Oggetto del Consiglio n. 5 del 8 gennaio 1969 - Verbale
OGGETTO N. 5/69 - Lotta del movimento studentesco per una scuola diversa. (Mozione dei Consiglieri regionali Signori Dolchi Giulio, Siggia Giovanna in Bianco, Savioz Fabiano, Manganoni Claudio, Germano Pietro, Macheda Domenico e Crétier Egidio)
Il Presidente, MONTESANO, dichiara aperta la discussione sulla seguente mozione presentata dai Consiglieri regionali Signori Giulio Dolchi, Giovanna Siggia in Bianco, Fabiano Savioz, Claudio Manganoni, Pietro Germano, Domenico Macheda e Egidio Crétier, concernente la lotta del Movimento studentesco per una Scuola diversa, mozione già trasmessa in copia ai Signori Consiglieri in allegato all'oggetto n. 19 dell'ordine del giorno dell'adunanza del 20 e 21 dicembre 1968:
Ill.mo Signor PRESIDENTE del Consiglio Regionale AOSTA
I sottoscritti Consiglieri regionali richiedono che la S.V. voglia iscrivere tra gli argomenti da discutersi nella prossima seduta consiliare la seguente
MOZIONE
Il Consiglio Regionale della Valle d'Aosta,
tenuto conto che lo Statuto Speciale offre larghe possibilità di risolvere i problemi posti dalla lotta del Movimento Studentesco per una scuola diversa, che sia fondata innanzitutto sul riconoscimento effettivo dei diritti democratici di tutti coloro che in essa studiano e lavorano
DELIBERA
- di impegnare la Giunta a prendere i provvedimenti necessari ad attuare nel modo più pieno, anche durante l'orario scolastico, il diritto degli studenti alla utilizzazione dei locali scolastici per tenere riunioni ed assemblee;
- di impegnare inoltre la Giunta ad accogliere, in quanto realizzabili con provvedimenti regionali, le rivendicazioni presentate dal Movimento Studentesco e in particolare: scuola a tempo pieno, ristrutturazione dei programmi, adozione di metodi didattici anti-autoritari,
Distinti saluti.
Aosta, 5 dicembre 1968
Giulio Dolchi - Gianna Bianco Siggia - Savioz Fabiano - Claudio Manganoni - Germano Pietro - Macheda Domenico - Crétier Egidio.
Il Consigliere DOLCHI fa la seguente dichiarazione:
"Signor Presidente e Colleghi Consiglieri,
Molto si è scritto e detto sul problema della scuola a tutti i livelli e nelle più varie ed altolocate sedi che non ho la presunzione di ridire, certamente in modo meno documentato e meno chiaro, quanto altri hanno già detto e quanto voi stessi avete già letto e quindi già conoscete sull'argomento.
Permettete, tuttavia, che con poche parole illustri invece le ragioni che hanno indotto i Consiglieri del Gruppo comunista a presentare la mozione che stiamo per discutere e che ha soprattutto il compito di sensibilizzare il Consiglio regionale su un problema cosi scottante ed attuale.
Presentando la mozione abbiamo inteso collocare nel giusto posto, cioè il massimo organo elettivo e legislativo valdostano, un problema che, secondo noi, nella Valle d'Aosta, proprio in virtù dell'autonomia regionale, può avere soluzioni più rapide e più avanzate di quanto può accadere nel resto del Paese e soprattutto può trovare in disposizioni e provvedimenti regionali uno sbocco democratico e costruttivo nell'interesse della scuola valdostana,
Gli studenti, in una carta rivendicativa, hanno detto quello che richiedono, ma prima di entrare nel merito, direi, tecnico delle proposte va innanzitutto messo in luce che finalmente, proprio dagli studenti ci viene un chiarimento. Cioè che i problemi della scuola valdostana non sono solamente le rivendicazioni sindacali delle categorie insegnanti, su cui tanto si è discusso, ma tutti i problemi riguardanti l'insegnamento, i programmi, gli orari, i libri di testo fino ai rapporti democratici che devono esistere in una scuola moderna.
Non sottovalutiamo certo l'importanza dell'inquadramento e della posizione giuridica degli insegnanti, ma è giunto il momento di vedere il problema nel suo complesso.
Non fosse che per questo gli studenti hanno avuto ed hanno il grande merito di aver posto l'accento sui difetti e sui mali, secondo me correggibili, se opportunamente affrontati, della scuola valdostana.
Ed in proposito, vorrei subito respingere certe tesi affacciate da chi ha paura del nuovo, perché vede in ogni innovazione una diminuzione della propria autorità o della modificazione della concezione tradizionale dei rapporti fra studenti ed insegnanti. Le tesi cioè che gli studenti non hanno, per la loro giovane età, fortunati loro, la dovuta esperienza e capacità per affrontare i problemi della scuola, o che se fanno delle manifestazioni o degli scioperi, lo scopo principale è quello di marinare la scuola, Queste tesi o affermazioni sono di gente che non ha capito nulla o che fa finta di non capire per non voler fare nulla, e non servono certo lo sviluppo ed il miglioramento della scuola.
Gli studenti della Valle d'Aosta come di tutta Italia, pur con alcune intemperanze od insufficienze hanno dimostrato e dimostrano di ben sapere cosa vogliono. Dimostrano di essere sufficientemente consapevoli e combattivi proprio come chi sa di agire per una causa giusta e per un ideale valido. Dobbiamo dar loro atto di questo perché se non lo facessimo dimostreremmo di non avere quella volontà di trovare assieme, nel dibattito ed in una collaborazione fattiva, quelle soluzioni che essi si aspettano da autorità elettive, da organismi legislativi responsabili.
Partiamo, quindi, dal dato di fatto che il movimento studentesco è una cosa seria, che sa quello che vuole e che è in grado di esprimere una volontà di collaborazione costruttiva. Ecco perché in una passata seduta del Consiglio mi ero permesso di richiamare l'attenzione dell'Assessore Dujany su alcune posizioni autoritarie e su alcune manifestazioni intimidatorie di certi insegnanti che non erano le più indicate a stabilire quell'auspicato colloquio democratico con un movimento che, lo ripeto, a mio avviso, si dimostra notevolmente responsabile.
Da ciò ne consegue che le rivendicazioni devono essere esaminate e che gli opportuni provvedimenti potrebbero essere approntati per far sì che, nel quadro delle attribuzioni conferite a questo Consiglio dallo Statuto speciale, la Valle d'Aosta sia all'avanguardia nella soluzione di problemi dibattuti in tutta Italia per non dire nel mondo intero. Sappiamo che non si può fare tutto oggi, ma lo scopo della mozione è appunto quello di indicare all'Assessore, alle competenti Commissioni consiliari quei provvedimenti, quegli orientamenti che dovranno essere perfezionati, ma che possono essere comunque la base per il lavoro di domani.
Ancora poche parole sul merito delle richieste.
Non voglio dilungarmi sui motivi della contestazione globale, ci sono in proposito molti documenti, ma vale la pena ricordare alcuni estratti, alcune cifre dell'annuario statistico italiano in proposito, al diritto alla istruzione inferiore e alla istruzione in genere, perché questo spiega molte delle iniziative del Movimento Studentesco.
La legge stabilisce per tutti i cittadini il diritto all'istruzione inferiore. Di fatto su 950.000 studenti iscritti al primo anno dei corsi elementari, solo 450.000 (sono i dati dell'anno scorso) raggiungono il terzo anno delle scuole medie inferiori, cioè della scuola dell'obbligo.
Nelle medie superiori, se consideriamo i diplomati in base alla professione del padre, constatiamo che conseguono il diploma: il 100% dei figli di imprenditori e liberi professionisti; il 25% dei figli di dirigenti e impiegati; il 12,3% dei figli dei lavoratori in proprio, il 2,6% dei figli di lavoratori dipendenti.
Nelle Università, poi, su 30.000 studenti laureati ogni anno, appena l'otto per cento è costituito da figli di operai e di lavoratori dipendenti, che pure sono il 54% di tutta la popolazione italiana.
Ogni anno la scuola perde 462.000 alunni che per la stragrande maggioranza provengono dalla classe degli operai, dei contadini e in genere dei lavoratori dipendenti; 462.000 alunni che non realizzano quel diritto e quel dovere costituzionale della scuola dell'obbligo. Queste sono alcune cifre, alcune considerazioni di carattere generale, che stanno alla base del vasto movimento studentesco; cifre e considerazioni a cui, non si esclude la nostra Valle.
