Oggetto del Consiglio n. 147 del 2 dicembre 1960 - Verbale
OGGETTO N. 147/60 - RICHIESTA DI PARERE DEL CONSIGLIO SULLO SCIOGLIMENTO DEL CONSORZIO DEI COMUNI VALDOSTANI DEL BACINO IMBRIFERO DELLA DORA BALTEA, A TERMINI DELL'ARTICOLO 43 DELLO STATUTO SPECIALE DELLA REGIONE.
Il Presidente, FILLIETROZ, dichiara aperta la discussione sull'oggetto iscritto al n. 5 dell'ordine del giorno della adunanza e concernente la richiesta di "Parere del Consiglio sullo scioglimento dell'Amministrazione del Consorzio dei Comuni valdostani del Bacino Imbrifero della Dora Baltea, a seguito del rinvio a giudizio del Presidente del Consorzio stesso".
Richiama, in proposito, l'attenzione del Consiglio sulla seguente relazione del Presidente della Giunta trasmessa in copia ai Signori Consiglieri unitamente all'ordine del giorno dell'adunanza:
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Oggetto: Richiesta di parere al Consiglio, a termini dell'art. 43 dello Statuto speciale, sullo scioglimento della Amministrazione del Consorzio dei Comuni Valdostani del Bacino Imbrifero della Dora Baltea, a seguito del rinvio a giudizio del Presidente del Consorzio stesso ed a norma dell'art. 166 T.U. Legge comunale e provinciale del 1934.
RELAZIONE
Relazione del Presidente della Giunta al Consiglio sulla richiesta di parere, ai sensi art. 43 CPV - dello Statuto speciale, relativamente allo scioglimento della Amministrazione del Consorzio dei Comuni valdostani del Bacino Imbrifero della Dora Baltea.
L'art. 43 (secondo comma) dello Statuto speciale dispone che "la facoltà di sciogliere i Consigli dei Comuni e degli altri Enti locali è esercitata dalla Giunta regionale, sentito il Consiglio della Valle, con l'osservanza delle norme stabilite dalle leggi dello Stato".
Nel caso in esame la norma statuale è quella del primo comma dell'art. 166 del T.U. della legge comunale e provinciale 1934 la quale dispone: "l'Amministrazione consorziale può essere sciolta per gravi motivi di ordine pubblico, o quando, richiamata alla osservanza di obblighi imposti per legge, persista a violarli".
Questi estremi di legge sembrano ricorrere nel caso della attuale Amministrazione del Consorzio dei Comuni Valdostani del Bacino Imbrifero della Dora Baltea.
Sembra in ogni caso allo scrivente che della questione debba essere investito il Consiglio regionale perché si possa pronunziare se sussista, o meno, la necessità di sciogliere detta Amministrazione.
Quando lo scrivente venne a conoscenza del patto intercorso fra il Presidente del Consorzio, Geom. Martino Puppi, e gli Amministratori del Comune di Champorcher, ritenne di avere il preciso dovere di denunziare i fatti alla Autorità giudiziaria, per gli accertamenti ed i provvedimenti di sua competenza.
Ora che l'Autorità giudiziaria ha ravvisato nei fatti, a chiusura della esperita istruttoria, elementi di tale gravità da giustificare il rinvio a giudizio per il grave delitto di corruzione, riferentesi specificatamente ai presupposti per la nomina del Puppi a Presidente del Consorzio e ai correlativi impegni dello stesso Puppi di un suo particolare comportamento verso il Comune di Champorcher, lo scrivente ritiene ancora una volta che sia suo dovere sentire il Consiglio della Valle sulla Amministrazione del Consorzio del Bacino Imbrifero, affinché la Giunta abbia il conforto della opinione del Consiglio sia sulla menzionata condotta del Geom. Puppi, che su quella dell'Amministrazione del Consorzio in genere, anche se non strettamente connessa ai menzionati fatti.
A quest'ultimo riguardo sembrano infatti profilarsi irregolarità, che lo scrivente sta accertando e che porterà a conoscenza del Consiglio, se realmente sussistenti, nella più ampia relazione orale che egli si riserva all'uopo di svolgere davanti al Consiglio in seduta segreta.
Aosta, li 19 novembre 1960.
IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA
Avv. O. Marcoz
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Il Presidente, FILLIETROZ, dà la parola al relatore Presidente della Giunta, MARCOZ, il quale dichiara quanto segue:
"Permettetemi una messa a punto, unicamente dettata dall'intento doveroso di difendere non la mia persona, ma il prestigio dell'Amministrazione e della carica di Presidente della Giunta e degli Assessori.
Un libellista del "Corriere della Valle", con l'evidente funzione di capo orchestra, ha pubblicato delle cose ignobili, oltraggiose e grottesche al tempo stesso, che non meritano risposta, e con quell'articolo anche il "Corriere" si è definitivamente qualificato e sarebbe molto più esatto dire "squalificato".
Per chi non l'ha letta, la frase è questa: "l'Avvocato Marcoz, sostenendo questa tesi, dovrà anche rispondere in sede penale delle conseguenze diffamatorie che essa comporta nei riguardi dei Sindaci e dei delegati consiliari dei più importanti Comuni della Regione".
Sono curiosi questi Signori, che divulgano loro stessi delle notizie, che nessuno ha chiesto di divulgare, e dicono che siamo noi che facciamo della diffamazione.
Io non avrei mai immaginato che il costume politico potesse raggiungere certi bassifondi.
