Oggetto del Consiglio n. 139 del 7 ottobre 1958 - Verbale

OGGETTO N. 139/58 - POLEMICA TRA LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI DELLA VALLE E LA DIREZIONE GENERALE DELLA SOCIETÀ NAZIONALE COGNE. (Interpellanza dei Consiglieri regionali Signori Manganoni Claudio - Barone Luigi e Nicco Giulio)

Il Presidente, PAREYSON, fa presente che nell'adunanza di ieri (oggetto n. 103) i Consiglieri Barone, Manganoni e Nicco Giulio hanno ampiamente illustrato l'interpellanza da essi presentata e concernente l'oggetto: "Polemica tra le organizzazioni sindacali della Valle e la Direzione generale della Società Nazionale Cogne", e rammenta che il Presidente della Giunta, Bondaz, si è riservato di rispondere all'interpellanza stessa alla fine dell'adunanza, anche per dare la possibilità al Vice Presidente Pasquali (- che avrebbe potuto essere presente nella seduta di oggi -) di riferire al Consiglio su quanto richiesto dagli interpellanti.

Invita, quindi, il Consiglio a riprendere la discussione sull'argomento.

Il Presidente della Giunta, BONDAZ, dichiara:

"L'interpellanza dei Consiglieri Manganoni, Barone e Nicco Giulio si riconduce, come si dice nell'interpellanza stessa, alla polemica tuttora in corso fra le organizzazioni della Valle e la Società Nazionale Cogne.

Nella interpellanza si accenna, sia pure sinteticamente, alla posizione assunta dalle parti e, considerando che la Società Nazionale Cogne è una azienda di Stato e che nel Consiglio di Amministrazione di tale Società vi è un rappresentante del Consiglio regionale -, si chiede al Presidente della Giunta di precisare quali provvedimenti ha preso ed intende prendere onde porre fine a tale stato di cose, per tutelare la libertà e la dignità civile dei lavoratori, e si chiede al Vice Presidente Pasquali di riferire " in una apposita seduta del Consiglio regionale, sulla situazione produttiva - salariale e disciplinare della Nazionale Cogne".

Io risponderò per quanto mi è stato chiesto e per quanto di mia competenza, ricordando al Consiglio, come situazione di fatto e sia pur brevemente, che da qualche tempo sono pendenti due controversie, una di natura economica ed un'altra che riguarda i rapporti umani fra il datore di lavoro ed i lavoratori.

La controversia di natura economica, che ha dato luogo a questa polemica ultima, riguarda un contratto denominato "Banca delle ore" che venne stipulato, se non vado errato, due anni or sono con alcune Organizzazioni sindacali e, precisamente, tra l'Unione regionale dei Sindacati liberi, i Sindacati Travailleurs Valdôtains e la Società Nazionale Cogne.

Alla scadenza del secondo anno questo contratto venne denunciato dai due Sindacati che erano stati contraenti in questo accordo e, quindi, vi furono delle trattative fra questi due Sindacati e la Società Nazionale Cogne.

Non ho bisogno di dirvi che io ho seguito, come era mio dovere, attraverso i giornali e attraverso i miei servizi di informazione, lo svolgimento di queste trattative. Ad un certo momento queste trattative ebbero una soluzione di continuità, cioè i due Sindacati, - che a quanto pare avevano già raggiunto un certo accordo su determinate questioni di carattere normativo -, non trovarono un punto d'accordo in merito alla richiesta di aumento che i Sindacati avevano fatto alla " Cogne " per le ore gratuite che, secondo i due Sindacati dovevano essere pagate ai lavoratori in base al contratto della " Banca delle ore ".

I Sindacati avevano richiesto due ore gratuite che, in secondo tempo, ridussero a una sola ora; ma anche di fronte a questa diminuzione la Società Cogne si era irrigidita sulla sua tesi ed allora le trattative erano state troncate.

Subito dopo la rottura delle trattative, questi due Sindacati mi scrissero e poi richiesero la mia mediazione, cioè domandarono che io interponessi i miei buoni uffici nei confronti della Società Nazionale Cogne per cercare di dirimere due questioni: quella di natura economica, che riguardava la "banca delle ore" e quell'altra che riguardava i rapporti umani in genere fra il datore di lavoro ed i lavoratori.

Come si fa sempre in questi frangenti, io mi sono riservato di decidere in ordine all'accettazione, o meno, di questa richiesta di mediazione subordinatamente all'avverarsi di due condizioni.

La prima condizione era che la controparte, cioè la Società Nazionale Cogne, mi accettasse come mediatore; perché, se la Cogne non avesse accettato il Presidente della Giunta come mediatore, la richiesta dei due Sindacati sarebbe stata perfettamente inutile e io, malgrado la mia buona volontà, non avrei potuto accettare la mediazione.

La seconda condizione era che rimanesse inteso che le parti, qualora avessero accettato la mediazione, dessero al mediatore un certo terreno di elasticità, su cui io potessi svolgere la mia azione; il che è evidente, perché se le parti fossero rimaste ognuna sulle proprie posizioni, io avrei declinato questa richiesta di mediazione.