Nel resto del Paese però, è opportuno sottolinearlo, esistono anche altre gravi lacune, come mancanza di aule, di attrezzatura, di insegnanti, di laboratori che in Valle d'Aosta non esistono o esistono, in minima parte. E questa è una ragione, una situazione favorevole dovuta a oltre venti anni di regime autonomo, è una ragione che ci può permettere di orientare tutta l'attenzione agli altri problemi indicati dal Movimento studentesco, o dall'Autorità scolastica o dallo stesso Assessore o dalla Commissione consiliare, che già si è soffermata su questi problemi, e che in primo luogo riguardano la scuola a tempo pieno, la ristrutturazione dei programmi (non dimentichiamo l'art. 40 dello Statuto speciale) nonché l'impostazione dell'attività didattica, la scelta dei libri, la democrazia nella scuola.
Ad esempio, per quanto riguarda la trasformazione dei programmi, dei contenuti culturali della Scuola, richiesti da Insegnanti, da cultori di pedagogia e dagli studenti stessi, l'art. 40 dello Statuto ci dà notevoli possibilità di un'autonoma e anche di rapida decisione.
Per quanto riguarda poi il diritto di assemblea, che noi indichiamo nella mozione come un importante traguardo per la trasformazione e il miglioramento della vita scolastica, non può e non deve più essere concepito come una formale occasione per un incontro dibattito più o meno libero, alla presenza del Preside.
L'Assemblea deve potersi democraticamente esprimere; deve poter elaborare l'iniziativa studentesca e soprattutto esprimere la volontà decisionale che le compete, non solamente in ordine ai problemi di ogni singolo istituto, ma anche, in accordo e collaborazione tra i diversi Istituti.
Ecco perché diventa indispensabile il riconoscimento del diritto all'incontro, del diritto alla partecipazione degli studenti di tutti gli istituti alla stessa riunione, ad un medesimo ed unico dibattito per decisioni globali.
Bisogna accogliere il principio per cui l'Assemblea del Movimento Studentesco all'interno di ogni istituto ed anche l'Assemblea inter-istituto è un'istanza decisionale del tutto autonoma sia dalle cosiddette forze. estranee che dalle interferenze delle Autorità scolastiche costituite.
L'Assemblea del Movimento Studentesco deve essere il luogo dove gli studenti cercano di essere protagonisti della loro formazione e quindi di legarsi alla società civile in cui vivono.
In conclusione vi sono larghe possibilità perché la scuola valdostana migliori, vada avanti, sia di esempio al resto d'Italia. Non pretendiamo che il Consiglio scenda ora nei dettagli delle varie possibili soluzioni, se si manifesta in generale quella unità di consensi che ci auguriamo sulle linee indicate nella mozione. Le possibilità normative attribuite alla Regione permetteranno poi, dopo gli opportuni studi, l'emanazione di quei successivi, idonei e specifici provvedimenti, che sono attesi dagli studenti, dagli abitanti della Valle d'Aosta, dalla scuola valdostana".
Il Consigliere TONINO dichiara che, pur non essendo firmatario della mozione, intende intervenire nel dibattito, non per illustrarla, ma per l'interpretazione che vorrebbe darne secondo il pensiero del suo Partito, che è sempre stato impegnato in prima linea nelle lotte studentesche.
Afferma che non intende mettere in dubbio la validità della mozione e l'effetto che essa possa avere, anche perché lo scopo della mozione è la ricerca dei mezzi per salvaguardare i diritti degli studenti.
Ritiene - come crede ritengano i comunisti e altre forze politiche - che non sia tanto il Consiglio Regionale o la Giunta di Centro-sinistra che possano risolvere questi problemi di fondo che travagliano il Movimento Studentesco, ma che sia piuttosto la Scuola, in quanto sede naturale dei problemi che sono dibattuti dagli studenti nella lotta contro le antiquate strutture scolastiche.
Dichiara che tali strutture rispondono ad una logica fascista, autoritaria, che non è soltanto insita nella Scuola, ma in ogni contesto produttivo dell'attuale Società.
La Scuola - egli prosegue - è autoritaria non solo nelle persone e nei metodi, ma soprattutto nei contenuti.
Afferma che il suo Partito e tutte le forze progressiste, alle quali si aggiungono ora le forze giovanili della contestazione, ritengono che il compito principale della Scuola sia quello di preparare una forza lavoro secondo le esigenze di una moderna produzione.
Rileva che per i giovani non ci sono oggi, in Valle, garanzie per un posto di lavoro adeguato al loro titolo di studio. Riferisce che alcune aziende assumono dattilografe diplomate a condizione che non risulti nella domanda il loro titolo di studio e questo allo scopo di retribuirle in misura inferiore ai minimi fissati dal contratto di lavoro.
Dichiara di concordare sulla mozione ed auspica che la Giunta prenda gli opportuni provvedimenti atti ad accogliere le rivendicazioni del Movimento Studentesco, lasciando però agli studenti il loro potere decisionale.
Propone di aggiungere alla parte deliberativa della mozione un nuovo comma del seguente tenore: "di dare mandato alla Giunta Regionale, e in modo particolare all'Assessore alla Pubblica Istruzione, di controllare e di prendere tutte quelle misure necessarie affinché sia consentito agli studenti di organizzare Assemblee - come è nel loro diritto -, senza peraltro correre il rischio di subire sanzioni disciplinari". Conclude dichiarando che, indipendentemente dal giudizio dato sulla mozione e tenendo conto della volontà dei firmatari della stessa di voler cambiare qualcosa nel mondo della Scuola, voterà a favore della mozione.
Il Consigliere Signora SIGGIA in BIANCO dichiara quanto segue:
"Desidero io pure, in quest'aula, prendere la parola su un argomento tanto importante ed attuale qual è quello della scuola, per esaminare con voi, Consiglieri regionali, quanto c'è di giusto nelle attuali rivendicazioni degli studenti, e quali concrete possibilità esistono di ristrutturare un settore che da più parti si riconosce vecchio, stantio e che non sa più assolvere la sua funzione di formazione di una classe che deve divenire il tessuto della nuova società.
Molti, moltissimi aspetti di questo complesso problema devono essere discussi ed esaminati; io, però, mi limiterò a due sole considerazioni, di cui la prima mi interessa più da vicino perché coinvolge problemi e fenomeni che sono strettamente collegati ai molti del mondo femminile.
I movimenti studenteschi, coi loro scioperi ordinati ed unitari, hanno insegnato a noi, che ne viviamo ormai esclusi, come anche quest'anno la questione della scuola si riproponga in Italia con accresciuta urgenza e drammaticità.
I molti problemi irrisolti, le carenze accumulate nel corso degli anni, il ritardo nell'affrontare i temi di riforma, sono infatti aggravati dalla contraddizione sempre più accentuata fra un sistema scolastico fondato su criteri di selezione classista, intimamente autoritario e conservatore, vecchio nei metodi e nei contenuti, ed il crescere di una spinta all'istruzione che è divenuta rivendicazione di larghe masse popolari e che corrisponde a fondamentali esigenze di sviluppo scientifico ed economico e di rinnovamento del Paese.
La lotta contro la scuola di classe, contro tutti gli ostacoli che oggi impediscono a tanta parte dei ragazzi italiani e soprattutto ai figli dei lavoratori un esercizio effettivo del diritto allo studio, contro la struttura gerarchica che si oppone allo sviluppo nella scuola di effettivi rapporti democratici e che contrasta con le esigenze di avanzamento della ricerca e di profondo rinnovamento dei metodi e dei contenuti dell'insegnamento, è oggi la lotta che risponde agli interessi immediati della classe operaia e delle masse popolari e che costituisce un momento essenziale della battaglia di emancipazione dei lavoratori contro l'attuale sistema di rapporti sociali. Essa è anche, al tempo stesso, una lotta che non può esaurirsi in interventi di aggiustamento settoriale, ma richiede un mutamento profondo non solo della politica scolastica, ma degli stessi indirizzi della programmazione economica e pone quindi in discussione le scelte di fondo circa lo sviluppo sociale, civile e politico del Paese.
