Oggetto del Consiglio n. 115 del 4 ottobre 1957 - Verbale
OGGETTO N. 115/57 - LICENZIAMENTO E TRASFERIMENTO DI PERSONALE DA PARTE DELLA SOCIETÀ AN. NAZIONALE COGNE. (Mozione del Consigliere regionale Signor Chabod Renato)
Il Presidente, PAREYSON, dichiara aperta la discussione sulla seguente mozione presentata dal Consigliere regionale Signor Chabod Renato e concernente l'oggetto: "Licenziamento e trasferimento di personale da parte della Società An. Nazionale Cogne", mozione che è stata trasmessa in copia ai Signori Consiglieri, unitamente all'ordine del giorno dell'adunanza del 5 agosto 1957:
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"In data 15 maggio c.a. la Direzione della Naz. Cogne licenziava senza motivazione il Geom. Meneguzzi Antonio (Niko), valoroso comandante partigiano, invalido di guerra, Segretario regionale della Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
Il Consiglio regionale, nell'elevare la sua fiera protesta per questi sistemi illegittimi ed antidemocratici adottati dalla Direzione della Nazionale Cogne nell'effettuare questo ed altri analoghi licenziamenti e trasferimenti,
dà mandato
all'Ing. Pasquali, rappresentante della Regione Autonoma democratica ed antifascista nel Consiglio di Amministrazione della Nazionale Cogne, affinché intervenga presso la Direzione della Naz. Cogne perché abbiano a cessare siffatti provvedimenti che costituiscono violazione della Costituzione della Repubblica".
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Il Consigliere CHABOD Renato premette che la mozione è stilata in termini molto chiari e non abbisogna, quindi, di particolare illustrazione.
Comunica che intende, però, ricordare al Consiglio regionale che una analoga mozione è stata approvata dal Consiglio comunale di Aosta, nella seduta del 24 giugno 1957, con 33 voti favorevoli e 3 astensioni su 36 Consiglieri presenti, il che significa che la mozione è stata approvata ad unanimità dal Consiglio comunale.
Precisa che detta mozione era del seguente tenore:
"Il Consiglio comunale
considerata la necessità di intervenire presso tutti i datori di lavoro - aziende pubbliche e private e, segnatamente, presso i principali complessi industriali - affinché sia posto termine ai licenziamenti, trasferimenti e declassamenti non motivati od ispirati a discriminazione;
Delibera
di richiedere alle Autorità interessate e alla Direzione delle Aziende la cessazione di siffatti provvedimenti antisociali".
Il Consigliere Chabod Renato osserva che, se il Consiglio comunale di Aosta ha approvato ad unanimità di voti la suddetta mozione, ciò significa che lo stato di cose lamentato nella mozione sussiste.
Rileva che la Regione ha la fortuna di avere un suo rappresentante in seno al Consiglio direttivo della Società Nazionale Cogne nella persona del Vice Presidente del Consiglio, Ing. Pasquali, al quale ritiene che il Consiglio regionale possa dare il mandato precisato nella mozione.
Il Vice Presidente, PASQUALI, dichiara quanto segue:
"Io ritengo opportuno ricordare che nella mozione presentata oggi si propone quanto segue: "Il Consiglio regionale, nell'elevare la sua fiera protesta per questi sistemi illegittimi ed antidemocratici adottati dalla Direzione della Nazionale Cogne nell'effettuare questo ed altri analoghi licenziamenti e trasferimenti,
dà mandato
all'Ing. Pasquali..., affinché intervenga presso la Direzione della Nazionale Cogne perché abbiano a cessare siffatti provvedimenti che costituiscono violazione della Costituzione della Repubblica".
Nella mozione si afferma, quindi, che ci si deve preoccupare "per questi sistemi illegittimi e antidemocratici" e che si dia mandato all'Ing. Pasquali... "perché abbiano a cessare siffatti provvedimenti che costituiscono violazione della Costituzione della Repubblica".
Rilevo, anzitutto, che questa mozione parte dall'affermazione del licenziamento senza motivazione del Geom. Meneguzzi Antonio e, pertanto, chiedo scusa agli Onorevoli Consiglieri se dovrò intrattenerli alcuni minuti per sviluppare un po' gli argomenti, per i quali io non posso accettare un mandato espresso in questi termini.
Per il Meneguzzi avevamo già detto che il suo comportamento, dentro e fuori l'azienda, è stato tale da minare prima e totalmente distruggere poi quell'elemento di fiducia che costituisce la base fondamentale del rapporto del lavoro, specie se impiegatizio.
Cadendo la fiducia, il rapporto di lavoro può essere risolto ed in questo siamo confortati da una unanime giurisprudenza.