Infatti, mediazione non vuole dire altro che transazione e transazione non vuole dire altro che avvicinamento dei due poli opposti.

La mia prima azione si concretò quindi, nel richiedere ai rappresentanti della Società Nazionale Cogne, - dando loro notizia di questa richiesta di mediazione, - se essi erano d'accordo nell'accettarmi come mediatore.

In seguito comunicai la risposta ai due Sindacati che avevano richiesto la mediazione e domandai loro quali possibilità davano al mediatore.

Quando seppi quali erano i termini massimi e minimi della facoltà di azione del mediatore, feci lo stesso discorso ai rappresentanti della Società Cogne.

Non appena ebbi questi elementi, sciolsi la mia riserva ed accettai l'incarico di cercare, attraverso la mia mediazione, un componimento amichevole di questa vertenza e mi accinsi al lavoro, che si svolse con numerosi colloqui, durante il mese di settembre, sino a quando ritenni che la questione fosse matura. Dopo aver ripetutamente sentito le parti, unilateralmente, convocai le parti insieme e riuscii a risolvere la questione con un accordo che venne steso il 29 settembre 1958.

In questo accordo sono state concordate le seguenti formulazioni:

"In occasione delle trattative che proseguiranno per il rinnovo dell'accordo 3 novembre 1956 sugli orari di lavoro degli stabilimenti siderurgici, le parti sono sin d'ora impegnate a disporre l'inserimento del seguente articolo, dopo l'articolo 8, ora aggiuntivo dell'attuale testo, che resterà invece immutato:

""Esaminate le questioni prospettate dalle organizzazioni dei lavoratori relative all'istituto delle festività nazionali ed infrasettimanali in ordine alle norme di cui all'articolo 3 ter - dell'accordo 3 novembre 1956, la Società Nazionale Cogne corrisponderà, in aggiunta all'importo previsto dal precedente articolo 8,"" (- è la transazione di qualunque richiesta inerente allo specifico argomento sopraricordato -) ""un ulteriore importo aggiuntavo pari a mezz'ora per settimana e ripartito in quote giornaliere di 5 minuti primi; seguono ad ogni effetto le norme dettate dai commi 2, 3 e 4 dell'articolo 8.

L'articolo soprariportato dovrà entrare in vigore a partire dal 1 gennaio 1959, e da quel momento in poi avrà la medesima durata e scadenza dell'intero accordo citato sugli orari di lavoro"".

È inutile che io entri nelle questioni tecniche. Vi sono state delle lunghe discussioni, perché la Società Cogne aveva messo a mia disposizione, su esplicita mia richiesta, mezz'ora sull'ora che avevano richiesto i Sindacati; poi si addivenne alla soprariportata formulazione della transazione che è stata accettata dalle parti, le quali erano libere nell'accettare, o meno, la transazione che io avevo potuto loro proporre.

Sul secondo problema, cioè quello riguardante i rapporti umani, i termini della accettata mediazione sono questi:

""Il Presidente prende atto che la Direzione della Società Nazionale Cogne è disposta ad esaminare tempestivamente, con le Commissioni Interne, ogni caso o situazione individuale segnalato come ritenuto contrario, in fatto od in diritto, alle norme di legge o di contratto vigenti"".

(Sottolineo la frase "ogni caso o situazione individuale", che è stata da me studiata con una certa ragione e che ha un senso giuridico notevole. Questa frase significa che la Direzione della Società Cogne è disposta ad esaminare tempestivamente con le Commissioni Interne ogni atto o situazione individuale che venga segnalato come ritenuto contrario alle norme di legge o del contratto vigente).

""Il Presidente invita, inoltre, i presenti ad intensificare gli incontri amichevoli per il riesame dei casi come sopra, eventualmente non chiariti a sufficienza nell'ambito aziendale"".

Questa è stata la conclusione del mio lavoro di mediazione, accettato dalle parti contraenti e questi sono i fatti.

Nell'interpellanza si accenna ai Presidente della Giunta per le funzioni che svolge come Prefetto e, quindi, come rappresentante del Governo.

Io vorrei pregare gli interpellanti di aver la bontà di esaminare il Codice delle Leggi della Regione Valle d'Aosta e delle leggi dello Stato sulla Valle d'Aosta, che io ho loro mandato, e di leggersi con attenzione specialmente le norme dello Statuto che ci governa, nelle quali (articolo 44) sono specificate le funzioni del Presidente della Giunta, per delega del Governo della Repubblica. Questo lo dico ai Consiglieri che hanno fatto l'interpellanza.

Naturalmente, non bado alle sciocchezze che possono essere state scritte sui giornali da persone che non hanno la minima idea di quella che sia la posizione del Presidente della Giunta o, per lo meno, che si dimostrano dei giovincelli di primo pelo che hanno bisogno ancora di approfondire le loro nozioni di diritto amministrativo e di diritto costituzionale.

