Oggetto del Consiglio n. 10 del 29 gennaio 1969 - Verbale
OGGETTO N. 10/69 - Commemorazione dello studente cecoslovacco Jan Palach.
Il Presidente MONTESANO invita il Consiglio ad osservare un minuto di raccoglimento in memoria del martire cecoslovacco Jan Palach.
Il Presidente Montesano commemora il martire Jan Palach dichiarando quanto segue:
(I Consiglieri ascoltano la commemorazione stando in piedi)
Signori Consiglieri:
la commozione che ha pervaso il mondo intero per l'olocausto che Jan Palach ha voluto offrire al suo Paese e a tutta l'umanità non può rimanere senza eco nel nostro Consiglio in questa seduta che segue immediatamente al suo sacrificio.
Tale sacrificio ha un significato profondo perché compendia tutta la tragedia del popolo cecoslovacco, tragedia che iniziatasi al cospetto del mondo, almeno nel suo aspetto culminante, il 21 agosto 1968, perdura con gli stessi aneliti e con le stesse speranze di riscatto alla democrazia e alla libertà.
Esso simboleggia la volontà disperata del raggiungimento degli immanenti e immutabili valori di autodecisione e di autonomia che nessuna forza di contenimento, anche se grande e bruta, può comprimere e annullare nel simbolico gesto isolato di autodistruzione.
Tale gesto concreta e condensa la via imboccata nella resistenza da tutto un popolo, il quale ha saputo coscientemente valutare la soccombenza per altre vie alla forza minacciosa e repressiva, convinto, come è, che nel sacrificio di Palach esso possa ritrovare invece l'inarrestabile sopravvivenza della sua volontà e del suo anelito.
La coscienza di Palach e dei suoi compagni è, infatti, la coscienza del popolo cecoslovacco che si è materializzata e vivificata proprio nei momenti distruttivi del divampare del rogo e nelle lunghe e ansiose giornate della sofferenza e dell'agonia.
Essa è coscienza del giusto e dell'inarrestabile proprio perché promana da rivolta ideale a ipocrite storture di cose imposte; è coscienza di inalienabile diritto alla libertà; è coscienza di ricorsi storici nella susseguenza tragica di umiliazione e di repressione.
Palach si è sacrificato per il suo popolo e per i più alti ideali comuni: democrazia e libertà; ha indicato ad esso come si può sciogliere il nodo di un socialismo umano per il suo Paese; ha aperto alle coscienze la via larga e luminosa della speranza nella forza inarrestabile dell'idea.
La dignità e la compostezza della immensa folla che seguiva il suo feretro ha dimostrato che il suo insegnamento è stato accolto, e che le coscienze hanno ritrovato nella silenziosa partecipazione nuova spinta alla speranza.
Il Consiglio Regionale della Valle d'Aosta in questa seduta partecipa con commozione al tragico corso al quale soggiace il popolo cecoslovacco, rivolge un pensiero di ammirazione e di pietà al suo giovane eroe Palach, esprime la sua solidarietà ai suoi compagni di lotta e riafferma l'immutabile significato di democrazia di governo e di libertà di popoli.
Il Consigliere GERMANO dichiara di essere d'accordo con la commemorazione fatta dal Presidente del Consiglio e fa presente che il suo Partito ha assunto su tale argomento una posizione chiara.
Osserva, però, che il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto rispettare quanto è stato a suo tempo convenuto dal Consiglio e, cioè, informare preventivamente i Capi gruppo circa gli argomenti da trattare nella seduta consiliare e non previsti dall'ordine del giorno.
Fatta questa osservazione e ringraziato il Presidente Montesano per le informazioni testé fornite al Consiglio e preso atto, in particolare, dell'attività svolta in merito al problema dei silicotici in attuazione delle decisioni assunte nell'ambito della Commissione "Cogne", fa notare la strana situazione in cui si trova il Consiglio, in relazione al fatto che gli Assessori Socialisti hanno rassegnato le dimissioni nelle mani del loro Partito.
