a Lire 5.000 tale quota.
La delegazione ha però proposto che l'Amministrazione regionale venga in aiuto ai produttori di latte anticipando al Consorzio produttori la somma necessaria per costituire il capitale di esercizio, con impegno da parte del Consorzio di rimborsare l'intera somma all'Amministrazione regionale mediante trattenute da farsi sulle somme dovute ai singoli produttori per il quantitativo di latte dagli stessi conferito alla Centrale durante l'anno.
Lo scoglio principale si è avuto sull'articolo 20, e cioè sul punto in cui si diceva: "Il Consorzio partecipa alla sottoscrizione del capitale di esercizio e di ogni altro capitale occorrente al funzionamento e alla gestione della Centrale del latte di Aosta, in misura uguale a quella con la quale parteciperanno gli altri Consorzi di categoria, indicati nell'articolo 5 della legge 16-6-1938 n. 851, e gli Enti indicati nell'ultimo comma dell'articolo 6 della citata legge".
L'articolo 6 della legge menzionata dice, all'ultimo comma, che possono far parte dell'Ente gestore, oltre ai Consorzi delle categorie interessate "anche Enti pubblici finanziatori".
Sulla soprariportata disposizione dell'articolo 20 è seguita una lunga discussione, perché la delegazione provvisoria aveva proposto di riconoscere al Consorzio produttori di latte, in seno all'Ente gestore della Centrale del latte, una maggior quota di partecipazione ed un maggior diritto di rappresentanza in confronto al Consorzio rivenditori di latte.
Pur riconoscendo che fra la categoria dei produttori di latte e la categoria dei rivenditori è indubbiamente più importante la prima e che, quindi, sarebbe logico attribuire al Consorzio produttori di latte una maggior percentuale di rappresentanti, ho tenuto a precisare, - confortato in questo dal parere dei tecnici dell'Assessorato e dall'orientamento espresso in passato dal Consiglio regionale -, che non possiamo dimenticare che, annesso alla Centrale del latte, vi è un Caseificio che bisognerà far funzionare, cosa alla quale i rivenditori di latte sono contrari.
Non vi è dubbio, comunque, che detto Caseificio, in prosieguo di tempo, dovrà funzionare parallelamente alla Centrale del latte.
Ritenevamo che una ripartizione eguale fra i due Enti pubblici finanziatori e le due categorie interessate avrebbe permesso di iniziare il funzionamento della Centrale del latte su un piede di equilibrio e di parità.
Partendo da questo punto pensavamo che l'Amministrazione regionale, che aveva speso 150 milioni per la costruzione della Centrale del latte e del Caseificio, potesse appoggiare le richieste dei produttori di latte.
Ho quindi fatto presente che, se la delegazione provvisoria era dell'avviso che il Consorzio produttori di latte dovesse avere diritto ad una maggior quota e ad un maggior numero di rappresentanti in seno all'Ente gestore della Centrale del latte di Aosta, doveva precisare bene la sua richiesta.
L'Ispettore Agrario, Dr. Reggio, riferendosi alla mia proposta, ha invitato la delegazione provvisoria a dichiarare quale era la percentuale che essa intendeva chiedere per il Consorzio produttori latte.
La delegazione finalmente si è pronunciata ed ha chiesto il 51%.
A tutta prima io ho creduto che si volesse scherzare, ma purtroppo non era così.
Poiché la delegazione provvisoria insisteva nella sua richiesta del 51%, ho dichiarato, in modo tassativo, che tale richiesta non poteva essere da noi accettata per le ragioni che ho illustrato alla delegazione stessa.
Ho rilevato, in primo luogo, che era assurdo pretendere che l'Amministrazione regionale, che aveva costruito a totali sue spese la Centrale del latte e l'annesso Caseificio, accettasse di far parte dell'Ente gestore della Centrale del latte in posizione di minoranza e alla completa mercè del Consorzio dei produttori che, avendo il 51% avrebbe potuto fare quello che voleva ed imporre la sua volontà ai due Enti pubblici e al Consorzio dei rivenditori di latte.
Ho fatto presente che, in una Società privata, l'associato che desidera avere la maggioranza nel Consiglio di amministrazione deve sottoscrivere il 51% del capitale azionario della Società.
Ho osservato che, nel caso in discussione, la categoria dei produttori di latte non aveva ancora sostenuto alcuna spesa, mentre invece l'Amministrazione regionale aveva anticipato gratuitamente la somma di Lire 150 milioni per la costruzione del fabbricato destinato a Centrale del latte e ad annesso Caseificio, nonché per le necessarie attrezzature.
Ho ancora fatto presente che, ciò nonostante, l'Amministrazione regionale, lungi dal riservare per sè il 51%, come intendevano fare i produttori di latte, si era limitata a richiedere una percentuale pari al 25%, perché desiderava che le due categorie interessate ed i due Enti pubblici si trovassero su un piano di equilibrio.
Ho aggiunto che, dal momento che la delegazione provvisoria non intendeva deflettere dalla sua richiesta del 51%, dovevo declinare l'incarico di trattare con la categoria dei rivenditori di latte per una eventuale riduzione della loro percentuale di rappresentanza in seno all'Ente gestore della Centrale del latte.