Mi rivolgo ai Consiglieri regionali per ricordare loro quali sono le funzioni del Presidente della Giunta in questo campo e anche per ricordare che il fatto che la Società Cogne sia azienda di Stato non innova in nulla quelle che sono le funzioni del Presidente della Giunta.

Si sa benissimo che in Aosta vi è un Ufficio regionale del Lavoro e si sa benissimo che la Società Nazionale Cogne, appunto perché è una azienda di Stato a partecipazione statale, dipende direttamente dal Ministro delle Partecipazioni Statali e che, quale Presidente della Giunta, avevo il dovere di seguire tutte le attività anche industriali, come le ho sempre seguite sin dal primo giorno in cui ho avuto l'onore di sedere su questa sedia.

Ricorderò al Consiglio regionale che il 10 del mese di dicembre 1954, cioè il primo giorno in cui ho preso posto sulla sedia del Presidente della Giunta regionale della Valle d'Aosta, io ebbi sulle spalle le trattative che inerivano allo sciopero dell'ILSSA Viola, trattative che sono state fatte, naturalmente, attraverso tutti i Sindacati costituiti e il datore di lavoro.

Vorrei precisare che si cade in un notevole equivoco quando si accenna al Presidente della Giunta, il quale, come Prefetto, era rappresentante del Governo e, quindi, doveva interessarsi in modo particolare della Società Nazionale Cogne.

Non è così: il Presidente della Giunta ha il dovere, per le funzioni che ha, di seguire questa attività della Regione.

Non esito a dichiarare, senza falsa modestia, che, se vi è stato, in questi quattro anni, un difensore acerrimo di queste attribuzioni che sono consacrate nello Statuto, quello sono io, perché ho assunto delle posizioni anche di notevole contrasto col Ministro e col Ministero dell'Interno.

Quindi io so quale sia il mio dovere ed ho seguito, giorno per giorno, questa situazione; ma nel caso in esame non ho ritenuto, nella insindacabilità delle mie decisioni, di intervenire perché non vi era alcun fatto che giustificasse, in concreto, la necessità di un mio intervento in base a quelle che sono le disposizioni contenute nell'articolo 44 dello Statuto.

Se in passato fosse successo in questa diatriba qualche cosa che avesse determinato una situazione particolare, io sarei intervenuto, come interverrò se occorrerà in avvenire, come sono intervenuto anche in altri casi.

In questa situazione di fatto è intervenuta, invece, la richiesta di una mia mediazione da parte dei Sindacati che avevano stipulato un contratto con la Società Nazionale Cogne.

Io ho accettato, come ho detto prima, la mediazione e l'ho portata a termine.

Al Consigliere Barone, il quale ha mosso al Presidente della Giunta l'appunto di aver condizionato le trattative a contatti preventivi con la Società Cogne, rispondo che questo non corrisponde al vero, perché io non ho affatto condizionato le trattative a contatti preventivi, ma ho chiesto alla Soc. Cogne, come parte contraente, se accettava che io facessi da mediatore. Né potevo fare altrimenti perché, se la Cogne avesse risposto di no, io non avrei potuto accettare la mediazione. Quindi, non diciamo che il Presidente della Giunta ha condizionato le trattative.

Si è pure detto, da parte del Consigliere Barone, che io avrei avallato l'accordo dei Sindacati minori: io non ho assolutamente avallato alcun accordo, ma ho soltanto cercato di fare, come da richiesta, una mediazione fra le parti contraenti.

Ho letto, su determinati giornali, che io ho atteso il parere della Società Cogne, ma non voglio rispondere a queste sciocchezze.

Si è criticato il Presidente della Giunta perché ha chiesto l'accettazione dei Sindacati per quanto riguarda le richieste che le organizzazioni della C.G.I.L. e della FIOM avevano esposte a me nel corso di queste trattative. È bene chiarire anche questo punto, perché anche qui si cade o si vuole cadere in un evidente equivoco.

In data 10 settembre 1958 le Segreterie della Camera del Lavoro e della Fiom avevano richiesto al Presidente della Giunta di voler sentire il loro parere e di disporre affinché le eventuali trattative con la Società Cogne venissero condotte con la presenza di rappresentanti delle predette organizzazioni, riferendosi appunto alla controversia in atto, avendo saputo che due altri Sindacati avevano sollecitato la mediazione del Presidente della Giunta.

Io risposi verbalmente ai rappresentanti di queste due Segreterie che non ero contrario, per quanto mi riguardava, alla loro richiesta, ma che, naturalmente, avrei dovuto richiedere alle parti contraenti il loro pensiero in merito.

Il che era evidente e logico, perché se le parti contraenti non avessero voluto che la G.G.I.L. e la FIOM intervenissero nelle loro trattative che riguardavano in modo specifico una delle questioni economiche che facevano parte di un contratto stipulato due anni prima e che si era già rinnovato, - contratto che era stato stipulato soltanto con i due Sindacati che trattavano con la Società Cogne e non anche con gli altri Sindacati - in tal caso naturalmente, io non avrei potuto fare niente perché, anche se avessi invitato tutti attorno al mio tavolo, era evidente che non potevo obbligare gli altri ad intervenire.