Attualmente nella scuola italiana, quasi il 40% dei ragazzi - e sono, in massima parte, figli di operai e contadini - non giunge neppure a completare la scuola media dell'obbligo; ed i figli dei lavoratori dipendenti, che costituiscono la grande maggioranza della popolazione, sono meno del 20% tra i giovani che riescono a terminare una scuola media superiore e assai meno del 10% tra coloro che arrivano ad una laurea. È un'enorme dispersione di energie umane, è la conferma del ruolo che la scuola ha come puntello della stratificazione di classe, è la violazione di uno dei più elementari diritti di ogni cittadini, il diritto all'istruzione.
Queste cose sono sottolineate nella dichiarazione programmatica di Longo-Parri-Vecchietti; sono elencate nei documenti conclusivi dell'8° congresso dell'U.D.I.; ma sono anche comprese nel documento delle donne socialiste approvato al congresso del P.S.U. del 1968 e contenute nella risoluzione del Comitato Centrale del movimento femminile della D.C. del 4.9.1968.
Ma se questi sono gli appunti, i rimproveri in genere che si debbono oggi rivolgere al tipo di scuola esistente, molto più seri e profondi sono quelli che scaturiscono dal mondo femminile, anche se molte volte non compresi appieno neanche dalle giovani.
E ciò per due ordini di considerazioni: perché gli squilibri denunciati nella scuola classista di oggi sono più evidenti per quanto riguarda le studentesse; infatti, anche nell'ambito delle famiglie, esse vengono considerate come unità precondizionate ad un ruolo servile.
La parità dei diritti resta una forma vuota perché la donna si trova di fronte a sé un assetto generale (organizzazione sociale, strutture, ordinamenti, concezioni, valori) della società, alla cui costituzione non ha mai partecipato nel corso della storia se non in forma subordinata e da posizioni di asservimento e che in definitiva è stato costruito e continua a fondarsi su una divisione dei ruoli sociali sulla base del sesso.
Così è sempre stato, ma così rimane anche oggi.
Fin dalla nascita, infatti, la donna, dalla logica del sistema è precondizionata ad un ruolo specifico ed a quello solo: quello familiare. Ed il fatto di essere destinati ad un solo ruolo nella società è già una condizione di servitù, alla quale la donna può sfuggire a prezzo di sacrificio, caricandosi di un doppio impegno, rinunciando ad una parte di sé, della sua personalità, della sua potenzialità affettiva.
Già nella famiglia e più ancora nella scuola la bimba trova attorno a sé una realtà che tenderà a convincerla, inavvertitamente, non in modo dichiarato, ma non per questo meno condizionante, che uno è il suo vero posto: accanto ad un marito, a dei figli, al focolare domestico; che uno è il suo lavoro, il lavoro casalingo. Nulla è fatto per incoraggiare i suoi sogni, per sollecitare le sue ambizioni, per sviluppare le sue capacità, tutto per spegnerle.
Esempio tipico di questo deleterio, dannoso dualismo nella scuola lo si riscontra nell'istruzione professionale, i cui istituti sono improntati ad un'innata ed assurda discriminazione fra uomo e donna.
Ebbene, le richieste rivendicative dei giovani, soprattutto quella di ottenere una scuola a tempo pieno, risolverebbero molti problemi, perché, oltre ad essere il necessario presupposto della scuola che educativamente si sostituisce alla famiglia, e quindi la sola che può livellare intrinsecamente i giovani perché abolisce squilibri e disparità fra gli uni e gli altri, quella nella quale il giovane trova chi lo istruisce, ma anche chi saggiamente indirizza il suo tempo libero, contemporaneamente diventerebbe il presupposto per permettere alle donne di lavorare senza lasciare i figli affidati a vicine di casa o peggio a cortili e giardini.
Una riforma, quindi, che gioverebbe al mondo studentesco, ma che implicitamente costituirebbe un primo passo verso la creazione di quei servizi sociali indispensabili perché il diritto al lavoro delle donne si traduca in realtà concreta.
Ma non sono soltanto le mie tendenze politiche, il mio innato desiderio acchè una nuova società si formi sulla base dell'eguaglianza vera di tutti, e quindi in primo luogo con una scuola degna di questo nome, che mi ha consigliato di prendere la parola in quest'aula.
L'ho fatto anche per un altro motivo: ero da poco tempo seduta per la prima volta su questi banchi quando ho partecipato a diversi convegni e congressi sulla scuola. Sempre nelle relazioni, negli interventi, da parte di chiunque, si citava la Valle d'Aosta e la sua scuola: per primi abbiamo pensato alla distribuzione gratuita dei libri di testo, all'istituzione di servizi di pullman, a corsi di qualificazione, a corsi di sci, a borse di studio, ecc.
Svolgevamo, allora, in un clima tanto diverso, quando cioè i giovani non si erano ancora fatti promotori di loro iniziative, svolgevamo, dicevo, una funzione davvero pilota. Oserei dire che come amministratori anticipavamo alcune giuste, odierne richieste dei giovani.
Certo la situazione allora, e l'ho detto, era diversa; nessuno intuiva, direi poteva intuire quanto oggi dal fermento vivo e vitale dei movimenti studenteschi è emerso in modo cosi prepotente e chiaro.
E se un tempo la nostra preoccupazione era quella di migliorare qualche aspetto della vita studentesca, oggi dobbiamo fare uno sforzo di più: se vogliamo ancora la Regione autonoma all'avanguardia, esempio per tutti, oggi dobbiamo cambiare la scuola.
E qui in Valle d'Aosta abbiamo le condizioni favorevoli per farlo; inutile, per ora, parlare di scuola a tempo pieno in città ove la stessa aula deve essere messa a disposizione di 2 o 3 turni di classi; inutile per ora parlare di doppio stipendio agli insegnanti in quelle città ove il Governo stenta a pagarne uno soltanto.
Ebbene, noi, oserei dire, siamo dei privilegiati: niente doppi turni, le aule per la scuola a pieno tempo le abbiamo.
Non solo, ma abbiamo anche altri favorevoli fattori che ci consentono di attuare in Valle, per la Scuola, quelle innovazioni che sono necessarie.
Mi riferisco ai diritti statutari che demandano all'Amministrazione Regionale la potestà di emanare norme legislative di integrazione e di attuazione delle leggi nazionali nel campo dell'istruzione.
Ebbene, allora, serviamoci di tale nostro riconosciuto diritto e creiamo in Valle una Scuola veramente democratica e nuova, accogliendo le rivendicazioni del Movimento Studentesco, in quanto realizzabili con provvedimenti regionali.
Mi rendo, comunque, conto che alcune delle cose richieste dagli studenti comportano un notevole impegno di bilancio.
L'ho già premesso prima nella parte generale: il ristrutturare il settore della Scuola, non potendosi esaminare gli interventi settoriali, richiede un profondo mutamento, non solo della politica scolastica, ma di tutti gli indirizzi della programmazione economica e quindi diventa un problema di scelte.
Io credo, però, che tutti i Colleghi Consiglieri siano con me d'accordo nel riconoscere il problema dell'istruzione prioritario rispetto a tanti altri di cui discutiamo in quest'aula.
Quindi si tratta per noi oggi di assumere l'impegno serio di distrarre quella parte di bilancio che sarà necessaria per la scuola, prima di effettuare altre spese, di provvedere ad altre opere che, pur necessarie ed utili, sono meno pressanti, meno impegnative.
Ed è questo impegno che chiedo oggi al Consiglio tutto, proponendo che subito l'Assessore o la Commissione alla Pubblica Istruzione - con una iniziativa che, invece, non comporta impegni finanziari - voglia interpellare i responsabili dei movimenti studenteschi e con loro elaborare un piano prioritario di interventi per la Scuola".
Il Consigliere MANGANONI afferma che vi sarebbe ancora molto da aggiungere sul problema della Scuola, ma che limiterà il suo intervento solo ad alcune considerazioni.
Ritiene giusta l'affermazione del Movimento Studentesco secondo la quale il Consiglio Regionale non è la sede adatta per risolvere i problemi della Scuola, in quanto sono problemi non limitati all'ambito regionale, ma sono comuni agli studenti di tutta Italia, perché - corre ha sottolineato il Consigliere Tonino - la soluzione del problema della Scuola risiede principalmente nel cambiamento della struttura della società attuale.
Osserva che il Consiglio Regionale non può certo cambiare oggi la società in Italia, ma può contribuire ad aiutare gli studenti nelle loro rivendicazioni, in quanto lo Statuto speciale valdostano conferisce alla Regione potestà legislativa in materia scolastica.
