Oggetto del Consiglio n. 54 del 1° luglio 1968 - Verbale
OGGETTO N. 54/68 - Dichiarazioni del Presidente della Giunta.
Il Presidente, MONTESANO, dichiara aperta la discussione sull'oggetto iscritto all'ordine del giorno dell'attuale adunanza consiliare concernente: "Comunicazioni del Presidente della Giunta"; dà quindi la parola al Presidente della Giunta.
Bionaz, Presidente della Giunta. - Signor Presidente, Signori Consiglieri, Onorevoli Parlamentari,
in questo inizio di legislatura, che vede la riconferma senza equivoci da parte dell'elettorato valdostano della propria fiducia alla formula di Centro-sinistra che già ha governato la Regione dal 1 giugno 1966 fino alla scadenza del precedente mandato, mi sembra doveroso innanzi tutto assicurare il Popolo valdostano che le sue aspettative troveranno, da parte mia e della Giunta che presiedo, la dovuta rispondenza nelle azioni che stiamo avviando speditamente per realizzare quei nostri propositi che hanno riscosso così chiari consensi nel recente interrogatorio delle urne.
Non penso sia il caso di raccogliere il rilievo che ci è stato mosso per aver ritardato la formazione della Giunta; l'Amministrazione Regionale ha ugualmente funzionato e, direi, anche alacremente con il ritmo impresso recentemente all'attività pubblica di cui va dato atto con encomio a tutti i servizi regionali, che non hanno conosciuto neppure la sosta della parentesi elettorale.
I Partiti e Movimenti che compongono organicamente la formula di governo regionale in carica da pochi giorni hanno esaminato coscienziosamente e responsabilmente le linee di azione che dovranno essere seguite nei prossimi anni ed hanno, alla luce delle recenti esperienze, ma soprattutto considerando le esigenze e le necessità immediate e quelle in prospettiva della popolazione valdostana, concretato un programma che sarà, con l'aiuto della Provvidenza, fedelmente seguito con volontà di realizzarlo con fermezza di impegno e con metodica decisione.
La nostra Valle, come del resto il nostro Paese - e non solo il nostro - debbono affrontare problemi che non consentono dilazioni, siano essi problemi sociali, economici o spirituali. Vorrei dire che questi ultimi problemi, quelli spirituali, contrariamente a quanto può apparire, sono i più delicati e non i meno urgenti: spiritualità vuol dire istruzione, insegnamento, cultura, tradizioni, elementi che danno alla gioventù inquietudini anche giustificate, il cui tumultuoso prorompere è il più delle volte caratteristica della spontaneità giovanile.
Anche in questa direzione, e specialmente in questa, bisognerà muoversi con visuali moderne e con apertura di idee, rendendoci conto che, dal modo col quale imposteremo questo delicato problema dell'educazione della gioventù, può dipendere la maggiore o minore fortuna del nostro sviluppo sociale ed economico. Insomma, le nostre esperienze e la nostra volontà debbono articolarsi armonicamente con lo slancio di coloro che si affacciano al mondo della scienza, del lavoro e della tecnica con l'invidiabile ed insostituibile ricchezza dell'energia e del vigore giovanili.
Soltanto con questa armonia sarà possibile incidere positivamente, specialmente in quei settori più tradizionali della nostra economia che esigono radicali trasformazioni come, per esempio, l'agricoltura, ove la "routine" dei vecchi sistemi produttivi non può continuare se vogliamo salvare ciò che ancora può e deve essere salvato di questa attività, in questa Valle che è stata definita, grazie alle nostre colture di montagna, un'oasi di smeraldo nel cuore delle Alpi.
E quanto si dice per l'agricoltura vale anche per certi settori dell'industria, dello stesso turismo e dell'artigianato.
Tutto ciò, evidentemente, nella chiara impostazione che ammodernamento e rinnovo non significano né ripudio né rinuncia e nulla di tutto ciò che storia, arte, tradizioni hanno profuso così abbondantemente nella nostra Valle, arricchendola di tesori materiali e di particolarismi umani che nessuna conquista o progresso può sostituire.
Vorrei, insomma, che il benessere al quale tendiamo si possa raggiungere valorizzando tutto ciò che è patrimonio spirituale dei Valdostani, difeso attraverso i secoli a prezzo di duri sacrifici e prove commoventi di elevazione morale.
Si tratta, quindi, di scegliere metodi e sistemi.
Sarà perciò indispensabile una oculata programmazione, la quale non può e non deve confondersi con la pianificazione. La programmazione significa integrazione tra varie esperienze, tra obiettivi da raggiungere, loro priorità e mezzi a disposizione, collaborazione tra promotori, imprenditori ed esecutori.
Anche se siamo poco più di 100.000 abitanti in Valle d'Aosta, questo strumento della programmazione si rivela sempre più necessario ed attuale. Ecco perché, come dirò poi, a questo problema la Coalizione proporrà al Consiglio una soluzione più globale.
Ovviamente, a queste considerazioni preliminari è da anteporre in primis, anche se viene qui collocato, l'obiettivo irrinunciabile dell'applicazione dello Statuto regionale. A me sembra che, anche da parte degli Organi dello Stato, si sia manifestata recentemente maggiore comprensione e disponibilità per questi adempimenti costituzionali ancora in sospeso: il nostro compito sarà comunque quello di svolgere tutta l'azione la più appropriata e tenace per raggiungere questo traguardo e rimuovere questo motivo di contrasto che certamente non giova all'armonia dei rapporti fra lo Stato e la Regione.
Fatte queste doverose premesse dò lettura dell'accordo politico-programmatico per la prossima legislatura regionale, concordato tra il Partito della Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Unificato ed il Movimento del Rassemblement Valdôtain.
Accordo politico-programmatico tra D. C. - P. S. U. - Rassemblement Valdôtain.
I Partiti della Democrazia Cristiana e Socialista ed il Movimento del Rassemblement Valdôtain, consapevoli delle esigenze di progresso civile, economico e sociale che animano il Popolo valdostano, interpretando correttamente il risultato elettorale del 21 aprile, pur nella loro piena autonomia ideologica e nella diversità di tradizioni, ispirazioni ed esperienza politica, assumono impegno per la costituzione di un governo regionale di centro-sinistra con la partecipazione organica del Movimento del Rassemblement Valdôtain.
A questo proposito, per la futura azione di governo, concordano sui seguenti obiettivi generali:
1) intransigente difesa della democrazia e della libertà di ciascuno e di tutti, quale presupposto indispensabile a qualunque azione di governo;
2) potenziare l'Autonomia regionale intesa in senso creativo come regime di autogoverno del Popolo Valdostano attraverso la realizzazione dello Statuto speciale e del suo spirito;
3) garantire uno sviluppo civile e culturale adeguato alle nuove generazioni, avendo soprattutto di mira l'obiettivo della formazione di cittadini preparati, consapevoli delle tradizioni e aperti all'avvenire, mediante una moderna politica scolastica;
4) favorire l'aumento del tasso di sviluppo del reddito e superare gli squilibri sociali, settoriali e territoriali con una equilibrata politica di investimenti;
5) garantire un livello più elevato di sicurezza sociale mediante il potenziamento degli strumenti esistenti e con la creazione di nuovi servizi sociali.
Coerentemente con quanto esposto, per il punto n. 2 la Coalizione ritiene necessario svolgere due tipi di azione:
La prima, rivolta verso lo Stato, per fare sì che gli obblighi costituzionali sanciti dallo Statuto speciale diventino concreta ed operante realtà (Zona Franca, revisione del riparto fiscale, trasferimento dei beni patrimoniali e demaniali dallo Stato alla Regione ed acque pubbliche).
La Coalizione, pur non avendo raggiunto un accordo circa la soluzione del problema sulla Scuola e ferma restando la vigente legislazione in materia, si impegna di affrontarlo e di prospettarlo entro il corrente anno.
Il problema sarà comunque risolto nel pieno rispetto dello Statuto speciale, delle prerogative della Regione e dei diritti della classe insegnante.
La seconda, nell'esercizio di tutti i poteri che lo Statuto speciale ci conferisce per il raggiungimento di un completo, moderno ed avanzato ordinamento autonomistico.
Per quanto riguarda il quarto punto, si ritiene che, per aumentare lo sviluppo economico-sociale della Regione, occorra per il prossimo quadriennio aumentare il tasso di sviluppo con cospicui incrementi di produttività nel settore rurale dell'economia e con incrementi di occupazione e di produttività nei settori non rurali dell'economia. Tali obiettivi si potranno raggiungere alla condizione che il settore extra- agricolo possa assorbire l'incremento delle nuove forze di lavoro.
Nei riguardi delle più importanti attività economiche, la Coalizione si propone:
INDUSTRIA:
Favorire, mediante una più cospicua incentivazione, la politica di nuovi insediamenti industriali e di ammodernamento di quelli esistenti.
Migliorare le provvidenze a favore delle categorie economiche industriali, commerciali e artigianali.
Per la Società Nazionale "Cogne", la Regione esplicherà la propria azione presso gli organi competenti per ottenere l'incremento della produzione e della occupazione, avendo di mira l'obiettivo della trasformazione del prodotto grezzo in loco ed il miglioramento della condizione dei lavoratori all'interno dell'azienda.
TURISMO:
Favorire il potenziamento ed il miglioramento delle attrezzature alberghiere, la creazione di villaggi turistici e delle infrastrutture turistiche.
La Regione svilupperà ogni possibile azione per ottenere l'assegnazione delle Olimpiadi Invernali del 1976.
AGRICOLTURA:
Interventi a breve termine: organizzazione del servizio di assistenza tecnico-economico-sociale per favorire la qualificazione degli operatori agricoli, l'incremento qualitativo e quantitativo delle produzioni, l'organizzazione di mercato, l'organizzazione cooperativistica e lattiero-casearia e l'elevazione sociale della categoria.
Interventi a lungo termine: sperimentazione di riaccorpamento fondiario; piano economico forestale, riorganizzazione delle aziende silvo-pastorali.
INFRASTRUTTURE FISICHE E SOCIALI:
Piano regionale di acquedotti e fognature. Completamento della viabilità regionale. Adeguamento dell'edilizia scolastica, delle attrezzature culturali e ricreative e potenziamento degli impianti sportivi. Potenziamento delle attrezzature sanitarie e ospedaliere.
Per raggiungere gli obiettivi generali indicati, la Coalizione ritiene di assumere, come documento di base, la bozza del piano di sviluppo predisposta dagli organi della Programmazione regionale, da sottoporre al più presto all'esame ed all'approvazione del Consiglio Regionale.
Ritiene, altresì, necessaria la creazione dei seguenti nuovi strumenti:
1) Legge urbanistica regionale;
2) Istituto finanziario regionale;
3) Ente regionale per il Commercio, l'Industria e l'Agricoltura;
4) creazione del nuovo Assessorato per la Programmazione e l'Urbanistica.
Non ritengo opportuno illustrare oggi i criteri e le ragioni che hanno indotto il Centro-sinistra ad assumere la decisione di dotare la Regione di questi ultimi quattro strumenti di lavoro e di sviluppo, in quanto, per primo, la loro necessità appare evidente ed urgente; secondo: alla presentazione dei relativi progetti di legge potrà farsi luogo ad un più approfondito dibattito.
Prima di concludere le mie comunicazioni, vorrei, se me lo consente il Signor Presidente, brevemente rispondere ad alcuni interventi dell'opposizione nel corso dell'ultima seduta dell'11 giugno.
Il Consigliere Germano auspica la diminuzione della distanza fra maggioranza e minoranza, fra esecutivo che domina ed il Consiglio che registra.
La distanza tra maggioranza e minoranza è certo più attinente al metodo che alla sostanza della discussione. Se il metodo adottato da voi nel passato cambierà, ed i risultati di tale metodo li avete scontati, posso assicurare che sulla sostanza e sulle soluzioni da proporre ai problemi concreti non vi potranno essere distanze preconcette.
Agli amici Ramera, nostro Capo Gruppo, e Milanesio, Capo Gruppo del P.S.U., i quali nel propormi per l'incarico che ricopro hanno avuto espressioni di apprezzamento per la mia passata attività e per la significativa indicazione non solo dei Partiti, ma dello stesso elettorato, ringraziandoli, rispondo che il merito dei risultati raggiunti non è solo mio, ma di tutta la Giunta, ed anche di quei Partiti e Movimenti che ci hanno appoggiati. Sono spiacente di non poter associare a questo riconoscimento l'opposizione union-comunista, che ci ha fino all'ultimo giorno negato il proprio riconoscimento alla nostra investitura.
Quanto al Consigliere Chamonin, Capo Gruppo del Rassemblement Valdôtain, spero di non deludere le sue speranze di trovare in me un buon difensore della causa valdostana.
Il Consigliere Tonino deve rassicurarsi che i risultati delle elezioni del 21 aprile non hanno messo in pericolo l'autonomia valdostana, che non ne sentirà quella brusca frenata che lui teme. Gli vorrei dire che il pericolo l'autonomia valdostana lo ha corso seriamente nella primavera del 1966. Quanto alla frenata, ci auguriamo che sia come quella dell'aumento dei contingenti, dell'aumento del bilancio e delle provvidenze per la "Cogne".
Non accetto, evidentemente, l'accusa di antiregionalismo per la D.C.. Se non ci fosse stata la D.C., l'autonomia valdostana sarebbe ancora di là da venire. Quando però il rilievo viene da voi, mi consenta, Consigliere Tonino, vi si potrebbe ricordare la sorte degli Stati Baltici o, se preferite, quella del Tibet, Stato vicino alla Cina di Mao.
Lei mi ha censurato per l'incarico di Amministratore della "Cogne" che mi impedirebbe di svolgere le mie funzioni prefettizie in caso di agitazioni in quello Stabilimento, funzioni che potrebbero esigere di fare intervenire la forza pubblica - come in Francia - ha detto lei. Ho accettato senza averlo sollecitato l'incarico di Amministratore della "Cogne", ritenendo che potesse essere utile all'Azienda ed alla Regione. Sappiate, comunque, che non ricoprirò quella funzione un solo giorno più del necessario.
Da parte mia però, non ho mai neppure pensato all'eventualità di un intervento della forza pubblica nello Stabilimento Cogne e non penso che ciò abbia da rendersi necessario. Quanto all'esempio della Francia da lei invocato, penso che gli ultimi avvenimenti di colà possano utilmente suggerirle qualche meditazione.
Per quel che concerne i problemi dell'agricoltura, del turismo, della pretesa trascuratezza di cui sarebbe oggetto la bassa Valle, della crisi provocata dall'autostrada, dell'Ospedale in bassa Valle e della Zona Franca, mi pare che lei stia facendo un anticipato processo alle intenzioni della Giunta, ripetendo critiche destituite di ogni fondamento.
Al Consigliere Manganoni, che lamentava l'esclusione dalle Commissioni consiliari, vorrei suggerire di recitare il mea culpa per aver voluto rifugiarsi per sei mesi sull'Aventino.
Non si preoccupi poi per i nostri cedimenti di fronte al potere centrale: non vi è stato e non vi sarà alcun cedimento.
Il Comm. Pedrini si duole di avere appreso dai giornali le vicende delle trattative per la formazione della Giunta. Il Consigliere Pedrini, che, tra l'altro, è assente e che fa anche il giornalista, sa quanto i giornalisti sono curiosi e pieni di iniziative e come si divertono a mettere in orgasmo chi legge i loro fogli.
Il Consigliere Caveri si è dimostrato il più incorreggibile e lo dico senza cattiveria. Alla sua polemica risponderò punto per punto:
1) per ovviare ai pericoli della legge Codignola-Borghi sulla Scuola, vi era un rimedio che voi non avete adottato e, cioè, mettere in esecuzione la legge regionale 21.4.1959 n. 3, che il Consiglio aveva votato all'unanimità.
2) Per quanto riguarda le trasmissioni televisive francesi, lei sa che non dipende da noi, bensì anche dai francesi.
3) Zona Franca: son d'accordo che è oggi un problema europeo, ma quando non lo era, quando i Trattati di Roma ancora non potevano rappresentare un ostacolo, cosa avete fatto voi? Quanto tempo si è perso? Se non altro, noi abbiamo almeno ottenuto l'aumento dei contingenti, senza pregiudicare il problema nelle sue soluzioni possibili ed auspicabili.
4) Secondo lei, la Presidenza della "Cogne" al Signor Froio, con le fantasticherie di trattamenti iperbolici che non esistono, sarebbe un esempio di corruzione e di ricatto per la continuazione del Centro-sinistra. Ma allora vorrei chiederle: cosa avete dato voi, a suo tempo, a questo Signore per averlo vostro alleato? La verità è che il Partito Socialista ha operato una scelta politica senza ricatti e senza ricompense, scelta rivelatasi utile e positiva; non si può dire altrettanto delle vostre scelte, che vi hanno procurato i risultati che ben conoscete.
5) Non posso che essere d'accordo con lei, Consigliere Caveri, nell'affermare il diritto dei Valdostani al lavoro, sulle difficoltà che la nostra zootecnia e la nostra industria lattiero-casearia possono incontrare con la caduta dei dazi doganali nel MEC.
Sono problemi che esigono iniziative coraggiose e che certo non si risolvono mettendosi in eterna antitesi e polemica con gli organi dello Stato con i quali ritengo sia più utile ricercare soluzioni di accordo, come per esempio per la tutela internazionale dei nostri prodotti tipici, procedura a suo tempo lasciata nel dimenticatoio.
6) Non posso concordare sul parere negativo alla creazione del nuovo Assessorato alla Programmazione, che a nostro avviso dovrebbe occuparsi anche del settore urbanistico, per il solo fatto che siamo soltanto 100.000 abitanti.
Proprio perché siamo così pochi non possiamo permetterci di perdere il nostro tempo, di andare avanti alla cieca, fidandoci delle nostre modeste esperienze e cognizioni, e di sprecare i nostri mezzi senza adeguati criteri distributivi.
Si tratta di due settori in pieno sviluppo ed in fase di convulso assestamento, per i quali una più precisa e qualificata responsabilità mi sembra più che giustificata.
