Oggetto del Consiglio n. 172 del 18 settembre 1969 - Verbale

OGGETTO N. 172/69 - Elezione del Consigliere Signor Bordon Rag. Mauro a Presidente della Giunta regionale.

Il Presidente, MONTESANO, fa presente che, a' sensi dell'articolo 33 dello Statuto speciale della Regione Autonoma della Valle d'Aosta e degli articoli 5 e 9 del Regolamento interno, il Consiglio deve procedere alla votazione, a schede segrete, per l'elezione del Presidente della Giunta Regionale.

Il Consigliere RAMERA dichiara quanto segue:

"Signor Presidente, Signori Consiglieri,

dirò subito che il mio intervento deluderà quasi certamente le attese di coloro che si aspettano dal Capo gruppo della Democrazia Cristiana indicazioni miracolistiche atte a risolvere la crisi apertasi formalmente il primo luglio scorso con le dimissioni della Giunta. Non è con funambolismo politico, infatti, che il nostro Partito intende ricostruire il Governo della Regione, ma solamente col rimanere fermo e coerente a quei principi che negli ultimi Congressi sono stati fatti propri da tutta la Democrazia Cristiana e che, come tali, riteniamo validi e da portare avanti come l'unica via da percorrere per un costante progredire civile, economico e sociale del nostro Paese.

Per questo deluderò forse coloro che si attendono - indotti a ciò da tutta una strana e riprovevole campagna di stampa svoltasi in questo periodo - che io venissi qui, a nome del mio Partito e in nome dei tredici Consiglieri democristiani, ad annunciare rimescolamenti di carte e capovolgimenti di alleanze che possono forse stare bene nei discorsi di fantapolitica che si fanno fuori da quest'aula, ma che non possono trovare eco nel nostro Partito, che per suffragio popolare rappresenta la maggioranza relativa dell'elettorato valdostano e, come tale, ha il dovere di dare al Paese non solo un Governo capace di amministrare, ma una impronta politica che abbia a soddisfare le attese delle masse.

È questo indirizzo politico, che il nostro Partito ha assunto nelle sue assisi congressuali e che poi ha reso pubblico a tutta la Valle nel corso delle ultime campagne elettorali, noi riteniamo che non possa mutare, ma che vada, se mai, rafforzato, come del resto era ed è nei nostri programmi, con l'immissione di altre forze che si dichiarano disponibili a portare avanti un programma avanzato per un sempre maggiore potenziamento della nostra autonomia.

Questo è il solo obiettivo cui mira la Democrazia Cristiana e non già al potere per il potere, del cui intendimento certi nostri avversari ritengono di poterci fare addebito. Se infatti così fosse, baderemmo esclusivamente al calcolo numerico di una qualsiasi maggioranza, mentre invece siamo qui a sollecitare le forze socialiste e le forze autonomistiche perché questo grande incontro con noi si traduca tra breve in una realtà operante, che oserei definire storica, poiché da essa deriverà, senza alcun dubbio, un futuro luminoso per la Valle d'Aosta.

La nostra collaborazione con i Partiti Socialisti e con il Rassemblement Valdôtain è stata positiva e ha dato risultati concreti; essa deve pertanto continuare, anche se vi è stata una battuta d'arresto con la crisi in atto.

La crisi, del resto, non è stata poi del tutto negativa, se ha consentito a molti dei Gruppi che siedono in quest'aula una meditata riflessione e se questi Gruppi hanno potuto incontrarsi e stabilire che, se divergenze vi erano state in un passato lontano e recente, queste potevano benissimo essere superate, creando valide prospettive per una piattaforma politica e programmatica a larga maggioranza e, soprattutto, col favore di un grandissimo consenso popolare.

Sarà ora possibile tutto questo? Sapranno i partiti, o meglio, gli uomini politici che qui siedono interpretare dovutamente le attese di una così vasta parte dell'elettorato e dare vita ad un governo come noi auspichiamo e sollecitiamo?

Noi siamo qui a chiederlo apertamente in occasione di questa seduta straordinaria, convocata in analogia a quanto disposto dalla legge per le Regioni a Statuto ordinario e che prevede all'ordine del giorno l'elezione del Presidente della Giunta Regionale, dopo la dolorosa scomparsa del Presidente Bionaz, alla cui memoria intendo dare ancora una volta testimonianza di affetto da parte del Gruppo democristiano, riconfermando il nostro impegno di continuare l'opera intrapresa.

Per l'elezione del Presidente della Giunta gli organi della D.C. hanno indicato come candidato all'alto incarico il Consigliere Mauro Bordon.

È con immenso piacere, data la profonda amicizia che ci lega da tanti anni, che io, a nome del Gruppo democristiano, lo propongo al vostro voto, certo che la scelta operata dal nostro Partito è garanzia per la Regione di avere come guida un uomo onesto, capace e, soprattutto, un valdostano profondamente radicato alla sua terra che, in ogni momento, sarà sicuro interprete delle nostre aspirazioni e valido difensore dei nostri diritti.

Invito pertanto il Partito Socialista Italiano, il Partito Socialista Unitario, il Rassemblement Valdôtain e l'Union Valdôtaine a far confluire sul nome del Consigliere Bordon il loro voto per consentire che, nell'ambito di dette forze politiche, possano essere perfezionate le trattative in corso e possa essere costituita una Giunta che, sulla base di una piattaforma programmatica, autonomistica ed avanzata, dia garanzia di progresso e di stabilità democratica".

Il Consigliere MILANESIO dichiara quanto segue:

"Signor Presidente, Colleghi Consiglieri,

i Consiglieri regionali del P.S.I., udita la dichiarazione dell'amico Ramera, Capo gruppo della Democrazia Cristiana, in considerazione delle intese di massima raggiunte in questi giorni dalla Delegazione socialista con qualificati esponenti della D.C. locale e nazionale, voteranno per l'elezione del Rag. Mauro Bordon a Presidente della Giunta Regionale.

Ritengo utile ribadire in questa sede che il voto che i socialisti si accingono a dare è in stretta coerenza con i deliberati assunti dagli organi statutari della Federazione del P.S.I. in tutto il corso della crisi.

Il Rag. Bordon, infatti, ricercherà - ce l'auguriamo - nei prossimi giorni, sulla base, così come ha testé ricordato il Consigliere Ramera, di una piattaforma politica e programmatica avanzata che per noi socialisti rimane quella presentata in precedenza dal compianto Avvocato Bionaz e che oggi è necessario integrare con le indicazioni unitariamente espresse dalle Organizzazioni dei lavoratori valdostani, il Rag. Bordon ricercherà la convergenza dei Partiti del Centrosinistra, vale a dire della D.C., del P.S.I., del P.S.U. e delle altre forze autonomistiche, vale a dire del Rassemblement Valdôtain e dell'Union Valdôtaine, per la costituzione di una Giunta espressione di queste stesse forze.

Si è tanto parlato di Giunte minoritarie, di bicolori, che poi in realtà sarebbero stati dei tricolori, e di altri bizantinismi che qui non sto a ricordare; si sappia che il P.S.I. non pratica la discriminazione verso le forze democratiche ed autonomiste, ma che con uguale fermezza non è assolutamente disponibile per puntellare delle formule zoppicanti, prive di mordente e di dubbia qualità politica.

Il P.S.I. è disponibile per una collaborazione organica con le forze che ho in premessa menzionato, le quali, con pari dignità e responsabilità, devono ricercare un accordo che non sia una semplice operazione aritmetica o, peggio ancora, di potere, ma che deve essere, toto corde, inscindibilmente, legato alle esigenze e ai problemi della classe lavoratrice valdostana. In questo caso e con queste considerazioni, caro Bordon, i socialisti che oggi sono con te lo saranno anche domani per l'avvenire della Valle d'Aosta, per l'autonomia, per il progresso sociale ed economico delle genti valdostane".

Monsieur le Conseiller CAVERI déclare ce qui suit:

"Nous avons pris acte des déclarations du représentant de la Démocratie Chrétienne et, à ce propos, nous n'avons qu'à faire deux considérations.

Prémisses: on parle aujourd'hui d'un programme qui serait à concorder, mais, sauf erreurs, les Délégations de la Démocratie Chrétienne, de l'Union Valdôtaine et du Rassemblement Valdôtain avaient concordé un programme et le représentant officiel de la Démocratie Chrétienne m'avait transmis ce texte qui avait été approuvé par tous les membres de la Délégation de la Démocratie Chrétienne, y compris le démochrétien qui a parlé aujourd'hui et qui, pratiquement, a refusé ce programme.

Quel était le premier point de ce programme? Je vous fais grâce de tous les autres points de ce programme que nous publierons sur notre journal, mais je dois vous dire que le premier point de notre programme concernait la moralisation de la vie publique.

En ce moment sont de mode les peintres naïfs. Eh bien! nous devons constater que, comme il y a les peintres naïfs, il y a aussi les politiciens naïfs, auxquels nous appartenons, parce que, évidemment, nous avons démontré notre grande ingénuité en demandant un accord basé sur le principe de la moralisation de la vie publique.

A ce propos, je me permets de lire quelque chose.