I due rappresentanti, venendo da me, presero atto di questa mia decisione. Difatti il 20 settembre 1958, io scrissi una lettera alla C.I.S.L., al S.A.T.V. e alla Società Cogne, chiedendo il loro pensiero in merito alla proposta e questa lettera mandai pure, per conoscenza, sia alla C.G.I.L. che alla FIOM.

La C.I.S.L. e il Sindacato Valdostano risposero alla mia richiesta con una lettera che è stata inviata anche per conoscenza alla Camera del Lavoro e alla FIOM. In questa lettera, praticamente, sia pure con diversa formulazione, i due Sindacati si dicevano d'accordo che prendessero parte alle trattative anche la FIOM e la G.G.I.L., però a determinate condizioni.

La Società Cogne, invece, che aveva scritto una lettera non inviata per conoscenza alla C.G.I.L. e alla FIOM, affermava che, in via di principalità, queste trattative avevano per oggetto la proroga con talune modifiche dell'accordo 3 novembre e che naturalmente, siccome era soltanto una parte dell'accordo, queste due organizzazioni avrebbero dovuto accettare quello che precedentemente era già stato fatto e concludeva ritenendo, in ordine alla opportunità di un ampliamento delle premesse della mediazione, che al riguardo avrebbero dovuto pronunciarsi i due Sindacati che avevano richiesto la mediazione.

Siccome questa lettera non era stata mandata per conoscenza alla Camera del Lavoro e alla Fiom, io ritenni opportuno e corretto di comunicare, in data 29 settembre, tutto il carteggio che mi era pervenuto, alla Segreteria della Camera del Lavoro e della Fiom precisando nelle mia lettera quanto segue: "In merito alle richieste di codesta Segreteria e facendo seguito a quanto già espresso verbalmente, mi pregio compiegare alla presente le copie dell'intero carteggio intercorso in questa materia e precisamente: (omissis: elencavo le lettere).

Mentre, in tal modo, codeste Segreterie sono messe al corrente dei pareri su mia sollecitazione espressi dalle parti che hanno richiesto la mia mediazione, tengo per opportuna conoscenza, ad informare che in data odierna si è definita la mia opera di mediazione con l'avvenuta stesura di un verbale di accordo".

In seguito all'invio di questa mia lettera ho ricevuto un telegramma di protesta da parte delle Segreterie della Fiom e della Camera del Lavoro in cui si dice " Protestiamo contro atteggiamento vostro e Direzione Cogne, che ha permesso ennesima conclusione antidemocratico accordo separato".

Mi pare di poter dire, con tutta coscienza, che qui si è interpretato male il testo della mia lettera, perché la lettera lascia aperta la possibilità di ulteriori trattative.

Naturalmente, per quanto riguarda la mediazione delle questioni che mi sono state sottoposte, io ho continuato nella mia opera di mediazione, anche perché era abbastanza evidente che la G.G.I.L. e la FIOM avrebbero accettato le proposte che erano state fatte dagli altri Sindacati, i quali subordinavano l'accettazione a fare entrare nelle trattative questi due altri Sindacati a delle condizioni che potevano sembrare onerose, perché su un giornale, - che, se non è ufficiale, mi pare possa ritenersi ufficioso di questi due Sindacati -, si diceva apertamente che a loro parere, che io non discuto, non era giusto di non pagare alcun pedaggio per entrare a fare parte di queste trattative. Pertanto, io non potevo fare altro, per quanto riguarda la mediazione, se non addivenire ad un accordo fra le parti, oppure limitarmi a chiarire che, ad un certo momento, le parti non si erano messe d'accordo per quanto riguarda la richiesta di intervento della G.G.I.L. e della FIOM nelle trattative.

Non facevo altro che proseguire, secondo il mio punto di vista, dicendo: "badate che mi hanno risposto così: ditemi francamente il vostro pensiero".

In effetti, inviando il menzionato carteggio ai due Sindacati, li ho messi a conoscenza delle risposte avute ed i due Sindacati avevano e hanno ancora la possibilità di precisarmi il loro pensiero in merito.

Questa è stata la mia azione, che mi pare corretta dal punto di vista contrattuale e dal punto di vista della posizione che io ho il dovere di tutelare.

Io ho agito come Presidente della Giunta, in quanto sono stato richiesto di mediazione. Non sono mai intervenuto prima per le funzioni che io debbo esplicare in base allo Statuto che ci governa, cioè come rappresentante del Governo; né mi sono mai dichiarato contrario a questa richiesta ed, evidentemente, non potevo fare di più, perché non posso obbligare le parti che non lo vogliano a venire a trattare davanti al mio tavolo.

Comunque, la questione non è chiusa e lo dice il verbale che vi ho letto: "in attesa delle trattative che proseguiranno per il rinnovo dell'accordo".