Quel giornale, - che ha taciuto quando alcuni periodici locali, e dobbiamo riconoscerlo, anche i quotidiani di varia tendenza, hanno dato la notizia del rinvio a giudizio del Presidente Puppi e degli Amministratori del Comune di Champorcher -, quel giornale che allora ha taciuto, e che avrebbe avuto una buona occasione per tacere ancora, che non fu capace di esprimere una sola parola di condanna dei disonesti, oggi fa lo scandalizzato e si scaglia contro il Presidente della Giunta il quale ha il solo torto di fare il proprio dovere, accingendosi ad un compito non facile, ingrato e doloroso, ad un'opera di profilassi e di igiene nel campo della pubblica Amministrazione.
Potrà commettere degli errori il Presidente della Giunta, perché nessuno è infallibile, ma non commetterà dei reati nell'esercizio delle sue funzioni, a meno che impazzisca per follia nevrastenica (perché c'è da diventare nevrastenici a fare questo lavoro), poiché, oltre a possedere freni inibitori ancora funzionanti, penso che oltretutto sarebbe il vero modo di dare soddisfazione ai tanti, ai troppo cari amici i quali da tempo attendono un passo falso da parte nostra.
Dopo questa precisazione, che suona deplorazione di un malcostume di una certa stampa, io debbo richiedere al Presidente del Consiglio, perché così vuole il Regolamento del Consiglio, che la discussione dell'argomento avvenga in seduta segreta implicando giudizi ed apprezzamenti su persone, giudizi ed apprezzamenti che i Signori Consiglieri potranno esprimere più liberamente solo se la discussione è circondata dal doveroso riserbo".
Il Consigliere BONDAZ dichiara quanto segue:
"Ho chiesto la parola perché ritengo che sia, invece, opportuno che la trattazione dell'argomento avvenga in seduta pubblica.
È vero che l'art. 88 del Regolamento interno del Consiglio stabilisce, al secondo comma, che: "Il Consiglio deve discutere in seduta segreta allorquando si tratta di questioni riguardanti persone" e che, al comma precedente, dice: "Il Consiglio può, tuttavia, deliberare di riunirsi in seduta segreta o di continuare in seduta segreta la discussione su determinati argomenti".
Vi è, da una parte, una declaratoria di possibilità e di discrezionalità, e, dall'altra parte, una declaratoria di obbligo.
È da tener presente, in proposito, che noi dobbiamo discutere sulla relazione del Presidente della Giunta, relazione che è stata già trasmessa in copia ai Signori Consiglieri e che concerne la richiesta del parere del Consiglio in merito allo scioglimento dell'Amministrazione del Consorzio dei Comuni valdostani del Bacino Imbrifero della Dora Baltea.
In questa relazione si fa un accenno aperto al caso Puppi e questo caso, si potrebbe dire, riguarda la persona del Geom. Puppi.
Ma ritengo di poter sostenere agevolmente che il caso Puppi è ormai conosciuto "urbi et orbi", perché, in questo nostro Paese, quando un cittadino è rinviato a giudizio sotto una qualunque imputazione, può essere messo in testa a dei manifesti affissi in tutti i Comuni, in tutte le Città e su tutti i giornali.
Tutti sono, quindi, a conoscenza della questione e sarebbe strano che noi, per il caso Puppi, facessimo una seduta segreta, quando l'intera popolazione è a conoscenza di quanto è accaduto al Geom. Puppi, cioè che è stato rinviato a giudizio, dopo una istruttoria sommaria, per un determinato reato; e quindi di più non si potrà dire.
Per la seconda parte della relazione, quella che dovrebbe riguardare determinate irregolarità che dovrebbero far capo all'Amministrazione del Consorzio, evidentemente, qui, non si tratta di questioni di persone, ma di amministrazione e, quindi, di un organo amministrativo nei confronti del quale il Consiglio deciderà.
Questa mia tesi mi pare possa essere facilmente sostenuta quando si pensi che per la discussione della seconda relazione del Presidente della Giunta, riguardante la richiesta di parere sullo scioglimento dell'Amministrazione del Comune di Champorcher, non si richiede la seduta segreta, almeno questo non risulta dagli allegati.
Pertanto, a nome del gruppo di minoranza, noi chiediamo che il Consiglio voglia deliberare di discutere del caso Puppi in seduta pubblica, perché è bene che tutti abbiano la possibilità di avere esatta cognizione di quelle che sono le eventuali irregolarità, in modo che ogni Consigliere possa decidere con scienza e coscienza".
Il Presidente della Giunta, MARCOZ, dopo aver rilevato che mentre il secondo comma dell'art. 88 del Regolamento interno del Consiglio lascia la facoltà al Consiglio di deliberare "di riunirsi in seduta segreta o di continuare in seduta segreta la discussione di determinati argomenti", la disposizione del comma terzo è invece tassativa, poiché afferma in modo reciso che il Consiglio "deve discutere in seduta segreta allorquando si tratta di questioni riguardanti persone".
Osserva che non vi è dubbio che il caso Puppi deve essere discusso in seduta segreta, perché si tratta di questioni di persone ed anche perché, pur essendo detto caso venuto a conoscenza della popolazione attraverso un manifesto, vi sono però molte cose ancora da dire a tale riguardo, per cui la segretezza della discussione è consigliata anche da ragioni di opportunità.
Circa il rilievo del Consigliere Bondaz concernente la seconda parte della relazione, dichiara di non condividere il parere secondo cui, se vi sono irregolarità, queste dovrebbero essere addebitate all'Amministrazione del Consorzio, e, cioè, all'organo amministrativo e non già ai singoli Amministratori.
Precisa che l'Amministrazione del Consorzio è costituita, oltrechè dall'Assemblea consorziale, da un Comitato Direttivo composto da determinate persone che si trovano su un piano di maggiore responsabilità rispetto ad altre, responsabilità che dovranno essere indicate e discusse in relazione forse anche ad addebiti che sono stati posti a loro carico.