Vorrei concludere questa mia prima esposizione rivolgendo un augurale saluto al Presidente del Consiglio dei Ministri e a tutti i membri del Governo, nella fiducia che i diritti, le prerogative e le necessità della Valle d'Aosta trovino in essi giusta considerazione e comprensiva attenzione.
Rivolgo pure il mio saluto e quello della Giunta alla Commissione di Coordinamento della Valle d'Aosta e, particolarmente, al suo Presidente, Prefetto Gerlini, al quale esprimo il nostro apprezzamento per la ottima collaborazione dataci nello svolgimento della delicata funzione di controllo; così come a tutte le Autorità Religiose, Civili e Militari della Regione e, particolarmente, al Questore Dr. Perris ed agli organi di Polizia, al Comandante l'Arma dei Carabinieri, Col. Rossetti, unitamente a tutti i quadri dell'Arma, dei quali intendo sottolineare la cortese collaborazione e la cordialità dei rapporti.
Il saluto più cordiale mio e della Giunta vada infine ai funzionari e dipendenti della Regione, dei quali è doveroso riconoscere l'attaccamento al dovere, il senso di responsabilità e la volontà di servire l'Amministrazione con impegno e fedeltà.
A lei, Signor Presidente, ai Parlamentari della Valle, all'Ufficio di Presidenza, a tutti voi, Consiglieri regionali, rivolgo in questo inizio di legislatura l'invito sincero e vivo di accogliere da parte mia e della Giunta, i voti augurali di fecondo impegno, di buon lavoro, di fattiva collaborazione con l'esecutivo, nell'unico ed esclusivo interesse dell'intera collettività valdostana, alla quale dedicheremo in questi prossimi anni, con amore e passione, le nostre fatiche ed il nostro sapere.
Caveri (U.V.) - Mes remarques sur les déclarations du Président de la Junte ne seront pas très longues, pour la simple raison que le discours de Monsieur Bionaz a été très générique. Par conséquent, je me limiterai à répondre à certaines inexactitudes, qui sont plus que des inexactitudes en certains cas, comme pour la question de la télévision, où on a présenté une situation différente de la réalité, tout en sachant très bien quelle est cette réalité.
Avant tout, je dois constater que dans ces communications on ne parle pas même, si j'ai bien fait attention, des droits minoritaires de la population valdôtaine. Cela, d'autre part, ne nous étonne pas.
Nous avons dit le 21 mai, et nous le répétons, d'être contraires à la création d'un huitième Assessorat, de l'Assessorat à la Programmation, dont il n'y a aucune nécessité. La nécessité découle tout simplement de trouver une compensation, de trouver une pierre d'échange, une monnaie d'échange, dans le marché des vaches qui a eu lieu, de manière que la création de l'Assessorat de la Programmation n'a comme but que de donner une fiche de consolation à quelqu'un qui avait été exclu de la Junte Régionale actuelle. Pour une population de 100.000 habitants, huit membres de la Junte sont vraiment trop et il aurait été sage de ne pas créer le huitième Assessorat, parce qu'on pouvait très bien assigner le service de la programmation à un Assesseur.
Nous faisons nos réserves, très préoccupés, sur la question de l'Institut Financier et nous nous réservons de dire quels sont les motifs de notre position lorsque on discutera de ce problème. Nous savons très bien que, aussi en cette question, il ne s'agit que de la création d'un "carrozzone" de sous-gouvernement, afin de donner à un Conseiller régional connu, auquel, dans le jeu, dans le marché des vaches, on n'a pu trouver un Assessorat, la Présidence de cet Institut Financier. Il s'agit d'un Conseiller régional très bien connu pour ses qualités d'escaladeur. On dispute souvent de l'escalation des Américains, en parlant du Vietnam; mais, en matière d'escalation personnelle, il y a quelqu'un qui donne des points même aux Américains.
Pour ce qui est de la Chambre de Commerce, nous sommes nettement contraires à la création de la Chambre de Commerce. Ceux qui proposent la création d'une Chambre de Commerce à Aoste ne se rendent pas compte que ceci c'est un bis de la Codignola-Borghi, parce que, comme la Codignola-Borghi, si elle était réalisée, supprimerait la compétence de l'Assesseur à l'Instruction Publique, la création de la Chambre de Commerce enlèverait la compétence à l'Assesseur à l'Industrie et Commerce.
Et, alors, continuons, continuons en avant! Enlevons la compétence pour l'école, enlevons à l'Industrie et Commerce une partie de ses compétences. Allant en avant, nous pourrons faire d'autres choses, nous pourrons enlever à l'Assesseur à l'Agriculture et Forêts ses compétences et ainsi de suite. Et, à la fin, nous resterons avec une poignée de mouches en main.
Mais là où Monsieur Bionaz a dit des choses inexactes c'est surtout sur la question de la télévision française. Quand je parle de télévision française, je voudrais plutôt dire la télévision en langue française, de manière que déjà le 21 mai je parlais soit de télévision française, soit de télévision suisse en langue française.
Or, Monsieur Bionaz a eu le toupet - et en fait de toupet il n'y a aucun qui peut le battre - il a eu le toupet de dire que pour la télévision "dipende anche dai francesi". Eh bien! c'est faux, parce que les français ont fait tout ce qui était nécessaire pour que la télévision française rayonnât en Vallée d'Aoste, ayant fait des installations à la pointe Helbronner qui ont coûté des sommes considérables.
Mais, si l'on veut que les programmes télévisifs français ne soient pas seulement reçus à Courmayeur et dans une partie de la Commune de Morgex, il faut que non pas "i francesi", comme dit Bionaz, mais les Autorités italiennes permettent l'installation de répéteurs en certains points de la Vallée d'Aoste qui ont été déjà étudiés et indiqués. Cependant, quand Monsieur Gianni Granzotto a su qu'on voulait installer de répéteurs en Vallée d'Aoste, Monsieur Granzotto, qui n'est pas un français (il ne résulte pas qu'il le soit, à moins qu'il ait pris la nationalité française en cachette, comme Sophia Loren), a eu peur et s'est adressé à un haut personnage italien, che non si nomina, parce que, maintenant, il est de mode de ne pas nommer certains hauts personnages vu qu'ils sont irresponsables, non pas en sens de morale ou de psychologie ou de quoi, mais vis-à-vis de la Constitution italienne. Eh bien! ce haut personnage s'est adressé à Monsieur Fanfani, qui était alors Ministre des Affaires Etrangères, et Monsieur Fanfani, en sa qualité de Ministre des Affaires Etrangères, a envoyé une note à l'Ambassadeur français à Rome.
Dans cette note on disait que l'installation de répéteurs de la télévision française en Vallée d'Aoste constituerait une violation du Traité de Stockholm; et cette note a été transmise au Gouvernement Français, qui a repoussé la note en disant que le Traité de Stockholm n'y entrait pour rien et n'avait aucun rapport avec la question de la télévision française en Vallée d'Aoste.
De manière que les Autorités française ont fait tout ce qui était de leur compétence et ce sont les Autorités italiennes qui ont interdit l'installation de répéteurs de la télévision française en Vallée d'Aoste.
C'est ça la vérité, que nous avions déjà pu dire lorsque nous avions présenté une motion qui avait été approuvée à l'unanimité par tout le Conseil. Déjà alors nous aurions pu relever ces choses, parce que nous en étions déjà à connaissance, mais nous n'avons pas parlé de ces questions polémiques de politique internationale, parce que nous ne voulions pas nuire à la question et nous ne voulions pas que quelqu'un puisse dire: "Vous êtes venus faire de la polémique".
Maintenant, devant les étonnantes, renversées déclarations en mauvaise foi de Monsieur Bionaz, qui dit que ça dépend des Autorités françaises aussi, qui ont fait tout ce qu'il fallait faire, tandis que ce ne sont que les Autorités italiennes qui ne veulent pas, qui ne permettent pas, qui ont fait et continuent à faire tout le possible pour empêcher la diffusion de la télévision française en Vallée d'Aoste, devant un toupet de ce genre, devant une telle mauvaise foi, on a été forcé de faire une mise à point.
Je ne parle pas d'autres questions, parce que je pense qu'au fur et à mesure que nous devrons nous occuper des différents problèmes, pendant ces quatre années, nous aurons amplement l'occasion de développer nos thèses selon l'intérêt de la population valdôtaine et de 1'Administration Régionale.
Manganoni (P.C.I.) - Non voglio entrare nel merito delle dichiarazioni del Presidente, perché questo, a nome del nostro Gruppo, lo farà il Consigliere Germano.
Voglio solo trattare, brevissimamente, due questioni. Il Presidente della Giunta ha detto che, se abbiamo l'Autonomia, lo dobbiamo alla Democrazia Cristiana. Ora, questa mania di voler monopolizzare tutto, di attribuirsi tutti i meriti anche quando non li si ha, appartiene purtroppo a un sistema che noi ben conosciamo e che è specificatamente democristiano.
Io vi preciserò che questo non è esatto, perché l'Assemblea Costituente, quando approvò lo Statuto speciale per la Valle d'Aosta, era presieduta dal comunista Compagno Terracini; vi preciserò che lo Statuto speciale per la Valle d'Aosta ha avuto i voti favorevoli di tutti i costituenti comunisti e che è firmato dal Guardasigilli di allora, On. le Togliatti.
Pertanto non si venga a dire: tutto merito della Democrazia Cristiana. La Democrazia Cristiana ha i suoi meriti, per aver approvato il nostro Statuto; però altrettanti meriti hanno anche gli altri raggruppamenti politici, ed in particolare il raggruppamento comunista. Se noi, infatti, dovessimo andare a rileggere i verbali di quelle sedute, vedremmo che un contributo notevole è stato dato anche dai costituenti del Partito Comunista.
Sulla restante parte delle dichiarazioni del Presidente della Giunta voglio fare un parallelo; voglio richiamarmi alle dichiarazioni programmatiche fatte dal Presidente della Giunta, che era già l'Avv. Bionaz, circa due anni fa e, precisamente, il 31 maggio 1966. Ebbene, il programma enunciato in quell'occasione era un programma che poteva anche avere il nostro appoggio, se non nel suo insieme, su buona parte.
Però come è stato realizzato questo programma? Vediamone alcuni punti.
Trasferimento alla Regione dei residui beni demaniali e patrimoniali dello Stato: oggi il Presidente della Giunta si è sentito in dovere di ripetere questo punto; il che dimostra che non è stato realizzato, altrimenti non lo avrebbe ripetuto oggi.
Attuazione del regime di zona franca: nulla è stato fatto.
Revisione in aumento delle quote di tributi erariali da assegnare alla Regione sulla base del 75% delle entrate complessive. A questo proposito vorrei far osservare che nelle dichiarazioni del 31 luglio 1966, il Presidente della Giunta aveva accennato al 75%, mentre nelle dichiarazioni di oggi, il Presidente della Giunta, se ha accennato alla revisione del riparto fiscale fra lo Stato e la Regione, ha però omesso di ribadire questo 75%. Ora, io ritengo che sarebbe bene che egli precisasse se è ancora del parere che in tale materia la spettanza della Valle d'Aosta sia del 75% o no, cioè o di meno o di più.
Al punto tre di questo decalogo si prevedeva la nuova legislazione sulla Scuola, problema che oggi ha ribadito di affrontare entro la fine dell'anno.
Impegno del Governo per l'intervento finanziario a favore della Società Nazionale Cogne. Se stiamo a quanto dicono gli alti esponenti della Cogne, nessuno di questi promessi e sospirati miliardi, di cui non si conosce con esattezza il numero, nessuno di questi miliardi è ancora arrivato; e noi, sinceramente, ci auguriamo che arrivino presto e che siano in numero sufficiente, non solo per saldare gli attuali debiti, ma anche per consentire lo sviluppo e l'ammodernamento degli impianti della "Cogne".
Si parlava, allora, del risanamento dei bilanci comunali; si parlava degli interventi programmatici sulla base delle indicazioni risultanti dagli studi in corso. Però noi vediamo che gli interventi della Regione sono sempre fatti senza alcun piano programmatico.
Si parlava, allora, dell'approfondimento dei problemi attinenti tutti i settori economici operanti in Valle: e anche per questo vale quanto ho detto sopra.
Quindi, io mi auguro, e me lo auguro sinceramente, che le dichiarazioni programmatiche, enunciate oggi dal Presidente della Giunta, non facciano la fine che hanno fatto quelle del 31 maggio 1966. Non solo me lo auguro, ma dò assicurazione alla Giunta della nostra completa e leale collaborazione e, se sarà necessario, anche dell'incitamento e dell'azione di pungolo che svolgeremo da questi banchi, affinché le parti positive delle dichiarazioni del suo Presidente - che si prefiggono uno sviluppo delle attività economiche della Valle, con il conseguente miglioramento del tenore di vita della popolazione e, particolarmente, dei ceti meno abbienti (operai e contadini) - siano realizzate entro un termine breve o almeno ragionevole.
Germano (P.C.I.) - Signor Presidente, Signori Consiglieri, Signori Parlamentari, io chiedo venia a voi se, nell'illustrare la posizione del mio Partito, che nella travagliata recente campagna elettorale ha raccolto i voti di 13.374 valdostani, il voto di uomini, donne e giovani che non hanno ceduto alle lusinghe dei compromessi, del clientelismo e della corruzione, io chiedo venia a voi se il modo con cui si è formata questa Giunta ed anche il modo in cui sono state esposte stamattina le dichiarazioni programmatiche, mi obbliga a fare alcune considerazioni di carattere politico, che potranno forse dispiacere ad alcuni di voi, ma che sono strettamente necessarie per mettere in chiaro le nostre intenzioni.
La prima considerazione che devo fare è questa: è una strana vittoria elettorale quella che avete ottenuto, vittoria elettorale che, a suo tempo, è servita nelle elezioni nazionali per dare qualche giorno di euforia agli epigoni del Centro-sinistra (ricordo solo di passaggio quel buon articolo dell'Avanti: due più due fa cinque), euforia poi che è stata ampiamente delusa e in campo nazionale e anche in campo regionale, ad elezioni politiche avvenute, a risultati elettorali conosciuti.
Perché una strana vittoria? Perché dopo questa conclamata vittoria - che, tra parentesi, non è la vittoria del Centro-sinistra, in quanto il Rassemblement non si è mai dichiarato di centro sinistra e il Centro- sinistra dispone in realtà di soli 17 seggi su 35 - avete impiegato, dopo questa conclamata vittoria, cinquantun giorni per trovare una formula di governo. In tutti questi giorni siete passati dal Centro- sinistra con il Rassemblement, al bicolore con l'appoggio esterno dei Liberali, al monocolore con l'appoggio degli uomini di buona volontà, attraverso lunghe ed estenuanti trattative che hanno avuto per oggetto la ricerca di un accordo di legislatura.
A questo proposito, in una precedente seduta, il Consigliere Milanesio ebbe a dire: "Quindi, appunto perché noi non vogliamo che il futuro governo di Centro-sinistra, che dovrà reggere la Valle d'Aosta nei prossimi cinque anni (che sono poi quattro) sia un governo inefficiente, sia un governo approssimativo, noi riteniamo che le trattative già iniziate debbano essere condotte avanti con cura e meticolosità, per approdare ad un accordo su un programma, ad un accordo che, per noi Socialisti, vuole essere e deve essere un accordo di legislatura".
Ebbene, le dichiarazioni programmatiche di stamattina non fanno eco di questo accordo di legislatura; anzi, direi che le dichiarazioni programmatiche di stamattina dimostrano che il problema base era quello dei posti di governo e di sottogoverno. Infatti il problema che era in discussione come programma, il problema che pareva fosse l'ostacolo maggiore al raggiungimento di un accordo, il problema della Scuola, è stato congelato, fermato, non è stato risolto. Su tale problema non sono state nemmeno enunciate le posizioni di una parte o dell'altra; si è detto semplicemente che sarà risolto. . . secondo lo Statuto e secondo i diritti degli Insegnanti. Il che accontenta tutto e tutti e non risolve assolutamente nulla.
Problema dell'urbanistica: anche in questo caso si è detto che si discuterà.
Se vogliamo dare un giudizio sull'elenco, dobbiamo dire: è un elenco vasto, anche completo, se vogliamo, ma senza spiegazioni, senza tempi e senza scadenze. Il che è la caratteristica del programma; un programma senza tempi e senza scadenze non è un programma.
Ricordate che nel 1966, sotto la pressione dei fatti - come giustamente ha testé sottolineato il Consigliere Manganoni - avevate fatto un programma più preciso. Oggi invece il programma è più generico e, soprattutto, manca di qualsiasi accenno ai tempi ed alle scadenze. Quindi, è un programma che va bene per tutti, ma non qualifica proprio per niente la volontà di una maggioranza, la volontà di un gruppo. L'unica novità da registrare è che non c'è niente di cambiato; si è adottato lo stesso metodo di prima, con alcune modifiche.
Ebbene, il recente passato insegna anche qualche cosa. Il nostro schieramento, in passato, ha avuto due vittorie elettorali; noi abbiamo formato due Giunte con relativo programma e non abbiamo sentito il bisogno di creare nuovi Assessorati. Invece ogni volta che vince la Democrazia Cristiana si crea un Assessorato.
Nel 1954 c'era da sistemare la posizione del Prof. Maschio e si è creato un Assessorato; adesso si crea un altro Assessorato e si moltiplicano - e si moltiplicheranno - i posti di governo. In futuro dovremo assistere anche alla moltiplicazione dei posti di sottogoverno.
Ad ogni modo, fatte queste considerazioni e venendo alla sostanza delle cose, il Governo è fatto. Al Governo vi sono gli stessi uomini; vi è soprattutto e purtroppo, secondo noi, la stessa guida. Ma, nonostante la fittizia euforia, queste dichiarazioni programmatiche lasciano contento nessuno.
Non è contento nel suo intimo, io penso, il Rassemblement, che ha dovuto accantonare molte richieste, che ha dovuto accantonare, per esempio, il punto programmatico della Scuola, sul quale aveva detto: di qui non ci spostiamo.
