Oggetto del Consiglio n. 312 del 30 maggio 1979 - Verbale

OGGETTO N. 312/79 - Comunicazioni del Presidente della Giunta e degli Assessori su studi per la conservazione e la difesa del suolo.

OGGETTO: COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA E DEGLI ASSESSORI SUGLI STUDI E LE RICERCHE IN ATTO NEL SETTORE DELLA PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI PER LA CONSERVAZIONE E DIFESA DEL SUOLO.

1) La Commissione Interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo (Commissione DE MARCHI), istituita con legge 27 luglio 1967, n. 632, tra le varie proposte e indicazioni, propugnava l'urgenza di procedere ad una indagine conoscitiva della situazione del territorio, ritenendola come strumento di base per ogni intervento programmatico.

La programmazione regionale sia del 1963, che degli anni '70, insisteva sull'importanza del fattore "sicurezza del suolo" per l'impostazione di una corretta politica di pianificazione territoriale.

Tutta una serie di studi sta a dimostrare la stretta interdipendenza esistente tra la formazione dei redditi e l'evoluzione sociale ed economica della collettività con la sicurezza del territorio, teatro di tutti i processi economici.

Gli stessi studi dimostrano ampiamente la convenienza economica degli investimenti nel settore e la necessità che gli stessi siano eseguiti secondo una ben definita programmazione, collegata con le realtà economiche dei singoli bacini d'intervento.

2) Nel quadro di queste indicazioni di fondo e con l'obiettivo di realizzare programmi pluriennali d'intervento per la protezione e la difesa da frane, esondazioni e valanghe, la Giunta Regionale ha deliberato di dotarsi di uno strumento conoscitivo, articolato sullo sviluppo di tre temi:

1) CONOSCENZA DEL RETICOLO IDROGRAFICO e scomposizione in bacini elementari di intervento;

2) CONOSCENZA DELLA SITUAZIONE DEI VERSANTI CON indicazione dei diversi tipi di dissesto (frane) in atto, potenziali e assestati;

3) INDICAZIONI DELLE CLASSI DI INTERVENTO SISTEMATORIO.

L'elaborazione del documento, deliberato con provvedimento di Giunta n. 6875 del 31.12.1977 e ratificato dal Consiglio Regionale nell'adunanza del 15.2.1978, con deliberazione n. 102, è stato affidato allo Studio Tecnico del Prof. Mario MASOLI, docente dell'Università di Trieste (Facoltà di Scienze matematiche, fisiche, chimiche, geologiche, naturali e biologiche) che dovrà portarlo a termine entro il gennaio 1980.

Molto sinteticamente il lavoro consiste in:

1) conoscenza del reticolo idrografico

sulla base topografica 1:25.000 verranno cartografati tutti i corsi, laghi e specchi d'acqua della Regione con delimitazione dei relativi bacini di alimentazione primari e secondari.

La cartografia verrà arricchita da una serie di altre informazioni, le principali delle quali sono:

- principali utilizzazioni delle acque (idroelettriche, agricole e civili);

- alimentazione dei corsi d'acqua o laghi (da ghiacciaio, da sorgenti, meteoriche);

- zone determinanti ambienti umidi di particolare interesse, (informazioni da dare a CEE, UNESCO...);

- stato dei corsi d'acqua (stabili, dissestati...);

- catasto degli interventi antropici realizzati (briglie, sbarramenti, arginature...);

- suddivisione delle competenze operative (proprie del settore agrario, forestale e del settore dei lavori pubblici...).

2) conoscenza della situazione dei versanti.

Il tema verrà svolto segnando su carta trasparente indeformabile e riproducibile, da leggersi sulla base topografica di cui al punto 1, tutti i principali fenomeni franosi in atto, in precario equilibrio o in via di assestamento, secondo la loro diversa tipologia e natura.

Le informazioni riguardano in particolare:

- l'area interessata dal fenomeno;

- la numerazione progressiva dei fenomeni;

- la qualificazione dei fenomeni (crollo, slittamento, smottamento, scoscendimento...);

- le caratteristiche del fenomeno (cono di alimentazione, linee di scorrimento del materiale, zone di accumulo, coni alluvionali alimentati e non alimentati);

3) indicazioni delle classi di intervento.

Questo tema sintetizza gli interventi da fare elaborati sulla scorta delle analisi dei precedenti temi.

Permette di valutare i tipi, i modi, i tempi e l'entità degli interventi stessi, suddivisi anche secondo le sfere di competenze derivanti dall'applicazione degli articoli 43 della 30.12.1923, n. 3267, e n. 7 della legge 16.5.1978, n. 196.

È evidente che l'utilità dello studio in questione non si esaurisce con la parte tecnico-forestale e idrogeologica, ma acquista un particolare valore anche per quanto riguarda l'urbanistica e attraverso questa per gli interventi di politica economico-sociale. In definitiva si tratta di uno strumento di base coordinatore della pianificazione territoriale e della programmazione socio-economico.

L'interdisciplinarietà fa sì che sia indispensabile che lo strumento nasca ponendo a continuo contatto la parte tecnica con quella politico-sociale. Ciò al fine di evitare il solito studio da "passare agli atti" e realizzare un vero supporto operativo del quale la parte politica e tecnica, incaricata dell'esecuzione, conosca tutti gli aspetti costruttivi ed operativi.

Il mancato decollo, sul piano operativo, di determinate programmazioni è sempre stato causato dallo scollamento degli interventi indicati con le reali condizioni politiche, tecniche, sociali ed amministrative entro le quali gli interventi stessi dovevano muoversi e realizzarsi.

Si è quasi sempre trattato di avere una "scatola" più o meno ben presentata della quale i responsabili operativi dell'Amministrazione non avevano "le chiavi" per aprire e fare funzionare.

Lo studio professionale incaricato dovrà pertanto lavorare accentuando la stretta collaborazione col personale dell'Amministrazione, in numero quest'ultimo adeguato e qualificato, ritenendo che il documento, per essere realmente e concretamente operativo debba realizzarsi armonizzando le risultanze tecniche con le realtà politico-sociali del territorio.

3) La Giunta, con queste note, vuole portare a conoscenza dei Signori Consiglieri quanto fatto finora, le indicazioni di fondo date e avere eventuali suggerimenti e finalizzazioni che si volessero inserire nel documento.

Dopo quindici mesi di lavoro (sui 24 a disposizione) lo studio è stato eseguito per circa l'80%. Il rimanente lavoro afferisce alle valutazioni circa gli interventi da farsi e alla loro trasposizione cartografica definitiva.

Senza volere entrare nei dettagli tecnici dello studio, si vuole ricordare che la sua attenta conduzione e continua collaborazione tra tecnici esterni e l'apparato politico e tecnico dell'amministrazione permetterà di avere uno strumento di immediata operatività.

L'attenta lettura del documento, improntato sulla scomposizione dei bacini elementari che originano i dissesti (che definisce le minime unità di base per organici interventi), sulla definizione dei tipi di roccia dove si sviluppa l'idrografia (che qualifica la natura e l'entità dei dissesti e della sicurezza del territorio), sulla definizione e individualizzazione dell'erodibilità naturale dei terreni (che influenza direttamente ed indirettamente tutta l'urbanistica), sulla definizione infine delle classi di intervento da eseguire (che permette di quantificare l'entità economica degli interventi), permette di avere tutta una serie di elementi analitici atti ad impostare sintetici e precisi programmi operativi.