Rileva che non si può negare la necessità, in una situazione di questo genere, che la discussione si svolga in seduta segreta affinché tutti i Consiglieri possano prendere la parola, sia in difesa che in accusa, per esprimere liberamente il loro pensiero ed i loro giudizi ed apprezzamenti.
Ritiene che non si possa discutere dell'Amministrazione del predetto Consorzio come di cosa astratta, perché l'Amministrazione astratta non esiste in quanto, come già detto, l'Amministrazione è composta da elementi che sono ben individuati nelle loro rispettive persone fisiche.
Concorda con il Consigliere Bondaz che, in fondo, non vi è nulla da celare, ma insiste sul fatto che la discussione dovrebbe essere segreta, e non pubblica, perché così stabilisce la legge allorquando si tratti di questioni riguardanti persone.
Il Consigliere BONDAZ chiede che, subito dopo che il Consiglio si sarà pronunciato sulla richiesta del Presidente della Giunta, la seduta venga sospesa per cinque o dieci minuti, per dare la possibilità al gruppo consiliare di minoranza di riunirsi e di concertare la posizione da assumere nel caso in discussione.
Il Presidente, FILLIETROZ, invita il Consiglio a votare, a' sensi dell'art. 88 del Regolamento interno del Consiglio, sulla proposta fatta dal Presidente della Giunta, di continuare la discussione in seduta segreta, implicando la discussione giudizi ed apprezzamenti su persone.
Procedutosi alla votazione, per alzata di mano, il Presidente Fillietroz, accerta e comunica che il Consiglio, con voti favorevoli ventiquattro, voti contrari dieci (Consiglieri di minoranza) ed una astensione (Consiglieri presenti: 35; votanti: 34; astenutosi dalla votazione il Consigliere GUGLIEMINETTI) ha approvato la proposta del Presidente della Giunta, Marcoz, e che quindi la discussione proseguirà in seduta segreta, dopo una breve sospensione di 5-10 minuti, come da richiesta fatta dal Consigliere Bondaz a nome del gruppo della minoranza.
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Si dà atto che l'adunanza viene sospesa dalle ore 9,50 alle ore 10.
Si dà, altresì, atto che dalle ore dieci alle ore dodici e minuti trenta la trattazione del presente oggetto prosegue in seduta segreta.
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Il Consigliere BONDAZ esprime il rammarico che la richiesta fatta dal gruppo della minoranza per la discussione della questione in seduta pubblica non sia stata accolta.
Il Consigliere MACHET, a nome anche dei Consiglieri Guglielminetti, Lucat, Trèves e Vuillermoz, dichiara di non poter aderire alla richiesta di esprimere il parere sulla questione in esame, in quanto l'opportunità di una discussione in merito non è stata preventivamente esaminata dagli organi responsabili del loro Movimento.
L'Assessore FOSSON dichiara, a nome del Movimento "Union Valdôtaine", che se i cinque sopranominati Consiglieri hanno inteso parlare a titolo personale non vi è nulla da obiettare, ma se hanno inteso riferirsi all'Union Valdôtaine allora sente il dovere di chiarire che il problema in discussione non è stato esaminato in seno al predetto Movimento politico proprio allo scopo di non influenzare il parere che il Consiglio regionale deve dare in tutta obiettività al di fuori e al di sopra di ogni influenza politica.
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Si dà atto che i Consiglieri GUGLIELMINETTI, LUCAT, MACHET, TREVES e VUILLERMOZ escono dalla sala dell'adunanza consiliare.
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Il Presidente della Giunta, MARCOZ, riferisce al Consiglio in merito ai precedenti della questione, illustrando la seguente sua relazione e completandola con dati relativi a vari provvedimenti adottati dall'Amministrazione consorziale che non hanno ottenuto le prescritte autorizzazioni e che hanno tuttavia avuto esecuzione da parte del Consorzio:
"Signori Consiglieri,
il 19 gennaio 1957 è stato suggellato in Champorcher un patto politico amministrativo tra il Presidente del Consorzio dei Comuni valdostani del Bacino Imbrifero Montano della Dora Baltea, Geom. PUPPI Martino, Consigliere di minoranza, e gli altri Consiglieri di quel Comune, patto del seguente tenore:
"Champorcher 19-1-1957
Il sottoscritto Geom. Martino PUPPI, tramite i buoni uffici del Rev. Don Efisio Mus, esprime al Signor Sindaco Danna Grato, ai Sigg. Assessori e Sigg. Consiglieri della maggioranza il desiderio di avere il loro voto favorevole per la sua riconferma a delegato del Comune di Champorcher in seno al Consorzio Bacini Imbriferi della Valle di Aosta.
Da parte sua egli promette piena, sincera, cordiale e sollecita collaborazione al Signor Sindaco Danna, alla Giunta comunale ed al Consiglio tutto, particolarmente per quanto riguarda l'erogazione di fondi del Consorzio stesso evitando commenti, critiche e denigrazioni fatti con qualunque mezzo, o con lo scritto o con la parola, o direttamente o indirettamente, contro le persone e l'operato del Sindaco, della Giunta e dei Consiglieri della maggioranza.
Nella fiducia che il suo desiderio venga benevolmente accolto, sentitamente ringrazia.
(Geom. Puppi Martino)
F.to: Martino Puppi".