Non credo sia contento il Partito Socialista Unificato, che è entrato nel Centrosinistra per realizzare l'Autonomia valdostana. Ricordo ancora le dichiarazioni dell'Assessore Colombo sui motivi dell'entrata del P.S.U. nel Governo di Centro-sinistra; ma l'Assessore Colombo, nei due anni passati, non ha visto realizzato un solo punto autonomistico, non uno. E adesso abbiamo di nuovo l'elencazione, senza l'impegno di un tempo e di una scadenza, uno per uno, di tutti questi punti.
Non credo neanche che sia contenta la sinistra della Democrazia Cristiana, che si è rafforzata, che ha portato avanti una giusta battaglia, che ha cominciato a dare dei grattacapi anche all'Avvocato Bionaz, ma che ha dovuto provvisoriamente cedere ed accantonare dei punti programmatici qualificanti.
Ha delle riserve anche il Partito Liberale Italiano, perché il Consigliere Pedrini, che aveva trattato nel 1966 per la formazione della Giunta e aveva fatto parte della maggioranza e che ha trattato anche nel 1968, con le sue assenze e i suoi interventi di nuovo tipo, dimostra di non essere molto soddisfatto, in quanto, almeno per ora, egli non è determinante.
Comunque, il Governo è fatto, ma rimane da realizzare il programma che è stato testé enunciato; restano, soprattutto, davanti a noi e davanti alla Valle d'Aosta i vari problemi, i vari punti dell'autonomia, la situazione degli operai e della industrializzazione, la situazione dei contadini e dell'entrata in funzione dei prezzi del MEC, l'entrata in funzione dei Magazzini STANDA e dei due supermercati che assilla i commercianti aostani, la situazione degli artigiani e la concorrenza industriale che a loro viene portata.
Ci sono dei problemi e ci siamo anche noi; ci sono le forze dello schieramento che ha dimostrato il 19 maggio la sua validità, il suo potere di essere un'alternativa. Il Presidente della Giunta deve tener maggiormente conto di questo.
Noi ci misureremo sui problemi e sulle cose. La nostra forza è disponibile, come abbiamo già ripetuto tante volte, qui ad Aosta e a Roma ed è disponibile non per una divisione dei posti, non per farneticazioni su operazioni milazziane. Noi siamo disponibili, come sempre, senza pretese né di prestigio di Partito né di posti, per isolare la destra; non per partecipare ad un governo, ma per risolvere i problemi.
Questa è la nostra posizione. Sono i problemi che ci assillano e che ci spingono al lavoro. Non sono gli Assessorati o i posti al Governo che ci assillano, ma i problemi dei contadini e degli operai della Valle d'Aosta. Ci preoccupano, particolarmente, i problemi della "Cogne", dati molte volte dal Presidente della Giunta come risolti e che non sono affatto risolti; i problemi della "Cogne" che, secondo noi, sono aggravati dalle rivelazioni che sono venute fuori durante la grande battaglia per la carica di Presidente, quando abbiamo appreso che la "Cogne" ha debiti per 29 miliardi di lire, che comportano più di due miliardi di interessi passivi all'anno. E questo ci preoccupa: il problema della "Cogne" che - e lo dobbiamo dire con sincerità - non si risolve con la conquista dei posti direttivi, ma si risolve con i lavoratori, con le loro lotte, con le iniziative nostre e degli Enti locali per affiancare e per appoggiare le lotte dei lavoratori.
Per questo noi continueremo la nostra opposizione, con più forza, non avendo timore di correggere, coraggiosamente, anche quanto vi è di sbagliato o vi è stato di sbagliato nella nostra azione passata. Noi porteremo avanti ancora la nostra politica unitaria per la risoluzione dei problemi della Valle d'Aosta, chiamando a raccolta tutte le forze sane, democratiche e progressiste, per riuscire a stare al passo con i tempi, che corrono più di quanto molti di noi credono.
E ripeto: questa è la nostra disponibilità sui problemi, sulle questioni; disponibilità non ha nulla a che fare col salto della quaglia o con operazioni milazziane.
La nostra opposizione, qui, in questa sede, rispecchia la realtà esistente nel Paese. Ormai nel Paese il Centro-sinistra è superato; è superato in sede di Governo nazionale, è superato in molte Giunte (ogni giorno ne abbiamo che cadono, che si rinnovano, che si modificano), è superato, soprattutto, nella questione di fondo della delimitazione della maggioranza.
Nel P.S.U. ci sono cinque correnti che si apprestano a dare battaglia al loro Congresso; di queste cinque correnti quattro sono contro la delimitazione di maggioranza. Anche la sinistra democristiana, anche forze importanti della stessa Democrazia Cristiana sono contro la delimitazione di maggioranza.
Ed è questa posizione che, secondo noi, si deve superare, con una nuova concezione del rapporto fra maggioranza e minoranza, che non è certamente la concezione dell'Avvocato Bionaz.
Mi permetta, Avvocato Bionaz, di chiederle che cosa lei intende dire quando dichiara: noi siamo disposti a guardarvi diversamente, ma voi dovete cambiare. Cosa vuol significare questo? Che noi dobbiamo dire sì, come hanno detto altri, alle cose anche non giuste che proponete?
No! Noi diremo di no alle cose non giuste e cercheremo di impedirle.
Però ci deve essere uno sguardo diverso dall'esecutivo verso il Consiglio. Un programma deve essere formato, portato avanti, realizzato raccogliendo i contributi che possono venire da tutte le parti, accettando le proposte buone per la soluzione dei vari problemi. E da parte nostra, ho detto prima, non si tratta di grande coalizione o di Repubblica conciliare o di tutte quelle fantasie che sono venute fuori; noi vogliamo, con il nostro contributo portare avanti un programma che sia un programma fatto nell'interesse della Regione e che vada, secondo la nostra opinione, nella direzione del socialismo e della pace.
Noi non lo nascondiamo; ma noi vogliamo per questo realizzare le cose e i problemi della Valle d'Aosta.
Guardate, in questo momento in cui non abbiamo più il Centro-sinistra nazionale, in campo nazionale ci troviamo di fronte ad un Governo chiamato di affari o di attesa o, da altri più maligni, come l'Espresso, Governo balneare, che rappresenta la soluzione che la destra D.C. ha adottato per sfuggire alle richieste del Partito Socialista Unificato, per non dimostrare chiaramente la sua volontà politica nell'affrontare alcune questioni che sono attese dalle masse, dalle categorie interessate e che provocano fermenti ed eccitazioni nel Paese, quali, ad esempio, e solo per citare le più importanti, la questione dei pensionati, lo Statuto dei diritti dei lavoratori, la riforma universitaria.
È volontà nostra, è volontà del Partito Socialista Unificato, è volontà del P.S.I.U.P. e delle altre forze progressiste di far pronunciare la D.C. in modo nuovo, in modo da assumersi le proprie responsabilità e da non avere alternativamente un partner su cui scaricare la responsabilità.
E io credo che anche noi in Valle d'Aosta, pur trovandoci di fronte a un Governo chiamato di Centro- sinistra, anche noi in Valle d'Aosta e nell'interesse della Valle d'Aosta, possiamo fare qualcosa. Non c'è da illudersi che in questi mesi, il Governo Leone accetti proposte per risolvere i problemi autonomistici della Valle d'Aosta; però abbiamo il Parlamento Italiano, che fa le leggi.
La stessa Democrazia Cristiana si troverà di fronte, in questo scorcio di tempo, all'approvazione della legge concernente la concessione alla Valle d'Aosta di un contributo straordinario dello Stato di lire 3 miliardi a sensi del terzo comma dello Statuto, contributo che pareggia il nostro bilancio per l'anno 1968.
Ebbene, questa legge, se sarà portata avanti, anche se importante, lascerà aperto e non risolto il problema finanziario della Regione, che è il problema di fondo per la nostra autonomia, per quest'anno e per gli anni a venire.
Proviamo a proporre tutti insieme, su un punto solo, solo sul problema finanziario, un disegno di legge che riveda la nostra situazione finanziaria secondo lo spirito del Consiglio, che si è pronunciato per un riparto fiscale sulla base del 75% dei contributi erariali. Elaboriamo questa proposta di disegno di legge per un giusto riparto fiscale, cosa che non abbiamo fatto nei precedenti due anni; che non si è voluto fare, diciamo noi, che non si poteva dare, dicono altri. Cerchiamo assieme di superare anche le difficoltà che erano sorte nel passato.
Si diceva nella passata legislatura (lo diceva l'amico Bordon) di alcuni tributi il cui gettito fuori Valle non è facilmente accertabile, il che ci provoca delle difficoltà da parte dei funzionari governativi, e così via. Ma a noi non interessa avere il 75% di riparto su tutti i tributi; a noi interessa avere l'importo equivalente. Allora, calcoliamo approssimativamente il gettito complessivo di questi tributi, escludiamoli dalla legge e portiamo l'aliquota degli altri tributi, di facile accertamento, al 78%, al 79%, all'80%, cioè a quanto corrisponde una aliquota del 75% sull'intero gettito di tutti i tributi erariali.
In questo modo, mentre noi portiamo avanti la legge del contributo statale di tre miliardi, possiamo portare avanti anche la legge per la revisione del riparto fiscale senza difficoltà, superando quelle che erano le difficoltà che gli Uffici centrali ci prospettavano. In questo modo non vi saranno più difficoltà burocratiche; quello che resta è solo la volontà politica. Se una maggioranza dei Gruppi Parlamentari delle Camere lo vuole, nel medesimo tempo si approva la legge del contributo di tre miliardi di lire, si approva anche la legge per la revisione del riparto fiscale.
Per fare questo, non ci vuole molto. Abbiamo testé ascoltato il discorso dei nostri parlamentari e noi questo discorso lo portiamo subito al concreto: portate avanti questa nostra legge.
Ho già detto ai nostri Parlamentari che il nostro Partito ha designato un membro del Comitato Direttivo della Camera, l'Avv. Spagnolli, e un membro del Comitato Direttivo del Senato, il Dr. Benedetti, per appoggiarci nelle questioni della Valle d'Aosta.
Formiamo, pertanto, una delegazione unitaria che si presenti a tutti i Gruppi Parlamentari per sottoporre loro questa proposta di legge, vediamo di formare questa maggioranza su un problema autonomistico della Valle d'Aosta, e questo sia il modo di lavorare per ristabilire l'unità dei Valdostani.
Inviamo questa legge ai 74 Sindaci dei Comuni della Valle d'Aosta, affinché la discutano nei 74 Consigli comunali ed avremo, così, l'appoggio di tutti gli Enti locali perché è interesse loro, come di tutta la Valle, che questa legge sia approvata.
Queste proposte, se accettate dalla maggioranza, ci danno la possibilità di avere una misura, un metro di giudizio su di una volontà politica autonomistica. Lasciamo da parte, se vogliamo, le beghe del passato; affrontiamo un problema e, affrontato un problema, affronteremo tutti gli altri problemi, uno dopo l'altro, come si presentano. Ma il fatto principale è di dimostrare questa volontà politica.
Quindi, a parte le polemiche che possiamo portare avanti sulle dichiarazioni programmatiche - che io definisco generiche, senza tempi e senza scadenze, anche se sono vaste, anche se contengono tutta una elencazione di cose - io dico che, per poter emettere un giudizio sulla volontà politica riguardante la realizzazione di queste dichiarazioni programmatiche, è necessario incominciare ad affrontare un problema.
Incominciamo allora ad affrontare il problema della revisione del riparto fiscale nel modo che ci porti ad incontrare minori difficoltà e se da parte di tutti c'è buona volontà, in tal caso io credo che questo problema si potrà risolvere.
Questa è la posizione del Partito Comunista.
Tonino (P.S.I.U.P.) - Signor Presidente, Signori della Giunta, Signori Consiglieri,
l'esposizione programmatica del Presidente della Giunta è stata una lunga serie di cose che posso solo definire basate sulla genericità, come diceva appunto il collega Germano, e non sulle scadenze.
Per i problemi urgenti, che riguardano in modo specifico la bassa Valle, ella non ha preso alcun impegno. Anzi, se lei mi accusa di aver fatto il processo alle intenzioni, io confermo che di fatto la bassa Valle è la grande dimenticata.
La soluzione del problema delle attrezzature sportive a me pare che sia ancora in alto mare, in quanto con la scusa del terreno troppo caro a lire 1500 al metro quadrato, non si vuole acquistare quel terreno. Per quanto riguarda la costruzione di un Ospedale per la bassa Valle, la cosa non solo non è stata portata avanti, ma addirittura è stata affossata.
Circa la questione del traforo della Mologna, che riporterebbe un po' di speranze nella bassa Valle e nelle valli laterali, la cosa è ferma da lungo tempo, anche se a tale scopo è stata formata una Commissione.
In merito all'Autostrada Quincinetto-Aosta, ella, Signor Presidente, ha voluto evitare il vero concetto da me espresso, in quanto non ho voluto dire che eravamo ciechi e che non comprendevamo che bisognava fare qualche cosa per sopperire al grave problema del traffico locale. Noi chiedevamo però che, contemporaneamente alla costruzione dell'autostrada, si fosse proceduto all'allargamento totale della Statale 26, compresa la costruzione del sottopassaggio e la soppressione del passaggio a livello di Donnaz, opere di cui da oltre due anni si discute senza sapere cosa si voglia fare, con la conseguenza che si è creata una rovina di detriti che veramente dà un misero spettacolo a chi imbocca la Valle d'Aosta.
In quanto all'accusa che io ho rivolto alla maggioranza circa l'antiautonomismo degli uomini della Democrazia Cristiana mi consenta, Signor Presidente, di sottolineare che D.C. siete voi qui, seduti a maggioranza in questo consesso, e D. C. sono coloro che da oltre vent'anni governano lo Stato Italiano. Ma i problemi dell'attuazione della zona franca sono rimasti tali. Ecco perché la mia accusa di antiautonomismo, rivolto a qualcuno della Democrazia Cristiana, trova la sua logica.
Lei, Signor Presidente, rivolto al Consigliere Avv. Caveri, ha fatto osservare che al tempo della Giunta del Leone, il Signor Froio era stato alleato dei Partiti dell'allora maggioranza ed ha chiesto che cosa a quel tempo gli avevamo dato. Niente, rispondo io. Per questo il Signor Froio ha abbandonato la nostra alleanza per passare dall'altra parte, dove lo attendeva invece la presidenza della "Cogne".
Signor Presidente, come ho detto or ora, la sua lunga esposizione è stata una esposizione fatta di parole, in linea generale e generica, senza fisse scadenze. Io mi auguro che voglia essere più chiaro in avvenire, in modo che si possa fare insieme qualche cosa di positivo.
Fosson (U.V.) - Je ne pensais pas de prendre la parole sur les déclarations faites par Monsieur le Président de la Junte, mais après les avoir entendues, je retiens nécessaire dire quelque chose.
La première constatation que, vraiment, je regrette de devoir faire, au début de cette législature, c'est que le Président de la Junte, Monsieur Bionaz, n'a pas changé de système et que c'est lui-même qui crée la polémique dans ce Conseil. Moi j'essayerai de ne pas être polémique et je répondrai objectivement à certaines questions qui ont été posées par Monsieur Bionaz.
Cependant, je voudrais vraiment l'inviter, s'il tient à la concorde du Conseil Régional, s'il pense que les Valdôtains doivent être unis (et, sur ce point, aussi le nouveau Député a lancé un appel), à ne pas créer de la polémique au sein du Conseil Régional, en touchant différents faits et en disant, sur ces différents faits, de gros mensonges (et je dis seulement de gros mensonges, pour ne pas prononcer d'autres mots que nous avons prononcés en d'autres occasions).
Nous, nous n'avions pas approuvé, nous n'avions pas reconnu la validité de la Junte issue du 1966, et nous avions déclaré ici les raisons de notre position. Toutefois, aujourd'hui, nous nous inclinons au résultat des élections et Monsieur le Conseiller Caveri, dans ses déclarations faites à l'avant dernière séance du Conseil, a dit clairement quelle était l'attitude de l'Union Valdôtaine vis-à-vis de cette législature. Nous avons affirmé que nous ne sommes pas ici pour faire de l'opposition pour l'opposition. Cependant, étant donné que nous sommes à l'opposition, c'est notre devoir de faire l'opposition ; mais, pour éclaircir davantage quelle est notre attitude dans ce Conseil, je dirai en des mots plus simples, que nous sommes prêts à donner tout l'appui nécessaire sur les faits qui intéressent la Vallée d'Aoste, qui intéressent les Valdôtains et que nous ne ferons jamais de l'opposition préconçue, parce que nous n'avons aucune intention de faire d'opposition préconçue.
Tout de même, nous demandons que, de l'autre côté aussi, l'on change système.
Pour expliquer mieux cette position, je voudrais dire que - et je ne parlerai pas ici du problème de l'école, dont pourra parler en tout cas, et avec plus de connaissance de cause, Monsieur Andrione, ni de la question de la télévision française, après la précision déjà faite par l'Avocat Caveri - je voudrais dire que Monsieur Bionaz aujourd'hui, lorsqu'il a fait ses déclarations sur le programme de la nouvelle Junte, et qu'il nous a demandé ce que nous avions fait pour la zone franche et nous a reproché d'avoir perdu du temps, Monsieur Bionaz n'a pas agi correctement, car il sait très bien que, si aujourd'hui nous n'avons pas encore la zone franche en Vallée d'Aoste, ce n'est pas de la faute ni de l'Union Valdôtaine, ni des Communistes, ni des Démochrétiens, ni des Libéraux, ni d'autres Partis, mais que c'est principalement la faute du Gouvernement central.
Moi, j'ai occupé pendant cinq ans la charge d'Assesseur à l'Industrie et Commerce et pendant ces cinq ans nous avions obtenu pour la première fois l'assignation des "contingenti" (rappelez-vous que les premiers "contingenti" on les a distribués en Vallée d'Aoste en 1950, et non pas en 1966, ou en 1967, ou en 1968).