Lo studio può in definitiva definirsi uno strumento diagnostico di dettaglio.

La fase dell'intervento operativo può partire immediatamente; in quanto il progettista esecutore dovrà preoccuparsi di tradurre in realtà i singoli lavori indicati, essendosi già esaurito lo studio circa le conseguenze che ogni intervento settoriale potrà avere sull'intero bacino elementare.

Il pubblico amministratore potrà subito valutare il significato economico e le conseguenze sociali che ogni intervento determina.

Potrà inoltre avere una visione di insieme assai precisa della mole e delle classi dei lavori da farsi sull'intero territorio regionale e conciliare, con conoscenza comparata di causa, le esigenze tecniche con quelle poste dai limiti dei finanziamenti disponibili.

4) Lo studio, basato sulle più recenti indicazioni circa l'interpretazione delle riprese aereofotogrammetriche, integrato con i necessari rilievi a terra, segue studi già eseguiti (carta delle slavine, carta della forestazione, che hanno già evidenziato la loro efficacia operativa), e sarà di basilare ausilio anche per l'applicazione delle recente legge regionale sull'urbanistica n. 14 del 15 Giugno 1978 (articolo 1) nonché per l'elaborazione di uno schema di strumento urbanistico regionale.

Il costo dello studio (200 milioni all'incirca), si può ritenere venga ampiamente ripagato anche nel tempo breve. La progettazione dei lavori infatti sarà più snella e rapida, disponendo già di tutta una serie di elementi conoscitivi.

Dolchi (P.C.I.) - Sul punto n. 3 la parola al Presidente della Giunta.

Andrione (U.V.) - Come credo che possa essere constatato, il lavoro che è stato commissionato dalla Giunta regionale all'Università di Trieste, Professor Masoli, consiste, avendo come supporto la carta 1:25.000 dell'Istituto Geografico Militare, nella rilevazione, prima serie di fenomeni sul terreno, per cui la prima carta è colorata in una certa maniera, i colori sono scelti in modo da dare esattamente le indicazioni in particolare di quello che è il reticolo idrografico, di quelli che sono i versanti primari e secondari, e poi vengono riportate come dalla tabella allegata tutte le altre notizie specifiche riguardanti il suolo e la sua condizione. L'originalità, se volete, o la possibilità di impiego di questa carta è che praticamente sulla carta può essere o possono essere sovrapposti, a seconda delle differenti necessità, dei lucidi. Adesso io non so com'è stato distribuito, ma per esempio questo lucido rappresenta gli smottamenti e le frane in atto della zona del Monte Bianco "La Vachet".

Vi sono altri lucidi per altre particolarità del terreno, e la cosa, credo, sia di notevolissimo interesse, possono essere moltiplicati; per esempio l'Ufficio Valanghe della Regione potrà fare il lucido specifico delle zone soggette a valanghe, e anche, se adesso per esempio non abbiamo ancora l'autorizzazione sufficiente...ma potrà iniziarsi, speriamo già con l'anno prossimo, la rilevazione delle valanghe in modo che di qui a trenta, a quarant'anni, si possa avere l'esatta dimensione, la data di caduta, perlomeno delle principali valanghe. Non solo, ma come è detto anche se in maniera coincisa nella relazione, questo tipo di studio che è, se volete uno studio specifico del suono, fatto sotto il profilo idrico-geologico-forestale, è evidentemente aperto a ogni forma di interdisciplinarietà, perché può, anzi, servirà certamente a tutto quanto riguarda le questioni urbanistiche, anzi, rispetto a certe previsioni specifiche della legge n. 14 con il completamento di questo studio che adesso è all'80 percento, ma che sarà finito prima della fine dell'anno, i Comuni potranno ottenere direttamente dalla Regione certe rilevazioni che sarebbero stati tenuti a fare in proprio in forza di quella legge. Un altro tipo di lucido che potrà essere sovrapposto e studiato e che è in corso di realizzazione è quella dei piccoli salti d'acqua, cioè le possibilità di reperimento di forme di energia alternativa un domani. Ci stiamo interessando anche per quanto riguarda le possibilità di sfruttamento dell'energia eolica. Ho fatto una sintesi, in poche parole si tratta del punto di partenza, della base di quello che intellettualmente possiamo chiamare un "ufficio del suolo", e cioè l'approfondita conoscenza di tutto il territorio sotto i suoi differenti aspetti e con la possibilità quindi, di riunire, di collegare rispetto a questo studio, tutto l'intervento dell'Amministrazione regionale stabilito in funzione di quelle che sono le caratteristiche del terreno.

Sapete benissimo che vi sono delle zone franche e in questo momento, semplicemente dallo studio, dai rilievi fatti, può essere decisa la forestazione, può essere deciso l'intervento di recupero in altra maniera e così via.

Quindi i diversi Assessorati, che sia quello dei Lavori Pubblici, dell'Agricoltura, del Turismo o dell'Urbanistica, attraverso questo strumento possono lavorare insieme e possono predeterminare i loro interventi in maniera da organizzarsi al meglio.

La notizia, la comunicazione che abbiamo fatto di questi lavori al Consiglio regionale, ha come scopo principale quello di ottenere, da parte dei Consiglieri, la collaborazione e i suggerimenti che possono essere necessari, in quanto lo studio è quasi terminato, ma vi si potranno aggiungere delle cose e quelle questioni particolari che, nella discussione di oggi, potranno essere suggerite o proposte dai Consiglieri, l'Assessore potrà ancora illustrare qualche cosa per quanto riguarda specificatamente l'agricoltura, perché da queste carte potremo stabilire tutte le culture e la vocazione dei terreni in modo da trarre massimo vantaggio dal territorio.

Dolchi (P.C.I.) - Ci sono altri Assessori che intendono completare la comunicazione del Presidente? Poi apriamo la discussione. Allora, la parola all'Assessore all'Agricoltura.

Marcoz (U.V.) - Come diceva bene prima il Presidente della Giunta, un primo esempio di utilizzo di questa carta forestale sarà senz'altro relativa all'utilizzo del suolo della Valle d'Aosta. Io vi faccio solamente un esempio, è un documento colorato e non si potevano fare le fotocopie per tutti i Consiglieri regionali, comunque è solamente anche questa qui una prova. Una carta in cui sono indicati tutti gli appezzamenti della superficie agraria agricola regionale, e con l'indicazione delle varie culture: pascoli incolti, boschi, prati, vigneti e frutteti; una carta che ci darà subito così di primo acchito la situazione attuale del territorio regionale e credo che si dovrà intervenire o si potrà intervenire o si dovrà fare in certe località. Veramente così avremo un insieme di notizie sia dal lato della viabilità, sia dal lato, come diceva prima il Presidente, delle piccole cadute di acqua dei canali irrigui, e sia sulle zone boscate, nelle zone a vocazione di coltivazioni pregiate o ad altro e senz'altro per l'agricoltura sarà un vantaggio enorme, in quanto, come ripeto, ci darà la situazione agricola in Valle d'Aosta in brevissimo tempo e i Comuni potranno essere dotati, anche nella loro ricerca, nella loro formazione di piani regolatori o nel campo urbanistico...avranno subito l'insieme per una scelta più accurata per localizzare certe infrastrutture e su dove posare, sistemare certi tipi di colture. Quindi credo che senz'altro il Consiglio fra breve, fra un mesetto o due, sottoporrà al Consiglio questa relazione più dettagliata, con la possibilità di dare a tutti i Consiglieri un esempio di carta tematica sull'utilizzo del suolo e porteremo in Consiglio anche questa successiva base dello Studio Masoli.