Je pense que les Conseillers régionaux ont entendu parler "del prete Pero": "Prete Pero è un buon cristiano, lieto, semplice, alla mano, vive e lascia vivere, si rassegna, si tiene corto. Con la rendita di un orto sbarca il suo lunario. Or m'accadde di sognare che quest'uomo singolare diventò Pontefice".

Et alors "Prete Pero", nommé Pontife, nommé Pape, a commencé à élaborer de grandes réformes; mais voilà qu'il y a eu la réaction en sens contraire:

"... e ti vedo in un cantone una fitta di corone, strette a conciliabolo. Arringava il Concistoro un figuro, uno di loro, dolce come un istrice. "No, dicea, non va lasciato questo Papa spiritato, che vuole fare l'Apostolo, ripescare a pro del cielo, con le reti del Vangelo, pesci che ci scappino. Questo è un Papa in buona fede, è un Papa che ci crede: diamogli l'arsenico".

Voilà, cela démontre comme c'est facile de parler de moralisation, parce que tout le monde nous a applaudis. Presque tous les journaux ont dit combien était lumineuse l'idée de demander la moralisation de la vie publique.". Nous n'avions pas prévu - c'est-à-dire en réalité nous l'avions prévue - la réaction des grands prébendiers de la politique, de ceux qui, en navigant entre une onde et l'autre, ont su se faire des fortunes et des revenus considérables.

J'avais dit dernièrement que l'unité de mesure qui est adoptée par certains prébendiers pour leurs immenses fatigues extra-consiliaires est le million, mais ensuite nous avons appris, à notre grand étonnement, qu'il y a un grand prébendier qui gagne trois ou quatre millions par mois, à travers ses charges financières obtenues avec "l'intrallazzo" de la politique.

Ce grand prébendier, évidemment, n'est pas favorable à la moralisation de la vie publique et alors il dira: Mais non, mais celui-là est un autre "Prete Pero", celui-là est fou à demander la moralisation de la vie publique.

Nous avons entendu les beaux exploits des administrateurs de l'ALPILA. Nous, nous sommes les conservateurs et les réactionnaires; eux, ils sont les progressistes, ils travaillent "per il Popolo, con due p", ils travaillent pour les travailleurs; ce sont de socialistes.

Mais le socialiste Laurent Ferretti se fait nommer Administrateur délégué de cette Société, avec un apanage de 750.000 lires par mois; il se fait liquider la somme de 2.640.000 lires "per consulenza dal primo gennaio 1969 al 30 giugno 1969". C'est un socialiste: tutto per il Popolo, tutto per i lavoratori.

Et Monsieur Balestri se fait liquider deux millions de lires "per consulenza"; là aussi "per consulenza". Si nous pouvons comprendre qu'un ingénieur ou un commercialiste puisse faire des expertises pour une société comme l'ALPILA, nous ne voyons pas comment un médecin puisse faire une expertise. Pourquoi alors? A-t-il donné son assistance aux dames qui sont arrivées en ski à Pila et qui ont été prises par les douleurs de l'enfantement? C'est pour cela qu'on a liquidé les deux millions à Monsieur Balestri?

Et nous n'admettons pas même les deux millions pour Monsieur Benzo, parce que ces gens se sont fait nommer administrateurs de l'Alpila grâce à leur position politique et puis ils en ont tiré un profit personnel qui est scandaleux.

Et alors voilà que ces gens nous considèrent comme une édition moderne du "Prete Pero" de Giuseppe Giusti.

Mais il y en a encore d'autres grands prébendiers qui siègent dans ce Conseil et, s'il fallait faire leur liste, il faudrait parler pendant longtemps. Nous reconnaissons, cependant, que, par bonheur, il y a encore des personnes honnêtes; il y en a même encore dans le Groupe de la Démocratie Chrétienne, et je pense que ce n'est pas sans rougir que certains Conseillers régionaux de la Démocratie Chrétienne pensent aux exploits financiers de certains de leurs collègues,

Avant de terminer sur le premier point, je vous citerai les paroles de Monsieur Giraudoux, qui s'était occupé de théâtre, comme l'on sait, mais aussi d'autres questions différentes. En s'occupant du scandale de l'aventurier polonais Stavisky l'écrivain Giraudoux disait:

"Au milieu des administrations les plus rigides, des corps les plus honnêtes, il s'est formé un chemin secret". (C'est le chemin secret qui a été parcouru en ces derniers jours par les grands prébendiers qui ne voulaient pas une formule valdôtaine basée sur le principe de la moralisation de la vie publique) "un chemin secret d'intérêts, d'égoïsme, de concussion; il s'est formé une conspiration pour l'intérêt individuel contre le bien public; il s'est formé une bande complice".

"Le mani sulla Città" (rappelez-vous de ce film): "le mani su Pila", avec des indemnités de deux millions à tête.

"Il s'est formé une bande complice": il s'est formée une "mafia". Et quand on parle des petites "cosche" de calabrais à Aoste, je dis que cela c'est une "mafia" qui fait rire, parce qu'il s'est formé une "mafia" bien plus dangereuse, c'est la haute "mafia" de certains administrateurs de la Vallée, qui aspirent aux plus hautes places.

Et voilà, avec cela je ne dis plus rien sur le premier point.

Deuxième point: nous avions cru d'interpréter une vague de fond, qui était partie vraiment des couches les plus populaires de la population valdôtaine, dans le sens de renier les discordes, les luttes intestines, et de chercher d'arriver à une formule valdôtaine, qui eût réalisé ce qui était l'aspiration surtout de nos campagnards, des paysans valdôtains, qui disaient: "Les valdôtains tscheut d"accord". Alors, nous avions oublié un tas de choses, nous avions fermé les yeux devant d'autres choses, et nous avions dit: "Pour le bien de la Vallée, l'Union Valdôtaine est au service du Pays".

L'Union Valdôtaine ne demande pas des fauteuils et nous avons renoncé aux places de Président du Conseil ou d'Assesseurs qu'on nous offrait. Nous avons dit: "Nous sommes au service du Pays et nous ne demandons rien. Nous demandons seulement qu'il y ait une formule d'union de tous les Valdôtains".

Mais voilà que contre cette formule il y a eu le veto, il y a eu le diktat de Rome; et c'est ce qui s'est passé hier matin, où un accord a été signé sous la pression des grands personnages romains.

Pourquoi? C'est clair. La devise des anciens romains a toujours été "divide et impera" et aujourd'hui aussi le Gouvernement central, le Pouvoir central travaille, spécule en Vallée d'Aoste sur la division des valdôtains. Et les partis romains sont les instruments - nous l'avons dit et nous le dirons toujours - les partis romains sont les instruments de la division des valdôtains; et ceux qui militent dans les partis romains n'ont aucune indépendance, n'ont aucune autonomie. Ils ne peuvent pas se déterminer eux-mêmes, ils ne sont pas libres, ils doivent subir les impositions, les diktats de Rome.

Négligeons donc tous les autres points de notre programme qui avait été accepté par tous les membres de la Délégation de la Démocratie Chrétienne, quel que fût leur courant - qu'il soit bien clair - et par les représentants du Rassemblement. Négligeons les autres points sur lesquels nous étions tous d'accord: moralisation de la vie publique, défense de l'ethnie valdôtaine, défense de la main d'œuvre locale, ce qui ne veut pas dire l'ostracisme pour ceux qui sont immigrés dans notre Pays en cherche de travail.

Ce que nous demandions, cependant, - et c'était normal et toutes les trois forces politiques étaient d'accord - c'était qu'il n'y eût plus la discrimination, l'ostracisme contre les valdôtains. En effet, surtout dans la dernière année, nous avons vu un tas d'immigrés, arrivés il y a quelques mois en Vallée d'Aoste, passer devant le nez des valdôtains, qui se sont trouvés écartés, qui se sont trouvés discriminés parce qu'ils n'avaient pas la carte du Parti Socialiste en poche.

Alors, sur ce point on était d'accord et, en effet, dans le fameux programme il y avait ce point qui avait été concordé: "Politica in difesa della mano d'opera locale al fine di evitare ogni forma di clientelismo politico e per la piena valorizzazione delle risorse umane della Valle d'Aosta".

Qu'on ne vienne donc pas à nous raconter la rengaine du racisme, parce que nous n'avons jamais été et nous ne sommes pas des racistes.

Nous disons que les valdôtains, quand même, à parité de conditions, ont le droit d'être préférés ou, pour le moins, nous disons qu'il ne faut pas qu'il continue ce qui est arrivé dans certains Services de la Vallée - surtout dans l'Assessorat du Tourisme et dans l'Assessorat des Travaux Publics - où les non valdôtains sont passés devant le nez des valdôtains, ayant été préférés aux valdôtains, de manière qu'il y a eu, en tous cas, un racisme à la renverse, un "razzismo alla rovescia".

Ne parlons pas des aspects scandaleux de certaines nominations à certaines places d'analphabètes ou de demi-analphabètes, de certains assistants aux Travaux Publics (40 assistants aux Travaux Publics) incapables, incapables de la manière la plus absolue, à un tel point que les dirigeants de l'Assessorat aux Travaux Publics ont senti la nécessité de faire un cours de qualification, de faire l'école à ces assistants. Mais l'école il aurait fallu la faire avant de les nommer, pas après, si l'on voulait éviter cette scène très ridicule d'un des enseignants qui, ayant demandé à un des fameux assistants "Che cos'è un triangolo", il obtint cette réponse: "Non lo so, non ho mai sentito parlare di triangolo". Et c'était un assistant aux Travaux Publics!