Eh bien! quand nous traitions les questions inhérentes à l'assignation des "contingenti" (j'ai déjà eu l'occasion de dire ceci au Conseil et je le répète, parce qu'il est bien de répéter certaines choses pour ceux qui ne veulent pas entendre), nous avons plusieurs fois entendu dire, soit par les responsables du Ministère des Finances, soit par d'autres hauts fonctionnaires romains: "Voi, con l'articolo 14 dello Statuto speciale, siete in una botte di ferro, perché, quando si dice che il territorio della Valle d'Aosta è posto fuori della linea doganale, non si può più contestare niente, avete diritto a tutte le esenzioni. Però non c'è la volontà politica del Centro di darvi la zona franca. Quindi vi daranno la zona franca solo se voi rinuncerete ai generi di monopolio, all'importazione delle macchine, e via dicendo".
Aucun Administrateur n'aurait renoncé à une chose qui nous revenait de droit, qui était inscrite dans une loi constitutionnelle et on a toujours tenu dur sur ce point.
Si l'on avait voulu renoncer à une grande partie de la zone franche, on aurait pu nous aussi tromper les Valdôtains, on aurait pu, nous aussi, accepter une réduction de ce qui nous venait de droit, et venir ici dire aux Valdôtains: regardez que nous avons obtenu ceci et cela. Tandis que nous avons toujours tenu dur sur ce point.
Toujours à ce sujet, sans vouloir remonter aux promesses électorales faites sur la place d'Aoste, en 1954, nous devrions nous rappeler de certaines questions qui avaient été posées à Rome, en 1958, au moment de la formation du Gouvernement Fanfani. Monsieur Fanfani, en cette occasion, en répondant à Monsieur le Sénateur Chabod (et il me semble que l'on était au mois de juillet 1958), avait pris l'engagement que la question de la zone franche aurait été résolue pour la fin de l'année 1958.
Eh bien! depuis la fin de l'année 1958 se sont écoulés dix ans et la zone franche est encore à venir. Vous savez très bien - parce que nous l'avons discutée au sein du Conseil, quand nous avions approuvé de nouveau à l'unanimité la proposition de loi sur la zone franche, proposition de loi que Monsieur le Sénateur Chabod avait représentée au Sénat - vous savez très bien que l'on nous a toujours promis qu'on nous aurait envoyé un autre projet de loi (il y a eu le projet de loi Trabucchi, que le Conseil Régional a repoussé à l'unanimité).
Je regrette qu'en ce moment Monsieur le Sénateur Berthet ne soit pas présent, mais, en tout cas, je voudrais bien prier son collègue, Monsieur le Député Ollietti, de se rappeler de nos problèmes quand ils devront faire leurs déclarations, soit à la Chambre des Députés, soit au Sénat, à l'occasion de la formation des Gouvernements, étant donné que les problèmes à résoudre sont toujours les mêmes, c'est-à-dire: zone franche, répartition des impôts, passage des biens démaniaux de l'Etat à la Région, afin de rappeler à leur tour aux nouveaux Ministres, au nouveau Gouvernement, les engagements du passé.
Je voulais donc dire que ce sont nos Parlementaires qui devraient faire une accusation au Gouvernement et lui demander : qu'avez-vous fait pour la zone franche en Vallée d'Aoste?
Mais vous, Monsieur le Président de la Junte, dans des déclarations programmatiques, au début d'une législature, vous n'auriez pas dû entrer dans une polémique de ce genre, parce qu'il s'agit là d'une polémique faite en mauvaise foi, puisque vous connaissez très bien comment sont les choses sur la question de la zone franche.
Et au sujet des observations que vous avez faites sur la question posée par Monsieur Caveri dans une précédente séance du Conseil au sujet de Monsieur Froio, nommé Président de la Société Cogne, écoutez: il s'agit là d'une question de fond que nous avions déjà soulevée dans ce Conseil en d'autres occasions, quand Monsieur Froio n'était pas encore Président de la Cogne et par conséquent il n'est pas question ici de personnalismes.
Moi, quand je parle des problèmes de la Cogne, je ne veux pas faire des accusations à Monsieur Froio, à Monsieur Ramera, à Monsieur Bionaz, ou bien à d'autres personnes; moi, je me réfère simplement à un certain principe que le Conseil Régional dès sa première formation, dès l'an 1949, a toujours soutenu; c'est-à-dire que le Conseil Régional, pour qu'il y ait un certain rapport entre Région et la Société Cogne, devrait pouvoir nommer deux représentants dans le Conseil d'Administration de la Cogne. C'est le principe qu'encore aujourd'hui nous soutenons, parce que Monsieur Froio, Monsieur Ramera, Monsieur Bionaz, Monsieur Palmas et Monsieur Tubère ne sont pas les représentants du Conseil Régional au sein du Conseil d'Administration de la Cogne, mais ils sont simplement des représentants de Partis. On a donc complètement changé le principe que nous avions soutenu à son temps.
Je ne veux pas entrer non plus sur la question des appointements de Monsieur Froio: mais ne venez pas nous dire que ce sont des "illazioni" de la part de nous, parce que cette question se base sur un document qu'a fait publier l'ex Président de la Cogne, Monsieur Zanatta, et il ne s'agit donc pas de "illazioni". Si Monsieur Froio a renoncé à quelque chose, nous en prenons acte; mais il faudrait savoir à quoi il a renoncé, parce que nous ne le savons pas. Si l'on nous dira ici, au Conseil Régional, quels sont les nouveaux appointements du Président de la Cogne, nous en prendrons acte; mais cette question n'entre absolument pas dans une dispute de personnalismes; c'est une question objective.
Et, permettez-moi Monsieur Bionaz, que je vous fasse noter encore un autre mensonge, que vous avez dit, je ne sais si en bonne ou en mauvaise foi, parce que, en ce temps-là, vous n'étiez pas encore membre du Conseil Régional, mais seulement Président de la Coopérative Producteurs de Lait et de Fontine, et, par conséquent, vous pouviez ne pas être au courant de la façon dont se sont déroulés les faits.
Toutefois, quand vous venez nous dire que nous n'avons rien fait pour "la tutela dei prodotti tipici" (et je ne veux pas entrer en polémique sur cet argument, parce que chaque fois que nous avons discuté de fontine ici nous avons parlé pendant des heures), quand vous venez nous dire cela, moi je vous fais seulement la proposition de nommer, si vous le voulez, une Commission du Conseil qui prenne en examen tous les actes qui ont été faits pour la question de la tutèle des produits typiques, afin de relater au Conseil à ce sujet. Alors vous devriez prendre acte de ce que nous avons, de ce que bien souvent nous avons fait, nous autres, et dont d'autres ont pris la gloire.
Moi, j'aimerais bien que le Conseil Régional nommât une Commission pour voir comment se sont déroulés ces faits, parce qu'alors soit Monsieur Albaney, auprès de l'Assessorat à l'Industrie et Commerce, soit Monsieur Maquignaz auprès de l'Assessorat à l'Agriculture, pourraient trouver tous les précédents et toute la correspondance qu'il y a eus sur ces faits. Et sur ce point, je n'ajoute pas autre chose.
J'ai voulu seulement relever qu'on a commencé mal; on a commencé mal, parce que, peut-être, Monsieur le Président de la Junte a suivi le même style qu'ont suivi d'autres représentants de Parti et précisément - étant donné que nous avons été habitués à parler très sincèrement et sans poils sur la langue, dans cette salle - le style suivi par Monsieur Milanesio, pendant la campagne électorale, - lorsqu'il n'était pas encore Secrétaire du Parti Socialiste.
Monsieur Milanesio, en ce temps-là, avait eu le même toupet que vous avez eu vous plusieurs fois, et que vous avez eu encore aujourd'hui, car il avait eu le courage (et ses déclarations sont écrites) de dire qu'en 22 mois "di governo di centro-sinistra" on avait fait plus de choses en Vallée d'Aoste qu'en 20 ans d'autonomie.
Eh bien! ce sont des déclarations que nous ne pouvons pas accepter, même si nous comprenons que Monsieur Milanesio, peut-être n'étant pas au courant de ce qui avait été fait pendant les 20 ans précédents, s'est laissé échapper ces déclarations dans la faugue de son discours.
Malheureusement, ce sont des déclarations que nous devons souligner, parce qu'il ne faut pas arriver à dire des énormités semblables en ce sens.
Sur la question du programme en soi-même, quelque chose a déjà dit Monsieur le Conseiller Caveri; je répète que nous sommes parfaitement d'accord sur la planification et que nous voudrions bien que la planification ne soit pas seulement une façade, mais un instrument pour agir en profondité.
On a dit plusieurs choses génériques et j'en souligne une: piani economici per le foreste. Je me réjouis qu'on continue à faire ce que nous avions déjà fait nous, même sans l'énoncer dans un programme; en effet parfois nous avons été si ingénus à ne pas inclure dans ces programmes certaines choses très importantes qui ont été réalisées. En tout cas, vous l'avez mis dans le programme et je me réjouis de cela.
En ce qui concerne la "legge urbanistica", il faudra bien voir en quel sens il faudra la faire.
Sur l'"Istituto finanziario" et la Chambre de Commerce, a déjà parlé Monsieur Caveri.
Je répète que nous sommes contraires à la création d'un nouvel Assessorat, parce que nous craignons que, ce faisant, méridionaliserions la Vallée d'Aoste.
D'ailleurs les faits sont là, tous les jours, sous les yeux des Valdôtains, à témoigner ce que nous sommes en train de faire. Même si nous avions déjà copié pour le 50% ce qui arrive à Palermo et à Messina, n'arrivons pas à le copier au 100%.
En conclusion, si vous tiendrez compte de ces recommandations que nous voulions vous faire, vous verrez que, sans accentuer trop la polémique, mais tout de même toujours avec cette sensibilité qui nous a distingués, sur les problèmes fondamentaux, peut-être, nous nous trouverons d'accord.
J'ai dit au début que nous ne voulons pas faire de l'opposition pour l'opposition; cependant, nous ferons de l'opposition toutes les fois que nous le croirons nécessaire dans l'intérêt de la Vallée d'Aoste et des Valdôtains, tandis que toutes les fois que vous ferez bien, vis-à-vis de ces intérêts, vous nous trouverez avec vous.
Pollicini (D.C.) - Sono un democristiano, intendo rimanere tale e come tale comportarmi, poiché nel mio Partito vi è spazio per la libera espressione della propria opinione, nel quadro di una concezione democratica e di libertà che ha per principio il massimo rispetto della personalità e del pensiero dell'individuo e delle categorie.
Le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta sono una proposta e un impegno di attività politico-amministrativa per la legislatura appena iniziatasi.
Per dare una maggiore garanzia di successo a questa proposta, è necessario un rilancio della vita politica valdostana, la quale ha toccato i livelli più bassi nel mese di maggio 1966: protagonisti P.C.I. e U.V.
Queste due forze politiche, ben lungi dal dimostrarsi movimenti progressisti, quali vorrebbero essere in realtà, hanno cercato soltanto di conservare il potere con tutti i mezzi leciti ed illeciti, senza rendersi conto che attorno a loro la realtà del Paese e la realtà delle forze politiche cambiavano.
Quindi, non solo non hanno portato nessun contributo al progresso della classe dirigente e al progresso della politica dell'amministrazione valdostana, ma sono stati un potente mezzo per bloccare ogni rinnovamento della classe dirigente e della politica regionale. Si sono dimostrate, in altre parole, soltanto delle forze conservatrici.
È indubbiamente sentita nella popolazione l'esigenza della riqualificazione della vita politica valdostana: cioè politica che deve tornare al significato del termine, dopo essere stata sfrondata di tante incrostazioni che non hanno nulla a che fare con le funzioni che le sono proprie.
Il personalismo non è politica. La politica va intesa come servizio per la crescita di una comunità.
Questo è il discorso di Kennedy, il discorso della leadership, cioè il diritto alla guida come strumento per stimolare le genti ad esprimere le qualità migliori.
Questo è, secondo me, il concetto esatto di leadership: cioè di pretesa e ambizione alla guida politica di un paese.
In questo senso noi concepiamo il centro-sinistra, i cui obiettivi sono lo sviluppo economico e sociale e la crescita civile e culturale del Paese: fattori questi che, collegati fra loro, hanno possibilità concrete di successo in Valle d'Aosta.
Questa formula si pone come traguardo - fra gli altri - l'istituzione delle Regioni, come mezzo di crescita e di responsabilizzazione degli Enti locali. Ed è in coerenza con questi indirizzi che il centro-sinistra si propone la valorizzazione dell'autonomia valdostana, non come protesta sterile, ma come scelta responsabile di una comunità che intende decidere il proprio futuro, esprimendo le cose migliori.
L'autonomia in Valle è divenuta talune volte un termine generico, quasi vuoto: ha coinciso, in qualche caso, con l'aumento dei generi contingentati; in altre occasioni, con delle proteste, proteste sulle quali ormai gran parte della popolazione non rivela quasi più interesse.
Questa realtà sta a significare anche un decadimento delle forze politiche, non più in grado di interpretare le esigenze reali del Paese, cioè di comprenderne le esigenze moderne.
Occorre quindi dare al termine autonomia un reale significato: in questo caso occorre una assunzione di responsabilità. Autonomia non significa distacco dal paese più grande; non significa chiusura aprioristica o autoesclusione, ma significa che, attraverso un momento di responsabilità locale, i cittadini sono messi nelle condizioni di meglio partecipare allo sviluppo generale.
Infatti, il mito della centralizzazione, come maggior sviluppo dell'insieme, è fallito col fascismo, e fallisce anche con le traduzioni attuali di quella concezione politica.
Questo voler sacrificare sull'altare dell'efficienza le autonomie locali, non risolve nulla, non rende neppure efficiente il meccanismo; ma, ancorché lo rendesse attraverso una burocrazia più efficiente, noi, come D.C., non potremmo accettarlo, perché tradiremmo uno dei motivi tradizionali di nostra ispirazione, che è quello della valorizzazione delle autonomie. Cioè, noi intendiamo lo Stato non concepito come una centrale romana che decide tutto, ma uno Stato che coordini organismi diversi, categorie, ecc. che assieme partecipano allo sviluppo.
Pertanto, noi non possiamo rinunciare alla autonomia regionale, come non possiamo, in egual misura, negare la validità delle autonomie comunali.
Quindi il nostro concetto di autonomia è a due sensi: come chiediamo autonomia dallo Stato, così l'Ente Regione deve favorire e incoraggiare le autonomie locali.
Noi vogliamo che in Valle d'Aosta trovi posto il rispetto della particolarità di tutti, ma anche che il popolo valdostano continui nella sua tradizione di popolo autonomo, con particolarità etniche e linguistiche: sono proprio queste ultime la giustificazione di fondo della autonomia valdostana. Pertanto, senza tener conto di questo, si rinuncia di fatto alla autonomia; e chi fa la distinzione fra valdostani di origine e valdostani di adozione non tiene conto che i valdostani di adozione beneficiano di tutta questa situazione autonomistica che è stata riconosciuta proprio per le particolarità etniche e linguistiche dei valdostani di origine, mentre quelli di origine beneficiano della vitalizzazione portata in Valle dagli immigrati.
Quindi, discriminazione nei due sensi significa arrestare il processo di crescita dell'autonomia: sia che la discriminazione avvenga nei confronti dell'immigrato, sia che avvenga nei confronti del valdostano.
Uno dei momenti più interessanti dell'autonomia valdostana è la scuola, che in Valle d'Aosta deve avere caratteri tali da essere essa stessa portatrice di questa visione democratica dell'autonomia.
Pertanto, se la scuola valdostana richiede una urgente soluzione dei suoi problemi, questi vanno risolti nello spirito dello Statuto e non altrimenti, poiché la scuola è della comunità.
In questa visione è giusto che gli interessi delle singole categorie siano rispettati. Occorre dare alla scuola una strutturazione ed una fisionomia che rispettino i caratteri particolari della Regione; donde la necessità di affidare anche alla scuola il compito di conservare in Valle le caratteristiche etnico-linguistiche della popolazione valdostana.
Se il problema della scuola venisse risolto con un altro spirito, la causa dell'autonomia subirebbe un colpo irreparabile.
Esaminando solo un istante il panorama economico, notiamo come il quadro sia mutato, ma non ancora in senso generale; accanto all'autostrada, ai trafori, a un rivolgimento sociale notevole, vi è una economia piuttosto fragile, direi stagnante.
Gli stessi studi della S.O.R.I.S. dimostrano che, accanto a zone fortemente sviluppate, vi sono larghe piaghe di miseria e di sottoccupazione, specie nelle vallate laterali e in alta montagna.
L'agricoltura è in una fase critica, direi quasi pastorale, lo sviluppo industriale è pressoché immobilizzato. Finché permane questa situazione, si mantiene un largo strato della popolazione valdostana a livello di sottosviluppo non solo economico, ma anche col suo risultato culturale e quindi, come terreno adatto per il lavorio della demagogia e del clientelismo.
È necessario invece un rapporto democratico (e non è un legame democratico quello che si stabilisce con la clientela) fra il cittadino, che ha doveri ma anche diritti, ed il governante, che ha diritto ma anche doveri. Questo è un altro obiettivo da fissare.
A gesto punto ritengo di dover sottolineare un altro fatto: il centro-sinistra non è un regime, proprio perché si propone, come obiettivo lungo, la crescita della democrazia, non intesa a parole, come fatto di andare a votare, ma in un significato molto più ampio.
Non può perciò essere considerata la politica di centro-sinistra come scusa o giustificazione di una formula chiusa, proprio perché si sforza di accelerare lo sviluppo di un processo di crescita atto a mettere in movimento tutta una realtà, al fine di far emergere le cose migliori.
Questo discorso non può dunque essere autolimitato dalle forze che attualmente lo portano avanti; e pertanto il discorso di centro-sinistra rimane aperto, poiché rappresenta non solo un impegno comune sostenuto, oggi, dalle forze che lo compongono, ma anche un invito più generale.