Dolchi (P.C.I.) - Credo che possiamo aprire la discussione. Ci sono colleghi Consiglieri che intendono prendere la parola? Si è iscritto il Consigliere De Grandis, che ha la parola. Altri Consiglieri? Ecco una delle ragioni per cui la Conferenza dei Capi Gruppo e l'Ufficio di Presidenza sono convocati domani per una breve riunione alle ore 17, per parlare dei microfoni.

La parola al Consigliere De Grandis.

De Grandis (P.R.I.) - Da un primo esame parziale di questo studio e anche dalle brevi illustrazioni del Presidente, credo che si tratti della realizzazione di uno strumento conoscitivo, scientificamente valido, e certamente una conditio sine qua non per una pianificazione territoriale che sia degna di questo nome. Io ritengo che l'elaborazione del documento sia stata affidata a tecnici di sicura capacità, anche se ovviamente non ho elementi per fare valutazioni di questo tipo e se, in parte, mi sarei sentito forse più cautelato se lo studio fosse stato affidato a una équipe di tecnici specialisti in settori diversi, perché il territorio presenta tanti interessi di diverso tipo. Tuttavia, se questa è una realizzazione senz'altro importante, anzi molto importante, è ancora più importante, credo, che il Consiglio si preoccupi di elaborare e di emanare le norme di legge che sono indispensabili perché tutto quello che verrà fatto sul territorio avvenga nel pieno rispetto di questo piano, e questo lo dico non solo perché è di per sé importante, ma anche perché mi risulta che non sono pochi gli studi che la Regione ha fatto, alcuni anche di notevole interesse, di notevole importanza, che però sono studi finiti tutti nel fondo di qualche cassetto dove dormono in pace, dopo che qualcuno gli ha recitato il requiem.

Un chiarimento, invece, mi occorre perché, alla pagina 2 della relazione, al punto 2 è detto: "nel quadro di queste indicazioni di fondo e con l'obiettivo di realizzare programmi pluriennali di intervento per la protezione e la difesa da frane, esondazioni e valanghe, la Giunta regionale ha deliberato di dotarci di uno strumento conoscitivo articolato sullo sviluppo di tre temi:..."; qui, per me, la situazione dovrebbe essere nettamente ribaltata, perché mi sembra di capire che lo studio dovrà servire a localizzare i luoghi dove è necessario costruire tutta una serie di opere d'arte, per evitare frane, esondazioni e valanghe. Io sarei di parere contrario, vale a dire sono convinto che lo studio, innanzitutto, deve indicarci dove non dobbiamo realizzare certe opere e indicarci i luoghi dai quali ci dobbiamo tenere lontani perché pericolosi. Personalmente io non conosco opere fatte dall'uomo che abbiano impedito i fenomeni naturali, conosco solo opere che hanno in qualche modo sottratto l'uomo al pericolo o alle conseguenze dei fenomeni naturali, questo dovrebbe essere secondo me l'indirizzo che noi dovremmo curare. Il problema sta nella realizzazione di norme e di leggi severe, perché senza queste non si ottiene il rispetto del piano e per ottenere che i fenomeni naturali si possano sviluppare, si possano verificare nel modo più naturale, senza essere imbrigliati in quelle maniere che possono essere addirittura controproducenti e provocare fenomeni ancora più gravi per il territorio. Mi sembra che ci sia il caso recentissimo di quel masso precipitato a Pré-Saint-Didier su alcuni condomini, e mi pare che adesso si siano fatte o progettate delle opere di una trentina di milioni per difendere questi abitanti: il mio dubbio qual è? Evitare che quella zona continui a franare è impossibile, quindi lì bisognava accuratamente evitare di costruire delle case, la strada non so, perché mi sembra un passaggio obbligato e non so se ci siano alternative; evidentemente qualche rischio...madre natura ha fatto la terra in questo modo, la crosta terrestre tende ad appiattirsi che ci piaccia o non ci piaccia, e noi dobbiamo cercare di collocarci o di realizzare opere in quelle zone dove almeno per alcune generazioni abbiamo la garanzia che non ci siano frane, crolli e quindi rischi per le persone.

Poco tempo fa si è approvata in questo Consiglio una delibera che stanziava fondi per riparare opere stradali che erano state danneggiate dall'alluvione, io, in quell'occasione, avevo chiesto all'Assessore all'Agricoltura se l'alluvione aveva rovinato le strade o se erano state le strade a provocare l'alluvione, e l'Assessore Marcoz, molto sinceramente, mi aveva detto che in effetti ci sono numerose strade che, avendo provocato un certo dissesto nella circolazione dell'acqua superficiale o non superficiale, avevano proprio creato le condizioni perché si verificassero queste alluvioni. Quindi l'equilibrio idrico va salvaguardato come tutti gli altri equilibri, e bisogna che appunto la legge ci sia, perché io ritengo che il piano da solo non sia in condizioni di realizzare nulla, la norma di legge deve metterci in condizioni di fare rispettare il piano in tutte le sue indicazioni.

Io concludo affermando che va bene lo studio, sono pienamente d'accordo, spero che si realizzi nei tempi brevissimi che sono stati stabiliti e che possa essere messo a disposizione di tutto il Consiglio attraverso una certa opera di spiegazione, di divulgazione che potrà essere fatta dagli uffici tecnici della Regione; mi pare non manchino gli elementi validi e capaci in questo settore. Ma io torno a ripetere: ancora più essenziale è provvedere ad emanare le norme di legge. Grazie.

Dolchi (P.C.I.) - La parola al Consigliere Tonino anzi, la parola al Consigliere Nebbia.

Nebbia (P.S.I.) - Le valutazioni che si possono dare del lavoro che è stato presentato in Consiglio pur nella limitatezza del tempo a disposizione, forse anche in considerazione della non adeguatezza della sede perché forse sarebbe stato necessario come Capi Gruppo, o anche come singoli Consiglieri che ci si interessasse dei problemi, degli incontri precedenti che permettessero di conoscere e valutare meglio tutti gli aspetti del lavoro...quindi ritengo che questo lavoro sia interessante, valido e necessario per i motivi che sono già stati espressi. Erano molti anni che si attendevano opere di questo tipo, però qui, visto che il Presidente della Giunta chiede dei suggerimenti e dei consigli, mi permetto di fare alcune osservazioni, anche per alcuni suggerimenti. Innanzitutto volevo chiedere come sono stati svolti questi lavori, perché le annotazioni della relazione e quelle riportate sulle carte non permettono di valutare a sufficienza se siano stati interessati e coinvolti i Comuni o in particolar modo quelle persone che, per diversissimi motivi, principalmente per l'utilizzazione agricola tradizionale del territorio e per l'uso che del territorio ne fanno giornalmente, diciamo, questo territorio lo conoscono molto approfonditamente. Cioè, se ho capito bene, lo studio è stato effettuato a seguito del rilevamento aerofotogrammetrico e a seguito di alcuni interventi in loco.