Questa è soltanto una piccola parte delle questioni che vi sono; quindi se vi è una possibilità di ulteriori trattative di questo genere, io non sono certamente contrario, perché, come ho fatto in altre occasioni, sono disposto ad interessarmene anche oggi.

Naturalmente, non lo potevo fare per questa specifica mediazione che interveniva fra le parti contraenti di due anni fa, non di oggi, e per un contratto che era stato fatto non da tutti i Sindacati ma da una parte dei Sindacati; su questa questione io non entro, perché faccio il Presidente della Giunta, che ha determinate funzioni in base allo Statuto che ci governa.

Mi pare di aver risposto esattamente ed esaurientemente a quello che mi è stato richiesto.

Ripeto: le critiche che sono state fatte sono destituite di fondamento, sia perché io non ho avallato alcun accordo, ma ho esplicato la mia funzione, come fanno tutti i mediatori che ne sono richiesti. Non ho condizionato le trattative a contatti preventivi con la Società Cogne, che doveva soltanto dirmi se accettava la mia mediazione.

Mi si dice: "Lei non doveva chiedere l'accettazione dei due Sindacati". Ma, per forza dovevo chiedere il pensiero dei Sindacati perché quando vi è un contrasto nel quale un terzo vuole entrare è ovvio che le parti contraenti debbano dire se sono d'accordo. Mi pare che la mia azione sia stata corretta e tempestiva e abbia dato, mi sia permesso di dirlo, un certo risultato, che è indubbiamente a favore dei lavoratori, in quanto che mentre la Società Nazionale Cogne, prima della mediazione, si era sempre irrigidita, e sulla richiesta fatta dai Sindacati non si era fatto un passo avanti, attraverso la mia modesta opera questo passo avanti è stato fatto, perché la Società Cogne ha offerto alla mia possibilità mediatrice di ottenere una mezz'ora, che è andata a favore di tutti i lavoratori.

Per quanto riguarda la questione dei rapporti umani, che, in modo specifico, poteva anche interessare me come Presidente della Giunta, - per l'eventuale sviluppo negativo di una situazione che da una parte viene rappresentata e raffigurata in una determinata atmosfera e dall'altra viene contestata, - non si può porre in dubbio che la formulazione da me data su tale punto nell'accordo costituisce effettivamente un passo avanti per fare mutare questa atmosfera, che si dice veramente pesante, che esiste fra la parte padronale ed i lavoratori.

In effetti un passo è stato fatto, nel senso che la Direzione della Società Cogne è disposta ad esaminare tempestivamente tutti i casi e tutte le situazioni individuali (notate: "situazioni individuali", che non sono i casi di multe, ammende, ma possono essere casi di declassamenti, ecc.) che vengono segnalati dalle Commissioni Interne che, se non vado errato, rappresentano tutti i Sindacati.

Vedremo quali saranno gli sviluppi di questa azione. Se nell'avvenire sarà necessario un intervento per quanto è di mia competenza, siano convinti i Consiglieri interpellanti che questo avverrà come è sempre avvenuto".

Il Vice Presidente, PASQUALI, riferisce quanto segue;

"Gli interpellanti chiedono che io faccia una relazione sulla situazione produttiva, salariale e disciplinare della Società Cogne.

Io cercherò di essere breve, citando però delle cifre, perché queste hanno il vantaggio di dare una reale visione delle cose.

Primo quesito: produttività

Se noi ci riferiamo a quanto è avvenuto sino al 1957, credo che non vi è alcuna osservazione da fare perché, sino al 1957, gli impiegati della "Cogne" hanno praticamente lavorato al 100%.

Dall'ultimo trimestre del 1957 in poi sono avvenuti quei fenomeni di recessione che sono ben noti e che non sono, evidentemente fenomeni "Cogne", ma che sono fenomeni mondiali.

Per stare in campo molto vicino a quello che esaminiamo, cioè gli acciai speciali d'Europa, ricordo che da parecchio tempo le acciaierie di acciai speciali lavorano 4 giorni alla settimana.

Gli austriaci lavorano anche loro 4 giorni alla settimana e, ancora recentemente, il Presidente di una delle Società di Stato austriache lamentava che le esportazioni della sua Società verso l'Italia fossero ridotte ad un terzo di quelle che erano negli anni precedenti e si augurava che la riduzione di orario non portasse a licenziamenti di personale.

Io sono stato in questi giorni in viaggio attraverso il nord Europa, per avere una serie di colloqui con i nostri colleghi europei produttori di acciai (svedesi, inglesi, austriaci, olandesi, francesi, tedeschi, ecc.) e per esaminare assieme la situazione.

Mentre i tedeschi sperano in una prossima ripresa, gli altri produttori, invece, ritengono che la fase recessiva sia terminata con fase calante, ma che però, purtroppo, si sia raggiunto uno stato di equilibrio che, per il momento, cioè per i prossimi immediati mesi del 1958, ha poche probabilità di migliorare.