Naturalmente, da questo discorso rimangono esclusi proprio coloro che non ritengono la democrazia come un traguardo da raggiungere o da consolidare, ma come uno strumento da usare, e coloro che sono ancorati alla conservazione e non concepiscono una politica che acceleri lo sviluppo del Paese.
La D.C. non può concepire altrimenti questo tipo di politica, proprio per i valori democratici di cui è portatrice tradizionalmente.
La politica di centro-sinistra non è una operazione di cattura del potere: è una operazione politica a lunghi traguardi; è il frutto di un lungo travaglio, di un incontro storico fra forze cattoliche e socialiste, ambedue in possesso di idee portatrici di una politica adeguata alle attuali esigenze del Paese.
In Valle d'Aosta, fino a ieri, la vita della comunità era basata su di un equilibrio che esprimeva un certo stato economico di sottosviluppo, mentre oggi, invece, tende a stabilire nuovi equilibri basati su di un livello più alto. La politica di centro-sinistra è, quindi, un salto di qualità.
Qui non si tratta soltanto di aumentare il benessere, ma anche - e qui sta il salto qualitativo - l'effettiva chiamata delle forze popolari (fino a ieri emarginate) ad una partecipazione attiva della vita politica, cioè alla responsabilità di guida dei loro destini. Questo significa centro-sinistra.
Gli attuali responsabili di questa coalizione, che nasce con questi obiettivi, non si propongono, dunque, come fine ultimo, la spartizione del potere, ma la crescita della Regione, la valorizzazione dell'autonomia, la riqualificazione della vita politica valdostana; conseguentemente, sono naturalmente disponibili per una partecipazione più vasta. In altri termini, noi non intendiamo stare chiusi in una stanza per essere in meno. Non può essere così, perché una concezione di questo genere è contro l'obiettivo stesso di questa politica; significherebbe sostenere un discorso valido come strumento di potere.
La necessità che questi traguardi vengano raggiunti è soprattutto sentita dai giovani: la protesta attuale dei giovani richiama l'attenzione sulla assoluta necessità di cambiare metodi, sistemi, rapporti di ogni tipo. Tutto questo è richiesto in maggior misura da quel mondo nuovo, nato dopo la guerra, il quale non ha alcuna traccia, alcuna remora, alcuna macchia di tipo fascista. Sono i giovani, che sono venuti maturando in un periodo non soffocato dal fascismo, che chiedono una politica più avanzata, che chiedono che questi traguardi vengano raggiunti. Se noi non avessimo questi obiettivi, la nostra politica sarebbe contro le esigenze del Paese e quindi già condannata in partenza.
Come si può garantire la democrazia e la libertà, come si può concepire l'autonomia regionale, come si può raggiungere lo sviluppo civile e culturale adeguato alle nuove generazioni, se si continuano a perpetuare divisioni, odi e asti, che sono vecchi ormai quasi di una generazione e che ai giovani non riguardano affatto.
Non è che certe esigenze siano soltanto dei giovani, perché sono evidentemente di tutti: piuttosto va riconosciuto ai giovani il merito di aver sottolineato e di aver posto in crisi un certo modo di concepire la democrazia, per cui occorre una risposta più confacente alle esigenze reali. Quindi, questo non è un problema di una generazione; è un problema di un paese, di una comunità.
Il problema politico è quello del sempre maggior allargamento della democrazia e della libertà. E perché la democrazia e la libertà siano un bene di cui tutti siano maggiormente partecipi, è necessario che vi sia un governo stabile ed efficiente, che possa programmare a lungo termine, senza doversi preoccupare troppo della eventuale perdita di voti in qualche settore particolare.
Secondo questa visione è auspicabile che un maggior numero di forze diano il loro apporto costruttivo, mediante l'allargamento dell'attuale formula di governo, allargamento che non va inteso come sostituzione della collaborazione in atto. Questa collaborazione noi l'abbiamo voluta per primi, e dobbiamo continuare in questa azione di responsabilizzazione e di partecipazione nel governo di tutte le forze e di tutti i movimenti veramente democratici e sinceramente autonomistici che operano in Valle d'Aosta.
Per quanto concerne la Cogne, vi sono le prime avvisaglie di un crollo di una antica visione: quella che considerava la fabbrica separata dalla realtà viva del Paese.
La Cogne deve essere un fattore di sviluppo della Regione; partecipa e deve partecipare alla vita regionale. Quindi certe chiusure debbono essere superate del tutto, in quanto l'Azienda di Stato non è un organismo estraneo alla vita regionale, che per combinazione ha i suoi stabilimenti ad Aosta, ma in cui tutto viene deciso dal di fuori.
Il problema della Cogne si può porre sotto due aspetti. Il primo, di carattere economico, è collegato all'importanza nell'economia valdostana della presenza della Cogne. Sotto questo aspetto, data la nostra concezione di autonomia, noi non possiamo, come Consiglio Regionale, permettere di avere nella realtà valdostana un organismo così importante estraniato da questa realtà. Una Cogne valdostana vuol dire che la Cogne e la Regione stabiliscono comuni mete da raggiungere sul piano economico, per cui non vanno considerati come due organismi in fase di coesistenza pacifica, ma di integrazione. Cioè, in un processo generale di sviluppo economico della Regione, la Cogne non può essere assente, né dalla definizione degli obiettivi né dalle assunzioni di responsabilità: quindi, superamento della barriera invalicabile che è il muro della fabbrica dove si lavora.
Oggi la situazione storica, economica, politica e culturale, impone obiettivi comuni che non possono essere raggiunti se non integrandosi: questo è il problema.
Il secondo tipo di problema, che non è specifico della Cogne, anzi in maggior misura di altre aziende, è quello della condizione operaia. Questa azione va condotta su piani diversi; non più soltanto sotto il profilo retributivo, ma sotto un profilo nuovo, che è il discorso cattolico, il discorso delle A.C.L.I., il discorso della partecipazione. Cioè, l'operaio non deve più essere considerato né strumento, né oggetto, ma soggetto, e quindi protagonista del suo destino. Anche in questo caso il lavoro deve essere visto come momento di sviluppo democratico della persona. È il discorso di fondo della politica di centro sinistra, cioè la chiamata alla responsabilità, all'autogoverno delle forze popolari.
Tornando alla questione della Cogne, riteniamo che sia indispensabile un ulteriore sforzo dello Stato per una soluzione dei suoi problemi finanziari. Occorre creare in Valle alcune migliaia di posti di lavoro.
Ma a questo proposito, per creare le premesse giuste, occorre un equilibrio economico valido in tutti i settori.
L'esigenza della programmazione regionale deriva appunto dall'impossibilità, ormai dimostrata da una prima verifica storica, che gli squilibri si sanino da soli, in quanto le libere forze che intervengono nel mercato non stabiliscono automaticamente un equilibrio. Pertanto, la soluzione non è a compartimenti stagni; la soluzione del problema dell'economia valdostana è da ricercarsi nel suo insieme.
Nel quadro globale del problema il fattore industrializzazione della Valle è un fattore insostituibile. Non possiamo pensare oggi di risolvere il problema dell'economia se non industrializziamo la Valle. Dove localizzare le industrie, come procedere, è un problema da vedersi; ma un dato incontestabile è che la Valle deve subire un processo di industrializzazione.
Il problema Cogne è il problema fondamentale dell'industrializzazione della Valle, sebbene noi respingiamo l'ipotesi della Cogne come unico polo industriale della Valle d'Aosta, anche per evitare il rischio che la crisi di un settore metta in crisi violenta tutta l'economia valdostana.
Quindi la Cogne non va vista come unico polo industriale, anche se, d'altra parte, riconosciamo ad essa la funzione di maggior rilevanza, perché così è nella realtà.
In questo processo di industrializzazione, la Cogne ha un ruolo fondamentale, donde si sottolinea la necessità di una collaborazione positiva tra Regione e Cogne.
Nei tempi attuali una strategia di sviluppo della Regione si può portare avanti soltanto con l'apporto di tutti. Non possiamo tollerare che realtà che operano in Valle d'Aosta operino a prescindere dall'intera realtà regionale. Ed è proprio per questo che noi dobbiamo impegnare lo Stato - unico responsabile - perché trovi una soluzione radicale del problema della Cogne.
Non è piacevole per la Valle d'Aosta sapere che un certo settore della sua economia viva per una forma di aiuto del Governo. Noi chiediamo che la Cogne sia messa in condizioni di vivere in maniera dignitosa, così come la Regione, che vive per atti di tolleranza dello Stato nei confronti del Casinò.
Lo sviluppo economico pone grossi problemi, il cui strumento di soluzione è la programmazione: programmazione intesa però con certi caratteri; non programmazione tecnocratica (non un piano concepito dall'alto, che può essere anche buono, messo sopra come una rete sulla realtà), ma, come viene definita, programmazione partecipata e democratica.
È il popolo, attraverso i suoi rappresentanti, che si progetta il futuro, che si dà un avvenire: quindi programmazione intesa come "democratico progetto del futuro".
Il problema così posto dovrebbe mirare allo sviluppo della Valle, i cui punti iniziali dovrebbero essere l'unità economica e sociale, per superare gli squilibri settoriale e di categoria. Si tratta, in sostanza, del famoso discorso di Moro: "l'armonico sviluppo dell'economia, mediante la chiamata alla responsabilità delle masse lavoratrici".
Per quanto riguarda gli obblighi costituzionali sanciti dallo Statuto speciale, dobbiamo dirci con estrema lealtà se ci crediamo ancora e se siamo fermamente convinti ed intenzionati ad ottenere dallo Stato l'attuazione dello Statuto speciale.
Sulla zona franca, ad esempio, dobbiamo dirci chiaramente se è ancora valida, perché altrimenti è meglio non parlare più di questi miti e dedicare i nostri sforzi ad altre soluzioni. Non dimentichiamo che proprio oggi è iniziata un'altra tappa del Mercato Comune, col completo abbattimento delle barriere doganali.
Dobbiamo, d'altra parte, riconoscere che è stato grave errore da parte di altre amministrazioni passate aver lasciato correre questo problema, senza mai ottenere eventuali soluzioni sostitutive. Il problema della zona franca va, quindi, valutato, affrontato con realtà oggettiva, anche cruda, al momento attuale.
Abbiamo dato l'appoggio a questa Giunta perché le enunciazioni programmatiche contemplano l'impegno di affrontare e risolvere questo ed altri problemi, dall'agricoltura al turismo, dall'industria alla scuola, nello spirito dello Statuto speciale.
Chamonin (R.V.) - Ma déclaration sur la prochaine activité du gouvernement régional sera très brève: elle sera très brève pour le fait même que nous avons accepté, nous devons dire, après maintes discussions, d'entrer dans ce gouvernement, formé par les Partis dits de centre-gauche, avec la participation organique du Rassemblement Valdôtain. En définitive, gouvernement de centre-gauche ou non - ce terme ne nous intéresse guère - il s'agit d'un gouvernement qui compte quand même une majorité de 19 Conseillers.
Évidemment, le Rassemblement Valdôtain est d'accord sur les déclarations attinentes au programme. Un point n'a pas été défini, celui de l'école, et nous l'avons entendu dire dans les déclarations du Président de la Junte. Nous croyons vraiment que le Président de la Junte sera, comme il nous l'a dit, un bon défenseur de la cause valdôtaine, et nous sommes sûrs que nos Parlementaires feront tout ce qui sera en leur pouvoir pour la défense intransigeante et absolue de nos droits, et que leur action sera continuelle et attentive, pour éviter tout attentat à notre Statut et, particulièrement, au patrimoine spirituel valdôtain.
Le Président nous a cité, parmi les problèmes essentiels, le problème de l'éducation de la jeunesse et nous a parlé de patrimoine spirituel que les Valdôtains ont défendu à travers les siècles. Nous sommes heureux d'avoir entendu citer ces arguments qui sont pour nous vraiment essentiels.
Rappelons-nous, quand même, que c'est vraiment parce que notre patrimoine spirituel a été défendu à travers les siècles, avec opiniâtreté, par les générations passées, que nous avons obtenu cette autonomie et que la solution adéquate du problème de l'école veut dire la garantie du maintien de cette autonomie et, partant, d'un avenir sûr et tranquille et prospère pour les générations futures.
Milanesio (P.S.U.) - Signor Presidente, Onorevole Deputato, Onorevole Senatore, Signori Consiglieri,
io ho ascoltato con attenzione tutte le dichiarazioni che si sono susseguite questa mattina in Consiglio; ho ascoltato, conoscendole già almeno nelle parti essenziali, le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta e devo dire che il mio Partito approva queste dichiarazioni programmatiche, che sono il risultato dell'accordo intervenuto fra il Partito Socialista Unificato, la Democrazia Cristiana ed il Rassemblement Valdôtain.
Aggiungo ancora che il Partito Socialista Unificato, a parte il problema della scuola, sul quale non si è raggiunto, per il momento, alcun accordo, si individua, in questo momento storico, nell'azione politica e amministrativa che può portare avanti in Valle d'Aosta, nelle dichiarazioni della coalizione. Cioè, noi riteniamo che il programma delineato sia il programma più avanzato che in questo momento si possa realizzare in Valle d'Aosta, stante l'attuale situazione politica e gli esistenti rapporti di forza.
Inoltre, io voglio semplicemente sottolineare, o meglio ricordare, alcuni aspetti di questo programma che ci sono particolarmente cari, che stanno particolarmente a cuore a noi Socialisti.
Il primo punto enunciato dal Presidente della Giunta, riguardante la intransigente difesa della democrazia e delle libertà di ciascuno e di tutti, quale presupposto indispensabile a qualunque azione di governo, può sembrare un discorso superato; può sembrare un discorso fuor di luogo quello di far riferimento alla libertà e alla democrazia nella costituzione di un governo regionale che, comunque, opera in un quadro costituzionale garantito da un Governo nazionale che negli ultimi anni è stato certamente un Governo democratico.
Abbiamo ritenuto, però, opportuno porre l'accento su questo aspetto perché (e non voglio risollevare una vecchia polemica), in effetti, qui in Valle d'Aosta, nella primavera del 1966, sono accaduti dei fatti, degli avvenimenti che hanno messo in serio dubbio la validità delle istituzioni autonomistiche, la validità stessa del gioco democratico. Ora, noi Socialisti sentiamo in modo vivo, in modo palpitante, la discriminante che passa tra forze che sono democratiche, non solo nelle enunciazioni, ma anche negli atti concreti, e le forze che invece non lo sono, per un atteggiamento, per un abito mentale, per delle posizioni.
Io non voglio, ciò detto, spaccare in due parti, come si può spaccare una mela, questo Consiglio Regionale; io voglio, però, che tutto il Consiglio Regionale, che la opinione pubblica si ricordi di quello che è successo, perché quanto è successo ha gettato al punto più basso dell'involuzione del costume la Valle d'Aosta e la sua classe politica. Ed è bene che quelle forze, che allora hanno operato in questo senso ed in questo modo, si ricordino di quello che hanno fatto e capiscano almeno l'errore in cui sono caduti.
Quindi, il discorso della libertà e della democrazia è un discorso che bisogna fare al di sopra di tutto quello che può seguire.
Noi riteniamo che, per quanto riguarda il secondo punto, occorra fare un discorso chiaro, duro e responsabile sull'autonomia regionale, su questa autonomia regionale che deve essere intesa, secondo noi Socialisti e secondo la coalizione di Centro-sinistra, in modo nuovo, in modo eminentemente creativo, come regime di autogoverno del popolo valdostano. Questo, evidentemente, comporta una duplice azione; una azione che, per un senso, si rivolge al Governo nazionale e, per un altro senso, si rivolge verso noi stessi, verso i trentacinque Consiglieri presenti in questo Consiglio, verso l'intera classe politica dirigente della Valle d'Aosta. L'autonomia è il rispetto dello Statuto, l'attuazione dello Statuto e questa parte compete essenzialmente al Governo nazionale; ma è anche fare, è anche costruire, è anche creare con i poteri dello Statuto e questo compete essenzialmente a noi, compete alle maggioranze che reggono la cosa pubblica in Valle d'Aosta, compete a tutti i Consiglieri nella loro azione di iniziativa e di attività politica.
Quindi, per quanto riguarda questo aspetto, noi dobbiamo dire che i Governi che si sono susseguiti in Italia non hanno sempre compreso i problemi della Valle d'Aosta; diciamo che c'è sempre stata una certa quale ostilità preconcetta e che solo da poco si è incominciato ad intravvedere uno spiraglio di comprensione.
Con questo, non vogliamo affermare che nei ventidue mesi trascorsi si sia fatto tutto, anche se mi è stata messa in bocca una affermazione simile a quella che il Consigliere Fosson ha testé enunciato, ma che era inserita in un contesto ben diverso. Io ho sostenuto, ovviamente in modo polemico - con chi diceva che nei ventidue mesi trascorsi non si era fatto niente - che in questi ventidue mesi, per quanto riguarda certi problemi e, soprattutto, l'indirizzo di una certa politica, si era fatto molto di più di quello che non si era fatto nei venti anni trascorsi. Questo era il senso delle mie dichiarazioni e ho voluto precisarlo, per rispondere alla contestazione fattami dal Consigliere Fosson.
Stavo però dicendo che abbiamo incominciato a respirare un'aria nuova nei confronti del Governo regionale della Valle d'Aosta, nei confronti dell'autonomia valdostana e, con questo, noi non diciamo che tutto sarà facile, che condurre la cosa pubblica sarà come camminare su un letto di rose. Noi sappiamo che i Governi nazionali, istituzionalmente, fisiologicamente direi, sono centralizzatori; lo possono essere di più o di meno, in certi momenti storici e a seconda delle ideologie che li ispirano, ma per una questione fisiologica essi mirano più all'accentramento che non al decentramento. Ed è appunto l'azione che noi Socialisti del Centro-sinistra stiamo facendo, che le correnti più avanzate della Democrazia Cristiana stanno facendo, quella di trasformare questa forma mentis dello Stato, questa forma mentis dei Governi.