Rileva che gli studenti danno un notevole contributo al movimento per la trasformazione della società attuale e che essi, come gli operai, stanno già provando che cosa significhi la repressione poliziesca.
A questo proposito chiede al Presidente della Giunta, come responsabile dell'ordine pubblico nella Regione, se è vero che la polizia convoca gli studenti per sottoporli a veri e propri interrogatori.
E se è vero - egli prosegue - perché il Presidente della Giunta, che esercita nella Regione le funzioni prefettizie, non richiama energicamente all'ordine il Questore di Aosta per far cessare tale stato di cose?
Chiede all'Assessore alla Pubblica Istruzione se l'Amministrazione Regionale ha la facoltà di concedere agli studenti il diritto di riunirsi, nei locali scolastici, in assemblea generale, nonché di eleggere rappresentanti presso gli Istituti scolastici e presso le Commissioni per l'assegnazione di borse di studio, ecc.
Richiama l'attenzione dell'Assessore Dujany sulla necessità di attuare, nelle scuole, il tempo pieno, la risoluzione dei problemi riguardanti gli studenti e gli insegnanti, l'istituzione di una mensa, la settimana corta e l'eliminazione dei compiti a casa.
Ribadisce l'urgente necessità della ristrutturazione dei programmi scolastici secondo criteri da concordare con i rappresentanti del Movimento Studentesco e secondo le esigenze particolari di formazione politico-culturale e di preparazione professionale dei singoli Istituti, tenendo conto della richiesta fondamentale avanzata dal Movimento Studentesco nazionale, cioè di una Scuola Media superiore unica ed obbligatoria fino al diciottesimo anno di età.
Il Consigliere MACHEDA lamenta che nella Scuola vi sia ancora una forma di autoritarismo. Riferisce, a titolo di esempio, il caso di un Professore il quale dichiarò in classe che gli studenti che avevano partecipato allo sciopero per protestare contro i fatti di Avola erano elementi poco seri e i più arretrati e che il loro unico scopo era quello di disertare le lezioni.
Osserva che i Professori non debbono umiliare gli alunni, ma debbono rispettarne le opinioni.
Afferma che gli Insegnanti dovrebbero essere solidali con gli studenti non solo a parole, ma anche con i fatti e dovrebbero lasciare liberi gli studenti che intendono scioperare.
Conclude auspicando che la Scuola, almeno in Valle d'Aosta, dove la Regione ha potestà legislativa in materia scolastica, possa essere più democratica e, quindi, formare, in un clima di fratellanza e di uguaglianza, dei cittadini liberi e responsabili, consci dei loro doveri, ma anche dei loro diritti.
Il Consigliere LUSTRISSY dichiara che il Movimento Studentesco contesta la struttura data alla Scuola italiana dal fascismo.
Osserva che, se si analizzano le richieste del Movimento Studentesco della Scuola Media superiore, si nota che viene riproposto all'attenzione pubblica l'ordinamento dato dal filosofo del fascismo, Gentile, alla Scuola italiana, quando il fascismo introdusse alcuni principi nell'ordinamento scolastico, quali:
- l'imposizione di un metodo didattico nozionistico, che fa giustizia sommaria su almeno un centinaio di filosofi, di poeti e scrittori;
- la creazione di una fittissima serie di reticolati, dall'esame di ammissione alla Scuola Media, all'esame di licenza di terza media, all'esame di quinta ginnasio, per finire all'esame di maturità, in modo che la selezione nella Scuola italiana fosse resa più micidiale da questi continui sbarramenti.
Aggiunge che è proprio contro questa struttura che si battono gli studenti della Scuola Media, cioè contro un tipo di Scuola fondata su esami, interrogazioni, insegnamento nozionistico e mnemonico, infatti - egli dice - gli esami, oggi, sono una sorta di lotteria, che affida più alla fortuna che non alla preparazione reale il giudizio sul singolo candidato, ed è merito del Movimento Studentesco di avere individuato il legame stretto tra la struttura scolastica ed i contenuti ed i metodi di insegnamento. Un Professore viene spesso giudicato dai suoi superiori non dal modo come insegna, ma dal modo con cui riesce a mantenere la disciplina in classe e a far marciare disciplinatamente gli studenti all'uscita dalle aule.
Prosegue dicendo che lo stesso discorso vale per i metodi di insegnamento e per le interrogazioni a sorpresa, che colgono gli studenti alla sprovvista e che sono più un mezzo di autoritarismo che un metodo per verificare la maturità e la preparazione dell'allievo.
Ritiene che quando gli studenti chiedono l'abolizione dell'interrogazione a sorpresa o del registro dei voti, cosi come vengono usati oggi, è perché essi si rendono perfettamente conto del come funzionano queste trappole ingiuste.
Dichiara che tutte queste rivendicazioni tendono a mettere in rilievo un tipo di organizzazione scolastica ormai superato e non più in grado di garantire l'affermarsi di un metodo selettivo non più fondato sul classismo e sull'autoritarismo di marca fascista, ma sulla preparazione e capacità degli alunni, indipendentemente dal loro censo.
Rileva che, accanto a questi problemi di metodo, vi sono poi i problemi posti dall'aumento della scolarità connessi alla Scuola Media dell'obbligo, problemi cioè di spazio e di infrastrutture scolastiche di base.
Tuttavia - egli osserva - il problema dei giovani - e qui il Consigliere Tonino ha centrato abbastanza bene l'argomento - non è limitato alla sola rivendicazione settoriale della Scuola, ma coinvolge tutto il sistema tradizionale etico-sociale della società moderna.
Rileva come la crisi delle strutture sociali e delle idee allenti l'ancoraggio dei giovani alla morale e alle istituzioni della società degli adulti e allarghi lo spazio disponibile per una originale esperienza giovanile.
Osserva che in molti Paesi è stata inaugurata una politica della gioventù con una collettiva collaborazione tra pubbliche Amministrazioni e mondo giovanile e dichiara che è deprimente che anche in questo settore il nostro Paese sia alla retroguardia.
Afferma che i giovani hanno dei problemi e li pongono alla società degli adulti. A questo proposito afferma che si possono individuare tre tipi di politiche.
La pubblica Amministrazione interviene già, in vari campi, per i giovani; si tratta di coordinare gli sforzi, di costituire un organismo apposito della Regione che si occupi dei giovani e dei loro problemi, non solo per quanto riguarda la Scuola, ma anche per il tempo libero, lo sport, lo spettacolo, ecc.
Afferma che questo primo tipo di politica presenta, però, delle gravi lacune; si potranno cioè fare delle ottime cose, ma i giovani sarebbero tagliati fuori dai centri decisionali.
Fa presente che il secondo tipo di politica consiste, invece, nel demandare ai giovani la gestione dei loro beni, la soluzione dei loro problemi,
Ma - egli si chiede - come identificare i giovani? Occorre perciò trovare il modo di identificarli; cosicché da questa massa amorfa occorre che vi sia la possibilità di prendere delle decisioni mediante le Organizzazioni dei giovani.
Rileva che il ragionamento di questa seconda politica è il seguente: i giovani hanno dei problemi ed è bene che li risolvano essi stessi; questo lo si può ottenere solo attribuendo potere decisionale ai rappresentanti delle Organizzazioni giovanili, ottenendo in pari tempo che anche le decisioni siano prese da persone responsabili, in quanto un giovane, per diventare dirigente di un Movimento giovanile, deve avere dimostrato capacità e responsabilità.
Ritiene che in questo modo, però, non si attribuisce potere di decisione ai giovani, ma si crea un meccanismo rapido e violento di selezione tra i giovani e di pochissime persone, dotate di potere ed inserite nell'ambiente delle decisioni, mentre agli altri non rimane niente.
Rileva che l'esperienza pratica dei. Movimenti giovanili del dopo guerra conferma che i leader dei. Movimenti giovanili si staccano dalla base e appartengono al mondo degli adulti, per cui gli Organismi perdono la loro rappresentatività e in definitiva i rappresentanti delle Organizzazioni giovanili rappresentano solo loro stessi.
Dichiara che il terzo tipo di politica è quello di permettere la partecipazione dei singoli giovani alle decisioni per superare il distacco e l'isolamento ideologico; finalità che è chiara, ma meno chiaro, invece, è come attuarla. Ritiene che i metodi della democrazia diretta ateniese, sia pure limitata ai giovani, non siano compatibili con il progresso tecnologico e culturale dei tempi in cui viviamo.