"I sottoscritti, Sindaco, Assessori e Consiglieri della maggioranza accolgono il desiderio espresso dal Geom. Martino Puppi, Consigliere della minoranza, e decidono quindi di dare il loro voto favorevole alla riconferma del medesimo a delegato del Comune di Champorcher in seno al Consorzio Bacini Imbriferi della Valle di Aosta; dichiarano di accettare di buon grado la collaborazione che da lui viene loro offerta ammonendolo a comportarsi sempre e ovunque in privato ed in pubblico secondo le promesse fatte ai sottoscritti, ciò anche nei riguardi del Rev. Don Elisio Mus, il quale ha interposto i suoi buoni uffici al fine di giungere al presente accordo.
In caso contrario, e solo in tal caso, i sottoscritti si riterranno liberi di rendere pubblico il presente impegno e in diritto di revocare la delega concessa, a mente di quanto stabilito nello Statuto del Consorzio Bacini Imbriferi della Valle d'Aosta.
F.to: Danna Grato, Baudin Vincenzo, Brun Giovanni, Gontier Giuseppe, Gontier Pietro, Vassoney Vincenzo, Bruna Ottavio, Gontier Rinaldo, Savin Severino".
Nel settembre 1959 i periodici di Aosta davano notizia di questo patto pubblicando il documento in copia fotostatica e tale notizia, oltre a suscitare grande scalpore e scandalo, non poteva non turbare la coscienza di ogni onesto cittadino.
Dopo aver lungamente meditato su quello che doveva essere il mio comportamento di fronte ad una situazione così grave in campo amministrativo, ho deciso, per ragioni di prudenza, di soprassedere ad ogni azione, per il caso che gli accusati di quel turpe mercato avessero a giustificarsi con eventuali smentite o provvedendo a tutelarsi da quella accusa infamante.
Nessuna giustificazione, nessuna smentita, silenzio assoluto da parte degli accusati durante i tre mesi utili per una eventuale azione giudiziaria in difesa della loro onorabilità.
Ciò mi aveva rafforzato nel convincimento che il fatto era vero, non solo, ma mentre avevo ancora qualche piccola titubanza ad agire - e però stavo già predisponendo gli atti relativi - sono venuto in possesso della scrittura originale che consacrava il noto accordo di cui vi ho letto il testo.
Allora non ho più avuto esitazioni ed ho sentito che era mio dovere rivolgermi all'Autorità Giudiziaria; ciò che ho fatto in data 12 febbraio di quest'anno.
E se non l'avessi fatto, allora sì che avrei commesso io stesso un reato.
Iniziatosi il procedimento penale contro il Presidente del predetto Consorzio, Geom. Puppi, e tutti gli Amministratori del Comune di Champorcher implicati nella vicenda, l'istruttoria seguì il suo corso e si conchiuse con la incriminazione e la richiesta di rinvio a giudizio, per decreto 13 settembre 1960 del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Aosta, di tutti i responsabili avanti lo stesso Tribunale per rispondere del grave reato di corruzione (artt. 110 - 319 p.p e capoverso n. 1 C.P.) per avere "il Danna nella sua qualità di Sindaco di Champorcher, il Baudin, il Bruna Ottavio, il Gontier Giuseppe, il Gontier Pietro, il Brun Giovanni, il Vassoney Vincenzo, il Gontier Rinaldo, il Savin, Assessori e Consiglieri comunali di maggioranza, concordato con Puppi Martino, Consigliere di minoranza, la sua conferma a delegato del Comune nel Consiglio del Consorzio del Bacino Imbrifero della Dora Baltea, impegnandosi il Puppi, in cambio, a non esercitare alcuna opposizione in seno al Consiglio comunale e favorire nella erogazione dei fondi il Comune di Champorcher.
Il Mus per avere svolto opera di persuasione ed intermediazioni nella conclusione dell'accordo di cui sopra".
Con mia lettera, riservata personale, notate - io che sono accusato da certa stampa di fare il diffamatore - comunicavo al Presidente Puppi che, - ai sensi della legge comunale e provinciale 4-2-1915 n. 148 in relazione all'art. primo legge 27-12-53 n. 959 ed all'art. 165 del Testo Unico Legge C.P. 3-3-1934 n. 383, - doveva considerarsi immediatamente sospeso dalla carica di Presidente del predetto Consorzio e che doveva, quindi, astenersi dal compiere qualunque atto in qualità di Presidente.
La Giunta regionale, in qualità di organo collegiale e non il Presidente della Giunta individualmente -, ritenendo suo preciso dovere indagare sulle responsabilità morali ed amministrative che si potessero ravvisare nella condotta della intera Amministrazione del Consorzio dei Comuni valdostani del Bacino Imbrifero Montano della Dora Baltea, ha inoltrato al Consiglio regionale della Valle d'Aosta, a norma dell'art. 43 cpv. dello Statuto speciale della Regione, una richiesta di parere relativa allo scioglimento della Amministrazione del Consorzio suddetto.
Ad avviso del relatore, sussistono due ordini di motivi che giustificano lo scioglimento di detta Amministrazione consorziale:
il primo - forse il più rilevante - è il motivo del turbamento dell'ordine pubblico,
il secondo - quello attinente al comportamento della Amministrazione del Consorzio nei confronti della Autorità di tutela, comportamento che consiste in un chiaro atteggiamento di pervicace ribellione agli inviti all'osservanza di precise norme di legge e di disposizioni che l'Autorità tutoria ha impartito, ancora dopo e malgrado i richiami alla loro osservanza.
Esaminiamo il primo motivo:
L'ordine pubblico viene così definito dal Saredo:
"Bisogna limitarsi a dire che i motivi di ordine pubblico comprendono nella loro generalità tutti i casi nei quali il Consiglio si è collocato nella impossibilità morale o politica di continuare ad esercitare le sue funzioni e che non entrino nella seconda categoria dei motivi di scioglimento".