Et alors il aurait fallu que cela changeât, mais après les déclarations du représentant de la Démocratie Chrétienne il est clair que rien ne changera. Les fameux Partis de Centre-gauche retomberont, tête première, dans le même pétrin et ne sortiront plus des méthodes et des systèmes que nous avons vu instaurés, pratiqués, réalisés et suivis surtout dans la dernière année.

Voilà, Messieurs les Conseillers, pour quels motifs l'Union Valdôtaine non seulement ne votera pas pour le candidat présenté par la Démocratie Chrétienne, mais votera contre. Et en cela il n'y a rien de personnel pour celui qui a été choisi.

Non, ce ne sont pas de considérations de nature personnelle, mais ce sont des considérations politiques, c'est une évaluation politique de la situation et des déclarations du représentant de la Démocratie Chrétienne qui nous porteront non seulement à ne pas voter pour le candidat de la Démocratie Chrétienne, mais à lui voter contre.

Quelqu'un nous a glissé le mot: il faudrait s'abstenir. Nous ne nous abstenons pas: nos positions sont claires et nettes, comme nos positions ont toujours été claires et nettes. Nous avions dit: nous marchons pour une Junte Démocratie Chrétienne - Rassemblement, avec l'appui extérieur de l'Union Valdôtaine, aux conditions établies par le programme, ce programme qui avait été accepté ces jours-ci par les représentants de la Démocratie Chrétienne, du Rassemblement Valdôtain et de l'Union Valdôtaine.

Vu qu'on donne un coup de pieds à cet accord, les conséquences et les conclusions que nous tirons sont d'un minimum de sérieux et même de dignité, parce que nous avons aussi notre dignité à défendre. Nous sommes des hommes, nous ne sommes pas des marionnettes dont on tire les fils de Rome ou d'un autre coin. Nous, nos décisions nous ne les recevons pas du Centre; nous, nos décisions nous les demandons à notre conscience d'hommes et de valdôtains".

Il Vice-Presidente SIGGIA BIANCO dichiara quanto segue:

"Signor Presidente, Colleghi Consiglieri,

il Consigliere Ramera ci ha or ora svelato il segreto di Pulcinella. Non occorreva che egli si richiamasse a sacri testi per dirci il nome del futuro Presidente della Giunta, designato da una maggioranza che non sappiamo ancora da chi e come composta.

Il nome del Rag. Bordon, quale candidato alla Presidenza della Giunta, era già noto da alcuni giorni; per apprenderlo avevamo, è ben vero, dovuto conoscere in tutti i particolari le riunioni più o meno conviviali che si erano tenute fra i rappresentanti di vari Partiti e Movimenti regionalistici; così come avevamo - se si può dire - sofferto con lui per l'accettazione della sua candidatura.

Abbiamo anche assistito alla fugace comparsa dell'On.le Piccoli - Segretario nazionale della D.C. - che, novello arcangelo Gabriele, richiamava all'ordine i temerari, persuadeva gli indecisi, brutalizzava i recalcitranti.

Si può dire, quindi, che il parto odierno era ormai scontato da alcuni giorni, così come era conosciuto il sesso del nascituro.

Inutilmente, però, chi si interessa dei problemi della nostra - e lasciatemi sottolineare il "nostra"- della nostra Regione avrebbe potuto prevedere su quali programmi, su quali indirizzi, su quali cose concrete e con quali scadenze il Presidente e la Giunta erigenda voglia presentarsi innanzi al nostro Consiglio.

Siamo solo all'inizio di una discussione che è facile prevedere lunga ed appassionata; ma sarò inutile profeta nel dire che tale curiosità rimarrà, alla fine della seduta, inappagata.

A tale obiezione si risponderà, naturalmente, con fare angosciato; questo o quel Consigliere democristiano si richiamerà allo storico appello "Annibale alle porte" e, nel caso nostro, Annibale sarebbe rappresentato dall'articolo 23 della legge 10 febbraio 1953 n. 62 che, all'ultimo comma, prevede: "In caso di vacanza dell'Ufficio di Presidente, il Consiglio è convocato entro quindici giorni per la nomina del successore".

Non voglio tediare il Consiglio con dissertazioni giuridiche sulla applicabilità alla nostra Regione della legge sopracitata, che si riferisce - l'ha ricordato il Consigliere Ramera - esclusivamente alle Regioni di diritto comune e non, quindi, alla nostra, che trova il proprio massimo ordinamento nello Statuto, legge costituzionale dello Stato. Non voglio tediarvi, perché, del resto, la nostra posizione su tale interpretazione legislativa è già stata chiarita in altre varie occasioni.

Mi interessa sottolineare, invece, come la necessità di ricostruire una nuova Giunta Regionale e, quindi, di dare finalmente una direzione politico-amministrativa alla Regione, non è problema che sia sbocciato dall'oggi al domani.

Si parla di crisi - e non solo i Comunisti ne hanno parlato - da quando la destra democristiana trovò il modo di bocciare, in votazione segreta, quella legge sulla tutela degli Enti locali che doveva essere uno - anzi il primo, affrontato in ordine di tempo - dei cardini della politica di centro-sinistra.

Ciò avveniva nel mese di aprile. I mesi successivi passarono ancora nel controllo di quelle cosiddette verifiche richieste da questo o da quel Partito della maggioranza. Nel mese di luglio seguivano le dimissioni formali della Giunta; fin da allora, quindi, si poteva discutere non solamente di nomine, di incarichi, di emolumenti, ma anche di programmi. La stessa scomparsa del Presidente Bionaz era un fatto purtroppo prevedibile e non doveva cogliere di sorpresa i componenti di future possibili maggioranze.

Sono passati invece sei mesi. E dopo sei mesi di verifiche, di incontri, di colazioni di lavoro, vi presentate in Consiglio senza un programma, senza alcun fatto concreto su cui esprimere un giudizio, a cui dare un qualsiasi apporto. Tale comportamento è, secondo me, offensivo non solamente nei confronti dell'Assemblea cui mi onoro di appartenere, ma lo è anche verso tutto l'elettorato valdostano.

E poiché credo che non debba essere più illusione la formula della sovranità popolare consacrata dalla Costituzione Repubblicana; e poiché credo fermamente che il potere del popolo lavoratore non debba più esaurirsi in quell'unico atto rappresentato dal voto, è indispensabile che coloro che di quel voto sono espressione non si perdano in vani maneggi, in complicate ed indecifrabili, quanto inutili, trame politiche, ma che, rispettando il mandato loro conferito dagli elettori sulla base di precise promesse, sappiano cogliere, anzi anticipare, se è necessario, le esigenze e le aspirazioni della gente, non astraendosi dalla realtà sempre in movimento che li circonda.

In futuri interventi potremo sentire che la crisi che ha travagliato la Regione ha, quanto meno, portato all'isolamento del Partito Comunista. Voglio anticipare la risposta a queste trite affermazioni maccartiane.

L'opposizione non ci fa paura; non siamo assetati, come altri, di poltrone o di posti di sottogoverno, ma possiamo con coscienza dire - anche ai prudenti che, dall'interno dei Partiti di centro-sinistra, consigliano di non compromettere possibili sviluppi con affrettate iniziative - che il momento non permette più caute manovre di avvicinamento.

Se si vogliono realmente attuare progetti e riforme, finora sbandierati soltanto in programmi elettorali, se si vuole la realizzazione concreta di iniziative socialmente avanzate, bisogna necessariamente tener conto anche dei Comunisti; e per Comunisti non intendo i sette Consiglieri che siedono in quest'aula, ma la massa di tutti quegli operai, di quegli studenti, di quei lavoratori che anche in campo regionale vogliono vedere finalmente realizzate le proprie giuste aspirazioni".

Il Consigliere COLOMBO dichiara quanto segue:

"Signor Presidente, Signori Consiglieri,

sono obbligato a prendere la parola per rispondere alle affermazioni fatte dal Consigliere Caveri in merito alla moralizzazione della vita politica regionale e, soprattutto, a quanto ha detto in merito alla questione degli assistenti.

Su quest'ultimo punto il Consigliere Caveri o è in malafede o gioca, come è suo costume, a dare addosso al Partito Socialista, perché sulla questione degli assistenti io devo dire, molto tranquillamente, - e lo posso documentare in qualunque momento - che, dopo l'assunzione dell'Assessorato dei Lavori Pubblici, non ho fatto altro che confermare tutti gli assistenti che erano già allora impiegati in questo lavoro e che non vi è nessun regolamento organico che disciplina la materia. Gli assistenti vengono assunti direttamente per la durata dei lavori in corso e vengono pagati in base alle norme previste dal contratto di lavoro degli edili per la specifica mansione di assistenti.

Devo anche dire che, di fronte ad una rilevata impreparazione professionale - questo lo dico altrettanto tranquillamente - ho ritenuto opportuno, lo scorso anno, di fare svolgere, per il personale già assunto, un corso nel quale si sono prodigati alcuni geometri e l'Ingegnere Capo del mio Assessorato, per dare a questi assistenti un addestramento professionale specifico, allo scopo di ottenere, in relazione anche a quello che è lo sviluppo degli appalti, una maggiore utilizzazione di tale personale.