Parlando di autonomia, giustamente il Consigliere Pollicini ha testé ricordato che questa autonomia non deve essere solo una mera rivendicazione, anche se giusta, nei confronti del Governo nazionale. Per noi l'autonomia deve essere il costume, il modo di pensare, di agire e di essere; quindi, per noi autonomia significa anche un certo tipo di comportamento nei confronti delle autonomie locali, che in Valle d'Aosta sono rappresentate dai Comuni. A questo proposito, qualcuno dai banchi del Governo prima, e dai banchi di questo Consiglio adesso, ha costantemente reclamato, protestato, inveito contro il Governo nazionale - e lo faceva anche a ragione per certi aspetti - ma poi non sempre si è comportato coerentemente quando si è trattato di comportarsi in un certo modo con le autonomie locali, con i Comuni, dimostrando di avere un concetto dell'autonomia a senso unico, mi sia consentito di dire.
Noi, invece, riteniamo che l'autonomia non possa essere a senso unico; noi dobbiamo rivendicare l'autonomia della Regione dallo Stato e dal Governo nazionale, ma dobbiamo anche tutelare e difendere le autonomie dei Comuni dal potere regionale.
Ora, benché le nostre richieste nei confronti del Governo nazionale rimangono praticamente quelle stesse che da qualche anno si affacciano sulla ribalta politica dai banchi di questo Consiglio, con molte più possibilità di risoluzione, io ritengo, vista la volontà regionalista del Centro-sinistra - che, benché oggi, evidentemente, attraversi un momento difficile, rimane pur sempre la sola politica possibile per dare uno sbocco democratico alle esigenze della classe lavoratrice italiana e alle esigenze di rinnovamento, che vasti settori dell'opinione pubblica e soprattutto le nuove generazioni richiedono - noi pensiamo che in questo momento storico, in questo quadro politico, esistano le condizioni per risolvere finalmente le inadempienze statutarie, per risolverle nel senso che noi vogliamo, per attuare finalmente il dettato dello Statuto che è legge costituzionale.
Pertanto, noi svolgeremo un'azione di contestazione nei confronti dell'attuale Governo nazionale o dei Governi che si succederanno, siano essi di centro, siano essi d'attesa, siano essi Governi di Centro- sinistra, con la partecipazione organica del Partito Socialista: noi svolgeremo una funzione di contestazione, proprio perché, in nome dell'autonomia, non ci individuiamo nel potere centrale, anche se questo potere centrale suona all'unisono con noi.
Per quanto riguarda la seconda parte del secondo punto, cioè la parte che compete all'iniziativa del potere regionale per l'applicazione, per l'attuazione dello Statuto, ebbene, noi riteniamo che sia da mettere a punto quella legge istitutiva della consultazione popolare, del referendum popolare.
Riteniamo, altresì, che si debba, in questa legislatura, varare finalmente quella legge sul controllo degli Enti locali, di cui si era già parlato in passato e che era anche parte integrante del secondo accordo fatto con la coalizione del Leone. Noi riteniamo che si debba costituire un organo tecnico per il controllo sugli Enti locali, proprio in nome dell'autonomia, dell'autonomia non a senso unico, ma dell'autonomia pluridirezionale.
Inoltre, noi riteniamo che il Consiglio Regionale debba servirsi in modo pieno di tutti i poteri legislativi, normativi ed amministrativi che vengono conferiti alla Regione e pensiamo di fare un'opera autonomistica, nel chiedere al Governo quello che ci deve dare, ma anche nel fare noi, per nostro conto, il nostro dovere; cosa che non sempre è stata fatta, cosa che spesso si è dimenticata, perché ha prevalso il momento della protesta, il momento della richiesta sul momento dell'iniziativa cosciente e continuata.
Altri problemi stanno particolarmente a cuore a noi Socialisti, problemi che abbiamo visto presenti nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta: sono i problemi di uno sviluppo civile e culturale adeguato alle nuove generazioni; il problema di una Scuola che non tenga conto delle distinzioni di censo e di classe, il diritto allo studio garantito a tutti i valdostani che per meriti e per qualità intrinseche possano continuare gli studi e raggiungere i più alti livelli dell'istruzione.
E poi mi sia consentito, nel riferirmi alla parte economica dell'esposizione fatta dal Presidente della Giunta, di sottolineare che nessuno dei Consiglieri intervenuti nella discussione, all'infuori di quelli della maggioranza, ha sottolineato come per la prima volta in Valle d'Aosta si discuta in termini chiari, oserei dire scientifici, dei problemi che ci stanno di fronte.
Si è detto che il discorso era generico, che era approssimativo, che non presentava né scadenze, né tempi precisi. Io non mi smentisco. Dissi che noi cercavamo l'impegno per una legislatura: il tempo è la legislatura. Evidentemente, questi impegni sono visti in quest'arco e verranno risolti nei modi e nei tempi - sempre rimanendo valido il tempo massimo della legislatura - che la Giunta riterrà opportuno, nella sua opera di direzione della cosa pubblica.
Quindi, i tempi ci sono e anche i problemi sono delineati abbastanza chiaramente; indubbiamente, questi problemi vanno approfonditi, soprattutto per quanto riguarda certe indicazioni, per quanto riguarda la legge urbanistica regionale, l'Istituto finanziario regionale, l'Ente per il Commercio, l'industria, l'agricoltura, per quanto riguarda la struttura del nuovo Assessorato della Programmazione e dell'Urbanistica. Però, per la prima volta, si cerca di dire delle cose che siano compatibili tra di loro.
Perché, ad esempio, è inutile sollevare in questo Consiglio il problema dell'agricoltura, sollevarlo giustamente, in modo periodico o continuativo, come viene fatto, senza cercare di risalire all'origine del mancato sviluppo di questo settore e senza vederlo collegato agli altri settori. In Valle d'Aosta l'agricoltura non esiste in modo a sé stante, ma è una variabile dipendente, se mi si consente, degli altri settori dell'economia.
E quindi è giusto, per esempio, per quanto riguarda l'agricoltura, che si parli di sviluppo del reddito, non di sviluppo dell'occupazione o di salvaguardia dei livelli di occupazione. Bisogna avere il coraggio di fare un discorso di questo tipo.
Dobbiamo, pertanto, arrivare a dire che, per sostenere il passo di sviluppo dell'economia valdostana, noi dobbiamo prevedere degli incrementi di occupazione, produzione, produttività nei settori non rurali dell'economia. Non è che per questo il settore rurale venga dimenticato. Questo tutti lo sanno qui dentro, tutte le forze politiche lo sanno; alcuni hanno il coraggio di dirlo, altri non hanno questo coraggio e per questo io li stigmatizzo.
Il settore rurale è una variabile dipendente dell'economia valdostana ed è ammalato, essenzialmente di sovraoccupazione. Questo settore costituisce un problema delicato, un problema che dovremo affrontare con serenità, con alto senso di responsabilità; ma dobbiamo avere il coraggio di dire le cose come stanno. I rimedi che dovremo indicare, dovranno essere rimedi che tengano conto della situazione sociale, sociologica e culturale del contadino e della sua scarsa possibilità di adattamento ad altri mestieri. Però è un problema che dobbiamo evidenziare nella sua realtà, che non dobbiamo tenere nascosto con delle enunciazioni di principio che nulla significano sul piano politico ed economico.
Dunque, questa maggioranza si propone di affrontare i problemi dello sviluppo economico della Valle d'Aosta, problemi che sono stati trascurati, consentitemi di dirlo, per inerzia, per incapacità, forse.
(Interruzione del Consigliere Fosson)
Non so se il Consigliere Fosson si senta chiamato direttamente in causa, quando parlo dell'agricoltura. Io non avevo alcuna intenzione di polemizzare personalmente con il Consigliere Fosson; io facevo un discorso generale che si riferiva a tutti e che aveva anche, entro certi limiti, un contenuto di autocritica. Io, forse nel mio ardore giovanile, ritengo di partire dall'anno zero, come dice il Consigliere Fosson, ma non credo che il Consiglio Regionale parta dall'anno zero; forse la mia attività come Consigliere regionale sì, ma non certamente il Consiglio. Io non voglio certo sottovalutare gli uomini che hanno retto la cosa pubblica nei venti anni che sono trascorsi. Voglio però dire come certe analisi spregiudicate e serie non siano mai state fatte o, per lo meno, quando si sono fatte, subito si sono sentiti alzare gli alti lai di certe forze che non vogliono che si guardi in modo chiaro nella realtà economica, sociale e politica valdostana, ma vogliono che tutto rimanga confuso e che si tenti di risolvere o di affrontare i problemi in modo poetico, con delle belle o brutte dichiarazioni in francese, a seconda di chi le fa.
Ora, Signor Presidente e Signori Consiglieri, io ritengo che questo programma si presenti in modo serio, in modo abbastanza preciso e che cerchi di indicare quali sono i problemi da risolvere, e che non ne inventi di falsi, come è già avvenuto. Questo programma cerca di attirare l'attenzione sui problemi più immediati, più urgenti; sui problemi che, evidentemente, attengono in primo luogo agli interessi delle classi lavoratrici, di tutte le classi lavoratrici.
Noi vogliamo dunque lo sviluppo dell'economia valdostana, perché questo è un problema essenziale, dopo quello dell'attuazione dello Statuto, è un problema che attiene alla possibilità di sviluppare la cultura e il grado di civiltà di una popolazione.
Ed è per questo che noi puntiamo le nostre frecce in quella direzione, per risolvere, lo ripeto, un problema che è stato trascurato, perché la Valle d'Aosta ha avuto uno sviluppo economico spontaneo, in quanto gli Organi regionali non hanno cercato di indirizzarlo, non hanno cercato di finalizzare il loro intervento. Bisogna cercare di farlo.
Il discorso della programmazione, che si porta avanti in modo faticoso, perché comporta una mentalità nuova, dei metodi nuovi, degli strumenti nuovi, è un discorso che noi dobbiamo avere il coraggio di imporre alle forze economiche operanti in Valle d'Aosta, caratterizzando in questo senso in modo democratico la programmazione e l'azione politico-amministrativa della Giunta Regionale.
Il Presidente della Giunta ha fatto riferimento, alla fine delle sue enunciazioni programmatiche, alla bozza del piano di sviluppo che è stata predisposta dagli organi della programmazione regionale e che è già stata in quella sede approvata. Il Presidente della Giunta ha detto che, quanto prima, questa bozza verrà presentata all'esame del Consiglio Regionale per la sua approvazione: questo è qualificare in modo progressista e democratico una Amministrazione.
Noi riteniamo che uno dei primi atti da compiere sia quello di presentare un piano di sviluppo regionale in questo Consiglio, che questo piano debba essere presentato agli inizi di una legislatura e che agli obiettivi che verranno discussi in questa sede, che verranno visti in modo globale da tutte le forze politiche, noi dovremo attenerci nella nostra azione di governo. Questo è un po' la cartina di tornasole che deve servire ad indicare chi è democratico e progressista e chi non lo è.
Noi vogliamo misurarci sul piano di sviluppo, perché almeno in questo modo, di fronte a delle risorse che indicheremo, vedremo quali sono le possibilità di intervento della Regione; in questo modo non ci saranno scappatoie per la demagogia, non si potrà chiedere tutto e il contrario di tutto nello stesso tempo. Noi vogliamo che tutti si assumano le loro responsabilità; noi per primi ci assumiamo le nostre, presentando questa bozza di piano di sviluppo regionale e questo tipo di programma.
Ora, gli strumenti che noi abbiamo indicato quali nuovi mezzi per portare avanti un nuovo discorso sono stati liquidati, quest'oggi in Consiglio, con degli interventi, consentitemi, estremamente superficiali, io direi quasi ridicoli nella loro superficialità. Si è detto che qui noi vogliamo creare solo ed esclusivamente dei posti di governo, di sottogoverno o di sottopotere e non si è pensato, nemmeno per un istante, ai compiti nuovi che la Valle d'Aosta, in questo momento storico - coincidente con l'apertura dei trafori alpini, con la costruzione dell'autostrada e con la conseguente funzione logistica - viene ad assumere nei confronti dell'Italia e dell'Europa centrale.
Questi problemi non vi toccano, probabilmente perché voi avete ritenuto opportuno di dire solo che le dichiarazioni del Presidente erano vaghe; dicendo che erano vaghe, voi dimostrate di non aver avuto l'ardire di continuare nella vostra analisi, di continuare nel vostro esame.
Ora, la legge urbanistica regionale è uno dei primi strumenti che dobbiamo approntare; è uno strumento indispensabile, è il corollario del piano di sviluppo, perché del piano di sviluppo rappresenta la configurazione sul territorio. È indispensabile che in Valle d'Aosta si arrivi a varare una legge urbanistica perché, oltre tutto, noi sappiamo che nell'industria turistica il paesaggio è un bene di produzione, il paesaggio è un mezzo di produzione e non possiamo e non dobbiamo permettere che il paesaggio venga compromesso.
Anche per quanto riguarda l'Istituto Finanziario Regionale si dice che dovrebbe essere un altro carrozzone per permettere l'"escalation" da parte di questo o di quel Consigliere regionale. Io mi permetto di affermare, e lo discuteremo successivamente quando il Consiglio dovrà esaminare il relativo progetto di legge, che l'Istituto Finanziario Regionale sarà appunto quello strumento che consentirà il riscatto economico dei valdostani per quanto riguarda le iniziative imprenditoriali di piccola e media entità; sarà quello strumento che permetterà di dare una dimensione finanziaria agli interventi fatti dai valdostani in Valle d'Aosta e a non lasciarsi trattare, come accade in questo momento, come terra di colonia, dove è bello, opportuno e utile intervenire, investire, utile anche per i valdostani, ma soprattutto utile per quelli che fanno gli investimenti. Quindi l'Istituto Finanziario Regionale sarà uno strumento che amplificherà l'autonomia della Valle d'Aosta, non è uno strumento che la mortificherà.
Anche l'Ente Regionale per il Commercio, l'Industria e l'Agricoltura, se mi consentite, sarà uno strumento che amplificherà i poteri della Valle d'Aosta e articolerà questi poteri in modo più opportuno, in modo più creativo.
Si è costituito, qualche anno or sono, l'Ente Valdostano per l'Artigianato Tipico, e non credo che, per questo, qualcuno abbia gridato all'attentato all'autonomia, all'attentato allo Statuto, appunto perché lo Statuto dà la possibilità di creare simili organismi. Adesso si grida all'attentato allo Statuto, perché si parla di Ente Regionale per il Commercio, l'Industria e l'Agricoltura; ma lo Statuto dà alla Regione questa possibilità. Infatti la legge che ha trasferito alla Regione tutti i beni della Camera di Commercio, Industria e Agricoltura dell'ex Provincia di Aosta prevede esplicitamente che, quando la Regione riterrà opportuno di creare un organismo che assolva a questi compiti, quei beni devono essere destinati a questo organismo, che deve essere espressione esclusiva ed unica della Regione e non di un qualunque altro potere che trovi sede al di fuori della Regione.
La creazione del nuovo Assessorato della Programmazione e dell'Urbanistica, ebbene, viene fuori di per sé stessa. Io potrei anche condividere, anzi posso condividere, sul piano del costume, la necessità di evitare la proliferazione di nuovi posti di governo o di sottogoverno. Però, per la particolarità della Valle d'Aosta, per l'importanza che vi assume la disciplina urbanistica e per l'importanza che noi politicamente vogliamo attribuire alla programmazione, era bene che queste due discipline così congiunte, così compenetrate l'una nell'altra, avessero una espressione di governo.
Noi abbiamo fatto l'esperienza del Comitato Tecnico per la Programmazione, esperienza positiva per un certo verso e negativa per un altro, perché questo Comitato non aveva una voce in Giunta, non aveva una voce là dove si decide una parte considerevole dell'attività del Consiglio Regionale. Per queste ragioni, abbiamo ritenuto opportuno di creare una branca di attività con una sua voce nell'Amministrazione Regionale.
Queste sono essenzialmente le ragioni per le quali noi Socialisti riteniamo valide le enunciazioni programmatiche svolte dal Presidente della Giunta, Bionaz, e per queste enunciazioni e per queste considerazioni noi esprimiamo la nostra fiducia a questo Governo regionale e individuiamo in questo Governo regionale il governo che ha per primo, forse, in Valle d'Aosta dato un nome chiaro e preciso ai problemi, indicato i problemi nella loro essenza e nella loro qualità. Quindi, con questa volontà di rinnovamento e di demistificazione, noi Socialisti continueremo a combattere sui banchi di questo Consiglio, continueremo a svolgere una attività che sarà evidentemente di appoggio al Governo di Centro-sinistra nella misura in cui ci individueremo - e io penso che continueremo ad individuarci - nelle dichiarazioni fatte dal Presidente della Giunta.
E mi sia ancora consentita un'ultima precisazione per quanto riguarda il problema della Scuola, problema che, anche se non si è raggiunto un accordo, si è però convenuto di risolvere nel rispetto dello Statuto speciale, nel rispetto che noi non abbiamo mai tolto allo Statuto speciale, nel rispetto delle prerogative della Regione e tenendo conto dei diritti della classe insegnante.
Non voglio fare una polemica con l'Avvocato Caveri sulla legge Codignola-Borghi. Mi riservo un'altra circostanza per illustrare la posizione del Partito Socialista Unificato di fronte a questa legge, posizione che viene fraintesa volutamente tutte le volte per lanciare sempre degli anatemi contro gli anti- regionalisti. Il Partito Socialista Unificato, comunque, vuole che questo problema trovi soluzione, perché la classe insegnante non può più aspettare a lungo in questa situazione di disagio, disagio che si trasferisce sugli alunni, che si trasferisce sui giovani valdostani che vanno a scuola per apprendere.
Io concludo, Signor Presidente, e chiedo scusa se ho abusato della pazienza del Consiglio, e soprattutto di qualche Consigliere, che per altri versi non si dimostra molto tenero nei confronti della pazienza altrui, quando interviene magari anche a sproposito o, comunque, ripetutamente su certi temi.