È stato turbato l'ordine pubblico - oltre che dal reato imputato al Presidente Puppi - anche dal comportamento e dalla condotta di tutti gli altri Amministratori?
Questo è l'interrogativo, al quale io ritengo di dover rispondere affermativamente.
Gli Amministratori del Consorzio dei Comuni valdostani del Bacino Imbrifero Montano della Dora Baltea, continuando a collaborare con il Puppi anche dopo la notizia resa pubblica, mai smentita dall'interessato, del patto nefando, hanno peccato di connivenza e di supina acquiescenza, ed è questo un comportamento sufficientemente grave per costituirli in grave responsabilità secondo la giurisprudenza del Consiglio di Stato.
È questo stesso comportamento degli Amministratori del Consorzio che per lunghi mesi ha creato e continua a creare uno stato di turbamento e di allarme nella coscienza dei cittadini e perfino di alcuni Amministratori del Consorzio - perle rare naturalmente - che mi hanno manifestato recentemente il proprio disagio nel dovere fare ancora parte di quella Amministrazione consorziale, specie dopo il rinvio a giudizio del Presidente Puppi.
Esaminiamo ora la condotta degli Amministratori del Consorzio, sia dei membri del Consiglio direttivo, sia dei delegati alla Assemblea generale.
Dopo il clamore e lo scandalo che la condotta del Puppi aveva suscitati, dopo la riprovazione e la indignazione delle coscienze oneste, dopo che il patto è stato reso noto dai periodici locali nel settembre 1959, vi furono varie Assemblee generali e un rilevantissimo numero di adunanze del Consiglio direttivo del predetto Consorzio.
Nessun Amministratore ha sentito il dovere elementare di avvertire la gravissima incompatibilità morale e politica della ulteriore permanenza del Puppi alla presidenza ed alla direzione del Consorzio, ma soprattutto la grave responsabilità ed incompatibilità che discendeva, per ognuno di essi, da ogni ulteriore collaborazione con il Presidente Puppi, già bollato dalla condanna morale della opinione pubblica prima ancora che dal Decreto di rinvio a giudizio del Procuratore della Repubblica.
Si trova e si riscontra ovunque la inerzia, la insipienza, la insensibilità morale, la acquiescenza supina di tutti gli Amministratori consorziali che non sentono il dovere di insorgere, di prendere la parola, di assumere una iniziativa per denunciare e per dimostrare all'opinione pubblica che la Amministrazione del Consorzio intende scindere le sue responsabilità da quella del capo della Amministrazione stessa.
Eppure questi Signori non sono degli insensibili per costituzione o per naturale apatia, e quindi senza colpa in tale ipotesi, - chè in tal caso io sarei il primo a riconoscere a loro favore delle attenuanti -, ma sono invece persone tutte o nella maggior parte qualificate e che sanno dimostrare anche, quando a loro fa comodo, una ipersensibilità, se, come riferisce certa stampa che si erige a difendere gli Amministratori del predetto Consorzio - e quindi su questo argomento non è stampa sospetta - se essi, dicevo, hanno avuto delle reazioni vivissime, si sono indignati, hanno protestato e protestano per il solo fatto che l'Autorità di tutela ha annunziato una indagine sul loro operato.
Noi non saremmo oggi a discutere di questa grave situazione, se gli Amministratori del predetto Consorzio avessero dimostrato, quando era il momento giusto, come ho già detto, una minima dose di sensibilità morale e politica.
Io penso di poter affermare che l'ordine pubblico secondo la definizione, che vi ho letto, del Saredo - è stato turbato o, nella migliore ipotesi, si offre il pericolo di essere turbato, se questa situazione dovesse perdurare, e che la Amministrazione del predetto Consorzio si trova nella impossibilità morale e politica di poter continuare ad esercitare le sue funzioni.
Io non voglio nemmeno pretendere che gli Amministratori del Consorzio sentissero tanta sensibilità da doversi dimettere dalla loro carica, come pure qualcuno si è dimesso, ma sarebbe già stato un grande gesto quello di adoprarsi per invitare quel signore - cioè il Presidente Puppi - che sensibilità non ha dimostrato, a mettersi in disparte, in quarantena, volontariamente, prima che l'allontanamento suo fosse imposto dal rigore inesorabile della Legge comunale e provinciale.
Sarebbe stato sufficiente per gli Amministratori consorziali esprimere un voto di disapprovazione o di sfiducia.
Sarebbe stato sufficiente fare un passo presso il Presidente della Giunta per elevare una formale protesta - in difesa del buon nome dell'Amministrazione del Consorzio contro l'operato del Puppi e per esaminare i rimedi del male; ma se tutto questo non è stato fatto, queste omissioni suonano connivenza e complicità morale.
Gli Amministratori del Consorzio hanno preferito solidalizzare con il Presidente prevaricatore, ed esserne succubi, piuttosto che rivolgersi all'Autorità di tutela.
Ed è puerile, semplicemente, affermare che il reato è stato commesso dal Puppi prima della sua elezione a Presidente, per inferirne che non può spiegare influenza nei riflessi degli Amministratori del Consorzio, quando si pensi che è proprio stato quel reato lo strumento del quale il Puppi si è servito per dare la scalata alla importante carica politica e amministrativa, - forse ancora più politica che amministrativa, - di Presidente del predetto Consorzio.
Del resto, volete conoscere come si è comportato il Puppi dopo il suo insediamento a tale carica?
Egli ha messo in opera il suo piano ed ha mantenuto le promesse contenute in quel patto sciagurato.