Osserva che è in atto una crisi politica e che la sede naturale dove la crisi dovrebbe avere un suo naturale dibattito, magari una sua conclusione, è il Consiglio Regionale.
Ritiene che, pur non essendo tale argomento iscritto all'ordine del giorno, è opportuno fare una breve dichiarazione in merito alla crisi in quanto, oggi, non si sa se l'attuale schieramento di maggioranza rappresenti ancora in Consiglio la maggioranza.
Il Presidente MONTESANO, premesso che era doveroso da parte del Presidente del Consiglio ricordare il tragico avvenimento di Cecoslovacchia, fa presente che il problema sollevato dal Consigliere Germano non è assolutamente pertinente e, pertanto, non può concedergli la parola; dichiara che la menzionata situazione sarà discussa al momento opportuno.
Il Consigliere MANGANONI, dopo aver premesso che sulla posizione del gruppo comunista circa la commemorazione dello studente cecoslovacco si è pronunciato il Consigliere Germano, dichiara di voler solo ricordare ai Consiglieri che in questi giorni, e la notizia venne ampiamente riportata dalla Stampa, è stato assassinato un altro noto esponente del Movimento negro americano da parte di razzisti bianchi.
Osserva che, se il Presidente del Consiglio ha avuto la sensibilità di pronunciare parole di cordoglio e di ammirazione per lo studente cecoslovacco, avrebbe dovuto avere la stessa sensibilità nei confronti degli esponenti del Movimento negro americano che lottano anch'essi per la loro libertà.
Fa presente che non intende oggi fare la commemorazione dell'esponente negro assassinato dai razzisti, però afferma che ogni volta che nel mondo ci saranno delle vittime che cadono nella lotta per la libertà del loro Popolo, si sentirà in dovere di commemorarli in aula se non lo farà il Presidente del Consiglio.
Il Consigliere MILANESIO dichiara di essere d'accordo con le chiare e nobili parole che il Presidente del Consiglio ha avuto per lo studente Jan Palach, che si è immolato per la sua libertà e per quella del suo Popolo.
Afferma di essere d'accordo senza ombra di ipocrisia, come pare si faccia da qualche altra parte, perché quando si dice che si è d'accordo sulla commemorazione fatta dal Presidente del Consiglio lo si dice in tono schizzinoso, e gli pare di capire che non si è del tutto d'accordo, o forse non lo si è per niente.
Dichiara che non intende fare polemiche sulle considerazioni che sono state fatte ed afferma che i socialisti della Valle d'Aosta vedono nel sacrificio di Jan Palach un gesto esemplare, certamente difficile da seguire, forse anche controproducente ai fini della lotta e degli obiettivi che il Popolo cecoslovacco si propone, ma certamente un gesto disperato che testimonia della disperazione di questo Popolo, che ha dovuto subire un duro e umiliante compromesso, non accettato dalle forze più vive, più sane e più disinteressate della Nazione cecoslovacca.
Aggiunge che ricordare Jan Palach significa anche ricordare con lui tutti coloro che per una idea, per un ideale di libertà, in questo caso di autonomia, di autodecisione, si immolano, si sono immolati e si immoleranno; quindi - egli prosegue - il pensiero riverente dei socialisti non può andare solo allo studente cecoslovacco, ma deve andare a tutti coloro i quali sono morti per la libertà e per l'autodeterminazione dei loro Popoli.
Ritiene che un pensiero di esecrazione deve andare al governo spagnolo, che in questi giorni ha tolto le più elementari libertà al proprio Popolo decretando praticamente uno stato di assedio, il che dimostra la debolezza intrinseca del governo e la sua non rispondenza alla volontà della maggioranza democratica del Popolo spagnolo.
Conclude, dicendo che la commemorazione fatta dal Presidente è stata nobile e scevra di polemiche.