Difatti il predetto corso non è servito, né più né meno, che a dare a quegli assistenti, che naturalmente hanno dimostrato questa capacità, un doppio incarico. Mentre prima avevamo un assistente per ogni lavoro appaltato, oggi ci troviamo, invece, con diversi assistenti che seguono e contabilizzano contemporaneamente due lavori appaltati. Il che vuole dire che abbiamo ridotto, in rapporto, naturalmente, all'aumento del numero degli appalti, le spese di esercizio degli appalti stessi, cioè le spese per il controllo dei lavori da parte dell'Amministrazione Regionale.

Io ritengo che queste cose il Consigliere Caveri le sappia e che, quindi, egli voglia specularci sopra, perché poi devo anche dire, sempre molto tranquillamente, che, per quanto concerne l'eventuale assunzione di nuovi assistenti, la nostra preferenza è stata data senza alcuna discriminazione a dei geometri disoccupati, i quali, evidentemente, ci danno maggior affidamento nell'assistenza dei lavori.

Se noi facciamo un calcolo di quelli che sono, tra gli assistenti, i valdostani e i non valdostani, possiamo facilmente dimostrare che la grande maggioranza di questi sono dei valdostani e che, pertanto, da parte nostra non c'è stata nessuna politica di discriminazione, non c'è stato nessun abuso in questo campo. Abbiamo solo cercato di dare una maggiore preparazione professionale a questi dipendenti dell'Amministrazione Regionale e, perciò, devo dire con tutta tranquillità che non accetto lezioni di correttezza amministrativa da parte del Consigliere Caveri.

Questo lo affermo serenamente, perché ho dimostrato in tutta la mia attività di avere alla base del mio agire gli interessi della Valle d'Aosta. Su questo terreno io continuo la mia strada tranquillamente e, se qualcuno in malafede ci vuole speculare sopra, lo faccia pure; però una simile speculazione non attacca e non offende certamente il mio operato"

Il Consigliere BALESTRI dichiara quanto segue:

"Signor Presidente, Signori Consiglieri,

vorrei semplicemente dire che il Consigliere Caveri, molto probabilmente, avrà letto sulla Région una rettifica a proposito della questione dell'Ing. Benzo. Non si voglia speculare su queste cose dell'ALPILA, perché da parte dell'ALPILA ci sono stati liquidati due milioni di lire a titolo di compenso per tre anni di lavoro. Quindi, se si fa la media - si tratta di 36 mesi - si vede che queste indennità si riducono a ben poca cosa e non sono le enormità che si vuole fare apparire.

Per quanto riguarda le accuse di discriminazione, devo dichiarare che non temo affatto questo terreno, perché sono lieto di avere per iscritto delle dichiarazioni di riconoscenza di molti Sindaci che, a nome loro e a nome dei relativi Consigli Comunali, mi ringraziano per i problemi che ho risolto nei loro Comuni. E strano a dirsi, questi Sindaci sono in maggioranza unionisti".

Il Consigliere FOSSON dichiara quanto segue:

"Vorrei solo replicare brevissimamente a quanto testé detto dal Consigliere Balestri per mettere in evidenza il solito suo comportamento; il Consigliere Balestri avrebbe fatto molto meglio a tacere.

Infatti, i Consiglieri presenti in quest'aula si ricordano che, tempo fa, quando avevamo appreso che erano stati nominati dei consulenti per l'ALPILA, avevamo posto una precisa domanda se erano stati nominati questi consulenti e sui loro nominativi.

Il Consigliere Balestri, allora seduto sui banchi della Giunta, si era alzato ed aveva affermato: "Sì, sono stati nominati due consulenti che sono amministratori regionali; però senza retribuzione, cioè a titolo puramente gratuito".

È pertanto logico che, vedendo le deliberazioni dell'ALPILA con le quali sono stati liquidati due milioni di lire, a titolo di indennità, tanto al Consigliere Balestri quanto al Consigliere Benzo, per consulenze a favore della predetta Società, è logico che si mettano in evidenza questi fatti e si dica che questo fa parte di quel malcostume che noi cerchiamo di combattere.

Ho voluto fare ora questa precisazione, perché ancora una volta il Consigliere Balestri avrebbe fatto bene a tacere, in quanto ammette oggi quello che aveva smentito formalmente dai banchi della Giunta alcuni mesi fa".

Il Consigliere BALESTRI dichiara quanto segue:

"Voglio solo dire che, al momento in cui io feci quelle dichiarazioni, la Società ALPILA non aveva ancora deliberato alcuna indennità a mio favore e che i membri del suo Consiglio di Amministrazione hanno udito dalle mie dichiarazioni che io preferivo non aver niente per questo incarico".

Il Consigliere CAVERI dichiara:

"Mi sia consentita una sola battuta. La replica del Consigliere Balestri mi ricorda una certa scritta sui baracconi della Fiera: "Entrata gratis - Uscita a pagamento".

Il Consigliere TONINO dichiara quanto segue:

"Signor Presidente, Signori Consiglieri,

sono trascorsi sei mesi da che è stata aperta la crisi, sei mesi perduti, sei mesi di ricerche affannose per rimettere assieme alcuni tipi di formazione politica, un arco di tempo di sei mesi per prendere in giro ancora una volta il Popolo valdostano.

Non voglio entrare nel merito di quelle tante riunioni che si sono tenute in questo arco di tempo. Mi preme però sottolineare, colleghi Consiglieri, come la popolazione valdostana sia profondamente scossa dai mercanteggiamenti che ci sono stati nella ricerca di formule che non vogliono seguire le indicazioni che provengono dal basso.

Ancora una volta vediamo che il predominio della Democrazia Cristiana nazionale e della Socialdemocrazia vuole imporre o impone il suo metodo di sopraffazione delle libere scelte di una Regione. Ancora una volta le aspettative dei lavoratori, dei contadini, degli impiegati, cioè di tutte le categorie più sane e non certamente di coloro che sono i sanguisuga della società, ancora una volta, dicevo, queste aspettative vengono deluse e queste forze vengono messe in disparte.

Ancora una volta questa umile gente ci ripropone l'interrogativo: a che valgono determinate istituzioni che si vogliono chiamare democratiche?

Difatti, ci ritroviamo qui, dopo sei mesi di crisi, per sentirci dire che bisogna votare il Presidente della Giunta, nella persona del Consigliere Bordon, senza sapere cosa intenda fare il candidato Bordon, senza sapere di che tipo di Giunta si avvarrà il proposto Presidente, senza sapere, soprattutto, quale programma si intende portare avanti, se sarà, cioè, quel tipo di programma che, come abbiamo letto sugli ultimi due numeri del "Travail" è basato sullo sperpero di denaro pubblico o altro. E questa sarebbe la democrazia che viene suggerita dai dorotei romani, dalla socialdemocrazia romana!

No, no, cari Signori responsabili; il sottoscritto, quale rappresentante di un Partito Socialista profondamente innovatore, profondamente convinto dei valori sociali ed autonomistici di una popolazione, rifiuta una simile imposizione e ancora una volta vuole ribadire ciò che ha già detto in altre occasioni, cioè che quando una società, quando un popolo, quando, soprattutto, le categorie dei lavoratori cui ho accennato prima vengono deluse e messe in disparte, il minimo che la democrazia dovrebbe suggerire per superare l'impasse dovrebbe essere il ricorso a queste categorie stesse per mezzo del loro voto.

Se da un lato poniamo, come è forse necessario, l'approfondimento e io sviluppo delle lotte per l'autodecisione delle masse nei luoghi di lavoro, dall'altro, come socialproletari, riteniamo che, per risolvere la crisi in atto - e lo abbiamo già detto - sia necessario lo scioglimento del Consiglio Regionale per indire nuove elezioni, allo scopo di formare un governo regionale che possa ripristinare, almeno in parte, la corrispondenza tra le spinte reali e le istituzioni elettive.

Noi social-proletari riteniamo che questa sia l'unica soluzione realistica e democratica per il superamento della crisi e non quella di stare qui a votare un Presidente, che personalmente potrebbe anche essere idoneo, ma che politicamente non rappresenta, di fatto, gli interessi del popolo lavoratore; né tanto meno, ripeto, possiamo perdere altro tempo ad aspettare che da questa operazione nasca una Giunta Regionale fuori dalle reali corrispondenze.

I giornali parlano in questi giorni di viva attesa per l'elezione del Presidente della Giunta. Si dice che nei caffè e nelle piazze non si parla d'altro e che i valdostani seguono con passione le vicende. Altro che passione! Provate ad avvicinarvi a quella gente e sentirete che cosa dicono di questa bagarre. Due parole sole dicono: fanno pietà; oppure: in Valle si è stabilita la mafia.

Queste sono le valutazioni del popolo, ma ne abbiamo abbastanza un po' tutti di questo pateracchio. È ora di decidersi, di rispettare la democrazia. E la democrazia la si rispetta, in questi casi, non con delle formule vaghe, non con il riaffermare una formula ormai fallita, ma demandando agli elettori il compito per la risoluzione della crisi.