Ho sotto gli occhi un riparto finanziario di quote annue fatto dal Consorzio ai Comuni e noto che per i Comuni di Pont Bozet e Champorcher è stata stanziata la somma di Lire 35.000.000.
Dopo Champorcher, il Comune ben servito, in proporzione al numero degli abitanti, è quello di Pollein; il che è molto sintomatico, poiché Pollein ha per Sindaco il Vice Presidente del Consorzio, Signor Brun Albino; orbene al Comune di Pollein è stata attribuita, quale quota per la strada Aosta-Grand Pollein (Brissogne non c'entra affatto), la somma di Lire 21.106.834.
Tali erogazioni sono state giustificate con l'eufemismo che erano destinate per numero tre Comuni, mentre in realtà la linea elettrica per Champorcher-Pont Bozet serve per questi due soli Comuni e la strada per Pollein serve per questo solo Comune.
Ora non dobbiamo dimenticare che se si favorisce un Comune questo può avvenire in un unico modo possibile: defraudando altri Comuni dei loro diritti, poiché il denaro e i fondi che il Consorzio eroga non sono di proprietà del Consorzio stesso, ma appartengono di pieno diritto - pro quota - ai singoli Comuni consorziati.
Ed è questa la ragione per cui nella distribuzione di quel denaro non si potrebbe mai giustificare alcuna discrezionalità, e tanto meno l'arbitrio, da parte degli Amministratori, mentre, se i fondi fossero di pertinenza diretta del Consorzio, la discrezionalità potrebbe essere lata, ed anche latissima, purchè improntata sempre a criteri di opportunità e di onestà amministrativa.
E quando io ribadisco il concetto della sensibilità morale, politica e amministrativa, affinché qualcuno non creda che voglia fare della retorica o della poesia, io vi dimostro che pure vi erano le ragioni profonde perché questa sensibilità si manifestasse, come è stata sentita da parte di un saggio ed onesto montanaro, da parte del Sindaco di Emarèse, che, indignato, presentò le sue dimissioni da Sindaco e da membro dell'Assemblea del predetto Consorzio.
Ma vi fu chi gliele ha fatte rimangiare queste dimissioni e vedrete con quale impudente motivazione.
Con lettera 9-10-1960 il Sindaco di Emarèse scrive al Consiglio comunale di Emarèse e, per conoscenza, al Presidente della Giunta e al Presidente del Consorzio dei Comuni valdostani del Bacino Imbrifero Dora Baltea:
"La presente per comunicarvi che è mia intenzione di rassegnare le mie dimissioni di Sindaco e di rappresentante del Comune al Consorzio del Bacino Imbrifero della Dora Baltea.
La mia decisione è motivata dal fatto che indubbiamente ho perso la fiducia che questo On.le Consesso aveva creduto opportuno collocare in me affidandomi le due importanti cariche per cui ritengo inutile un ulteriore impegno da parte mia, anche considerato il mio precario stato di salute".
In data 24-10-1960 il Sindaco di Emarèse scrive agli stessi indirizzi di cui sopra la seguente lettera:
"Presa visione della lettera 23-10-1960 con la quale l'Assessore anziano mi comunica che il Consiglio comunale all'unanimità dei presenti ha respinto le mie dimissioni, riconfermandomi la sua fiducia, sento il dovere ed il piacere di ritirare le dimissioni presentate in data 9-10-1960".
Udite ora quanto si può leggere nella deliberazione del Consiglio comunale del Comune di Emarèse in data 23 ottobre 1960:
"Il Presidente
riferisce che il Sindaco con lettera in data 9 c.m. ha rassegnato le dimissioni dalla carica.
Rileva che i motivi per i quali il Sindaco ha rassegnato le dimissioni rilevano nell'interessato una grande sensibilità, per cui trattandosi di malintesi di poco conto, che possono essere agevolmente chiariti ed appianati, ne propone la rielezione".
Per certi Signori, - non per l'onesto Sindaco di Emarèse - ma per coloro che lo hanno indotto a ritirare le dimissioni -, la concezione della sensibilità è una concezione molto elastica e, vorrei dire, a fisarmonica, come si può evincere dalla deliberazione di quel Consiglio comunale.
Dovete sapere, - sempre a proposito di sensibilità -, che il Presidente Puppi ha continuato a partecipare, dopo la sua sospensione, alle sedute delle Commissioni di studio del Consorzio: egli, evidentemente, non dimostra né resipiscenza né disagio; né gli Amministratori del Consorzio hanno sentito la incompatibilità morale della di lui presenza.
Dovete anche sapere che il Vice Presidente, Signor Brun Albino, presentandosi a presiedere l'ultima Assemblea generale del Consorzio dell'ottobre-novembre u. sc., giustificò e commentò l'impedimento del Presidente con una frase pressapoco di questo genere: "si tratta di un piccolo incidente di carattere elettorale" -; e penso che la frase sia stata proferita con l'abituale ed il più amabile dei sorrisi suoi.
Non vi sembra, Signori Consiglieri, che la dose di cinismo sia un po' esagerata?
La perdurante connivenza ed il più perfetto amore e accordo tra la Amministrazione del Consorzio ed il Presidente Puppi sono ancora lumeggiati da un'ultima circostanza; con deliberazione del Consiglio direttivo del Consorzio, del 26 ottobre 1960, si è nominato il Puppi collaudatore dei lavori della strada di allacciamento dell'abitato Cretaz, in Comune di Pontey.
Il Puppi, quando era ancora in carica ha, per l'appalto e l'esecuzione di questi lavori, firmato il contratto, gli stati di avanzamento, i mandati di pagamento e la perizia suppletiva per nuovi e maggiori lavori eseguiti.