Del resto è pacifico che non si può obbligare una azienda a tenere alle sue dipendenze l'impiegato che ha fatto venir meno la fiducia che si deve avere verso di lui.
Prescindendo, per ora, da questi precedenti, confermo quanto già è stato detto e che, evidentemente, non è contestabile.
Confermo, cioè, che verso la fine di maggio 1957 è stato esperito, fra l'Associazione Valdostana Industriali e la Camera Confederale del Lavoro, il tentativo di conciliazione previsto dagli accordi interconfederali dell'ottobre 1950.
In questa occasione si era dato atto, fra le parti, che era stato raggiunto il pieno accordo e che, pertanto, non si faceva luogo alla successiva procedura.
Ad abundantiam, aggiungo che in seguito il Meneguzzi ha dato la sua adesione alt accordo raggiunto. Questo per il caso Meneguzzi.
Siccome, però, nella mozione si parla più genericamente anche di sistemi illegittimi e antidemocratici adottati per effettuare questi licenziamenti e siccome, qui in Consiglio, uno dei Consiglieri aveva già accennato ad alcuni nominativi di altri licenziati, io posso dire, a titolo di esempio, che tre di questi licenziati si erano resi colpevoli di violenze private, anzi che due di essi erano stati condannati, dal Tribunale di Aosta e dalla Corte di Appello di Torino, per attentati contro la libertà di lavoro.
Io credo sia indiscutibile che, quando vi sono attentati contro la libertà di lavoro, la Ditta ha il dovere di provvedere all'allontanamento dei colpevoli, salva l'applicazione delle sanzioni giudiziarie.
Per altri casi è inutile fare nomi.
Tutti sanno certamente che è passibile di licenziamento un guardiano che si assenti arbitrariamente e, in seguito a visita di controllo, sia sorpreso a pascolare le sue mucche e subito dopo mandi un certificato medico.
Non parliamo di colui che faceva lo strillone dell'Unità dentro lo stabilimento e che, sia detto per inciso, aveva 25 punizioni precedenti, di cui l'ultima, sembra una ironia, perché sorpreso a radersi la barba nell'interno dello stabilimento. Questi sono i casi citati.
È vero che sono, in buona parte, attivisti del Partito comunista, ma io credo che il fatto di essere attivisti del Partito comunista non dispensi la Ditta dall'obbligo di licenziare quando è necessario.
Passiamo ora a discutere dei casi più generici e di licenziamenti in genere.
Io ho ricordato, l'altra volta, che in tre anni e mezzo, per soli 100 licenziamenti sono intervenute le Organizzazioni sindacali.
Ho già riferito alcuni dati, che ripeto brevemente in merito a questi licenziamenti, per i quali sono intervenute le Organizzazioni sindacali; si tratta di percentuali praticamente uguali in rapporto al numero degli iscritti, il che fa pensare che non vi fosse una discriminazione a carico degli iscritti ad una Organizzazione piuttosto che ad un'altra.
Su questi 100 licenziamenti, soltanto 14 sono stati portati innanzi alla Commissione di Conciliazione e di queste quattordici vertenze sindacali, nove sono state abbandonate e soltanto una è terminata con la imposizione alla Società Cogne di una penalità inferiore al minimo contrattuale.
Parliamo ora dell'atmosfera generale e dei sistemi illegittimi e antidemocratici che vigono nell'Azienda. Anche qui è bene fare parlare i numeri.
Vi cito delle cifre che si riferiscono all'anno 1955, cifre che sono state controllate da una Commissione parlamentare, per cui non può sussistere dubbio alcuno circa la veridicità delle cifre stesse.
Nel 1955 sono state segnalate e colpite da sanzioni, presso l'Azienda della Cogne, 1850 infrazioni disciplinari.
Se teniamo conto dei 365 giorni di lavoro, dei tre turni di lavoro e del numero degli operai, il numero delle sanzioni applicate non presenta nulla di particolare, anzi possiamo dire che, nel complesso, non è rilevante.
Se poi andiamo a vedere le cause di queste sanzioni e se veramente le sanzioni manifestino, da parte della Ditta, una predisposizione di animo astiosa verso i dipendenti, troviamo che 170 sanzioni sono per assenze ingiustificate e abbandono del posto di lavoro, 460 sono per pulizia prima del turno e addormentati sul lavoro, 182 per ubriachezza, 10 per cambiamento di posto di lavoro e per mancata timbratura del cartellino di lavoro, 160 sono per infrazioni a norme di sicurezza, 45 sono per negligenza sul lavoro con danno materiale, 156 per simulazione di furto e per furto con danno alla Dogana.
In conclusione, esaminando questi casi, si può osservare che nella loro grande maggioranza le sanzioni applicate sono dovute a mancanze accertate, e, pertanto, di sanzioni per le quali non poteva seguire alcuna contestazione o vertenza sindacale.