Però io rilevo, ad esempio, che già nella carta che mi è stata presentata il Lago del Miage risulta composto da due laghi. D'accordo che il Lago del Miage è un lago, direi, non perenne perché i movimenti del ghiacciaio sono continui e in certe occasioni si è anche svuotato, però il Lago del Miage è sempre stato un lago unico e non si è mai diviso in due parti, qua risulta diviso in due. Non lo so se sono state rilevate tutte le sorgenti, se sono stati rilevati tutti i ruscelli, tutti i canali, per cui io chiedo come è stato fatto il lavoro e, nel caso non fossero stati fatti gli approfondimenti necessari in loco, che il lavoro prima di essere stampato definitivamente venga anche inviato ai Comuni interessati, affinché possano, anche loro, fare le valutazioni necessarie e dare suggerimenti necessari. Questo, anche per riferirmi a un altro aspetto che sulla carta che ho qui sott'occhio non vedo presente, ma che ho sentito sarà anche esaminato, quello delle valanghe.

Ora, risulta che l'Ufficio Valanghe della Regione ha fatto, sì, un censimento delle valanghe, l'ha fatto in una certa scala in particolar modo, su scala 1:25.000 e poi 1:10.000, ma sempre su ingrandimento di 1:25.000 dell'Istituto Geografico Militare.

Per esperienza diretta e personale, so che con i Comuni, e in particolare modo con alcuni tecnici o esperti o, se non altro, conoscitori del luogo, come anche guide o portatori o maestri di sci, ci sono delle discordanze e delle valutazioni diverse circa alcuni scoscendimenti di masse nevose. I casi tipici si possono trovare in particolar modo nelle vallate molto strette e ripide, tipo la Valle di Gressoney o la Valsavarenche o la Valle di Rhêmes, ma si possono trovare, cito un altro esempio tipico e importantissimo, a Courmayeur, ove un'intera zona edificabile è soggetta a caduta di valanghe, naturalmente che potrebbero avvenire solo in condizioni particolari di innevamento e di clima, che comunque nei tempi sono avvenute, che a memoria d'uomo si ricordano, che però non risultano assolutamente nella carta delle valanghe. Quindi anche per questo motivo è importante che ci sia una corresponsabilizzazione delle Amministrazioni comunali che devono dire il loro parere responsabile su tutte queste elaborazioni.

Altri studi che - mi pare di aver capito - sono stati fatti e sono importantissimi sono quelli relativi alla situazione del suolo attuale, alla carta del suolo attuale. Però, mi pare di aver capito - ma può darsi che abbia inteso male - che si tratta solamente di un rilevamento della situazione esistente, mentre mancano i dati sulle potenzialità del territorio, sulle trasformazioni che potrebbero subire, cioè manca in particolar modo una carta pedologica del territorio ovvero uno studio specifico della composizione dei terreni che permetta di dare le indicazioni sulle colture migliori da effettuare in quella particolare zona. Ecco, se questo non è stato fatto, chiedo che nel prosieguo delle indagini ci sia anche questa possibilità di conoscere il nostro territorio, come anche sarebbe opportuno, e credo che tutto questo settore sia collegato al settore di cui mi ero già occupato parlandone in Consiglio, quello della difesa civile...creare, a lato di queste carte, se così la possiamo chiamare, una "carta metereologica del territorio", cioè creare una serie di posti di rilevamento meteorologico. Mi pare e mi risulta - però non sono sufficientemente informato - che ce ne sia solo uno su a Saint-Barthélemy e che ce ne sia un altro - ma credo che non verrà più utilizzato - a Courmayeur, poi ci sono le stazioni di rilevamento dell'E.N.E.L.. Però i rilevamenti effettuati per esempio negli anni passati dall'Istituto Idrografico del Po non sono più stati fatti, quindi oggi ci troviamo a non conoscere sufficientemente e in modo puntuale, cioè in modo non generale, ma abbastanza puntuale, nelle diverse parti di territorio quali sono e quali potrebbero essere le condizioni metereologiche, perché evidentemente il collegamento tra cadute di masse nevose, tra scoscendimenti, alluvioni, eccetera...il territorio si modifica anche in funzione di certi tipi di precipitazioni nevose o acque che possono effettuarsi.

Un'altra cosa che volevo chiedere - ed è un po' collegata a quanto ho già detto ed è stata accennata dal Presidente - è il fatto che l'articolo 1 della legge 14 richiede che i Comuni stabiliscano un loro particolare studio, quali sono queste aree, le aree umide, le aree soggette ad allagamenti, a frane a valanghe, e questo sarebbe, potrebbe permettere quell'operazione di collegamento di cui parlavo in precedenza; però mi risulta che sino ad oggi non c'è stato nessun collegamento tra Comuni e Regioni, anche in funzione del fatto che i Comuni, entro luglio mi sembra, debbono realizzare queste carte. I Comuni si trovano oggi nell'impossibilità di rispettare la legge, perché la legge richiede che le carte siano effettuate con la partecipazione di tecnici regionali nominati dalla Giunta, se ricordo bene; d'altra parte la Regione non è ancora abbastanza avanti in questo studio, quindi chiedo alla Giunta se intende presentare delle modifiche alla legge, se intende farla rispettare o come intende comportarsi.

Altre due cose sulle quali volevo avere dei chiarimenti sono quelle relative...non so, può darsi che ci siano anche indicazioni circa le zone di movimento di occupazione dei ghiacciai, già in questo secolo ci siamo trovati con delle fasi di arretramento dei ghiacciai, negli ultimi anni, nell'ultimo decennio, nell'ultimo quindicennio le fronti dei ghiacciai stanno di nuovo avanzando...sarebbe anche, forse, opportuno fare o indicare quali sono queste aree, possibili o probabili di occupazione e quindi, conseguentemente, segnare su queste carte.

Ultima osservazione: vedo qua che è prevista la stampa di 150 copie di queste carte...forse sarebbe opportuno, poiché il costo di stampa non è relativo al numero delle copie, ma è relativo alla formazione dei cliché, stamparne un numero maggiore di copie o, se non altro, tenere poi i cliché, perché chiedo che dovrebbero essere dotati tutti i Comuni, tutti gli Enti pubblici o privati che operano in questi settori e tutti coloro che si interessano di questi problemi, pertanto il numero di copie è decisamente insufficiente.

Dolchi (P.C.I.) - La parola al Consigliere Tonino.

Tonino (P.C.I.) - Ci sono due aspetti che sono interessanti nell'illustrazione riguardo a questo studio fatto dalla Giunta regionale.

Il primo è che finalmente si arriva a definire successivamente alcuni piani operativi, e sono queste le cose che poi interesseranno di più per la difesa del territorio, e perciò un collegamento un pochino più stretto tra la situazione che c'è nella nostra Regione e gli interventi economici che la Regione andrà a fare.