Ho sentito la dichiarazione fatta dall'Avvocato Caveri a nome del Gruppo dell'Union Valdôtaine, dichiarazione che ha smentito coloro che affermavano in questi giorni che l'Union Valdôtaine sarebbe stata disponibile per qualsiasi formula di governo. Le dichiarazioni dell'Avvocato Caveri sono state chiare. Egli ha detto che l'Union Valdôtaine tendeva ad un programma che avesse come primo punto la moralizzazione della vita pubblica e che aveva creduto di riuscire in questo intendimento. Invece, visto che tale elementare richiesta è stata respinta, abbiamo appreso oggi la non disponibilità dell'Union Valdôtaine per l'elezione del Consigliere Bordon a Presidente della Giunta Regionale.

L'appello che il Capo Gruppo della Democrazia Cristiana ha fatto alle forze di centro-sinistra è la chiara dimostrazione che determinati gruppi politici hanno dovuto cercare di ottenere, mediante la mediazione di grossi papaveri romani, una riconferma del centro-sinistra, che è stato negativo sul piano politico e amministrativo, nonché sulle grandi scelte che meriterebbero di essere finalmente affrontate.

Di fronte a questa ultima posizione presa dalla Democrazia Cristiana e per le ragioni che ho detto prima, circa la risoluzione della crisi, il sottoscritto, in rappresentanza del Partito Socialista di Unità Proletaria, annuncia il suo voto contrario alla nomina del Consigliere Bordon a Presidente della Giunta Regionale".

Il Consigliere DOLCHI dichiara quanto segue:

"Signor Presidente, Colleghi Consiglieri,

oltre venti giorni or sono, a proposito della crisi e delle lungaggini per la sua soluzione, scrivevo che era biasimevole il modo con cui si svolgevano le trattative. Dicevo - e lo confermo - che era antidemocratico esautorare il Consiglio Regionale per continuare un dibattito su programmi, di cui nessuno era a conoscenza, in riunioni private a due a due, all'insegna del mistero, all'insegna del "do ut des", della "combine" e degli evasivi comunicati che dopo queste riunioni venivano emessi; riunioni nel chiuso della sede della Democrazia Cristiana, in Viale della Stazione, ora Viale Conseil des Commis, che io proporrei di ribattezzare più opportunamente Via Canossa.

Comunque, si poteva prevedere che dalla scatola chiusa, dalla scatola a sorpresa delle trattative che si svolgevano in Via Canossa n. 5 venisse fuori almeno il fantoccio di una maggioranza definita e non un appello generico a votare Bordon come ci ha fatto questa mattina il Consigliere Ramera. Soprattutto, ci si aspettava un programma di governo. Sono passati oltre sette mesi dalla vacanza della Presidenza della Giunta e più di due mesi e mezzo dall'accettazione formale delle dimissioni della medesima. Ci si poteva, quindi, aspettare, e la gente si aspettava, una soluzione della crisi aderente alle necessità della Valle, proporzionata all'importanza dei problemi che esistono e che attendono di essere, non dico risolti, ma almeno seriamente affrontati.

Ebbene, che cosa sentiamo? Che cosa dobbiamo concludere? Che dobbiamo questa mattina nominare un Presidente della Giunta in base ad una norma contenuta nella legge che regola il funzionamento delle Regioni a Statuto ordinario. Della Giunta non se ne parla e si deve, pertanto, arguire che se ne parlerà un'altra volta. Il programma è una specie di fantasma evanescente. Non c'è; dipenderà dalle consultazioni del Presidente neo-eletto e, di conseguenza, anche i tempi di attuazione di questo programma che non c'è, non esistono.

Ma chi ha aspettato, per una esclusiva operazione di potere, tutto questo tempo, per venire ora a dire, nemmeno accennando al minimo mea culpa, che bisogna votare un Presidente in base alle decisioni congressuali di questo o quel Partito? È la Democrazia Cristiana, è la sua maggioranza interna, la cosiddetta destra democristiana, la destra conservatrice. E ci troviamo di fronte alla solita scusa di chi crea, con il rinvio, situazioni di necessità, per giustificare poi gli interventi antidemocratici, ricattatori e le soluzioni di potere. La prova ne è che non c'è il programma.

È scoppiata la crisi su una inadempienza programmatica del centro-sinistra, provocata - l'ha ricordato la collega Siggia - provocata dal voto negativo della destra democristiana. Ed ora forse pensa questa stessa destra di evitare le inadempienze programmatiche non presentando alcun programma? Può essere una battuta, ma non è serio; e quanti hanno a cuore il prestigio di questo Consiglio e dell'Autonomia valdostana, dovrebbero, come noi ed insieme a noi, condannare e respingere un simile modo di comportarsi da parte del Partito della Democrazia Cristiana che, essendo di maggioranza relativa - come ci ha ricordato, non per la prima volta, il Consigliere Ramera - ha la grave responsabilità di assicurare il governo della Regione. Ma la gente e il Consiglio Regionale vogliono sapere quale tipo di governo sarà quello che potrà venire fuori dalle proposte che farà, se sarà eletto, il Presidente Bordon.

Sarà un governo come quello passato, all'insegna del malcostume, del rinvio elevato a norma di amministrazione, della conservazione, dell'autonomismo solo a parole, delle inadempienze verso i diritti statutari valdostani? Simili governi regionali hanno fatto il loro tempo; non si deve e non si può tornare indietro senza un grave danno per la Valle d'Aosta.

Ecco perché i comunisti respingono la concezione conservatrice ed autoritaria della destra democristiana e propongono, invece, che prima di assegnare dei posti, di fare dei nomi, di Assessori o, oggi, il nome del Presidente della Giunta, si affronti il programma che poi il Presidente e gli Assessori, con tutto il Consiglio, saranno chiamati a realizzare.

Ed il programma sono i problemi della gente, dei lavoratori; il programma sono le necessità degli abitanti della Valle d'Aosta. Noi li indichiamo ancora una volta, permettendo che, come prima cosa, bisogna radicalmente cambiare il metodo di amministrazione, ponendo fine al clientelismo, alla violazione della legge, agli sperperi.

Il programma sono la difesa e l'applicazione dello Statuto speciale; la programmazione democratica, come base per leggi e provvedimenti che, in una visione moderna e socialmente avanzata dell'autonomia, sono indispensabili per degli interventi regionali coordinati ed efficaci; la zona franca, la cui attuazione, sempre promessa dalla Democrazia Cristiana, viene in questi giorni ad essere ulteriormente minacciata da provvedimenti a livello della Comunità Europea.

Il programma sono il riparto fiscale, quel nuovo riparto fiscale previsto nella misura del 75% delle entrate erariali, in modo da dare una base finanziaria seria e non aleatoria all'Amministrazione Regionale; sono l'ammodernamento della Cogne e la difesa della salute dei lavoratori, perché è tempo ormai di porre in atti, con azione unitaria, una iniziativa di appoggio alla richiesta della Direzione della Società Nazionale Cogne per ottenere dal Parlamento quel finanziamento di 57 miliardi di lire necessario per terminare l'ammodernamento dell'azienda e, nel contempo, di fare sentire la voce del Consiglio Regionale per ottenere dalla Direzione della Cogne le garanzie per un più rigoroso rispetto dei diritti democratici e sindacali delle maestranze e della salute dei lavoratori nell'interno dello Stabilimento e per un giusto salario.

È tempo di risolvere i problemi legati all'esigenza di uno sviluppo industriale della Valle, tale da garantire piena occupazione a tutti i lavoratori. In proposito, indichiamo come mezzo le aree attrezzate ed urbanizzate da mettere a disposizione dell'insediamento industriale.

Bisogna combattere la crisi dell'agricoltura con metodi nuovi, istituendo gli strumenti tecnici necessari, indispensabili per sviluppare le culture redditizie e per organizzare la distribuzione dei prodotti agricoli.

È indispensabile giungere, con precisi impegni di tempo, alla elaborazione di una legge urbanistica che tenda a valorizzare il nostro paesaggio e, nel contempo, preveda, con la possibilità di edificazione, di fornire ad equi prezzi e ad equi affitti la casa ai lavoratori.

Bisogna garantire il diritto alla scuola e allo studio, in modo che si possa dare a tutti, per primi nel nostro Paese, la garanzia di questo diritto, in una scuola democratica e moderna, veramente bilingue, che contempli il salario agli studenti, la scuola a tempo pieno, i diritti democratici. Ed infine è tempo di varare la legge sulla tutela e i democratici rapporti fra Regione e Enti locali, condizione per sviluppare effettivamente la democrazia e l'autonomia degli Enti locali; e bisogna pensare seriamente alla legge per l'integrazione dei bilanci comunali.

Queste cose non le diciamo solo noi comunisti; le dicono i lavoratori, le dicono i lavoratori tutti attraverso i loro Sindacati, attraverso quel documento della CISL, della CGIL e della UIL che, per la prima volta, a dimostrazione del grado di maturità raggiunto dalla classe lavoratrice, costituisce un serio contributo, un concreto programma per un governo di progresso economico e sociale. Troviamo infatti in quel documento, oltre ai punti che ho già citato, i problemi del caro vita, dell'Ente Ospedaliero, della casa per tutti, della stessa presenza sindacale nella vita economica, politica e amministrativa della Regione Valdostana. Alla realizzazione di quel programma hanno assicurato appoggio i Sindacati, il Partito Comunista, il P.S.I.U.P., il Partito Socialista Unitario e il Partito Socialista Italiano. Ne ha approvato l'iniziativa anche il Partito Liberale.