Osserva che i problemi dei giovani non sono problemi di quantità di beni, ma sono problemi di partecipazione alle decisioni, cioè di democrazia.
Dichiara che la terza forma di politica riguarda, quindi, non il coordinamento e l'incremento delle attività della pubblica Amministrazione a favore dei giovani, ma i modi di partecipazione dei giovani al potere e alle decisioni per i problemi in cui si trovano coinvolti e comporta l'esame e la riforma non delle strutture organizzative della pubblica Amministrazione, ma del suo ordinamento giuridico per ciò che riguarda i giovani.
Riassume brevemente i vari concetti precedentemente espressi, dichiarando che la prima forma di politica corrisponde alla proposta di creare un Organismo regionale apposito, con il compito di coordinare e di incrementare le attività a favore dei giovani, mentre la seconda corrisponde alla proposta di puntare su di un Consiglio rappresentativo a cui partecipano tutte le Organizzazioni giovanili con funzione o consultiva o deliberante, a seconda della forza che si vorrà riconoscere alle Organizzazioni stesse.
Aggiunge, infine, che la terza forma di politica richiede una rilevazione ed un esame di tutte le occasioni in cui può essere attuata la partecipazione dei giovani, alle decisioni e alla vita in cui si trovano inseriti.
Ritiene necessario, a questo fine, istituire una Commissione di studio che esamini problemi del mondo giovanile, dalla scuola all'occupazione, al tempo libero, ecc. e che proponga alla pubblica Amministrazione gli strumenti legislativi idonei.
Il Consigliere MILANESIO afferma che, secondo i Socialisti, le agitazioni e le rivendicazioni del. Movimento Studentesco si collegano al problema più ampio del rinnovamento delle strutture della Scuola italiana e degli stessi presupposti morali e didattici su cui essa si fonda, e si allacciano ancora a quella contestazione più vasta che da più direzioni e da più ambienti-viene portata avanti nei confronti della società attuale e di tutto quanto in essa ancora permane di anacronistico, di autoritario e di antisociale.
Dichiara che sarebbe interessante, anche se questa non è la sede più opportuna, esaminare sotto il profilo sociologico e politico il significato più attendibile del Movimento Studentesco.
È certo - egli prosegue -- che esso sfugge a qualunque comoda classificazione e che i suoi obiettivi via via mutevoli non possono essere ingabbiati nella logica delle forze politiche oggi operanti.
Ritiene indispensabile per tutte le forze politiche che si ritengono sinceramente democratiche e progressiste, compiere uno sforzo per aprire un dialogo con il Movimento Studentesco e per trarre dalla legittima inquietudine giovanile la linfa vitale e la forza per modificare radicalmente le antiquate strutture dello Stato italiano, senza indulgere, però, a tentativi paternalistici o di cattura di queste forze per dei disegni politici che possono essere avanzati, progressisti o addirittura rivoluzionari, ma che in sostanza sono disegni integrati nel sistema del quale facciamo parte, e del quale fanno parte anche molti Partiti di opposizione che si ritengono alla nostra sinistra.
Ritiene che si deve ammettere onestamente che tutti i Partiti politici non sono stati in grado di comprendere la società civile, le nuove generazioni e quanto di nuovo in queste nuove generazioni maturava e si agitava.
Osserva che tutti parlano della necessità di riorganizzare la lotta politica, la vita politica, di adeguare i Partiti - che devono essere i portavoce delle esigenze delle categorie - alle esigenze reali effettive di quello che viene definito il paese reale.
Ritiene che tutti i Partiti debbano accostarsi alle esigenze del Movimento Studentesco evitando qualunque tentativo di strumentalizzazione o di cattura.
Si deve - egli dice - fare attenzione a non confondere il discorso dei giovani con il discorso di generazione, poiché questo è l'errore in cui cadono tutti; perciò si deve evitare che i giovani si organizzino per così dire sul piano sindacale, quasi che la gioventù fosse una classe sociale: la gioventù ha delle esigenze di generazione che devono essere fatte pesare e a queste esigenze si deve badare e tenerne conto.
Ritiene che da parte dell'autorità politica si debba seguire con la massima attenzione tutto quanto autonomamente si agita nel mondo giovanile, garantendo al Movimento Studentesco la possibilità di operare in autonomia, senza pressioni di nessun tipo.
Dichiara che i giovani devono dimostrare, e lo hanno fatto, di essere responsabili e, quindi, di sapere gestire da soli il loro Movimento ed i loro problemi.
Ribadisce che da parte dei politici non ci deve essere nessun tentativo di interferire nel Movimento Studentesco, caso mai comprendere ed intervenire per fare quello che è possibile fare.
Afferma di condividere in parte certe affermazioni del Movimento Studentesco, mentre non ne condivide altre, come ad esempio in rapporto ai fatti della Versilia, dove si è arrivati a delle esagerazioni, perché certi gruppi del Movimento Studentesco hanno assunto delle posizioni che non ritiene siano della maggioranza del Movimento Studentesco, in quanto non corrispondono neanche agli interessi reali e genuini di questo Movimento.
Dichiara che il Movimento Studentesco, nato nella Scuola, deve svilupparsi nella Scuola, anche se le inquietudini che lo muovono attengono alla società e alla necessità di riformarla.
Osserva che è un discorso che questa generazione sta facendo e che ha qualcosa da insegnarci, anche perché essa è nata dopo la parentesi fascista, è nata in uno Stato democratico con tante contraddizioni, però, in uno Stato diverso da quello in cui sono nati, sono stati educati e sono vissuti coloro i quali ci hanno preceduto.
Conclude, dichiarando che la mozione presentata dai Consiglieri del Partito Comunista può essere accolta con qualche emendamento e con qualche precisazione.
Ritiene, peraltro, che si possa comunque arrivare alla formulazione di un ordine del giorno unitario anche per accogliere una unanime volontà del Consiglio, che è emersa nel corso della discussione, al di là delle piccole differenziazioni che ci sono state.
Afferma che si deve seguire con attenzione il Movimento Studentesco e assecondarlo in tutto quello che sarà possibile, servendosi soprattutto dello Statuto speciale e delle prerogative legislative di integrazione che ha la Valle d'Aosta per intervenire e fare qualcosa forse di più avanzato o di più appropriato per la nostra realtà di quanto lo Stato non abbia fatto o si accinga a fare.
Il Consigliere GERMANO, dopo aver premesso che non era sua intenzione intervenire in questo dibattito perché i suoi colleghi di gruppo hanno illustrato ampiamente ed in modo documentato la mozione in esame, dichiara che desidera solo fare qualche distinguo su alcuni interventi.
Rivolgendosi al Consigliere Milanesio, dichiara di non condividere il concetto secondo il quale le forze politiche non avrebbero compreso il problema dei giovani. Ritiene che si debba fare dei distinguo; ci sono - egli dice - delle forze politiche che umilmente si sono sforzate di capire, di cercare di capire e di adeguarsi a questa volontà di rinnovamento dei giovani, e ci sono delle forze politiche che hanno risposto con la polizia e con misure amministrative e queste sono due cose diverse, che bisogna distinguere bene. Infatti - egli precisa - il P.C.I. non ha risposto alla volontà di rinnovamento della Università con una proposta Gui, ma ha risposto sforzandosi dì capire cosa veniva fuori di nuovo, di importante da questi movimenti giovanili.
Dichiara di avere apprezzato, in gran parte, gli interventi dei Consiglieri Milanesio e Lustrissy; dell'intervento del Consigliere Lustrissy, però, non condivide la parte conclusiva, quando parla con chi trattare e propone le tre soluzioni, dicendo che la massa studentesca è una massa amorfa.
Dichiara che il Movimento Studentesco ha dato dimostrazione dì una capacità di elaborazione e di organizzazione notevoli.
Ritiene che si debba trattare coi rappresentanti del Movimento Studentesco, i quali sono in grado di farsi le loro ragioni, di sostenere le loro tesi e di portarle avanti.
Dissente anche da coloro che hanno affermato che il Consiglio Regionale non può fare nulla in questo campo e che le cose si devono risolvere al dì fuori dal Consiglio Regionale. Il Consiglio Regionale - egli dice - non può risolvere tutti i problemi degli studenti in quanto non è in grado di cambiare questa società, però può, e può fare molto, perché la nostra Regione è una delle Regioni d'avanguardia anche su questo terreno.