Tutti d'accordo che la situazione prevedibilmente non peggiorerà; soltanto i tedeschi sperano in un rapido miglioramento.

Gli altri produttori pensano che un miglioramento potrà avvenire a scadenza poco lontano, 6 o 7 mesi.

In altre parole, la recessione europea, che è sfasata da 6 a 12 mesi rispetto a quella americana, anche per la ripresa manterrà lo stesso sfasamento.

Questa è la situazione mondiale nel nostro settore.

Arrivando al settore "Cogne" noi possiamo constatare che, da parecchi mesi, la nostra produzione e il nostro collocamento hanno avuto una riduzione dal 10 al 12, al 15%, secondo i settori.

Noi abbiamo cercato di attenuare questa riduzione, che è stata un po' più forte alcuni mesi fa, immagazzinando del materiale e, quindi, abbiamo mantenuto un orario ridotto, ma non così ridotto come avrebbe dovuto essere in rapporto alle vendite, mettendo del materiale a magazzino.

Oggi, però, possiamo affermare che questa messa a magazzino di una eccedenza di produzione non avviene più.

Oggi si produce quello che si vende, o, per meglio dire, si vende quello che si produce.

Pensiamo anche noi di aver raggiunto uno stato di equilibrio, augurandoci di potere, al più presto, riprendere la produzione di ieri.

Naturalmente, in questo momento è entrata in gioco la Banca delle ore, facendo vedere quale era il vantaggio reale per gli operai di avere una retribuzione fissa anche in momenti di riduzione di orario.

Credo di aver chiarito, sulla parte produttività, quale è la situazione attuale alla "Cogne" in relazione alla situazione europea, salvo fornire gli ulteriori dettagli che mi venissero richiesti.

Secondo quesito: questione salariale

Anche per la questione salariale potremo chiarire con dei numeri.

Parliamo, intanto, della retribuzione assoluta dei lavoratori ed io per retribuzione intendo il totale delle somme che gli operai trovano nella loro busta alla fine dell'anno che, in fondo, è quello che conta.

Sorvolo, quindi, sui maggiori contributi, sui maggiori oneri ecc.

È bene riferirsi, per questo, a delle cifre ufficiali; per esempio a quelle dell'Istituto di Assicurazione sugli Infortuni sul Lavoro che dà delle cifre basate su quanto le Ditte versano come contributi assicurativi e, quindi, delle cifre precise.

Da notare che queste cifre sono soltanto quelle degli operai: escludiamo sempre impiegati e dirigenti dalle cifre che vi darò.

Risulta che le retribuzioni degli addetti all'industria della Valle d'Aosta sono le più elevate di tutte le Regioni d'Italia, - parlo di Regioni e non di Città -, con uno scarto, rispetto alla media nazionale, di oltre il 39% in più.

Quindi, l'operaio riceve in media in Valle d'Aosta il 39% in più di quello che riceve l'operaio in media in Italia.

Se però queste statistiche le guardiamo riferite a particolari gruppi di industrie e ci riferiamo al gruppo che ci interessa, cioè a quello minerario-siderurgico, osserviamo che in Valle di Aosta l'eccedenza è perfino superiore al 39%, mentre per le altre forme di attività in Valle d'Aosta sono molto simili.

Ora, se noi pensiamo che nella nostra Regione la Società Cogne è quella che ha la massima occupazione operaia nel settore siderurgico, possiamo concludere che noi siamo notevolmente superiori alla media italiana.

Arrivato a queste cifre, in rapporto alla produzione italiana, parliamo delle cifre assolute in lire e centesimi che gli operai della Cogne hanno a fine anno nella busta, riferendoci alle cifre percepite dagli operai coniugati con 2 figli, che costituiscono la situazione media familiare; abbiamo:

- 1953 L. 793.000

- 1954 L. 800.000

- 1955 L. 828.000

- 1956 L. 858.000

- 1957 L. 890.000

Sono i denari che l'operaio ha trovato nella sua busta nei 12 mesi di lavoro, tenuto conto delle assenze per malattia ed, anzi, a queste cifre noi dovremo aggiungere quanto ricevuto dagli operai con sussidi per malattia, che si aggirano sulle 15-20 mila lire in media all'anno.

Se noi ci riferiamo, invece, all'operaio scapolo, queste cifre sono evidentemente inferiori (la differenza in meno è costituita dagli assegni familiari).

Se andiamo a riferirci al 1958 - primi 7 mesi - vediamo che le cifre sono praticamente uguali a quelle del 1957, nonostante la riduzione di ore lavorative.

L'intervento della Banca delle ore ha fatto sì che, sino ad oggi, la cifra trovata nella busta sia paragonabile a quella del 1957.

Qualcuno potrà eccepire: voi pagate delle cifre astronomiche agli specialisti e ben poco, invece, ai manovali.