Ma che cosa ne è ora di quelle assicurazioni? Che cosa dicono di quel programma, di quel documento, di quegli impegni i Consiglieri che si apprestano a votare questa mattina il collega Bordon? Il mondo del lavoro deve partecipare direttamente al rinnovamento della società attuale e al progresso economico e sociale della Valle, come chiedono i Sindacati, ed è perciò giusto e indispensabile che quel programma sia preso in considerazione.

Noi riteniamo anche che il Consiglio Regionale, per la sua dignità e il suo prestigio, così come i singoli Consiglieri, per il rispetto che devono avere di sé stessi e della loro funzione, non possono, con un voto affrettato, con una condannabile acquiescenza, essere succubi e non protagonisti delle decisioni che devono uscire da quest'aula e non da altre stanze.

Affrontiamo, quindi, i problemi, indichiamone le soluzioni, prendiamo seri impegni, e poi sarà più chiaro, più democratico il voto per il Presidente che sarà incaricato della loro attuazione.

Noi pensiamo che solamente così facendo, attorno ad un programma di sinistra, socialmente avanzato - da attuarsi con il contributo di tutti, anche con noi comunisti - si potrà dare esempio di unità operante, di buona volontà, di saggezza amministrativa e di amore per l'avvenire della Valle d'Aosta".

Monsieur le Conseiller CHAMONIN déclare ce qui suit:

"Le Rassemblement Valdôtain, attendue la grave situation administrative créée par la vacance du pouvoir régional et considérant l'absolue nécessité de sortir de l'actuelle crise qui paralyse la vie administrative du Pays, déclare son vote favorable pour le candidat à la Présidence de la Junte désigné par la Démocratie Chrétienne. Parti de majorité relative en ce Conseil Régional, faisant toutefois réserve sur la disponibilité de son appui après examen du programme qui devra tenir compte des problèmes ethniques et autonomistes de la Région".

Il Consigliere PEDRINI dichiara quanto segue:

"Signor Presidente, Signori Consiglieri,

vorrei fare una brevissima premessa alla nostra dichiarazione, premessa che si ricollega, in particolare, alle dichiarazioni rese dall'Avvocato Caveri poco fa.

Debbo dire - e la mia posizione è condivisa dal collega Liberale - che, come già dichiarammo non molto tempo addietro in quest'aula, noi condividiamo molte delle affermazioni fatte dall'Avvocato Caveri.

Ci sia concesso, però, di contestare una sua affermazione, che egli ha voluto allargare a tutti i Partiti, perché noi Liberali abbiamo già dato prova una volta - e ne darò esempio - di che cosa pensiamo in campo nazionale. Già abbiamo dichiarato - e lo ribadisco ancora una volta - che, se un domani la Direzione del Partito Liberale o il Consiglio Nazionale del Partito Liberale chiedesse ai due Consiglieri liberali della Valle d'Aosta di prendere una posizione non consona agli interessi della nostra Regione, i due Consiglieri liberali uscirebbero immediatamente dal Partito, perché ritengono che la Regione nostra, la nostra Terra si possa difendere anche autonomamente come Partito, come concezione politica, come indirizzo, senza essere intruppati - in questo caso non saremmo dei Liberali - senza essere intruppati in un Partito che l'Avvocato Caveri ha voluto definire "nazionale".

E mi sia concesso di ricordare, a questo punto, proprio la campagna che il Partito Liberale ha fatto contro l'ENEL e contro il passaggio delle acque della Valle d'Aosta allo Stato. Siamo stati gli unici, allora - personalmente, in piena Assemblea, qui nel salone regionale, io attaccai su questo problema e il Senatore Chabod e il Presidente dell'ENEL Di Cagno - siamo stati gli unici, con i comunisti, che ad una domanda dell'Avvocato Caveri, allora Presidente della Giunta, tendente a sapere quali Partiti intendessero, in sede di Parlamento, portare avanti quella tal leggina affinché le acque pubbliche ritornassero alla Valle d'Aosta, a tutti i valdostani, come è nostro diritto, siamo stati gli unici a rispondere immediatamente che i nostri Parlamentari erano a disposizione per votare a favore del ritorno delle acque alla Regione.

Quanto ho detto è per puntualizzare un problema che ci preme, perché abbiamo fatto allora una lotta che continuiamo a fare, in quanto riteniamo che il ritorno a noi delle acque pubbliche sia un nostro giusto diritto, una nostra giusta rivendicazione.

Per quanto riguarda la situazione odierna, il Partito Liberale - Unione Regionale della Valle d'Aosta, tramite i suoi due Consiglieri regionali, sentita la relazione del Capo gruppo della Democrazia Cristiana e non avendo tale relazione quella dovuta chiarezza di impostazione, dichiara che quanto a suo tempo stabilito in sede di esecutivo di Partito, compresa la richiesta di nuove elezioni, rimane ancora valido.

È evidente che il Partito Liberale desidera però la continuazione della vita amministrativa della Regione, che già da troppo tempo è zoppicante a causa della crisi in atto, e perciò in questa sede, con piena coscienza e tranquillità, daremo il nostro voto al Rag. Bordon. Sia chiaro che questo voto, per ora, è dato all'uomo che stimiamo, al valdostano Bordon, al bravo amministratore, perché tale egli è e ha dimostrato di essere reggendo l'Assessorato alle Finanze e perché riteniamo che i rapporti che egli ha con il Centro possono tornare a tutto vantaggio della nostra Regione.

Pertanto, per i motivi suesposti, i Liberali voteranno a favore del Rag. Bordon quale Presidente della Giunta Regionale".

Il Consigliere GERMANO dichiara quanto segue:

"L'intervento del Consigliere Ramera e le adesioni del Partito Socialista, del Rassemblement Valdôtain e del Partito Liberale propongono, e anche in modo equivoco - perché il Consigliere Ramera sapeva quale era la risposta che avrebbe avuto dall'Union Valdôtaine e non ha voluto considerarla prima -- una operazione che è la più squallida che si possa concepire, una operazione indegna, una operazione antidemocratica.

In sostanza - l'hanno detto parecchi oratori prima di me - il Centro-sinistra si è spaccato sulla realizzazione del programma e viene oggi riproposto in modo puro e semplice e accettato, assolvendo forse a delle posizioni di potere, ma senza programma.

Le cose stanno così. Possiamo girare finché vogliamo, ma le cose stanno in questi termini; mentre invece anche in Valle d'Aosta, come nel resto del Paese, sotto la spinta dei movimenti di massa, vengono avanti, con una forza senza precedenti, i problemi, le esigenze della popolazione valdostana. La volontà dei lavoratori e dei giovani di cambiare diventa incontenibile.

Di qui, dalle lotte operaie, dalle lotte degli studenti, dall'unità sindacale, che si è costituita anche in Valle d'Aosta con tanta forza, occorre partire per cogliere gli elementi di novità che caratterizzano la situazione politica non solo nel Paese, ma anche nella nostra Regione, per capire l'attuale crisi, che è crisi profonda e per dare ad essa soluzioni avanzate, all'altezza delle esigenze e delle richieste della grande maggioranza della popolazione.

Le lotte dei lavoratori per migliori condizioni di lavoro e di vita, per profonde riforme, per contare di più, hanno spostato nel Paese i rapporti di forza reale tra le classi e impongono anche nelle Assemblee elettive, in Parlamento come in Consiglio Regionale, come nei Comuni, una svolta a sinistra. Questa è la realtà del Paese e della Valle d'Aosta.

La destra democristiana, di fronte a questa possente spinta a sinistra che mette in pericolo il suo stesso monopolio di potere e di equilibri politici tradizionali, che ne hanno fino ad ora garantito il mantenimento, la destra democristiana di Rumor e di Piccoli, come di Tubère e di Bordon, è alla ricerca a Roma, come in Valle d'Aosta, di una svolta a destra, nel tentativo di bloccare o frenare il movimento di lotta dei lavoratori.

La manovra autoritaria, portata avanti nazionalmente con la scissione socialdemocratica, le provocazioni padronali, il monocolore, la minaccia di elezioni anticipate, ha il proprio equivalente nella nostra Regione nel tentativo in atto, da parte della destra D.C., di dare alla crisi una soluzione conservatrice; perché soluzioni conservatrici sono sia la ricostituzione del Centro-sinistra su basi più arretrate, sia la riesumazione dell'alleanza D.C.-Union Valdôtaine, sia il ricatto di elezioni anticipate.

Si va a destra, perché alle lotte e al movimento delle forze sociali decisive la destra D.C. tenta di contrapporre l'immobilismo, la stagnazione della situazione politica.

Si va a destra, perché alla volontà di contare di più dei lavoratori, di una loro maggiore partecipazione, la destra D.C. tenta di contrapporre lo svuotamento e la degradazione delle istituzioni rappresentative, il loro distacco dalla gente.

Si va a destra, perché al problema dei lavoratori, del loro lavoro, del loro salario, della loro salute, della casa, dello studio, dei loro figli, la destra D.C. tenta di contrapporre la mancanza di programmi, il rinvio degli interventi e delle riforme.