Pedrini (P.L.I.) - Nella seduta scorsa, Signor Presidente, noi abbiamo espresso chiaramente il nostro pensiero. A nome del Partito Liberale, pertanto, io dichiaro che noi voteremo, volta a volta, nell'interesse non soltanto di questa Giunta, ma nell'interesse particolare della cittadinanza valdostana.
Bionaz, Presidente della Giunta. - Io, innanzi tutto, debbo ringraziare i Capi Gruppo della coalizione del Centro-sinistra i quali, nell'esprimere l'assenso e l'approvazione alle linee programmatiche enunciate dal sottoscritto, hanno ampiamente svolto i punti programmatici, li hanno illustrati, li hanno puntualizzati ed hanno dato a me il conforto di una analisi approfondita, seria, serena ed intelligente. Evidentemente, non sto a ripetere quanto hanno detto il Vice capo gruppo democristiano, Pollicini, il Capo gruppo socialista, Milanesio, e il Capo gruppo del Rassemblement, Chamonin; ma io non debbo che complimentarmi con questi Consiglieri e lo faccio non lodando la loro semplice modestia, ma complimentandomi per l'analisi che hanno prospettato davanti ai Consiglieri.
Questa è veramente una cosa nuova, lo riconosco anch'io; e fa piacere riconoscerlo. Indubbiamente, di questo passo, approfondiremo sempre di più i problemi che ci riguardano; e io penso che questo sia il miglior sistema per ricercare e per creare quella collaborazione che tutti prospettano a parole, ma che, però, nei fatti, nelle intenzioni, qualche volta è lontana.
Non mi dilungherò, pertanto, a esporre ancora questi punti già ampiamente dibattuti; risponderò semplicemente ad alcune questioni che sono state poste nel corso dei vari interventi.
Io vorrei, poi, molto amichevolmente, pregare l'Avvocato Caveri di lasciare da parte una certa terminologia. Mi pare che "toupet" e "mauvaise foi" siano dei termini che, se si vuole cercare la distensione e la collaborazione, è meglio dimenticare: credo che sia meglio cambiare questo modo di parlare.
Il Consigliere Manganoni ha ripreso una mia affermazione, laddove io ho detto che, se non ci fosse stata la Democrazia Cristiana, l'autonomia valdostana sarebbe ancora di là a venire.
Io confermo questa dichiarazione: i fatti parlano chiaro. Il Consigliere Manganoni ha detto che il Gruppo comunista, in sede di Assemblea Costituente, aveva votato per lo Statuto valdostano. Sì, ha dimenticato però di precisare che si trattava del Gruppo comunista presente, perché i comunisti presenti erano sempre solo uno o due, in quanto gli altri se la squagliavano. Io credo che quelli presenti abbiano votato a favore del nostro Statuto, ma la maggior parte se n'era andata. Per sincerarsene, basta rileggere il verbale di quelle sedute della Costituente. Non è una scoperta di oggi che voi, Comunisti, siete diventati autonomisti quando vi è convenuto, pronti a cambiare di nuovo posizione e idee quando vi convenga un'altra strada. Ma tralasciamo la polemica su questo argomento!
Io sono d'accordo: fate pure l'azione di pungolo. Benissimo! Prendo anche atto della vostra disponibilità per la collaborazione. Però una collaborazione si dimostra con i fatti, non soltanto, in apertura di legislatura, con le parole; e noi aspettiamo questi fatti.
La stessa cosa dico al Consigliere Germano, il quale poi vede in questa nostra vittoria elettorale una strana vittoria. Sarà strana per voi questa vittoria, ma non per tutti, e meno che meno per i Valdostani, i quali questa vittoria l'hanno procurata, l'hanno voluta; dunque accettiamola, così come essi l'hanno voluta e cerchiamo di metterci a disposizione di questa popolazione che, tra l'altro, lo merita.
Hanno già risposto altri sul fatto che il Centro-sinistra disponga di 17 o di 19 Consiglieri su 35 e non è il caso che io ritorni su questi particolari. Comunque, oggi la maggioranza è quella che è, e su questo banco siedono i rappresentanti di due Partiti e di quel Movimento che è come il terzo Partito che costituisce la coalizione del Centro-sinistra.
Mi si accusa di avere proposto un programma generico; ma il programma è quello previsto nel piano di sviluppo e non è un programma generico. Non ho voluto, evidentemente, leggervi tutto il piano di sviluppo perché sarà portato in Consiglio, ma credo che questo piano costituisca già una base apprezzabile ed utilissima per un certo indirizzo in tutti i rami ed in tutti i settori dell'azione che noi stiamo per svolgere.
E non è neanche necessario che si impongano dei termini. Perché dei termini? È un accordo di legislatura; questo è il programma che noi vogliamo portare a termine, che noi vogliamo mandare avanti, che noi vogliamo presentare al Consiglio. Noi vogliamo operare in quel senso, vogliamo operare nella nostra Regione e quando voi avrete approvato questo piano di sviluppo, vedrete che in questo ci sarà veramente tutto il necessario per ottenere quello che noi vogliamo ottenere.
Ecco perché non accetto, e mi sembra fuor di luogo, l'affermazione che non si precisano, in queste mie dichiarazioni, né i termini, né qualche cosa di più impegnativo, come piano di sviluppo e di programma per la nostra azione in questa legislatura.
Il Consigliere Germano ha detto che, purtroppo, la coalizione di Centro-sinistra ha ancora la stessa guida. Io non pretendo le sue lodi; guardi, è umano quello che lei dice. Io capisco benissimo il suo punto di vista, perché non sono il vostro rappresentante sono il rappresentante degli altri; e perciò, evidentemente, lei deve dire per forza, e non può essere altrimenti, che questa è una guida che, purtroppo, lei deve digerire. Cosa vuole, io le auguro soltanto buona digestione, soltanto questo.
Lei ha detto che il Rassemblement non è contento, che il Partito Socialista non è contento, che nessuno è contento. Pertanto, ragionando per assurdo, io dico che sono tutti contenti; perché, altrimenti, dovreste essere contenti voi. Ora, siccome voi non lo siete contenti - almeno lo dite - ecco che questa affermazione è destituita di fondamento. Certamente gli altri non hanno motivi per non essere contenti.
Si è anche detto che noi abbiamo (questa è un'affermazione che ribadisco) che noi abbiamo creato i supermercati. Non è niente affatto vero: io non ho concesso alcuna licenza di supermercato. Queste licenze sono state concesse quando al potere c'eravate voi.
(proteste del Consigliere Germano).
Anche a noi, Consigliere Germano - e non cambiamo le carte in tavola - sono state avanzate richieste in tale senso, ma noi non vi abbiamo aderito.
Perciò siete voi che potete avere una certa responsabilità in questo campo.
(proteste del Consigliere Fosson).
Problemi dei contadini: Consigliere Germano, i problemi dei contadini sono stati affrontati a suo tempo proprio da noi. Chi vi parla sa che battaglia ha dovuto fare per ottenere il famoso marchio per la fontina sul quale voi non eravate d'accordo e contro il quale avete anche svolto una certa azione. Ora ci accorgiamo cosa vale, ora che le barriere doganali cadono e noi dobbiamo affrontare la concorrenza estera.
(Interruzioni del Consigliere Germano).
Ma scusi, Consigliere Germano, lei dice che questa è una provocazione; ora questo non è vero, perché questi sono fatti: io tutto questo posso documentarglielo. Lei quello che non vuole sentire lo definisce provocazione; ma questo non è provocazione, ma semplicemente una puntualizzazione della verità. Evidentemente, quando non va nel loro sacco, sono provocazioni.
Io non ho mai detto che abbiamo risolto tutti i problemi della Cogne; no, perché ce ne sono molti e lo ho anche affermato. Abbiamo risolto il problema dei nuovi impianti e anche quello forse non completamente. Ce ne sono anche altri da risolvere, e per questo noi affermiamo (e condivido pienamente tutto quello che ha detto il nostro Vice Capo gruppo Pollicini) che il problema della Cogne è un problema vitale per la Valle e, come tale, deve essere inserito come problema della Regione. Su questo sono pienamente d'accordo.
Ma noi non abbiamo dichiarato che abbiamo risolto tutti i problemi della Cogne; non è niente affatto vero. D'altronde, io non credo che per nessuna azienda e per nessuna Amministrazione si risolvano tutti i problemi: si cerca di fare qualche cosa, e quando si ottiene qualche cosa, è già un risultato positivo.
Io non avrei altro da dire sulla vostra disponibilità. Però, in quanto a disponibilità, io ho l'impressione che voi avete l'enorme timore - e questo veramente vi perseguita - di essere isolati. Voi volete sempre ricercare, dite sempre di ricercare delle soluzioni unitarie con una azione unitaria e una delegazione unitaria per prospettare i problemi. Ma, Signori - e non mi si verrà a dire che anche questa è una provocazione - voi vi siete un po' bruciati la coda in un atteggiamento in passato e noi di questo teniamo conto. Consigliere Germano, questa non è una provocazione, queste sono le prove dei fatti. Se voi la collaborazione la volete dare, ben venga la vostra collaborazione; nessuno la rifiuta anzi, è sempre costruttiva una collaborazione che sia sincera che sia naturalmente intelligente e che si svolga nell'interesse del Paese. Però, quando si danno delle prove come avete dato voi Comunisti nel passato, noi abbiamo una certa ragione di sospetto e perciò vi aspettiamo alla prova dei fatti, anche questa volta.
E lei, Consigliere Tonino, non dica che la bassa Valle è dimenticata. Oggi poi che siete in cinque Consiglieri di Pont Saint Martin e Comuni viciniori, voglio proprio vedere se la lascerete dimenticare. A questo proposito, io mi ricordo che, in questa sede, l'Assessore Maquignaz aveva dimostrato in una certa seduta, nel corso della quale non so chi aveva fatto il rilievo che la Bassa Valle era stata dimenticata, aveva dimostrato che la Bassa Valle, almeno nel campo dell'agricoltura, aveva ricevuto dei finanziamenti proporzionalmente uguali, se non superiori, al resto della Valle.
Dunque questo rilievo non va fatto: Però, se lei lo fa in buona fede, come penso che lo faccia, creda pure che questo non è stato nelle intenzioni nostre e non sarà neppure nelle nostre intenzioni nell'avvenire, perché la Valle è una sola, i problemi sono uguali per tutti e la Bassa Valle - io non so da dove la fa iniziare - è parte integrante della Valle d'Aosta, come tutte le altre parti della Valle d'Aosta. Pertanto, questo argomento lo lasci da parte, perché mi sembra che sia anche un anacronismo al quale si ricorre troppo facilmente.
Il Consigliere Fosson si lamenta che io sono polemico; ma io rispondo a quello che voi mi chiedete, io rispondo alle vostre argomentazioni e non potete impedirmi di rispondere. Consigliere Fosson, lei sorride, ma anch'io sorrido. Se lei mi mette su questa strada, se lei mi invita a questo pranzo, io ci vado, naturalmente, e mi comporto come uno che è invitato a pranzo, perché, insomma, la polemica non è permessa solo a voi. La polemica elettorale l'abbiamo finita ed ha dato i risultati che ha dato; ma la polemica che dobbiamo fare qui in Consiglio, quando è contenuta nei limiti dell'educazione e della correttezza, non credo che sia poi tale da suscitare così facilmente le sue, diciamo, ire e la sua disapprovazione.
Lei ha affermato che io avrei detto "de très gros mensonges". Ora io non credo di aver detto "de gros mensonges". Ho parlato della zona franca, ma si capisce; io ripeto che il problema della zona franca era più facile da risolvere quando i Trattati di Roma non erano giunti al punto di applicazione in cui sono giunti oggi. Allora voi disponevate e dei rappresentanti al Parlamento e della maggioranza in Consiglio Regionale, ma purtroppo, tale problema è stato lasciato dove lo abbiamo trovato e adesso il lavoro e la risoluzione di questo problema sono un po' più difficili.
Comunque noi non rinunciamo a questo compito, tutt'altro; e non solo non rinunciamo, ma riteniamo che sia doveroso, che sia obbligatorio porre questo problema in termini chiari - e mi pare che il Capo-gruppo socialista, Milanesio, abbia accennato a questo aspetto particolare in termini chiari - di modo che la si finisca, una buona volta, di rimandare di 4 in 4 anni o di 5 in 5 anni - come potrà essere la durata della legislatura in corso - un problema che deve essere risolto, perché tale è l'adempimento statutario previsto dalla Costituzione e perciò una soluzione, in un modo o nell'altro, bisogna ricercarla e trovarla.
Qui si tratta di nuovo della "Cogne" e si dà per oro colato tutte le dichiarazioni del Presidente Zanatta. Ma, Signori, noi sappiamo chi è Zanatta e sappiamo anche in quali circostanze e per quali motivi ha fatto queste dichiarazioni.
Dunque, prendiamole con beneficio di inventario e quando le precisazioni vengono e sono fatte, come sono state fatte, in questa sede, mi sembra che, se non sono contraddette, le si debbano accettare. Non è il caso - e non è neanche corretto - voler insistere nel credere che l'attuale Presidente della Cogne abbia un determinato trattamento, quando non è assolutamente provato.
Quell'altro Presidente - il quale era anche Amministratore Delegato - aveva questo trattamento e avrà detto quanto percepiva lui, mentre ora sappiamo che il trattamento dell'attuale Presidente è ben inferiore, di molto inferiore a quello che viene affermato.
Dunque la si smetta con questa polemica, perché è diventata soltanto polemica, che serve solo allo scopo polemico di gettare dei sospetti assolutamente infondati addosso a qualcuno, quando diventa un facile bersaglio di critiche, perché riveste un posto di responsabilità.
Consigliere Fosson, Lei ha detto anche che io ho cominciato male; ma io ho cominciato con l'esporre seriamente un programma e col rispondere alle vostre sollecitazioni ed ai vostri argomenti. Se poi ho cominciato male e se continuerò male, fra qualche anno il giudizio spetterà, come è spettato pochi mesi fa, agli elettori. Questa volta il giudizio che gli elettori hanno dato è stato quello che conoscete. Dunque, non è che io abbia cambiato: io continuerò come nel passato.
Evidentemente, potrebbe anche darsi che, invecchiando, io diventassi un po' più calmo. Tuttavia, come sistema e, ve l'assicuro, come impegno e come linea programmatica nel nostro lavoro, io intendo semplicemente rimanere fedele a quella che è stata la nostra azione passata, a quella azione che il corpo elettorale valdostano ha approvato in pieno e, penso, approverà ancora. Infatti, in questa legislatura noi dovremo portare a termine altre realizzazioni, che daranno alla Valle quel giusto posto che le compete, che le spetta, nell'ambito delle nazioni civili, nell'ambito delle Regioni, e quel benessere che noi riteniamo sia giusto e doveroso mettere a disposizione dei nostri convalligiani, dei nostri concittadini. D'altronde, sarebbe tutta inutile la nostra azione se, in vista dei prossimi traguardi da raggiungere, noi non avessimo, oggi e domani ancora, quella ferma volontà di risolvere i problemi che ci assillano, e di portare la Valle d'Aosta al raggiungimento di quei fini per i quali il nostro impegno programmatico è stato chiaro, sincero e più che convincente, almeno a me pare, dato che dalla vostra parte non si può pretendere questo riconoscimento. Però il riconoscimento che è stato fatto in questa sede dai Partiti della coalizione basta per confortare quella che sarà la nostra fatica.
Presidente. - Il Consigliere Germano ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
Germano (P.C.I.) - Io non polemizzo con l'Avvocato Bionaz, perché credo che sia inutile continuare una discussione tra sordi; voglio però fare alcune considerazioni su di un solo argomento: quello della zona franca.
L'Avvocato Bionaz ha voluto ancora una volta dichiarare: "Voi, quando eravate maggioranza ed avevate il Deputato e il Senatore, non avete risolto il problema della zona franca".
Il Consigliere Milanesio, di cui io condivido parecchie osservazioni e non ne condivido altre, ha detto a sua volta che ci sono problemi che sono del Governo e problemi che spettano a noi. Tra i problemi del Governo egli ha incluso la zona franca; precisando, però, che fino a che in Parlamento non ci sarà una maggioranza che ce la darà "potete fare i salti mortali, ma non ci sarà nulla da fare".
Eppure l'Avvocato Bionaz insiste in questo atteggiamento: voi, quando eravate maggioranza, la zona franca non l'avete ottenuta.
Quando si parte da punti di vista di questo genere è inutile fare una polemica. Inoltre, io penso anche ad un'altra cosa: penso che, siccome l'Avvocato Bionaz ha la tendenza a non affrontare le cose serie, ma di provocare per suscitare delle reazioni, nel limite del possibile sia bene non accettare queste provocazioni.
Voglio rispondere invece a qualche osservazione fatta da alcuni Consiglieri, i quali hanno detto anche delle cose interessanti, ma non si sono resi conto di un fatto: che bisogna, cioè, prendere atto della realtà del Paese.
Ad esempio, il Consigliere Pollicini ha parlato ancora di obiettivo storico, o ha usato termini del genere, per dire che il Centro-sinistra è l'obiettivo per lunghi anni, ecc. ecc. Bisogna però prendere atto che, oggi, il Centro-sinistra su scala nazionale non c'è, perché uno dei contraenti non lo vuole; bisogna prendere atto di questo. Bisogna prendere atto che, in moltissime altre pubbliche Amministrazioni, in questi ultimi tempi, dopo le elezioni politiche, il Centro- sinistra si è rotto. Perciò, il Centro-sinistra non è più quell'obiettivo storico che sta davanti alla nostra Società: teniamo quindi conto di quello che è.
In sostanza, che cos'è accaduto? È accaduto che, con Fanfani, si era tentato un Centro-sinistra avanzato, e il risultato è stato che nel 1963 la D.C. ha perso un milione di voti a destra. Allora si è cambiato: si è fatto un Centro-sinistra moderato, ed il risultato è stato che nel 1968 il P.S.U. ha perso un milione e mezzo di voti a sinistra. La realtà è questa: giudichiamola come vogliamo, ma la realtà delle cifre è questa. E non è una scoperta mia questa; sono i Socialisti, sono i Democristiani che queste cose dicono e scrivono sui giornali. Non è una verità che ho scoperto io.