Il secondo, mi sembra che sia quello di avere un primo ragionamento sulle caratteristiche del suolo della nostra Regione, è in effetti la carta che ha illustrato l'Assessore Marcoz, credo che si possa proprio definire una carta delle caratteristiche del suolo alla quale sarà necessario - e concordo con il Consigliere Nebbia - arrivare al più presto ad una carta delle potenzialità del suolo in modo da rendere operativo quel tipo di studio.

Quali sono i rischi che noi vediamo in questo modo di procedere e quali i suggerimenti che ci permettiamo di fare alla Giunta? Il primo è il rischio della non operatività di questi studi, cioè qui rischiamo che un'iniziativa interessante, che grava anche finanziariamente, resti alla Regione, come altre volte, un fiore all'occhiello per la Giunta regionale nel campo della programmazione e perché non vediamo non ci è dato di vedere oggi alcun collegamento tra questi studi e tutto il processo di programmazione della Regione. Le domande che vogliamo fare sono proprio di questo tipo: che collegamento c'è fra queste ricerche e il lavoro che svolgono oggi gli uffici di programmazione; inoltre che collegamenti ci sono e quali sono le intenzioni della Giunta fra questi studi e la necessità di rendere operativi questi territori. Il modo per renderli operativi è molto semplice, credo; intanto bisogna che questi studi siano legati a delle normative, e su questo concordo con le osservazioni fatte dal Consigliere De Grandis, ma soprattutto diventano operative nel momento in cui la Regione riesce a fare uscire un piano territoriale regionale, un piano di coordinamento territoriale, un "piano urbanistico regionale", chiamiamolo come vogliamo, comunque uno strumento normativo che dia delle indicazioni concrete ai Comuni e alle Comunità Montane.

Il procedere in modo settoriale, seppure può avere alcuni effetti positivi, per noi è un segno di debolezza, perché se non vediamo questo collegamento, tutti questi studi, queste ricerche rischiano ancora una volta di essere delle cose inutili, ed è la cosa che ci preoccupa di più. Il collegamento coi Comuni e le Comunità Montane è poi fondamentale, perché se vogliamo rendere operativo il piano, se vogliamo rendere operative queste ricerche, queste debbono essere assimilate in un modo non autoritario ma dialettico da tutti i Comuni nel momento in cui vanno a revisionare, nel momento in cui si apprestano a mettere in atto dei nuovi strumenti urbanistici. Soprattutto le Comunità Montane che stanno cercando di dare degli indirizzi a livello sovracomunale hanno evidentemente l'esigenza di avere indicazioni da parte della Regione e, nello stesso tempo, credo abbiano la capacità e la possibilità di dare delle utili indicazioni alla Regione in tal senso.

Le nostre preoccupazioni sono dunque di questo genere; non vorremmo tra l'altro, capita la discussione su questi temi, proprio in una campagna elettorale, ecco, non vorremmo che questi studi rimanessero delle cose di carattere settoriale. A noi interessa capire a che punto siamo con un'azione di programmazione che sia un pochino più generale, d'altronde si tratta semplicemente di applicare una legge regionale largamente disattesa che è quella sulle procedure della programmazione e in che senso, nel senso che a noi era sembrato di capire che quella legge stabiliva in modo molto chiaro che la Giunta, attraverso quegli organismi, si dava al più presto un piano di sviluppo e gli strumenti per programmare sia a livello economico che territoriale lo sviluppo del territorio. Questa è la cosa che ci preoccupa di più e queste sono le richieste che facciamo.

Dolchi (P.C.I.) - La parola al Consigliere Pollicini.

Pollicini (D.P.) - Non è facile entrare nel merito di questo studio, di questa proposta, ecco. Una cosa che - mi sia consentito - mi lascia un po' stupito, è la presentazione, e mi riallaccio alle parole che ha finito di dire in questo momento Tonino, la comunicazione in un momento in cui forse non abbiamo il tempo di approfondire bene la proposta. L'altro aspetto è che questo tipo di proposta, realizzata per l'80 percento, quindi possiamo considerare questo lavoro quasi realizzato, ma non del tutto, forse a questo punto era opportuno avere una visione totale, ecco, complessiva, quindi vi confesso che avrei preferito o un dibattito prima del raggiungimento del lavoro all'80 percento o, meglio ancora, un dibattito a lavoro completato, certamente un dibattito più diviso per comparti, per settori e poi un dibattito complessivo in maniera da poter avere un giudizio dal Consiglio...diciamo più valido e, diremo così, anche più approfondito.

Certo, concordiamo con gli intenti dello studio sul quale oggi dobbiamo esprimere un parere. Visto che si tratta di una comunicazione, questa è un'indicazione di problematiche, è un'indicazione di obiettivi, è un'indicazione di una programmazione del suolo. È un grosso problema, più volte la Regione ha tentato di porre mano a questo problema, il catasto delle valanghe ne è uno degli esempi, non so il censimento delle sorgenti e altri studi ricerche, in altri settori dell'Amministrazione regionale, erano evidentemente tentativi di poter coordinare una materia che interessasse tutto il territorio della nostra Regione. Non vi è dubbio, però, che questi tentativi a livello regionale hanno sofferto di una malattia che tutte le Giunte hanno avuto sino oggi, e cioè la mancanza di un lavoro interassessorile, per cui ogni Assessorato, ogni settore come comparto stagno andava per conto suo senza collegamenti. L'abbiamo visto anche nel campo dell'edilizia scolastica, per molto tempo si è andati avanti, l'Assessorato della Pubblica Istruzione col suo modo di vedere le cose, quello dei Lavori Pubblici che doveva costruire le scuole, in un altro, non sempre collegati, per cui è auspicabile che questo tipo di proposta costituisca un nuovo metodo di lavoro della Giunta regionale, del Consiglio regionale, quindi concordiamo perfettamente negli intenti. Per quanto ci riguarda, diciamo che gli elementi riportati in questa comunicazione dal Presidente della Giunta e dagli Assessori sono elementi sintetici per cui non è molto facile l'approfondimento, d'altra parte non abbiamo elementi sufficienti per poter dare delle valutazioni particolarizzate in maniera tale che poi diventi uno strumento operativo valido, e anche, sotto un certo aspetto, uno strumento di programmazione come prima era stato ricordato.

Penso che questo possa essere un banco di prova della programmazione regionale, ecco, se questo documento non fa la fine di tutti gli altri documenti prima presentati, che si ammantavano dell'alta protezione della programmazione regionale e che poi, di fatto, rimanevano documenti di buone intenzioni e basta. Allora diciamo che questo tipo di proposta, questo lavoro ha una grossissima validità per il futuro sviluppo della nostra Regione. Certo che la conservazione e la difesa del suolo vanno inquadrate nella più ampia problematica della gestione dell'assetto del territorio, e che questa corretta gestione del territorio indubbiamente potrà avere uno sviluppo notevole anche per quanto riguarda l'indirizzo del bilancio regionale la cui corretta gestione, vista in senso politico, noi certamente non condividiamo, e non facciamo solo un'accusa a questa Giunta, ma riconosciamo un difetto che ha avuto sempre la Giunta regionale in tutti gli anni che si è succeduta nella nostra Amministrazione, tanto è vero che oggi, ancora a distanza di oltre 30 anni di Amministrazione regionale, discutiamo di un problema che se fosse stato affrontato a tempo debito, forse molti guasti, anzi, anche senza "forse", molti guasti e molte spese che abbiamo dovuto sostenere non le avremmo sostenute e forse le finanze regionali sarebbero state indirizzate verso obiettivi più validi, più concreti, che certamente oggi sono obiettivi che costano molto di più. Quindi, il piano regionale di uso del suolo, in tutte le sue componenti...dovrebbero avere anche un altro significato importante per quanto riguarda ad esempio la politica dei piani regolatori che, con la loro visione quasi sempre municipalista, ha creato una serie di problemi anziché risolverli. Certo, è un documento che una volta adottato dal Consiglio dovrebbe essere - mi sia consentito il termine - abbastanza rigidamente applicato e abbastanza rigidamente controllato, perché se dovessimo con questo documento iniziare subito con le varie deroghe - è una costante di quest'Amministrazione fare una legge e poi fare le deroghe che annullano il significato della legge stessa - allora avremmo speso soldi inutilmente e avremmo probabilmente anche lavorato inutilmente e avremmo dato l'ultimo colpo alla speranza di un minimo di programmazione e di coordinamento regionale che noi ci attendiamo da questo tipo di proposta.