Si va a destra, perché alla battaglia per un uso socialmente avanzato dell'autonomia, in difesa e per lo sviluppo degli interessi di tutta la popolazione lavoratrice della Valle d'Aosta, la destra D.C. tenta di contrapporre un'autonomia arroccata a difesa di una generica unità dei valdostani che è strumento di divisione dei lavoratori e di conservazioni sociali.

Che cosa significa unità dei valdostani?

Su questa unità vi sono dei punti di vista diversi.

Può essere un'unità generica tra Amministratori, per dividersi prebende o posizioni di potere, come già è stato affacciato in alcuni interventi; può anche essere una unità di lavoratori contro altri lavoratori, ma noi non siamo per questa unità. Unità, per noi, è l'unità tra Macheda, lavoratore di origine calabrese, Comin, lavoratore di origine veneta, Remondaz, lavoratore di origine valdostana, lavoratori della Cogne tutti e tre, tutti e tre colpiti dalla silicosi, tutti e tre sfruttati, che lottano uniti, oggi e domani, per difendere la loro salute, il loro salario, il loro posto di lavoro. Questa è l'unità dei valdostani che concepiamo noi; questa è la nostra unità che sosteniamo.

Ecco, in sostanza, quale è il tentativo proposto dalla D.C. in mezzo a grande confusione, ma scopertamente, per portare avanti la solita posizione di potere, puntando ad equilibri, a formule, a soluzioni politiche di volta in volta diverse, ma che hanno in comune un carattere di chiusura e di conservazione, che segnano tutte un passo indietro.

Chi copre questo tentativo della destra D.C., chi si presta a delle soluzioni conservatrici, si assume una grave responsabilità. Secondo noi sono momenti, questi, in cui occorre chiarezza; occorre dire chiaro ai compagni socialisti, agli amici dell'Union Valdôtaine e del Rassemblement Valdôtain, alla sinistra democristiana che, accettando nei fatti, non importa se per cecità e timidezza politica più che per vocazione conservatrice, accettando nei fatti il ruolo subalterno di copertura loro assegnato dalla destra D.C., essi si assumono una grave responsabilità verso i lavoratori, verso il loro stesso elettorato e la loro base. Occorre sottolineare - e diamo atto all'Union Valdôtaine che, con l'intervento del suo Presidente, ha precisato in questa seduta la propria posizione e ha dimostrato di comprendere questo grave pericolo - che la responsabilità che si assumono coloro che coprono l'operazione di destra della D.C. è tanto più grave in quanto esistono in questo stesso Consiglio Regionale le forze per una soluzione della crisi che si colleghi e vada nel senso degli interessi e delle richieste dei lavoratori, per un nuovo equilibrio politico che dia uno sbocco al movimento di lotta e alla volontà di cambiare degli operai, dei contadini, dei giovani.

Anche su questo, sulle forze politiche esistenti in questo Consiglio, occorre fare chiarezza.

Esistono le forze politiche per andare a sinistra, a condizione che queste forze si sottraggano al ricatto su di esse esercitato dalla destra democristiana per coinvolgerle in manovre trasformistiche, così da confinarle in un ruolo di copertura e di subordinazione.

Nessuna illusione ci facciamo sulla capacità di queste forze di rompere colpevoli connivenze, di liberarsi e di rendersi disponibili per una politica di sviluppo dell'autonomia e di progresso sociale, se continuano a battere la strada della furbizia politica o degli espedienti tattici. Noi sappiamo che queste forze potranno liberarsi soltanto nella misura in cui sapranno trovare un collegamento reale con il movimento delle masse lavoratrici, con quanto di nuovo viene avanti nelle lotte degli operai e dei giovani.

E sia chiaro: il problema non è quello falso dei rapporti con i comunisti, inteso come un problema di alleanza di queste forze con i comunisti, da fare a tavolino e da contrapporre ad altre formule. Il problema reale, su cui fare i conti, non è quello dei rapporti di queste forze con i comunisti, ma con i problemi dei lavoratori, con le soluzioni da dare ai problemi dei lavoratori. Su questa base soltanto si potranno costruire nuovi rapporti con i comunisti.

Esistono le forze, esiste il programma, quello proposto unitariamente dai Sindacati, non dai comunisti, come già ha precisato il compagno Dolchi, programma sottoscritto da tutte le forze che in diversa maniera si richiamano al Socialismo. Vi ha già parlato il compagno Dolchi di questo e io non aggiungerò di più. Dirò soltanto che questo programma lo porteremo avanti in Consiglio, assieme alle lotte e al movimento degli interessati, intrecciando l'azione parlamentare con l'azione e la lotta delle categorie interessate.

Noi crediamo che solo in questo modo, e non con la votazione che si farà, si uscirà dalla crisi. Dalla crisi in atto non si uscirà riprendendo la via fallimentare del Centro-sinistra o riallacciando alleanze altrettanto fallimentari, vecchie di 20 anni, o ricorrendo ad elezioni per avere un Consiglio Regionale più addomesticato. Dalla crisi si uscirà solo a sinistra.

I comunisti chiedono che si vada a sinistra, su un programma socialmente avanzato, in cui l'autonomia sia esaltata a strumento di potere e di progresso dei lavoratori, su un programma sorretto dall'unità delle forze di sinistra e autonomistiche, laiche e cattoliche. Questa è la prospettiva che i comunisti indicano, per la quale lavorano; questa è la nuova maggioranza che occorre realizzare, per dare risposta ai problemi delle masse lavoratrici.

I comunisti non sono isolati; sono con i lavoratori, alla testa delle loro lotte. Si isolano, invece, quelle forze che stanno ferme, che tornano indietro, che chiudono alla spinta dei lavoratori. I comunisti hanno fiducia nella forza e nella capacità dei lavoratori di creare le condizioni per soluzioni politiche nuove ed avanzate.

Per queste soluzioni e contro una soluzione conservatrice della crisi i comunisti combatteranno duramente in Consiglio Regionale e fuori, convinti che lo spirito unitario e il legame reale con i problemi dei lavoratori sono le condizioni per fare maturare l'alternativa a sinistra.

Perciò voteremo contro questa operazione squallida, equivoca e nettamente conservatrice".

Il Consigliere RAMERA dichiara quanto segue:

"Sono costretto ad una breve replica, poiché da vari settori del Consiglio si è voluto equivocare sulle nostre dichiarazioni iniziali.

Da parte del coro di sinistra, praticamente unanime su questo punto, abbiamo sentito il continuo ritornello che l'operazione squallida, che avremmo intenzione di portare avanti, non è altro che una svolta a destra, voluta dalla destra della Democrazia Cristiana. In pratica, si continua su di un ritornello al quale io già feci una rettifica nella precedente seduta di Consiglio.

Qui non ci sono spaccature di destra o di sinistra nella Democrazia Cristiana. Vorrei semplicemente sottolineare che il candidato che io ho avuto l'onore di proporre a nome del Gruppo democristiano, anche se non era il segreto di Pulcinella, come è stato ironicamente detto dal Consigliere Siggia, è il candidato dell'intera Democrazia Cristiana, poiché su questo nome vi è stata, praticamente, la convergenza di tutte le correnti democristiane.

Però, quando si parla di svolta a destra, di politica di destra da parte della Democrazia Cristiana, si dimentica una cosa, che è la più importante e che noi riaffermiamo a piè sospinto in questo Consiglio: che, cioè, noi siamo il Partito di maggioranza relativa della Valle d'Aosta, che rappresentiamo 26.000 elettori, caro Germano, elettori che non sono i banchieri di Wall Street, ma sono i lavoratori della Valle d'Aosta, perché in Valle d'Aosta non esistono banchieri od industriali che possano suffragare le idee del nostro Partito. I nostri 26.000 voti sono voti di contadini e di operai che votano per la Democrazia Cristiana e attendono, quindi, da noi un governo, che ci accingiamo a formare.

Questo dovevo semplicemente precisare, in risposta all'azione corale del Partito Comunista e del P.S.I.U.P., che vorrebbero venire a parlare a noi di destra e nello stesso tempo dare lezioni all'Union Valdôtaine, la quale si comporterebbe bene quando segue la loro azione di votare contro la Democrazia Cristiana, mentre invece farebbe una politica fallimentare se si incontra con noi per formare un governo con i Partiti del Centro-sinistra.

All'Avvocato Caveri, che ha voluto forse equivocare sulle mie parole, io ricordo di aver chiuso il mio intervento dicendo che auspicavo il voto dei Socialisti, del Rassemblement Valdôtain e dell'Union Valdôtaine "per consentire che, nell'ambito di dette forze politiche, possano essere perfezionate le trattative in corso e possa essere costituita una Giunta che, sulla base di una piattaforma programmatica, autonomistica ed avanzata, dia garanzia di progresso e di stabilità democratica".

Non abbiamo, pertanto, rinnegato quanto è stato oggetto delle trattative intercorse fra il suo Movimento e il nostro Partito.

Moralizzazione? Non c'è stata alcuna reazione dei "grands prébendiers", in quanto è stato concordato pienamente che coloro i quali avevano degli incarichi extra-Consiglio si dimettessero immediatamente al momento del loro insediamento al Governo regionale.