Un'altra realtà, che è poi il nocciolo che provoca questo fatto, volere o no, è ancora l'interclassismo della D.C.. Non possiamo pensare che un Partito, pur con tutte le implicazioni democratiche, pur con tutti i principi che volete riconoscergli - li accetto tutti - non possiamo pensare che un Partito per il quale votano gli operai della FIAT, che lavorano per Agnelli, e che fa poi la politica che Agnelli vuole, non sia un equivoco.
Io, Consigliere Pollicini, apprezzo i suoi accenni alla politica sociale, alle iniziative delle ACLI, le analisi che lei ha fatto sul mondo del lavoro; io sono d'accordo su questi punti. Però, è chiaro che c'è un equivoco di fondo, che non saremo né io né lei a sciogliere, ma di cui, evidentemente, la storia farà giustizia. Il tempo farà maturare queste cose; però, bisogna che noi ne prendiamo atto.
Un'altra questione che voglio ancora sottolineare, e non per desiderio di ripetermi, riguarda i ripetuti accenni agli episodi della primavera del 1966, che denuncerebbero il fatto che comunisti e unionisti volevano ad ogni costo stare al potere. Non si dicano più queste cose.
Noi non volevamo stare al potere; noi volevamo fare le elezioni, volevamo che il popolo giudicasse il trasformismo dei socialisti, i quali, presi i voti per stare nello schieramento del Leone, avevano poi deciso di passare al Centro-sinistra. Noi volevamo questo. Sarà stato giusto, sarà stato sbagliato? Questo lo si vedrà! Io dico che nessuno di noi voleva stare seduto sulle poltrone perché tutte le poltrone erano a disposizione del giudizio del popolo.
Quindi, quando parliamo di questi argomenti, non parliamo più di antidemocrazia, perché non è antidemocrazia richiedere il giudizio del popolo; è l'atto più democratico che si possa fare. Ci sono altri che dicono: voi dovevate adattarvi alla regola che un Consigliere può spostarsi politicamente. Beh! sono disquisizioni sul valore di queste cose, sono punti di vista diversi, io lo capisco. Qualcuno può essere dell'opinione che si dovesse dare le dimissioni e lasciare insediare un'altra Giunta; ma sono punti di vista sul piano democratico, non sul piano dell'antidemocrazia. Stiamo attenti con questi atteggiamenti!
Rispondo al Consigliere Milanesio su due o tre argomenti soltanto e brevemente.
Il Consigliere Milanesio considera la programmazione l'atto più democratico di questa Amministrazione. Beh! è l'atto più democratico questo che esclude dalla Commissione della Programmazione il Partito Comunista, il Partito Socialista di Unità Proletaria e l'Union Valdôtaine, cioè il 40% degli elettori, secondo il risultato delle elezioni regionali, e il 47% degli elettori secondo i risultati delle elezioni politiche? È un atto democratico questo? Come possiamo noi giudicare di un Piano di cui tutti parlano (ne ha parlato il Presidente della Giunta, ne ha parlato il Consigliere Milanesio, ne ha parlato il Consigliere Pollicini) se questo Piano noi non l'abbiamo mai visto?
Ci si dice: lo porteremo in Consiglio, affinché lo approviate. Ma quale partecipazione abbiamo avuto noi nella elaborazione di questo Piano? Quali proposte abbiamo potuto fare, che tutti vagliassero e di cui tenessero conto o no? Non può essere un atto democratico, questo; fatta così, la programmazione è l'inizio di un atto antidemocratico.
Io ho qui sotto gli occhi il verbale di una seduta consiliare nella quale l'Assessore Colombo illustrava la programmazione, dopo che aveva parlato per il bilancio il Consigliere Chamonin.
Ebbene l'Assessore Colombo diceva allora: "È democratica la programmazione, se vi è la partecipazione, in un organismo democratico, dei Partiti, dei Consiglieri, delle categorie produttive e delle categorie industriali".
L'Assessore Colombo si riferiva evidentemente ai Consiglieri, ai Partiti, a quegli organismi che, secondo la Costituzione, sono i rappresentanti della volontà pubblica. Noi, invece, ci troviamo di fronte a un Piano (sarà perfettissimo? non lo so. Magari, se ce lo porteranno qui e lo approveremo all'unanimità) che, di fatto, in Consiglio non è mai stato discusso e che è stato elaborato dalle forze di tre Partiti o di due Partiti, e non dalle forze espresse dal Consiglio.
Inoltre, il Consigliere Milanesio, riferendosi ai tempi e alle scadenze del programma della nuova Giunta, ha definito vaghe e prive di concretezza le nostre critiche. Ma, Consigliere Milanesio, il Consigliere Manganoni ha dato lettura del decalogo del Presidente della Giunta. Non è che siamo partiti dall'anno zero; noi questa Giunta l'abbiamo vista insediarsi due anni fa. Il Presidente della Giunta aveva allora detto: con legge e con procedura urgente faremo un nuovo riparto fiscale sulla base del 75% dell'ammontare di tutti i tributi. Noi, visto che non lo faceva la maggioranza, avevamo presentato in Consiglio una proposta di legge per un riparto fiscale basato appunto sul 75% e questa Giunta aveva votato contro.
Quindi, quando noi parliamo di tempi e di scadenze non lo facciamo per diffidenza, ma perché la realtà che abbiamo dinanzi è questa. Noi, oggi, ci troviamo di fronte ad un elenco, come quello enunciato dall'Avvocato Bionaz, che io ho definito vasto e contenente tante cose. Ma per compiere il giro di Francia o il giro d'Italia si fanno tante tappe e per fare un incontro di calcio ci vogliono due tempi: tutto nella vita è concepito in questo modo. Al Governo Leone che cosa chiediamo, che cosa chiedono i tuoi compagni al Parlamento? Chiedono alcuni atti, per poter vedere quale è la volontà della Democrazia Cristiana.
Consigliere Milanesio, tu hai parlato di critiche e proposte vaghe: ma io ho fatto una sola proposta e su questa proposta nessuno si è pronunciato. Questa è concretezza: la vogliamo portare avanti la proposta di legge per un nuovo riparto fiscale? Non dico mica di farla noi: facciamola tutti insieme. Teniamo conto delle obiezioni che ci hanno sollevato nel passato, ma facciamola e portiamola avanti in un determinato tempo. Magari la prepari l'Avvocato Bionaz o la Giunta o la Delegazione unitaria; facciamo questa proposta di legge, approviamola e poi la porti lui solo al Parlamento. A me non importa niente: l'importante, però, è che facciamo qualche cosa e che lo facciamo sul serio.
Quando noi parliamo di fatti concreti, li enunciamo e chiederemmo che vi pronunciaste anche voi.
Queste sono le osservazioni che volevo fare.
Presidente. - Ha chiesto di parlare il Consigliere Manganoni. Ne ha facoltà.
Manganoni (P.C.I.) - Voglio fare solo alcune osservazioni su quanto detto dal Presidente della Giunta, Bionaz.
Circa i meriti o i non meriti dell'autonomia, si prenda i verbali, Signor Presidente, e vedrà che i Deputati che brillano per le loro assenze non sono certamente i Deputati comunisti, ma, come risulta dai giornali recenti e degli anni scorsi, sono precisamente i Deputati democristiani; tanto è vero che la legge concernente la pensione agli ex-combattenti della guerra 1915-1918 è passata perché i democristiani in quel momento erano in minoranza. Grazie alla proposta dei comunisti e del P.S.I.U.P. e all'assenza dei democristiani è passata questa legge, perché, se i democristiani fossero stati tutti presenti, questa non sarebbe passata. Comunque, ripeto, sono i democristiani che brillano per le loro assenze, non noi.
Per quanto riguarda la questione del marchio di origine della fontina, noi non siamo mai stati contrari. Prendete anche in questo caso i verbali - se ne è discusso a suo tempo in Consiglio di questo problema - e vedrete la posizione da noi presa. Prendete pure il giornale "Le Travail", ma guardate, le posizioni ufficiali sono quelle che risultano dai verbali del Consiglio.
Dalla lettura dei verbali, voi vedrete che in Consiglio, noi, gruppo di minoranza allora, prima avevamo spinto la Giunta, sollecitandola a risolvere il problema e, dopo aver ottenuto il marchio, ci eravamo felicitati per questo. Avremo forse sollevato delle obiezioni sul modo come applicare questa legge, ma poi avevamo sempre sostenuto, in sede di Consiglio, che è la sede ufficiale, la necessità che ci fosse riconosciuto il marchio di origine della fontina. Noi in Consiglio eravamo sempre stati più che favorevoli alla soluzione di questo problema.
In merito al problema della "Cogne", lasciate perdere. Io vi chiedo solo questo: i decantati 20 miliardi, o 15 o 12 quanti sono, sono arrivati sì o no? Rispondete a questa domanda, perché il Signor Zanatta, che era ancora Presidente della "Cogne" due mesi fa, aveva dichiarato che a quel tempo non era arrivato un soldo. D'altra parte, tanto io quanto il Consigliere Pollicini, che alla "Cogne" ci lavora come ci lavoro io, sappiamo come va la "Cogne"; e lo sappiamo molto meglio - non se l'abbia a male, Avv. Bionaz - molto meglio di quelli che vivono fuori della "Cogne", senza, con questo, volerci atteggiare a supercompetenti, ma forti soltanto della nostra esperienza di venti o trent'anni.
In quanto agli enormi timori di essere isolati, Avv. Bionaz, non le dica queste cose. Noi siamo stati isolati in galera, quando i fascisti ci avevano messo dentro, e non abbiamo avuto paura, anche se i democristiani in nostra compagnia, effettivamente, erano pochini allora.
Però non è quell'isolamento che ci ha preoccupati ed i fatti lo dimostrano, perché da pochi che eravamo allora in galera siamo diventati tanti oggi. D'altronde, le ultime elezioni in campo nazionale lo dimostrano.
Circa la sua dichiarazione in merito alla nostra collaborazione "vi aspettiamo alla prova dei fatti", guardi, io le posso dare questa assicurazione: quando farete le cose bene avrete la nostra totale collaborazione. D'altronde, non è la prima volta che, quando avete fatto le cose bene, noi vi abbiamo detto: benissimo, ci compiacciamo di questo fatto. Quando farete le cose male, allora vi diremo: no, noi non siamo d'accordo. E, secondo il nostro parere, vi diremo che cosa dovrete fare per far le cose per bene.
Voglio ancora spendere due parole sulla questione della Bassa Valle, la dimenticata.
È vero questo e, per provarlo, io vi cito solo alcuni fatti.
La Regione fa degli investimenti nel settore sportivo. Noi abbiamo sette Comuni della Bassa Valle, Pont St. Martin, Donnaz, Arnaz, Hône, Bard, Pont Bozet, Champorcher, con oltre 9 mila abitanti - quasi un decimo della popolazione della Valle - che non hanno un campo sportivo. Il Comune di Donnaz vi ha proposto di acquistare dei terreni, per fare un campo sportivo per Donnaz e Pont St. Martin, a L. 2.500 il mq. il che è poco, se si pensa che voi avete pagato 3.000 lire il mq. quegli incolti a Gimillian - e voi non rispondete.
Il Comune di Hône vi ha proposto di acquistare dei terreni per fare un piazzale, per fare un campo sportivo, mi pare a circa 800 lire il mq. È un anno che avete la deliberazione del Comune e voi non rispondete.
Questi sono dei fatti, non delle opinioni. Poco fa si diceva: vogliamo fatti e non chiacchiere. Ebbene, io vi cito fatti e non chiacchiere.
Termino, riprendendo la frase pronunciata dall'Avvocato Bionaz in merito agli emolumenti del Presidente della Società "Cogne": "Le dichiarazioni di Zanatta vanno prese... ecc., perché costui aveva sì degli emolumenti molto alti, ma l'attuale Presidente della "Cogne" ha rinunciato. . . ecc. ". Anche in questo caso ci vogliono fatti, cifre.
Zanatta aveva affermato che egli percepiva come emolumenti una somma di circa 40 milioni all'anno lordi; il che fa circa 3 milioni al mese. Colui che l'ha sostituito ha rinunciato ad una parte di questi emolumenti? Benissimo; allora, citate le cifre. Quando voi avrete citato le cifre questa polemica forse finirà; ma fin quando voi vi limitate a dire che il nuovo Presidente della "Cogne" ha rinunciato ad una parte degli emolumenti, senza precisarci a quanto ha rinunciato, la polemica non può aver termine. Voi che siete quelli dei fatti e non delle chiacchiere, dovreste portarci dei fatti, delle cifre e non delle chiacchiere.
Presidente. - Ha chiesto di parlare il Consigliere Fosson. Ne ha facoltà.
Fosson (U.V.) - Accordez-moi deux mots simplement.
Je dois avant tout m'excuser si j'ai interrompu le discours de M. le Conseiller Milanesio; vous savez tous que ce n'est pas mon habitude de faire des interruptions. Tout de même, je veux préciser à M. le Conseiller Milanesio que certaines affirmations qu'il a faites dans le domaine de l'agriculture pourraient faire penser à quelqu'un qui n'a pas participé aux travaux du Conseil et n'est pas au courant des problèmes économiques de la Vallée d'Aoste, que dans ce domaine on n'ait jamais fait rien. Mes remarques n'étaient donc pas seulement une défense personnelle, mais une défense de tout ce qu'a fait pour l'agriculture le Conseil dans vingt ans d'autonomie.
A ce propos, ce n'est pas du tout vrai que l'on n'ait jamais pensé d'augmenter les revenus de l'agriculture et que l'on ait toujours eu peur d'exposer, en termes réels, les problèmes de l'agriculture, parce que, sur cet argument, on a déjà fait de longues discussions dans le Conseil Régional et l'on n'a jamais eu peur de dire la vérité.
Ce qu'il faut faire, les remèdes qu'il faudra trouver, il s'agit là d'une question difficile; on en discutera. Mais il ne faut absolument pas qu'on ait l'impression que de ces questions on en parle aujourd'hui, en 1968, pour la première fois, seulement parce que M. Milanesio est venu dans ce Conseil, comme si M. Milanesio, en ce qui concerne le domaine de l'agriculture, eût inventé la poudre.
M. Milanesio a dit aussi que "i vari problemi sono stati liquidati semplicisticamente". Il ne s'agit pas d'une question "semplicistica". Nous n'avons pas voulu prolonger une discussion; nous avons énoncé, dans très peu de mots, notre thèse contraire à l'institution du nouveau Assessorat de la Programmation. Nous avons certaines raisons qui justifient notre position, mais, comme cela est dans votre programme, vous devrez proposer au Conseil un projet de loi pour l'institution de cet Assessorat et, à ce moment-là, nous discuterons et nous exposerons tous nos arguments que, certainement, ce n'était pas le cas d'exposer aujourd'hui, sans quoi on aurait discuté pendant toute la journée seulement de la question de l'Assessorat de la Programmation, comme aussi "dell'Ente economico e dell'Istituto Finanziario".
Accordez-moi encore deux mots seulement, vis-à-vis du Président de la Junte. Je n'ai pas voulu dire, dans ma précédente intervention, qu'il ne faut pas faire de la polémique dans le Conseil, parce qu'ici on peut faire et on doit faire, je pense, de la polémique, qui peut être même utile. Moi, j'ai tout simplement voulu dire que ce n'était pas opportun, aujourd'hui, de toucher certains arguments, de les mettre sur le tapis sans être documentés. Il y a certaines questions que je me suis permis de souligner, quant à la bonne foi ou à la mauvaise foi, je ne veux pas être dur en ce sens et dont il faudra voir les précédents; peut-être qu'alors M. le Président changerait lui aussi d'avis sur ces questions.
J'ai dû répondre sur la question de la zone franche, sur laquelle vous êtes d'un avis contraire. Mais il me semble que c'est clair comme le beau jour que, sur la question de la zone franche, tout ce qui était à faire de la part du Conseil Régional et de la Junte a été fait. S'il y a des responsabilités, s'il y a des fautes, ces fautes ne sont pas ni de la Junte, ni du Conseil - et, quand je parle de la Junte et du Conseil, je ne distingue même pas les questions politiques - parce que l'on n'a pas obtenu la zone franche quand au Gouvernement Régional il n'y avait que la Démocratie Chrétienne, nous ne l'avons pas obtenue nous quand nous étions alliés avec la Démocratie Chrétienne, nous ne l'avons pas obtenue nous quand nous étions alliés avec les Communistes.
Ce que vous avez dit tout à l'heure, M. Bionaz, c'est à dire qu'il est plus difficile d'obtenir la zone franche à présent qu'il y a le Marché Commun, nous démontre que vous trouvez - d'ailleurs il est naturel - les mêmes difficultés qu'on a toujours trouvées dans le passé pour résoudre ce problème. Par conséquent, on ne peut pas surmonter le problème en disant que la faute est à nous. Il faut voir de qui est la faute: la faute est du Gouvernement Central et nous pourrons gagner cette cause seulement s'il y aura l'unité de nous tous.
C'est en ce sens que j'ai voulu répondre à vos déclarations. En même temps, je pense d'avoir dit quelque chose de constructif, parce que j'ai affirmé que, surtout sur les problèmes qui intéressent la Vallée d'Aoste et les Valdôtains, nous ne ferons pas une opposition préconçue et nous voterons avec vous. Certes, nous ferons aussi de l'opposition sur les questions sur lesquelles nous ne partageons pas votre avis, parce qu'ici nous représentons une partie de l'électorat qui est à l'opposition et nous devons faire notre devoir.
Il me semble que, avec ces explications que je viens de donner, nous avons éclairci encore une fois quelle est la position de l'Union Valdôtaine au début de cette nouvelle législature.
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Si dà atto che l'adunanza è sospesa alle ore tredici e minuti undici e rinviata alle ore sedici.