A proposito poi della carica di Vice Presidente del Consorzio, debbo rilevare che, se è vero che la carica è contemplata nel Decreto del Presidente della Giunta 29 ottobre 1955 di costituzione del Consorzio, tale carica non è prevista nella precisa disposizione di Legge CP. 1934 (articolo 159) a' sensi della quale è costituito e retto il Consorzio, come si evince dall'esplicito richiamo contenuto nell'art. 5 del Decreto costitutivo sopra menzionato.
È pertanto da ritenersi che il decreto su questo punto sia senza efficacia, tamquam non esset, perché contrario ad una precisa disposizione di legge, con la conseguenza che attualmente la Amministrazione del Consorzio è nella impossibilità di funzionare, anche giuridicamente, perché manca un capo dell'Amministrazione, eletto validamente a tenore di legge, in seguito alla sospensione del Presidente Puppi.
Passiamo ora ad esaminare il secondo motivo, quello, cioè, attinente all'atteggiamento della Amministrazione del Consorzio di pervicace ribellione agli inviti all'osservanza di precise norme di legge e di disposizioni che l'Autorità tutoria ha impartito, anche dopo e malgrado i richiami alla loro osservanza.
Desidero fare una premessa sull'indirizzo usato nell'esercitare la tutela sugli atti delle Amministrazioni pubbliche locali che vi sono soggette.
Da quando ho assunto la carica della presidenza della Giunta, l'indirizzo dato ai competenti uffici è stato nel senso che la tutela fosse improntata solo alle norme di carattere strettamente amministrativo, ed i funzionari degli uffici di tutela sono ancora quelli della precedente Amministrazione regionale, i quali disimpegnano il loro compito con criteri uniformi di trattamento per tutte le Amministrazioni pubbliche soggette a controllo.
Questo era doveroso premettere per dimostrare che i rilievi, di cui vi darò lettura, sono il risultato di accertamenti che l'Ufficio Controllo Comuni ha fatto di sua libera iniziativa, senza avere da me ricevuto alcuna specifica richiesta in proposito.
Prima di dare lettura di questi rilievi, premetto due osservazioni in ordine agli addebiti che io intendo muovere alla Amministrazione del predetto Consorzio, in linea generale, i quali rilievi attengono ai criteri praticati da quella Amministrazione consorziale:
1) - per giustificare la decisione di non ripartire i fondi - pro quota - direttamente ai rispettivi Comuni consorziati, il Presidente ed il Vice Presidente del Consorzio, nei passati anni 1957, 1958 - quando io facevo parte della Assemblea Consorziale in qualità di delegato del Comune di Aosta -, obiettavano che si doveva evitare la polverizzazione degli introiti, costituiti dai sovracanoni, il che avrebbe impedito la realizzazione di opere pubbliche di una certa entità, o di interesse intercomunale, a maggior ragione ancora.
E su questo criterio si sarebbe anche potuto, sotto un certo aspetto, convenire.
Oggi però, di fronte alla circostanza che l'Amministrazione del Consorzio è solita da tempo erogare sussidi anche minimi di ogni genere ai Comuni (quale, ad esempio, il sussidio di Lire 400.000 per l'acquisto di una motopompa), lo debbo pervenire alla conclusione che le giustificazioni di allora, sul preteso criterio amministrativo sopra illustrato, costituivano un mero pretesto e che altre erano le finalità;
2) - dopo tanti anni di funzionamento, il predetto Consorzio non ha ancora provveduto a fare approvare dall'Assemblea generale un piano di ripartizione dei fondi improntato a criteri fissi, - qualunque essi siano -, delle quote spettanti ai singoli Comuni, piano che si rendeva indispensabile per evitare le Continue mormorazioni e lamentele che da tempo si sentono in ordine alla mancanza di perequazione nella erogazione dei fondi medesimi.
Io stesso ebbi occasione di rinnovare, qualche mese dopo la assunzione della mia carica, viva raccomandazione al Presidente ed al Vice Presidente del Consorzio affinché si pervenisse al più presto ad un piano di ripartizione dei fondi debitamente approvato.
Ma, a tutt'oggi, non è stato provveduto.
Ed ora vi dò lettura dei rilievi del competente Ufficio di controllo degli atti amministrativi del Consorzio.
Ma debbo - prima - rilevare ancora un'altra violazione.
Il Consorzio ha deliberato un piano generale di lavori per l'anno 1960, approvato dalla Giunta regionale alla condizione che le opere venissero affidate direttamente a quei Comuni che ne facessero richiesta, e dei quali il Consorzio avrebbe dovuto erogare i fondi necessari per la esecuzione delle opere stesse.
Questa condizione la Giunta regionale aveva imposto, anche per togliere eccessi di discrezionalità ad altra clausola contenuta nella deliberazione dell'Assemblea del Consorzio: alla clausola, cioè, che prevedeva che la esecuzione delle opere pubbliche potesse essere effettuata direttamente dai Comuni, in via eccezionale però, senza che fosse indicato criterio alcuno per stabilire la ricorrenza della eccezionalità del caso.
L'Amministrazione del Consorzio impugnò il provvedimento della Giunta regionale - e fin qui nulla di male, perché ne aveva facoltà e diritto -; senonchè, pendente la impugnativa, si ribellava al vincolo della clausola fissata dalla Giunta regionale rifiutandosi di dare ai Comuni che la richiedevano la quota di fondi di loro spettanza per la esecuzione diretta delle opere (vedi Comune di St. Marcel)".
Segue discussione.
Il Consigliere BONDAZ dichiara che si tratta di una questione molto delicata ed importante, perché non si tratta solo dello scioglimento di un Consiglio comunale, ma dello scioglimento dell'Amministrazione di un Consorzio che rappresenta tutti i Comuni della Valle d'Aosta.