L'Avvocato Caveri ha inoltre aggiunto che aveva tutta l'intenzione di costituire un Governo valdostano, lasciando da parte le lotte intestine e non chiedendo nulla per il suo Movimento, a condizione che si costituisse un Governo per l'unione dei Valdostani, ma che la sua posizione, oggi, doveva essere modificata perché vi sarebbe stato un "dictat" di Roma. Ora, questa favola di Roma gira da 20 anni in Valle d'Aosta ed io affermo che non c'è stato nessun "dictat di Roma".

E non dimentichiamo che quando si tratta di difendere i nostri diritti e di ottenere vantaggi per la nostra Regione, il nostro Partito ha dimostrato, in sede regionale e in sede nazionale, di saper svolgere un'azione più che positiva per gli interessi della Valle d'Aosta.

Non c'è stato dunque nessun "dictat" romano per la Democrazia Cristiana, ma semplicemente una valutazione del nostro Partito, in sede regionale, di portare avanti - favoriti forse anche da questa pausa della crisi cui ho accennato prima - una linea politica di centro-sinistra allargata all'Union Valdôtaine, proprio perché, alimentata dal Movimento autonomistico, questa linea potesse trarre maggior forza.

Quindi, io rinnovo l'invito già fatto, affinché, nei prossimi giorni, il Presidente neo-eletto possa iniziare le trattative con tutte le forze sopramenzionate per la costituzione di quella Giunta che noi auspichiamo e sollecitiamo.

Se la prassi seguita dal Consiglio Regionale fosse quella stessa seguita dal Governo nazionale, è logico che il candidato alla Presidenza avrebbe ricevuto un incarico e sarebbe venuto in questa sede già con una maggioranza e un programma concordato. La nostra prassi non prevede però questa procedura e anche in passato, quando altre forze governavano la Regione, noi abbiamo visto prima nominare la Giunta e poi presentare i programmi, e non viceversa.

Al Consigliere Germano, che sottolinea che tali Giunte erano state nominate dopo una campagna elettorale, faccio rilevare che anche noi abbiamo fatto la campagna elettorale e che l'elettorato ci ha dato i suffragi sufficienti per governare seguendo questa linea.

Lasciando da parte quelle che possono essere le questioni di carattere personale, che anche oggi sono riaffiorate, io invito ancora una volta i Partiti Socialisti, il Movimento dell'Union Valdôtaine e il Rassemblement Valdôtain a dare il loro voto favorevole al Consigliere Bordon".

Il Consigliere CAVERI dichiara quanto segue:

"Prendo nuovamente la parola per una necessaria precisazione, che avrei voluto fare in altra sede o, per lo meno, in altro momento in questo Consiglio, in merito a quell'accusa che corre sotto sotto, sous les manteaux, contro l'Union Valdôtaine di essere un Movimento conservatore e reazionario.

Il primo che ha inventato questa formula è stato l'Avv. Palmas, vecchio agente del SIM che distribuiva alcune migliaia di lire a coloro che erano disposti a dargli informazioni sui valdostani".

Si dà atto che seguono ripetute proteste del Consigliere MILANESIO ed un richiamo all'oratore da parte del Presidente del Consiglio, MONTESANO, il quale ricorda i doveri dei Consiglieri regionali nei loro interventi.

Il Consigliere FOSSON dichiara che le accuse mosse dal Consigliere Caveri nel corso della seduta odierna a questa e a quella personalità sono accuse molto circostanziate, fatte solo per amore della verità.

Il Consigliere CAVERI prosegue, quindi, nel suo intervento dichiarando quanto segue:

"L'Avv. Palmas, dunque, è il primo che ha inventato la formula secondo la quale l'Union Valdôtaine sarebbe un Movimento conservatore e reazionario. Strana questa accusa da parte di chi è stato, spesso e volentieri, l'agente del grande capitale in Valle d'Aosta, come è provato dai fatti.

Ora, l'Union Valdôtaine non può essere un Movimento conservatore e reazionario, per la semplice ragione che fanno parte di essa contadini, operai, contadini-operai, intellettuali. L'origine sociale degli appartenenti all'Union Valdôtaine non consentirebbe, evidentemente, al nostro Movimento di essere né conservatore, né reazionario.

Si potrà dire che noi siamo conservatori quando sosteniamo che bisogna non solo conservare, ma potenziare la lingua francese, che è il nostro patrimonio intellettuale. In quel campo siamo conservatori, ma in tutto il resto noi non siamo secondi a nessuno in materia sociale, e lo abbiamo dimostrato.

E se qualcuno dubitasse di questo, è pregato di scorrere i verbali del Consiglio Regionale, perché noi non abbiamo aspettato l'anno 1968 o l'anno 1969 per difendere i lavoratori della Cogne e gli altri lavoratori, senza distinzione tra lavoratori valdostani e lavoratori non valdostani. Noi abbiamo sempre difeso i lavoratori, senza distinzione di origine regionale, e alcuni nostri impiegati e operai unionisti della Cogne sono stati licenziati, trasferiti, tartassati né più né meno degli operai comunisti, trasferiti, puniti, licenziati e tartassati.

Dunque, noi non siamo secondi a nessuno, dico a nessuno - quindi nemmeno secondi al Partito Comunista - nella difesa dei lavoratori, perché in fatto di difesa dei lavoratori non c'è nessuno che abbia né il monopolio né il brevetto del marchio di fabbrica rilasciato dall'Assessorato all'Industria e Commercio.

A chi dirà ancora che l'Union Valdôtaine è un Movimento conservatore e reazionario io manderò una copia del verbale delle riunioni della Commissione consiliare per lo studio dei problemi della Cogne, svoltesi alla presenza del Signor Froio, Presidente della Cogne, e dell'Avv. Mario Einaudi, Amministratore delegato della Società stessa. Si vedrà allora se noi, rappresentanti dell'Union Valdôtaine, siamo stati secondi in confronto a chiunque, in confronto anche ai Comunisti.

Noi siamo stati altrettanto coraggiosi nel denunciare certe cose della Società Cogne.

Aggiungo di più: ad un certo momento, quando si trattava di difendere i contadini di Bionaz, 1'Avv. Anselmetti aveva convocato i miei fratelli che lavorano alla Cogne e li aveva minacciati di licenziamento se io avessi continuato nell'opera di difesa dei proprietari contadini di Bionaz. Al che io feci rispondere - e qualcuno rispose - che noi Valdostani e Unionisti non eravamo abituati a piegarci ai ricatti. È forse questa una posizione conservatrice e reazionaria o non piuttosto una azione coraggiosa di difesa dei poveri, dei contadini e degli operai?

Quindi, basta con questa leggenda ridicola, che tante volte ci viene raccontata dalle forze autenticamente conservatrici e reazionarie.

Io avrei finito. Ma siccome qualcuno ha detto che bisognerebbe chiamare Via Canossa la via dove noi non "en cachette", come si è detto, non segretamente, ma alla luce del sole, con comunicati pubblicati sui giornali, ci siamo riuniti con rappresentanti della Democrazia Cristiana e del Rassemblement Valdôtain non per piegare il collo davanti a nessuno, non per recitare il mea culpa, ma per vedere se era possibile un dialogo - dialogo, parola di moda - io vorrei chiedere a chi ha parlato di Via Canossa come si chiama quella via dalla quale gli aderenti al Partito Comunista entrano in una nota casa parrocchiale per fare un dialogo con un prete, con un Parroco. Come si chiama quella via? Io aspetto una risposta, perché gradirei molto conoscere il nome di quella via. Ad ogni modo, io dico che di questa accusa noi ne abbiamo le scatole piene e che reagiremo con la massima energia e senza peli sulla lingua tutte le volte che qualcuno si permetterà ancora di dire che l'Union Valdôtaine è conservatrice e reazionaria o che va a Canossa. Noi non siamo mai andati a Canossa da nessuno e non ci andremo mai e la prova è nella decisione, che noi abbiamo preso oggi, di votare contro il candidato della Democrazia Cristiana".

Il Presidente, MONTESANO, a nome del Partito Socialista Unitario, dichiara quanto segue:

"Sentite le dichiarazioni del Capo gruppo della Democrazia Cristiana, Consigliere Ramera, e valutate le prospettive esposte, in rappresentanza del P.S.U., dichiaro di votare a favore del Consigliere Bordon quale Presidente della Giunta Regionale".

Il Presidente, MONTESANO, invita quindi il Consiglio a procedere alla votazione, a schede segrete, per l'elezione del Presidente della Giunta Regionale.

Procedutosi alla votazione, a schede segrete, ed allo spoglio dei voti, con l'assistenza degli scrutatori Consiglieri Signori Chabod, Crétier e Milanesio, il Presidente accerta e comunica i seguenti risultati della votazione:

- Consiglieri presenti: trentacinque;

- Consiglieri votanti: trentacinque;

- Consigliere Bordon Rag. Mauro voti riportati: ventuno;

Schede bianche: quattordici.

Il Presidente, MONTESANO, in base all'esito della votazione, proclama eletto alla carica di Presidente della Giunta Regionale, con voti ventuno su trentacinque Consiglieri votanti, il Consigliere Signor Bordon Rag. Mauro.

Il Consiglio prende atto.

Si dà atto che, su invito del Presidente del Consiglio, il Presidente neo-eletto della Giunta Regionale, Bordon Rag. Mauro, prende posto al banco della Giunta.