Ecco, è chiaro che qui il problema di fondo è, attraverso questo documento, quello di razionalizzare gli interventi della Pubblica Amministrazione in tutti i settori, anche perché in base a questa indagine conoscitiva e alle proposte che ne deriveranno sarà possibile - e ne siamo certi - abbassare i costi di gestione pubblica nella vita della nostra Regione. Perché avremo tante di quelle economie da analizzare che certamente potremo indirizzare quella parte residua, sempre minore, del bilancio regionale destinato alla sede di investimento in maniera più valida per coprire quelle che sono esigenze mutevoli nel campo economico e sociale, ma che sono sempre in aumento; anche nel futuro è previsto che il costo sociale della gestione della Pubblica Amministrazione sarà sempre maggiore e di fatto, invece, ci troviamo di fronte a disponibilità sempre minori per l'aumento delle spese di uso corrente.

Pertanto la programmazione degli interventi per la conservazione della difesa del suolo, che è l'oggetto della discussione di oggi sulle comunicazioni del Presidente, dovrà servire meglio a localizzare gli interventi del suolo e a stabilire anche delle priorità. Noi, qui, mai abbiamo stabilito delle priorità, abbiamo sempre fatto degli interventi settoriali in cui prevaleva il momento particolare sempre scollegato dalla visione complessiva dei problemi che in sostanza poi hanno portato a scelte sbagliate, a scelte nocive, e a delle scelte che, nella sostanza delle cose, hanno rotto quello che poteva essere un equilibrio della nostra Regione e hanno impedito certamente uno sviluppo armonico della nostra stessa Regione. Basta vedere ad esempio il problema dell'edilizia speculativa che si è sviluppata autonomamente, caoticamente, in maniera tale che molte volte abbiamo visto costruire in zone incontrollate, e proprio gli agenti della natura poi hanno indotto la Regione, l'Ente pubblico a intervenire con costose opere, perché evidentemente a quel punto occorreva proteggere le persone che vi abitavano. Ecco, sono poi i costi anche delle infrastrutture che derivano da questo tipo di politica urbanistica caotica che è avvenuta questa speculazione edilizia, che sono venuti a gravare sulla Regione; quante infrastrutture primarie e secondarie sono dovute, così, piovere sulle casse regionali dovute esclusivamente alla mancanza di una nostra visione di espansione urbanistica corretta che tenesse conto dell'orografia regionale, che tenesse conto della situazione al problema franoso, del problema delle valanghe, del problema delle acque, eccetera, che oggi invece dobbiamo soltanto contenere attraverso i costi enormi, vedi imbrigliamento delle acque, vedi paravalanghe, eccetera, eccetera.

Quindi a nulla varrà la programmazione che si propone di raggiungere questo studio se prima non sarà preceduta e accompagnata appunto da alcune norme a cui prima faceva riferimento il Consigliere Nebbia, ad alcune direttive che questo Consiglio oggi stesso deve impegnarsi ad adottare, una volta che sono state studiate e presentate in coerenza a questo documento, a rispettare alcune norme. Mi permetterei di segnalare che sono norme abbastanza precise e che indubbiamente devono essere già oggi valutate, che dobbiamo prenderci come impegno se vogliamo credere a questo documento e agli obiettivi che si propone di raggiungere. Quindi, innanzitutto, bisogna dire che le opere, tanto quelle pubbliche che quelle private, dovranno essere progettate e realizzate in modo da non aggravare ulteriormente il dissesto del suolo. Ormai penso che siamo giunti alla situazione limite di questi rischi e le maggiori spese che dovremmo affrontare per questo tipo di limitazione certamente saranno largamente ripagate da una riduzione o, meglio, io mi auguro da un annullamento degli interventi successivi che invece dovremmo fare se lasciassimo costruire, come ancora oggi lasciamo costruire in tutte le zone possibili dove c'è un metro quadrato di terreno libero. Il secondo impegno che dovremo prendere riguarda l'espansione edilizia che dovrà essere contenuta entro i limiti della necessità della popolazione residente nella nostra Regione, cioè uno sviluppo edilizio realizzato per la Comunità valdostana. Penso che le prospettive faraoniche del futuro dovremmo fermarle per evitare di essere travolti da un tipo di edilizia della seconda casa che, tutto sommato, si viene sempre e comunque ad aggravare nella Regione. Non dimentichiamo che ci sono delle spese infrastrutturali che sono talmente pesanti che molte volte, quasi sempre, superano il valore degli insediamenti edilizi che vengono realizzati. Teniamo conto che le spese infrastrutturali sono le spese della protezione (parlo sempre di paravalanghe e di imbrigliamento dei fiumi) i cui costi penso che i Consiglieri conoscano altrettanto bene e forse meglio di quanto non conosca io.

Certo, qui il problema deve porsi un limite, e cioè quello di non farsi carico delle infrastrutture necessarie e per la costruzione della seconda casa, mi pare che debba essere un punto fermo, perché penso che oggi le infrastrutture necessarie per la seconda casa in Valle d'Aosta, arrivo a dire, in molti casi, sono superiori alle infrastrutture che l'Ente pubblico avrebbe dovuto costruire per la casa dei residenti nella nostra Regione. L'altro aspetto che dovremmo impegnarci a rispettare è che la linea principale da seguire in fatto di espansione edilizia dovrà essere quella di non sfidare, come sempre è avvenuto o comunque come in molti casi è avvenuto, il pericolo. Quante costruzioni...chiediamo anche a dei professionisti che sono colpevoli, mi sia consentito dire fra parentesi, forse per mancanza di strumenti conoscitivi, non faccio certamente dei casi personali, per mancanza di strumenti conoscitivi hanno costruito in zone dove certamente c'è una percentuale di rischio...bene, in questo caso dovremo contenere l'intervento futuro della Pubblica Amministrazione per quelle opere di protezione dalle acque, dalle valanghe e dalle frane, eccetera, eccetera, esclusivamente per le vie di comunicazione, in maniera tale che non dovremmo, da oggi in poi, agevolare o incentivare più le edilizie di nessun tipo, né quella privata e neppure quella pubblica. E poi le sistemazioni dovranno sempre partire - questo mi insegnano i tecnici - dall'alto, e non limitarle alla zona in cui avviene il fenomeno, molte volte non serve che da palliativo, comunque non dà certamente le garanzie che il fenomeno non si ripeta se non lo si ferma all'origine.