Fa notare che il Consiglio può fare molto per la Scuola in base all'art. 40 dello Statuto speciale valdostano che dice: "L'insegnamento delle varie materie è disciplinato dalle norme e dai programmi in vigore nello Stato, con gli opportuni adattamenti alle necessità locali" e in base all'art. 1 del D.L.C.P.S. 11.11.1946 n. 365, che recita: "Le scuole elementari e medie, di qualsiasi ordine e tipo, esistenti nella circoscrizione territoriale della Valle d'Aosta passano alle dipendenze dell'Amministrazione della Valle d'Aosta", e all'art. 8 che dice: "Il Provveditorato provinciale di studi di Aosta è soppresso. I servizi della legge attribuiti ai Provveditorati agli studi sono demandati, nella circoscrizione della Valle d'Aosta, alla Sovrintendenza agli studi per la Valle d'Aosta".
Conclude, dicendo che la nostra Regione è in grado di esaminare le richieste e le rivendicazioni degli studenti e che, pertanto, si deve fare in modo di esaminarle assieme ai rappresentanti del Movimento Studentesco per trovare quelle soluzioni che sono state richieste e che possono subire anche delle modifiche che vadano, però, incontro a quelle richieste degli studenti che possono essere motivate e realizzabili.
Monsieur le Conseiller ANDRIONE déclare qu'il limitera son intervention à quelques simples constatations de faits, sur les deux aspects du problème qui ont été soulevés au cours du débat.
Le premier problème à considérer - dit-il - c'est l'autonomie des étudiants à l'intérieur de l'école. À cet égard poursuit-il - il y a, du moins de la part de ceux qui ont déjà pris la parole, une très large majorité, c'est-à-dire qu'ils estiment que les étudiants ont le droit de s'intéresser à l'école dans laquelle ils étudient, à n'y être pas seulement des hôtes, mais des gens qui ont le droit de prendre des décisions et de contribuer de quelque façon à l'enseignement; autonomie qui exclut évidemment les interventions policières et celles de n'importe quel autre genre.
Il ajoute que, dans un principe d'autonomie, l'école appartient à ceux qui la font et à ceux qui enseignent; par conséquent autonomie pour les étudiants et les professeurs et discussions entre eux pour l'organisation de ce qui concerne l'enseignement directement dans l'école.
Il relève que la discussion a soulevé un autre ordre de problèmes beaucoup plus ample, beaucoup plus difficile, c'est-à-dire la discordance actuelle entre les structures sociales et l'école. Il affirme que le type actuel d'école voudrait donner un savoir complet et définitif et permettre à celui qui a obtenu un diplôme ou un titre universitaire de remplir automatiquement une fonction dans la société. Cette conception - poursuit-il - est aujourd'hui périmée et complètement déplacée par les évènements que nous vivons; en effet dit-il les écoles modernes cherchent toujours à donner aux étudiants des instruments pour qu'ils possèdent un vrai savoir.
Il relève que les sciences et les techniques changent rapidement et qu'il ne peut y avoir une culture déterminée par un titre. Il souligne que c'est donc l'école elle-même, sa structure qui est contestée, et c'est à juste titre qu'il en soit ainsi, car - ajoute-t-il - les étudiants; surtout en ce sens, ont raison et l'on ne voudrait pas-même s'ils ne sont pas une classe dans le sens marxiste du mot, que la société moderne constitue une nouvelle classe de refoulés, à savoir des étudiants qui fréquentent des écoles qui ne sont pas adaptées à la société dans laquelle ils devront vivre.
C'est pourquoi remarque-t-il que, même si le problème dépasse d'une part, et très largement, le cadre régional et, à certains égards, même celui national, le Conseil régional peut faire quelque chose pour aider les étudiants.
Il déclare que l'école doit coopérer avec la société dans laquelle elle est insérée; à cet égard dit-il - quelques modestes tentatives sont documentées dans les archives de l'Assessorat régional de l'Instruction Publique. Il ajoute que l'on ne peut continuer à former des géomètres, des comptables et des instituteurs quand la société n'en demande pas et lorsqu'en Vallée d'Aoste les industries sont réglées selon les principes de ce que l'on appelle aujourd'hui le paléo capitalisme, à savoir le principe rigide de l'offre et de la demande, et par conséquent les industries de la Région ne peuvent absorber les étudiants qui ont terminé leurs études.
Il déclare que c'est en ce sens que l'Administration Régionale devrait faire un effort financier, mais surtout un effort d'intelligence et de fantaisie et chercher le moyen d'avoir des écoles qui soient adaptées à la structure sociale valdôtaine actuelle.
Monsieur le Conseiller Andrione, après avoir souligné et il faut donner la possibilité à tout le monde de faire l'Université, et dans ce sens il prend acte que les efforts qu'il avait entrepris à l'époque, en sa qualité d'Assesseur à l'Instruction Publique ont été poursuivis par M. Dujany - il observe qu'il faudrait - dans la mesure du possible, coordonner l'activité de l'école professionnelle avec les industries existantes en Vallée.
À cet égard il rappelle qu'il avait eu, il y a quelques années, un entretien avec un dirigeant de la Société Nationale "Cogne", entretien qui n'a pas été très heureux, parce qu'on s'est refusé à coordonner les efforts de certaines écoles d'usines avec ceux de l'Administration Régionale; c'est une grave erreur - poursuit-il - car on risque ainsi de part et d'autre de dépenser de l'argent inutilement.
Il remarque, au sujet de cette question, qu'il faudrait arriver à faire un effort commun et à donner aux jeunes la possibilité de trouver un débouché une fois fini leurs études.
Il déclare qu'il faudrait, là aussi, dans la mesure du possible, chercher d'obtenir la parification de l'école d'agriculture et orienter les jeunes dans cette direction, parce que vraiment on est en train de créer des inadaptés qui ne trouveront pas leur place dans les structures modernes de la société.
Il remarque que, si les problèmes qui ont été soulevés au cours du débat peuvent paraitre trop difficiles, on doit - dit-il - les attaquer à l'échelon qui est de compétence du Conseil, comme on l'avait fait pour ce qui est de la "matérialité" de l'école et savoir construire des locaux, donner un corps enseignant, etc., et sur ce point on peut faire des choses remarquables; il pense que la Junte et l'Assesseur à l'Instruction Publique sont bien d'accord d'intervenir dans ce sens, car c'est dans cette direction que devraient aller les efforts du Conseil Régional.
Monsieur le Conseiller CAVERI, après avoir observé que les Conseillers qui ont précédé ont approfondi le côté scolaire du problème dont il est question, déclare que dans son intervention il se limitera à faire quelques considérations sur l'aspect politique du problème.
Le Mouvement des jeunes présente plusieurs aspects positifs. À cet égard il rappelle qu'en 1950, et dans les années suivantes, la majorité des étudiants universitaires était constituée de démocrate-chrétiens de droite, de libéraux, de monarchistes et de fascistes, c'est-à-dire une majorité de conformistes aux vieux partis sclérosés et à la société capitaliste, tandis qu'aujourd'hui cette situation est complètement changée.
Le deuxième aspect positif - ajoute-t-il - c'est que le Mouvement des étudiants n'est pas un quelque chose de superficiel et d'émotif, mais un Mouvement spontané et autonome, même s'il y a eu des tentatives d'accaparement et de monopolisation.
Il remarque que l'on assiste à une prise de conscience de la part des jeunes gens, qui se rendent compte que la société capitaliste est vieille, décadente et doit être rénovée de fond en comble et remplacée par un autre système social plus humain et plus juste.
Il relève ensuite que dans le Mouvement des étudiants il y a un très fort courant libertaire et antiautoritaire qu'on ne doit pas confondre avec le vieux libéralisme, comme vient de le faire ces jours-ci Monsieur Malagodi.
Il conclut en disant que le levain libertaire du Mouvement estudiantin, auquel il se référait auparavant, est nécessaire pour soulever la vieille pâte de la société, qui tente toujours de retomber dans les vieilles routines conformistes et autoritaires.
Il Presidente della Giunta, BIONAZ, rispondendo alla domanda del Consigliere Manganoni, riferisce che il Questore di Aosta non gli ha inoltrato alcun rapporto sulla questione, e ritiene che così abbia fatto sia perché la manifestazione studentesca si è svolta senza turbare l'ordine pubblico, sia perché non vi era alcuna ragione per informare il Presidente della Giunta.