Monsieur le Conseiller CHAMONIN fait la déclaration suivante:
"Je ne veux pas faire ici l'examen de la situation politique de la Tchécoslovaquie, ce n'est ni le siège ni le moment, mais tout simplement interpréter l'émotion universelle que le geste de Jan Palach, l'étudiant tchécoslovaque qui s'est brûlé sur la plus historique place de Prague, a provoqué.
Cette façon terrible de se donner la mort pour protester contre l'occupant étranger de son propre pays et contre les systèmes employés pour maintenir la population sous le joug de l'envahisseur, cette manière orientale de contestation, nouvelle pour l'Occident, rappelons- nous les bonzes qui se sont suicidés de cette manière au Viet-Nam, pour sensibiliser le monde entier aux problèmes de leur pays, font des jeunes de Prague, qui se suicident dans les flammes, le symbole le plus hallucinant de la condition de ce pays.
Une société dans laquelle qui commande est invisible et lointain, mais toujours présent; où le pouvoir est formellement dans les mains d'hommes qui savent qu'ils pourront continuer à l'exercer dans la seule mesure selon laquelle chaque jour ils violeront leur conscience, et où les efforts de toutes les personnes responsables sont adressés à se convaincre réciproquement que l'on doit apprécier une situation dans laquelle on est obligé de se complimenter de ce que l'on exècre du plus font et du plus profond de soi-même. On pourrait croire à une contradiction: mourir pour combattre et non en combattant, c'est-à-dire en privant ses amis dans l'idéal et la société que l'on veut réformer, en soustrayant à ces amis et à cette société, de son propre gré, un combattant convaincu et efficace.
Cela pourrait bel et bien ressembler à une évasion devant son propre devoir.
Il est singulier que ce soit au fond Jan Palach lui-même qui nous offre la clef de cette évasion, de cette contradiction, de ce geste qui peut sembler présomption de vouloir se substituer au cours normal de l'histoire par un acte de violence fut-ce-t-il isolé et contre lui-même.
Avant de mourir Jan Palach a fait de tout pour supplier ses compagnons à ne pas l'imiter, mais à vivre pour continuer la lutte. Voilà donc ce que son geste, de se donner volontairement la mort, représente: c'est la rébellion d'un homme à la condition humaine de son pays; c'est la situation politique de son pays qui a déterminé cette conclusion inhumaine et infiniment triste.
C'est le souvenir, transmis par la génération des pères, d'un encore récent passé héroïque, de résistance à outrance au nazisme; c'est la désillusion et l'amertume du présent; c'est l'incertitude de l'avenir ou plutôt la certitude que l'avenir sera comme le présent, que la liberté et le droit des peuples de se régir selon leur propre volonté est une chimère que l'on ne peut rejoindre, si rien n'intervient pour le changer cet avenir, si rien n'intervient pour réaffirmer le droit absolu à cette liberté.
Et alors, il faut un choc monstrueux pour que l'opinion publique se sensibilise à nouveau: ce choc est son suicide.
Jan Palach aurait pu servir ses semblables en acceptant les limites de l'Histoire; il a cru au contraire son devoir d'accomplir ce geste tragique pour secouer ceux qui commençaient, par fatigue, par découragement, à accepter la fatale destinée des peuples soumis. Il nous a rappelé encore une fois, si cela est nécessaire, que la violence envers d'autres hommes comme envers soi-même est une offense à la nature humaine, que la violence est la tragique semence ultime des tyrannies.
Le ministre tchèque de l'Education a dit:
"Nous devons réaliser une société dans laquelle l'homme puisse respirer librement Jan Palach est mort pour cet idéal qui est aussi le nôtre".
Le doyen de la faculté de philosophie de Prague:
"Nous serons une nation démocratique seulement quand nous vivrons dans une société dans laquelle les sacrifices comme ceux de Palach ne seront plus nécessaires".