Un altro aspetto che mi pareva molto importante è quello di tener presente che le arginature dei torrenti dovranno essere ridotte al minimo. Abbiamo anche letto recentemente, proprio in occasione di alcuni fenomeni che sono avvenuti nel nostro Paese, che molte volte certe arginature che cercano di frenare o di deviare il corso delle acque o la natura delle cose, tutto sommato sono opere costosissime e, nel contempo, non raggiungono il risultato perché la forza della natura, quando si scatena - e qualcuno conosce certamente meglio di me questi effetti - non accetta neppure quei freni, quelle briglie che l'uomo vuol porre. Quindi stiamoci attenti, mi pare che sia molto importante tener presente nel valutare quelle che sono le opere da fare, che sono fra l'altro costosissime e occorre seguire un criterio di accettazione dello sviluppo abbastanza autonomo che la natura ha nello svolgersi, nei corsi d'acqua, nelle slavine, nelle valanghe, eccetera, eccetera.

Poi un altro aspetto, e avrei terminato queste prime osservazioni. Vorrei che il problema della programmazione territoriale che ci proponiamo di raggiungere attraverso questo documento oggi in discussione divenisse una pratica permanente del nostro modo di procedere, di non limitarsi a un tipo di proposta che è perfetta sul piano dell'impostazione, perfetta sul piano della linea che si vuole perseguire, ma poi, di fatto, non si raggiunge e resta un buon documento senza possibilità di attuazione.

Mi pare di aver letto, se non sbaglio al punto 2) riguardo ad esempio il discorso dei bacini, anzi, "punto 1) conoscenza del reticolo idrografico e scomposizione in bacini elementari di intervento", vorrei dire una parola a questo proposito. Questi piani, questa scomposizione di bacini elementari di intervento dovrebbe avere un carattere complessivo e totale, cioè non dovrebbe riguardare questo bacino, mi limito a ripetere quello che è scritto nel punto 1, non dovrebbe limitarsi soltanto al problema inerente le acque, le valanghe, le slavine, le frane, ma dovrebbe interessare tutto il territorio, compreso il bacino e tutte le altre esigenze di intervento che tengono conto non soltanto delle acque, non soltanto delle slavine o delle frane, ma che tengono conto della complessità del territorio, cioè una programmazione che non lascia niente al caso. Questo mi pare possa essere un discorso da portare avanti, perché altrimenti dopo altri problemi seguirebbero, con il rischio di trovarci...non dico a modificare, ma a ridurre la portata di questa proposta che oggi ci viene portata in discussione.

Adesso mi permetterei di fare alcune domande alla Giunta e in particolare al Presidente, e cioè la Regione si è rivolta soltanto allo Studio Masoli o ha chiesto anche la consulenza di altri Istituti Universitari competenti di vari settori? Perché se ho letto bene, qui nella relazione del Presidente della Giunta, l'Istituto Tecnico del Professor Mario Masoli, Docente dell'Istituto Tecnico di Trieste, Facoltà di Scienze Matematiche, Chimiche, Fisiche, Geologiche, Naturali e Biologiche, eccetera, eccetera...non vorrei che ci fosse una mancanza di specializzazione in altri settori, che possono riguardare il discorso geologico. Mi sta bene ad esempio il problema della selvicoltura, il problema del rimboschimento, il problema complessivo...ecco, quello che vorrei dire è il problema che questo studio sia in grado, in maniera altamente specializzata, di poter portare avanti da solo questa domanda...oppure c'è l'intervento di altri specialisti competenti? Questo per poter avere un'idea se, per ipotesi, è il caso anche di correggerlo, e mi pare che sia l'intento di questa proposta, portata prima che sia finita, e per gli eventuali suggerimenti e finalizzazione che i Consiglieri vorrebbero dare...ecco, se questo non è avvenuto, mi domando: non è il caso di interpellare, di avere la consulenza anche di specialisti in settori che forse non sono altamente presenti in quello studio? Questo non lo so se è avvenuto e, in sostanza, se questo non è stato fatto penso che sia opportuno farlo, proprio per avere un tipo di documento che ci consenta di avere una certezza che, una volta finito, non avremo delle zone d'ombra o delle insufficienze, perché sul piano scientifico penso che sia un documento altamente scientifico, altrimenti sarebbero state sufficienti le forze regionali per fare, chiamiamolo così, un "censimento di tutte le situazioni regionali, dopodiché darne una linea di sviluppo futura in senso programmatorio. Si impone quindi una verifica tecnico-scientifica, la più alta possibile, e al più alto livello possibile...ecco, queste sono le domande che pongo a conclusione dell'intervento.

Dolchi (P.C.I.) - Non c'è più nessuno iscritto a parlare. Ci sono dei Consiglieri che intendono prendere la parola? Allora possiamo considerare chiuso il dibattito sul punto n. 3 e darei la parola al Presidente della Giunta per chiarimenti che sono stati richiesti nel corso della discussione.

Andrione (U.V.) - Più che chiarimenti, direi alcune brevi considerazioni, perché mi sembra di poter dire di concordare con molte delle cose che sono state dette e quindi farei un semplice, brevissimo excursus sperando di rispondere alle domande e lasciando aperta la discussione, perché evidentemente, anche se è chiusa oggi, ne riparleremo con il completamento dei lavori.

Si tratta, come punto di partenza, di un lavoro specifico nel campo idrogeologico forestale e quindi vi è, in partenza, una certa settorialità che deve essere...non dico corretta, ma deve essere sfruttata proprio per il tipo di scelta fatta come cartografia, per potere man mano aggiungere a questo punto di partenza a livello scientifico e idrogeologico forestale tutte le altre notizie che possono pervenire. Questo ci garantisce al tempo stesso l'operosità, l'operatività dello studio fatto perché questo studio è puntuale, è finalizzato a un certo tipo di lavoro e di intervento e non deve rimanere utilizzato soltanto per quello in quella maniera, deve servire per una serie di lavori e di altri studi. Quindi a questa domanda specifica lo Studio Masoli risponde che fa questo, ma su questo tipo di lavoro potrà domani essere aggiunta la carta geologica della Valle d'Aosta, però a cura dell'Università di Grenoble, avendo come punto di aggancio questo studio che è idro, forestale e agrario. Perché è necessario questo? Proprio per ottenere la massima operatività di questo studio e quell'interdisciplinarietà di cui anche Pollicini ha fatto cenno, e cioè il fatto che serva a tutti gli Assessorati, ma non solo, ma che costituisca per tutti gli Assessorati un punto di riferimento per quanto riguarda la pianificazione territoriale perché, lì, vi è una somma di notizie e di conoscenze che permette poi di estrarre quelle altre notizie specifiche per ogni disciplina, quindi questo tipo di lavoro dovrà servirle come base per il piano urbanistico regionale, da una parte, e per altre cose del tutto differenti da un'altra parte. È chiaro...si è parlato di legislazione specifica in materia...è chiaro che potranno e dovranno venire leggi là dove vi siano adesso dei vuoti legislativi, ma è altrettanto vero che normalmente noi ci troviamo a operare con delle disposizioni legislative astratte, quando poi si scende sul terreno, manca il riferimento all'articolo 1 della legge 14/1978. La legge urbanistica dice: "fatto divieto di edificare" e poi c'è una serie di descrizioni di luoghi soggetti a valanga, a frane, zone umide o boscate, roba di questo genere, manca il riferimento territoriale e se Nebbia mi permette, la mia esperienza non è quella di aver avuto segnalazione di valanghe, che non sono nel censimento regionale, da persone del posto, avviene il contrario, si contestano le valanghe esistenti, perché sono diversi anni che non scendono (per esempio Gressoney, Pré-Saint-Didier, la famosa valanga che a quanto pare è scesa nel 1917 - io non c'ero - e che è arrivata quasi al Cimitero di Pré-Saint-Didier, è stata annegata, esempio tipico il Verrand), cioè lo sforzo è piuttosto quello di chiudere gli occhi di fronte a un fenomeno attuale perché la sua ricorrenza o la sua potenzialità sono estremamente lontane per fare quel tipo di sfruttamento immediato del territorio che risulta poi, alla lunga, essere estremamente negativo.