Ho ricordato alla delegazione provvisoria che in certi giornali locali si era chiesto e si continuava a chiedere "cosa fa l'Assessorato per mettere in funzione la Centrale del latte?" e che vi si parlava di "musei regionali", riferendosi al fabbricato della Centrale del latte.
Ho ancora aggiunto, rivolgendomi ai membri della delegazione provvisoria: "Ditemi esplicitamente, in questa sede, se i produttori di latte hanno effettivamente l'intenzione di partecipare alla gestione della Centrale del latte; dite se essi desiderano che la Centrale del latte entri in funzione o se il loro scopo sia quello di ritardarne l'apertura e l'entrata in funzione".
Ho ritenuto di porre queste domande perché mi risultava che, fra le persone che partecipavano a queste riunioni, ve ne erano di quelle che avevano affermato che la Centrale del latte non sarebbe mai entrata in funzione.
Ho riferito in Giunta sull'esito negativo delle trattative svolte con la delegazione provvisoria dei produttori di latte ed il Presidente della Giunta ha ritenuto opportuno di indire una nuova riunione per l'esame della questione prima di comunicare al Consiglio come stanno le cose.
La riunione ha avuto luogo il 20 novembre u.s. e vi sono intervenuti, su invito del Presidente della Giunta, oltre alla delegazione provvisoria ed ai rappresentanti dell'Assessorato, il Presidente della Associazione Agricoltori e un delegato del Presidente de "l'Union Paysans Valdôtains".
Abbiamo discusso per oltre 3 ore, particolarmente sui punto delle quote di partecipazione delle due categorie interessate e dei due Enti pubblici nell'Ente gestore della Centrale del latte.
Sembrerebbe, ora, - scusate se sottolineo la parola "sembrerebbe" -, che le posizioni siano oggi un po' modificate.
Inizialmente da parte della delegazione provvisoria si continuava ad insistere sul 51%, il che ci ha costretti a ripetere di nuovo le argomentazioni da noi esposte nelle riunioni precedenti.
Abbiamo fatto presente che, se la delegazione provvisoria non recedeva dalla sua intransigenza, non si poteva assolutamente arrivare ad un accordo su tale punto.
Il rappresentante de "l'Union des Paysans Valdôtains ", dopo aver dato atto che era stato già stabilito chiaramente, a suo tempo, che dell'Ente gestore della Centrate del latte avrebbero dovuto fare parte l'Amministrazione regionale, l'Amministrazione comunale di Aosta, i produttori ed i rivenditori di latte, ha dichiarato che, mentre non aveva nulla da obiettare circa la misura della quota di partecipazione di ciascuno dei due Enti pubblici (25%), riteneva invece che alla categoria dei produttori di latte dovesse essere attribuita una quota di partecipazione (35%) maggiore di quella della categoria dei rivenditori di latte (15% ).
La proposta concreta del rappresentante de "l'Union des Paysans Valdôtains" era quindi la seguente: 35% ai produttori, 15% ai rivenditori, 25% all'Amministrazione regionale e 25% alla Amministrazione comunale di Aosta.
Da parte di altri è stato proposto che la quota dei produttori di latte fosse aumentata al 40%, riducendo la quota di partecipazione del Comune di Aosta e mantenendo bassa la quota dei rivenditori di latte.
Qualcun altro ha proposto ed insistito che sulla questione fosse sentito il parere dell'assemblea dei produttori di latte.
Noi abbiamo osservato che la delegazione provvisoria aveva avuto già mandato dall'assemblea per trattare e definire la questione e che, se si fosse dovuto sentire l'assemblea, si sarebbe perso troppo tempo e non si sarebbe potuto iniziare trattative con le altre categorie.
Concludendo, l'ultima proposta fatta è stata questa: dal 35% al 40% ai produttori di latte, dal 10% al 15% ai rivenditori di latte e il 25% a ciascuno dei due Enti pubblici (Amministrazione regionale e Amministrazione comunale di Aosta).
Io ho preso atto della proposta, riservandomi di sentire la categoria dei rivenditori di latte, senza però prendere alcun impegno particolare.
Certamente la questione non è semplice, perché sono in gioco dei forti interessi.
Ad esempio, la categoria dei rivenditori di latte è, fra tutte le categorie, quella che ha meno convenienza alla istituzione e al funzionamento della Centrale del latte.
Prego i Signori Consiglieri di interporre i loro buoni uffici presso i produttori di latte e di invitarli a non irrigidirsi sulla richiesta di quote esagerate di partecipazione perché, in tal caso, sarebbe preclusa ogni possibilità di accordo fra le due categorie interessate.
Questa è la situazione della Centrale del latte di Aosta.
Ritengo che sia chiaro ed evidente per tutti che la soluzione non dipende soltanto dall'Assessorato regionale all'Agricoltura, ma dipende soprattutto dalla buona volontà dei rappresentanti delle categorie economiche che debbono partecipare alla gestione della Centrale del latte".
Il Consiglio prende atto.
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Si dà atto che l'adunanza ha termine alle ore diciannove e minuti trentacinque.
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Letto, approvato e sottoscritto.
IL PRESIDENTE
(G. Fillietroz)
IL CONSIGLIERE SEGRETARIO
(A. Chabod)
IL SEGRETARIO ROGANTE
(A. Brero)