Dopo aver richiamato l'art. 44 dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta e l'art. 8 del D.L.L. 7.9.1945 n. 545, precisa che le funzioni di polizia non rientrano tra le funzioni delegate dal Governo al Presidente della Giunta Regionale.
Il Consigliere CAVERI dichiara che il Presidente della Giunta ha, proprio in base agli articoli citati dal Presidente Bionaz, dei poteri di controllo sul Questore di Aosta.
Afferma che il Presidente della Giunta avrebbe dovuto convocare il Questore per sapere se si era comportato rettamente e nel rispetto delle leggi del vivere democratico in occasione degli interrogatori agli studenti (fatti notori e riportati anche da organi di stampa).
Ritiene che questo era il dovere del Presidente della Giunta, come è suo dovere pretendere dal Questore l'invio regolare del "mattinale".
Il Presidente BIONAZ, per quanto riguarda l'invio del "mattinale", fa presente di riceverlo regolarmente, ma precisa che tale invio non costituisce un obbligo da parte del Questore.
Dichiara di non aver mancato alle sue funzioni per non avere convocato il Questore in relazione alla manifestazione studentesca che si era svolta in modo corretto e tale da non suscitare alcun pericolo per l'ordine pubblico.
Il Consigliere GERMANO richiama l'attenzione dell'Assessore alla Pubblica Istruzione sul fatto che erano presenti dirigenti di polizia quando la delegazione di studenti è stata ricevuta dall'Assessore Dujany.
Fa presente che i poliziotti hanno preso i nomi di tutti gli studenti presenti per poi interrogarli.
Raccomanda vivamente all'Assessore alla Pubblica Istruzione che tali fatti non abbiano più a ripetersi.
L'Assesseur à l'Instruction Publique M. DUJANY, fait la suivante déclaration:
"La jeunesse surprend un peu tout le monde, soit dans la civilisation occidentale que dans la civilisation de l'Est et elle semble étrangère au monde traditionnel. Elle est inquiète parce qu'elle ne semble pas toujours respecter l'ordre; et la notion d'ordre est une chose bien vague: certains voient l'ordre dans la rue, mais la jeunesse, elle, préfère l'ordre dans les rapports humains, dans la justice.
Et pour instaurer cet ordre, que nous désirons, il faut que les jeunes gens trouvent des niveaux de communication avec les générations précédentes.
La révolution des jeunes gens est en route depuis longtemps et il faut reconnaître que la jeunesse est bien plus adaptée que les adultes au nouveau monde, où trop souvent les mœurs ont évolué moins vite que le progrès technique.
Cependant la jeunesse n'est pas une question d'âge, mais c'est une question d'ouverture mentale; il faut que notre génération s'efforce à intégrer la nouvelle génération sans que l'une craigne l'autre; et c'est dans cet esprit, je crois, que tous les Conseillers ont pris part à la discussion sur ce problème qui intéresse le monde entier.
Je pense que les Conseillers me permettront de répondre leurs interventions non pas dans les détails, mais d'une façon globale pour envisager le problème de l'école et pour les informer sur la situation scolaire actuelle en Vallée d'Aoste.
Dans les écoles moyennes supérieures de la Région il y avait pour l'année scolaire 1958/1959 à peu près 700 élèves et l'Administration Régionale dépensait 800 millions de lires; dix ans après, c'est-à-dire en 1968/1969, le chiffre global est de 1.900 étudiants, avec une dépense annuelle de trois milliards de lires.
Comme on peut le constater, il y a eu une croissance importante d'élèves et de dépenses; cependant aujourd'hui nous reconnaissons tous que l'effort n'a pas été suffisant et que, partant, il faut continuer et augmenter l'effort entrepris par l'Administration Régionale dans le domaine de l'école. Il ne faut pas oublier que nous avons certaines compétences et que la carte des revendications qui nous a été présentée par les étudiants comprend des problèmes de compétence régionale et nationale.
Quant à nous, nous devons démontrer notre bonne volonté et interpréter les exigences des étudiants en cherchant, avec leur collaboration, de résoudre certains problèmes moyennant les articles deux, trois et quarante du Statut Régional.
Avant de poursuivre dans les détails et dans le contenu de ce que l'on peut faire, surtout au sujet de la motion présentée, je voudrais répondre indirectement à l'interrogation que m'avait posée M. Manganoni.
Je lui réponds immédiatement en lui disant que le 26 du mois de novembre il y a eu une rencontre dans les bureaux de l'Assessorat à l'Instruction Publique entre les représentants des étudiants, délégués par leur Assemblée, et l'Assesseur à l'Instruction Publique au cours de laquelle la requête des étudiants au sujet de l'Assemblée générale a été acceptée.
J'ai ici le procès-verbal qui a été rédigé lors de la réunion avec les étudiants et qui textuellement dit: "L'Assessore dichiara il proprio accordo per un riconoscimento di fatto dell'Assemblea, a condizione che si fissino fin d'ora i seguenti punti: località di riunione alla Palestra CONI o presso altro locale idoneo, subordinatamente alla sua disponibilità e alla preventiva autorizzazione dell'organo competente, con le riunioni da effettuarsi nel sabato pomeriggio".
Alors, vous voyez que l'Administration Régionale a reconnu le droit aux étudiants de se réunir en Assemblée générale.
Au sujet des autres revendications il y en a quelques unes qui sont du ressort du Conseil des Instituts, d'autres de l'Administration Régionale et d'autres encore du Gouvernement central ou mieux du Parlement national".
L'Assessore Dujany dichiara poi di volersi soffermare sul secondo punto della mozione, in particolare dove si parla di: "scuola a tempo pieno, ristrutturazione dei programmi, adozione dei metodi didattici anti-autoritari".
Precisa che il tempo pieno della Scuola è indiscutibilmente un problema di locali, di mezzi didattici, un problema di aggiornamento di materiale umano.
Afferma di non ritenere sufficienti oggi i locali esistenti adibiti alla Scuola per attuare la realizzazione del tempo pieno. Quindi la prima conclusione - egli osserva - alla quale si deve pervenire è quella di accelerare la costruzione di nuove aule scolastiche e di migliorare quelle esistenti; successivamente dotarle di mezzi didattici sufficienti per l'idonea formazione dei giovani.
Rileva che il problema dell'aggiornamento del materiale umano non lo si può risolvere con un bel discorso o con la bacchetta magica, ma con il tempo, con la buona volontà e con la disponibilità da parte di tutti.
Dichiara che per quanto concerne la ristrutturazione dei programmi scolastici si dovrà utilizzare l'art. 40 dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta, che è stato testé citato da qualche Consigliere, poiché tale articolo prevede la possibilità di adattare programmi alle esigenze regionali per determinate necessità locali.
Ritiene che, per affrontare subito il problema, si dovrebbe invitare il Movimento Studentesco a far pervenire all'Amministrazione Regionale delle proposte precise, elaborate e verificate dagli stessi studenti e, successivamente, rielaborarle con la collaborazione dei docenti, in modo che l'Amministrazione Regionale possa portarle avanti nei limiti della competenza che lo Statuto assegna alla Commissione mista prevista dall'art. 40 dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta, demandando eventualmente al Parlamento quelle richieste che non possono essere risolte in sede regionale.
Fa presente che il problema della ristrutturazione dei programmi comporta indirettamente il problema della scuola a tempo pieno e l'adozione di nuovi metodi didattici.
Conclude, dicendo che l'Amministrazione Regionale ha il dovere di portare avanti, in collaborazione con gli studenti, il problema in esame compatibilmente con le competenze attribuite alla Regione, in modo che -una eventuale. riforma dei programmi della Scuola non sia una riforma che provenga dall'alto, ma dagli studenti e professori, ossia da coloro che quotidianamente vivono le difficoltà della Scuola, che non è più aderente alle necessità moderne che la gioventù richiede.
Il Consigliere MANGANONI dichiara di aver fatto presente come il Consiglio Regionale poteva contribuire, almeno in parte, alla risoluzione dei problemi dei giovani con l'ausilio dello Statuto Valdostano.
Aggiunge che il problema di fondo non può certamente essere risolto dal Consiglio Regionale, poiché si tratta di un problema che richiede il cambiamento dell'attuale società italiana.
Afferma che può anche darsi che il Presidente della Giunta Regionale non fosse al corrente degli episodi verificatisi tra polizia e studenti, però raccomanda al Presidente della Giunta di intervenire presso il Questore affinché la polizia non disturbi gli studenti e gli operai durante le loro dimostrazioni.