Procede, quindi, all'esame dei tre punti seguenti in cui è suddivisa la relazione del Presidente della Giunta: la condotta del Geom. Puppi, la posizione del Consiglio direttivo del Consorzio in relazione alla condotta del Geom. Puppi; rilievi di carattere amministrativo.
Circa le norme legislative cui fare riferimento ai fini della procedura da seguire per l'eventuale scioglimento dell'Amministrazione consorziale, ritiene che non sia applicabile al caso la norma del primo comma dell'art. 166 del vigente T.U. della legge comunale e provinciale del 1934, ma l'art. 17 del R.D. 30-12-1933 n. 2839, in rapporto all'art. 10 del D.P.R. 5-4-1951 n. 203, all'art. 25 della legge 9-6-1947 n. 530 e alla legge 31-8-1945 n. 5, con riferimento alla legge del 1915 in relazione alla facoltà riconosciuta al Presidente della Giunta dalla legge 27-12-1953, n. 959.
Per quanto concerne la condotta del Geom. Puppi, dichiara di essere il difensore del Geom. Puppi e che lo difenderà nel giudizio sorto in seguito alla imputazione per un fatto avvenuto nel 1957, anteriormente alla sua nomina ad Amministratore del Consorzio, fatto che dovrebbe, nella peggiore delle ipotesi, essere coperto dal condono.
Concorda sul provvedimento di sospensione dalla carica di Presidente del Consorzio, adottato nei confronti del Geom. Puppi, in attesa della decisione della autorità giudiziaria, ma non ritiene che la condotta del Geom. Puppi nel 1957 possa ora costituire un motivo di turbamento dell'ordine pubblico né motivo per lo scioglimento dell'Amministrazione consorziale, in quanto la condotta del Geom. Puppi nel 1957 non può coinvolgere ora la responsabilità del Consiglio Direttivo e dell'Assemblea del Consorzio.
Per quanto concerne i rilievi di carattere amministrativo sulle irregolarità in cui è incorsa l'Amministrazione consorziale, ritiene che le irregolarità non siano così gravi da giustificare lo scioglimento dell'Amministrazione consorziale, della quale non si conoscono le controdeduzioni ai rilievi e alla quale dovrebbe, comunque, essere prefisso un termine per provvedere a regolarizzare gli atti e gli errori con preventiva regolare diffida. Osserva che, in caso contrario, sarebbe viziato di illegittimità il provvedimento di scioglimento dell'Amministrazione consorziale.
Propone quindi che il Consiglio regionale, nella peggiore delle ipotesi, nomini una Commissione di inchiesta allo scopo di rendere maggiormente edotto il Consiglio sulla situazione amministrativa del Consorzio, in modo che il Consiglio possa poi decidere in merito con scienza e coscienza, trattandosi di dare il parere per la adozione di un provvedimento gravissimo e che avrebbe ripercussioni gravi in tutta la Valle.
Il Consigliere MONTESANO dichiara che il pensiero e il parere del Consigliere Bondaz sono il pensiero e il parere del gruppo di minoranza. Ritiene che il Consiglio non abbia ora tutti gli elementi di giudizio necessari per poter decidere con tranquilla coscienza sulla importante questione in esame.
Non ritiene che l'incriminazione del Geom. Puppi per fatti antecedenti la sua nomina a Presidente del Consorzio possa coinvolgere la responsabilità di tutta l'Amministrazione consorziale, tanto più che l'Autorità giudiziaria deve ancora giudicare dei fatti in questione.
Non ritiene che le irregolarità amministrative commesse dall'Amministrazione consorziale siano così gravi da giustificare un provvedimento di scioglimento dell'Amministrazione stessa.
Chiede, quindi, che sia nominata una Commissione di inchiesta nel senso proposto dal Consigliere Bondaz.
Il Consigliere DUJANY dichiara di concordare con i Consiglieri Bondaz e Montesano, osservando che si tratta della richiesta al Consiglio di parere su un provvedimento assai grave proposto nei confronti di un Consorzio di Comuni che non ha una lunga esperienza di vita, perché creato da non molto tempo. Ritiene che, in ossequio al principio del rispetto dell'autonomia degli Enti locali, non si debba giungere alla adozione di provvedimenti di scioglimento di Amministrazioni comunali o consorziali, se non in casi di estrema gravità e necessità e senza tralasciare la possibilità di consentire alle Amministrazioni stesse di regolarizzare gli errori commessi in buona fede.
Il Consigliere VESAN non ritiene vi siano gli estremi che possano giustificare l'adozione del provvedimento di scioglimento dell'Amministrazione consorziale, provvedimento che sarebbe intempestivo e che inasprirebbe sempre più gli animi, le rivalità e i risentimenti personali fra gli appartenenti alle varie correnti politiche in Valle d'Aosta.
Formula l'augurio che non si giunga all'adozione del grave provvedimento di cui si discute e che, cessati i risentimenti, gli attriti personali e la faziosità fra le varie correnti politiche, i Valdostani possano trovare una proficua intesa e collaborino serenamente per il raggiungimento della loro comune meta e, cioè, per il progresso della Valle di Aosta e per il maggior benessere dei Valdostani.
Dopo ulteriori brevi interventi dei Consiglieri PALMAS e BONDAZ, del Presidente della Giunta, MARCOZ, e dell'Assessore FOSSON, il Presidente propone di sospendere la seduta.
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Si dà atto che, alle ore dodici e minuti trenta, il Presidente, FILLIETROZ, dichiara che la discussione è sospesa e rinviata alle ore quindici.
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