Scendiamo quindi nei dettagli e vediamo quanti operai ha la Società Cogne, in cifre percentuali, nelle varie categorie:

Prima categoria - specializzati: 19% - 1/5 delle maestranze; operai qualificati: 39% - operai comuni: 37% - manovali comuni 4,7%.

Come vedete, il numero degli operai di bassa categoria è relativamente minimo.

Se poi guardiamo le differenze di retribuzione rispetto alla media, vediamo che, in fondo, lo specializzato ha solo l'11,7% più dell'operaio medio e il manovale comune ha solo il 12,2 % in meno dell'operaio medio.

Quindi, si potrebbe persino lamentare che la differenza fra medi operai, operai specializzati e manovali comuni sia troppo piccola.

Uno specializzato dovrebbe essere pagato di più.

Non credo che sulla questione salariale si possa dire di più; vi ho dato delle cifre: a Voi di giudicare se queste cifre sono adeguate o no al costo della vita, tenuto presente che la media delle retribuzioni supera del 39 % la media delle retribuzioni in campo nazionale.

Terzo quesito: questione disciplinare

Vi sono, evidentemente, tanti modi di misurare come si mantiene la disciplina in una Società. Io vorrei, però, che i Signori Consiglieri non dimenticassero, come non dimentico io, che sino a non molti anni fa i Dirigenti della Società Cogne si sentivano rimproverare la trascuratezza della vita negli stabilimenti, il dormire continuo, il fare poco.

Era difficile parlare con un coltivatore diretto, con un artigiano senza sentirsi rimproverare che la Società Cogne strapagava gli operai, - il che in fondo non era vero, - e che i contadini lavoravano i campi e andavano a riposarsi o a dormire alla "Cogne".

Non che fosse vero tutto questo, notate bene; però circolava voce che così fosse.

Questa era la situazione di alcuni anni fa.

Evidentemente, quando si vuole sistemare una situazione circa la disciplina che, - pur senza raggiungere quei limiti ridicoli a cui ho accennato, lasciava però a desiderare, era necessario fare qualcosa e, quando si corre troppo, ci vuole uno strattone di freni.

Anche qui diciamo delle cifre, perché sono sempre soltanto le cifre che contano.

Un giornale parlava di eccesso di multe; ma quante sono, in sostanza, queste multe?

Nel 1957, su 6.000 operai presenti, le multe furono mille, il che corrisponde a tre multe al giorno in media.

Ritengo che nessuno possa affermare che tre multe al giorno, su 6000 operai presenti costituiscono qualcosa di straordinario e di eccezionale.

Se poi andiamo a vedere le ragioni di queste multe troviamo:

Addormentati sul lavoro: 215; è un fatto che non è soggetto a contestazione;

mancata timbratura del cartellino di presenza: 178; anche questa è una piccola negligenza, ma non è soggetta a contestazioni, per cui la fiscalità dei guardiani non c'entra per niente;

assenze ingiustificate: 82;

Ci sono poi le negligenze sul lavoro e le infrazioni alle norme sulle biciclette. Infine vi sono 81 multe per non osservanza delle norme sulla sicurezza.

Ripeto, che queste cifre, - 3 multe al giorno su 6.000 operai presenti, - non danno l'impressione di fiscalità e di ferocia verso la massa operaia.

Ma ho fatto di più; avendo avuto queste cifre, mi sono rivolto a parecchie persone, parenti ed operai, operai e capi, chiedendo loro se, di queste 1.000 multe, sapevano indicarmene 20, 30 o 40 che fossero ingiuste.

Vi assicuro che non ho mai trovato nessuno che sia riuscito ad indicare più di due multe ed ancora vi è da discutere se la multa non fosse meritata.

Alla "Cogn " vi è, indubbiamente, più disciplina di una volta, ma io non riesco a trovare in queste cifre alcuna documentazione di una situazione di oppressione, così come è stato qui detto.

Se, però, qualcuno ha degli ulteriori elementi li faccia conoscere.

D'altra parte il problema è in certo senso superato per il futuro, ed anche un po' per il passato, perché, grazie alla mediazione del Presidente della Giunta, Bondaz, è chiaro che non soltanto tutto per il futuro è soggetto a riesame in sede amichevole o di Commissione Interna, ma anche per il passato.

Io credo di essere stato forse un po' breve, ma ulteriori spiegazioni possono essere date soltanto quando vengano segnalati dei dati specifici e sempreché, evidentemente, non si vada a rinvangare quanto abbiamo già discusso in questa aula circa due anni or sono a proposito del caso Meneguzzi, perché non si può polarizzare la discussione dopo 15 o 16 mesi, citando sempre due casi già ampiamente discussi e chiariti".

Il Consigliere MANGANONI dichiara quanto segue:

"Cercherò di limitare il mio intervento e di essere breve.

Rispondo, anzitutto, al Presidente della Giunta, Bondaz, osservando che ho trovato davvero ammirevole la sua autodifesa circa la questione della esclusione della CGIL dalle trattative.

Ho già avuto occasione, altre volte, di rilevare che il Presidente della Giunta è abilissimo nel dimostrare che quello che è bianco è nero e viceversa.