Dichiara di non essere soddisfatto delle risposte date dall'Assessore Dujany perché esse sono molto vaghe.
Riferisce che, anche se l'Assessore alla Pubblica Istruzione ha concesso l'autorizzazione agli studenti di riunirsi in Assemblea fuori dalle ore di lezione, gli studenti in un loro volantino hanno comunicato che, per ora, questo avviene "solo a parole".
Ritiene, pertanto, necessario che l'Assessore alla P.I. verifichi se tali Assemblee si svolgono regolarmente ed accerti che gli studenti non siano intimoriti da qualche superiore.
Circa la proposta di richiedere al Movimento studentesco di formulare precise istanze, osserva che tali istanze sono già state indicate dagli studenti nella loro "carta rivendicativa".
Rileva che, tra le varie richieste, vi è quella della partecipazione dei rappresentanti, eletti dall'Assemblea degli studenti, al funzionamento degli Istituti, alle Commissioni per le assegnazioni di borse di studio, alla risoluzione dei problemi riguardanti studenti e insegnanti, all'istituzione di mense, alla settimana corta, all'eliminazione dei compiti a casa, alla scuola a tempo pieno, ecc.
Ritiene che le istanze formulate dagli studenti siano molto precise, e quindi, vorrebbe conoscere qual è in merito l'opinione dell'Assessore.
Il Consigliere TONINO ritiene che, pur essendo favorevole alla mozione in esame, non si debba demandare tutte le decisioni alla discrezionalità della Giunta, in quanto il Movimento Studentesco deve mantenere la sua autonomia decisionale, ferma restando l'accettazione di tutti quei provvedimenti che la Giunta e il Consiglio intendono adottare per la soluzione dei problemi concernenti gli studenti, ma respingendo ogni iniziativa che dovesse essere imposta dal vertice.
Osserva che il Presidente della Giunta avrebbe dovuto rispondere al Consigliere che gli chiedeva una risposta in merito alla convocazione di studenti in Questura, anche se non era al corrente di tali episodi.
Il Consigliere DOLCHI dichiara di prendere atto delle considerazioni, più che delle risposte, fatte dall'Assessore alla Pubblica Istruzione e ritiene che si debba concludere il dibattito con un parere possibilmente unanime del Consiglio sulla mozione presentata. Ritiene opportuno ricordare come l'Assessore abbia raccolto in tre gruppi le rivendicazioni e le considerazioni esposte.
Afferma di condividere il parere espresso dall'Assessore sulla ristrutturazione dei programmi scolastici e sulla adozione di nuovi metodi didattici conseguenti alla ristrutturazione e si dichiara anche d'accordo sull'orientamento che ha dato sul metodo di operare (proposte degli studenti, successivamente elaborazione comune, studio ed esame di queste proposte da parte degli studenti stessi e degli Insegnanti).
Per quanto riguarda l'istituzione della scuola a tempo pieno, riconosce che il problema è effettivamente complesso; però ritiene che, per concludere questo discorso, il Consiglio Regionale potrebbe, già oggi, affermare in linea di principio la propria volontà sulla necessità della realizzazione della scuola a tempo pieno, lasciando poi lo studio e la elaborazione dei relativi provvedimenti alle Commissioni e agli organismi scolastici competenti.
Fa presente di non essere d'accordo sulla interpretazione del diritto all'Assemblea: è un problema che va regolamentato, come ha detto l'Assessore, però il fatto che gli studenti, come gli altri cittadini, possano riunirsi il sabato pomeriggio alla palestra CONI, costituisce un diritto sancito dalla Costituzione e che rientra nei diritti dei cittadini.
Osserva che il. Movimento Studentesco chiede che sia sancito il principio del momento decisionale degli studenti, del momento decisionale del Movimento Studentesco nei locali della Scuola e di quella piena autonomia alla quale accennava anche il Consigliere Milanesio.
Ritiene che tale innovazione del diritto di Assemblea sia importante e, secondo i presentatori della mozione, il Consiglio dovrebbe sancire oggi la propria adesione alla innovazione, che è veramente democratica e che dà quindi piena consistenza alla vita democratica nella scuola.
Conclude, dicendo che, se in base a questi tre gruppi di considerazioni si volesse rivedere il dispositivo della mozione, i proponenti non sono contrari a che, con una breve interruzione della seduta, i capi gruppo effettuino uno scambio di idee per cercare di concordare eventualmente un testo comune di mozione.
Per quanto riguarda il diritto di Assemblea degli studenti, l'Assessore DUJANY rileva di aver già citato parte del verbale, sottoscritto dai rappresentanti degli studenti, della seduta del 26 novembre 1968, nella quale si fissavano le condizioni e il locale per le riunioni di Assemblea.
Informa che l'unico locale idoneo, capace di ospitare il numero dei giovani che fanno parte dell'Assemblea, è la palestra CONI e che le riunioni furono fissate il sabato pomeriggio, perché così era stato chiesto in quella occasione dalla delegazione degli studenti.
Aggiunge che nulla vieta di riprendere il dialogo su tale argomento e di perfezionarlo in altri termini e in altro modo.
Circa la partecipazione di una rappresentanza degli studenti alle Commissioni per l'assegnazione delle borse di studio, dichiara di essere d'accordo per quanto concerne le borse di studio di carattere regionale, ossia quelle istituite dalla Regione, mentre per quelle che sono di competenza ministeriale occorrerà predisporre, eventualmente, uno strumento legislativo di integrazione; cosi dicasi - egli aggiunge - anche per quanto concerne il problema relativo agli scrutini.
Fa presente di non essere entrato nel merito di tutti i problemi perché ritiene che in sede consiliare non se ne possa fare l'analisi completa; ritiene tuttavia che il Consiglio Regionale debba dare alcuni indirizzi e che successivamente si trovino, con incontri tra i rappresentanti degli studenti e gli amministratori regionali, gli strumenti idonei per modificare la situazione di fatto esistente.
Informa che presso alcuni Istituti è in via di esperimento la scuola a tempo pieno; occorrerà - egli aggiunge - perfezionarlo, ma soprattutto bisognerà costruire nuove aule scolastiche.
Rispondendo al Consigliere Tonino, dichiara che nessun agente di polizia era presente quando si è tenuta la riunione con i rappresentanti degli studenti negli uffici dell'Assessorato della Pubblica Istruzione.
Conclude, dicendo di concordare sulla proposta di modificare il testo della mozione in base agli indirizzi emersi nel corso del dibattito.
Il Presidente MONTESANO propone una breve interruzione della seduta per dar modo ai Gruppi consiliari di concordare su un nuovo testo della mozione.
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Si dà atto che la seduta è sospesa alle ore 18,18 ed è riaperta alle ore 18,46.
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L'Assessore DUJANY dà lettura al Consiglio del nuovo testo della mozione concordata fra i vari Capigruppo, testo sostitutivo della mozione in discussione.
Il Presidente MONTESANO pone ai voti, per alzata di mano, l'approvazione della seguente mozione, concordata fra i vari Gruppi consiliari:
MOZIONE
Il Consiglio Regionale della Valle d'Aosta
tenuto conto che lo Statuto Speciale offre larghe possibilità di risolvere i problemi posti dalla lotta del Movimento studentesco per una Scuola diversa, che sia fondata innanzitutto sul riconoscimento effettivo dei diritti democratici di tutti coloro che in essa studiano e lavorano.
DELIBERA
di riconoscere la possibilità agli studenti di attuare nel modo più pieno il diritto di assemblea nei locali scolastici e nell'orario scolastico secondo una regolamentazione concordata fra l'Amministrazione Regionale e Movimento studentesco;
di affermare la necessità della scuola a tempo pieno e, di conseguenza, l'adozione dei provvedimenti idonei;
di impegnare, inoltre, la Giunta ad accogliere, in quanto realizzabili con provvedimenti regionali, le proposte di ristrutturazione dei programmi presentate dal Movimento studentesco e successivamente concordate fra studenti, docenti e Amministrazione Regionale.
Procedutosi alla votazione, per alzata di mano, il Presidente MONTESANO accerta e comunica che il Consiglio, ad unanimità di voti favorevoli (Consiglieri presenti, votanti e favorevoli: trentatré), ha approvato la mozione soprariportata.
Il Consiglio prende atto.