Se osserviamo poi quante di queste 1850 infrazioni hanno portato a licenziamento, vediamo che sono soltanto 15 (vendita di giornali durante l'orario di lavoro, simulazione di furto a carico di un superiore, furti con danno alla dogana, recidiva nel farsi sorprendere addormentati, ecc.).
Ora vi domando se si possa seriamente parlare di violazione della Costituzione per una Azienda con 9000 dipendenti che ha applicato in un anno 1850 sanzioni disciplinari, che sono state seguite nel complesso da 15 licenziamenti per le ragioni sopra precisate.
Arrivati a questo punto, parliamo delle relazioni umane.
Evidentemente nessuno può affermare che tutto va per il meglio e nel migliore dei modi possibili: io sono convinto che vi è ancora parecchio da fare nel campo delle relazioni umane.
È certo che quello che andava bene ieri non va più bene oggi; oggi bisogna fare più di ieri ed io sono convinto che domani si farà più di quello che si fa oggi.
Vi è una continua evoluzione in questo campo e noi tutti ci auguriamo che questa evoluzione continui, a vantaggio dei buoni rapporti tra la Direzione e le Maestranze.
Ritengo, però, nel modo più assoluto, che non vi siano state violazioni della Costituzione della Repubblica".
Il Consigliere MANGANONI dichiara che non è sua intenzione di protestare contro i licenziamenti avvenuti per infrazioni disciplinari.
Passando, invece, al caso prima in discussione, rileva che il Vice Presidente Pasquali ha affermato che il comportamento del Geometra Meneguzzi, dentro e fuori dell'Azienda, è stato contrario agli interessi della Società Cogne.
Osserva, in proposito, che qualsiasi dipendente della Società Cogne, allorquando non è in servizio, è un libero cittadino e che, pertanto, la Società Cogne non ha diritto di licenziare un suo dipendente per il comportamento che questi tiene fuori dell'Azienda, a meno che detto comportamento abbia recato danno o pregiudizio agli interessi dell'azienda.
Fa presente che sarebbe bene che il Vice Presidente Pasquali precisasse in che cosa è consistito il comportamento contrario agli interessi della Società da parte del Meneguzzi, dentro e fuori della azienda, per poter affermare che detto comportamento ha distrutto la fiducia che la Società Cogne aveva verso il predetto suo dipendente.
Pone in rilievo che la scusante addotta a giustificazione del licenziamento "il venir meno della fiducia nel Meneguzzi" non è una motivazione sufficiente e che qualora la si accettasse, ciò costituirebbe un grave precedente, di cui potrebbe servirsi in avvenire qualsiasi azienda che intenda liberarsi di qualche dipendente che non gli sia più gradito per una qualsiasi ragione.
Circa gli altri licenziamenti ai quali ha accennato il Vice Presidente, Pasquali, rileva che la Società Cogne è stata condannata al pagamento di una ammenda per determinati licenziamenti, il che significa che la Società stessa non era del tutto dalla parte della ragione, perché nessuna penalità è prevista per il licenziamento in seguito a infrazioni disciplinari accertate.
Precisa che l'aver il Meneguzzi aderito all'accordo menzionato dal Vice Presidente Pasquali non può essere addotto come motivazione, per il fatto che ogni dipendente licenziato dalla Società Cogne non può che subire passivamente l'accordo, accettando l'indennità che gli viene corrisposta; infatti, anche avendo la possibilità di adire la via giudiziaria, in pratica non lo fa, perché non è in grado di far fronte alle spese di causa e non può competere con la Società Cogne.
Dichiara che, mentre non vi è nulla da eccepire circa i licenziamenti per infrazioni disciplinari accertate, nel caso del Geom. Meneguzzi, invece, non si può assolutamente accettare il provvedimento adottato nei suoi confronti, essendo chiaro che tale provvedimento è dovuto soltanto a motivi discriminatori, in quanto al Meneguzzi non è stata contestata alcuna delle infrazioni disciplinari addotte a motivazione degli altri licenziamenti.
Il Presidente, PAREYSON, pone ai voti la proposta di approvazione della mozione presentata dal Consigliere Chabod Renato.
Procedutosi alla votazione, per alzata di mano, il Presidente accerta e comunica che
IL CONSIGLIO
a maggioranza di voti (Consiglieri presenti: trentatre - Consigliere astenutosi dalla votazione: uno (Pasquali) - Consiglieri votanti: trentadue - Consiglieri favorevoli alla approvazione della mozione: otto - Consiglieri contrari all'approvazione della mozione: ventiquattro) ha respinto la mozione in esame presentata dal Consigliere Chabod Renato.
Il Consiglio prende atto.
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