Non intendo più entrare nel merito dell'argomento; desidero, però, fare notare che, mentre nelle trattative fra la parte padronale ed i lavoratori, - svolte con l'opera mediatrice del Presidente della Giunta -, era rappresentata soltanto la minoranza dei lavoratori, gli accordi che ne sono scaturiti interessano, di fatto, tutti i dipendenti della Società Cogne.

Nelle trattative avrebbero dovuto, quindi, essere rappresentati, se non tutti i lavoratori attraverso le varie Associazioni sindacali, quanto meno il 50,1 per cento delle maestranze, ciò che non è avvenuto, poiché i due Sindacati presenti non rappresentavano il 50 per cento dei lavoratori, mentre l'organismo sindacale che rappresenta oltre il 50 per cento dei lavoratori ne è stato escluso. Questo per quanto riguarda la questione della esclusione.

Veniamo ora alla sostanza degli accordi: "mezz'ora alla settimana".

Io definisco irrisorio questo miglioramento perché, da un anno a questa parte, l'aumento del costo della vita è, secondo le statistiche ufficiali, dell'8 per cento, mentre buona parte dei lavoratori ha avuto la busta paga ridotta in questi ultimi anni nella misura da 2.000 fino a 10 mila lire al mese.

Pertanto, si deve riconoscere che non esagero definendo irrisorio il miglioramento conseguito.

Sulla questione dei "rapporti umani" il Presidente della Giunta ha ottenuto dalla Società Cogne l'impegno di esaminare e di discutere con le Commissioni Interne ogni "caso o situazione individuale segnalato".

È deplorevole che si sia reso necessario l'intervento del Presidente della Giunta per convincere la "Cogne" ad accettare di discutere con le Commissioni Interne i singoli casi o situazioni individuali segnalati come contrari alle norme di leggi o di contratti vigenti.

Comunque, è già qualcosa, però non è tutto: rimane da affrontare il problema più grave, che è quello della situazione generale della "Cogne", cioè l'ambiente della "Cogne".

Qui lascio la parola al giornale del Sindacato della CISL, senza ribadire quanto già ho detto ieri mattina. Dice la CISL, riferendosi alla Direzione della "Cogne"

""È la forma di prepotenza che usa contro i lavoratori; è l'obbligare il lavoratore ad un ritmo di lavoro alle volte insopportabile" (- quindi, Ingegnere Pasquali, non è che si dorma alla "Cogne", perché, dormendo, non si subisce un ritmo di lavoro insopportabile -) "è in definitiva l'atmosfera di timore, se non di terrore, che la Direzione ha voluto creare nell'ambiente di lavoro".

"L'altro grosso problema è quello del guardianaggio; sarebbe molto meglio che la disciplina fosse curata esclusivamente dai capi-operai.

Quel nugolo di guardiani che gironzola nello stabilimento rende l'azienda poco dissimile ad una prigione"".

Mi permetto ancora di leggere quest'altra parte del giornale del Sindacato CISL:

""Si ricorrerà, per risolvere il problema dei rapporti umani, anche per dimostrare agli increduli quanto incauti alti dirigenti della "Cogne" che le cose, appunto in materia di rapporti umani, stanno in modo ben diverso da come vengono loro descritte dagli informatori interessati"".

Veniamo ora alla relazione del Vice Presidente, Pasquali, sulla situazione economica, relazione, che è stata, a mio avviso, troppo succinta.

Non intendo porre in dubbio le cifre statistiche riferite dall'ingegner Pasquali concernenti le paghe percepite dagli operai nel 1957 e nei primi sette mesi del 1958; ma la verità è che, in effetti, le paghe degli operai sono diminuite di diverse migliaia di lire in questi ultimi anni e, pertanto, l'operaio dice che sono una bella cosa le statistiche, ma che, però, la sua busta-paga contrasta con le cifre delle statistiche.

Concludo, ribadendo l'invito al Presidente della Giunta, Bondaz, di proseguire nella sua opera di mediazione e al Vice Presidente, Pasquali, (- che voglio sperare sia già intervenuto presso la "Cogne" per porre termine a questa situazione -), di continuare nella sua opera di interessamento in favore delle maestranze.

Posso anche ammettere una attenuante per la questione economica riferendomi al quadro tracciato dal Vice Presidente, Pasquali, relativamente alla crisi che incombe attualmente in Europa sull'industria e, particolarmente, su quella metallurgica, sebbene gli operai che ne subiscono le conseguenze non ne abbiano alcuna colpa; ma non vi è, invece, alcuna attenuante per il problema dei rapporti umani sul quale la crisi generale dell'industria non c'entra.

La questione dei rapporti umani non è di difficile soluzione: occorre soltanto che la Direzione della "Cogne" modifichi il suo sistema e metta termine alla situazione generale ed all'ambiente di lavoro definito "simile ad una prigione" dal giornale della CISL".

Il Consiglio prende atto.

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