La leçon que cet étudiant de Prague nous a transmis est en définitive celle-ci: la liberté est le bien suprême de l'humanité, pour cette liberté il faut combattre, pour la défense de cette liberté plusieurs de notre génération, de la génération précédente à celle des jeunes d'aujourd'hui sont morts. Nous ne pouvons que souhaiter que les jeunes, que les générations nouvelles qui montent maintenant à l'assaut du monde de demain, et qui en forgeront la condition humaine, s'en souviennent!".
Il Consigliere PEDRINI afferma che i giovani liberali hanno dimostrato quale era il loro pensiero sull'argomento e che, nel deporre una corona d'alloro in ricordo di Jan Palach e di tutti indistintamente i Caduti, hanno voluto esprimere, in modo chiaro ed inequivocabile, il pensiero del Partito Liberale.
Il Consigliere POLLICINI dichiara che la Democrazia Cristiana si associa alle espressioni del Presidente del Consiglio per il sacrificio dello studente Jan Palach.
Afferma che tale doloroso episodio richiama alla mente i precedenti dei bonzi vietnamiti, autoinceneritisi per protestare contro la guerra che flagella tuttora il loro paese, non solo per l'identità esteriore del metodo di protesta ma anche per l'identità interiore.
Aggiunge che tale episodio ha il significato del rifiuto della imposizione esterna e della affermazione del diritto alla libera autodeterminazione del proprio ordine sociale e politico.
Conclude, affermando che il Popolo cecoslovacco ha dimostrato, ancora una volta, con tale episodio il suo vivo desiderio di libertà.
Il Consigliere TONINO dichiara che non ha nulla in contrario ad associarsi alle parole del Presidente del Consiglio sulla commemorazione del giovane Jan Palach, ma lamenta il fatto che certe decisioni del Presidente del Consiglio non siano preventivamente comunicate ai Capi gruppo.
Osserva che, oltre che del razzismo, al quale ha accennato il Consigliere Manganoni, vi sarebbe da parlare anche dello stato di emergenza esistente in Spagna e dei fatti della Grecia.
Rileva che tali fatti non importano al Centro-Sinistra, che è tutto proteso a speculare su un grave fatto che ha sconvolto un po' tutti e che non dovrebbe dare luogo a speculazioni politiche di sorta.
Conclude, dicendo che, se il giovane Jan Palach fosse ancora vivo, avrebbe desiderato potergli dire che è meglio adoperare la propria intelligenza, la propria saggezza e il proprio amore per aiutare a risolvere le situazioni drammatiche che si accendono qua e là nel mondo, piuttosto che ricorrere al suicidio, che non risolve, in pratica, i problemi.
Il Consigliere SAVIOZ, premesso che la posizione del suo Gruppo e del suo Partito è già stata espressa dal Consigliere Germano, afferma di dover constatare, con molto rammarico, come, in questa occasione, il Presidente del Consiglio sia stato un po' il Presidente di parte e non del Consiglio tutto, perché alcuni Consiglieri sono al corrente di cosa il Presidente intendeva dichiarare oggi in aula, mentre i Consiglieri del Gruppo comunista non ne erano al corrente. Dichiara che tale fatto è veramente spiacevole.
Il Presidente MONTESANO precisa che l'unica persona che sapeva del suo intervento era la sua segretaria che ha dattilografato il manoscritto da lui redatto, e nessun'altra persona.
Osserva che i fatti sono emersi all'attenzione di tutto il mondo e che per dovere ha dovuto fare la commemorazione del giovane studente ceco, dopo che era stata fatta in Senato ed alla Camera dei Deputati dai rispettivi Presidenti.
Monsieur le Conseiller CAVERI déclare, au nom du groupe de l'Union Valdôtaine, de s'associer aux paroles prononcées par le Président du Conseil lors de la commémoration du jeune étudiant tchèque Jan Palach.
Il Consiglio prende atto