De Grandis ha perfettamente ragione: questo innanzitutto è un qualche cosa che serve per non permettere degli interventi che siano sconsiderati, il caso specifico fatto da De Grandis, era stato dire che manca totalmente il parere da parte della Sovraintendenza Antichità e Belle Arti, da parte della forestale, e via dicendo. Vi è il passaggio obbligato della Statale 26 che va al Colle del Piccolo San Bernardo, certe opere di protezione possono essere fatte, ma evidentemente fosse stata in vigore la legge 14/1978, in quel luogo non si sarebbe potuto costruire, perché specificatamente è soggetto a un fenomeno naturale di pericolosità.

Per quanto riguarda il coinvolgimento di Comuni e Comunità di montagna, questo è pura discussione, lo studio verrà fornito...e potranno essere più di 150 copie, secondo i bisogni, su questo siamo d'accordo...questo verrà fornito a tutti gli Enti pubblici nelle zone che li interessano, perché possano a loro volta apportare suggerimenti, dare quelle correzioni che evidentemente per quanto il lavoro dell'équipe sarà stato...perché è una équipe che ha lavorato, questa équipe dello Studio Professor Masoli...partendo da quelle che sono le conoscenze ufficiali della Regione, dell'area fotometria da una parte e delle mappe dall'altra. Con le varie notizie che si sono potute raccogliere e con una ricognizione sul terreno, è stato steso quello che è il punto principale, e cioè il reticolo idrografico e, accanto al reticolo idrografico, i vari fenomeni di dissesto che sono in parte originati dall'affluire delle acque stesse e in parte evidentemente da altri fenomeni dove anche l'opera dell'uomo ha avuto il suo peso. A pagina 6 è spiegato come si intende procedere per questo tipo particolare di intervento e cioè definire le minime unità di base per organici interventi sulla definizione dei tipi di roccia, la natura, l'entità di dissesto, e così via dicendo.

È chiaro che Pollicini ha ragione quando dice che si deve partire dall'alto, che le arginature devono essere fatte dove sono indispensabili...caso tipico...io prego i Consiglieri di andare a vedere l'arginatura che è stata appena conclusa nella parte regionale sul torrente Ayasse a Hône, ove adesso, con i fondi che dovremmo deviare, in realtà riportiamo la corrente così com'era, non deve entrare in Dora perpendicolarmente facendo uno sbarramento liquido, ma deve entrare parallelamente alla Dora in maniera che l'acqua dell'Ayasse aiuti lo smaltimento della Dora, altrimenti è un rigurgito, e quindi altri pericoli. Stessa situazione, ma molto più grave e più difficile è per il Lys, che addirittura entra quasi in controcorrente. Da questo tipo di intervento, da tutta questa parte che è soltanto pianificazione regionale territoriale, parte poi, evidentemente - qui concordo con quanto è stato detto - come aggancio di base, una programmazione socio-economica, che però invece di essere slegata, di essere un puro e semplice pensamento, ha come riferimento e come obbligo anche la potenzialità del territorio che non dipende soltanto dal territorio come dato astratto, perché - mi perdoni Nebbia la facile battuta - la Valle d'Aosta potrebbe essere grande produttrice di asparagi, è vero, perché territorialmente ci sono delle zone che si presterebbero benissimo, però al tempo stesso bisogna ottenere un altro tipo di pianificazione socio-economica che questo dato tipo di coltura entri e che sia praticato, e per questa pratica occorre evidentemente mettere insieme a lavorare sullo stesso tipo di opera e di binario tutta una serie di forze, e non soltanto una conoscenza precisa del territorio, e deve essere legata alla pianificazione socio-economica.

Bene, per quanto riguarda la questione di estendere il più possibile questi studi agli istituti metereologici...con una certa difficoltà, io penso, perché sono delle situazioni difficili, c'è quella di Plateau Rosà, c'è quello di Saint-Barthélemy, legati all'Aereonautica Militare che non è che sia molto generosa in materia di informazione. Per quanto riguarda la glaciologia, evidentemente nostro interesse principale - ma questo è svolto penso abbastanza bene dal Comitato glaciologico italiano, e comunque devono essere seguiti con particolare interesse tutti i fenomeni che in qualsiasi modo interessano il nostro territorio - più difficile, direi, è invece ciò a cui accennavo prima, e cioè lo sfruttamento intensivo di questo studio per delle potenzialità future che interesserebbero soprattutto l'Assessorato dell'Industria e Commercio, e cioè tutte le possibilità energetiche non ancora sfruttate, non ancora valorizzate, bensì che possono esserlo e che di conseguenza rientrano, queste sì, in una pianificazione territoriale, ma costituiscono una forte base di partenza per una programmazione socio-economica, si pensi soltanto a tutta la zona che noi chiamiamo della "dreite" (traduzione letterale dal patois: "del versante della destra") con i panelli solari, quali sono le possibilità di zone di questo genere, non solo come risparmi energetici, ma come possibilità reali di un eccellente, un ottimo habitat per la popolazione valdostana.

Ecco, direi che per oggi ci fermiamo, considerando questo come punto di partenza e pregando i Consiglieri che lo desiderano di prendere contatti con l'Ufficio, col Dottor Busanelli direttamente e poi, in caso, anche magari in maniera più ristretta, facciamo qualche riunione, invitiamo l'équipe del Professor Masoli e cerchiamo di stimolare al massimo questo lavoro, invitando, chiamando sempre più funzionari, allargando sempre il cerchio in maniera che uno studio di base di questo genere sia sfruttato veramente al massimo.

Dolchi (P.C.I.) - Colleghi Consiglieri, siccome su questo argomento il Consiglio non deve pronunciarsi con un voto, la Presidenza concluderebbe dicendo che il Consiglio ha discusso sulle comunicazioni di cui al punto n. 3, direi che ha fatto il punto sugli studi, sulle ricerche in atto nel settore della programmazione degli interventi per la conservazione della difesa del suolo e ne prende atto.

Il Consiglio prende atto.

Si passa alla trattazione del punto n. 4.